Hayato, sei la mia forza
Per tutto il tragitto Hayato lasciò andare il cavallo al passo.
Per tutto il tragitto Hayato rispettò il mio silenzio.
Mi accogli tra le tue braccia
Facendomi dono del tuo amore
Mi stringi più forte a te quando mi senti sospirare
Mi baci quando senti le mie lacrime scivolare sulle tue braccia
Non ho bisogno d'altro
Sei la mia forza
L'andatura al passo sembrava rilassarmi.
Mille ricordi riaffiorano nella mia mente.
C'è stato un tempo in cui mio padre e io eravamo tutto l'uno per l'altra.
Non avevo ricordi di mia madre.
Avevo pochi mesi quando morì.
Nei miei ricordi di bambina c'era mio padre.
E Hayato.
Mio padre e io facevamo tante cose insieme.
Eravamo inseparabili.
Mi portava sempre con sé, anche in quei noiosissimi viaggi d'affari.
Mi insegnava come trattare con i fornitori e i clienti, per avere il prezzo più conveniente.
Non capivo nulla di trattative e forniture, a me bastava stare con lui.
Mi ripeteva che un giorno l'avrei affiancato in quella attività.
Io gli rispondevo di sì, anche se non capivo di cosa stesse parlando.
Ero una bambina, allegra e desiderosa di scoprire il mondo.
Mi lasciava libera di andare e venire a mio piacimento durante le mie esplorazioni del mondo.
Era un periodo felice.
Poi, arrivò il giorno in cui le cose cambiarono.
Quando si rese conto che provavo per Hayato dei sentimenti che andavano ben oltre il rispetto e l'ammirazione.
E quando capì che anche Hayato cominciava a guardarmi con occhi diversi, mio padre perse completamente il controllo.
Come poteva incolparlo della morte di mia madre, quando ha rischiato la sua vita per salvarla.
Non sarei riuscita a perdonarlo.
In quel momento mi sembrava impossibile.
Gli avvenimenti degli ultimi giorni sembravano aver cancellato tutto ciò che di bello c'era stato un tempo tra mio padre e me.
Quando giungemmo a casa, Hayato mi strinse a sé con infinita tenerezza.
Mi abbandonai sulla sua spalla.
Strinsi le sue braccia.
«Sei pronta?» mi sussurrò.
«Non credo che lo sarò mai.»
Mi tenne stretta a sé ancora un po'.
«Tra poco sarà buio» dissi.
«Non pensarci, prenditi tutto il tempo che ti serve» mi tranquillizzò.
«Grazie» sussurrai.
«Per cosa?» mi chiese.
Mi girai verso di lui.
Cercai i suoi occhi.
I tuoi occhi colmi d'amore.
Sfiorai il suo viso.
Ho bisogno delle tue labbra
Solo un bacio
Ho bisogno di te
Hayato sfiorò il viso, portandolo a sé.
Si chinò.
Le tue labbra sulle mie
Con infinita dolcezza
Il tuo amore mi avvolge
«È ora di andare» dissi, mio malgrado.
Smontò da cavallo e mi aiutò a scendere.
Aoi era entrato in casa ad avvisare del nostro arrivo gli altri uomini che, di loro spontanea iniziativa, avevano deciso di mettersi al servizio di Hayato.
Sora ci venne incontro, singhiozzando.
«Come sta?» le chiese Hayato.
«Non bene, non sappiamo quanto gli resti ancora» rispose tra le lacrime.
Hayato si voltò verso di me.
«Noa, andrò io. Se sei d'accordo. Vorrei valutare bene la situazione prima di farti entrare.»
Acconsentii.
Hayato mi abbracciò.
«Oh, Noa. Mi dispiace tanto.»
Avevo un nodo alla gola che mi impediva di parlare.
Annuii.
Hayato mi baciò sulla fronte ed entrò in casa. Sora lo accompagnò.
Quella casa così familiare per quasi venti anni, dalla quale era stato cacciato come il peggiore dei traditori.
Avevo le lacrime agli occhi dalla rabbia.
Non avevo la minima idea di cosa avrei detto a mio padre.
Né come avrei reagito vedendolo.
In quel momento, l'unico sentimento che provavo era rabbia.
Di una cosa ero certa, mi fidavo ciecamente del giudizio di Hayato.
E questo mi bastava.
Avrei fatto tutto quello che mi avrebbe consigliato.
Vidi Sora avvicinarsi a me.
Mi aveva sempre voluto bene come a una figlia.
Era stato Hayato a presentarcela.
Un'altra prova del suo istinto di protezione nei miei confronti.
Non avrebbe permesso a nessun'altra di prendersi cura di me.
Ma da quando ero andata via non avevamo più avuto modo di parlare.
Né di vederci.
Consideravo quel silenzio indice di disapprovazione del mio gesto.
Ero certa che non approvasse la scelta fatta.
Mi abbracciò senza riuscire a dire una sola parola.
I singhiozzi le impedivano di parlare.
Per la prima volta ero io a confortare lei.
«Noa, non te l'ho mai detto, ma sono felice per te» disse tra le lacrime.
«Quando tutto sarà finito raggiungerò la mia famiglia, abbi cura di te Noa. Conosco Hayato, so che sarai felice con lui. Spero un giorno di rivederti, in altre circostanze.»
Mi sorrise e tornò immediatamente da mio padre senza che io potessi proferire parola.
Aoi mi raggiunse immediatamente.
«Non è consigliabile avvicinarsi al bosco, è pericoloso» disse, premuroso come sempre.
Presa dai miei pensieri, senza accorgermene mi ero allontanata.
Mi lasciai scortare fino a casa, ma rimasi fuori dalla porta.
Aspettavo Hayato.
Ti aspetto
❤️
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