Finalmente casa
Per mano mi porti nella tua vita
nella nostra vita
Le stelle illuminano i nostri passi
In silenzio mi stringi la mano
Un silenzio fatto di sguardi
che leggono nel cuore e nella mente
Sento la tua energia
Mi investe
Mi avvolge
È potente
Mi lascio trasportare
Ogni cellula del mio corpo si abbandona
a sensazioni sconosciute
Lasciammo la strada principale.
Poi il viale, lungo il quale aceri rossi crescevano rigogliosi.
Superammo il ponticello che attraversava il piccolo lago, e finalmente... casa.
Era notte fonda ormai.
«Siamo arrivati» mi disse Hayato.
Aprì la porta e mi fece entrare.
Nel suo mondo.
«Ti va di mangiare qualcosa?»
Risposi di no, tutto ciò di cui avevo bisogno era vicino a me, e mi stringeva la mano.
Mi fece vedere la mia stanza.
«Ora è buio, ma è la stanza con la vista migliore sul parco. Se non dovesse piacerti, domani potrai sceglierne un'altra.»
Aprì il pannello scorrevole.
Quando entrai vidi le orchidee.
Un'infinità di orchidee bianche, come quella che trovai sulla scogliera il giorno del mio compleanno.
Sorrisi.
Sei il mio Saggio della Guerra
Capace di delicatezze che vanno dritte al cuore
Quanto ho da scoprire su di te
E io ho tutto il tempo di questo mondo
Sapevo che Hayato mi stava guardando, in attesa di una risposta.
Mi voltai, l'espressione del mio viso parlava da sé: la stanza era di mio gradimento.
Era perfetta.
Hayato strinse le labbra.
Era arrivato il momento di salutarci.
«Posso abbracciarti?»
Lo guardai, non capivo il senso della domanda.
Poi mi ricordai.
«Non piangerò» risposi sorridendo.
Mi abbracciò.
Il contatto dei nostri corpi mi procurava delle sensazioni indescrivibili.
Questa volta non era voglia di piangere.
«Hai bisogno di qualcosa in particolare?» mi sussurrò all'orecchio.
«Ho tutto ciò che mi serve, grazie.»
«Ti auguro la buonanotte.»
«Buonanotte anche a te» sussurrai a malincuore.
Hayato non aveva nessuna intenzione di lasciarmi andare.
Mi teneva stretta a sé.
Mi accarezzava i capelli.
Poi una mano scese dolcemente lungo la schiena.
Fui travolta dalla sua energia, così violenta da procurarmi un brivido.
Hayato mi strinse più forte.
Tra le sue braccia mi sentivo travolgere da quelle sensazioni.
Io non avevo nessuna intenzione di lasciarlo andare.
Saremmo rimasti così per l'eternità.
«È tardi, devi riposare» mi sussurrò all'orecchio.
Sciolse l'abbraccio, ma aveva ancora in mano i miei capelli.
Mi guardi
Con i tuoi occhi neri
Immensi
Non voleva lasciarmi.
Un nodo alla gola mi impediva di parlare.
Strinsi le labbra e annuii.
Hayato uscì.
Ci guardammo un'ultima volta
Incapaci di mettere fine a quelle emozioni.
Chiuse lo scorrevole.
Cominciai a sistemarmi per la notte.
Ero distrutta.
La stanchezza cominciava a farsi sentire.
Fortunatamente la stanza era già pronta per la notte.
Indossai l'abito che avevo trovato piegato accanto al futon e mi infilai sotto il lenzuolo.
Chiusi gli occhi, ora mi addormento.
Mi girai e rigirai, cercando la posizione che meglio mi avrebbe conciliato il sonno.
Cominciai a fissare il soffitto.
Contavo le travi. Niente.
Forse era colpa della giornata ricca di avvenimenti.
Di emozioni.
Hayato era tornato.
Sì, era tornato per me.
Mi bastava guardare i suoi occhi per capirlo.
Non era facile per lui comunicare le emozioni.
E io l'ho sempre rispettato.
Aveva un modo tutto suo di dimostrare i suoi sentimenti che mi scioglieva il cuore.
Abbracciai il cuscino.
Non trovavo pace.
Presi il futon e lo spostai da un'altra parte.
La speranza iniziava a svanire
ero certa che non ti avrei più visto
Che avrei dovuto rassegnarmi a vivere il resto della mia vita
senza di te
Senza i tuoi occhi neri come la notte senza stelle
Senza i tuoi lunghi capelli neri
che mi ossessionano da che ho memoria.
Condannata a vivere il resto della mia vita cercando il tuo sguardo in occhi sconosciuti
Nessuno avrebbe avuto la tua fierezza, la tua eleganza, la tua dolcezza innata
Al solo pensiero gli occhi si riempirono di lacrime.
Mi alzai.
Spostai di nuovo il futon.
Ma ora basta pensieri tristi.
Eravamo sotto lo stesso tetto.
Eppure mi sentivo inquieta.
Stare sotto lo stesso tetto non mi bastava più.
Un anno intero, senza vederlo era stato insopportabile.
Saperlo in un'altra stanza, a due passi da me, mi era altrettanto insopportabile.
Era insostenibile.
Mi alzai.
Presi il cuscino e il futon con l'intenzione di cercarlo.
Solo allora realizzai che non sapevo quale fosse la sua stanza!
Non importa.
Avrei guardato in tutte le stanze, prima o poi l'avrei trovato.
Invece no.
L'avrei trovato al primo tentativo.
Sentivo che era nella stanza comunicante con la mia.
Non poteva essere altrimenti.
Mi avvicinai al pannello scorrevole.
Tremavo, ma dovevo farlo.
Aprii lentamente il pannello.
Guardai dentro.
Era lì, come avevo pensato.
Entrai in silenzio.
Stesi il futon alla sua destra, senza fare rumore.
Mi sistemai sotto il mio lenzuolo.
Mi voltai verso di lui.
I tratti del suo viso erano rilassati.
Il respiro regolare.
I suoi meravigliosi capelli incorniciavano morbidi il suo viso.
Lentamente avvicinai la mano, ne presi una ciocca e la passai tra le dita.
I tuoi capelli
I tuoi lunghi
meravigliosi capelli neri
Dolce ossessione
Finalmente posso accarezzarli
sentire il loro profumo
Presi la sua mano e l'avvicinai al mio viso.
In quel momento Hayato aprì gli occhi.
Strinse la mia mano.
«Non riesci a dormire?»
«Non volevo svegliarti, scusami. Mi sentivo sola nell'altra stanza.»
«Non stavo dormendo.»
«Da quanto sei sveglio?»
«Non mi sono mai addormentato»
«Impazzisco per i tuoi capelli» dissi timidamente.
Strinse le labbra.
«Lo so.»
Mentre lo diceva mi guardava con una tenerezza mista a tristezza.
Ma fu solo per un istante.
Presi una pausa.
«Ti dispiace se resto qui?»
«Non devi chiederlo. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere un po' di intimità...» sussurrò.
«Cosa?... Oh!»
Tirai su il lenzuolo fino a coprire il mio viso che stava andando in fiamme.
«Ora penserai che io sono qui perché... perché...»
«Noa... Noa, no...»
Hayato cercò invano di interrompere quello che stavo per dire come un fiume in piena.
«Tu hai sistemato l'altra stanza perché pensavi o speravi che io non avessi fatto quella cosa che tu pensi o speri che io non abbia fatto e venendo qui da te penserai che quella cosa che tu pensi o speri non abbia fatto l'ho fatta e... no, non l'ho fatta» dissi tutto d'un fiato.
Tolse il lenzuolo dal mio viso.
Mi voltai dall'altra parte.
«Guadami.»
«No... Sto morendo dalla vergogna.»
Prese il mio viso e lo girò dolcemente verso di sé.
«Noa, guardami» sussurrò.
«Sì?»
Facevo fatica a sostenere il suo sguardo.
I suoi meravigliosi occhi neri erano così dolci.
E io avrei voluto nascondermi da qualche parte.
«Desidero dormire con te più di ogni altra cosa al mondo, ma non volevo che ti sentissi a disagio. È solo per questo che ho preparato l'altra stanza.»
«Non mi stavi chiedendo se...»
«No.»
«No?» chiesi come ulteriore conferma della mia stupidità.
Negò con un gesto del capo.
«Voglio morire.»
Sospirò.
Si avvicinò a me.
«Posso abbracciarti?»
«Sì.»
Lo sentii esitare.
«Non piangerò.»
Solo allora mi strinse a sé.
«Sarei venuto io da te, tu mi hai solo anticipato di qualche instante» sussurrò al mio orecchio.
«Per quell'altra cosa... lo speravo.»
❤️
😍 il capitolo è venuto un po' lunghetto, ma non me la sentivo di dividerlo. Scusatemi 😊
Un po' di tranquillità domestica se la meritano 😍😍
Spero vi sia piaciuto
Grazie di tutto ❤️❤️😍
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