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Il lamento di Octavia

Sul palco, la luce di deboli fari  illuminava la ragazza in di grigio.

Octavia sedeva su una semplice sedia, il suo violoncello stretto nelle mani.
Ogni suo singolo movimento era osservato dagli occhi curiosi del pubblico.

Octavia spostò con cautela il violoncello per trovare una posizione comoda e raccolse l'arco che giaceva sul pavimento accanto a lei. Era di nuovo seduta lì. Un basso mormorio proveniva dagli spettatori e i suoi occhi cercavano invano qualcuno di molto speciale tra la folla.

Il sudore le aveva inumidito la fronte. Sapeva che questo concerto non era un concerto qualsiasi. Era il 'Suo' concerto.
"Suona e sarai libera" fu l'ultima frase che aveva pronunciato, le ultime parole che le aveva rivolto.

Sospirando, chiuse gli occhi, alzò l'arco e lo strofinò leggermente contro le corde, poi premette le dita per comporre un accordo e iniziò a suonare.

Un Do basso risuonò nel teatro e la folla si ammutolì all'istante. Ascoltarono affascinati la melodia emergente.

La ragazza continuò la sua lenta melodia, lasciando il comando alle sue mani per comporla, nota dopo nota.

Sentì gli sguardi del backstage come pugnali su di lei. Alcuni freddi e menefreghisti. Altri con un luccichio di compassione.

Colpì un Re alto e si lasciò trascinare via dal suono della nota. Il suo corpo e la sua mente erano in sintonia, creando insieme una melodia sconosciuta.

Le immagini dell'accaduto le balenarono nella mente; l'umidità si raccolse nei suoi occhi mentre altri ricordi scorrevano nella sua testa.

I ricordi di un corpo contorto si fecero avanti e annebbiarono il resto. Octavia era in uno stato shock, ma continuò ad eseguire la melodia. Seguì un'altra immagine dei capelli castani della sua amica, arruffati e disordinati. Incrostati da un liquido cremisi.

I pensieri erano come un fiume in piena che trasportava violentemente paura, confusione, colpa e immagini che non potrà mai dimenticare. Tuttavia, continuò a suonare, come gli era stato chiesto, la sua canzone al violoncello.

Sentì le grida di dolore della sua amica mentre giaceva, indifesa e debole, sull'asfalto e combatteva per la sua vita. E cosa aveva fatto Octavia? Nulla! Non aveva fatto niente!

Il ritmo della canzone accelerò, mentre la rabbia si diffondeva in lei.
L'ospedale si era poi fatto largo nei suoi ricordi. Un odore che Octavia avrebbe voluto dimenticare, di muffa, malattia e morte.

Entrò nella stanza 206 e la vide, avvolta in tubi e bende. Il monitor al suo fianco mostrava i deboli battiti del cuore della sua amica, che non appena ebbe visto Octavia, chiamò il suo nome.

La violoncellista aprì gli occhi e guardò la folla di fronte a lei. Alcuni sorridevano, altri avevano le lacrime agli occhi.

Gocce dense e salate scesero anche dalle guance della violoncellista, ma lei non si fermò. Non ancora. Continuò a suonare con rinnovata determinazione.

Quella era l'ultima volta che aveva visto la sua amica - la sua amante. Era a malapena aggrappata ai fili della sua vita, ma ancora chiamava Octavia a sé, accarezzandole i capelli con una mano tremante: "Suona, e sarai libera" le aveva detto.

Sorrise alla sua amica per l'ultima volta e chiuse gli occhi, sfinita.

Octavia doveva finire la canzone. Doveva lasciare andare, ma non riusciva. Era come se cercò di aggrapparsi agli ultimi ricordi e momenti preziosi issuti prima della sua morte, patetica all' occhio sconosciuto.

Allungò l'ultima nota del suo violoncello, con un groppo in gola. Lasciò cadere l'arco e lo strumento, il suo bene più prezioso, sul pavimento di legno. Doveva lasciare andare.

Scoppiò in lacrime. La stanza era silenziosa. Poi tutti si alzarono dalle loro sedie e applaudirono con entusiasmo.

Ora era finita. Il trambusto, le grida e i fischi non le permettevano di allontanarsi dalla sua tristezza. Aveva il cuore spezzato e si sentiva in colpa per l' accaduto.
Guardò ancora una volta la folla e si imchinò.

"Ora sono libera".


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Word count: 641


Buongiorno cari lettori, anche se dubito che questa storiella venga anche solo degnata di uno sguardo, che ne dite?

Adesso mentre la ho riscritta ho pensato che dai, forse poi non era così male, che ne dite? Comunque son aperta per consigli di miglioramento, domande, correzzioni, eccetera.

Grazie mille per la lettura <3

~PrismatikBloom

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