Capitolo 6: Cosa combina Leonardo?
Firenze, 1471
«Neri, tutto bene?»
«Ampnost» farfugliò lui. Sentì lo sfrigolio del pagliericcio sotto di sé quando Leonardo lo scosse nuovamente, ma le sue membra erano talmente intorpidite da avvertire appena un formicolio al tocco dell'amico.
Il suono cristallino della risata di Leonardo echeggiò nel silenzio ovattato delle prime ore dell'alba. «Ti sei fatto stendere da quell'insulso sidro normanno. Ma che hai lo stomaco di un bambino di cinque anni?»
«Fottsitsi» replicò Neri, seppellendo la faccia nel cuscino mentre un rivolo di saliva gli colava lungo il mento.
«Mi piaci di più da sbronzo, sai?» scherzò Leonardo. «Senti, io devo uscire per un po'. Quando torno ce ne andiamo di sotto a mettere qualcosa nello stomaco – e niente vino per te! Fatti una bella dormita mentre non ci sono.»
Quando Neri aprì gli occhi, desiderò che glieli cavassero via. La luce del sole era insopportabile e pareva volergli penetrare il cranio attraverso quelle due fessure per fonderne il contenuto. Si gettò la coperta sopra la testa, guaendo come un povero cane preso a calci. Maledetto lui, pensò, inveendo contro Leonardo.
«'O sole, fermati' invocò Giosuè.»
Neri si rannicchiò istintivamente, tirando a sé la coperta. «Leonardo» mugugnò, «non eri appena uscito?»
«Se con appena intendi più o meno cinque ore fa... allora sì, ero appena uscito.»
Neri lo sentì muoversi per la stanza e spostare degli oggetti sulla scrivania ingombra sistemata accanto all'unica finestra dell'abitazione. L'odore d'inchiostro e l'inconfondibile suono graffiante di penna su pergamena gli furono sufficienti come indizi per comprendere cosa stesse facendo. Quando ebbe terminato tornò da Neri e lo pungolò fino a costringerlo a uscire dal suo bozzolo protettivo.
Sedettero al solito tavolo in fondo, nella locanda sotto casa. Ordinarono e mangiarono in silenzio per un po'. A un tratto Neri si rese conto di qualcosa, e osservò: «Ora che ci penso, non credo di averti mai visto mangiare carne.»
«Ah, stai meglio allora. Adesso parli.» Leonardo sorrise ironicamente. «Io non mangio carni, né pesci, o qualunque altro essere che abbia sangue in corpo. Verrà il giorno in cui sarà giudicato delitto uccidere un animale come ora uccidere un uomo» concluse con un sospiro.
Neri rimase impressionato da quell'osservazione, anche se non ne comprese appieno le motivazioni – per lui gli animali erano fatti apposta per essere uccisi e trasformati in cibo.
«Di' un po'» disse facendosi finalmente coraggio, «chi è il tizio con cui hai parlato ieri alla bottega?»
Leonardo lo fissò, preso alla sprovvista, e spiegò brevemente: «È solo uno dei vecchi allievi di Verrocchio. Ha qualche anno più di me, e aveva quasi terminato il suo apprendistato quando io ho iniziato il mio, quindi non lo conosco bene.»
«Davvero? Non sembrava affatto» azzardò Neri, attento a cogliere la reazione dell'altro.
«Davvero» dichiarò Leonardo lapidario.
Neri temette di averlo indispettito, e tacque.
Dopo alcuni minuti imbarazzati l'amico riprese: «Mi dispiace se ti ho offeso con il mio comportamento, non dovevo dire che non hai facoltà di scelta. Non è affatto vero. Sei libero di fare ciò che vuoi del tuo tempo, ma...»
«Ma cosa?» lo incalzò Neri.
Leonardo piantò gli occhi sul piatto vuoto davanti a sé e disse a denti stretti: «Credimi, non è una brava persona. Non ti piacerebbe avere a che fare con lui.»
Il disagio di poco prima tornò a farsi sentire e fu nuovamente il silenzio tra i due.
«Grazie» disse Neri alla fine. «Mi fido molto del tuo giudizio, Leonardo, e ti assicuro che non mi sono affatto sentito offeso dalle tue parole ieri. Quello che hai detto adesso però mi fa davvero piacere e puoi star tranquillo che non ho mai dubitato delle tue buoni intenzioni – e mai lo farò.»
Il giovane alzò finalmente lo sguardo su di lui con occhi colmi di stupore e di sollievo. «Tu sei davvero incredibile» sussurrò con voce sottile, e a Neri parve di intravedere una fragilità che non avrebbe mai pensato potesse appartenere a Leonardo.
«Niente di che» disse imbarazzato, cercando di sdrammatizzare. «È quello che fanno gli amici, fidarsi gli uni degli altri. O almeno, così credo; non è che abbia molta esperienza in materia.» Neri fece un risolino.
«Sì, è quello che fanno gli amici» concluse serio, ma più rilassato, Leonardo.
«Bene, ora che abbiamo chiarito e che è tutto a posto, devo proprio fare una visita al vicolo di fronte...» lo informò Neri alzandosi da tavola.
Andò fuori, trovando un angolino tranquillo e privato per i suoi bisogni, e poi tornò fischiettando verso la locanda, ma il suo ritrovato buon umore andò in frantumi come una finestra presa a sassate alla vista che gli si parò davanti: proprio di fronte alla stessa panetteria dove lo aveva visto aggirarsi il giorno precedente, e quello prima ancora, c'era lo stesso uomo sospetto – ed era in compagnia di Leonardo.
Li osservò lanciarsi occhiate furtive intorno per assicurarsi di non essere visti da nessuno, ma non si accorsero della sua presenza; poi Leonardo lasciò scivolare qualcosa da sotto il suo mantello e lo passò allo sconosciuto. Neri non sapeva proprio che pensare e decise di filare dritto in casa senza destare attenzione. Dopo aver aperto la porta con la chiave che l'amico gli aveva prestato per andare e venire a suo piacimento, entrò nell'appartamento e iniziò a percorrerlo a grandi passi, avanti e indietro. D'un tratto si fermò accanto alla scrivania, sentendosi gelare il sangue.
Poco prima di uscire, Leonardo aveva scritto una lettera e l'aveva lasciata lì distesa a far asciugare l'inchiostro. Ovviamente non si era curato di occultarne in alcun modo la vista, convinto che Neri – cresciuto orfano per strada – non sapesse leggere.
Non era così.
Mentre se andava su e giù, alcune parole gli erano saltate all'occhio per l'orrendezza che trasudavano persino sulla carta. Neri sbirciò rapidamente il contenuto della missiva e si soffermò nuovamente sul fondo alla pagina, dove le lettere fitte e minuziose dell'amico componevano un nome e un cognome.
Neri lo avrebbe riconosciuto ovunque: il nome dell'Uomo nero.
Ma in cosa si era andato a cacciare Leonardo?
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