Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 39: Il capitano

Firenze, 1471

Neri ignorò il filo letale di quello stupendo esemplare di metallo modellato per infliggere dolore e morte; si concentrò invece sull'elsa della spada, ammirando con l'acquolina alla bocca le pietre preziose con cui era riccamente decorata: rubini, smeraldi, forse addirittura diamanti, e un'impugnatura d'oro massiccio che scintillava persino nella scarsa illuminazione della taverna. Anche con una sola di quelle gemme avrebbe potuto vivere agiatamente senza mai più dover rubare o lavorare in vita sua.

La punta della spada premeva contro la sua gola.

Sollevò lo sguardo sull'occhio di vetro del gigante fulvo, poi lo abbassò nuovamente sul rubino, preferendo avere di fronte agli occhi quella vista mentre moriva.

«Ho avuto una pessima settimana – che dico? – un pessimo mese!» brontolò l'uomo. «E ora questo!» Li fissò in cagnesco, ondeggiando l'arma dall'uno all'altro. «Penso che inizierò da te» disse a Leonardo scoprendo i denti dritti in un ghigno perverso. «Mi ricordi un narentano che qualche anno fa mi ha soffiato un carico di merci parecchio costose.»

Neri, che fino a quel momento era rimasto imperturbabile, ormai rassegnato al suo fato, fu assalito da un tremito violento. Strisciò ai piedi dell'estraneo e premé il suo petto contro la spada acuminata. Inspirando a vuoto, disse: «Fate di me ciò che volete, messere. Mi farò scuoiare vivo, se questo può darvi soddisfazione. Ma lasciate andare lui, non c'entra niente. È tutta colpa mia.»

Leonardo, alle sue spalle, respirava pesantemente, a fatica; gli poggiò una mano sulla schiena, implorandolo di smettere.

Il gigante osservò entrambi, e forse si trattava solo del delirio di un uomo in punto di morte, ma a Neri parve di intravedere un luccichio divertito nel suo occhio sano. «Ancora meglio, allora. Visto che ci tieni tanto al tuo amico sarà ancora più divertente torturarlo sotto i tuoi occhi.»

Poi accadde qualcosa; Neri non capì subito. Era arrivato qualcuno, una donna a giudicare dalla voce, e aveva inveito contro l'uomo, ma le parole erano state pronunciate in una lingua che lui non capiva. Dopo passò alla sua e disse: «Basta, padre! Lasciali andare.»

Finalmente Neri riuscì a intravedere la figura slanciata della ragazza: aveva i capelli raccolti in una lunga traccia dorata e un colorito pallido, in contrasto con la pelle rosea degli zigomi alti, sopra i quali sporgevano due sottili lenti da vista incorniciate da una leggera montatura di metallo. Era vestita diversamente dall'ultima volta che l'aveva vista – indossava delle braghe da uomo! – ma la riconobbe all'istante.

«Helen!» esclamò incredulo.

Solo allora lei distolse lo sguardo furente dal gigante per osservare meglio i due che quello stava minacciando con la sua spada.

«Tu?» Pareva persino più sorpresa di lui. «Neri, se ricordo bene, e... oh, è il tuo amico. Si è ripreso completamente, a quanto vedo.»

«Già... Grazie a te.»

L'uomo con l'occhio di vetro continuava a tenere la spada puntata contro di lui, seguendo quello scambio con interesse. «Conosci questi due?» le domandò alzando un sopracciglio pallido e sottile, quasi invisibile.

La ragazza tornò a guardarlo. «Sì, io e messer Colombo ci siamo... imbattuti in loro a quella festa, qualche giorno fa. Il ragazzo moro – Leonardo, credo – ha avuto un piccolo malore.»

Per quale motivo Helen stesse mentendo all'uomo che pochi istanti prima aveva chiamato padre Neri non lo sapeva, ma di certo non sarebbe stato lui a contraddirla, visto che era l'unica a poterli salvare. Almeno così sperava.

«Sono davvero addolorato di avervi arrecato tanto disturbo – lo siamo entrambi!» implorò rivolto all'uomo, che ribolliva di rabbia come un paiolo dimenticato sul fuoco. «Ma è stato solo un incidente. Vi prego, mostrate clemenza.» Neri osò ancorare il proprio sguardo a quello di Helen con la disperazione con cui un uomo alla deriva si aggrappa a una fune di salvataggio, pregando tacitamente per il suo intervento.

«Padre, per favore» disse la ragazza con un sussurro teso, toccando il gomito dell'uomo. «Lascia perdere, non meritano una punizione tanto grave.»

Alla fine quello abbassò la spada, seppur con riluttanza, e Neri liberò il respiro ingabbiato nel suo petto ormai da troppi istanti, riempendosi i polmoni con nuova aria. Non era mai stato tanto contento di respirare l'odore stantio di corpi non lavati misto a quello acido della birra come in quel momento.

«Sarà meglio che mi offriate da bere, allora» esigé l'uomo con un bubbolio minaccioso prima di accasciarsi pesantemente sulla sua sedia e battere il bicchiere vuoto sul tavolo di legno per richiamare l'attenzione della cameriera.

«Certamente. Per voi il meglio che la casa ha da offrire» assicurò Neri. Con un sospiro di sollievo, rilassò le spalle e si voltò indietro verso l'amico.

Leonardo era inginocchiato sul pavimento, proprio alle sue spalle, e i suoi occhi neri erano intrisi di un'emozione troppo intensa perché lui non temesse di provare a decifrarla; qualunque fossero i pensieri che passavano per la testa del giovane, era meglio che gli rimanessero sconosciuti, almeno per il momento.

«Su, alzatevi» li incitò Helen, facendogli cenno di sedersi accanto a lei al tavolo adiacente a quello a cui aveva preso posto suo padre.

Una volta superato lo spavento iniziale, i due ragazzi sprofondarono in un greve ma ben preferibile imbarazzo.

Helen si schiarì la voce con un colpo di tosse molto eloquente, e le attività all'interno della locanda ripresero immediatamente, seppure qualche avventore di tanto in tanto tornasse a lanciare qualche occhiata curiosa nella loro direzione.

Maledetti avvoltoi! pensò Neri. Sempre pronti a godere dei guai altrui. Ma stavolta vi è andata male, nessuno spettacolo per oggi.

«Permettetemi di fare le presentazioni» riprese la ragazza. «Quest'uomo è mio padre, come avrete già capito, il capitano Titus Luibert Valls.» Quello emise poco più di uno sbuffo irritato, senza nemmeno degnarli d'uno sguardo.

«Capitano?» bisbigliò Neri sorpreso. Ah, questo allora doveva essere il capitano della Polaris, il mercantile su cui Cristoforo e Helen prestavano servizio. «Non avevo capito che... ma questo spiega molte cose, suppongo.»

«Cosa vorresti insinuare?» scattò la ragazza all'improvviso, spingendo le lenti più in alto sul suo naso con un gesto brusco dell'indice. «Vuoi per caso dire che una donna – per giunta tanto giovane – non avrebbe mai ottenuto il posto come medico di bordo senza una raccomandazione? Mi sembra di aver ampiamente dimostrato le mie capacità salvando il culo al tuo amico!»

Il capitano Valls picchiettò sulla superfice ruvida del tavolo con le dita, indirizzando alla figlia un'occhiata in tralice. «Linguaggio, Helen. Non sei un volgare marinaio, anche se ti ostini a vestirti come tale.»

«Certo, capitano» rispose lei a denti stretti.

Neri provò a spiegarsi: «Non volevo offenderti, mi dispiace che tu abbia pensato che volessi mettere in dubbio i tuoi meriti...»

«Non fa niente, sono io ad aver esagerato. E comunque non avresti tutti i torti. Purtroppo, la verità è che non tutti i membri dell'equipaggio mi hanno ancora accettata. Per una donna è difficile guadagnare il loro rispetto, tanto più che il nostro è un ambiente esclusivamente maschile» aggiunse Helen sottovoce, lanciando uno sguardo avvilito ai compagni di bevute del capitano Valls. «Persino mio padre non apprezza la mia presenza a bordo come vorrei. Ma le battute di scherno e la reticenza degli uomini a farsi curare non mi hanno fermata finora, e dubito che darò mai loro la soddisfazione di arrendermi, umiliando il mio orgoglio» concluse con un cupo sorriso che le inclinò un angolo della bocca.

«Di certo un giorno avrai successo» annuì Leonardo, palesemente affascinato dalla ragazza. «È un vero onore poter finalmente conoscere la mia salvatrice. Ti devo la vita, a detta di Neri.»

«In effetti...» ammise lei senza alcun tipo di compiacimento. Era un dato di fatto che avesse strappato Leonardo alle braccia della morte, ma non sembrava il tipo che amasse vantarsi delle proprie imprese.

«Voglio ringraziarti dal profondo del cuore. Sarò tuo debitore a vita, Helen.»

La ragazza scosse la testa, sorridendo. «No, Leonardo. Non mi devi nulla. È semplicemente quello che cerco di fare ogni giorno: aiutare la gente. Se solo fossero tutti accondiscendenti come te e me lo permettessero!»

«Ma lui era incosciente» precisò Neri.

«Appunto!» esclamò Helen con una risata argentina che stupì entrambi i ragazzi; era evidente che concedeva di rado agli altri il piacere di quel suono. Anche il capitano Valls le rivolse uno sguardo perplesso, ma compiaciuto.

In pochi minuti furono serviti, e il gusto piacevolmente frizzante della birra sollevò gli animi di tutti, mettendoli a loro agio.

«E dimmi, che ne è stato di Cristoforo? Mi sarebbe piaciuto incontrarlo» chiese Leonardo prima di buttare giù un altro sorso.

«Non è a Firenze, purtroppo. Abbiamo avuto dei problemi con il carico che avremmo dovuto prendere in consegna, dei ritardi» spiegò abbassando la voce in modo che il loro discorso non giungesse alle orecchie del capitano. «Mio padre ha inviato Cris insieme al primo ufficiale per risolvere la questione. È parecchio suscettibile a causa di questa spiacevole vicenda.»

«Capisco. E come mai siete venuti a Firenze? La vostra nave è ormeggiata nel porto di Pisa se non ricordo male» indagò Neri preso dalla mera curiosità.

«Mio padre ha delle conoscenze in città, ed è meglio per tutti se ha qualcos'altro per la testa a distrarlo, credimi. Questo viaggio era necessario

«Avendolo incontrato, non lo metto in dubbio!» ghignò Neri. «Però c'è una cosa che non capisco. Perché indossi abiti da uomo?»

Helen sospirò, abbandonandosi allo schienale della sedia. «Lunga storia. Te la racconterò dopo che tu mi avrai spiegato per quale motivo portavi un vestito alla festa di Bandini.»

«Beh, anche quella è una storia complicata. Magari un'altra volta» rispose con voce percorsa da una risata.

Nel frattempo il sole era calato fuori dalla taverna, la confusione per le strade andava scemando. Era ora di rientrare.

Ringraziarono nuovamente Helen – per entrambi i salvataggi – augurandole ogni fortuna per il futuro e invitandola ad andare a trovarli, se mai avesse fatto ritorno a Firenze; poi rivolsero al capitano Titus Luibert Valls un timido cenno del capo prima di dileguarsi sotto il suo sguardo di ghiaccio.

Ancora una volta, Neri e Leonardo se l'erano cavata.

Mentre quello vecchio volgeva al termine, un nuovo giorno già li attendeva, insieme a una nuova avventura, a inaspettate sorprese, e a sconosciute insidie. Ma finché potevano contare l'uno sull'altro, niente sembrava insormontabile. 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro