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Capitolo 15: Le bugie hanno le gambe corte

Firenze, 1471

«Sono perfettamente in grado di badare a me stessa, non ho bisogno di una balia!»

Neri si morse la lingua per trattenere una replica tagliente, e borbottò invece: «Leonardo non la pensa così, evidentemente.»

Piera sbuffò, andando su e giù per la stanza.

Lui voltò pagina e finse di ignorarla mentre cercava di leggere Platone. Ma non fece altro che indispettirla ancor di più.

«Ma poi si può sapere chi sei tu?» chiese con voce squillante la ragazza, squadrandolo dall'alto in basso.

Neri fece un profondo respiro, lottando contro la tentazione di imbavagliarla e legarla in un angolo. Era impossibile farla stare zitta e buona senza la violenza, così alla fine dovette mostrarsi condiscendente – più o meno. «Te l'ho già spiegato, mocciosa.»

«Non sono affatto una mocciosa!» protestò indignata. «E tu non me la racconti giusta, dici che sei amico di mio fratello e che ti ospita finché non trovi casa, ma da quant'è vivi qui?»

Neri le rivolse un'occhiataccia e sibilò: «Non sono affari tuoi.»

Lei fece un sorriso saputo e incrociò le braccia sul petto. «Dì la verità, stai almeno cercando un altro posto?»

«Certo che sì. Gli affitti sono cari, non è così semplice. Ma cosa vuoi saperne tu?» A essere onesti, ci aveva proprio preso. Neri non si era impegnato poi tanto nella ricerca di una nuova sistemazione, si trovava bene con Leonardo e a quest'ultimo la situazione non sembrava dare fastidio.

«Visto che t'impicci tanto degli affari miei, perché non cominci a spiegarmi il motivo per cui tu sei qui?»

La ragazza aprì la bocca, poi la richiuse e riprese a fare su e giù per la stanza.

Ti prego Signore, abbi pietà di me.

In quel momento la porta si aprì e apparve Leonardo. Neri si alzò in piedi di scatto, pronto a svignarsela di lì per cercare pace da qualche parte – ovunque – purché fosse lontano da Piera. Tuttavia esitò quando si accorse della strana espressione dell'amico.

«C'è qualcosa che non va?» gli chiese.

«No, niente. Perché me lo domandi?» rispose lui con voce leggera.

Era solo un'impressione forse, ma lo sguardo spento e la faccia tirata di Leonardo non sembravano causati dalla stanchezza. Neri era sempre stato un buon osservatore, per natura e per mestiere, e ormai riusciva a cogliere il più piccolo mutamento d'umore nell'amico. Ma decise di non insistere e disse solo: «Sembri stanco.»

Leonardo si passò una mano sugli occhi, stropicciandoseli. «Lo sono infatti, ma devo sbrigare ancora una commissione. Sono passato un momento a vedere come ve la cavate voi due.»

Neri sentì i capelli rizzarglisi sul collo. «Come, stai uscendo di nuovo?» domandò sorpreso.

«Già, ma farò presto. Tornerò per l'ora di cena.»

«È quasi buio Leonardo» gli fece notare lui. «E poi se si tratta di una commissione posso occuparmene io mentre tu stai un po' con tua sorella.»

La ragazza tirò fuori la lingua al tono acido di Neri.

«No, devo sbrigarmela da solo. È per il maestro» insisté il giovane.

A quel punto lui non aveva più scuse, doveva restare ancora chiuso in casa con quell'odiosa marmocchia petulante.

Passarono un paio di minuti dopo che Leonardo se ne fu andato via nuovamente e lui continuò a pensare al suo comportamento, non riuscendo a non trovarlo sospetto. Alla fine si diresse verso la porta, gettandosi un mantello di lana scura sulle spalle. «Tu rimani qui e non muoverti, intesi?» intimò a Piera, che lo fissò incuriosita.

«Perché, tu dove vai?» squittì con quel suo tono fastidioso.

«Affari miei. Tu, piuttosto, vedi di comportarti da adulta – come dici di essere – e non fare sciocchezze mentre non ci sono.» Non attese la sua risposta e si fiondò giù per cercare di raggiungere Leonardo.

Neri non dovette faticare affatto per stargli dietro, il ragazzo si trascinava con passo lento e pesante verso la sua meta. Superò diverse botteghe, ignorò gli ultimi venditori ambulanti che si erano attardati nelle vie della città, e tirò avanti.

Ma dove sta andando?

Dopo circa venti minuti arrivarono in vista di Santa Maria Novella e Leonardo proseguì oltre la basilica, verso il piccolo cimitero sulla destra. Neri avrebbe saputo dire senza ombra di dubbio dove si trovassero anche a occhi chiusi grazie all'odore acre di cadaveri in decomposizione che lo investì. In questo periodo dell'anno non era insopportabile come nei mesi estivi, ma il chiaro e intenso aroma di morte nell'aria era il tradizionale benvenuto della via degli Avelli.

Le nicchie, usate appunto come sepolcri, si trovavano sia nella fascia inferiore della facciata della chiesa, sia nel recinto del piccolo cimitero, ed erano decorate da affreschi che spesso rappresentavano figure di santi.

Neri si appostò nell'ombra, sotto una delle arcate, e osservò l'amico proseguire lungo la parete esterna del cimitero. Un rumore alle sue spalle lo fece sussultare all'improvviso, rischiando così di farlo scoprire.

«Piera!» sibilò a denti stretti, ritrovandosi davanti la ragazza. «Che ci fai qui?»

«Quello che fai tu» ribatté lei sottovoce, spintonandolo per farsi spazio accanto a lui. «Cos'è tutto questo mistero? Perché stai seguendo mio fratello?»

«Perché non sei rimasta a casa come ti avevo ordinato?»

«Perché Leonardo ha detto che devo rimanere con te!» La ragazza aveva un sorriso di trionfo stampato sulla faccia.

Neri l'avrebbe volentieri strozzata in quel momento. La cosa che lo faceva infuriare di più era che la marmocchia fosse riuscita a sgattaiolare fin lì, pedinandolo senza che lui se ne accorgesse.

«Ma certo» borbottò seccato, «quando ti fa comodo sai obbedire!»

«Shh» fece lei pizzicandogli il braccio. «Che sta facendo?»

Neri fece appena in tempo a voltarsi per vedere Leonardo estrarre dalla tasca del mantello quello che aveva l'aria di un pezzo di carta arrotolato e depositarlo con cura accanto a una colonnina, sul muretto sotto l'arco di un avello. Poi svoltò in una strada laterale e sparì.

Piera si mosse per seguirlo, ma lui la trattenne per il braccio. «No, aspetta. Stiamo a vedere che succede.»

A conferma dei suoi sospetti, dopo un paio di minuti si avvicinò una figura ammantata di nero, che si diresse sicura e a passo svelto verso il punto esatto in cui Leonardo aveva depositato il rotolo di pergamena. Lo prese e se lo infilò in tasca, procedendo lungo la via.

Neri si asciugò i palmi sudati sulle braghe e avanzò piano, tenendosi all'ombra il più possibile. Sentì i passi felpati di Piera dietro di sé. Percorsero diversi isolati, in silenzio, seguendo talvolta strade tortuose, ma alla fine giunsero a un edificio ben tenuto non lontano dal Palazzo della Signoria. Il misterioso uomo che avevano pedinato bussò all'uscio e fu accolto subito dopo da un ragazzino minuto che prese in consegna la pergamena. L'altro si calcò il cappuccio in testa e svanì dietro l'angolo, ma non prima che Neri ne riconoscesse l'andatura leggermente sbilenca: era lui, il tizio losco che si era più volte appostato sotto casa! Lo stesso che Leonardo aveva affermato essere soltanto un creditore di cui non bisognava più preoccuparsi.

Quella storia non quadrava per niente, ma per il momento non c'era più nulla che Neri potesse fare.

«Dobbiamo tornare, prima che Leonardo s'accorga che siamo usciti.»

Piera lo guardò con occhi vispi e disse: «Sei preoccupato... e arrabbiato.»

Neri sbuffò e s'incamminò borbottando: «Capita fin troppo spesso quando ho a che fare con la tua famiglia.» 

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