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Il Labirinto di Spine - Prologo di Jace

Passi la vita inchiodato nel labirinto, pensando al modo in cui un giorno ne uscirai e a come sarà fantastico e immagini che il futuro ti trascinerà pian piano fuori di lì ma non succede.
(John Green)


Abbiamo litigato per una sciocchezza. Uno stupido scambio di opinioni tra fratello e sorella. Non so nemmeno più il vero motivo. Sicuramente era una sciocchezza di poca importanza, tipo cosa ordinare da cena e che in un altro momento non ci avrebbe nemmeno fatto discutere ma ridere di gusto. Lara era isterica e nervosa quella sera. Era rientrata di nuovo tardi dallo Stage nell'ufficio di papà. Ormai era diventata una consuetudine ma voleva impegnarsi al massimo perchè l'opinione del suo referente le avrebbe dato più crediti per l'università e lei voleva dimostrare quanto valeva senza ricorrere alla raccomandazione del papà o al nostro prestigioso cognome. Non è facile portare il peso delle nostre origini e dei nostri antenati olandesi, pionieri dell'impero dei trasporti ferroviari e marittimi a partire dal 1.800. Non se sei una donna e hai un nonno dispotico, autoritario e sessista che è rimasto bloccato ai tempi d'oro del nostro padre fondatore Cornelius Vanderbilt. Quella sera mia sorella era di pessimo umore. Col senno di poi, sapendo che non l'avrei mai più rivista, mi sarei comportato diversamente, ma purtroppo non ho il potere di cambiare il passato e le mie azioni sconsiderate, devo solo trovare la forza per conviverci. Ma non ci riesco. Non faccio che colpevolizzarmi. Lara era una ragazza meravigliosa e bellissima di soli 18 anni, con un sacco di sogni e un futuro promettente e ora non potrà nemmeno diplomarsi e dare quella festa che tanto desiderava con le amiche della scuola femminile "La Pietra Hawaii School for girl"che frequentava vicino a Tonggs Beach. Era triste, vulnerabile, provata emotivamente e forse aveva pianto. Non posso esserne sicuro perchè la notte in questione, il 30 ottobre, diluviava.
Io ero stanco ed esasperato. Avevo avuto una pessima giornata. Capita quando ti trasferisci continuamente in una nuova scuola, devi frequentare i corsi extra curriculari durante le vacanze per essere ammesso al liceo che ha scelto il nonno, non hai amici perchè non hai mai il tempo per affezionarti a qualcuno e i ragazzi popolari dell'ultimo anno e i tuoi nuovi compagni, invece di accoglierti tra di loro, ti danno il tormento e non puoi pestarli perchè hai promesso a tua sorella di non metterti mai più nei guai. Ero esasperato dalla mia situazione. Ogni giorno venivo bullizzato e preso in giro per la mia dote artistica ritenuta troppo "femminile" come se aver ricevuto un dono e una vena artistica fosse un difetto o da gay. Non ho mai avuto la presunzione di essere un genio come Van Gogh perchè nessuno potrebbe eguagliare le sue opere migliori come Notte stellata sul Rodano, Campo di grano con volo di corvi o in assoluto la mia preferita: Notte stellata. Non credo esista dipinto più bello e che catturi la complessità dell'Universo e lo racchiuda con la semplicità di una pennellata eterna su una tela. Le emozioni che mi suscita sono linfa vitale che mi hanno sempre spronato a disegnare. Avevo 5 anni quando, i nostri genitori, ci hanno portati al Museum of Modern Art a New York e mi sono innamorato del dipinto.
Due anni più tardi, il disegno, diventò il modo per incanalare la tristezza per la perdita della mamma e un modo per trasformare il lutto in una terapia che catturasse in un foglio le mie emozioni. Ma crescendo è diventato solo una parte di me di cui non posso più fare a meno.
Io sono un pittore errante nella vita e nello spirito.
Avevo mentito per non farla preoccupare. Mi ero inventato anche un amico di nome Greg per giustificare le mie assenze ogni volta che non avevo voglia di rientrare dopo gli agguati che il solito gruppetto era solito farmi sulla strada di casa e per evitare il terzo grado, che da brava sorella premurosa, mi avrebbe fatto vedendomi rincasare zuppo o insanguinato. Era un'innocente bugia che però ha inciso, quella notte, a portarmi via Lara per sempre.
Probabilmente anche lei aveva i suoi piccoli segreti. È una condizione umana dire "Va tutto bene" per tranquillizzare gli altri anche quando non è così. Dietro queste semplici parole si nasconde sempre un districato inganno di rovi.
Che avrei dovuto capire. Avrei dovuto preoccuparmi per lei. Chiederle come stava davvero senza accontentarmi del suo "È tutto ok."
Non pensare a me. Io avevo solo lei. Lei aveva solo me. Era sempre stato così. Potevamo contare solo su noi stessi. Siamo cresciuti in fretta quando la mamma è morta non avendo un padre presente. Nuotare o affogare. Noi restavamo a galla. Insieme. Ma quel maledetto giorno non ho capito che stava male. Lei invece sapeva sempre leggermi dentro. Non c'era niente al mondo che prima o poi non avrebbe scoperto.
"Puoi prendere in giro chiunque ma non me! Non c'è niente che non puoi dirmi." era solita ripetermi ogni volta che sapeva che qualcosa non andava. "Facciamoci solo una promessa: nessuno dei due mentirà mai o avrà segreti." Il solo pensiero di averle mentito mi uccide.
Sono solo un mortale egoista peccatore. Le avevo promesso di proteggerla sempre davanti alla bara di nostra mamma. Lei aveva 9 anni. Io 7. Le avevo promesso che mi sarei preso cura di lei da bravo uomo di casa visto che nostro padre pensava solo al lavoro e ad arricchirsi. Non ho mantenuto la promessa ovviamente perché sono solo uno stupido e immaturo ragazzino. L'ho delusa e ora sono solo. Bloccato in questa vita apparentemente perfetta, in cui mi sento triste e solo, in una bella casa degli orrori alle Hawaii, dove nostro padre ci ha obbligati a trasferirci l'ennesima volta per il suo lavoro, con una nuova madre al seguito che mi detesta molto di più da quando non ci sei, e un fratellino di 7 anni: Max che invece è adorabile ma... che non sei tu. Da quando mi hai lasciato, Regina si atteggia da matrigna di Biancaneve sperperando i soldi di famiglia, comandandomi a bacchetta e trattandomi in modo sempre più freddo. Le faccio comodo solo come fratello maggiore per badare a Max. O almeno questa è la mia impressione, ma non sono abbastanza lucido per analizzare la realtà in modo obiettivo. Il dolore mi ha obnubilato la vista e i sensi. Voglio bene al piccoletto di casa e mi aiuta a tenere occupata la mente giocare con lui tuttavia mi sento costantemente intrappolato dentro un riflesso di me che non esiste più. La notte. Quello è il momento più difficile da sopportare. Quando il mio oceano interiore ruggisce come una burrasca allontanando violentemente tutto per rimanere solo con i miei pensieri e le mie colpe.
Qualcuno ha detto: "Il mare di notte è una nera coperta che nasconde misteriosi abissi."
Per me il mare di notte è un'eristica pozza d'acqua che inghiotte di verità la mia anima tormentata e mi ricorda costantemente l'inalità della mia vita senza Lara.
Mia sorella era la mia migliore amica. Era il centro del mio mondo. Era l'unica mia certezza in questa vita stronza che non si ferma mai a guardarti in faccia. Nonostante tutto l'ho lasciata andare via nella pioggia quando aveva più bisogno di me e l'ho persa. Mi ha sbattuto la porta in faccia urlandomi contro "Ti odio!" e l'ho persa. Per sempre. Non tornerà mai più. La odio da morire per avermi abbandonato. Ma odio più me stesso per non averla fermata.
Il ricordo del suo corpo freddo e inanimato disteso sul tavolo metallico in obitorio, il pallore sul suo viso che era stato rosa e perlato, le labbra violacee, i lividi e i tagli da impatto e il torace immobile al respiro è la mia condanna eterna.
"È colpa tua! Non dovevi farla uscire! Un Padre non dovrebbe seppellire una figlia!" le sue parole disperate dette davanti al cadavere di Lara non riesco più a cancellarle. Mi logorano l'anima. Lentamente. Perchè ha ragione. È colpa mia. Io ho ucciso mia sorella. Così ho perso tutto. Anche l'ultimo affetto che avevo mi ha abbandonato e ora mi odia. L'ho persa anch'io ma non sembra interessare a nessuno.
E io da solo questa volta non posso farcela. Dov'è il mio caro paparino quando ho bisogno di lui? Con la sua nuova mogliettina perfetta e il mio fratellino. Oppure in giro per il mondo per lavoro. Io sono solo un'ospite sgradito che si trascina giorno per giorno senza più vivere davvero. Come si esce da questo labirinto di dolore? Ovunque io cammini le spine si piantano profonde nella mia anima e mi bloccano ogni via d'uscita. L'amore è fugace. La vita è fugace. La vita e la morte sono due concetti complementari, ma strettamente legati tra loro. Tanto distanti quanto facenti parte di una stessa regola che ordina tutto il nostro universo e che finiscono sempre per portarmi via tutto.
Che io sia dannato in eterno se non scoprirò perchè ti sei uccisa Lara. Ho bisogno della verità. Ho bisogno del tuo perdono ma non l'otterrò mai. Come farò ad uscire dal mio labirinto di Spine? Ancora non lo so.
Vado incontro all'ignoto. Spero di non smarrirmi e di trovare l'uscita.
Ma merito davvero di uscirne?

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