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Il Labirinto di Spine - Capitolo 3

Vedere la morte come la fine della vita
è come vedere l'orizzonte come la fine del mare.

(David Searls)

Sono seduto al mio solito tavolo. Il pranzo giace abbandonato come al solito perchè ho sempre lo stomaco chiuso e non mi va di mangiare. Sto scarabocchiando sul mio blocco. Dovrei fare un disegno per la pubblicità di lancio del nuovo prodotto del ramo tecnologico dell'azienda del papà nella Silicon Valley, ma non ho l'ispirazione. Per evitare lo strizzacervelli ho deciso di essere accondiscendente e di permettere a mio padre di fare il genitore ma non sapevo che sarebbe finito per controllarmi a vita pianificando ogni istante del mio tempo: scuola, sport, pianoforte e non meno importante il mio essere un'artista obbligandomi a fare uno Stage grafico e pubblicitario nel suo nuovo ufficio per farmi amare di nuovo il disegno. La cosa positiva è che posso continuare la mia indagine su Lara. È successo tutto lì ed io sono intenzionato a scoprire la verità che ha portato mia sorella a planare giù dal ponte e a morire.
"Il nuovo prodotto deve suscitare pensieri felici! Insomma è un videogioco per bambini come tuo fratello e nasconde messaggi subliminali per rafforzare i valori importanti nell'umanità come la giustizia, il rispetto, la collaborazione e l'amicizia." mi aveva detto questa mattina il papà al telefono ma ad essere sincero mi vengono solo disegni Dark e pensieri di morte. La vita reale non è neanche lontanamente come ci insegnano. E' spietata, cattiva, crudele e piena di male e dolore. Io non vivo più nell'illusione che vince sempre il bene, che solo l'amore può guarire le imperfezioni dell'umanità perchè non è la verità. Un giorno anche Max si scontrerà con la dura realtà e tutti i suoi sogni innocenti di bambino si infrangeranno come uno specchio tagliente e allora sparirà per sempre la magia delle fiabe, del Natale, del credere a tutto ciò che non è tangibile e di un mondo immaginario e invisibile che solo i bambini riescono a percepire costringendolo a crescere e a fare i conti con la vita. I miei sogni si sono infranti a 7 anni quando la mamma è morta. Ho sempre pensato che i miei genitori fossero come dei supereroi, che non mi avrebbero mai lasciato o deluso ma sono semplicemente esseri umani imperfetti e fragili come chiunque. La cosa che mi ha sempre spaventato di più non è la morte di per se ma il vivere senza gli affetti importanti. Io sono sempre stato chiuso, timido e riservato per farmi degli amici. Il tempo per provare ad aprirmi non ce l'ho mai avuto. Ho passato la mia intera esistenza a viaggiare per l'America e per il mondo seguendo il papà e il suo lavoro. Il posto dove ho vissuto di più è stato New York quando eravamo una vera famiglia. Poi la mamma è morta e il papà ha superato il lutto buttandosi a capofitto nel lavoro. Io e Lara ci siamo aggrappati al nostro legame e al nostro amore fraterno finchè non si è spezzato il giorno in cui è precipitata dal ponte e sono rimasto solo io.

"Non mangi ragazzo solitario che non ride mai?" si siede accanto a me la mia vicina di casa rubandomi un pomodorino dell'insalata. Devo essere davvero un caso umano per portare un'angelo al tavolo di un demone. Lei bellissima e popolare. Io... semplicemente l'ultima ruota del carro di tutto il liceo. Uno spettro che nessuno nota ancora dopo due mesi e mezzo di scuola.

"Serviti pure. Io non l'ho toccata." bofonchio fissandola. Sono ancora imbarazzato dal giorno prima. Ma lei per fortuna ha deciso di non girare il dito nella piaga e di non fare caso al mio disagio. Sorride. Inutile ribadire che è bellissima. Gli occhi verdi come una prateria. I capelli lunghi e mossi lasciati sciolti sulle spalle che cadono sotto il seno. Le labbra piene e rosate che nascondono un sorriso velato e sensuale. Il suo profumo viene trasportato nell'ambiente tramite il bocchettone dell'aria condizionata facendo inebriare e impazzire i miei sensi e l'olfatto.

"Ho notato! Oltre ad essere sempre imbronciato non mangi mai. Io comunque sono Raven ma lo sai giá."
"Jace."
"Lo so! Ma per me sei solo il Ragazzo Solitario col fratellino adorabile."
"Ehm... Ok!" sento le guance andare a fuoco. Non è solo il mio essere timido, è lei che mi abbaglia e mi fa sentire come un calzino spaiato e sporco per giunta.

Un solo sorriso visto ieri e l'ho già inquadrata. Se gli esseri umani fossero stagioni io sarei l'inverno. Gelido, oscuro e impenetrabile come una coltre di ghiaccio. Lei sarebbe l'estate. Vitale, solare, colorata e sfumata come l'arcobaleno dopo un temporale. Mai esseri viventi possono essere più distanti di noi eppure ora lei siede accanto a me. Perchè? Non me lo spiego. Io sono l'Alaska. Lei le Hawaii. Io la notte. Lei il giorno. Io la morte. Lei la vita.

"Che bel disegno. Hai talento! Mi hai piacevolmente stupita, Ragazzo Solitario e io non mi stupisco facilmente."

"È un bozzetto per una pubblicità. Ma non mi convince."

"Di pompe funebri?" chiede seria e crucciata.

"Cosa? No!"

"Per quel nuovo locale punk? Mi pare si chiami 'Il covo di Vampiri' ed è nell'entroterra."

"Cosa? Ma no! È per un nuovo videogioco per bambini!"

"Oh! Ma é un videogioco splatter di Zombie e mostri volanti?"

"No. Di cavalli alati, creature magiche e fatine. Il classico gioco tutto amore e arcobaleni!"

"È inquietante il tuo disegno ragazzo solitario. Vuoi fare venire i complessi ai bambini?" mi strappa la matita dalla mano e si mette a disegnare in modo piuttosto rozzo ed elementare un arcobaleno e un mini pony alato, ma è carina per quanto è concentrata.

"Ta daaaaa! Che te ne pare?"

"Sembra fatto da Max ma apprezzo l'idea." le sorrido imbarazzato. Lei mi fa sentire strano e più vulnerabile del solito.

"Non è gentile! Solo perchè non sono brava come te o come Giuseppe Faraone non hai il diritto di farmelo notare."
"Come conosci Giuseppe Faraone? E' un pittore contemporaneo italiano che negli Stati Uniti non si è ancora affermato e quindi è quasi sconosciuto."
"Il poeta dei colori mi ha come stregata. Ero a Milano con la mamma per la settimana della moda e sono entrata nella sua galleria attratta da un dipinto con una ragazza sull'altalena esposto in vetrina e semplicemente non ne sono più uscita per ore. I suoi quadri sono pura magia. Ti travolgono come un libro o una poesia. In più l'artista è simpatico e ha quel calore speciale e quel carisma che solo gli italiani possiedono. Alla fine ho comprato il quadro con la ragazza sull'altalena perchè sembrava dipinto per me. Non so se capisci!"
"Capisco perfettamente. Perciò sei appassionata d'arte?"
"Ragazzo Solitario, tutto quello che ci circonda è arte. Devi solo aprire il tuo cuore alla bellezza."
"Una volta la pensavo come te."
"E poi?"
"Poi sono semplicemente cambiato."
"Capito! Brutta cosa per un'artista non vedere più la meraviglia intorno a lui. È come per gli scrittori quando non hanno più niente da dire. Per i pittori come si chiama questa condizione? Blocco dell'artista?"
"Io direi vita."
"Forse dovrei cambiare il tuo soprannome in 'Vedo tutto nero' o 'Pessimista cronico.' Se un giorno ti va di osservare meglio il quadro per ritrovare l'ispirazione perduta, sarò felice di mostartelo."
"Mi stai invitando in camera tua!?"
"Ragazzi! Siete tutti uguali!" ride. "Sai? Dovresti davvero chiedere a tuo fratello come fare il disegno per il videogioco. I bambini hanno il dono di vedere magia dove non c'è. Senza offesa ma i tuoi soggetti sono troppo inquietanti. Ma li adoro. Soprattutto questo paesaggio. Mi sta letteralmente aumentando il battito cardiaco. Sei bravissimo perchè i tuoi disegni suscitano emozioni forti. " sfoglia interessata e indica il disegno della notte di temporale. È rimasto bellissimo in effetti. C'è il buio a farne da sfondo. Ci sono i fulmini che spezzano il cielo e si riflettono nelle acque. Il mare è pieno di onde altissime che mi travolgono. Sono riuscito ad immortalare anche la schiuma bianca e i suoi riflessi. Poi c'è la surfista che sfida il mare in tempesta. I suoi capelli lunghi mossi dal vento li ricordo perfettamente. Così come il contatto delle sue labbra con le mie.

"Sai quella notte stavo per annegare." sussurro.

"Lo so! Ti ho salvato io."

"Tu? Ma perché surfare in mezzo ad un temporale? E' da incoscienti!"

"Immagino per lo stesso motivo per cui tu hai fatto il bagno!"

"Io non so esattamente perchè ero in acqua."

"Io sì. I miei fratelli surfano per divertimento ma non hanno le palle per sfidare le onde durante una tempesta. Io surfo per ingannare la morte. Ti cambia la prospettiva e ti fa sentire incredibilmente viva! So che puoi capirmi perchè eri in acqua anche tu quella notte. E anche se non vuoi dirmi il motivo so che ci dev'essere una ragione, qualcosa di più profondo sotto. Non saresti andato in acqua in mezzo ad un temporale altrimenti."

"Forse come te volevo ingannare la morte."

"Uhm... Ingannare o cercare la morte? C'è differenza."

"Non so. Comunque grazie per non avermi lasciato morire."

"Non avrei mai potuto farlo. Lei chi è? La tua ragazza?" chiede osservando il ritratto di Lara.

"Nessuna!"

"Dalla tua espressione non direi che non è proprio nessuna. Colgo un velo di malinconia. Hai gli occhi lucidi perciò... credo sia la tua ex."

"Evita di fare supposizioni. Non sai niente." mi innervosisco.

Ok. Scusa! Argomento off limits. Capito! Ora mangia ragazzo solitario." sorride alzandosi. "Ci vediamo in classe. Bella chiacchierata comunque. Bye Bye."

"Raven... aspetta!" Stacco il disegno della tempesta dal blocco. "Questo prendilo tu visto che ti piace! Te lo regalo. Certo non é un quadro di Faraone ma..."

"Grazie. È stupendo. Lo incornicerò e lo appenderò in camera mia. Ma la prossima volta voglio un ritratto anche io."
Il suo sorriso è come quello di una creatura celestiale. Se non avessi rinnegato la felicità sarebbe contagioso. Ma non per la mia oscurità. Non c'è speranza che io possa tornare a sorride o a provare felicità. Certi dolori non passano. Mai. E io poi non è che mi impegni più di tanto per superare la morte di mia sorella. Ho paura che se riprendessi a vivere pian piano la scorderei. E io non voglio dimenticare nemmeno un fugace attimo della mia vita con lei.

Butto giù l'insalata controvoglia. Se dimagrisco ancora il papà mi porta da un nutrizionista o da chiunque altro medico per adolescenti incasinati.
Appoggio il vassoio sul carellino come nei Fast Food perchè trovo scortese il comportamento della maggior parte dei ragazzi e delle ragazze di questo liceo che lasciano sui tavoli i loro avanzi costringendo la signora della mensa a ripulire tutto come se fosse la loro cameriera. Se tutti noi rispettassimo le regole la povera Ada dovrebbe solo passare lo straccio sui tavolini già sgombri avanzando tempo.
Cammino nel corridoio a testa bassa per andare a prendere i libri per le ultime due ore di etica nell'armadietto. Non mi va di incrociare gli sguardi curiosi o cattivi degli altri.
Una mano mi afferra per il collo sbattendomi contro il muro dell'aula di chimica.
"Stai lontano dalla mia sorellina o ti ammazzo! Guarda che ti ho visto a mensa."
"Non so cosa tu abbia visto ma ti sbagli."
William mi prende per la camicia strappandomi la catenina che ho al collo.
La rabbia non mi appartiene da troppo tempo. Il periodo in cui ero un ragazzo complicato l'ho sotterrato dentro di me per sempre per fare felice Lara. Ma giuro che in questo momento vorrei solo ammazzarlo per aver strappato la catenina che mi aveva regalato mia sorella per i miei 8 anni. Apparteneva alla mamma. È una medaglietta di San Luca, il protettore degli artisti. La mamma era una designer per la Holding di famiglia. Probabilmente ho ereditato da lei la bravura nel disegno e lo stesso odio e risentimento che provava il nonno per lei e per chi non fa 'un vero lavoro' perché disegnare non può che essere solo uno stupido Hobby. Sono veramente incazzato nero ma cerco di mantenere la calma e di risolvere in modo civile questo diverbio. Mi chino per raccogliere la collana rotta e lo guardo dritto negli occhi.
"Lei si è seduta con me. Io non ho cercato nessuno!"
Faccio per passargli accanto per andarmene ma lui mi blocca per un polso obbligandomi a girarmi e a guardarlo di nuovo negli occhi che bruciano di rabbia e gelosia come se Raven potesse appartenere a qualcuno. Ma è chiaro che lei è come il vento. Inafferrabile. Libera e senza vincoli o appartenenza. Puoi davvero intrappolare uno spirito? Io credo di no.
"Non mi importa chi cerca chi! Tu sei morto comunque!"
"Non sai quanto è vero!" stringo il pugno.


La rabbia è un meccanismo di difesa. Una morsa invisibile di disperazione. Non avrei dovuto perdere il controllo perchè incazzarsi e prendere a pugni la sua mascella perfetta non avrebbe cambiato niente se non farmi passare guai ancora più gravi ma sono stufo di essere il suo sacco. La mano si è chiusa in un pugno e l'ha colpito quasi come un meccanismo automatico di difesa dritto sul suo bel faccino abbronzato. Non posso controllare la reazione del mio corpo in questo momento. So solo che tutti i sentimenti negativi che mi scorrono in vena da troppo tempo: rabbia, risentimento, solitudine, dolore, dolore e ancora dolore ammorbante e mortale dolore che mi lacera costantemente in quel maledetto labirinto di spine dove sono bloccato, si sono riversati senza motivo contro questo povero malcapitato. Perchè la mia reazione è eccessiva. Lo so ma la mia oscurità, quando prende il sopravvento, non può essere placata.
"Ora sei morto davvero!" tuona scagliandosi contro di me con i suoi amichetti palestrati. Uno contro 5. Solo un codardo si comporta così.
"Sono secco sì, ma non mi fai paura e sono bravo a combattere. Faccio arti marziali miste da quando ho memoria." ringhio mentre mi attaccano in branco. Loro sono i lupi. Io l'agnello. Ma é davvero così? Io mi sento più un lupo solitario travestito da agnello.
Così il nostro scambio di vedute sulla sua sorellina è sfociata in una vera e propria rissa. Uno contro tutti! Perchè preferisco prendermele e andare a casa gonfio e livido che abbassare lo sguardo ancora una volta come il codardo che non sono mai stato. E poi, in ogni caso, verrei gonfiato lo stesso perciò tanto vale provare a difendersi.
"Le botte non risolvono i problemi fratellino! Dio ci ha forniti di un cervello e delle parole! Meglio chiarire che pestarsi a sangue! La violenza non è mai la soluzione! Ricordalo Jace!"
Le sue parole risuonano ad ogni colpo inferto o ricevuto. Ma Lara non hai più nessun potere su di me. Posso fare finta che sia così ma è una bugia. I maschi risolvono i loro diverbi così. Con le mani. Non con il dialogo ed io come ben sai con le parole non sono mai stato bravo. Quella brava eri tu.
"Cosa diavolo sta succedendo?" corre uno dei professori.
"Se parli sei un uomo morto! Non ho bisogno di problemi!" mi guarda truce William.
"Non sono una spia cretino!" ringhio.
"Signorino Vanderbilt tutto bene? Perchè le sanguina il naso?"
"Ho sbattuto contro l'armadietto aperto. Sono veramente imbranato a volte."
"Sicuro!?"
"Certo. Perchè dovrei mentirle?"
"Parli! Se qualcuno la infastidisce prenderemo provvedimenti. In questa scuola prendiamo sul serio i casi di bullismo e chi si comporta male con i propri compagni viene espulso immediatamente. Tolleranza zero."
"Infastidirmi? Siamo tutti amici qui!" metto un braccio intorno alle spalle di William che finge un sorriso. Io non mi sforzo nemmeno a fare quello. Sorridere? Non so più come si fa.
"Sarà. Ma non mi convince Jace. Non l'ho mai vista parlare con anima viva in tutto questo tempo."
"La scuola è grande. Spero non passi tutto il giorno a stolkerare me."
"Ma si figuri. Qualcuno ha visto qualcosa oppure ha qualcosa da aggiungere? No? Bene! Ora rientrate nelle classi! La pausa è appena finita!" aggiunge il professore mentre suona la campanella.
"Non finisce qui!" ringhia il maschio Alfa ferito nell'orgoglio.
"Lascialo stare fratellone! Lui è un grande! Te le ha suonate! Accetta la sconfitta e basta!"
Grugnisce allontanandosi.
"Io sono Alec ricordi? Cavolo! Sei una macchina da guerra! Faresti un sacco di soldi agli incontri da Jeremy!"
"Non so di che cosa parli ma non mi interessa! Ho già troppi casini personali e un padre che ha deciso di fare parte della mia vita e che mi tiene costantemente sotto la lente d'ingrandimento. Una mossa sbagliata e mi manda dallo strizzacervelli! Non ho bisogno di altri casini. Ora se ti sposti vado in classe!"
"Eih! Un amico come me può farti comodo!"
"Scusa ma anche no! Non mi piacciono i bulli!"
"Non offendere! Io non sono mio fratello! Ti farò cambiare idea!"
Mi siedo e mi perdo nella mia testa confusa e piena di pensieri vaganti.
Un amico. Mai avuto uno. Che cos'è l'amicizia? Non so. Io non ho mai avuto rapporti sani e normali con le altre persone. Sono sempre stato chiuso e diffidente. La mia unica amica era Lara. Nessun altro. Non stavamo mai più di un anno nello stesso posto. Il nonno ha sempre mandato il papà ovunque e lui si è sempre prostato ai suoi piedi come a dimostare che era degno del cognome preso dalla mamma e del lavoro da Amministratore delegato della Holding di famiglia. Ha sacrificato tutto per compiacere il nonno. Per cosa poi? I soldi? La fama? Il prestigio? Cose futili che non hanno mai comprato la mia felicità e mai lo faranno. Ora meno di prima. A me sarebbe piaciuto un padre presente che ogni tanto facesse con me un tiro al canestro, che mi insegnasse a fare il nodo alla cravatta o a radermi ma lui non c'era mai. E ora che vorrei che sparisse mi ammorba e mi riempie di attenzioni perchè ha paura di perdere anche me. Come se avessi mai lasciato intendere di volermi suicidare o altro. Non mi pare.

"Jace ci rendi partecipi dei tuoi pensieri?" mi chiede il professor Lokelani.


Il professore avrà non più di 45 anni. É di bell'aspetto e sa intrattenere la classe nonostante la barba e i capelli lunghi e il fatto che insegni una materia inutile. Veste sempre stravagante e non è il classico professore. Le ragazze sono sempre in calore quando lo vedono. Essendo un nativo dell'isola, ha l'abitudine di indossare le ridicole camicie hawaiane, che a quanto pare stanno bene solo ai tipi fighi alla MacGyver e a lui. I suoi tatuaggi tipici delle isole del Pacifico come le Hawaii e le isole Samoa, sono veramente bellissimi nonostante da artista, non capisca il bisogno di marchiare la pelle in modo permanente e indelebile. Ma i suoi tuttavia racchiudono la storia di questo luogo. Prima lo rispettavo di più ma da quando ha spifferato del mio tema al papà è entrato a far parte della mia lista nera insieme a Will e ai suoi amichetti della squadra di Basket.

"Non è gentile addormentarsi alle mie lezioni! Dovrei sbatterti fuori ma ti farei solo un favore. La smetti di fissare i miei tatuaggi? Qui si parla di argomenti esistenziali importanti."
"Che?" balbetto.
"Visto che sono gentile ti ripeto la domanda: cosa c'è secondo te dopo la morte?"
Ma proprio a me deve chiederlo?
"Non lo so. Le farò sapere quando morirò. Le apparirò come un fantasma e la tormenterò!"
La classe scoppia a ridere.
"Non puoi sforzarti e fare il serio? Avrai pure un'idea. Noi uomini siamo come programmati per credere in qualcosa di divino che attende la nostra anima dopo la nostra dipartita. Questo è il motivo per cui fin dai tempi più antichi esistono le religioni. Tu cosa pensi? Esiste l'aldilà?"
"No. Non credo esista niente. L'inferno poi è già qui. E' piuttosto terreno. Lo viviamo quotidianamente dalle piccole difficoltà fino alle guerre, le carestie e le pestilenze. Sinceramente non mi soffermo molto a pensare a cosa ci sia dopo, forse più al fatto che ho paura di morire senza aver mai vissuto davvero."
"Ok. Interessante. Perchè pensi che non stai vivendo davvero?"
"Sono un'adolescente in un nuovo liceo che passa la vita a spostarsi senza mettere radici."
"Questo non può essere un impedimento ma piuttosto un'opportunità!"
"Se lo dice lei."
"Qualcuno vuole intervenire dicendo la sua? Raven?"
"Io penso che le persone credano nell'aldilà perché detestano l'idea di morire, perchè la morte fa paura a tutti, è un viaggio di sola andata verso l'ignoto, perciò si autoconvincono che anche dopo la morte la loro anima possa continuare a vivere in eterno. Ma non è così. Le persone vivranno nei ricordi dei loro cari finchè pian piano anche loro verranno dimenticati. E' il cerchio della vita. C'è un'inizio e una fine. Tutto finisce prima o poi. E' inevitabile. Perciò io credo che dovremmo cercare il nostro Paradiso qui. Finchè siamo vivi. Dobbiamo vivere come se ogni giorno fosse l'ultimo con la consapevolezza che questo sia il modo migliore di vivere."
"Grazie Raven."
"Posso andare alla Toilette per cortesia?"
"Certo! Vai pure Raven. Qualcun altro intanto vuole intervenire? Moana?"
"Non esistono prove conclusive della continuazione della vita dopo la morte. Ma non esistono neppure prove contrarie. Io ci credo! La fede è questo. Credere in quello che non conosci. Così come fanno gli scienziati. Prima di trovare le soluzioni si imbattono nell'ignoto e sono motivati solo dalla loro voglia di trovare risposte. Non ci sarebbero risposte se non affrontassero l'ignoto. Perciò io credo!"
"Interessante! Alec?"
"Io sinceramente non so se esiste un posto migliore e più paradisiaco delle Hawaii ma voglio pensare che le persone che ci lasciano continuino a vivere con la loro energia vitale attraverso di noi. La vera difficoltà non è la morte di qualcuno ma è convivere con il dolore e superarlo."
Sembra che sappia di cosa si parla, di come ci si senta e per farlo deve aver perso qualcuno a lui caro. E' la prima volta da quando Lara è morta che provo empatia per qualcuno. Ma che diavolo dico? Alec probabilmente sta solo facendo delle ipotesi e non sa niente del vero dolore e del lutto.
"Tu cosa ne pensi Jace?"
"Ma perchè chiede sempre a me? La classe è grande."
"Perchè tu sei l'unico che ha affrontato un lutto recente."
Sento un tonfo al cuore. "Io... non voglio parlarne..." la voce trema. Pensavo di non riuscire nemmeno a parlare.
"Invece dovresti! Lo pensa anche tuo padre."
Ora è tutto chiaro. E' un piano per farmi parlare con qualcuno. Si sono messi d'accordo. Non avrei mai dovuto scrivere quello stupido tema. "Ma io non voglio farlo. Ne adesso ne mai."
"Jace. Dicci cosa ne pensi o ti metto un'insufficienza." mi minaccia il professore pensando che abbia più paura di un'insufficienza rispetto all'esternare i miei sentimenti davanti a dei perfetti sconosciuti. Ma non attacca. No. Io sono l'unico artefice della mia sofferenza. Sono l'unico che può inoltrarsi e perdersi in quel maledetto labirinto. Ne uscirò mai? Non lo so! Ma se lo farò sarà perchè l'ho deciso io.
"Se vuole telefonare di nuovo a mio padre non si inventi ancora che voglio suicidarmi."
Mi alzo facendo strisciare la sedia al pavimento che emette un suono stridulo e insopportabile che fa tappare le orecchie a metà classe, raduno le mie cose ed esco incazzato sbattendo la porta.
"Torna subito qui. La lezione non è finita e la tua reazione è eccessiva. Jace!" mi urla il professore.
Sbatto violentemente contro Raven buttandola a terra. "Scusa!" biascico arrabbiato.
"Eih! Tutto bene?"
"Alla grande. Perchè tutti non fanno altro che chiedermelo continuamente? E' estenuante."
"Perchè non sembra affatto che sia tutto ok. E non parlo solo di questo istante."
"Ma per favore!"
"Ragazzo solitario c'è qualcosa che posso fare?"
"Fatti gli affari tuoi, per esempio."
"Ma dove vai? La scuola non è ancora finita."
"Ovunque ma non qui!"
"Ok. Vuoi tagliare? Ci sto! Ti va di andare a surfare?"
"Non so surfare!"
"Ma io sì. Ti insegno. Non c'è niente al mondo, meglio delle onde, per dimenticare tutto."
"Non mi va."
"Lasciati andare!"
"E tu lasciami in pace!"
"Due tiri al canestro?"
"Sei una che non molla e non accetta un no come risposta?"
"Esatto!"
"Ma io non sono come gli stupidi maschietti che si buttano ai tuoi piedi perciò togliti di mezzo e dimenticati di me."
Mi allontano lasciandola perplessa.
"Tutto bene?" sento Alec chiedere alla sorella. Era corso fuori dalla classe. Ma perchè?
"No! Quel ragazzo è il peggior bastardo che esiste sulla faccia della terra. Dovesti lasciarlo stare. Si merita di rimanere solo per tutta la vita."
"Cosa? No! E' che..."
Lo fulmino con gli occhi. Se prova a parlare del mio lutto giuro che lo investo con l'auto. Sembra capire all'istante la mia occhiata. Non so.
"Che cosa?"
"Niente! Non si sente bene oggi! Capitano a tutti le giornate no. Dagli tregua ok? Si è appena trasferito e deve ambientarsi."
"Io ci ho provato ad essere sua amica."
"Lo so. Ma è anche vero che questo liceo è pieno di stronzi che giudicano e ti fanno passare l'inferno. Se tieni a lui lasciagli i suoi spazi."
"Sei sempre saggio fratellone!"
"Forse è meglio se lo riaccompagno. Non è nelle condizioni di giudare. Tu riporti a casa la mia auto?"
Annuisce e si allontana facendomi il medio ma ridendo come se fosse più per ripicca che per rabbia.
"Spostati dai! Ti accompagno a casa." mi dice Alec aprendo la portiera della mia auto.
"Nella tua famiglia siete tutti così caparbi e indisponenti? Non ascoltate proprio i segnali e non lasciate in pace le persone?"
"A quanto pare no." Ride divertito.
Sbuffo sedendomi dal lato del passeggero.
"Ora mi spieghi che cosa volete tutti voi Walker da me? Vi siete coalizzati? Will è chiaro che mi vuole morto ma tu e Raven cosa volete davvero?"
"Io te l'ho già detto. Cerco un'amicizia. Ho naso per queste cose e so che io te potremmo diventare migliori amici!"
"Io e te? Non credo! Tu puoi avere tutti gli amici che vuoi."
"Ma io voglio te. I ragazzi qui sono tutti stupidi e superficiali. In te percepisco un'aura diversa."
"Non è che sei gay? Perchè hai frainteso. Io sono molto etero. So con certezza che mi piacciono le ragazze anche se non sono in cerca di relazioni."
"Cosa? Ma sei fuori? E lo vedo come guardi mia sorella."
"E come la guardo scusa? Ti ricordo che l'ho appena ferita, umiliata e fatta incazzare."
"Come ogni altro ragazzo perchè Raven è la più figa della scuola. Ma tu la vedi davvero. Dentro."
"Sono una specie di santone adesso?"
"Cretino! Comunque se vuoi che l'amicizia funzioni togliti dalla testa di provarci con lei."
"Raven è bellissima. Questo è fuori discussione! Ma non sono pronto ad impegnarmi o altre cazzate. La mia vita è già troppo incasinata per complicarla con una donna."
"Non è che ti devi impegnare molto per fartela. Cogli l'occasione tipo quando lei è ubriaca e sei nel suo letto. E' quello che provano a fare tutti ogni giorno."
"Ma per chi mi hai preso? Nemmeno la penso in questo modo."
"Allora sei l'unico e senza offesa non sei normale. Se non fosse mia sorella un pensierino ce l'avrei fatto pure io."
"Scusa? E' veramente una cosa schifosa da dire!"
"Rilassati Kekoa. Non dicevo sul serio ma ora capisci perchè io e Will le stiamo sempre dietro! E' una che ama fare baldoria e i ragazzi se la vogliono sempre fare. Io perdo tutte le mie occasioni per farle da guardia del corpo. E' frustrante!"
"Forse dovreste semplicemente fidarvi di lei. Essere uno spirito libero non significa necessariamente essere una che la dà a tutti."
"Ma tu come la pensi?"
"Come alla musa per un ritratto. Mi ha fatto venire voglia di rimettermi a disegnare davvero e non solo soggetti di morte. Cosa significa Kekoa?"
"Buio nell'anima."
"Mi piace! Mi si addice. Perchè non hai detto a tua sorella della mia sfuriata in classe e del lutto?"
"Perchè mi è parso che tu non volessi parlarne. Non con lei. E forse con nessuno."
"Grazie. L'apprezzo. Se vuoi che la nostra amicizia funzioni c'è solo una condizione. Non mi chiederai mai di Lara, mia sorella morta, se non sono io a parlarne per primo."
"Accetto."
"Grazie che mi accompagni. Percorrere questa strada in queste condizioni mi fa stare ancora più male. E' qui che lei..."
"Aspetta... Lara è la ragazza che ha avuto quel brutto incidente circa un anno fa? Ho letto la notizia sulle pagine di cronaca."
"Già."
"Mi dispiace Jace."
"Merda!"
"Che succede?"
"Abbiamo dimenticato di passare a prendere Max."
"Il tuo fratellino? Credo che Raven si sia innamorata di lui. Appena posso faccio inversione e andiamo da lui."
"Io sono ancora terribilemente in imbarazzo per la figuraccia che mi ha fatto fare."
"Parole innocenti di un bambino che tiene al suo fratellone e lo vuole vedere sorridere. Pensi che non si accorga di quanto sei triste? Si vede lontano un miglio!"
"Io sto bene con la mia tristezza e la mia solitudine! Me la merito."
"Non penso. Perchè dovresti meritare di soffrire?"
"Perchè è così. Punto e basta."
"Chiaro! Cambiamo argomento!"
"Ti ha mandato il professore da me? Quello è uno che non molla. Mi da il tormento. Si è coalizzato con mio padre per salvarmi da me stesso."
"No! Ho chiesto se potevo uscire per venire da te visto che eri sconvolto e lui ha acconsentito. Poi è suonata la campanella della fine delle lezioni e mi sono messo a correre perchè pensavo non ti avrei più trovato. Se ti fosse accaduto qualcosa non me lo sarei mai perdonato."
"Perchè? Manco mi conosci!"
"Non so. E' una sensazione. Come se ci fosse un legame tra di noi. Ho avuto la stessa sensazione solo una volta con un ragazzino che si chiamava Kamoku."
"E perchè perdi tempo con me invece di stare col tuo amico?"
"Beh. Kamoku purtroppo è morto a 9 anni. Lui è stato il mio unico vero amico. Gli altri sono più che altro conoscenti. Persone con cui non mi va di aprirmi o di confidare i miei segreti. Dopo la sua morte per tumore, Will è diventato il mio migliore amico ma ultimamente non so cosa gli sia successo. E' diventato stronzo e distante. Allontana tutti. E' ferito e inquieto. Ma non capisco perchè. Mi manca mio fratello. So che è stupido. Ma è come se mi avesse abbandonato."
"In verità no. Lara era la mia migliore amica. Senza di lei io mi sento perso."
"Vedi? Abbiamo tante cose in comune."
"Non so."
"E' da parecchio che ti osservo. Gli altri ti reputano uno sfigato che se la tira. Mio fratello ti odia solo perchè essendo un figo sei una minaccia al suo Harem di troiette. Harem che un anno fa nemmeno esisteva. Non andava con tutte le ragazze. Ora basta siano carine e che respirino e gli vanno bene. Will era diverso, aveva dei principi, dei sogni ma ora esistono solo le feste, le donne, l'alcol e le risse."
"Hai i tuoi casini anche tu. Non farti carico anche di un peso morto come me."
"Io in te ho sempre visto qualcosa di speciale, non un peso morto. Hai le tue ferite. Come chiunque altro."
"Non sono speciale. Non so nemmeno più chi sono. Ho perso ogni voglia di vivere e di combattere. Lei era la mia ancora. Senza di lei fluttuo sulle onde, come una tavola da Surf, senza fermarmi mai."
"Allora hai bisogno di una nuova ancora. Ti aiuterò a uscire dalla tua tristezza."
"Ma io non voglio."
"Vivere non significa dimenticare."

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