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Il labirinto di Spine - Capitolo 2

Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto
della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.
(Luigi Pirandello)

Un altro giorno nel mio inferno personale. Il liceo. Tante maschere. Nessun volto. Si vede da come si atteggiano che il loro è solo apparire per conformarsi al resto del mondo. Ma non si rendono conto che cercando di sembrare ciò che non sono alla fine cessano di essere chi sono davvero. La cosa triste é che così forse non lo scopriranno mai e vivranno per tutta la vita senza conoscere davvero sé stessi. Io non ho paura di apparire strambo. Non ho bisogno di smettere di essere quello che tutti pensano che sono. Perchè io sono semplicemente un'anima persa che cerca il modo per uscire dal suo labirinto di spine. Non voglio conformarmi con nessuno. Non voglio fare finta di essere felice, spensierato e allegro perchè la felicità e la spensieratezza non mi appartengono e non mi apparterranno mai più. Non voglio camminare con il terrore di essere giudicato perchè nessuno può nemmeno immaginare cosa provo e cosa sto passando. Non mi interessa se mi prendono in giro. Non sono un gruppo di fighi che si burlano di me a ferirmi. Ci ho fatto il callo negli anni. Le ferite più dolorose sono altre e quelle non passano cambiando scuola e città. Quelle rimangono. Non si cicatrizzano mai. Sanguinano per sempre. Te le porti appresso come un bagaglio logoro. Cosa voglio? Non lo so. Non lo so più. Per ora mi accontento di finire gli studi e andarmene per sempre da qui. Non chiedo nient'altro. Non voglio nemmeno le ricchezze di famiglia perchè hanno rovinato tutto, non voglio vivere di false speranze, non chiedo l'amore perchè sarei incapace di amare anche me stesso, non chiedo un amico che mi comprenda e mi stia vicino, tutto quello che chiedo è di essere lasciato in pace. Vorrei solo stare solo col mio dolore finchè non passa. Se mai passerà. Ma ne dubito. Prima di partire per la Silicon Valley, considerando la notte precedente, il papà mi ha fatto mille raccomandazioni. Non so se preferivo prima, quando si disinteressava totalmente a me, o adesso che invece vuole fare il padre presente. La morale però è che ora mi sta col fiato sul collo e controlla ogni attimo della mia vita. Ha pianificato ogni minuto per non farmi stare solo con me stesso. Per evitare che la mia mente malata mi porti a fare scelte stupide come suicidarmi. Ma io non ho mai desiderato suicidarmi. O almeno credo.
Guido pensieroso verso casa dopo essere passato a prendere Max alla sua scuola elementare privata. Non ce la faccio a ripercorrere ogni giorno il tragitto che ti ha portata via da me. Sono stufo di portare i fiori sul ciglio della strada o sulla tua tomba perchè se non ci penso io chi lo farà? Perchè sono stato così stupido a non regalarteli quando eri viva invece che portarli qui su questa maledetta strada? A cosa servono i fiori ai morti? A niente. Moriranno a loro volta lasciando ancora più tristezza e desolazione sulla tua tomba. Avrei dovuto celebrare la tua vita quando ne ho avuto l'opportunità e non adesso. Ma ero troppo preso con i miei stupidi problemi da ragazzino che aveva appena lasciato le medie a San Francisco per cominciare la prima superiore qui cambiando città per la terza volta in due anni, per accorgermi della bellezza che donavi ogni giorno alla mia intera esistenza. Ora è tardi. Per me e per te.
"Puoi fermarti qui per favore?"
"Cosa? Perchè?"
"Oggi ho fatto un disegno per Lara. Vorrei lasciarlo accanto alla sua foto."
"Ok. Ma stai vicino a me. E' una strada molto pericolosa."
Guardo Max appoggiare un disegno di noi tre accanto alla foto di Lara sul ciglio della strada e lo stomaco si chiude immediatamente in una morsa quando leggo "Ci manchi."
Anche se è piccolo devo ammettere che ha buon cuore e che affronta il lutto meglio del sottoscritto.
"Ora andiamo. La mamma ti aspetta."
"Aspetta anche te."
"Non so. Non credo di essergli molto simpatico. Soprattutto in questo momento."
"Ti sbagli! E' molto preoccupata per te!"
"Ma non deve! Io sto bene."
"I tuoi occhi dicono altro."
"Cosa?"
"Lo diceva sempre Lara quando eri triste. Ricordi?"
"Certo."
"Ti va di giocare a tennis con me oggi? Il papà non ha mai tempo per insegnarmi e la mamma si è stirata un muscolo facendo Yoga."
"Certo."
Varcata la porta d'ingresso ci accoglie con un bel sorriso la mia matrigna.
"Ecco i miei tesori!" civetta Regina. "Vi ho preparato la Pokè Bowl che vi piace tanto."
In effetti non è male. Mi ricorda molto il sushi. E' una specie di insalata hawaiana con il riso bianco, il pesce crudo marinato (tonno o salmone o entrambi), alghe, avocado e verdure.
"Io non ho appetito."
"No mi dispiace Jace ma ora tu ti siedi e mangi. Se dimagrisci ancora un po' scompari. Tuo padre si è raccomandato di tenerti d'occhio e io non ho intenzione di deluderlo "
"Ho mangiato a scuola." mento.
"Non mi importa. Se non mangi la tua porzione dovrò fare la spia con Eric e lui è già intenzionato a mandarti da uno specialista nutrizionale perciò..."
Sbuffo. Ci manca pure il nutrizionista. Già vuole mandarmi dal dottore per i pazzi!
"Ok. Grazie." cerco di essere riconoscente ma con poco successo. Non sono bravo a fingere. Regina mi guarda mentre butto giù un boccone sforzandomi enormemente, con i suoi occhi verdi splendenti. A volte sono convinto che non capisca proprio le persone. Di sicuro non me. Penso che il dolore non la tocchi mai. Ma forse semplicemente finge bene. Quando ci hanno telefonato per dirci dell'incidente di Lara è svenuta. Ma l'ho vista cedere alla disperazione solo al funerale. Forse cerca di essere forte per noi. O forse lei è tosta di suo. Ma io non ci riesco. La osservo. E' una bella donna. Non c'è dubbio. Non è molto alta ma con un bel fisico e un portamento sofisticato. I capelli biondi ramati e le lentiggini che tende sempre a coprire col trucco perchè le detesta ma che io trovo tenere. È una donna colta ed è a capo dell'ufficio legale della Vanderbilt Holding ma da quando è morta Lara lavora per lo più da casa. Più che altro impartisce ordini e poi si tiene occupata con corsi di ogni genere sperperando soldi. Forse è il suo modo per superare il lutto. Ognuno reagisce a modo suo. Il mio? É non reagire proprio! Voglio viverlo ogni giorno. Voglio che mi annienti. Voglio che mi punisca per aver permesso a Lara di uscire. Regina per molti aspetti caratteriali mi ricorda la mamma, anche se ero piccolo e i ricordi di lei diventano sempre più vaghi. Per fortuna ci sono le fotografie a tenere vivo il suo ricordo. Con Max è premurosa e attenta. È una brava mamma. Ma io ho alzato un muro impenetrabile che nessuno può scavalcare. Non la sostituirò mai con la mia mamma e tantomeno mi affezionerò a lei perché prima o poi le persone ci lasciano e noi non possiamo far altro se non leccarci le ferite. E io ne ho già troppe di ferite che sanguinano. La mia paura più grande? Quella di dimenticare il volto di Lara e la sua voce. Il suo profumo piano piano svanisce dalla sua camera.
"Tuo padre ti ha mandato la mail con la descrizione del nuovo videogioco. Ha pensato che potresti fare tu la cover pubblicitaria disegnando un bozzetto. Che ne dici?"
"Ho smesso di disegnare. Papà lo sa."
"Ma hai talento. Non sprecarlo! Tuo padre ha deciso che da lunedì farai uno Stage nel suo ufficio grafico e pubblicitario. E' una bellissima occasione per te."
"Se lo dite voi!"
"Un po' più di entusiasmo ti farebbe sentire meglio tesoro."
"Scusa. Con permesso ho da studiare. Alle 4 ti insegno a giocare a tennis ok Piccoletto?"
"Ok." mi abbraccia. È cresciuto ultimamente. Ora la testa mi arriva al cavallo dei pantaloni. Le braccia stringono le mie gambe. I suoi occhi si sono come illuminati. Ha la stessa aria felice di Lara.

Ho finito i compiti prima del previsto. Ho ancora mezz'ora prima del torneo di Tennis con Max e mi sento particolarmente ispirato.
Prendo il blocco e disegno la tempesta del giorno prima.
La mia sirena sulla tavola da surf con i suoi capelli lunghi mossi dal vento. Posso sentire ancora il sapore amaro e salato delle sue labbra vellutate sulle mie. Un forte battito cardiaco come un pugno sbatte contro le pareti toraciche. È una sensazione nuova che non conosco. Solo mi chiedo ha fatto davvero la cosa giusta salvandomi? Merito davvero di vivere?
Non so. Max entra come una furia in calzoncini stringendo in mano la racchetta.
Posticiperò a dopo i miei problemi esistenziali. Ora voglio solo fare il fratello maggiore.

"Fantastico lancio Piccoletto."
"Ma ho mandato la palla nel giardino dei vicini!"
"Allora andiamo a scusarci e a riprenderla."
Dopo aver suonato arriva una bella signora dell'età di Regina all'incirca. È alta. I capelli lunghi e castani. Gli occhi azzurri. Sorride.
"Posso essere d'aiuto giovanotti?"
"Buon pomeriggio signora. Scusi il disturbo. Siamo i figli dei suoi vicini. Il mio fratellino ha lanciato la palla da tennis nel vostro giardino. Ci chiedavamo se fosse così gentile da ridarcela e ci scusiamo per l'accaduto. Spero non abbia procurato danni alle sue piante."
"Oh! Voi siete i figli di Regina. Che piacere conoscervi. Tu devi essere Jace. Sei in classe con i miei figli vero? Mentre questo ometto dev'essere Max. Io sono Selena."
"Ciao." dice titubante Max nascondedosi timidamente dietro le mie gambe.
"Entrate. Io chiedo ai ragazzi se hanno trovato la vostra pallina."
Ci abbandona sull'uscio di casa camminando con una falcata lunga e con disinvoltura sui tacchi 12 lasciando una scia di raffinato e costoso profumo.
"E tu che cazzo ci fai a casa mia?"
Fantastico! Con tutte le persone su quest'isola io dovevo proprio essere il vicino di Will Walker, l'odioso bullo che mi da il tormento?
I suoi occhi verdi sono glaciali e freddi come la brina sui fili d'erba allo Yosemite in primavera. Se potesse incenerirmi con un semplice sguardo ora sarei un mucchietto di cenere. Passa nervoso una mano nei capelli biondi scuri scostando dagli occhi il ciuffo. Indossa una canotta da Basket larga che però non nasconde il fisico palestrato da atleta e i muscoli del petto e delle braccia; le stesse braccia che usa per rivoltarmi come un calzino quotidianamente. Da pettegolezzi di corridoio ho sentito che lo scorso anno è stato bocciato perchè a pochi giorni dalla fine della scuola ha pestato a sangue un suo compagno e che nonostante i voti esemplari ha rischiato l'espulsione. Il padre pare abbia fatto una "donazione" e se l'è cavata ripetendo l'anno e la fedina immacolata.
"Che cazzo hai da fissare frocio?" mi guarda dall'alto verso il basso del suo metro e 90 cm contro il mio metro e 85 cm.
"Cosa significa frocio Jace?"
"È un modo poco gentile per insultare una persona a cui piacciono i ragazzi invece delle ragazze."
"Oh! Ma a te piacciono i ragazzi fratellone?"
"No. Ma se anche fosse non sarebbe un problema. Non c'è da vergognarsi del proprio orientamento sessuale."
"Senti senti. Sai parlare? Di solito non ti lamenti nemmeno quando ti scrollo e ti sbatto come uno zerbino col battipanni. Pensavo fossi muto. D'ora in poi piagnucola così mi renderai il lavoro più facile."
"Scordatelo!
"Oh! Vedo che vi conoscete." sorride la signora Walker.
"Non esagerare mamma. Io non voglio avere niente a che fare con questo sfigato!"
"William un po' di educazione per cortesia."
"Tz." ci da le spalle e si allontana verso la piscina. Come me scorgo un particolare dolore nei suoi occhi. Non penso sia profondo come il lutto ma credo che abbia perso qualcuno che amava, probabilmente una ragazza.
"Scusalo! Mio fratello è un vero idiota alle volte! In verità spesso! Io sono Alec. Siamo in classe insieme."

"Ciao." bofonchio. Due mesi e mezzo e non conosco le facce e i nomi di nessuno. Nemmeno so quanti siamo in classe e non riconoscerei un singolo compagno se dovessi incontrarlo per strada. Fissarlo mi viene spontaneo anche se so che è da maleducati.
Al contrario del fratello, Alec è alto all'incirca come me, ha i capelli molto più scuri che sembrano fluttuare e ondeggiare sulla testa tramite il gel, gli occhi grigio verdi, il pizzetto curato, un bel fisico palestrato visto che non indossa la T Shirt e un bel sorriso gentile.
"Questa dev'essere vostra." sorride porgendomi la pallina.
"Grazie." biascico goffamente.
Una visione celestiale si frappone tra me e Alec. Non sono in cerca di niente ma gli occhi per notare una bella ragazza, li ho eccome! E lei è più che bella. Labbra da sogno, occhi verdi come una prateria del Nebraska dai quali puoi scorgere i fili d'erba che formano l'iride, capelli lunghi e fluenti che scendeno fino al seno come onde e si appoggiano delicati su quei promontori sodi avvolti in un top bianco e attillato, gambe lunghe e snelle strette in un paio di shorts di Jeans attillati e strappati sul sedere che, anche se non vorrei, fisso con un po' troppo interesse e bava alla bocca. È altissima per essere una ragazza. Ci sono poco meno di 10 cm di differenza tra di noi. Probabilmente con i tacchi bassi sarebbe alla portata delle mie labbra, con quelli altissimi a spillo come quelli della madre mi supererebbe facendomi sentire ancora più una nullità. Il suo sorriso mi destabilizza. Mi sento avvampare, stordito, completamente impotente di pensare lucidamente.
Si china verso le mie gambe a cercare Max. Mi sento terribilmente in imbarazzo. Il suo viso è troppo vicino alla mia zona intima. Percepisco il suo respiro sul cavallo. Gli occhi roteano tra lei, Alec e sua madre ma nessuno a parte me sembra scomporsi più di tanto.
"Questo Kinder Sorpresa invece immagino che sia tuo!"
Max sbuca dalle mie gambe allungando la mano verso il cioccolato ma esita.
"Mamma e papà mi hanno detto di non accettare niente dagli sconosciuti!"
"Saggi! Ma io sono un'amica di tuo fratello!"
Che? Davvero?
"Ok. Bene. Così Jace non sarà più triste. Sei la sua fidanzata? Io sono Max a proposito."
Voglio sprofondare! Nemmeno la conosco questa ragazza. Prende il cioccolato.
"Non hai dimenticato qualcosa?" lo canzono.
"Oh! Giusto. Grazie. Come ti chiami? Sposerai mio fratello?"
"Io sono Raven. Per quanto riguarda il matrimonio con tuo fratello ci penserò. Tu sarai il primo a saperlo!" ride divertita.
Io sento le guance andare a fuoco. Vorrei essere schiacciato da un rullo compressore per sparire per sempre nell'asfalto rovente.
"Grazie di cuore. Scusate l'intrusione. Noi ora andiamo. Buona serata." parlo a raffica senza nemmeno respirare.
Trascino Max con tutta la forza che ho e più velocemente possibile.
"Tornate a trovarci!" civetta la signora Walker.
"O anche no." dice acido Will.
No. Assolutamente no! Dopo la figuraccia non riesco a riprendere il controllo delle mie emozioni. Max per fortuna non ha più voglia di giocare così io mi butto in piscina a nuotare per schiarirmi le idee ma inutilmente perchè lei ha il completo monopolio dei miei pensieri.

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