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Il Labirinto di Spine 2 - Capitolo 10

Sai, sperare è sbagliato.
Se non si può aggiustare
ciò che si è rotto,
si diventa pazzi.
( Max Rockatansky )


Un coagulo di sangue causato dalla botta presa, grazie a quel cretino di Paul, e ho rischiato di morire tra le sue braccia per un principio di Ictus e ora sono in sala operatoria. Se solo avessi avuto più tempo. Forse me ne andrò senza nemmeno poter dire a mio figlio che suo padre sono io e che ovviamente non sono morto. Senza poter fare testamento. Senza poterle dire "Ti amo" per l'ultima volta.
Mi agito perchè non voglio morire. Non più. Ho tutto da perdere ora. Maledico il tempismo dell'Universo nei miei confronti. Ora che voglio vivere lui vuole farmi morire.
La cosa bizzarra è che osservo la mia vita spegnersi sotto i ferri, come se fossi un'entità che si è separata dal mio corpo mortale ed io non ho mai creduto in queste scemenze.
È assurdo perchè sedato non dovrei provare niente eppure sento come un eco lontano della mia voce che dice fesserie sul Labirinto in un delirio infinito provocato dai brividi. Odio quella fastidiosa sensazione di sudore addosso che ti lascia bagnato fradicio e che ti fa attaccare i vestiti alla pelle quando hai un febbrone da cavallo. Come vorrei fare una doccia e indossare abiti asciutti e puliti. Mi sento bloccato in un doppio incubo, ad un bivio e devo decidere dove svoltare. Che uscita prendo? Morte o vita? Intervento o febbre? Come si esce da questo maledetto Labirinto che si attorciglia con le sue spine al mio destino? Cammino tra i rovi. Questa "visione" comincia a diventare sempre più surreale. Ad ogni passo la strada alle mie spalle viene ricoperta da un muro fitto di spine. Indietro non si torna. Mai. Perciò? Destra o sinistra? Devo prendere la decisione giusta. Chi mi porta alla fine di questo Labirinto da Raven e Vince? Non lo so ma non chiedo altro se non una seconda possibilità per essere felice. Poi improvvisamente un cartello luminoso con la scritta "uscita" comincia a sfarfallare davanti ai miei occhi così senza pensarci la seguo.
"Jace riesci a sentirmi?"
La luce mi buca le iridi.
"Può spegnere il sole?"
"Bentornato. Sei svenuto ancora. Nulla di preoccupante. Per fortuna ora che hai la febbre alta abbiamo capito che la causa di tutti gli episodi è una banale infezione curabile con antibiotici ad ampio spettro. Questa volta davvero in una settimana ti dimettiamo."
Perciò niente ictus, niente anima fuori dal corpo e niente operazione? Sono confuso.
"Era tutto un incubo?" chiedo.
"Non so cos'hai visto mentri eri privo di sensi e ti dimenavi in preda ad una crisi ma sì, era tutto frutto della tua immaginazione."
"Perciò non sono mai uscito dal mio Labirinto per tornare da Raven e Vince?"
"Non ho idea di che cosa parli visto che la febbre è ancora alta e straparli, tuttavia tua moglie Raven e tuo figlio Vince ti aspettano fuori. Sono preoccupati. Ora li chiamo."
"Tua moglie Raven" aumenta i miei brividi, ma devo ammettere che suona davvero bene.
"Jace! Jace! Jace! Ti ho fatto un disegno." entra correndo come una furia il mio... ometto.
"È bellissimo Vince. Grazie."
"Zio Al mi porta a prendere il gelato. Ti porto il nostro gusto preferito?" mi sorride facendo l'occhiolino.
"Sarebbe splendido."
"A dopo ciao." esce saltellando.
"Jace" sussurra con una voce strana che non capisco. Forse si è solo spaventata.
"Raven, io mi chiedevo se..." possiamo ricominciare tutto da capo... urla nella mia testa ma non riesco a finire di esprimere il concetto che sento la sua voce tentennare.
"Dobbiamo parlare." Mi interrompe e si siede accanto a me sul letto.
"Certo." le sorrido accarezzandole la guancia ma si scosta glaciale.
Non sta andando proprio come avevo sperato.
"Ho riflettuto, ho anche parlato a cuore aperto con Paul."
Finalmente ha mollato quel mascellone.
"E ho deciso che ci sposiamo comunque. A lui non interessa se Vince è figlio tuo e..."
"Aspetta cosa? Interessa a me!"
"Lasciami finire."
"Perchè mi dici queste cose? Non ha senso. Nemmeno un'ora fa hai detto di amarmi e io ti ho detto che non avrei più rinunciato a voi."
"È così Jace ma l'amore a volte non basta."
"Ma cosa ti inventi? Certo che basta! Con l'amore nel cuore si supera ogni ostacolo. Me l'hai insegnato proprio tu!"
"Non sei l'unico imprigionato in un Labirinto, Jace."
"Ne possiamo uscire insieme. Come abbiamo già fatto quando stavo male per il lutto."
"Ormai è tardi. Non siamo più quei due ragazzini. Non posso ripercorrere quella strada e quel dolore. Adesso ho Vince, un fidanzato e tutto da perdere, per inoltrarmi in un Labirinto di Spine senza uscita. Mi dispiace. Ognuno per la sua strada. È meglio così per tutti."
"È meglio per chi? Per Paul? Mi sembra che sia l'unico a guadagnarci. Ma te lo scordi Raven. Abbiamo un figlio."
"Ovviamente farai parte della vita di Vince. Ma gli dirò di te solo quando sarà il momento giusto. Hai capito?
Arriccio il naso infastidito. Nemmeno per scherzo! Sono già mancato per quasi 5 anni dalla sua vita e a questo punto, non voglio più perdere nemmeno un secondo di lui. Devo rivalutare tante cose a questo punto della mia vita, sono un completo casino, ho preso scelte e strade sbagliate in questo infinito tempo e avevo perso la voglia di vivere e di combattere ma adesso è diverso. Cambierò in meglio ed ogni cambiamento sarà solo per mio figlio.
"Jace? Ti degni di rispondermi? Ho bisogno che mi dici che hai capito. Conosco mio figlio e ha bisogno dei suoi tempi. Non posso sganciare questa bomba senza pensare alle sue condizioni psichiche."
Spero non abbia ereditato la psiche contorta dei Vanderbilt  ma questo non giustifica il tentativo stupido di Raven di escludermi ancora dalla vita di mio figlio.
"Sei stata piuttosto cristallina Raven. Ma non ti aspettare che mi vada bene. Preparati a combattere perché io non mi arrendo con te. Ti riconquisterò. Quel cretino di Paul non ti merita. Non dopo quello che ha fatto."
"Sei ridicolo, geloso e straparli. Forse dovremmo riparlarne quando sarai più lucido." 
"Geloso? Ammetto che lo sono, senza ombra di dubbio ma sono lucido e serio, Raven. Il tuo fidanzato nasconde una parte oscura e violenta. Mi ha abbandonato in un lago di sangue dopo avermi picchiato e spinto quando ero in camera tua. Non pensare che mi stia bene che cresca mio figlio."
"Non mettere in mezzo Vince."
"Vince è l'unico motivo per cui cerco di avere un dialogo civile con te. Non scapperò più dalle mie responsabilità di padre, perciò o glielo dici ora o risolveremo la cosa in tribunale. E io ho il tempo, i mezzi e studi legali che lavorano per me in ogni parte del paese."
"NO! Non ti azzardare Jace! Non puoi portarmi via mio figlio. Con che diritto poi?"
"Nostro figlio. È anche mio. E il test del DNA che gli hanno fatto qui in ospedale lo conferma. Non voglio arrivare a tanto perciò Raven pensa alle tue prossime mosse. Puoi sposare quel coglione e vivere infelice senza tuo figlio oppure riprendi a ragionare e sposi me e vivi felice per il resto della tua vita con noi come famiglia."
"È un ricatto bello e buono. Sei uno stronzo."
"Non è un ricatto. Ti ho detto che non accetto più di starvi lontano. E visto che hai detto di amarmi in cuor tuo sai cosa devi fare, Raven. Scegli me per una maledetta volta."
Le urlo contro.
"Vaffanculo Jace." sbraita irata.
"Scegli noi." La tiro verso le mie labbra e la bacio. "Ti è chiaro che ti amo?" le sussurro a fior di labbra. Mi guarda con un cipiglio che incenerirebbe chiunque. 
"Dopo tutte le troiette con cui sei stato io... non ce la faccio."
"È questo il problema? Non significavano niente. Io pensavo a te, al tuo corpo, alle tue labbra ma nessuna di loro era o sarà mai te. La terapia chiodo schiaccia chiodo che mi ha suggerito tuo fratello William, mi ha fatto male facendomi sprofondare ancora di più nel mio labirinto di spine. Ero depresso, alcolizzato e fatto tutto il tempo e ho provato in svariate circostanze a..." sospiro. Mi sto mettendo a nudo per cosa? La conosco da sapere che ha deciso di lasciarmi.
"A fare cosa? Io sono venuta a Toronto per la miseria, ma tu stavi facendo l'ispezione alle tonsille ad una bionda tutta rifatta. Mi hai ferita. È stato un tradimento."
"Tu cosa?"
"Quando Vince aveva 9 mesi, mio fratello Will, mi ha convinta a venirti a dire la verità. Ma non è andata come speravo e anche se ci ho messo 4 anni, ora ti ho cancellato."
"Io non ti cancellerò mai. Lo vuoi capire? Sono distrutto! Ho anche provato a suicidarmi per far passare questo maledetto dolore che mi lacera il cuore."
"Scusa? Di che cosa parli?"
"Niente. Lascia perdere. Troverò il modo per farti cambiare idea. Dacci una possibilità. Non ti alletta una famiglia formata da noi e Vince?"
"Lascia fuori Vince da questa storia. È un problema solo nostro. Non suo. Non voglio che sappia ancora che tu sei suo padre. Devo prepararlo."
"Prepararlo? Se non avessi mentito dicendogli solo cazzate, non saremmo messi così. Ma poi come hai potuto dirgli che sono morto?"
"Ho solo detto che sei volato aldilà dell'oceano."
"E che diavolo significa Raven? Vince ha capito che sono morto e ora è pure più brutto perché sembra che io vi abbia abbandonato per la miseria!" sbotto ma rimango in silenzio di colpo, con gli occhi sbarrati quando vedo Vince, appoggiato con la schiena allo stipite della porta e il mio gelato stretto nella manina, scivolare sul pavimento. Non doveva assistere a questa litigata. Non doveva scoprirlo così.
"Vince" sussurro cercando di alzarmi da questo maledetto letto.
Ma sono debole e la testa mi gira forte per poterlo raggiungere. Lo vedo correre via piangendo.
"Sei contento?" mi urla con odio come se la colpa di questo casino fosse solo la mia.
"Hai chiuso con noi Jace."
"La smetti di dire strozate?" mi alzo a fatica.
"Non ti scomodare!
Stanne fuori." mi spinge facendomi cadere sul letto.
"Se vuoi andare per avvocati così sia, ma preparati a pedere." mi punta il dito contro con una luce strana negli occhi. La stessa che ho visto solo negli occhi di suo padre. Si allontana dandomi le spalle. Ma come ci siamo ridotti? Come siamo arrivati a questo?
"Raven" urlo disperato.
Lei non si volta ed io non sono abbastanza in forma per rincorrerla.
Mi corico sul letto a torturarmi il viso mentre fisso il soffitto bianco.
Aveva ragione chi ha detto che chi vive di speranza muore disperato.
Prendo il cellulare e chiamo l'avvocato di famiglia che mi dice che informerà il Notaio per quanto riguarda Vincent e che passerá a ritirare il test di paternità e a farmi mettere delle firme per l'eredità. Poi mi passa una collega che è specializzata in affidamento di minori. Mi spiega tutte le possibilità e la procedura. Alla sua pressione per depositare immediatamente presso il tribunale dei minori, la richiesta di affidamento esclusivo tentenno e mi prendo il tempo per rifletterci. Riattacco pensieroso.
Ho davvero intenzione di portare via mio figlio così a sua madre? È una strada dalla quale, una volta percorsa, non c'è via d'uscita proprio come il mio tormentato Labirinto. Semplicemente non si torna indietro e qualcuno si fará male e sanguinerà per sempre. Fare scegliere a Vince è una tortura che vorrei risparmiargli. Ma non c'è un modo giusto d'agire senza rovinare tutto e io non voglio guardarmi indietro e pentirmi di aver distrutto la vita del mio bambino. Se lo allontano da Raven mi odierà per sempre. Allo stesso tempo, ho voglia di passare più tempo possibile con lui. Con lei. Sospiro! Dannazione! Maledetta cotta che non passa! La amo troppo per farla soffrire. Non posso. Mi farò peso di tutto il dolore anche se so che mi distruggerà. Grazie agli antibiotici mi addormento e al mio risveglio l'avvocato con solerzia mi ha giá preparato tutti i documenti, compreso quello per riconoscere Vince, da firmare.
Gli faccio aprire anche un conto corrente e gli faccio intestare la villa che mi ha regalato il nonno. Un giorno sarà comunque tutto di Vince. Poi, dopo l'ultima idea dettata dalla febbre, di trasformare la villa del nonno in una residenza per anziani in modo da portare qui nonna Anna, passo circa mezz'ora a firmare carte. Quando finalmente se ne va, mi lascia solo nel mio tormento. Vorrei sentire il profumo di salsedine, udire lo sciabordio dell'oceano e guardare il mio tramonto preferito prima di tornare in Canada.
Stacco la flebo, mi rivesto ed esco camminando in direzione della spiaggia. Sfilo i mocassini e mi bagno i piedi.
Guardo all'orizzonte l'immagine di Raven scomparire come nebbia.
Prendo il telefono e le scrivo un messaggio su WhatsApp seguendo il cuore e non la ragione.

"Non voglio litigare con te, Raven. Hai vinto. Non interferirò più nella tua vita e in quella di Vince. Non intraprenderò nessuna guerra legale per la custodia. Rispetterò i vostri tempi e quando vorrai farmi vedere mio figlio lo attenderò a braccia aperte. Concedimi però di dargli il mio cognome e di riconoscerlo in modo da assicurargli un futuro senza problemi. Ti amo. Questo non cambierà mai ma hai diritto di andare oltre. Ti auguro di essere felice e che Paul ti tratti col rispetto e il riguardo che meriti. Io non credo che tornerò a Honolulu mai più. Addio Nalu."

Qualche ora e torno a Toronto. Ho appena saputo di possedere una flotta di aerei privati. Tantovale approfittarne.
I soldi cominciano a piacermi. Da oggi comincia la mia seconda vita all'ombra di una Chimera che mi succhia l'anima ma ho deciso che, con o senza Vince, rimango comunque suo padre, perciò mi concentrerò su me stesso per diventare quel ragazzo che sognava Lara, studierò per la mia laurea e subentrerò nell'azienda. Basta cazzate.
Mando un messaggio ad Alec dove lo informo della mia decisione di tornare a casa e gli estendo l'invito.
Mi risponde subito e ci diamo appuntamento all'aeroporto.
Francamente non mi aspettavo che mi seguisse.
Scrive che sará in compagnia e sorrido.
Almeno lui in amore ha più fortuna di me.
Gli giro il contratto della Vanderbilt Architectural Record che ho intenzione di aprire a New York, dove c'è la sede principale della mia Holding e dove mi trasferirò subito dopo la laurea, e la cui direzione ho intenzione di affidare a lui. Mi chiama subito e quasi sviene alla notizia. Accetta felice.

Guardo la spunta del messaggio a Raven diventare azzurra, conferma che ha ricevuto ciò che le ho scritto, prima di spegnere il telefono e sdraiarmi sulla sabbia a guardare le nuvole.

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