Tagane
Quella domenica, quindi, sarebbe arrivato il nuovo compagno. Non sapevamo a che ora ma contavamo di poter pranzare insieme. Invece niente. Non era arrivato. La curiosità salì al massimo. Ma quando tornammo in dormitorio la potemmo soddisfare. Jan, sempre primo, aprì la porta della nostra camera. E allora lo vedemmo. Era sdraiato su una delle brandine in fondo alla camera, isolato da tutti. Era sdraiato e teneva le gambe accavallate. Ci guardò con uno sguardo simpatico. Si alzò in piedi. Era alto almeno 1.80 snello e sbarbato di fresco, propabilmente. Aveva i capelli bianchi con un ciuffo che gli copriva l'occhio sinistro. Poi si sdraiò di nuovo. -Novellino..sei preoccupato?
Per tutta risposta il ragazzo aprì con un calcio la valigetta che aveva ai piedi del letto. Ci precipitammo a vederne il contenuto.
2 pistole d'ordinanza, una più piccola dell'altra, da poter portare anche nelle tasche di una giacca, e un coltello. Numerosi caricatori provavano la temibilità degli strumenti.
-Novellino? No grazie. Sono il vostro nuovo compagno. James Tagane.-
Voce virile e fredda. Una voce cattiva. Poi si alzò nuovamente e si inchinò. -Hai già pranzato?-.La voce uscì così, senza ch'io volessi realmente parlare. Quello strano tipo mi affascinava.
-No. Sapete dov'è la mensa?-
-Se vuoi ti accompagniamo, vero ragazzi?-
-Certo, così possiamo stare un po' insieme prima delle lezioni della sera, parliamo..ci conosciamo..- disse Marco.
-Per me va bene, approvo. Come vi chiamate?-
Uno alla volta gli raccontammo di noi, di chi eravamo, di cosa ci piaceva. Ogni volta che interveniva lo faceva in modo elegante e distaccato, misurando e scegliendo ogni volta le parole. Quando finì di mangiare "scendemmo" nel cortile. I più grandi erano in missione e c'era abbastanza spazio per tutti. Lui si sdraiò e chiuse gli occhi. Sembrava molto stanco. Da qualche minuto stavo raccontando delle mie passioni, i libri e lo scrivere, quando arrivarono, con fare prepotente, 5 o 6 ragazzi del secondo anno. -Ehi belle!- dissero, chiaramente rivolti a noi -Se i vostri amici non sono buoni con voi venite da noi...gli daremo quello che si meritano..-
-Qualcuno vi ha chiamato?- chiese freddo e impassibile Tagane.
-No pivello..ma non ho intenzione di farmi mettere i piedi in testa da un mostro con i capelli bianchi!-
-Dunque si allontani.-
-Non hai capito? Rischi le botte idiota!-
-Tu rischi un proiettile.- Attoniti lo guardammo. Era sdraiato come quando era sul letto, con gli occhi semichiusi e le gambe accavallate ma in mano teneva una pistola. Masticava un filo d'erba. La maneggiava senza problemi. Non l'infastidiva minimamente il fatto che stesse puntando un arma omicida contro una persona.
-Bastardo!-
-Certamente. Ora se vi allontanaste potrei finire di ascoltare Veronika in pace..-
-Se non lo facessimo pivellino?-
-Questa sera ci sarebbe una testa quadra in meno del mondo.-
Era fatto così. Prendeva sempre le parti di chi era in difficoltà e spesso, immischiandosi in faccende a lui estranee, attirava molte inimicizie. E anche molte amicizie. Girava sempre con almeno un coltello a serramanico ben affilato e nei giorni di libera uscita portava anche "Gibby", la pistola più piccola. Si capiva bene che non era del tutto normale, rispetto al comportamento, ma la sua generosità e fiducia lo facevano risultare un bravo ragazzo. Se Jan era stato primo, era stato solo in un periodo lontano. Si impegnava, ci impegnavamo, con tutte le nostre forze per stare dietro a quello strano ragazzo: qualsiasi cosa ci venisse chiesta, lui la sapeva o l'intuiva. Per non parlare delle esercitazioni! Era un fenomeno. Incredibilmente forte e veloce aveva un modo particolare per iniziare ogni esercizio. Si inchinava verso il percorso, o il soldato (si facevano prove di lotta con militi del 5 anno) e poi vinceva. Aveva un'altra eccentricità. Si "scrocchiava" le dita in un modo particolare ogni volta che doveva affrontare qualcosa. Ecco, quel movimento mi ricodava qualcosa....come se l'avessi già visto. Anche i suoi occhi, il suo comportamento deferente e sprezzante, audace e prudente insieme mi ricordava qualcosa. Ma cosa? Mi feci un lungo esame di coscienza senza poter capire se effettivamente l'avevo già incontrato o meno. In una cosa però non eccelleva. Il più bello rimaneva senza dubbio Jan, con il suo fisico scolpito e due tatuaggi sul collo. Sapeva bene quanto ci piacesse (a noi ragazze) vederlo semi-nudo e così lui, ogni sera, ci dava la buonanotte abbracciandoci. Com'era sensuale e dolcissimo quel momento! Ce lo saremmo volute portare a letto, altro che abbraccio!
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