Venti
Aaron
Un mese dopo....
'Hanno cercato di ucciderci, ma siamo ancora vivi'.
Questo pensiero mi ritorna sempre ogni giorno che guardo le facce, che portano ancora graffi o segni di bruciature e ustioni, dei miei amici.
Alcuni dei miei amici.
Axel e Luke sono morti, e adesso a loro si aggiungono pure Jacob e Reyna.
Ricordo ancora quel giorno...
In un attimo esplode tutto intorno a noi. Vengo lanciato via dalla potenza della bomba e mi sembra di morire.
Però sento troppo il dolore per essere morto.
La casa è in fiamme e il fumo, oltre alla botta presa sul pavimento, mi offusca la vista, impedendomi di vedere gli altri.
"Ragazzi!", urlo.
"Ragazzi!", grido nuovamente.
Non ricevo nessuna risposta.
Così mi alzo in cerca di qualcuno.
"Aiuto!", esclama qualcuno.
Seguo la voce, facendomi largo tra le fiamme e i resti della casa, fino al piano di sotto.
"Dove siete?!", chiedo.
"Dietro la libreria!", risponde la voce che riconosco essere di Jasmine.
Anche se incredulo, sposto la libreria ed entro in una stanzina.
Jasmine ha una gamba schiacciata sotto degli scaffali, mentre Astrid è qualche metro più in là svenuta.
"Aaron!"
"Arrivo".
Vado verso la mia amica e sollevo lo scaffale quanto basta per permetterle di uscire.
"Grazie al cielo stai bene, non potevo pensare di aver perso pure te e Astrid dopo Luke", dice lei seduta e con la gamba insanguinata distesa.
"Non ci perderai. Ti aiuto ad alzarti".
Le afferro le mani e la tiro su in piedi.
Più andiamo verso Astrid.
"Ce la fai a camminare?", le domando.
"Si, tranquillo. È solo un po' di sangue".
Prendo in braccio Astrid, che non se la passa meglio di noi, e saliamo le scale.
"Cerchiamo gli altri", afferma lei.
Poiché grazie al temporale il fuoco si è quasi spento, poso Astrid per terra e aiuto Jasmine.
"Aaron, Jasmine di qua!", sento che ci urlano dalla 'cucina'.
Corriamo verso le voci e vediamo Athena ed Eris.
"Ma voi.."
"L'esplosione ci ha colpito anche se eravamo fuori, ma non con così tanta potenza come qui. È un miracolo che siate vivi", afferma Athena mentre controlla se il fratello steso a terra respira ancora.
"È vivo", proclama seria tirando un leggero sospiro di sollievo.
Lo carico in spalla e lo porto vicino ad Astrid.
"Cerchiamo gli altri", dico.
Nella sala in cui mi trovavo io al momento dell'esplosione c'erano Amy e Jacob, che ora senza le fiamme e senza il fumo si riescono a distinguere.
Mi precipito verso la mia ragazza.
"Amy! Amy ti prego svegliati", la imploro mentre mi inginocchio affianco a lei.
Per tutta risposta lei mi tocca la mano con la sua.
Torno a respirare e la potendo in braccio per parla vicino agli altri.
Poi sento Jasmine urlare poco più in là.
Mi precipito verso di lei.
"Che succede? Tutto bene?", chiedo allarmato.
Lei tremante e con le lacrime agli occhi indica il corpo davanti a lei. Jacob.
I suoi occhi terrorizzati sono rimasti spalancati e la bocca è leggermente aperta. Riporta ustioni su gran parte del corpo e una gamba... una gamba è addirittura qualche metro più in là dal corpo.
È morto sul colpo.
Jasmine posa la testa contro il mio petto e piange sommessamente.
"Tranquilla Jas, va tutto bene", la consolo.
"Jeremy. Aaron dov'era Jeremy!", mi domanda in panico.
"Io... Non lo so..."
"Tranquilla. Sta bene", la rassicura Athena, risalita dal piano di sotto.
Poco dopo, infatti, compaiono Eris e Jeremy.
"Jeremy!", esclama Jasmine.
Corre verso di lui e lo bacia.
Lui non si tira indietro, ma non se l'aspettava.
"Ragazze, ma Reyna?", chiedo.
" È... Morta.. ", risponde Eris.
Non ci sono parole, non esistono parole.
In quel momento sentiamo il motore di una macchina e poi degli uomini armati entrano in 'casa'.
"State tutti bene?", chiede uno.
" Voi chi diavolo siete? ", domando.
"Ci ha mandato il professor Sheppard, vi porteremo in salvo".
Ed eccoci qui, ora. Su un furgone diretto a Frester, per cercare un certo Mark Campload che dovrebbe aiutarci contro i Black Soldiers.
Amy è seduta affianco a me. Porta ancora il segno delle ustioni sulle braccia e sulla guancia destra.
Questo attacco ci ha portato via ogni emozione. L'unica cosa che vogliamo è la vendetta.
Il mezzo di trasporto si ferma all'improvviso in una foresta innevata poco prima della città.
"Secondo le ultime informazioni Frester è sotto il diretto controllo di uno dei capi dei BS, Chang Hiwanaki.
Ci divideremo in tre gruppi ed entreremo nella città solo ed esclusivamente per prelevare Campload, dopodiché ritirata", ci ordina il Capitano Meyers.
Imbraccio il fucile e scendo dal furgone per raggiungere la mia squadra composta da Jasmine, Athena, il Capitano Saymer e altri due soldati.
"Squadra! Noi siamo i Cecchini! Ci posizioneremo sul campo in modo da poter colpire senza essere visti. Saremo i primi ad attaccare, perciò è importante che non sbagliamo", ci comanda Melissa Saymer, secondo Capitano.
Ci inoltriamo nella foresta camminando silenziosamente e facendo attenzione ad ogni rumore.
Secondo il piano, noi dobbiamo entrare dalla Porta Est delle mura, che è la meno controllata, e da lì aprire tutte le altre in modo che le squadre d'Assalto riescano a penetrare nella città.
" Ci siamo quasi, continuiamo così ", ci esorta il Capitano.
A un certo punto sento dei rumori però.
"Avete sentito?", chiedo.
"No. Che cosa?", domanda Athena.
"Capitano si fermi! È una trappola!".
All'improvviso ci sparano contro.
"Da dove ci stanno attaccando?! ", chiede uno dei soldati.
Mi guardo intorno. Ma certo, gli alberi.
"Sparate verso gli alberi!", grido.
Punto il fucile verso una delle piante e sparo.
Lo stesso fanno Jasmine con l'arco e Athena con la balestra.
Dopo poco quattro corpi vestiti di nero cadono al suolo.
"State tutti bene?", chiede il Capitano reggendosi il braccio sanguinante.
"Capitano, uno dei soldati è morto!", urla Jasmine.
Ci avvicinano tutti. Il proiettile gli ha perforato il cranio, non c'è niente da fare per lui.
Così ci mettiamo tutti un pugno sul cuore e chiniamo la testa in segno di rispetto.
"Capitano Saymer, vuole una benda?"
"No grazie, soldato Castellan. Ce la faccio".
In quel momento sentiamo il rumore delle porte della città aprirsi seguito da sei spari.
Il nostro piano.
Ci guardiano tutti inorriditi.
"Signori, siamo caduti nella loro trappola".
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