Un giusto ricatto
Capitolo XXXVIII
* Harry's Pov *
Dopo che Louis mi curò il taglio, ci sdraiammo sullo stesso letto. Io ero completamente stremato. Era davvero successo l'inferno. Non mi sarei mai aspettato che Rick e John potessero scomparire così velocemente dalla mia vita.
- Cazzo adesso ricordo! - gridò Louis, alzandosi di scatto, con la schiena, dal letto.
- Ma che ti prende? - ero sul punto di appisolarmi tra le sue braccia e lui si alzava di scatto? No, non stava per nulla bene.
- Che mi prende? Mi prende che mi sono ricordato della volta che siamo venuti a prenderti in strada. Tu ci hai detto che non sapevi come denunciare quei tipi, ma sapevi che si chiamavano Rick e John. E cazzo non ho pensato che Rick e John potessero essere gli abbreviativi di Richard e Jonathan. Insomma dovevo arrivarci prima. Coincidevano pure le descrizioni e invece li ho fatti entrare in casa come uno scemo e ho lasciato pure che ti portassero con loro. - si passò le mani sul viso, segno di quanto fosse frustato e così mi sporsi verso di lui e lo abbracciai.
- Lou non hai nessuna colpa. Hanno saputo mentire bene e poi ti fidavi di me. Ti fidavi di quello che ti dicevo e non potevi mai pensare che fosse tutta una bugia. Inoltre sono stati loro a fare del male a tua sorella... mi dispiace che tutto stia venendo a galla solo adesso -
- No, va tutto bene. In fondo adesso marciranno in galera e quando andremo al tribunale per condannarli nuovamente, vedrai che li faremo seriamente restare lì a vita - gli sorrisi e gli lasciai un piccolo bacio sulle labbra.
- Sai cos'è la cosa strana? -
- Cosa? - si sdraiò nuovamente e mi riaccolse tra le sue braccia.
- Che mio padre non mi abbia ancora cercato. Da quanto gli avevano detto che sarebbe rimasto a casa finchè non ci fosse stato il prossimo incontro al tribunale, lui non mi ha nè cercato, nè disturbato... credi che si sia pentito di quello che ha fatto? - iniziarono a sorgermi i dubbi. Non mi fidavo di mio padre. Si era mangiato tutta la mia fiducia in lui la prima volta che mi aveva messo le mani addosso. Solo che era strano da parte sua avermi in giro e non approfittarsi del mio corpo. Per carità, non che non mi andasse bene, ma conoscendolo avevo paura che stesse architettando qualcosa.
- Penso che il lupo perde il pelo ma non il vizio. Forse sta solo cercando di tenersi calmo per dare un buon "aspetto" al giudice. Forse lo sta facendo apposta, ma non credo proprio che sia cambiato. -
- Già, lo penso pure io... -
Restammo un altro po' in silenzio, finchè non mi accorsi che si era addormentato. Così, stremato forse più di lui, decisi di addormentarmi seguendo il suo regolare e leggero respiro.
- Harry svegliati! Dobbiamo andare a scuola! - mi sentii scosso da un braccio, e fui costretto, di malavoglia, ad aprire gli occhi e sbattere le palpebre.
- Ma io ho sonno - biascicai, tornando con la testa dentro le coperte. Fuori faceva freddo e io volevo restare al caldo.
- Anche io, ma dobbiamo lo stesso andarci -
Solo dopo un suo bacio mi convinsi a uscire dalle coperte e a farmi investire dal gelo invernale. Rabbrividii e decisi di vestirmi velocemente o sarei davvero andato in ipotermia.
- Hai sentito Niall ieri? - chiesi a Louis, che era intendo ad aggiustarsi il ciuffo davanti allo specchio. Quando infilai la maglietta mi lasciai sfuggire un piccolo lamento per il dolore alla spalla, ma subito lo coprii fingendo di tossire.
- No. Non mi ha chiamato nemmeno stamattina. -
- Gli chiederemo spiegazioni una volta che arriveremo a scuola - Lou acconsentì e poi scendemmo in cucina per fare una veloce colazione. Mi correggo, Lou si mangiò mezzo tavolo, io invece, dato che la mattina non mangiavo mai, mi limitai a bere un bicchiere d'acqua. Poi aggiustammo gli zaini e ci dirigemmo velocemente a scuola. Johannah ci aveva dato il consenso di prendere la sua macchina, tanto ne avevano due.
Una volta arrivato in classe, mi accorsi della figurai di Niall davanti all'ingresso.
- Ehi Niall... come mai non ti sei fatto sentire ieri e oggi? -
- I miei mi hanno messo in punizione. Mi hanno tolto ogni aggeggio elettronico - ridacchiò, salutando il ragazzo con cui stavano parlando e dedicando a me e Louis.
- Devi spiegarci un po' di cose - aggiunsi, guardando Niall negli occhi. Ridendo, il ragazzo biondo, ci disse che durante la pausa pranzo ci avrebbe fatto sapere tutto nei minimi particolari e così affrontammo tutte le ore di lezione con l'ansia di sapere la verità. Una volta seduti al tavolo della mensa, ci accorgemmo dell'assenza di due persone.
- Liam e Zayn? - chiesi, sedendomi tra Niall e Louis.
- Dovrebbero arrivare a momenti. Su Niall, racconta tutto -
Seguimmo per filo e per segno il discorso di Niall. Non faceva una piega e inoltre aveva anche detto che i suoi genitori avevano fatto bene a dargli una punizione. Blaterava cose insensate su quanto fosse bello guardare il mondo con i propri occhi e cose così. Per pranzo Zayn e Liam non si presentarono e così, pensando che si fossero assentati, continuammo le ultime ore di lezione per poi tornare a casa. Anche quel giorno ci toccava uscire alle 4 del pomeriggio.
* Zayn's Pov *
Durante la pausa mensa volevo raggiungere i ragazzi e mangiare con loro. Ma diciamo che sono stato fermato da un "piccolo" imprevisto.
- Eddie... - chiamai, sentendomi spintonare per la spalla. Sbattei in uno dei tanti armadietti incollati ai muri e non riuscii a trattenere un ringhio di rabbia. Lo afferrai per le spalle e lo feci mettere al posto mio, stringendo la presa sulle clavicole.
- No, no, no, piccolo Zayn. Ti ricordo che non puoi farmi niente, io so il tuo segreto. Piuttosto fammi vedere. Bandana rossa... interessante. In questo modo è sicuro che il sangue non si possa vedere - disse beffardo. Sentii il sangue salirmi al cervello e decisi di lasciarlo andare prima che avrei commesso non so quale pazzia. Andai in terrazza per fumare un sigaretta. Ne avevo davvero bisogno. Avevo i nervi a mille e potevo prendermela col primo che passava.
Passai in questo modo tutta la pausa pranzo, fumando circa 3 sigarette. Poi dovetti ritornare al resto delle lezioni e fui grato a non so nemmeno io chi quando sentii la campanella suonare e annunciare la fine della giornata scolastica.
Decisi di uscire per ultimo, non avevo intenzione di incontrare o andare a sbattere contro qualche idiota. Non avevo ancora sbollito la rabbia e sapevo di aver bisogno di passare un'ora a boxe. Tra ganci, pugni, calci e ginocchiate, sapevo di riuscire a tirare fuori tutte le ombre che volevano impossessarsi della mia pazienza.
- Ancora tu? Ma si può sapere che altro vuoi da me? - a stento riconobbi quella voce. Proveniva da un corridoio non molto lontano da me. Sapendo si trattasse di Liam, mi avviai verso quel punto. Era strano come riuscivo a riconoscere quel ragazzo anche solo tramite l'odore.
- Se magari rispondessi ai miei messaggi, lo capiresti - era una voce femminile, l'unico difetto è che non avevo indovinato il corridoio. E purtroppo lo avevo capito troppo tardi. Mi girai di spalle quando sentii un grido e vidi una figura cadere rovinosamente per la scala che portava al secondo piano.
- Liam! - urlai correndo verso di lui. Anche i sensi dell'orientamento mi avevano abbandonato. Pensavo che le voci provenissero da destra e invece era l'esatto opposto.
- Ehi, ti puoi alzare? - gli chiesi una volta che mi trovai a pochi centimetri da lui. Quella ragazza se n'era andata, lo aveva fatto cadere dalle scale e poi era uscita dall'istituto. Puttana.
- Si, si. Mi fa male la schiena, ma va tutto bene... - gemette mentre tentava di alzarsi e una volta che lo aiutai a mettersi in piedi, lo vidi tenersi la pancia e correre verso il bagno.
- No.. cazzo no. Liam non farlo! - urlai correndogli dietro. Per poco non beccai la porta del bagno in faccia. Entrai irruento nella stanza, giusto un attimo prima che Liam si ficcasse le dita in gola.
- Ehi, ascoltami, ci sono io qua. Non hai bisogno di farlo. Abbiamo una promessa Liam. Guardami negli occhi e allontana quella mano dalla bocca. Guardami negli occhi. Mi fido di te. Guardami.. - tentennò per qualche secondo, poi mi mostrò i suoi occhi lucidi.
- Shh va tutto bene... - sussurrai, prendendolo tra le mie braccia.
- No... non va tutto bene. Io devo farlo... - provò a divincolarsi. Mi sentivo a pezzi tanto quanto come lui. Non potevo permetterlo. Cosa avrei voluto che mi dicessero se in quel caso ci fossi stato io con una lametta in mano? Cazzo, la lametta.
- Okay non vorrei arrivare a questo punto, ma ora mi ascolti. - tirai fuori la lametta dallo zaino e slegai la benda rossa, sotto i suoi occhi curiosi e confusi.
- Adesso noi parleremo e se tu metti volontariamente le dita in gola, io incido un taglio -
- Non puoi farmi questi ricatti -
- Mi hai portato tu a farlo. E' un giusto ricatto. Noi adesso parleremo e vedrai che non sarai tentato, almeno che tu ci tieni a me... - la mia voce si affievolì nell'ultima frase, ma Liam tolse ogni mio dubbio, avvicinandosi a me e spostando la lametta dal polso.
- Ci tengo a te. Tantissimo. Ma io ho bisogno di farlo. Sophia mi ha detto che sono grasso e ho bisogno di vomitare ciò che ho mangiato. Sento che è la cosa giusta - si avvicinò nuovamente al water e sentii l'ansia crescere in me. Non tutto si può tenere sotto controllo.
- Ti prego Liam ascoltami. Non è per niente la cosa giusta. Ne abbiamo già parlato. So anche io quanto può essere difficile affrontare un problema del genere. Ho una lametta al polso e voglio farti capire quanto tu sia importante per me. E' questo il Liam che mi sta facendo perdere la testa... sei tu... non il fantasmino che vorresti diventare. Mi piace tutto di te. La tua voce, i tuoi fianchi, il tuo stomaco. E' tutto perfetto così, non rischiare di cadere in un buco troppo profondo... ti prego... -
- No... non questa volta Zayn. Mi ha scaraventato giù dalle scale dopo avermi insultato un'infinità di volte. Come posso fidarmi di ciò che dice una persona sola, se tutto il resto del mondo non la pensa come te? Se mi dicono che sono grosso è perchè lo vedono. Anche io vedo questi fianchi troppo grossi e questa pancia troppo sporgente. Vorrei anche io avere la tartaruga come te. Tutti palestrati, in forma e perfetti... non come me... esci se non vuoi vedere quello che sto per fare, ma non ricattarmi, non funzionerà -
- Io perfetto? Sei serio Liam? Se vuoi avere la "tartaruga" come la mia, ti basta solo venire in palestra con me. Non è vomitando che ti crescono i muscoli. Io sono tutto tranne che perfetto. Ho anche dei maledetti tagli sul polso a rovinare ciò che tu chiami perfezione. Sono qui, pronto a farmi del male con te se tu lo farai pure. Avevamo una promessa. Se cedi tu, cedo pure io. -
Scosse la testa. Non si lasciava convincere. Appoggiai le ginocchia a terra e mi aggiustai per essere più comodo a quello che sapevo sarebbe avvenuto tra poco. Preparai la lametta sul polso e chiusi gli occhi. Decisi di preparare un ultimo discorso.
- Quando ogni cosa mi stava cadendo addosso, ti ho visto entrare per quella porta. Mi hai trovato a terra. Piangevo. Perdevo sangue. Eppure non hai esitato ad abbracciarmi e a dirmi che per qualsiasi cosa ci saresti sempre stato. Abbiamo fatto un patto. Tu ci sei per me, io per te. Chi spezzava il patto, spezzava anche la possibilità di vedere la felicità. Non m'importa perdere tutto quello che ho acquistato in questi giorni. Non m'importa diventare freddo come una volta. Se tu cedi, io lo faccio con te. Brucerà. Farà male. Forse il sangue ti impressionerà. Ma sono disposto a tutto per te e dovresti saperlo ormai. Ci saranno sempre persone pronte a buttarti giù, ma non devi lasciare che lo facciano ogni dannatissima volta. Quando qualcuno mi insultava, quando ho passato l'inferno qualche anno fa, mi trovavo chiuso in bagno. Ogni cosa che accadeva, era un taglio in più. Era straziante non avere il coraggio di liberarmi e urlare. Però non era straziante trovarsi sempre privo di forza. Non riuscivo più ad andare in palestra, svenivo per la troppa debolezza. Non avevo l'appetito. Non volevo fare nulla che non fosse poltrire nella mia stanza. Sono uscito da quello schifo. Poi per un altro motivo, ci sono di nuovo dentro. Ascoltami Liam... so che ti senti il mondo crollare addosso. So che la voglia di andare avanti è pochissima, quasi nulla... ma non sei solo. Non più. Ci sono io qui... e sono qui solo per te... Se hai ancora voglia di stare male, di farti sopprimere dai problemi e di non trovare mai una via di uscita, allora ficcati quelle dita in gola... ma se vuoi venire con me, se vuoi uscire con me... non serve altro che prendermi la mano e uscire da questo bagno. Andremo dove vorrai, faremo quello che vorrai. Non seppellirti più... non farlo fare pure a me. Siamo forti Liam... possiamo farcela... Ti prego.... - aprii gli occhi e fissai Liam. Non era cambiato nulla. I suoi occhi erano sempre lucidi e l'indecisione era presente in essi. Sapevo che non avrei dovuto tagliarmi. Sapevo che non avrei dovuto cedere. Ma volevo fargli capire che non era solo. Un taglio in più non avrebbe cambiato la mia pelle marchiata. Sapevo che avrei potuto smettere.
Liam avvicinò le dita alla bocca. Le mise dentro e prima che potessi anche solo sentire un suo conato, chiusi gli occhi e pressai la lametta sul polso. Strizzai le palpebre e la feci scorrere velocemente, cercando di prendere respiri profondi e di non crollare.
- NO! TI PREGO! NON FARLO NO. NO. NO. NO. NO - iniziò a urlare, strappandomi la lama e gettandosi tra le mie braccia. Ma l'avevo già fatto. Quel taglio era quasi completo. Mancavano circa due centimetri per essere totalmente orizzontale. Sapevo che aiutando gli altri, spesso si finiva per ferire se stessi. Ma non aveva vomitato. Si era fatto distrarre dal mio taglio e si era dimenticato cosa stava per fare. Il polso bruciava, ma nel cuore, in quello stesso momento, si era ricucita una grande ferita. Vedere Liam chinato sul water, pronto a vomitare, mi aveva aperto uno squarcio orribile. L'aveva ricucito lui stesso, fermandomi anche se ormai troppo tardi. Perchè alla fine, ciò che ci distrugge, può essere anche ciò che ci riporta in vita.
- Mi dispiace... cazzo non pensavo che lo avresti fatto davvero... non ti ho fermato in tempo... scusa.... - pianse sulla mia spalla, così passare la mia mano libera sulla sua schiena, sussurrandogli che fosse tutto apposto. L'altra era appoggiata a terra e bruciava. Bruciava tanto... bruciava di vita e libertà.
- Promettimi una cosa... -
- Tutto quello che vuoi - sbottò senza pensare alle conseguenze. Sorrisi... lo avevo convinto.
- Non farlo mai più. Se sei tentato chiamami e rifiuta di farlo... -
- I-io... - si bloccò, ci pensò qualche secondo, poi fissò il mio polso e sorrise.
- Per te farei qualunque cosa quindi... ti prometto che sarò più forte. Te lo devo. Mi hai dimostrato quanto ci tieni a te e io lo farò evitando di farmi altro male. Ma dovrai evitarlo pure tu. Dobbiamo risalire insieme -
- Sempre - sussurrai, sentendo la voglia di unire le mie labbra alle sue. Non si tirò indietro, piuttosto approfondì il bacio e mi abbracciò ancora più forte. Non fatelo. Non fatevi del male, pur di convincere chi amate a non farlo. Io l'ho fatto, ho commesso questa pazzia perchè il mio presente era già macchiato. Ma non fatevi male per cercare di capire cosa l'altro potrebbe provare. Non ha bisogno di sapere che voi provate lo stesso dolore, ma ha bisogno di sapere solo che ci siete. Quindi dategli la vostra presenza, non il vostro dolore.
- Andiamo, dobbiamo sciacquare questo taglio e rimettere la benda - gli sorrisi e mi rialzai. Ci facemmo forza insieme. Nuovamente.
Si è vero. Il più delle volte superiamo l'inferno. Il più delle volte ci troviamo dentro quel mare di fuoco e non ce ne rendiamo nemmeno conto. Quando lo facciamo è perchè ci siamo già bruciati più volte. Perchè ci siamo feriti innumerevoli volte. Ma è anche vero che come siamo entrati nell'inferno, possiamo pure uscirci. Basta non essere soli, basta non sentirsi tali. Non è facile guardarsi allo specchio e dirsi :" Da oggi smetto". L'ho provato sulla mia pelle e so benissimo che non è una cosa che si può fare in poco tempo e da un momento all'altro. La forza dobbiamo cercarla lentamente. Dobbiamo iniziare col rifiutare le cose che ci fanno male. Non dobbiamo pensare al metodo più pratico e possibilmente più doloroso. A volte più ci vuole tempo per una cosa, più il premio sarà grande. Non esitate a chiedere aiuto. Io l'ho fatto. Liam l'ha fatto. Chiunque potrebbe farlo. Siate forti dentro e fuori. Non indossate maschere che non potrete più togliere. Non indossate un dolore che vi porta incosciamente in un oblio doloroso. Indossate la libertà e la felicità. Portatele sempre con voi. Meritate di vivere e di essere felici. Lo meritiamo tutti.
E forse, è proprio questo discorso che mi fece capire, qualche anno fa, che farmi del male non sarebbe servito a nulla. Forse fu proprio questo discorso a farmi capire che non avrei smesso "quando volevo". Perchè poi sarebbe stato troppo tardi. Quel discorso mi fece capire che ce l'avrei fatta. Col tempo. Lentamente. Con tutte le forze che avevo. Ma ce l'avrei fatta. E non perchè sono Zayn Malik. Non perchè sono io. Ognuno di noi, dentro, ha un guerriero forte. Trovatelo e impossessatevene. Chiunque può farcela. Volere è potere.
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