Tre respiri
Capitolo XXXV
*LOUIS' POV*
- Sono stata brava? - mi chiese dolcemente Daisy. Appoggiai la mia mano sulla sua schiena, per indirizzarla bene, dato che non potevo prenderle le manine ferite e poi le feci uno di quei sorrisi davvero grandi.
- Se sei stata brava? Ma tu sei stata bravissima! Non hai nemmeno pianto! - la presi in braccio, facendola ridere e roteai più volte su me stesso.
- Ancora! Ancora! - urlò entusiasta e mi fu inevitabile accontentarla, ma subito dopo la dovetti far riscendere per rispondere a una chiamata in arrivo.
- Pronto? -
- Louis, sono mamma -
- Ehi mamma, dimmi -
- Com'è andata in ospedale? -
- Tutto apposto. Le hanno disinfettato i tagli, adesso la riporto a casa -
- No, ascoltami. Io oggi ho il turno di notte e quindi sono già dovuta andare a lavoro. Fizzy e Lottie volevano dormire dalle loro amiche e quindi le ho accompagnate io. Georgia e Phoebe sono già dalla nonna, dormiranno lì. Accompagnaci anche Daisy così nonna farà in modo che domani possano andare tutte a scuola. A casa ci sono Zayn ,Harry e i suoi zii, prepara qualcosa o comprate una pizza. E se hai bisogno di qualcosa chiamami, va bene? - feci girare Daisy e cambiai rotta verso la casa dei miei nonni, fortunatamente non molto lontana da dove mi trovavo in quel momento.
- Stai tranquilla. Verso quando torni domani? Per pranzo? -
- Si, dovrei essere di ritorno o per pranzo oppure verso il pomeriggio presto, ma comunque noi ci rivedremo dopo scuola -
- Certo. Okay allora buon lavoro -
- Grazie amore e state attenti -
- Okay. Notte -
Chiusi la chiamata e mi accorsi di essere già arrivato.
- Allora piccola, stasera dormi dalla nonna e domani ti accompagna lei a scuola, va bene? -
- Okay. Notte, Lou - le lasciai un bacino sulla fronte per poi aspettare che mia nonna la prendesse in braccio e la portasse dentro. Salutai con un gesto della mano Georgia e Phoebe che mi guardavano dalla finestra e poi camminai verso casa.
Nel frattempo mandai un messaggio ad Harry, chiedendogli se fosse tutto apposto, ma non mi arrivò alcuna risposta per tutto il tragitto, così mi ritrovai davanti al portone di casa, ad aprirlo lentamente per non svegliare chiunque stesse dormendo, anche se erano solo le sei di pomeriggio.
Salii silenziosamente le scale e un urlo smorzato mi fece cambiare idea e mi fece correre verso la camera di Harry. Ero terribilmente preoccupato per lui. Spintonai la porta leggermente bloccata e un dolore lancinante alla testa mi fece cadere per terra. Vedevo appannato, ma riuscivo a distinguere tre figure, tra cui una mi aveva sbattuto qualcosa in testa e le altre erano sul letto di Harry.
- L-lou.. - un altro urletto strozzato e mi impuntai di riuscire a capire cosa davvero stesse succedendo tra quelle mura, anche se non riuscivo a stare del tutto seduto.
- N-non f-fategli del m-male... Ah... m-me lo ah-avevate p-promesso... Ah... -
- Cosa gli state facendo? - chiesi, tenendomi la parte destra della testa e sbattendo più volte le palpebre, finchè non riuscii a notare meglio che uno degli zii di Harry se lo stava "scopando". Addio finezza, addio traguardi. Ero più incazzato che mai.
- Ma che cazzo gli state facendo? Lasciatelo subito! - provai a mettermi in piedi, senza successo e mi sentii stringere in una forte presa da qualcuno dietro di me. Sicuramente era uno degli zii di Harry. Zii? Zii? Mi ero davvero bevuto il cervello? Quelli non erano i suoi zii.
-Voi non siete davvero i suoi zii, vero? E TOGLILI SUBITO LE MANI DI DOSSO O GIURO CHE TE LE FICCO NELLA GOLA E TI SOFFOCO! - urlai verso quello che sarebbe dovuto essere Richard, mentre Jonathan non lasciava la sua presa su di me, rendendomi difficile la libertà.
La vista ormai era quasi tornata alla normalità e fu un colpo al cuore vedere Richard tra le gambe di Harry, mentre soddisfaceva i suoi bisogno animaleschi e tirava i ricci del mio ragazzo. Un'infinità di lacrime scorrevano sulle sue guance e le labbra si aprivano solo per lasciar uscire fuori gemiti di dolore. Da dove ero io potevo benissimo vedere che le spinte erano violente e forti. Gli stavano facendo male.
- Vuoi prendere tu il suo posto? - schiamazzò Richard, continuando con le sue spinte.
- NO! N-NEMMENO PER IDEA! NO - gridò subito Harry, soffocando altri gemiti di dolore per cercare di farsi vedere forte.
- Mi piace molto il suo culo... -
- HO DETTO DI NO! - urlò nuovamente Harry, accasciandosi senza forze non appena quel verme si riversò in lui.
- Io vi denuncio! Finirete in prigione! -strillai cercando di divincolarmi, ma la botta alla testa era stata parecchio forte.
- Non ci hanno mai preso fino ad ora. E tu non ci denuncerai o il tuo caro Harry finirà accidentalmente dentro un fiume. Abbiamo parecchi contatti. E se anche Harry proverà a fare qualcosa, sa già chi puniremo. Quindi restate in silenzio per queste altre due settimane. Ma che dico! Restate in silenzio, sempre. - Detto questo, Jonathan, mi lasciò andare vicino al letto e aspettò che Richard si vestisse prima di lasciare la stanza.
- Dio... m-mi dispiace tanto Harry, non volevo che ti facessero male, ma non sapevo cosa fare - mi scese qualche lacrima sul viso a vedere Harry sudato, nudo e con il respiro accelerato.
- N-non preoccuparti Louis. Va tutto bene. E' sempre andato tutto bene.. -
- No, non va tutto bene. Da ora in poi starò sempre con te e li ucciderò se proveranno a metterti ancora le mani addosso. - alzai le coperte e gliele posai sopra, in effetti era inverno e faceva davvero freddo. Poi mi sdraiai accanto a lui e lo cinsi in un abbraccio.
- Ho il loro odore... - sussurrò allontanandosi un po'. In cambio lo baciai e gli dissi -Adesso hai il mio gusto - lo sentii ridacchiare e a quel punto un pensiero mi solcò il viso.
- Ma se loro non sono i tuoi zii.... chi sono? E cosa avete fatto ieri? -
- Promettimi di non arrabbiarti -
- Non posso... -
- Louis. O lo fai o non ti dirò nulla. - quanto si impuntava su qualcosa era come i bambini piccoli. Avrebbe fatto di tutto pur di ottenerla.
- D'accordo. Prometto di non arrabbiarmi -
- Okay. Allora... loro sono gli "amici" di mio padre che mi hanno pure rapito. Ma non potevo dire nulla. E riguardo a ieri... M-mi hanno incastrato e usato come puttana per guadagnare dei soldi... ti prego Louis non lasciarmi... anche se mi hanno toccato altre persone, ti prego di non farlo - scoppiò a piangere, facendomi diventare il cuore terribilmente piccolo e insignificante.
- Non ti lascerò mai Harry... ma ti giuro che me la pagheranno cara. Gli farò pentire anche di respirare -dissi piuttosto minaccioso. Avrei avuto la mia vendetta. Dovevo solo escogitarne una buona.
- Solo... non farti male. Ne morirei. - lo strinsi al mio petto, ricavandone un piccolo gemito di dolore. Odiavo vederlo star male. Odiavo sapere che era ancora tra quelle coperte ripugnanti.
- Andrà tutto bene. Che ne dici se andiamo a farti una doccia? Ti aiuto io così finiamo prima e riacquisti il tuo solito odore - cambiai velocemente discorso e il suo piccolo mugolio mi fece capire che era d'accordo, così chiusi a chiave la porta della stanza, lo aiutai a tirarsi su e lo portai in bagno. Mentre la vasca si riempiva, mi occupai di cambiare le lenzuola. Mi bloccai a mezz'aria quando notai piccole macchioline di sangue. Sapevo che le ferite che riportava Harry non erano solo fisiche, ma la sua anima ne risentiva parecchio.
Finii di fare il letto e ritornai da Harry, che era riuscito da solo a immergersi nell'acqua tiepida e aromatizzata alla vaniglia. Afferrai la spugna e la passai dolcemente su ogni punto del suo corpo, notando quanto potesse piacergli. Sembrava in trance, ma era positivo dato che sorrideva leggermente.
- Mi dispiace averti mentito per tutto questo tempo... - sussurrò all'improvviso, proprio mentre le mie mani stavano insaponando i suoi ricci e i suoi occhi si erano chiusi.
- Tutti mentono, perchè a volte non ci sono altre scelte, ma è come ferirsi da soli -
- Lo so. Infatti mi sono fatto male - disse, alludendo alla mia metafora.
Passammo il resto del tempo ad ascoltare il suono dell'acqua che scorreva dalla cordicella.
Odiavo sapere che lo avevano umiliato talmente tanto da non farlo sentire nemmeno in imbarazzo quando si era alzato e mi aveva nuovamente mostrato la sua nudità. Solitamente sarebbe arrossito e si sarebbe subito coperto, ma quella volta invece si infilò lentamente l'accappatoio e mi guardò come se stesse indossando un semplice paio di jeans e una maglietta.
Mi avvicinai a lui e lo abbracciai. - Io ci sarò sempre Harry. E se vuoi piangere, sfogarti, picchiare qualcuno, io sono lo stesso qui. Non chiuderti in te stesso. Ti hanno fatto male, lo so, forse non sarà nemmeno facile uscire da questo giro, ma lascia che mi prenda cura di te. Lascia che ti fortifichi. Lascia che il tempo risani le ferite che la gente ci procura. E forse stiamo pure vivendo in una bugia, forse stiamo vivendo in un segreto, ma ti amerei allo stesso modo, nonostante il mondo possa saperlo oppure finga di non sapere nulla. -
- Mi sento ridicolo. Sono stato così debole nella mia vita e continuo ad esserlo. Io voglio te. Voglio la tua protezione, perchè mi sento troppo debole per andare avanti da solo - si allontanò e si strinse nell'accappatoio. Ma durò pochi attimi, perchè si lanciò nuovamente fra le mie braccia.
- Siamo tutti deboli, Harry. E io sono qui con te. Riusciremo a essere forti, okay? Ma non voglio vederti triste. Devi ridere, sorridere e gioire, sempre -
- Anche quando la vita è una merda? -
- Soprattutto. Proprio quando le cose vanno male, sorridi. -
- Non mi lascerai mai, vero? -
- No. Te lo prometto - allontanai il mio viso dal suo solo per poi far avvicinare le labbra. Si unirono in un bacio lento, passionale, ricco di amore. Racchiudeva quello che eravamo noi. Passione pure, mixata al vero amore.
- Adesso però dovresti vestirti. Non riuscirò a guardarti ancora senza fare niente - ridacchiai e Harry mi seguì subito dopo. Indossò l'intimo e poi una comoda tuta e una felpa nera.
- Restiamo un po' sul divano? - domandò Harry. Gli dissi di si e così scendemmo di sotto e a fare i "normali fratellastri" accovacciati sul divano. Ci scambiavamo sguardi ambigui, baci al volo. Ma non era ancora arrivato il momento adatto per farmi avanti con la mia famiglia.
Mia madre, che era un angelo, avrebbe sicuramente approvato, ma non mi preoccupavo di lei o dei miei nonni. Quelli che mi facevano paura era il resto della gente con cui dovevo stare quando uscivo di casa. A scuola o quando avrei avuto un lavoro. Erano loro quelli che mi facevano paura, perchè non volevo diventare debole a causa dei loro giudizi.
- Dove vai Zayn? - gli chiesi, notando che era appena entrato in casa e saliva furiosamente su per le scale.
- In camera mia. - sbottò atono. Io e Harry ci scambiammo un'occhiata ma mantenemmo il silenzio.
- Ma non doveva già essere a casa? - mi chiese il mio ragazzo.
- A quanto pare è arrivato ora - mi avvicinai a lui, constatando di essere soli, e gli lasciai dei leggeri baci sul mento e sulle labbra.
Restammo abbracciati per altri dieci minuti, poi Richard e Jonathan interruppero il nostro momento dolce per uscire di casa, ma ringraziai il cielo per aver fatto in modo che uscissero senza creare danni.
Feci sdraiare Harry con la testa sulle mie gambe, in modo che potessi accarezzargli i ricci e farlo addormentare. Era stata una giornata stressante per lui e nonostante dovessimo ancora cenare, non vedevo l'ora di andare a dormire e di farlo restare con me, al sicuro da quei figli di "una buona donna".
* LIAM'S POV *
Restai circa mezz'ora impalato al bagno della mia stanza. Non sapevo cosa fare. Corrergli dietro o restare fermo a rimuginare sulla mia cazzo di vita. Ogni cosa sembrava essersi rivoltata contro di me e non sapevo perchè me ne fossi accorto solo quando Zayn mi aveva sputato tutta la verità in faccia. Una verità che sapevo ma che non volevo ammettere nemmeno a me stesso. Aveva ragione. Avevo osato dargli lezioni sulla vita. Gli avevo detto di non farsi male e poi ero il primo a soffrire. Gli volevo dire che c'era qualcosa che mi spingeva a proteggerlo. Se avessi potuto mi sarei preso tutto il suo dolore e lo avrei sommato al mio. Gli avrei liberato l'anima da quell'ombra nera che si era sempre impossessata di lui. Lo avrei reso seriamente libero e felice. Ma perchè, se ero solo un amico per lui? Perchè volevo tanto prendermi cura di lui? Evitargli di soffrire? Accudirlo? Non ero di certo il suo ragazzo eh... Cazzo! Avevo pensato a una possibile relazione tra me e Zayn. Ridacchiai nervoso e imprigionai la testa tra le mani. Ero davvero folle. Mi ero bevuto il cervello. Non c'erano altre ragioni.
Dopo essermi accorto di aver solo perso tempo e di aver capito che Zayn non sarebbe rimasto solo a fissare quella lametta ma l'avrebbe usata di nuovo, mi precipitai fuori casa, ignorando la debolezza che mi affliggeva il cuore, l'anima e le gambe. Liberarlo e proteggerlo mi rendevano automaticamente forte e stabile.
Corsi più veloce della luce nel vuoto. Corsi senza vedere chi mi si imbattesse davanti, chi buttassi a terra e il male che avrei potuto fare agli altri. Corsi per paura di non arrivare in tempo. Corsi con la consapevolezza che ormai era troppo tardi ma che non mi sarei arreso.
Bussai fingendo che fosse tutto apposto e appena Louis mi venne ad aprire gli dissi che dovevo finire una cosa con Zayn in modo che non ci avrebbe disturbato. Salii le scale fingendomi sereno e appena arrivai davanti alla porta di Zayn la spalancai e me la richiusi alle spalle, dando due colpi di serratura così che nessuno sarebbe entrato. La luce del bagno filtrava dalla piccola fessura della porta. Era leggermente aperta e questo stava a significare che lui era lì. Doveva esserlo per forza. Avanzai col cuore che batteva a mille e il respiro irregolare, forse per la corsa, forse per l'ansia oppure per la paura che mi attanagliava il cuore. Non sapevo cosa avrei trovato oltre quella porta di legno e volevo solo tornare indietro e non averlo mai scoperto, ma dovevo farlo, per Zayn.
Sospirai una volta, accompagnando il respiro a un passo. Due. Tre. Quattro. Cinque. Mi ritrovai con la mano che tremava a pochi millimetri dalla maniglia nera. Uno. Due. Tre respiri ancora e aprii lentamente la porta, tirandola verso di me.
Affacciai di poco la testa, scorgendo la figura di Zayn di fronte al lavandino. Le maniche erano sollevate e innumerevoli tagli si scorgevano dal metro di distanza che aleggiava tra la porta e la sua posizione.
* Okay, adesso vi chiedo di mettere la canzone "Cry" di Jason Walker. Non so nemmeno io come diamine ho fatto a trovarla ma ci sta a pennello con il testo. Quindi se volete davvero capire il significato di quello che succederà a breve, leggetevi la traduzione della canzone. Sembra fatta apposta ahah. Buon continuo della lettura*
- Oh no... - sussurrai avvicinandomi a lui. Si girò di scatto e immerse i suoi occhi nei miei. Il suo cioccolato si era sciolto. Colava via in dense cocce d'acqua dai suoi occhi. Piangeva. Aveva il viso distrutto. Le braccia ricoperte di sangue. Le gambe che tremavano. Mi venne istintivo correre da lui e abbracciarlo. Non mi importava se mi avesse sporcato, volevo solo che imparasse a stare meglio.
- Scusa... So di non essere il miglior maestro della vita, ma lascia che ti aiuti. So che non accetti la compassione, ma lascia che ti stia accanto... aiutiamoci entrambi. Tu lo fai con me e io lo farò con te -
- Okay - non disse altro, si limitò a stringermi più forte e a singhiozzare.
- Piangi... piangi.. A volte il miglior modo di non sentirsi da soli è quello di piangere sulla spalla di qualcuno -
- Non voglio piangere... - biascicò.
- Hai trattenuto troppo a lungo un dolore che andava buttato via. Continua a sfogarti, dopo starai meglio - strofinai più volte la mia mano sulla sua schiena e dopo un po' si staccò. Il naso era rosso, gli occhi terribilmente lucidi e rossi. Odiavo vederlo così debole.
- Forse dovrei pulire i tagli prima... ti hanno sporcato la maglietta.. - sussurrò, con la voce rotta dal pianto. Sorrisi e lo feci sedere su una piccola cesta vicino al lavandino. Gli feci stendere le braccia e dopo aver preso del cotone e del disinfettante, lo iniziai a passarlo su ogni taglio in entrambe le braccia. Ne contai quindici. Zayn mi fissava senza fiatare. Ogni tanto qualche lacrima continuava a scappare dai suoi occhi, ma cercava di non darlo a vedere, aiutandosi con la spalla per asciugarsi il viso.
- Mi dispiace per quello che ti ho detto. Mi dispiace averti lasciato da solo. Sarei dovuto restare con te - disse dopo un po', spezzando quel silenzio imbarazzante che si era creato.
- Forse, se tu fossi rimasto, non avrei capito quanto davvero tenessi a te. Non avrei capito quanto desidero che tu stia bene e quante sciocchezze stessi combinando. Mi sembra di essere quella mossa che fa cadere di conseguenze tutte le pedine del domino. Non ne evito nemmeno una. - mi aprii con lui, trovando la cosa parecchio rasserenante.
- Liam... -
- Si? - sollevai lo sguardo puntandolo sul suo viso.
- Tu non sei quella mossa che fa cadere tutte le pedine... -
- E cosa sarei allora? - ridacchiai nervoso, abbassando nuovamente lo sguardo e continuando a lavare quei tagli.
- La forza che si trova sempre per rialzarsi dopo una caduta - il gesto che stavo compiendo con la mano destra venne bloccato. Il respirò restò intrappolato nei polmoni. Forse anche il cuore smise di battere per qualche secondo. Nessuno e ripeto nessuno mi aveva detto una cosa del genere... mai.
- L-lo pensi davvero? - sussurrai, alzando di nuovo lo sguardo e notando la sincerità nei suoi occhi.
- Si... lo penso davvero. - lo fissai per qualche altro secondo, poi sorrisi e abbassai nuovamente lo sguardo. Sicuramente ero arrossito. "Idiota! Idiota! Idiota!" continuavo a ripetermi. Mi sentivo come una ragazzina con la sua prima cotta. Come un bambino che vede il mare per la prima volta.
- Credo che le mie braccia non siano mai state così chiare - scherzò Zayn, attirando la mia attenzione. In effetti ogni traccia di sangue era sparita. Risi insieme a lui e poi andai a prendere delle bende. Gli fasciai le braccia e gli annunciai di aver terminato il mio lavoro.
- Adesso devo solo togliere ogni traccia di pianto dal mio viso - ridacchiò, lavandosi subito dopo la faccia. Restai come uno scemo a fissare ogni suo movimento. Non potevo provare qualcosa per un ragazzo. Io mi ero innamorato di una ragazza e continuavo ad essere attratto da solo, ma Zayn... Zayn mi faceva uno strano effetto... mi faceva acquistare una sicurezza che non avevo mai avuto nella mia vita. Mi faceva diventare forte... e io non lo ero per niente.
- Forse non sarò bravo con le parole... e neanche con le promesse, perchè ho paura di non saperle mantenere... ma ti assicuro che ti aiuterò a uscire fuori da questo giro Liam... ti dovrai fidare di me... e io ti aiuterò, te lo assicuro - disse Zayn, avvicinandosi e puntando i suoi occhi nei miei. Era l'unico modo per capire che entrambi facevamo sul serio. Per assicurarci di non essere traditi altre volte. Sia io che lui eravamo stati feriti in amore e ci eravamo pure scottati bene.
- Anche io non voglio promesse. Ma voglio uscirne fuori e voglio che pure tu ci riesca... con me - aggiunsi. Mi sorrise e annuì. Eravamo entrambi d'accordo sul fatto di non volerci più fare del male. Eravamo entrambi d'accordo di usare lo stesso salvagente per tornare il riva. Ed era meglio così o da solo non ci sarei riuscito.
Magicamente i miei occhi furono attratti dalle sue labbra quando mi sussurrò -Grazie.. per tutto - e giurai di non averle mai viste così invitanti, lucide e rosse.
Notai che anche lui mi stava fissando ed era tremendamente vicino.
- Liam ho voglia di... - iniziò, ma lo interruppi con una voce quasi isterica e alta.
- FALLO! -
- C-cosa? -
- O lo fai tu o lo faccio io - dato che restò fermo, senza sapere cosa fare, mi sporsi in avanti e unii le sue labbra alle mie. Non avevo mai baciato un ragazzo. Non mi attiravano nemmeno. Ma le labbra di Zayn chiamavano il mio nome, incitandomi ad assaporarle e mi sembrava la cosa più giusta da fare in quel momento. Ne avevo voglia, ancora. Quel bacio sembrava non finire perchè lo volevamo entrambi. E forse non ero gay. Forse ero etero. Forse mi passavano troppi "forse" per la testa, ma su una cosa ero sicuro: Ero dipendente dalla labbra di Zayn.
- Cosa succederà adesso? - mi chiese Zayn, non appena entrambi fummo costretti a staccarci dal bacio per cercare di inalare altro ossigeno.
- Non lo so... Sono confuso... Ma non ti lascerò andare... non ora... non dopo questo... E' strano ma... mi piace. - affermai sorridendo, incollando nuovamente le mie labbra sulle sue. Zayn concordò con me, poi si allontanò e fissò la lametta appoggiata al lavandino.
- Fai una prima mossa. Buttala. Liberati di quell'aggeggio infernale - gli dissi, strofinando la mano sulla sua spalla, come a creargli conforto e a fargli capire che ero lì, con lui. Zayn annuì serio e senza fissare due volte quell'arma, la prese e la gettò nel cestino.
- E' arrivata l'ora di cenare. Indossa questa maglietta - mi disse sorridendomi. Feci come mi aveva detto poi la paura che avevo si impossessò nuovamente di me e scossi la testa.
- Io.. non credo che... no... non penso.. -
Zayn mi fissò ma non disse nulla e non sbattè nemmeno le ciglia. Voleva lasciarmi parlare e così dissi le uniche vere due parole che sentivo in quel momento: - Ho paura... -
- Di cosa? - aggiunse, incitandomi a continuare.
- Dell'ombra che si impossessa di me e mi fa venire paura... - capii che avevo una stronzata. Non aveva senso, ma era difficile da spiegare.
- L'unica ombra che mi fa paura è quella che tenta sempre di impadronirsi del mio cuore e a volte ho paura che ci riesca, ma non è detto che io smetta di lottare e porre resistenza. E' arrivato il momento di fare lo stesso con la tua ombra. E' arrivato il momento di buttarla via, proprio come la lametta che era su quel lavandino - aveva capito tutto ciò che volevo fargli capire. Lo aveva letto dietro le mie due parole e mi aveva spiegato cosa provava lui per rendermelo più chiaro.
- Okay. Proviamoci. Ma voglio mangiare in camera tua. Solo noi due. Sotto ci sono Harry e Louis e non devono saperlo. - ammisi frettolosamente. Zayn annuì fiero e forse pure orgoglioso, così mi disse di andare in cucina a preparare qualcosa e lo seguii a ruota.
Preparò dei semplici panini con il prosciutto cotto. Harry e Louis ci guardavano con le sopracciglia curvate.
- Avevamo ordinato una pizza maxi... non mangiate con noi? - chiese Louis.
- No, mangiamo un panino al volo in camera - chiarì Zayn mostrando uno dei suoi dolci sorrisi che non vedevo da troppo tempo.
- Oh... okay -
Finito di preparare i panini, tornammo in stanza e Zayn chiuse nuovamente la porta a chiave, incitandomi a sedermi sul letto.
Mi pose il piatto davanti, come se insieme ci stessimo sfidando e di controvoglia afferrai il panino. Zayn si sedette di fronte a me, col suo panino in mano già morso. Poi lo posò sul piatto, inghiottì e mi dedicò la sua completa attenzione.
- Mordilo - disse guardandomi dolcemente.
- N-non lo so... -
- Liam non sei solo. Ci sono io qui con te. Supereremo questa cosa insieme -
Avvicinai il panino alla bocca. Non sapevo se ne fossi stato in grato, ma dovevo provarci.
* Rieccomi qui. Adesso mettete la canzone "Echo" sempre di Jason Walker. Mi ha animato questo capitolo o per meglio dire ho trovato le canzoni che ci stanno a pennello*
*ZAYN'S POV*
Non capita tutti i giorni di scoprire che una persona ha un problema e quindi a sua volta cercare di aiutarla. Ma ci sono cose che vanno fatte e altre no. Sapevo che Liam era sempre stato importante per me. Eravamo amici di vecchia data, ma ultimamente per me era diventato qualcosa di più. Aveva ammesso di essere confuso, ma il fatto che mi avesse baciato più di una volta, mi faceva capire che qualcosa di me gli piaceva. Dovevo solo aiutarlo e farlo nel modo giusto.
Spesse volte diciamo cose che non vanno dette e molto probabilmente peggioriamo la situazione. Non possiamo dire di poter capire qualcosa se non l'abbiamo mai provata. Possiamo avvicinarci alla realtà, ma mai intenderla del tutto.
Mi ero informato molto su cosa poter dire a una persona che soffrisse di questi sintomi o che li avesse già trasformati in una malattia. Purtroppo con l'anoressia o la bulimia non si dovrebbe proprio scherzare. Se non sei abbastanza forte, rischi di cadere e non rialzarti più. Ma la persona affetta dal sintomo non deve essere sottoposta ad ulteriore stress, piuttosto deve sentirsi sempre in compagnia. Non applicate troppa pressione, lasciategli il loro spazio, assicurandovi che sia ben al sicuro.
Quando vidi l'indecisione nello sguardo di Liam, capii che aveva bisogno di essere invogliato in qualcosa. Quindi non ditegli mai cose del genere " Ehi non sei l'unico a soffrire o stare male!" perchè aumenterete la loro angoscia. Piuttosto ditegli che ci sarete sempre e che non saranno soli o che se hanno voglia di aprirsi, voi sarete con loro.
Un'altra cosa da fare è fargli capire che sono forti e che possono affrontare il problema. Principalmente sono problemi psichici e l'unica persona che potrebbe risolverli è il soggetto stesso, ma facendo notare la tua presenza, spronerai maggiormente quella persona.
Non ditegli "Mangia un po' di più e vedrai che andrà tutto bene" perchè mangiare è un altro fattore psicologico. Il problema non viene posto sulla quantità di cibo che si ingerisce, ma sul rapporto psichico che c'è tra il cibo e il problema da affrontare. Quindi la quantità non è importante, anche un pezzettino solo avrebbe fatto la differenza.
A quel punto capii che forse la grandezza del panino lo metteva in suggestione e non avrebbe saputo se fosse stato in grado di mangiarlo tutto, così interruppi la sua silenziosa conversazione col panino e gli dissi di porgermelo. Ne strappai un piccolo pezzo e lo posai sul palmo della sua mano, lui in cambiò mi guardò confuso.
- A volte vedere un grande problema in una piccola dimensione, ci fa avere più forza per lottare - chiarii, vedendolo annuire. Notai che fece tre lunghi respiri, poi prese il pezzo di panino in bocca e lo iniziò a masticare, così decisi di invogliarlo ancora di più.
- Sei forte Liam e io sono qui con te. Stai andando alla grande, stai mostrando la tua vera forza e il tuo vero coraggio. Se vuoi stringimi la mano, ma i guerrieri come te non ne hanno bisogno. Non permettere che questa situazione possa avere la meglio su di te. Stai già vincendo questa battaglia... provarci è già una vittoria - lo rassicurai e lo vidi sorridere e ingoiare. Chiuse gli occhi e sperai che non fosse sul punto di vomitare, così decisi di invogliarlo ancora di più. Mi avvicinai a lui e appoggiai le mie labbra sulle sue. Ricambiò il bacio, trasmettendomi la sua ansia e le sue paure.
- Se mi baci ancora lo mangerò tutto - disse sicuro non appena staccai le nostre labbra. Capii di averlo invogliato abbastanza e così senza fargli pressione, strappai un altro pezzo di panino e glielo porsi. Evitai di mangiare davanti a lui, non volevo che si sentisse inferiore. Non volevo che pensasse di essere troppo lento o troppo problematico. Fate sentire quella persona a proprio agio.
Non ha senso parlare di colpe. Quando si decide di farsi male è solo perchè quel male sembra un bene. In seguito, magari dopo aver vinto la battaglia, ci accorgiamo di esserci fatti il doppio del male, ma in quel momento il cervello pensa che tutto sia giusto.
- So che non posso capire quello che stai passando, ma cercherò di fare del mio meglio per riuscire a comprendere - gli dissi, vedendolo ingoiare e chiudere gli occhi. Mi sporsi in avanti per dargli la sua ricompensa e mi sussurrò un grazie prima di prendere un altro boccone.
Un'altra cosa da non fare è quello di costringere la persona a mangiare il più possibile. Fate tutto con calma o finirà seriamente per vomitare.
- Bene, credo che per ora abbiamo finito. Magari più tardi ne prendi un altro - nessuna pressione, tanto coinvolgimento.
- Sto riprendendo il gusto del cibo - mi disse, facendomi segno di volere un altro bacio. Lo accontentai, tenendo le labbra incollate alle sue per molto più tempo.
- A volte si ha bisogno di qualcuno che ti offra una mano tesa e ti faccia capire che andrà tutto bene e io sono qui Liam. E sempre lo sarò - soffiai sulle sue labbra, prima di posargli nuovamente le mie sopra.
- Tu sei il mio eco e non posso fare a meno di sentirti all'infinito nella mia testa - ammise.
- Sono fiero di te - e sapeva anche lui che con queste parole significava che la nostra guerra stava solo cominciando e che avremmo vinto. Insieme.
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SCUSATE SE IN QUESTI GIORNI NON HO POTUTO AGGIORNARE, MA MI SONO FATTA PERDONARE CON QUESTI DUE CAPITOLI, NO?
GRAZIE DI TUTTO, E GRAZIE A CHI COMMENTA E RECENSISCE, UN BACIONE, EMI <3
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