Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Ti uccide lentamente

Capitolo XLIII

* Zayn's Pov *


Camminavo distrattamente per le strade di Londra. Sapevo già dove volevo andare, ma fingevo che mi stessi facendo trasportare dal vento e dai ricordi. Era quasi sera ormai e non avevo più risposto a Liam. Mi ero alzato dal suo letto, stavamo semplicemente parlando, ma il dolore al petto si faceva troppo doloroso e ho sentito la necessità di alzarmi e andare via. Così, senza una spiegazione o un apparente motivo. Mi aveva inseguito per un po', urlandomi dietro di fermarmi, ma a quel punto avevo iniziato a correre. Poi, una volta che non ho più sentito la sua presenza dietro di me, ho rallentato il passo e ho messo le mani nelle tasche, cercando di diminuire il freddo della stagione quasi invernale.

Mi ostinavo a non voler indossare felpe pesanti, mi pungevano e poi non mi permettevano di usare il classico giubbotto di pelle. In compenso, gelavo. Soprattutto le mani... diventavano fredde come il ghiaccio. 

Girai lo sguardo a destra e sinistra, poi attraversai e intrapresi una piccola stradina cosparsa di foglie secche e colorate. Arancioni, gialle, rosse. Una piccola stradina desolata, con qualche albero spoglio a farmi compagnia. Era quasi Novembre e l'idea della neve non mi faceva fare i salti mortali dalla felicità. Avrei visto di meno Liam... non potevo guidare per le strade innevate o camminare tra il ghiaccio. Certo, per lui lo avrei fatto, ma avrei preferito farmi trovare integro e non un pupazzo di neve. Le mie labbra dovevano sempre sapere che gusto avessero quelle di Liam. Se si fossero congelate, non avrei più potuto baciarlo ed era una cosa che non doveva succedere. 

Svoltai a sinistra. Il cielo iniziava a scurirsi e nuvoloni neri prendevano il posto delle nuvolette bianche che aleggiavano di mattina. In questi mesi avevo visto parecchie giornate di sole a Londra. Solitamente la neve avrebbe già sepolto ogni casa e ogni automobile a Novembre. 

L'aria fredda pungeva sulla pelle. Cercavo di stringermi sempre di più in quel giubbotto di pelle, ma non poteva fare molto. Anzi, non poteva fare nulla. Una volta che mi trovai di fronte a un cancelletto arrugginito, capii che ero arrivato. Erano anni che non ci andavo, ma non era cambiato nulla. Il terreno era interamente coperto di foglie dai colori spenti. Il grigio prevaleva ovunque balzassi lo sguardo. L'unica cosa colorata che mi circondava, erano i cipressi perennemente verdi che affiancavano il recinto arrugginito dal tempo. Mi feci spazio tra le diverse casette di chi ormai non viveva più, non avevo la più pallida idea di dove si potesse trovare quella che cercavo. Mia madre mi aveva accidentalmente spifferato di avere una casetta di famiglia, perciò avanzai sul lato sinistro del cimitero. Al centro c'erano le tombe singole. A destra c'erano lunghe ed estese mura, contenti le casse di legno. Oltre il freddo, sentii la pelle d'oca salire per le braccia e fermarsi alla schiena. Cercai di avanzare il passo, di affrettarmi tra le tante lapidi e di sedermi di fronte a quella che desideravo vedere da troppi anni. 4... 5... 20.. che differenza avrebbe fatto? Ero stato solo un codardo a non averla cercata prima, a farmi condizionare dai sensi di colpa e dalla paura.

Il cielo diventava sempre più scuro, i lampioni che si trovavano in diversi punti del cimitero, si azionarono, riempendo di luce ogni piccolo centimetro di quel luogo tetro. Non avevo paura, non credevo nemmeno alle stupide storielle degli zombie che uscivano dal terreno. Ero troppo grande per credere a quelle storie e inoltre la realtà in cui vivevo, mi faceva più paura di qualsiasi essere paranormale. 

Il silenzio circondava i miei passi. Gli anfibi sbattevano rumorosamente contro il terreno asciutto. Le foglie scricchiolavano al mio passaggio. Non c'era più nessun canto di uccellini in cielo. Ormai stavano tutti migrando nelle zone più calde. Restava qualche pipistrello nero che iniziava ad accamparsi negli alti e verdi cipressi. Per loro era tutto così semplice. Mandavano maledette onde sonore, si orientavano, si cibavano, si ribaltavano a testa in giù e riposavano. Per noi umani, ogni secondo della nostra vita è una battaglia per ottenere ciò che vogliamo. Che sia la felicità o che sia un obiettivo, non conta molto. Alla fine, cerchiamo sempre di ottenere qualcosa.

Il telefono mi vibrò in tasca, giusto nel momento in cui iniziavo a leggere i nomi delle casette adibite di grandi finestroni di vetro o colorati fiori rossi e viola, segno di qualcuno che passa spesso da quelle parti e lascia un fiore. Io non ne avevo comprato nemmeno uno. Nemmeno la decenza di fermarmi a prendere un ramo secco. Staccai la chiamata di Liam. Spensi il telefono e continuami a camminare per quel sentiero ruvido. Avrebbero dovuto metterci un tappeto o chissà cosa... ma qualsiasi vecchietto, non notando una pietra sporgente, sarebbe potuto cadere. 

Da lontano notai una presunta madre e suo figlio, posare dei fiori dentro un vaso bianco. Solo avanzando e rovistando tra i diversi cognomi, capii che la persona morta doveva essere il marito. Faceva il militare. Nella foto era ritratto con la divisa e il solito cappellino verde scuro. Forse era morto per salvare la sua patria. Il piccolo piangeva... era normale alla sua età cercare il proprio padre. Se avessi potuto tornare indietro, mi sarei tenuto stretto il mio. Ma c'era un odio che ci allontanava velocemente. Lui mi odiava per aver mandato a puttane la mia vita, io lo odiavo per non avermi scosso per le spalle e avermi detto che potevo contare su di lui. Forse sarebbe stato più facile attraversare quel maledetto giro, se avessi avuto una sua mano sulla mia spalla, a darmi conforto. 

Scacciai il senso di angoscia che mi aveva colto alla sprovvista e continuai a camminare. Quanto poteva essere grande quel cimitero? E quanto poteva essere lunga quella stradina? Il tempo sembrava essersi fermato e rendeva tutto ancor più doloroso. 

A pochi metri da me, notai una casetta distaccata dalle altre. Una donna sedeva su un gradino impolverato e girava tra le mani una rosa bianca. Chiusi gli occhi. L'avevo trovata. Schiacciai qualche altra foglia secca. Fissai qualche altro cipresso, poi mi fermai davanti alla casetta e fissai le lettere in bronzo, incollate al marmo bianco. 

 FAM. MALIK

- Trisha - sussurrai, talmente piano che faticai a sentirmi. Ma la donna mi aveva già notato. I suoi occhi erano contornati da occhiaie nere. Facevano più paura di quanto pensassi. Il cioccolato, uguale al mio, sembrava essersi trasformato in carbone. Nero, morto. La ricordavo allegra, piena di vita... e invece avevo distrutto ogni sua vitalità. L'avevo uccisa, carbonizzata. 

- Zayn Malik. Ti ricordavo più piccolo. Ma ti resta sempre l'aria minacciosa - staccò un petalo di rosa e lo lasciò a terra. Ci pensò il vento a farlo volare via, ricordandomi come Giuly amasse tanto farlo. 

- Sembra assurdo librare nell'aria come i petali di rosa. La rosa bianca... Zayn mi compri una rosa bianca? -

Me lo chiedeva sempre e io non riuscivo a dirle di no. Gliene portavo cinque... anche sei. Era stupendo vederla ridere, strappare un petalo e farlo volare al vento. Le ricordava la libertà. In fondo il bianco, indica il contrario di ciò che ero io.

- Non sono più così tanto minaccioso - affermai, fissando le due piccole foto all'interno della casetta. Papà... Giuly. Dopo l'ennesimo tuffo al cuore, decisi di distogliere lo sguardo. Trisha, che non osavo più chiamare madre, mi fissava curiosa.

- Non riesco a capire cosa ci fai qui. Non mi sembrano posti che frequenti abitualmente. Dovresti provare in un pub in fondo alla strada. O se vuoi ti consiglio i Tomorrow. Sono ancora in circolo e non si sono sciolti. - acida. Dannatamente acida. Ecco com'era diventata. Aveva il mio cuore in pugno e si divertiva a stringerlo sempre di più per ogni singola frase che sputava con acidità.

- Non puoi nemmeno immaginare quanto ci stia male - Strinsi le mani nelle tasche, sperando di non scoppiare a urlare. Era un cimitero dannazione, non volevo che mi buttassero fuori pure da lì. Era bastata la mia casa e la mia famiglia.

- Certo che non posso farlo. Non si può immaginare l'impossibile - Track. "Su dai, stringilo ancora più forte" pensai, riferendomi al cuore.

- Pensi che sia stato facile per me vederla morire? - sibilai, più forte del solito. Notai un movimento strano alla mia destra e quando girai lo sguardo vidi il guardiano fissarmi in un modo truce. Provai a respirare e a tranquillizzarmi, mentre Trisha rideva leggermente. Ero così buffo.

- Non sai nemmeno mantenere la calma e il silenzio in un luogo come questo. Non hai rispetto nemmeno per i morti, come potresti averlo per i vivi? So per certa che per te è stato più facile vederla morire, più di me. Io ho visto morire mia figlia, mio marito e mio figlio - Track. Questa volta stringeva più forte. Si, voleva proprio stritolarmi il cuore. Alcuni pezzi si stavano attaccando alla sua mano e avrebbe finito per non lasciarmi nulla al centro del petto.  

- Mamma... - 

- Non chiamarmi così. Tu non sei nessuno per chiamarmi in questo modo. Hai perso il titolo per chiamarmi così! Non dovresti nemmeno chiamarti Malik, non sei degno di avere il suo cognome e il suo sangue. Non sei degno di aver ucciso tua sorella. Non sei degno di aver ucciso tuo padre. Avrebbero dovuto lasciarti per anni dentro quel riformatorio. Avresti dovuto marcirci dentro! - Track. Puff. Ecco, in quel momento ero vuoto. Non avevo nulla a cui aggrapparmi. Mi aveva staccato il cuore dal petto e lo avevo pestato troppe volte. Non avrei più potuto ricucirlo, ne ero sicuro. 

- E se ti resta un briciolo di dignità, non mettere più piede qui! Fai rivoltare tutti i morti nella tomba! - esasperata e con le lacrime agli angoli degli occhi, mi lanciò addosso la rosa bianca e cammino verso la stradina che avevo percorso io. Le scarpe col tacco risuonavano tra le foglie secche, producendo il rumore del vuoto che mi portavo dentro. Ogni singolo attimo mi rimbombava dentro come un eco.

- Non mi strapperai anche l'amore che provo per Giuly - sussurrai al vento. Ormai lei non avrebbe potuto sentirmi. Mi lasciai cadere sul gradino di marmo. Il tonfo che produssi, si riversò nella testa, rimbombando in ogni muscolo. Le lacrime salirono agli occhi, poi sfumarono sul viso. Strinsi forte la rosa bianca e staccai un petalo. Lasciai che il vento lo facesse volare via dalla mia mano. Il guardiano aveva smesso di guardarmi male, forse aveva sentito tutto e provava compassione verso di me. Spazzò via un altro po' di foglie secche e mi lasciò solo, nel buio che incombeva sul cimitero di Londra. 

- Non pensavo che tua madre fosse ancora in vita - sobbalzai e la rosa mi cadde di mano. Con gli occhi appannati e allucinati dai lampioni, scorsi una figura alta che mi fissava compassionevole. Magro, alto... Liam.

- Io non pensavo che mi avresti trovato - biascicai, con la gola piena di rimpianti e amarezza. Troppo piena per parlare liberamente. Raccolsi la rosa e continuai a spennarla. 

- Mi hai lasciato troppi indizi. Un dolore incolmabile. Una mancanza insostituibile e il dolore costante. Quando ci manca qualcuno o ci sentiamo in colpa... be' vuol dire che è troppo tardi per tornare indietro e quale posto è migliore del cimitero? Chi entra qui, poi non esce più - scalciò qualche foglia secca, ma non tentennò ad andarsene.

- Hai sentito tutto? - passai la mano sulla guancia, liberandola dalle troppe lacrime.

- Si e so che non ha ragione. Non sei un assassino. Non hai ucciso nessuno -

- Non conosci nemmeno la storia vera -

- Ma conosco te. Non saresti ancora qui se avresti davvero avuto il coraggio di uccidere due persone che ami. Il senso di colpa ti mangia senza aver fatto nulla... non avresti vissuto un attimo in più se tua madre avesse avuto ragione -

Tirai su col naso e staccai un altro petalo di rosa.

- Perchè continui a strappare petali? - Liam mi credeva. Liam si fidava ancora di me. Liam avrebbe dovuto conoscermi davvero per il mostro che ero. Forse alla fine mi avrebbe lasciato stare pure lui e allora sarei rimasto davvero solo.

- Mia s-sorella Giuly... amava strappare i petali delle rose bianche e lasciare che il vento li trasportasse via. Diceva che era un modo unico per sentirsi libera. Come se la potessero staccare dai problemi e farla volare - un singhiozzo smorzato mi uscì dalle labbra. "Stupido. Stupido Zayn, smettila di essere così debole. I mostri non hanno sentimenti"  mi ammonii.

- Come era tua sorella? - mi chiese, prendendo posto alla mia sinistra e fissando velocemente la foto dentro la casetta. Si rabbuiò per qualche istante. "Esatto Liam... sono io il mostro che l'ha uccisa"

- Semplice. Pura. Bella. Era la tipica ragazza di cui ti saresti innamorato al volo. Mi ripeteva sempre di essere l'unica persona che amava, ma sapevo che un giorno qualcuno l'avrebbe amata quasi quanto me. Amavo toccarle i capelli. Erano sempre neri e ricci. Ero l'unico in famiglia che poteva toccarli e questo mi faceva sentire... speciale. Completo -

- Cosa è andato storto? - delle lacrime sfuggirono dal mio piccolo auto-controllo e graffiarono le guance. Gli raccontai lo stesso flashback che avevo vissuto qualche giorno prima. Gli raccontai il dolore, il vuoto che provavo dentro e la sensazione di voler lasciare definitivamente tutto. Liam mi fissava, cercava di studiare i miei gesti, ma non poteva più studiare un corpo vuoto e privo di sentimenti. Non poteva più leggere le pagine strappate di un libro troppo vecchio e impolverato. 

- Hai iniziato a tagliarti per questo motivo? - annuii, assorto dai pensieri che uccidevano lentamente. Il dolore che provavo prima si intensificò. Spezzai lo stelo della rosa e il liquido verdognolo mi si riversò sulle mani. Avevo strappato tutti i petali, li vedevo mescolarsi tra le foglie secche, ma privilegiare sulla velocità. Giuly... Giuly batteva tutti sulla velocità. Era il suo forte, correva alla stessa andatura del vento. Scompariva e appariva da un lato all'altro, saltellando e mettendo in mostra i suoi denti bianchi e il suo sorriso smagliante. Ingoiai a vuoto. Faceva male. Ancora e per sempre.

- Pensi di non riuscire ad andare avanti, vero? - lo fissai, con gli occhi troppo appannati per rendermi subito conto che anche lui stava piangendo. Avevo fatto piangere anche Liam. 

- Come posso andare avanti? L'unica persona che è rimasta in vita, mi odia. Finirai per odiarmi anche tu, Liam. Lo fanno tutti alla fine - portai la mia mano sul suo viso e scacciai via le lacrime che avevano intensificato il colore dei suoi occhi. Chiuse le palpebre, godendosi il mio tocco e facendomi capire che forse lui, non mi avrebbe facilmente odiato.

- Non posso odiare ciò che mi mantiene in vita, Zayn. Se odiassi te... inizierei a scivolare veramente dentro una fossa e a quel punto, se molli tu, mollo io -

Scossi la testa. - Tu... tu non devi mollare. Mai, capito? Anche se io dovessi cadere e non dovessi risalire più, tu non dovrai mollare. Promettimelo. Promettilo che se io non dovessi farcela, tu andrai avanti senza di me. Sorriderai al mondo. Te ne fotterai dei problemi e vivrai lo stesso. Ti innamorerai, ti scorderai di me e vivrai in pace. Promettimelo Liam. Promettimi che se io mollo, tu invece vai avanti - piansi più forte. Pensavo davvero di mollare tutto. Liam accompagnò il mio pianto, scuotendo violentemente la testa e ripetendo "No" infinite volte.

- Si, si invece. Se io mollo, tu vai avanti - ripetei, lasciando le mia mani sul suo viso.

- No, no e ancora no. Se tu molli, io mollo. Se te lo promettessi, mentirei a me e a te. Non andrei avanti senza te. Sei tu la persona che mi ha sollevato da tutto questo schifo. Hai sollevato anche Harry. Hai sollevato anche Louis. Non ti accorgi di quante persone hai aiutato, ti soffermi sui pensieri sbagliati. Non hai sparato tu, Zayn. Tu avevi messo in gioco la tua vita, proteggendo tua sorella. Tu... cazzo! Tu hai urlato di salvare lei! Fino all'ultimo secondo, hai chiuso gli occhi, pensando di averla finalmente salvata. Non sei stato tu a sparare e non hai ucciso tu tuo padre. Sono stati degli eventi che si sono susseguiti troppo velocemente e nel momento sbagliato. E' normale pensare di avere colpe, ma tu non ne hai e non lo dico solo perchè ti amo, ma lo dico perchè è quello che penserebbe chiunque. Tua madre prova rancore, rabbia. Ha perso delle persone che ama ed è lei a sentirsi davvero sola... ma se sapesse la vera storia, imparerebbe ad amarti, come faccio io e come fanno i tuoi amici. Non pensare più di mollare tutto. Non fartelo passare più per il cervello, perchè ne morirei. Mi avevi promesso di farmi uscire dal mio problema e che non mi avresti lasciato mai. So anche io che non eri bravo nelle promesse, ma se molli ora spezzi tutto e spezzi anche me. E' questo quello che vuoi? Lasciarmi, spezzarmi e uccidermi? - lui mi amava... aveva detto di amarmi. 

- No... io non voglio lasciarti, nè tanto meno spezzarti o ucciderti... ma... -

- Shh. Niente ma, niente se. Abbracciami. Baciami. Amami. Freghiamocene del mondo e impariamo a vivere e completarci l'uno con l'altro. Ho bisogno di te Zayn e tu hai bisogno di me. Non puoi spezzare una calamita e privarla del polo opposto. Ci attraiamo, punto. Curiamoci insieme - piangeva. Annegava le parole nelle lacrime, ma riuscivo lo stesso a sentirlo cristallino. Ogni cosa che diceva costruiva un organo il plastica dentro al mio petto. Non avevo un cuore, ma Liam mi aveva costruito una protesi perfetta. Aveva ragione lui. Non potevo lasciarlo, non potevo abbandonare e uccidere un'altra persona. Dovevo cambiare, prendermi cura delle persone che amavo e smetterla di pensare che uccidendomi avrei fatto felice gli altri. Liam mi aveva cercato e aveva seguito i miei passi e i miei pensieri fino a un cimitero. Piangeva lacrime salate e mi aveva pure confessato di amarmi. Liam mi aveva esplicitamente detto di amarmi e lo amavo anche io per questo e per tutto. 

- Ti amo e ti amerò sempre, lo sai? - sussurrai, lasciandogli un piccolo bacio casto sulle labbra.

- Si e so che anche per me è lo stesso. E non sai quanto vorrei baciarti, ma è tardi e siamo in un luogo dove un bacio non è tanto romantico. Vieni da me, a casa mia. Resta con me stanotte - nonostante il dolore, riuscii a sorridere. Mi alzai da terra e notai il fiore cadermi dalle gambe e perdersi nelle foglie. Riportai lo sguardo su Liam, gli porsi la mano e lo sollevai. Poi iniziammo a camminare, percorrendo di nuovo quel sentiero, ma con dei particolari diversi. Le foglie non mi sembravano più morte. Il clima non era più tetro. Il cielo non era poi così tanto scuro e di freddo non ne sentivo più. Perchè Liam mi aiutava a vedere tutto in un'altra prospettiva e curava ogni mio male.

Ciao Giuly, verrò spesso a trovarti. Ti amo, ti amo tanto. Sei stata una perfetta sorella per me e le tue rose bianche mi ricorderanno che lo sarai sempre! Illumina anche il paradiso. Porti luce e gioia ovunque, non mi stupirei se lo rendessi migliore. Ti presento Liam, il ragazzo che amo. Si, si. Non te lo aspettavi nemmeno tu, ma non giudicarmi. Mi avevi detto di trovare la persona che avrei amato per il resto della mia vita, non avevi posto tanti particolari. Quindi, ecco la persona che amerò per sempre. Tu? Tu sarai quella metà di protesi che ho al posto del cuore. Adesso che non ho mai voluto ucciderti. Lo sa anche Liam e grazie a lui imparerò ad amarti e non a ricordarti come uno squarcio doloroso. Sei vita, Giuly e come tale vivrai per sempre in me.

E con quel pensiero, ero già arrivato a casa di Liam. Con quel pensiero, ma sfumato dal piacere, avevo baciato le sue soffici labbra. E ricordandomi quanto potessi amarlo, avevo iniziato a lasciare dei baci sul suo collo. Poi mi ero fermato. Il nostro era amore e non sesso. E quando avremmo voluto coltivarlo insieme, non mi sarei tirato indietro. Ma leggevo ancora la paura in Liam e non volevo sforzare troppo i suoi muri. Perchè l'amore è una cosa che si fa in due. L'amore è una cosa che non ha tempo, ragioni, pensieri. L'amore è qualcosa che ti prende, ti solleva in aria e ti lancia su soffici cuscini. Si, potranno esserci delle spine, potranno esserci contrasti, dolori. Ma il vero amore è anche quello destinato a tornare, a non sparire, a non morire. E come l'assenza del tempo, il nostro amore sarebbe dovuto durare a lungo, molto a lungo.


* Harry's Pov *

- Pronto? -

- Harry? Dove sei? Non sento nulla -

- Aspetta che mi sposto - urlai al telefono. Io, Louis e Niall avevamo deciso di andare in un piccolo locale. Fortunatamente in quei giorni la voce mi era completamente ritornata e Niall era riuscito a farla franca con la sua punizione, grazie al buon comportamento.

- Ora mi senti? -

- Si. Volevo dirti che stasera dormo a casa di Liam. Gli faccio un po' di compagnia. Avvisa tu Johannah, okay? -

- Va bene, Zayn. Ci vediamo domani a scuola -

- Certo - Staccai la chiamata e tornai dai ragazzi. Louis stava ballando in pista e Niall si era stancato e si stava avvicinando al bar.

- Non ti è bastata la punizione? Se tua madre ti becca che fai puzza di alcol, ti mette le sbarre alle finestre e alla porta, lo sai vero? - lo stuzzicai, ridacchiando. Anche lui rise, ordinando un bicchiere di coca-cola e facendomi la linguaccia. Il barman lo fissò troppo male, ma subito dopo gli portò la bibita richiesta.

- Vedi? Così mamma non mi sgrida e non mi da botte - disse, col tono di un bambino piccolo. Gli scoppiai a ridere in faccia e lui, facendo il finto offeso, mi lasciò uno schiaffetto sul braccio, facendomi ridere ancora di più.

- Dove si è cacciato Louis? - chiesi, cercando di ricompormi.

- Emh... credo sia... Lì, al bar, nei posti in fondo - con lo guardo raggiunsi il punto indicato da Niall e non appena lo trovai, quasi mi uscii il fumo dalle orecchie.

- Gli avevo detto di non giocare con quella lì mentre eravamo in pausa - sbuffai innervosito. Ormai Niall era diventato il mio migliore amico, sapeva anche della mia relazione con Louis. Si, ero ancora indeciso, ma ultimamente era instabile e girava attorno a quella gallinella, facendomi urtare i nervi.

- Dai, si vede da un miglio di distanza che sta cercando di farti ingelosire -

- Ci sta riuscendo. Sono geloso e anche arrabbiato. Guarda! Dio, guarda! Le sta toccando i capelli! E' arrivato il momento in cui gli taglio le mani, vero? -

- E privarlo della sua abilità? Non penso ti converrebbe in caso di riconciliazione -

- Non ti facevo così sporcaccione - lo guardai torvo e lui fece spallucce, continuando a bere la sua coca-cola. 

- N-Ni...a-all - la voce mi uscii spezzata quando riposi lo sguardo su Louis.

- Merda -

- La sta baciando - gli occhi mi ri riempirono di lacrime. 

Forse il dolore uccide lentamente, ma un tradimento uccide e basta.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro