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Rinuncia alla custodia

Capitolo LVIII


*Harry's Pov*


Avevo davvero bisogno di parlare con mio padre e convincerlo ad accettare la mia proposta. Ci avevo pensato per tutta la notte e quella era la cosa migliore che potessi fare.

- Avanti, ti ascolto - mi disse, sedendosi sul divano. Mi accomodai di fronte a lui, osservando la casa ordinata e in perfetto stato.

- Rinuncia alla mia custodia - dissi serio, senza trapelare l'ansia di stargli così vicino.

- Cosa? - spalancò la bocca, sconvolto.

- Sono stato piuttosto chiaro. Rinuncia alla mia custodia, Tom. Mi hai solo reso la vita un inferno e adesso che ho un briciolo di pace, rinuncia alla mia custodia. Verrò a trovarti, ogni tanto, ma ho bisogno di stare in una famiglia che mi ha sempre amato e mi ha fatto rialzare dalle macerie e quella famiglia appartiene ai Tomlinson, non a te. Rinuncia alla custodia così che il mio avvocato possa farmi dare in affidamento a Johannah. Stiamo continuando a lottare per due cose diverse. Se tu riuscissi a ottenere la custodia e farmi vivere qui, io scapperei di casa... perchè amo stare in quella famiglia... non qui -

- Vuoi che rinunci a te? A mio figlio? -notai i suoi occhi lucidi e sentii un groppo in gola, amaro da buttare giù.

- Non sono mai stato tuo figlio. Sempre a essere odiato da te e dalle tue mani... ti supplico, rinuncia a me se vuoi davvero la mia felicità - cercai di nascondere il tremolio nella voce, facendomi forza e cercando di non mollare la presa. Ma vederlo piangere... per me... fu un doloroso colpo al cuore. Nonostante tutto era mio padre e prima di odiarmi, mi aveva amato. Ed erano quei momenti che facevano male, come dolorose spine nel petto. Cercavo di dirmi che non potevo tornare da lui, perchè mi avrebbe fatto male, ma quando una lacrima solcò il suo viso, non trovai più nessun appiglio. Non capii più cosa mi stesse succedendo. Nel buio, l'unica cosa a farmi forza per ritrovare la luce, erano gli occhi azzurri di Louis. Avrei dovuto farlo per lui. Per noi.

- Lo so... so che sono stato un padre di merda, ma non ero io quello, te lo giuro. L'alcol mi rendeva una bestia senza cuore e non ricordavo più chi fossi... Non so nemmeno io perchè lo facevo, ma ti giuro Harry che ti non ti odio e non l'ho mai fatto. Le cattive parole che ti dicevo servivano per farti crollare, quando in realtà ero io a scivolare verso il basso, ogni giorno di più. Da quando ho smesso di bere, ho capito i valori di me stesso, della mia famiglia, di avere te come figlio. Mi hai sopportato quando ti picchiavo e giuro - scoppiò a piangere più forte. I miei occhi divennero inevitabilmente lucidi. - Giuro che non ti toccherò più... ma non puoi lasciarmi anche tu... non dopo tua madre - i suoi singhiozzi smorzarono l'aria tagliente. Mi strinsi di più nel mio giubbotto, quasi a sentire il freddo congelarmi le ossa. Asciugai una lacrima che era scivolata sul viso.

- Mi hai sempre dato la colpa di tutto... anche della morte di mamma - mormorai.

- Solo perchè non riuscivo ad ammettere che la colpa fosse mia. Ero accecato dalla rabbia, dal dolore, dall'alcol, da non rendermi conto di star trascinando anche te nel mio oblio - si passò le mani sugli occhi, asciugando le lacrime.

- Non posso stare qui... non ce la farei... ne morirei - singhiozzai, alzandomi dal divano e compiendo qualche passo in giro per il piccolo salotto. Mio padre si alzò, avvicinandosi a me. Indietreggiai spaventato, ma non leggevo odio nei suoi occhi... solo puro dolore. Senza rendermene conto finii in suo abbraccio e trattenni il respiro.

- Potremmo andare via da qui, cambiare città, cambiare casa. Ricominciare tutto di nuovo. Dammi solo l'ultima possibilità per essere un padre migliore - mi mancava sentirmi così tanto a casa tra le sue braccia. Non accadeva da anni e quella sensazione mi spaventava. Mi aspettavo uno schiaffo da un momento all'altro. Un'altra violenza da infliggere sul mio corpo. Ma al contrario di me, che trattenevo il respiro, lui lo lasciò andare in lenti e dolorosi singhiozzi sulla mia spalla. Mi allontanai, prendendo boccate d'aria. Stavo cedendo di nuovo nel suo oblio e non potevo farmi male, non di nuovo.

- Mi vuoi bene? - gli chiesi, con le lacrime che scendevano imperterrite sul viso.

- Si, te ne voglio e non riesco a dirti nemmeno quanto - singhiozzò lui, avvicinandosi cautamente e asciugandomi le lacrime con le mani ruvide.

- E allora lasciami andare... qui soffoco... - fu così doloroso far uscire quelle parole, che sentii qualcosa stringersi nel petto. Avevo bisogno del mio inalatore, subito. I respiri iniziarono ad accelerare e mio madre se ne accorse. Scappò al piano di sopra, mentre io mi sedevo velocemente a terra. Ecco, mi aveva abbandonato, di nuovo. Mi avrebbe lasciato morire così si sarebbe liberato di me una volta per tutte. Erano tutte bugie le sue, non mi amava.

I singhiozzi si fecero più forti e il respiro scarseggiava sempre di più. Quasi pensai che mio padre fosse andato via. Poi lo sentii scendere le scale, di corsa, senza paura di scivolare e farsi male. Mi affiancò e mi portò qualcosa alla bocca. Quattro spruzzi e il respiro tornò a esistere. Lo fissai spaventato, con gli occhi sgranati e una mano sul cuore. Pensavo di morire e di essere solo, ma lui era accanto a me.

- Lo tengo sempre con me da quando sei via... è l'unico ricordo che ho... quando da piccolo ti prendevo in braccio, ti stringevo e ti facevo respirare per farti calmare, proprio così - ancora immobile per ciò che era accaduto, lo fissai mentre si spostava dietro di me, facendomi stendere tra le sue gambe, con una mano ad accarezzare i capelli e l'altra a massaggiare lentamente e delicatamente il petto. Chiusi gli occhi, beandomi la sensazione di essere ancora vivo e credendo in lui, in mio padre, perchè aveva ricordato una delle poche scene che mi erano rimaste di lui prima che iniziasse a odiarmi. Altre lacrime scesero sul mio viso, al ricordo di mamma che canticchiava una delle sue ninna nanne, mentre papà mi cullava finchè non mi addormentassi e fu proprio quello che accadde. Mi svegliai, chissà quanto tempo dopo, sdraiato sul letto della mia vecchia stanza. Le mura erano state riverniciate di bianco. La muffa e l'odore sgradevole era scomparso. La rete del letto era sicuramente nuova... il materasso più soffice... il pavimento era pulito. Non riconoscevo più quella stanza e dovetti sbattere più volte gli occhi assicurandomi che fosse davvero la mia. Sobbalzai, assicurandomi di avere tutti i vestiti addosso e nessun dolore fisico... ma stavo bene, a parte la debolezza che sentivo addosso per la crisi avuta da poco, stavo bene. Scesi dal letto e andai al piano di sotto, trovando mio padre in cucina. Ero solito io cucinare, in quella casa, ma si era dato da fare mettendo qualcosa nel forno. E lì, intento a lavare una padella incrostata, quasi non lo riconobbi. Lui non era il vecchio Tom che mi aveva violentato...

- Ehi, campione, sei sveglio. Hai dormito per cinque ore. Alla fine ti ho messo a letto, non potevo lasciarti a terra. Ho deciso di preparare il pranzo, come ai vecchi tempi. Che ne dici di pollo al forno con patate e una torta di mele per dessert? - mi chiese sorridente.

Sgranai gli occhi - Ho dormito cinque ore? -

- Si, quella crisi sembra averti sfinito. Dovresti mangiare un po', per rimetterti in forze -

- Devo prima chiamare Louis. Sarà preoccupato - ammisi, cercando il cellulare nelle tasche dei jeans ma non trovandolo.

- Tieni, era caduto a terra. Giuro che non ho sbirciato - ridacchiò. Certo, non poteva farlo perchè c'era la password, ma vederlo tutto sorridente e pimpante mi faceva uno strano effetto.

- Grazie - mormorai, osservando le quindici chiamate perse di Louis, le sette di Johannah e le otto di un numero sconosciuto. Mi affrettai a chiamarlo e rispose al primo squillo, sicuramente aveva il cellulare in mano.

- Harry? Stai bene? Siamo tutti preoccupati a morte!! - urlò dall'altra parte del cellulare. - Si, sto bene - ridacchiai, ancora scioccato per quello che era successo in poche ore - Sono a casa di mio padre e sto bene - Tom parve illuminarsi a quelle parole, mettendo il pollo in un grande vassoio, circondandolo con patate al forno. Mi invitò a sedermi a tavola e così feci, restando un po' distante da lui.

- Da tuo padre? Perchè sei lì? Cosa ti viene in mente? Torna a casa! Aspetta... tornerai qui vero? Non resterai lì? -sentendo il tono spaventato di Louis, capii davvero quale fosse il mio posto e accanto a chi. Sorrisi debolmente a mio padre che non accennava a mangiare se non lo facevo io e poi risposi - Si, sono da lui. Dovevamo chiarire una cosa, ma tornerò subito dopo pranzo -

Il sorriso di Tom svanì e prese a giocare con le posate. Non potevo stare da lui, non come se nulla fosse accaduto. Non potevo dimenticare anni di violenze. Potevo mettercela tutta, ma non potevo davvero dimenticare e quello era da chiarire.

- Vuoi che ti passo a prendere? -

- Ti chiamo quando ho finito, okay? -

- Non riuscirò a stare tranquillo sapendo che sei lì. Mandami almeno qualche messaggio ogni tanto -

- Lo farò. Ti amo - dissi, pur sapendo che mio padre era a pochi metri da me. Pensai reagisse urlandomi addosso e invece no, sorrise ancora, mettendomi più ansia.

-Anche io - staccai la chiamata e presi una forchettata di pollo. - Non posso rimanere qui, Tom... forse stai cambiando, forse mi stai prendendo in giro, ma hai visto anche tu cosa è successo poco fa... ho ancora paura di starti accanto e finchè quella paura non passerà, se passerà, voglio stare con Johannah e con Louis... Non posso davvero crearmi una nuova vita accanto a te, perchè mi trovo bene qui dove sono, con una famiglia numerosa, rumorosa ma meravigliosa - gli occhi mi luccicarono, ma dalla gioia.

Mio padre sembrò capire e annuì un po' triste - Facciamo una cosa... prima che io prenda una decisione, se lasciarti andare oppure no... passa qualche giorno con me. Non dormirai qui, non se non lo vorrai. Vieni a trovarmi ogni tanto... voglio riacquistare la tua fiducia e se vorrai continuare a starmi lontano, allora ti lascerò andare -

Sospirai, pensando bene alla risposta - So che non cambierò idea, perchè amo Louis, amo Johannah e amo le bambine. Amo stare lì. Posso venire qui, qualche volta, ma ho bisogno di libertà papà. E se tu non rinuncerai a me, combattendo per avermi, la Signora Camille mi starà intorno ancora per molto. Vieta a me e Louis di stare insieme. Sta aspettando un nostro passo falso per farmi finire tra le tue braccia e questo vorrà dire distruggermi la vita, ancora di più. Rinuncia a me, ti prego. Verrò a trovarti, ma non starò qui. E' la stessa cosa di venirti a trovare ma aspettare una tua risposta, soffrendo in compagnia di quella donna -

- Mi stai chiedendo di rinunciare a te... sai che non è facile -

- Ti sto chiedendo di rendermi libero e felice. Di donarmi quell'affetto che in questi non mi hai saputo dare. Ti sto dando un'altra possibilità papà. Ti sto dando l'opportunità di mettere da parte il tuo egoismo e di pensare al mio bene, per una volta -

- Se riuscissi ad avere l'affidamento, tu davvero scapperesti via? -

- Si, te l'ho già detto. Farmi vivere qui con la forza non servirebbe a nulla se non ad odiarti di più. Fammi vivere da Johannah e io ti prometto che verrò a trovarti. Se davvero sei cambiato, dimostramelo dandomi libertà. Dimostramelo adesso - sapevo che stava cedendo. Lo vedevo dal suo sguardo amareggiato.

- Io... lo farò. Se renderti felice significa darti questa libertà, non ti priverò di averla. Domani parlerò con il mio avvocato, rinuncerò al tuo affidamento, farò andare via Camille da quella casa, sarai libero di essere felice, di vivere insieme a Louis senza più paure... ma tu verrai davvero a trovarmi? Me lo prometti? - quasi piansi a quelle parole. Stavo davvero per essere libero?

- Si, te lo prometto - mi alzai da tavola e abbracciai quell'uomo. Sorpreso, ricambiò il mio abbraccio, dicendomi che mi voleva davvero bene. Non gli risposi, sapevo che si stesse comportando nel migliore dei modi, lasciandomi libero, ed era per quello che lo avevo abbracciato. Mi andava di farlo, non ero stato costretto.

- Torniamo a pranzare prima che il tuo ragazzo ti venga a prendere, si? - mi chiese sorridente. Annuii e pranzammo tranquillamente. Lo aiutai addirittura a sparecchiare la tavola e poi chiamai Louis per venirmi a prendere. Mi disse che era già fuori, probabilmente era lì da chissà quanto.

- Grazie per avermi capito... non deludermi... fammi capire che sei diverso e dammi questa libertà - mormorai un'ultima volta, per paura che mi avesse preso in giro e non avesse più intenzione di lasciarmi libero.

- Ti prometto che domani chiamerò l'avvocato. Facciamo così, domani pomeriggio vieni di nuovo qui, ci parleremo insieme. Porta pure Johannah se vuoi. Se non ti fidi -

- Lo farò. A domani, papà - con un semplice gesto della mano lo salutai e andai via, andando da Louis.

- Ma cosa ti è passato in testa, amore? Mi hai fatto preoccupare a morte. Ero venuto a svegliarti, al solito e non ti ho visto -

- Lo so, sembrava una cavolata, ma ho fatto una cosa buona e ti racconterò tutto quando andremo a casa. E' una notizia stupenda, te lo assicuro - lo baciai sulle labbra e poi tornammo a casa. Una volta messo piede sulla soglia, Johannah mi si gettò addosso, abbracciandomi disperata. Ecco, era quello il mio posto... in quella casa.

- Allora? Parla che sto in ansia - mi voltai, scorgendo tutti a circondarci. Sembrava che quel giorno nessuno fosse andato a scuola. C'erano Zayn, Liam, Niall, Charlotte, Felicite, Georgia, Daisy, Phoebe, Camille, Billy e anche i nonni di Louis. Erano davvero tutti lì per me?

- Sediamoci in salotto, okay? Ho una notizia stupenda per tutti. Non so per te Camille, ma sicuramente lo sarà per gli altri - la donna rimase seria e prese posto sul divano. Le piccole si sedettero a terra, io rimasi in piedi, Louis accanto a me come una guardia del corpo, tutti gli altri seduti. Zayn e Liam erano accoccolati vicini, tremendamente dolci. Pensandoci bene, Zayn non era rientrato in casa, la sera prima... sorvolai su quell'argomento e mi dedicai al discorso che avrei dovuto fare.

- So che ciò che ho fatto stamattina può passare per un gesto stupido e azzardato - iniziai e subito Johannah e sua madre borbottarono un "Decisamente" mentre Louis si limitò a un "Fallo di nuovo e ti uccido io", così ridacchiando nervosamente e continuai a parlare - Ma non è stato un gesto dettato dalla fretta. Ci ho ragionato su, anche tutta la notte e ho pensato che uscendo presto di casa, avrei potuto fare ciò che andava fatto e tornare giusto in tempo per la colazione. Ma le cose, come sapete pure voi, non sono andate così. Mi dispiace se vi ho fatto preoccupare, ma voglio spiegarvi il motivo per il quale sono andato da mio padre -

Presi un respiro profondo e Louis incrociò le nostre mani, come a sostenermi. Camille scrisse qualcosa sul blocchetto, ma fanculo presto se ne sarebbe andata.

- Non vuoi andartene via da questa casa, vero? - domandò Johannah, con gli occhi lucidi. - No, completamente no - mi affrettai a dire.

- Ho chiesto a mio padre di rinunciare alla mia custodia. Di lasciarmi la libertà di stare qui, con voi - buttai tutto d'un fiato. La famiglia restò col fiato sospeso, Camille si lasciò sfuggire un sorrisetto enigmatico e quasi morii per quello. Scossi la testa e ripresi a parlare - Non è stato facile, lo ammetto. All'inizio abbiamo pianto entrambi, lui non voleva rinunciare alla mia custodia e io invece volevo che accettasse la mia proposta. Abbiamo discusso, perchè lui diceva di amarmi e io gli rinfacciavo il mio passato. Mi è venuta una della mie crisi - Johannah si portò la mano sul cuore, sconvolta. Sua madre la abbracciò subito e nonno Sean le lasciò una confortevole pacca sulla spalla, incitandola a non mollare e ad ascoltare tutto fino alla fine. Le piccoline mi ascoltavano come se stessero guardando un film.

- Pensavo di morire, perchè mio padre se n'era andato al piano di sotto e sembrava non scendere più -

- Brutto figlio di... - iniziò Louis, ma subito lo bloccai - Invece era salito per cercare l'inalatore. Mi ha permesso di respirare e mi ha fatto riprendere dalla crisi, abbracciandomi come faceva quando ero piccolo. Sono stato immerso nei ricordi per un po', poi mi sono addormentato e mi sono risvegliato nella mia stanza. Ero vivo e vegeto, non mi aveva toccato. Continuavo ad avere paura di lui, ma era strano, mi sentivo quasi a casa. Aveva pure preparato il pranzo. Quando mi ha chiamato Louis, preoccupato, ho capito che il mio vero posto era qui, in questa famiglia. Mio padre poteva imparare a volermi di nuovo bene, ma quello che mi avete saputo dare voi, lui in questi anni non è riuscito a trasmettermelo. Tutto l'amore di questa famiglia, mi ha fatto sempre sentire un Tomlinson e non uno Styles ed è per questo che gli ho parlato di nuovo della rinuncia. Sembrava afflitto ma ha accettato. Domani pomeriggio parleremo con il suo avvocato, ci metteremo d'accordo per fare in modo che tu, Johannah, possa avere il mio affidamento. Camille non dovrà più stare qui e io andrei a trovare mio padre ogni tanto, perchè questo gliel'ho promesso. Posso andarci in compagnia, ha detto solo che vuole vedermi, non importa se dormo qui o lì. Io lo andrò a trovare e lui rinuncerà all'affidamento -

- Oddio - Louis, che era il più vicino a me, mi abbracciò forte, baciandomi e dicendomi di amarmi. Le piccole, le ragazze, Johannah, i suoi genitori e i miei amici si alzarono per formare un unico grande abbraccio. Forse le cose stavano davvero iniziando ad andare per il verso giusto. Forse a tutto c'era un lieto fine. Forse, per la prima volta, iniziavo ad assaporare il grido della libertà.


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SPAZIO AUTRICE



Ehilà, eccomi qui con il 58° Capitolo del Grido della Libertà. Iniziate a sentire l'arrivo della fine? Be', non sarà tutto rosa e fiori, questo penso l'abbiate capito. Non so ancora come andranno le cose e non so ancora quando finirà la storia, ma sto lavorando per intrecciare ancora le cose. Ricordatevi che c'è Niall e la sua storia d'amore. Ancora Liam dovrà incontrare i genitori veri e Harry dovrà ottenere quella custodia... ma ci riuscirà? Oppure deciderà di andare a vivere con il padre?

In questi giorni sto aggiornando spesso, spero l'abbiate capito. Sto cercando di recuperare anche quei lettori, che purtroppo a causa dei ritardi ho perso, ma amo e ringrazierò all'infinito quelli che hanno deciso di rimanere!

Anche in questo capitolo succedono un po' di cose... chi se lo sarebbe aspettato questo gesto da parte di Tom?

Ringrazio voi lettori, perchè credete che le vostre idee siano inutile e avete paura di dirle, ma ogni idea invece per me è essenziale. Quindi, fatemi sapere cosa ne pensate, cosa vi aspettate dalla storia e qualche idea! Io le accetto tutte, poi se le modifico è un'altra cosa.

Bene, ringrazio quindi chi ancora segue questa storia. Vi amo, siete davvero tanti e i voti ad ogni capitoli mi illuminano il cuore. Mi danno la forza di scrivere un altro capitolo di questa storia.

L'altro giorno ero su EFP e mi sono accorta che ho iniziato a pubblicarla il 4 Marzo del 2014. Ci lavoro da più di un anno!! Incredibile. Grazie davvero per la gioia che mi date.

Vi avviso che c'è un'altra mia storia in corso, che potete trovare anche qui su wattpad ed è "La maschera di Ferro". Passate a leggerla se vi va.

Per il sequel... ci sto lavorando su. Cioè non lo sto scrivendo, non fraintendete, ma sto pensando che magari potrei farlo e aggiornare anche se lentamente. Chi mi ama continuerà a farlo nonostante i ritardi, giusto? Hahahahah

Vi ricordo che c'è un gruppo su whatsapp con i lettori di questa storia. Se qualcuno vuole aggiungersi, può farlo! Basta inviarmi in privato il numero.

Adesso vi lascio, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Un bacione, a presto, Noemi <3

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