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Perle di saggezza

Capitolo XXVI

PERLE DI SAGGEZZA


- Ci sono persone che non meritano nemmeno di farsi chiamare "genitori" - disse Kaila, ispirando varie boccate d'aria. Aveva sospirato per l'ennesima volta e stringeva la mano di suo marito nel modo più dolce che potesse esistere al mondo. A loro non serviva incrociare le dita per capire quanto uno tenesse all'altro. A loro serviva che almeno uno riuscisse a sfiorare la pelle rugosa del compagno. Secondo me, non c'è brivido più puro, della delicatezza di una soffice carezza. Puoi urlare un "Ti amo", puoi scriverlo sui muri, puoi intingerlo nel cuore... ma il vero "ti amo" non è quello che si dice, ma quello che si trasmette tramite un gesto. Anche il più lontano gioco si sguardi si potrebbe trasformare nella miglior trasfusione di amore.

- Ma ci sono genitori, che anche se non ti appartengono con lo stesso sangue, ti donano il proprio cuore. Sai Harry, siamo sempre in cerca della felicità. Noi uomini siamo così. Alle volte ci facciamo anche del male pensando che sia il modo più veloce per ottenere la felicità. Ci sono volte che non sappiamo nemmeno di esserci feriti, magari rinunciando all'amore, magari soffrendo per esso stesso. Ma ci sono volte che rinunciamo alla vera felicità, perchè siamo oscurati da ciò che potrebbe farcela trovare. - Sean mi stupì con queste parole. Era tutto vero. Alle volte siamo talmente convinti di farci del bene attraverso il male, che non ci accorgiamo che la felicità ha già bussato troppe volte alla nostra porta e si è stancata di aspettare. Non posso dire di non aver fatto lo stesso. Applicando l'autolesionismo sulla mia pelle, speravo di trovare quel pizzico di felicità che mi veniva oscurata... eppure non mi ero accorto che ero già felice. Ero libero dalla cattiveria di mio padre e degli uomini che mi hanno rapito. Ero libero dalla sofferenza degli incubi, dal dolore fisico e mentale... nonostante ciò me ne creavo altro. Dolore sopra dolore, fingendo di stare bene. Eppure le lacrime mi tradivano, così come i singhiozzi, così il sangue che abbandonava le vene, così come la felicità che non sapevo di aver trovato. Ero uscito dall'inferno ed ero entrato in paradiso, non essendomene nemmeno accorto. Mi punivo per qualcosa che non avevo mai fatto. Mi prendevo le colpe di tutto e restavo debole... ma grazie a Zayn l'ho capito. Grazie a lui non ero più il ragazzino che si chiudeva a riccio e sporcava le magliette di sangue e dolore. Grazie a lui non ero più il piccolo anatroccolo che si soffocava col suo stesso dolore. Grazie a lui ero un cigno... uno di quelli che si libra in aria e sfreccia il volo, inseguendo il suo stormo. Grazie a lui avevo visto la mia luce della felicità, quella che nessuno mi avrebbe più tolto... non facilmente almeno. Ma vederlo su quel letto mi ha fatto capire di volare sempre basso. E' inutile sfrecciare altissimi voli, se la paura di precipitare è troppa e supera anche il rischio che accada. E' meglio attenersi alla giusta altezza, evitando così di cadere in modo troppo doloroso e atterrando su un morbido prato piuttosto che su una lastra di ghiaccio.

- Ecco cosa mi ha fatto perdere la testa di quest'uomo... lo vedi com'è saggio? - ridacchiò Kaila, facendomi capire che mi ero talmente perso nei pensieri al punto di non capire di cosa gli altri stessero parlando. Però gli lanciai un sorriso smagliante, uno di quelli che puoi fissare solo per pochi secondi, perchè poi sei costretto ad abbassare il viso, senza avere altra forza di sorreggerlo.

- Ti sembreremo una coppia pazza, vero? Louis ci definisce come "pidocchi bianchi". Bianchi per il colore dei capelli, anche se io sostengo che siano grigi e pidocchi perchè siamo fastidiosi e non ti scrolli facilmente di noi - 

- Secondo me, Kaila, siete davvero meravigliosi. Il fatto di essere insieme dopo tutti questi anni e di continuare ad amarvi, dà speranza a qualsiasi coppia che si ama - da lontano notai che Louis aveva abbassato il capo. Solo allora ricordai che suo padre non er più in vita. Mi diedi mentalmente dello stupido per non aver riflettuto sulle parole e presi a mordermi nervosamente il labbro. Il ragazzo in questione sembrò capirlo, infatti risollevò il capo e mi sorrise tranquillamente.

- Ci sono persone che non si dimenticano mai. Vivranno per sempre nei nostri cuori e non se ne andranno nemmeno dopo aver sentito la parola "ti odio"... nemmeno dopo una promessa mancata o interminabili momenti di silenzio. Sono queste le persone che non ci lasceranno o tradiranno mai, perchè sono troppo importanti per essere dimenticati - aggiunsi subito dopo, non perdendo di vista gli occhi di Louis che sembravano vacillare impercettibilmente tra le lacrime di gioia e di dolore. 

- E noi crediamo che ci siano persone meravigliose ovunque. Ne sei un esempio tu, che parli nonostante le esperienze ti siano precipitate addosso troppo velocemente. E so che Sean la pensa proprio come me - sussurrò Kaila. Ero più che sicuro che quella donna veniva amata da tutti e non solo dal marito. Aveva ascoltato la mia storia senza interrompermi. Mi aveva detto che era tutto passato e che ero forte. Non mi aveva giudicato e soprattutto non mi aveva offerto pena o compassione, ma solo fiducia e amore. Quella che non avevo mai ricevuto dai nonni. Forse perchè non avevo mai avuto l'opportunità di conoscerli? 

- Se è per questo esistono anche persone meravigliosamente folli. Come Zayn, ad esempio - borbottò Louis, strappandoci una piccola risata. 

- Ho sempre visto quel ragazzo come uno scudo. Ho sempre pensato che le frecce non potessero mai abbatterlo. Non mi ero accorto di come anche gli scudi migliori siano distruttibili. - ecco un'altra perla di saggezza da parte di Sean. Quell'uomo, in una vita precedente, era sicuramente un filosofo. 

- Credo che tutti quanti abbiamo pensato che riuscisse ad essere solo forte, nessuno si è soffermato sulle debolezze. - annunciai io, insicuro se dire o no il motivo dell'incidente.

- Ma si può sapere cosa ha spinto quel ragazzo a sfrecciare così in strada? - chiese Kaila, come a strapparmi i dubbi dalla mente. Io mantenni il silenzio, mentre Louis, dopo aver sbuffato un paio di volte, prese a parlare.

- Zayn è gay, nonna. A lui piacciono i ragazzi. - il silenziò regnò nella stanza, subito prima di essere spezzato da Kaila. 

- Gay? E' un nome di un famoso modello? Ho conosciuto tante persone e ti assicuro che sono tutti uguali e con lo stesso cuore. C'è chi ne ha di più e chi di meno, ma non conosco distinzioni del genere. Gay... credo che ho proprio voglia di conoscere questo modello... - ridacchiò la nonna. Ecco come alleggerire un discorso che sembrava troppo pesante. Lei non era omofoba... lei aveva un grande cuore, proprio come immaginavo.

- Kaila tesoro, le persone Gay non sono modelli - disse il marito, uscendo per un attimo dal trance, poi sorrise e capì che quella di sua moglie era solo una battuta sarcastica, così riprese il discorso dicendo - Non saranno modelli, ma sono persone fantastiche. Ho conosciuto parecchi uomini gay e posso dirti che uno era più simpatico dell'altro. Stringono subito amicizia, ti trattano da fratello dopo pochi secondi e ti fanno ridere. Forse non saranno tutti uguali, ma li trovo tipi a posto. Loro hanno più cuore di altre persone - Sapevo che con quell'ultima frase alludeva a ciò che mio padre mi faceva, ma ero contento che non l'avesse messo in evidenzia. 

- Nonna! Nonno! - gridarono le gemelline, scendendo velocemente le scale. La piccola Phoebe inciampò nell'ultimo gradino e atterrò con le ginocchia e i palmi delle mani. Restò per un attimo con lo sguardo nel vuoto, poi fece il labbruccio, pronta per piangere, ma a quel punto i nonni l'avevano già circondata. Sean la prese in braccio e la fece girare in aria per tre volte, dicendo: - Signor capitano, l'aereo è decollato in modo buffo. E' decollato in modo buffo! - fu così che ridemmo tutti quanti, anche la piccola Phoebe. Daisy si era tappata la bocca con le sue piccole manine e dall'incurvatura degli occhi riuscii a capire che stava ridendo. Io mi alzai dal tavolo e continuando a ridacchiare, mi andai a sedere sul divano, proprio accanto a Louis. Mi diede una pacca sulle spalle e tornò a fissare le sue sorelline.

- Solitamente quando Phoebe cade, tutta la casa precipita. Inizia a urlare in maniera assordante e non si calma se non le offri almeno due cioccolatini - chiarì il ragazzo accanto a me.

- So cosa darle, se dovesse mai accadere - ricominciai a ridere, sentendo la dolce risata di Louis. 

- Nonnaaa! - anche Lottie e Fizzy scesero le scale e saltarono in braccio ai nonni, senza farli cadere ovviamente.

- Ohh, chi abbiamo qui? Le mie piccole perle preziose - disse il nonno. Nessuno se ne accorse, ma in quel momento una lacrima mi rigò il viso. Non era di dolore, solo di gioia. Erano una così bella famiglia. Ero fiero di essere stato affidato a loro, non avrei potuto desiderare di meglio.

- Harry, prima o poi giocherai con le bambole, vero? - mi sentii tirare per i jeans e abbassando lo sguardo mi ritrovai ai piedi la piccola Daisy. Io a giocare con le bambole? Non seppi spiegare bene la mia espressione, ma Louis era scoppiato a ridere, poi mi accorsi ti tenere un occhio spalancato e un altro semichiuso. Già, proprio come la faccina che si usa per i messaggi. 

- Emh... si, certo... magari "poi" eh? - le sorrisi dolcemente e non fui sicuro che lei non capì la mia sarcastica battuta.

- Non vedo l'ora che giocherai con noi - sorrise. Le diedi un buffetto leggero, che somigliava molto di più a una carezza, sulla nuca. 

- Posso sedermi su di te? - nonostante ci fosse tutto il divano libero, acconsentii e la feci sedere sulle mie gambe. La piccola Phoebe, dopo essere scesa dal nonno, per ripicca si andò a sedere sulle gambe di Louis. Kaila e Sean si sedettero sulle rispettive poltrone al centro del salotto e Fizzy e Lottie nella parte libera del divano. Johannah stava preparando da mangiare. Mi accorsi in ritardo che mancava Georgia, così chiesi alla piccola Daisy se sapeva dirmi dove fosse. Rispose che era in camera. Bastò un'occhiata sola tra me e Louis. Una sola occhiata ci convinse a salire da lei. Non era nel suo carattere mancare a un incontro familiare. 

Facemmo sedere le gemelle sul divano, rimpiazzando i nostri posti e poi iniziammo a salire le scale.

- E' strano da parte sua, no? - chiesi a Louis.

- Non lo ha mai fatto - piuttosto che rassicurarmi mi fece venire altri dubbi. " E se sta male?" pensai.

Arrivammo davanti la porta e bussammo, aspettando così che ci venisse ad aprire. Ad aprire la porta non fu la solita Georgia col sorriso smagliante, ma una quattordicenne con un'espressione stanca sul viso. Come se avesse combattuto troppo a lungo una guerra che non le appartenesse. 

- Sean ci ha illuminato con le sue perle di saggezze - annunciai, cercando di strapparle indirettamente le parole di bocca. 

Lei sorrise e poi tornò con lo sguardo fisso al balcone della stanza. 

- Ti sei persa anche la caduta epica di Phoebe - ridacchiò Louis. Niente.. non reagiva. Sembrava in catalessi.

- Ti sei anche persa l'annuncio di Daisy. Ha invitato Harry a giocare con le bambole - ancora niente.

- Hai anche perso il sorriso - sbottai all'improvviso, attirando la sua attenzione.

- C-cosa? - chiese balbettando. Si sedette a gambe incrociate sul letto e continuò a fissarmi.

- C'era un volta un ragazzo. Aveva finalmente trovato una meravigliosa famiglia in cui stare. Aveva conosciuto tante persone, tra cui una giovane ragazza, che sapeva sempre come farti sorridere, nonostante la sua timidezza - cominciai il discorso e come se mi avesse letto nel pensiero, Louis continuò.

- Il fratello della ragazza la conosceva bene. Non saltava mai gli incontri di famiglia e non si perdeva mai le brutte figuracce degli altri. Ma un giorno non notò la sorella -

- Il ragazzo non notò nemmeno il suo sorriso, quello che solitamente illuminava la casa. Si chiese mille volte il perchè -

- E anche il fratello si chiedeva lo stesso. Dopo quattordici anni si chiese finalmente un "perchè". Forse era strano vederlo in quel modo -

- Il ragazzo sperava di non vederla mai triste. Ma tutto accade prima o poi, nonostante niente sia impossibile -

- E fu così che i ragazzi unirono le loro forze per stare insieme alla giovane Georgia. -

- Dimmi cosa ti prende. Siamo qui per te. Non ti giudicheremo - annunciai tranquillo, incrociando le mani e torturando le dita. 

- A-avete mai presente quando sentite un vuoto dentro di voi? - chiese lei, riprendendo a guardare fuori.

- Più di una volta - dissi.

- A volte - sussurrò Louis.

- Cosa fate in quei casi? -

- Cerchi di colmare il vuoto. C'è chi ci riesce rimpiazzandolo, c'è chi lo ignora e basta. Io esco con gli amici e vado avanti. Alle volte richiedo un abbraccio e solitamente ci riesco - chiarì Louis.

- E tu, Harry? -

- E' difficile sai? Ci sono vuoti che non si possono nè rimpiazzare, nè colmare. Ci sono vuoti che sono sempre al centro del petto e ti soffocano. Sono vuoti dolorosi. Sono vuoti che possiamo chiamare "perdite". Succede quando una persona ti manca troppo, quando non sai proprio come sostituire quel dolore. Ma a tutto c'è una soluzione Georgia. C'è chi abbraccia il cuscino perchè non può fare lo stesso con chi desidera. C'è chi inspira più ossigeno, sperando di respirare anche le particelle che lascia quella persona. C'è, alla fine, anche chi continua ad aggrapparti ai ricordi, perchè vuole mantenerli sempre vivi. Ci sono tanti esempi, ci sono tanti modi, sta a te capire qual è quello meno doloroso, quello più giusto, quello più pieno. Ma devi sapere che in questi casi, hai bisogno di qualcosa che vive, respira, che ti aiuta e ti sta accanto. Sei in una famiglia bellissima, circondata da persone stupende. Puoi abbracciare chiunque. Puoi sfogarti su una spalla qualunque. Ma chiuderti in te stessa non colmerà mai quel vuoto che due persone hanno lasciato in te. - sapevo che si sentiva triste perchè non aveva con se i suoi genitori, ma stare chiusa a riccio le avrebbe portato problemi più gravi. 

- Ho voglia di un vostro abbraccio - chiese con le lacrime agli occhi. Io e Louis ci alzammo e l'abbracciamo forte, poi con una sola occhiata, capimmo come renderla felice. L'afferrammo con se si sedesse su un dondolo, espandendo il suo peso tra me e Louis. E a stile principessa la portammo in salotto, sotto i sorrisini felici della gente che ci guardava. 

Perchè è questo che si deve fare quando si è soli, cercare di non restare soli. Sembra assurdo, ma in realtà nessuno è mai solo. Incontri sempre la persona che ti colma il vuoto al centro del petto. Incontri sempre chi riesce a strapparti un sorriso o una risata. Incontri sempre chi ti completa. O l'amore, o l'amicizia, o la famiglia. C'è una soluzione a tutto, anche alle cose che sembrano impossibile ma in realtà sono solo troppo difficili. 

- Che ne dite di sederci per mangiare? Io ho una fame da lupi - annunciò Fizzy. Tutti seguimmo il suo spirito guerriero e ci ritrovammo seduti a tavolo. Avevo Georgia alla mia destra e Louis alla mia sinistra. Ero felice di aver passato una giornata intera con lui. Era stato meraviglioso. Lo avevo conosciuto meglio e una cosa non era proprio cambiata. Provavo qualcosa di forte per lui... più forte del vuoto che mi incombeva l'anima. Era lui la persona che mi aiutava a colmare la voragine al centro del petto. Era lui l'ossigeno che ispiravo. Era lui l'aria che abbracciavo. Erano sue le labbra che avevo sempre desiderato di baciare. 

Mi ritrovai a pensare che stessi mentalmente tradendo Zayn, così cercai di concentrarmi sul piatto di pasta alla panna e sull'animata conversazione che si stava aprendo.

- Ti dico che il vino rosso ti fa diventare scemo! Te l'ho sempre detto - disse Kaila tra le lacrime. Si riferiva al marito, che aveva alzato il gomito col bicchiere di vino. Mi ritrovai a ridere, insieme al resto della famiglia.

- Tesoro io reggo benissimo l'alcol. Le vedi queste guance rosse? Sono così perchè sei tu a farmi questo effetto -

- Smettila di dire stupidaggini o ti lascio senza cena per una settimana - borbottò la nonna, ma sotto sotto rideva.

- Vedete ragazzi? Io le dico frasi dolci e lei mi ignora -

- Ma come è possibile? Le tue perle di saggezza funzionano sempre? - Louis lo prese in giro e così il pover'uomo si ritrovò a sollevare le mani al cielo.

- Avete vinto. Il vino mi da alla testa. Ma non posso dire lo stesso di voi, che date di matto a causa delle bollicine della coca-cola - riprendemmo a ridere. Ricordai quando dopo una lattina di coca avevo iniziato a ridere come se fossi l'uomo più ubriaco del mondo. Parlando di bere... non avevo più intenzione di arrivare al pieno come l'ultima volta. Il mal di testa ti uccide in modo troppo crudele. 

- Cosa ne dite di una bella fetta di carne con insalata? - 

- Mi sembra tanto una ricetta italiana, Johannah - dissi.

- Kaila è di origine italiane. Mi ha insegnato tante ricette e quindi adesso è diventata quasi un'abitudine - sorrido per risposta. 

- Harry ti va di giocare, adesso? - mi chiamò Daisy. Avevamo già finito di mangiare.

- Io... emh... solo se gioca anche Louis! - balbettai in risposta.

- Sei matto? Noi due avevamo... emh... una cosa da fare, ricordi? Mi dispiace Daisy, ma dobbiamo andare in camera mia... magari giochiamo la prossima volta, va bene? la piccola sorrise rassegnata, mentre mi facevo trascinare in camera da Louis.

- Ottima scusa, adesso torno nella mia camera - sorrisi, ma lui mi bloccò il braccio.

- La mia non era solo una scusa... ti va di restare qui? Magari guardiamo un film... - accettai al volo. Era davvero bello avere Louis accanto. Sapevo che mi aspettava una giornata meravigliosa. Solo tra me e Louis.

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MI SCUSO PER IL RITARDO, MA NON RIUSCIVO A METTERE IL CAPITOLO. PERTANTO NE POSTO SUBITO UN ALTRO. SPERO VI PIACCIANO, BACI <3

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