Nuova fonte di dolore.
Capitolo IV
Nuova fonte di dolore.
- La febbre è scesa? - non so dire di preciso se fu Zayn a parlare o Louis dato che avevo gli occhi chiusi e un martellante mal di testa che impediva al sistema nervoso di reagire.
- Di pochissimo, adesso è a 39,3°. Seriamente Zayn, per me dovremmo portarlo in ospedale. Febbre, ferite da taglio, non può stare a casa. Non abbiamo le giuste cure e ci siamo fidati delle conoscenza di Liam per i medicinali. Mia mamma stasera non torna e le mie sorelle le ho mandate dai miei nonni. Dimmi tu cosa devo fare! - supplicò Louis. Una cosa era certa: io non amavo gli ospedali e non volevo per niente andarci un'altra volta. Provai a dirglielo, ma le parole erano bloccate in gola e non riuscivano a sfuggire via. Le palpebre erano troppo pesanti per avere la forza di restare aperte anche in una piccola fessura. Ero troppo stanco, anche solo di pensare.
- Umh, fammi pensare. Vuoi portarlo in ospedale? E cosa diremo? "Salve, abbiamo questo ragazzo che è stato rapito e ferito, forse stuprato, non possiamo denunciare i rapitori perchè non sappiamo chi sono e non abbiamo le giuste cure. Potrebbe curarlo? Ops, dimenticavamo, non abbiamo ancora i documenti del ragazzo e non deve avvisare nessuno o preoccuperebbe tutti." Sei serio Louis? - sbottò adirato Zayn. Se avessi avuto le forze mi sarei fatto scappare una risata isterica.
- No e invece portiamoglielo quando è in fin di vita, con la febbre alle stelle e i tagli infetti. Giusto Zayn? - grazie Louis, no grazie davvero perchè così mi tiri su il morale...
- Sai cosa? Io sono sotto o rischio di spaccare la faccia a qualcuno e non voglio che sia tu! - sentii una sedia spostarsi e la porta sbattere, segno che uno dei due era uscito dalla stanza. Poi il rumore di un oggetto che viene immerso in acqua mi diede tranquillità e sollievo quando fu appoggiato alla mia fronte. Era una di quelle pezze bagnate in acqua fredda che servono per abbassare la febbre. Il silenzio che si era creato era riuscito a far diminuire un po' il mal di testa ed ebbi la forza di aprire lentamente gli occhi, come se non lo facessi da una vita intera. Notai un Louis accigliato, appoggiato allo stipite del balcone, intento a guardare fuori. Troppo assorto dai pensieri per accorgersi che mi fossi svegliato.
- L-louis!? - il soggetto in questione si voltò velocemente verso di me e mi venne incontro.
- Hey Harry, come va? Che domanda stupida. Dico, hai mal di testa o altro? Non so proprio cos'altro darti e se non ti senti bene possiamo pure andare in ospedale, ti ci porto io dato che Zayn è leggermente arrabbiato. Non so se hai sentito il nostro discorso prima, ma non ti preoccupare, tra noi è spesso così - buttò fuori tutto d'un fiato, tanto che anche io fermai il mio.
- S-stai calmo o f-fai agitare anche me - la mia voce tremava ancora per il freddo e per il dolore alla gola, poi ripresi a parlare - C-comunque la testa fa ancora un po' m-male e non voglio per niente che mi porti in o-ospedale. Li odio, m-mettono troppa tristezza. Inoltre mi d-dispiace per la discussione con Zayn, s-sono arrivato a sentire tutto - Louis mi guardò comprensivo e bagnò nuovamente la pezza prima di appoggiarla sulla mia fronte. Un brivido uscì fuori dalle mie labbra, dato che una goccia d'acqua scese per tutta la tempia e arrivò a sfiorare il collo.
- Ti va di dirmi cosa è successo di preciso? Ricordi il volto di quei tizi? -
- U-uno di loro era pelato e con gli occhi neri, l'altro di diverso aveva solo i capelli corti. Poi erano robusti e parecchio muscolosi. I-io stavo camminando per andare a scuola e mi hanno fermato e portato con loro, p-poi.... ecco, io... p-posso non parlarne adesso? Dico solo che mi hanno fatto tutto ciò che vedi sul mio corpo.. -
- D'accordo, non fa niente. Racconterai tutto quanto ti sentirai pronto. Non adesso. Riposa, okay? Io misuro di nuovo la febbre e se non è scesa sono costretto a portarti in ospedale.. - annuii impercettibilmente per poi richiudere gli occhi e sentire le mani di Louis sotto la mia maglia, che cercavano di mettermi il termometro. Il mio corpo fu scosso da parecchi brividi. Questa volta non di freddo. Non di paura. Non di angoscia. Non di dolore. Ma di piacere. Era bello quando Louis si prendeva cura di me, erano belle le sue mani sul mio corpo. Erano belli i suoi occhi azzurri con qualche sfumatura verde e i suoi capelli castano chiaro, come riflessi della terra. Le sue labbra mi urlavano solo di unirsi alle mie, per non parlare del piccolo nasino. Ogni cosa del suo corpo mi attirava come nessuno mai aveva fatto e avevo un'altra paura. Di innamorarmi del mio fratellastro.
- Sai sei molto fortunato. Hanno chiuso la scuola per un'intera settimana. Disinfestazione. Qualche genio ci ha buttato dentro una miriade di topi - Louis scoppiò a ridere e sentendo la sua dolce risata anche il mio cuore fece lo stesso. Scoppiò in mille pezzi. Affilati come lame, pronto per uccidere ogni parte del mio corpo in cui pugni e calci non erano arrivati. Amare non significa soffrire, amare significa avere bisogno l'uno dell'altro. E all'ora perchè io avevo solo paura di farmi male stando vicino a lui? Perchè avevo come quell'istinto di bruciarmi essendo a pochi centimetri dal fuoco? Forse perchè sapevo che nessuno mi avrebbe mai voluto?
Uscii da quel coma psicologico e lo fissai negli occhi. Lui fece lo stesso, poi distolse lo sguardo e si alzò, andando verso il balcone. Ecco perchè avevo paura di amarlo. Se non riusciva a reggere il mio sguardo, come poteva reggere il mio cuore distrutto?
Feci come lui, scappai dal suo sguardo e girai il volto verso sinistra, nascondendolo dalla sua visuale. Fu così che una lacrima mi solcò il viso e che un'altra gli fece compagnia. Forse per solidarietà oppure solo per compassione. Ecco cosa odiavo dalla gente, che si prendesse cura di me solo perchè un padre mi violentava e la gente mi picchiava. Preferivo pugni sul viso che lame al cuore. Preferivo morire, ucciso dalla cattiveria della gente, che vivere con la compassione di chi non riesce nemmeno a guardarti negli occhi.
Un singhiozzo smorzato uscì fuori dalle mie labbra e vietai che si ripetesse iniziando a mordermi il labbro inferiore, ma Louis lo sentì. Mi vide. Corse da me. Per un altro dei suoi atti di compassione.
- Harry, perchè piangi? - cercò di asciugarmi una lacrima, ma spostai il viso e mi allontanai da lui, poi con l'ultimo filo di voce gli chiesi: - Puoi uscire per favore? Non voglio la tua compassione Louis. Non voglio la compassione di nessuno. Lasciami da solo, starò meglio! - lui senza dibattere mi lanciò un'ultima occhiata e uscì dalla mia stanza, mentre il silenzio fu smorzato dal suono del termometro. La febbre era scesa a 38,7° e tutto grazie alle cure compassionevoli di Louis. Scostai le coperte e cercai di mettermi in piedi, nonostante il fianco iniziasse a fare male e il sangue a fuoriuscire dalle ferite. Quelle ai polsi bendati mi attirarono di più. Striscioline rosse ergevano su quelle bende bianche. Srotolai le fasce e fissai ogni taglio. Alcuni erano lunghi e profondi, altri brevi e superficiali, ma narravano tutti la stessa storia. Tutti gli stessi atti di violenza. Tutti lo stesso dolore e le stesse lacrime. Almeno quelli non erano fatti per compassione. Almeno quelli non ridevano di me, ma mi comprendevano, perchè ogni goccia di sangue versato era una goccia che lasciava il mio misero corpo. Anche loro volevano andare via e forse un giorno tutte le gocce di sangue avrebbero abbandonato le mie vene e il mio cuore avrebbe cessato di battere. Successivamente il cervello, se non prima. Così che ogni parte di me morisse.
- Sei un coglione Louis, te lo dico sinceramente - mi accostai alla porta e cercai di sentire cosa si stessero dicendo.
- Cosa avrei dovuto fare? Mi ha detto di uscire fuori - rispose Louis.
- Ci credo! Gli sembra che tu abbia fatto tutto per compassione! Coglione, ma che ti costava dirgli che non era vero prima di lasciare la sua stanza? - sicuramente quello era Zayn.
- Non lo so, okay? Non lo so - il discorso finì lì, così mi sdraiai nuovamente sul letto, appoggiando le spalle alla spalliera e tracciai ogni taglio con il dito. Bruciava, ma era un bruciore piacevole.
Non potevo cambiare posizione, dato che la ferita al fianco non me lo permetteva e poi quella alla coscia non l'avevo vista ma sicuramente era profonda dato che bruciava. Senza saperne nemmeno il motivo, i miei occhi continuarono a lasciare scorrere acqua. Forse era davvero quella la loro unica funzione. Piangere. Non servivano più per vedere gli oggetti o le persone, per distinguere i colori o le forme. Erano fatti solo per produrre e gettare via lacrime. Taglienti come lame di rasoi.
Quando fui allo stremo delle forze mi abbassai faticosamente fin sotto le coperte e ripiegai le bende attorno ai polsi, solo perchè stuzzicandoli ripresero a sanguinare. Chiusi gli occhi, ci passai una mano sopra per eliminare ogni traccia di pianto e provai a riaddormentarmi. La testa? Scoppiava. Gli occhi? Bruciavano. Il naso? Troppo chiuso per lasciare che l'aria entrasse. Il cuore? Eh chi ce lo aveva ormai un cuore. Se si era trasformato in un deforme muscolo rosso scolorito era dire troppo.
- Harry stai dormendo? - non risposi. Non perchè fossi troppo codardo, piuttosto perchè non avevo nemmeno la forza di aprire la bocca e sillabare un "Si". Mi limitai ad ascoltare.
- Mi dispiace per prima. Io non faccio niente per compassione, credevo solo che fosse il miglior modo di trattarti. La cosa folle è che sto parlando con un ragazzo che dorme. Non so nemmeno se la febbre ti è scesa. Okay, adesso torno di sotto, dato che Zayn mi ha quasi ucciso pur di farmi tornare qui... A dopo -
- Louis!? - "benedetta voce, dove ti eri cacciata?", pensai.
- Oh, allora eri sveglio? -
- All'incirca... mi dispiace. Non volevo urlarti contro, è solo che odio essere aiutato per compassione - mi girai verso di lui e notai che non voleva ancora incontrare i miei occhi. Perfetto, mi stavo proprio innamorando. O almeno i sintomi sono questi no? Tachicardia quando ti sfiora, sofferenza quanto ti evita, importanza dei gesti quando li fa, osservazione di ogni particolare, preoccupazione nei suoi confronti. Ci mancava solo la gelosia e non volevo ancora attuarla.
- Dovrei essere io quello che si dovrebbe scusare. Sappi solo che non l'ho fatto per compassione, chiaro? - annuii e uscii le braccia dalle coperte, dato che stavo morendo dal caldo.
Si avvicinò a me e afferrò un polso, solo allora mi accorsi che le bende erano rosse.
- Si sono riaperte. Pensavo si fossero un po' asciugate - restai in silenzio, sapevo che la colpa era mia, li avevo toccati troppo. Mi lasciai beare dai suoi tocchi e mi addormentai, mentre Louis continuava a guarire le mie ferite e forse il mio, ormai, debole e cuore distrutto.
- Buongiorno... Ti abbiamo portato la colazione - aprii gli occhi, sbattendo più volte le palpebre a causa della luce che filtrava dalla finestra. Mi alzai un po' e subito il dolore al fianco si fece sentire, facendomi gemere e facendo girare tutte le teste presenti in camera, nella mia direzione. Mi sentii fin troppo osservato, tanto che non riuscii nemmeno a mangiare. Lottie, Fizzy e Georgia erano in un angolo della stanza, in silenzio. Zayn, Liam, Niall erano seduti a terra. Johannah sulla poltrona accanto all'armadio, che non avevo ancora notato e Louis ai piedi del letto. Posai il vassoio sul comodino, dato che non avevo fame, poi tentai nuovamente di tirarmi su e leggermente ci riuscii.
- Come va? - mi chiese Lottie, ottenendo occhiatacce da parti di tutti.
- Un po' meglio, grazie - in effetti non avevo mentito. La testa non faceva più male e i tagli ai polsi bruciavano debolmente. Solo il fianco ancora dava fastidio. Un po' anche la coscia e alcuni tagli sparsi ovunque. Il labbro lo sentivo meno gonfio e l'occhio aveva smesso di pulsare, ma scommetto che un bel livido nero e viola non me lo toglieva nessuno.
- Harry, posso parlarti? - domandò Johannah. Annuii col capo e tutti uscirono dalla stanza per lasciarci soli. Si sedette accanto a me e mi prese una mano.
- Pensi di riuscire a superare tutto questo da solo o vuoi che ti riporti dallo psicologo? -
- No, penso di farcela. Se proprio non ci riesco te lo faccio sapere -
- Sai che se hai bisogno di qualcosa io ci sono sempre vero? -
- Si, lo so - restammo un po' in silenzio, fino a quando lei decise di spezzarlo.
- Non vedevo Louis così preoccupato da una vita. Dalla morte del padre, precisamente. Anche le bambine sono preoccupate, ma sono tutte qui per farti forza, caro. Io per te posso essere anche un'amica, una migliore amica, una sorella, una mamma, tutto quello che vuoi. L'importante è che tu stia bene e mi dispiace davvero tanto non aver insistito ad accompagnarti a scuola -
- Non è colpa tua, Johannah. Io volevo andare da solo perchè non mi sentivo a mio agio e so che non dovrei ma voglio abituarmi lentamente. Mi dispiace se siete in pensiero per me, ma non dovete. Mi riprenderò e andrà tutto bene -
- Sei molto maturo, ma adesso questo ragazzo maturo dovrà mettere qualcosa nello stomaco chiaro? Ieri non hai mangiato nulla e ci terrei molto -
- Ma ora non ho fame - piagnucolai quasi come un bambino, per il semplice fatto che mangiare a colazione mi faceva vomitare il tutto dopo un po'.
- Fallo per me... - notai dispiacere nei suoi e così con molto sforzo iniziai a mangiare i pancakes al cioccolato e biscotti accompagnati da una tazza di latte caldo. Mi sorrise smagliante e prese il vassoio in mano.
- La febbre è scesa. Stamattina non ne avevi più e Louis ha disinfettato ogni taglio quindi stai pure tranquillo e riposati - le lanciai un sorriso rassicurante e poi infuocai al pensiero che Louis aveva nuovamente messo le mani sul mio corpo, molto probabilmente notando l'alzabandiera mattutino... oddio, oddio, oddio, che vergogna...
Mentre cercavo di abbassarmi nelle coperte sentii un familiare nodo allo stomaco. Prese a salire fino alla bocca dell'anima e si infuocò rapidamente. Scostai le coperte e arrivai velocemente al bagno, ignorando ogni singolo dolore e chinandomi sul water, rigettando così ogni cosa che avevo mangiato. Mi preoccupai un po' notando del sangue, ma sicuramente era quello che giaceva ancora in bocca e così mi ripulii il viso e mi diressi sotto le coperte, con una mano che cercava di dare conforto allo stomaco e una che teneva la fronte che riprese a scoppiare. Accidenti a me che avevo accettato...
Passai il resto della giornata a letto, dove mi fu portato il pranzo e la cena. Louis non lo vidi per tutto il tempo e a cambiare le bende ci pensò Johannah prima di andare a lavoro.
La mattina seguente fui nuovamente svegliato per la colazione e dopo aver mangiato e rigettato il tutto, tornai a letto. Fortunatamente rimpiazzavo il dolore allo stomaco con i pasti successivi.
Dopo cinque giorni stavo già meglio. I tagli al braccio erano guariti, al fianco e in altri punti del corpo avevo solo una cicatrice non più dolorosa e il mio viso si era ripreso. Niente occhio nero e labbro gonfio.
- Colazione! - Lottie mi portò la colazione e aspettò finchè l'ebbi mangiata tutta. Dopo nemmeno dieci minuti mi ritrovai piegato al water. Per la sesta volta in sei giorni. Sciacquai la faccia e tornai in camera, con la differenza che un Louis preoccupato mi stava aspettando.
- Perchè hai vomitato? -
- Io.. be'... se ti dico un segreto prometti di tenerlo per te? -
- Certo.. -
- Non faccio mai colazione perchè poi rigetto tutto. E' più forte di me. Mi sale subito la nausea... Solo che mi dispiaceva rinunciare davanti a tua madre e le tue sorelle, così mangiavo e poi vomitavo... -
- Ma sei impazzito? Hai preferito stare male pur di farle contente? - annuii e rimasi sconvolto quando un suo abbraccio mi circondò, smorzandomi il fiato e facendo aderire un pezzo del mio cuore a quel distrutto puzzle.
- Da ora in poi non farai colazione -
- Grazie -
- E di che? Adesso torno sotto. Perchè non scendi? Così ti presento la mia ragazza - sparì fuori dalla stanza e mi lasciò con un sorriso morto sul viso e un pezzo in meno al mio puzzle. Era ovvio che fosse fidanzato. Ed ecco che arrivò il sentimento che non volevo incontrare: la gelosia.
Feci come richiesto e davanti mi si parò una bella ragazza bionda, dagli occhi azzurri e il fisico perfetto. Restammo a parlare per quasi un'ora, poi ecco che tutto era diventato fin troppo perfetto...
- Ma io ti ho già visto nella nostra scuola! - disse Eleanor. Già, era quello il suo nome.
- Sicuramente in giro per i corridoi no? - domandò Louis. Lei scosse il capo e sembrò pensarci su.
- Ma certo... tu sei il "Figlio Gay"... giusto? Ma si sei proprio tu, quello che Mark ama insultare. Ricordi Louis? E' proprio lui! - dire che quelle parole mi uccisero è dire poco.
- Eleanor ti sembra il caso? Si chiama Harry... Harry Styles e non come lo hai definito tu. Sicuramente non è nemmeno gay, no? - chiese Louis guardandomi. Abbassai lo sguardo, essendo io stavolta colui che non riuscì a reggerlo.
- Scusate... - mi alzai dal divano e salii le scale, intento ad arrivare il prima possibile in camera mia. Mi chiusi in bagno e lasciai che le lacrime venissero fuori dai miei occhi. Ero stanco di essere chiamato "figlio gay", stanco degli insulti e della mia vita. I miei occhi casualmente incrociarono la lametta e così l'afferrai e tirai su la manica della maglietta. Osservai le vecchie cicatrici e indeciso sul da farsi appoggiai solamente la lama sul polso. Presi un profondo respiro, per più volte. Ero preoccupato per il dolore che avrei sentito, ma ero sicuro che mi avrebbe fatto stare meglio. Così affondai la lama nella carne e iniziai a scorrerla orizzontalmente, col sangue che andava in subbuglio e veniva fuori a gocce. Incisi due tagli e le lacrime presero a sgorgare nuovamente. Il sangue scivolò dal mio polso e alcune gocce si frantumarono col pavimento, altre al lavandino.
"Stupido, stupido Harry. Cosa pensavi eh? Che si sarebbe innamorato di te?", pensai, incidendo un altro taglio sul polso e accasciandomi a terra. Dopo qualche minuto ebbi la forza di rialzarmi, bendare il polso e pulire il tutto, poi cercai un sistema per coprire la mia nuova fonte di dolore.
Uscii dalla mia stanza, sicuro di essere solo e mi dovetti ricredere nel notare Louis in piedi davanti alla porta, intento a giocare al telefono.
- Oh, Harry... volevo chiederti scusa per il comportamento di Eleanor e.... ma tu hai pianto? -
- I-io... lascia stare Louis. Non ti preoccupare, va tutto bene -
- No, non va tutto bene... Cosa ci facevi in bagno?-
Andiamo, pensa Harry, pensa...
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