Il mio salvagente
Capitolo XVIII
* Zayn's Pov *
- Cosa?! - urlò Louis scioccato.
- Zayn no.. - borbottò Harry, ma io mi sporsi in avanti e avanzai fino al mio amico, per poi alzare le maniche della felpa e mostrargli le mie cicatrici. Anche se sapevo che non avrei mai voluto dirglielo, d'altra parte avrei fatto di tutto pur di salvare Harry.
- Perchè? - sibilò, sedendosi sul letto e aspettando che facessi lo stesso, ma preferii gironzolare per la stanza, mentre le parole uscivano insicure e a raffica dalla mia bocca.
- Quando mio padre è morto mi sentivo davvero male... ho iniziato a provare piacere nel dolore e ho pensato che sarebbe stata come un'ottima punizione... poi ho capito lo sbaglio che stavo facendo e ho smesso e volevo dimostrare ad Harry che sapevo tenere una lametta in mano senza l'istinto di tagliarmi... poi l'ho gettata a terra, sei arrivato tu e hai subito incolpato Harry... perchè lo hai fatto? - feci il finto tonto e notai l'espressione di Louis passare da arrabbiato a scioccato, poi triste e infine impaurito dalla risposta che doveva darmi.
-Niente.. una promessa tra me e Harry... Quindi ora hai smesso, giusto? Non lo fai più? Perchè non me lo hai detto prima? Avrei potuto aiutarti.. - domandò a raffica.
- E' proprio per questo che non l'ho detto a nessuno... Non volevo aiuti, volevo uscirne da solo e ci sono riuscito -
Louis annuì prima di capire che il discorso stava diventando fin troppo pesante ed era meglio cambiarlo.
- Harry, perchè sei subito corso qui? Mi hai spaventato - borbottò il mio amico.
- Colpa mia.. - annunciai nuovamente.
- Gli avevo detto che lo avrei portato in palestra e lui alquanto spaventato dall'idea di fare boxe è salito di sopra e mi ha lasciato di soppiatto - chiarii capendo che come toglievo gli altri dai guai, riuscivo a farlo benissimo con me stesso.
Non avevo bisogno di aiuti... io ero il mio aiuto migliore.
- Capito... beh allora torno da Eleanor... ci vediamo dopo - annunciò uscendo dalla stanza e lasciandomi da solo con Harry.
- Perchè lo hai fatto? - domandò quest'ultimo, ripetendo le parole che avevo usato con Louis.
- Volevo toglierti dai guai. Mi hai detto che non volevi che Louis lo sapesse e ti ho facilitato la cosa -
- Grazie... per l'ennesima volta.. -
- Non devi ringraziarmi. Devi solo capire che si può essere forti senza il bisogno di farsi del male... e ora voglio metterti alla prova. Vediamo quanto coraggio e forza di non farti tentare hai... - mi abbassai e afferrai la lametta, poi gliela porsi e iniziai a camminargli attorno.
- Sei un'idiota - sussurrai al suo orecchio, notando fin da subito che si irrigidì e che fece pressione sulla lametta.
- Sei debole - sibilai un'altra volta, sperando che riuscisse a non farsi male.
- Sei un fifone... masochista... coglione... - sussurrai nuovamente, vedendo che i suoi occhi si riempivano di rabbia e non di lacrime. La lametta era pressata tra le dita, ma non aveva ancora inciso tagli, così decisi di andarci giù pesante.
- Sei un figlio gay... uno di quelli che si fa stuprare dal padre senza avere la forza di reagire - con gli occhi e il cuore in mano mi scusavo, ma con la mia forza andavo avanti. Doveva riuscire a controllarsi e evitare di farsi del male, ogni volta che lo avessero preso per debole. Doveva farsi degli anticorpi.... si, contro il dolore.
- Louis non potrà mai volerti... in fondo come dargli torto? Non hai nemmeno la forza di reagire. Sei debole e trovi conforto nel dolore... proprio come le femminucce... anzi, loro sono pure più forti di te -
Restò fermo. Gli occhi infuocati di rabbia. Le dita che non si scrollavano di dosso la lametta e lo sguardo fisso al pavimento. Non voleva cedere e gliene fui grato per questo.
Pensai che forse era anche meglio aggiungere un po' di complessità.
- Sai, quando mi hanno detto che ti avevano stuprato, in quella casa, ho notato quanto fossi debole e quanto la gente faccia bene a trattarti in questo mod... - non finii di pronunciare la parola "modo" che Harry tolse violentemente la mia mano poggiata sulla sua spalle e mi sganciò un pugno allo stomaco. Inutile dire il dolore che provai. Aveva pressato alcuni lividi e per un po' ci vidi doppio.
- Scusa, scusa, scusa, ma tu non facevi altro che dirmi quelle brutte cose e ho reagito in questo modo, scusa - continuò a scusarsi, mentre io cercavo di alzarmi faticosamente da terra. Mi feci aiutare e cercai di trovare un po' di fiato per dirgli che era tutto apposto e che ero felice che avesse reagito dandomi un pugno piuttosto che facendosi del male. In quel momento notai che la lametta giaceva al suolo e iniziai a sentire uno strano sapore di rame in bocca. Poi un brivido di freddo e per finire un dolore alla bocca dello stomaco. Dovetti correre in bagno per rimettere anche l'anima, prima di sentirmi ancora più distrutto di prima.
- E' colpa mia, è colpa mia - iniziò a blaterare Harry, mentre io lavavo e asciugavo il viso.
- Non è successo nulla, Harry. Devi stare calmo. Questo facilita le cose, vuol dire che hai la forza di reagire e hai anche avuto la forza di ignorare la volontà di tagliarti. Stiamo andando bene e il tutto in pochissimo tempo - annunciai, aggrappandomi al lavandino e fissando il mio viso pallido allo specchio.
- Come stai? Che domanda idiota - borbottò.
- Sto bene, tranquillo - dissi, tralasciando la parte in cui mi ero accorto di aver anche vomitato del sangue, ma non volevo che si sentisse in colpa e si facesse altro male. Come al solito, me la sarei cavata da solo.
- Vieni, ti aiuto a stenderti un po' sul letto -
In altre circostanze avrei evitato, ma non essendo in pieno delle mie forze e non avendo la possibilità di riuscire ad arrivare al letto prima di cadere, lasciai che mi afferrasse per il bacino e mi trascinasse fino al suo letto.
Non appena appoggiai la schiena al morbido materasso sentii subito delle fitte percorrermi il corpo e fui quasi sicuro di aver di nuovo lo stimolo del vomito, ma mi trattenni. Espirai e inspirai varie boccate d'aria per poi alzarmi fino a stare semi-sdraiato e fissare lo sguardo deluso di Harry.
Gli sorrisi, infondendogli tranquillità e quando lo vidi essere più tranquillo iniziai a parlare.
- Sai dare dei buoni ganci destri. Faremo un ottimo lavoro in palestra. E guai a te se ti scusi con chi dai pugni. La gente vuole buttarti a terra, non vuole stare a sentire le tue scuse. Se è necessario devi agire con gli artigli e affondarli nella pelle dell'avversario, ma non devi MAI farti vedere debole e insicuro. I tuoi colpi devono essere come lo specchio della tua anima. Se provi rancore, devi scatenarlo in tutto il braccio e fare uscire fuori l'energia negativa. Così è strano da spiegare, ma quando ci troveremo davanti a un sacco da boxe, te lo farò capire meglio -
Notai il suo sguardo incantato dalle mie parole e poi annuì sorridendomi. La cosa che mi faceva stare meglio era fissare il suo sguardo, il suo sorriso, i suoi smeraldi e il cuore che stavo decidendo di curare, contro la sua volontà.
Non m'importava baciarlo, per prima cosa volevo essere sicuro che fosse integro. Pezzo dopo pezzo lo avrei fatto diventare il migliore puzzle di sempre.
* Harry's Pov *
Non so quante volte mi scusai con Zayn per quel maledetto pugno. Sapevo che non stesse bene, ma non pensavo che si riducesse a vomitare e impallidire all'istante. Però diceva che andava tutto bene e volevo credergli, perlomeno non mi restava altro da fare.
Lo lasciai da solo in camera mia a riposare e pensai alle magiche parole che mi aveva detto. Ero davvero riuscito a diventare strano e forte, solo con le sue parole. Piuttosto che tagliarmi ero riuscito a reagire e questo mi dava forza, più di quanto pensassi di avere.
Passando per il salotto trovai la coppietta felice che si sbaciucchiava. No, non scappai. Non piansi. Non mi intristii. Sorrisi al dolore e andai in cucina, riflettendo sulle parole di Zayn. La gente voleva affogarmi, ma non sapeva che con me avevo portato un infrangibile salvagente.
Presi due ciotole con il latte, dei biscotti e poi salii in camera mia, pensando di trovare un Zayn dormiente e invece ne trovai uno con l'aria accigliata e una mano sullo stomaco. Devo avergli fatto davvero male.
- Non hai sonno? Pensavo di trovarti dormiente... - ammisi.
- Per questo hai preso due ciotole? -
- Beh da una parte speravo di trovarti sveglio - sorrisi e mi sedetti sulla parte libera del letto, porgendogli la tazza e i biscotti al cioccolato. Li aveva fatti Johannah ed erano davvero buonissimi.
- Sai, sono passato dal salotto. Ho visto Louis ed Eleanor... -
- Eh? - mi incitò a continuare, alzandosi un po' e mangiando il primo biscotto.
- Non ho pianto. Non mi sono tagliato. Non mi sono intristito... -
- Piuttosto? -
- Piuttosto ho sorriso... perchè grazie a te ho imparato che per essere forte bisogna volerlo. E io lo voglio Zayn, lo voglio con tutto me stesso -
Mi sorrise e si sporse leggermente per abbracciarmi, io gli facilitai la cosa, ma poco dopo lo sentii allontanarsi di scatto e chiudersi in bagno.
Stava vomitando. Un'altra volta. Mi stava facendo preoccupare. Avevo di nuovo paura di essere da solo, ma non mi sarei arreso, non dopo essere arrivato davanti alle porte della felicità. Dovevo solo trovare il modo per aprire quel portone e tutto sarebbe stato più semplice.
- Zayn come va lì dentro? - bussai alla porta del bagno. Era rimasto lì per circa dieci minuti.
- Tutto apposto. Ora esco - sussurrò faticosamente.
- Non mentirmi. Lo so che stai male -
- Non è per colpa tua, quindi non farti venire strane idee in testa e non colpevolizzarti -
- D'accordo ma tu vedi di uscire da quel bagno -
Non sentii più rumori, quindi pensai stesse per uscire. Infatti poco dopo spalancò la porta e venne fuori, con l'aria più afflitta del solito. Contro ogni mia aspettativa mi fece un sorriso.
Poteva cadere il mondo. Poteva stare male. Poteva essere in punto di morte, ma avevo capito che non avrebbe mai smesso di sorridere e di farsi vedere forte. Nonostante le sue forze stessero cedendo pericolosamente.
Poi eccola lì. Una macchinina rossa. All'altezza del colletto. Fu in quell'istante che il mio viso si rabbuiò di nuovo.
Lo guardai fisso negli occhi e scrutai ogni sua piccola imperfezione.
Occhiaie. Era stanco, stanco di mostrarsi forte nonostante non lo fosse.
Pallido. Era più pallido della cera. Quasi quanto la schiuma del mare.
Si trascinava a fatica. Non stava bene e non doveva mentirmi più.
Quella macchia rossa era la prova dei miei dubbi.
Quella macchia rossa rovinava il suo aspetto da duro.
Quella macchia rossa lo tradiva.
Quella macchia rossa era sangue.
Sangue che indicava dolore.
Sangue che ignorava le forze e usciva via.
Sangue che indeboliva.
Sangue che ti faceva crollare.
- Hai sputato sangue? - domandai. Il suo viso si indebolì. Mutò in un'espressione di confusione.
- No - balbettò insicuro.
- Non mentirmi... io non lo faccio con te e tu non lo fai con me -
- Io.. lascia stare Harry, ho detto che sto bene. Non voglio aiuti -
- Non ti sto chiedendo di aiutarti. Lo sto facendo e basta. Aggrappati a me e andiamo sul letto. Più tardi chiamiamo in medico -
- NO! - urlò spaventato. Lo avevo sempre visto forte e capace di uccidere chiunque, in realtà era debole. Terribilmente debole.
- Che succede qui? - affermò Louis entrando dalla porta. Com'era possibile che entrava sempre nei momenti meno opportuni?
- Niente - disse Zayn.
- Zayn non sta bene -
- Io sto bene -
- No! Non dire cavolate Zayn. Non ti reggi in piedi e hai sputato sangue -
- Ha sputato sangue? - chiese Louis preoccupato, avanzando verso di me e sporgendosi verso Zayn. Quest'ultimo si trovò a indietreggiare fino a sbattere con la porta del bagno. Era sempre più pallido.
- Non ho bisogno di aiuto. Sto bene - sussurrò più a se stesso che a noi. Io e Louis ci guardammo e afferrammo Zayn prima che potesse cedere verso il pavimento.
Mi tremavano le mani. Mi tremava la voce. Mi tremava il cuore.
Ormai era chiaro:
Il mio infrangibile salvagente, non era poi così infrangibile.
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