Il giro della droga
Capitolo XLII
* Zayn's Pov*
- Ma cosa diavolo ti passa per la testa? Mettergli le mani addosso? Ma da chi hai preso questo comportamento? Dannazione! Harry, tesoro, mi dispiace tanto... vieni con me, ci mettiamo del ghiaccio - urlò Johannah, calmandosi improvvisamente e prendendosi cura di Harry. Quest'ultimo scribacchiò sul diario, affermando che ormai non c'era più bisogno del ghiaccio e posso giurare di aver visto una scintilla di rabbia passare negli occhi di Johannah. Si girò verso Louis, che sembrava ancora sconvolto per lo schiaffo, forse sua madre non era mai stata così arrabbiata verso di lui.
- Voglio subito sapere uno, UN BENEDETTO MOTIVO, che ti ha portato ad alzare le mani su di lui! - tornò furiosa, tornò acida. Faceva paura, si... era una scena decisamente terrorizzante.
- Non ho creduto a quello c-che mi ha detto. Pensavo mi stesse prendendo in giro e sono scattato - si giustificò, ma avevo visto quanto si sentiva in colpa. I suoi occhi erano lucidi e poco prima aveva pure pianto.
- Sei scattato? Sei scattato? E ti sembra normale picchiare qualcuno perchè non si ha fiducia in lui? Cioè...ma... io dico questi pensieri folli non passano per la testa di nessun bambino... da quanto invece tu la pensi così? - notai Harry metabolizzare ogni parola di Johannah. Stava leggermente tremando, inoltre aveva una guancia più arrossata dell'altra. Scese un altro gradino e si sedette, tenendo lo sguardo abbassato ma l'udito attivo.
- Lo so che ho sbagliato, volevo chiedere scusa a Harry e... -
- E tu pensi che prima gli fai male e poi fai ritornare tutto alla normalità con un semplice "Scusa"? - portò le mani ai fianchi. Sembrava una casalinga arrabbiata... molto arrabbiata.
- Lo so... non...i-io... sono inutile okay? Lo so benissimo! - Louis, al contrario di Harry, salì qualche gradino per mantenere le distanze. Io, Liam e i genitori di Johannah, restammo di sotto, per fissare quella scena.
- Johannah, non è questo il modo giusto di fargli capire un errore - si intromise debolmente Kaila.
- E quale dovrebbe essere mamma? Non servirebbe a nulla metterlo in punizione! -
- Io penso che lo capirà da solo... col senso di colpa, con le reazioni di Harry... deve dipendere da lui, adesso. Non da te - tutti i volti presenti, tranne quello di Louis, si fissarono su Harry. Notai come, imbarazzato, alzava la testa e mostrava gli occhi ancora lucidi. Volevo correre da lui e abbracciarlo, ma si sarebbe fatto indietro e avrebbe avuto paura.
- Mamma... perchè Lou piange? - una vocina più sottile s'intromise alla discussione. Daisy fissava Louis e quasi scoppiava a piangere pure lei. Era la più sensibile della famiglia. Solo in quel momento capii cosa avesse detto. Fissai Louis ed era realmente sconvolto. Aveva lo sguardo fisso in un punto impreciso e alcune lacrime scendevano dai suoi occhi. Non sembrava curarsene e voleva fingere di essere solo. Ma quando si sentì troppo al centro dell'attenzione, abbassò anche lui lo sguardo sulle sue vans nere.
- Harry andiamo in cucina... c'è la cena, mangi qualcosa - Johannah si avvicinò a lui, gli sporse la mano e prima ancora di dirle che non sarebbe stata una buona idea, vidi Harry scattare all'indietro e sbattere rumorosamente le spalle alla ringhiera. Johannah ritirò la mano, fissandolo stupita. Si, si era accorta anche lei che c'era qualcosa in Harry che non andava.
- Harry non voglio farti male... te lo assicuro. Voglio solo portarti in cucina e farti mangiare qualcosa. Se vuoi non ti tocco nemmeno la mano - sembrava un bambino. Uno di quelli che faticava ad avere fiducia e allora dovevi dolcemente fargli capire che mai gli avresti fatto male. Ma come dargli torto? Sicuramente anche Louis glielo aveva promesso, eppure gli aveva messo le mani addosso. Come suo padre. Come tutti gli omoni che avevano osato picchiare o abusare di Harry. Mi salii un senso di rabbia e notai Liam irrigidirsi e stringermi il braccio. Aveva capito anche lui la mia intenzione di strozzare Louis. Poteva piangere pure per ore, ma aveva fatto un'enorme cazzata. Harry era già fragile e vulnerabile, adesso lo sarebbe stato il doppio.
Harry scosse la testa, rispondendo a un'altra domanda di Johannah. Non voleva mangiare e voleva stare solo. Aveva scritto così sul suo blocchetto.
- No, devi mangiare. Poi puoi pure restare solo, ma devi mangiare - impose Kaila, affiancando la figlia. Harry non disse più nulla, così ci spostammo in sala da pranzo. Girando lo sguardo mi accorsi della piccola Daisy appoggiata a Louis. Quest'ultimo era impassibile. Strisce di lacrime gli percorrevano le guance, ma non accennava alcun movimento.
- Tu vieni con noi? - sbottò Johannah. Il suo tono era così tagliente che avrebbe facilmente spezzato a metà un filo di raso. A quel punto, suo figlio, sembrò risvegliarsi dal trance in cui era stato e si alzò dalle scale. Incrociò le braccia al petto, così che non potesse dare la mano alla piccola Daisy. Ci pensai io a portarla in sala, costatando che Louis non era decisamente dell'umore adatto per occuparsi delle sue sorelle. Avrebbe finito per urlargli contro.
Ci sedemmo tutti attorno al tavolo. L'aria continuava a mantenersi fredda e spaventosa. Johannah sbatteva diversi piatti sul tavolo, soprattutto quelli che doveva passare a Louis. Harry non accennava a toccare cibo. Punzecchiava le patatine con una forchetta, oppure spezzava l'hamburger. Liam invece era andato contro ogni mia aspettativa. Dialogava silenziosamente con Sean, trovandosi a suo agio e mangiando gran parte della cena sul suo piatto. Ero fiero di lui. Da sotto il tavolo gli strinsi la mano, congratulandomi col suo coraggio. Ce l'aveva fatta da solo, all'incirca.
- Non hai mangiato nulla - constatò Johannah, riferendosi a Harry e assumendo un tono desolato. Volendo conquistare la fiducia del ragazzo, appoggiò delicatamente la punta dell'indice sulla mano di Harry. Questo al contatto parve sussultare e saltare giù dalla sedia, ma non volle staccare le mani. Così Johannah, sorridendo, fece scorrere il dito fino al polso, alzando la manica e spalancando gli occhi. Anche Harry parve essere scioccato, come tutti del resto. Dei lividi scuri si erano formati attorno al polso e facevano terribilmente paura. L'espressione di Johannah cambiò radicalmente. Un attimo cercava di mantenere l'espressione calma, il secondo dopo lasciò delicatamente la mano di Harry e si voltò furiosa verso Louis. Mi dava l'impressione di essere bipolare.
- Ti rendi conto dei lividi che gli hai provocato pure sui polsi? Ti rendi conto di come sei stato insensibile? - gli urlò, facendolo sobbalzare. Louis annuì, tenendo lo sguardo assente. Le piccole Daisy e Phoebe, mantennero il silenzio. Nonno Sean pensava a farle svagare, raccontandogli storielle su coniglietti e carote. Ma i gridi arrivarono anche a loro, così il nonno decise di portarle in camera.
- Se ti mettessi in punizione, servirebbe a qualcosa? - urlò di nuovo. Louis non rispose. Harry abbassò lo sguardo. Io e Liam mantenemmo il silenzio e nonna Kaila cercava di calmare la figlia.
- Non così Johannah. Non devi fare così... -
- Cosa ho sbagliato con te? Dimmi cosa diavolo ho sbagliato con te? Ti amo più della mia stessa vita, ma non ho mai avuto a che fare con un Louis così violento! Cosa ho sbagliato con te? - urlò ancora Johannah, lasciando che delle lacrime sgorgassero fuori dai suoi occhi.
- Hai sbagliato a mettermi al mondo. Avresti dovuto abortire - sussurrò Louis, alzandosi da tavola e dirigendosi all'attaccapanni. Vidi Johannah sbiancare e lasciarsi cadere sulla sedia, sfinita. Sapevo quanto Harry si sentisse in colpa, ma non era colpa sua. Louis uscì poco dopo di casa, chiudendo dolcemente la porta. E tutta quella calma significava che si sarebbe sfogato nell'alcol. Ormai, lo conoscevo piuttosto bene.
- Sta andando a bere vero? Sta andando a farlo di nuovo? E' colpa mia... non avrei dovuto urlargli così... - Kaila abbracciò la figlia, intimandoci di salire al piano di sopra.
- Forse è meglio che io vada... ci vediamo domani, okay? - annuii a Liam e lo accompagnai alla porta, notando che anche la macchina di Johannah era sparita. Se Louis si fosse messo alla guida, avrebbe di sicuro causato un incidente.
- Che ne dici se noi andiamo a letto? - intimai a Harry. Sbattè le palpebre e mi seguì al piano di sopra. Era decisamente sconvolto.
Lo portai fino in camera sua e gli feci segno di sdraiarsi, ma lui prima si tolse la felpa. Sui tanti graffi alla spalla, notai del sangue scivolare giù e la cosa fece andare il mio stomaco in subbuglio. Quando vedevo il sangue che mi procuravo io stesso, le cose andavano bene, non mi dava fastidio. Ma quando vedevo il sangue su qualcun altro, allora iniziavo davvero a sentirmi male. Sentii la vista oscurarsi e non seppi più se fossi ancorato al pavimento, oppure no, ma un flashback si impossessò della mia mente.
Flashback.
Ero in un giro parecchio brutto. Ero nel giro della droga. C'ero finito nel mezzo solo perchè frequentavo cattive compagnie. I miei amici dicevano che era un ottimo modo per fare soldi e io volevo averne per ottenere ciò che i miei non volevano comprarmi. Inoltre mi divertivo parecchio a entrare in locali famosi grazie alla paura dei proprietari. Mi divertivo anche a prendere da bere senza pagare. Ma ad ogni divertimento c'è una fine e quella sera, mentre stavamo percorrendo una stradina buia e scherzavamo su chi fosse il più alto e chi il più basso, intravidi mia sorella guardarmi dall'altra parte della strada. Quella stradina era la più pericolosa che potesse esistere al mondo, passavano diverse gang da quelle parti e di certo non sarebbero stati con le mani in mano vedendo una bella ragazza da sola. La guardai torvo, le feci segno di andarsene, ma non potevo farmi vedere dai miei amici. Non volevo che avessero contatti con la mia famiglia e cosa peggiore, non volevo che mia sorella si innamorasse di qualcuno della combriccola. Lei mi guardò spaventata e mi fece segno di girare lo sguardo. Proprio come era stato previsto per quella sera, avremmo dovuto incontrare la gang Tomorrow. Il loro nome non era molto originale, ma non era quello a darti potenza. Erano una gang spietata, spacciavano droga da cinque anni in quei quartieri. Una volta avevano ucciso un vecchio solo perchè dicevano che era zoppo e non meritava di vivere. Nel loro sangue scorrevano due correnti, quella dei drogati e quella degli assassini. Sperai che mia sorella potesse andarsene da quel posto. Sperai che potesse capire che quelli non erano miei vecchi amici, ma nuovi e pericolosi rivali. Il mio gruppo tacque. L'aria iniziò a raggelarsi.
- Malik. Il grande Malik. Ormai a scuola hanno il timore quando sentono il tuo nome. Chissà perchè io invece non ho paura - ammiccò uno dei Tomorrow. Aveva i capelli rossi e lo sguardo diabolico. Le pupille dilatate mi fecero capire che oltre a venderla, la droga, la usavano.
- Non è detto che tutti provino le stesse emozioni - ribattei. Giannì, un ragazzo del mio gruppo, si fece avanti e mi affiancò.
- Ma guardate chi abbiamo qui. Kall... quale buona polverina bianca ti porta da queste parti? - lo prese in giro, approfittando della sua poca lucidità. Era ubriaco e sicuramente ci avrebbe fatto finire nei casini.
- Sicuramente non quella che vendete voi. Fa schifo... sono morte due persone a causa di overdose. I nostri compratori non sono mai morti -
- Certo, non saranno morti di overdose, ma ci hanno pensato le vostre pistole a farli fuori - mi lasciai scappare.
- Vuoi dire come uno di questi gioiellini? - tirò una pistola dalla tasca e la puntò su di me. No, non era affatto divertente e non ridevo più. Anche il mio gruppo aveva smesso di fare di testa loro. Giannì si azzittì e si allontanò da me. Girai di poco lo sguardo per capire che si stavano allontanando tutti. Kall sorrise. Avevo capito quanto potessero considerarsi amici quei tipi lì. Gli piaceva il mio modo di spacciare. Gli piacevano i nuovi luoghi dove li avevo portati e anche quelli dove gli avevo fatto vendere il triplo della roba che vendevano di solito. Eppure, di fronte al pericolo, si erano trasformati in estrani. Capii che il giro della droga è anche il giro dell'illusione. Pensi davvero che quelli siano amici tuoi, ma poi ti rendi conto che nessuno di quelli ti avrebbe difeso.
- Non ridete più, vero? E nemmeno tu mi sembri tanto sbruffone, Malik - continuai a mantenere la mia espressione rigida, ma non servì a molto quando sentii caricare il grilletto. Era arrivata la mia fine.
- Kall! Guarda chi abbiamo qui. Giuly Malik. La sorellina del nostro caro amico! - urlò un ragazzone. Era il doppio di me.
- Lasciate stare mia sorella! - feci per divincolarmi, ma Kall si spostò dietro di me e mi puntò la pistola alla tempia. Iniziavo a sentire la fronte calda. Ero sicuramente bianco in volto, avevo la paura che mi scorreva nelle vene. Avrebbero potuto uccidermi, ma non avrei vissuto molto a lungo con il rimorso della morte di mia sorella.
- Chi vuoi che salviamo? Te o lei? - sfottè Kall.
- Salvate lei! Dovete per forza salvare lei e uccidere me - un rivolo di sudore mi percorse la fronte e scese per la tempia, venendo bloccato dalla canna della pistola.
- Perchè dovremmo salvarla? - continuò.
- E' pura. E' innocente e merita di avere un buon futouo. Vi prego salvate lei - in quel lasso di tempo non avevo supplicato nessuno. Ero Malik, ottenevo tutto quello che volevo, ma improvvisamente non ero più nessuno. Il mio nome era sfumato nel dolore. Giuly piangeva da minuti. Leggevo il terrore nei suoi occhi.
- Beh se tieni molto a lei, non ho alternative. Mi sembra la scelta migliore dato che tieni a lei, no? - annuii frettolosamente, volevo liberarla e mandarla via di lì. Ecco perchè non volevo che si unisse al mio gruppo. Quel maledetto gruppo che se l'era data a gambe levate non appena avevano visto una pistola.
- No, Zayn. Non voglio che ti uccidano. Non uccidetelo. Lasciateci entrambe e non ci rivedrete più - provò a contrattare mia sorella. Era un anno più piccola di me e avrei dovuto difenderla non metterla in pericolo.
Kall rise. Una risata che lasciava gelare il sangue nelle vene.
- Tesoro, io voglio divertirmi. Lui mi ha detto di non ucciderti, ci tiene a te. Quindi scappa mentre puoi ancora salvarti -
- Giuly ascoltalo. Vai a casa. Corri a casa e non dire nulla a nessuno - le consigliai, sentendo delle fitte al collo. Volevo muoverlo. Magari avrei provato a liberarmi una volta che lei se ne fosse andata.
- Non ti lascio - pianse, singhiozzando forte.
- Malik mi sono stufato. O se ne va subito o uccido entrambi - la paura mi assalì di nuovo.
- Giuly vattene. Ti prego vai a casa, io mi salverò, ma vattene. Inizia a correre, forza - le urlai, sapendo che in realtà non avrei potuto salvarmi. Fortunatamente Giuly annuì e iniziò ad allontanarsi.
- Quindi tieni molto a lei? - mi domandò Kall. La paura di perdere mia sorella si stava affievolendo. Annuii e aspettai il momento in cui si decidesse a premere il grilletto.
- Bene. Dille addio! - spalancai gli occhi che avevo chiuso nell'attesa e poco prima di metabolizzare le sue parole, sentii la pistola scattare. Intravidi il corpo di mia sorella cadere a terra. Nel buio della notte, potevo vedere il rosso sulla sua camicetta bianca.
- NO! BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA! MI AVEVI DETTO CHE NON L'AVRESTI UCCISA! - provai a divincolarmi. Le lacrime ormai erano sul mio volto.
- Voi avete venduto della droga a mio fratello! E' lui una delle vittime di overdose! Adesso l'ha pagata tua sorella! Occhio per occhio - sentii delle sirene riempire l'aria. Kall si era distratto, così ne approfittai per dargli una gomitata. Fummo circondati nel giro di pochi secondi e la prima cosa che feci fu quella di correre verso Giuly.
- Scusami, scusami. Non dovevano uccidere te -
- T-ti... v... v-vo...g-glio b-be...n-ne - disse, con l'ultimo respiro che aveva in gola. Piansi, piansi sopra il corpo di mia sorella. L'aveva sparata alle spalle. Il proiettile le era finito nella spalla, conficcandosi fino al cuore. Il mio gruppo di amici aveva chiamato la polizia. Una cosa buona l'avevano fatta. Ma il dolore che avevo al petto, nessuno l'avrebbe potuto più portare via. Avevo iniziato a tagliarmi a causa di quel dolore. Volevo vedere il mio sangue, considerandola la giusta punizione per quello che era sgorgato via dal corpo di mia sorella. Poi, i miei genitori, una volta che la polizia mi aveva arrestato per spaccio, mi avevano buttato fuori casa. Avevo passato due mesi in un centro per minorenni. Una volta uscito ero stato ospitato dai miei nonni. Ma alla loro morte, seguita da quella di mio padre, fui costretto a trasferirmi in una casa tutta mia. Mia madre non accennava a perdonarmi, nonostante avessi insistito fino alla fine. Così ero rimasto con il trauma alla vista del sangue su qualcuno e con una forma di autolesionismo alle braccia. Col tempo avevo superato ogni cosa, ma continuava a fare male. Dannatamente male.
Fine Flashback.
- Z-zayn?! - mi ritrovai nella stessa posizione di prima, Harry mi scuoteva un braccio e io cercavo di riprendermi da quell'infinito ricordo.
"Che succede?" mi aveva scritto sul blocco.
- Ricordi. Solo ricordi... adesso vai a letto, okay? Domani mattina torno qui e andiamo a scuola insieme. Johannah ti ha lasciato questa pillola oggi pomeriggio. Prendila, così domani ti ritorna un po' di voce - gli sorrisi, cercando di infondergli calore.
- Ah, quasi dimenticavo. Dovresti pulire i graffi che hai sulla spalla. Continua a uscire sangue e finiresti per macchiare le lenzuola -
"Da solo non ci riesco" aveva scritto.
- Hai paura se lo faccio io? - scuotendo la testa, mi aveva fatto capire che ero riuscito a infondergli la giusta fiducia. Forse non voleva avere troppe attenzioni, forse era questa la chiave giusta.
- Vieni, andiamo in bagno - lo feci sedere sul water e afferrai un batuffolo di cotone. Provai a cacciare ogni ricordo che saliva a galla e una volta finito, ci posizionai sopra un grande cerotto, tipo quelli ospedalieri.
- Adesso puoi davvero andare a letto - lo feci stendere sotto le coperte, mi sembrava un cucciolo abbandonato.
Quando ritornai nella mia stanza, sentii un vuoto all'altezza del petto. Mi mancava Giuly. Nessuno dei miei amici aveva più saputo di lei. Volevo difenderla nei miei ricordi. Louis stesso sapeva che avevo iniziato a tagliarmi a causa della morte di mio padre. Ma Giuly... di lei, nessuno sapeva nulla.
* Louis' Pov*
Quando avevo detto quella frase a mia madre, sentivo un peso in meno nel petto. Forse sarebbe stato tutto più facile senza me. Andai al bar più vicino, non volevo bere molto, sapevo che l'indomani sarei dovuto andare a scuola. Inoltre erano ancora le dieci di sera, avevo giusto il tempo di qualche bicchierino. Niall era ancora in punizione, mi aveva mandato un messaggio col telefono della madre. Poi non aveva più risposto, sicuramente era tornata la madre per cercare il cellulare.
- Cosa ti porto? - mi disse una ragazza, una volta che mi sedetti al bar.
- Un bicchiere di vodka secca, grazie -
- Louis? -
- Come sai il mio nome? - mi girai verso di lei.
- Sono Clare... dai non dirmi che non ti ricordi! - rise e subito collegai il suo nome al suo aspetto fisico.
- Ma certo che mi ricordo, stavo con te prima di stare con Eleanor - e Harry, avrei voluto aggiungere.
- Cosa ti porta qui? - mi passò il bicchiere di vodka e iniziai a berlo. Il gusto dell'alcol mi fece capire che ben presto i pensieri si sarebbero affievoliti.
- Volevo stare un po' fuori - mentii, ordinando un secondo bicchiere. La vidi sparire tra i banconi, per poi ritornare da me.
- Ho una pausa di un'ora adesso, ti va di fare un giro? - bevvi anche il secondo bicchiere e poi la seguii fuori. Mi sentivo troppo leggero e di solito non succedeva mai con soli due bicchieri di Vodka.
- Allora... cosa hai fatto in questo tempo? - ho scoperto di essere gay, cara Clare. Ma c'era qualcosa che mi spingeva a non dirlo. Aveva un corpo da urlo, ed era strano che mi attraesse.
- Nulla di che. Sono qui con la mia famiglia. Devo completare l'ultimo anno di scuola. Tu? -
- A me mancano due anni prima di finire, nel frattempo lavoro al bar. Mi fa comodo lo stipendio - sorrido, anche io avrei voluto avere uno stipendio ed essere indipendente.
- Farebbe comodo a chiunque -
- Lo penso anche io. Ti vedi con qualcuna? - svoltammo in un'altra stradina, non molto distante dal bar. Ci stava nettamente provando con me. Povera illusa!
- No, voglio stare da solo per un po'. Tu? -
- Stessa cosa - rise e scosse i capelli a destra e sinistra. Rossi fiammeggianti, come il suo carattere. Gli occhi erano vispi. Sempre pronti all'attacco.
- Mi ha fatto piacere incontrarti, ma adesso è meglio se vado a casa. Non mi sento molto bene - avevo detto la verità. Avevo la mente poco lucida e non volevo commettere qualche cazzata. Già Harry era arrabbiato con me, ci mancava solo che mi facessi tentare dalle labbra di Clare.
- Hai la macchina? Stai attento, sei poco lucido - le dissi di stare tranquilla e mi rimisi alla guida. Camminai piano, non volevo fare un incidente. Ero stato solo un'oretta in giro. Arrivato a casa trovai mia madre e nonna Kaila ancora sveglie. Stavano parlando sul divano del salotto. Gli feci capire che ero rientrato, ma prima che potessi salire in camera mia, mamma mi chiamò.
- Louis sei ubriaco? - scossi il capo. Sentivo la testa girare un po', ma non ero ubriaco.
- No, sono piuttosto lucido... posso andare a letto? -
- Vorrei parlare con te. Vieni qui... - notai i suoi occhi leggermente arrossati. Decisi di seguirla e mi sedetti al suo fianco.
- Lottie? - chiesi.
- Dormono tutti -
- Harry? -
- Pure... volevo parlarti di lui. Mi dispiace se sono stata dura con te, ma devi capire che hai esagerato davvero molto -
- Lo so. Non so cosa mi è preso. Mi arrivano lettere anonime. Insultano le persone che mao e queste lettere sono firmate da Harry. Ho pensato davvero che potesse essere lui, poi alla fine Zayn mi ha convinto del contrario. Ma ho reagito male, lo so... -
- Vedrai che troveremo una soluzione... perchè mi hai detto che ho sbagliato a metterti al mondo? -
- Faccio un errore dopo l'altro -
- Li facciamo tutti - aggiunse nonna.
- Avrei voluto non farli con Harry -
- Domani dopo scuola gli parli e cerchi di risolvere tutto -
- Va bene. Adesso vado a letto, sono stanco - salutai mia madre, fortunatamente non mi aveva morso una guancia e non era arrabbiata come prima. Poi salutai nonna. Salendo le scale mi accorsi che nonno stava scendendo, così salutai pure lui e poi andai a letto. Mi addormentai facilmente, con l'alcol che inondava le vene.
Il giorno seguente mi svegliai con un leggero mal di testa e uno scarso senso dell'orientamento. Per colazione Harry non mi aveva rivolto la parola. Gli avevo sussurrato che avremmo parlato una volta arrivati a casa. Lui mi aveva detto che gli andava bene, fortunatamente aveva un po' più voce e non era costretto a scrivere sul blocco.
Così dovetti aspettare le ore di lezione. All'uscita mi fermai a parlare un po' con Clare. Poi una volta che vidi uscire Harry e notai della gelosia nei suoi occhi, andai a casa. Quella ragazza si stava rivelando un'ottima amica. Solo un'amica.
- Adesso possiamo parlare? - chiesi a Harry, chiudendomi il portone alle spalle.
- Dimmi - cercava di mantenere un tono freddo, ma vedevo la pazienza vacillare nei suoi occhi. Voleva baciarmi, tanto quanto lo volevo io.
- Mi dispiace okay? Sono un completo coglione e ho fatto questo errore per due volte. Ho davvero dubitato di te, ma quelle maledette lettere erano troppo private, quindi perdonami... mi impegnerò per non farlo più -
- Voglio del tempo Louis -
- In che senso? - mi bloccai. Mi gelai. Se lui voleva tempo, questo significava che...
- Sono successe troppe cose in questi due giorni. Sei arrivato a farmi male. Voglio un po' di pausa. Sai che ti amo, ma voglio riflettere e voglio distaccarmi un po' da te. Niente baci, niente abbracci, niente sesso. Voglio capire cosa voglio -
- Ma... -
- Niente ma. Piuttosto cerca di capirmi. Sei arrivato alle mani con me! -
- Va bene. Prenditi il tempo che vuoi -
- Oh e sia chiaro! Questa è una pausa ma non voglio tradimenti. Un esempio è quella li con cui stavi oggi - sorrisi debolmente. In fondo mi aveva detto che mi amava. Dovevo solo aspettare e poi tutto sarebbe ritornato come prima.
- E' una mia ex. Vecchia amica. M'importa solo di te - mi lanciò un sorriso alla sfuggita e poi salì le scale. Io restai ancora davanti al portone. Quella si poteva considerare una rottura? No... no. Harry sarebbe tornato da me e io mi sarei comportato bene.
* Liam's Pov *
- Cos'hai? Oggi sei parecchio silenzioso - domandai una Zayn, una volta usciti da scuola. Non aveva detto nemmeno una parola, aveva le occhiaie e appariva più stanco di quanto potesse essere.
- Nulla Liam... ho dormito poco, tutto qui -
- Okay, ho capito che non vuoi parlarmene... ti va se ci fermiamo un po' al parco? Oggi c'è il sole, ed è molto strano - sorrisi e coinvolsi pure lui. Decise di accettare e così ci dirigemmo al solito parchetto, sulla nostra solita panchina.
- Come ti senti quando ti manca qualcosa o qualcuno? - mi aveva detto, sedendosi sulla spalliera della panchina. Era un gesto così da "Bad-boy". Per poco non scoppiavo a ridere. Poi pensai alla sua domanda.
- Vuoto... come se mi mancasse una parte di me... -
- E cosa fai per riempirla? - continuò. C'era qualcosa che non andava in lui.
- Se è una cosa che non può tornare più, mi rassegno e vado avanti. Riempio il vuoto con altro. Se è una cosa che può tornare con me, allora me la riprendo. -
- La mia non può tornare più, Lì... - mi venne da sorridere pensando al nomignolo che mi aveva dato, poi però non sorrisi più.
- Chi ti manca? - mi avvicinai a lui e gli appoggiai una mano sulla gamba, intimandolo a fidarsi di me.
- I-io... non ce la faccio più. Non ce la faccio più - scoppiò a piangere e sentii una morsa dolorosa al petto. Non era la prima volta che lo vedevo così vulnerabile, ma faceva lo stesso male. Restai in silenzio, non volevo farlo sentire a disagio.
- Ci ho p-provato te lo giuro... ma n-non riesco a dimenticarla - pensai che si trattasse di una ex... ma era un dolore troppo grande, non poteva averlo rivolto a una semplice ragazza.
- Cosa non sopporti? - gli chiesi, stringendolo più forte.
- Questo dolore al petto. Ho p-provato a cacciarlo via, ho provato a farmi del male ma è sempre qui - si indicò il petto - è sempre qui e non va via. Mi sopprime, mi lascia senza forza e mi mangia l'anima - strinse il palmo che aveva posato sul petto, a pugno - nemmeno il dolore è riuscito a farmela dimenticare e lei era la mia vita. Ma non c'è più adesso, non posso più riprendermela e non riesco a continuare a vivere con questo grande vuoto nel petto - pianse ancora.
- Oh Zayn... ci sarà pur qualcosa che potrebbe riempirti il cuore... -
- Tu... solo tu puoi farlo e... non lasciarmi mai, Lì -
- Sono sempre qui. Non me ne andrò - sorrisi e gli lasciai un bacio sulla fronte.
- Non te ne andrai? -
- No, resterò qui -
- Un giorno ti racconterò tutto, ma non ora... ora voglio solo stare qui in silenzio con te - non dibattei, volevo solo che smettesse di piangere e torturarsi. Gli lasciai un bacio sulla tempia e lo vidi sussultare.
- Ehi... che c'è? -
- Il punto in cui mi hai lasciato un bacio, è il punto in cui il diavolo mi ha accarezzato - rabbrividii... cosa voleva dire con quella frase?
- Z-zayn... - mi aveva messo soggezione.
- Scusa... era troppo una scena da film horror - mi lasciai scappare una risatina isterica. Si, faceva dannatamente paura.
- Era paurosa ma vera? -
- Non sarà stato il diavolo... ma un suo servo... -
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro