Dubbi e presentazioni
Capitolo XXV
*HARRY'S POV*
- Ragazzi state tranquilli. Credo che il dottore vi abbia avvisato che il ragazzo poteva anche avere dei svenimenti. Non dovete creare panico o non riuscite ad aiutarlo. Dovete stare calmi e stenderlo delicatamente su una superficie morbida se proprio dovesse svenire mentre non è sul letto e dovete aspettare che si svegli, senza creargli pressione o iniziare a scuoterlo. Per questo motivo non deve restare assolutamente da solo finchè non si riprende. - spiegò lentamente l'infermiera, placando tutta la confusione che aleggiava nella mia mente. Aveva proprio ragione, se avessimo urlato da una parte all'altra non avremmo di certo aiutato Zayn.
- Ci scusi, ha perfettamente ragione - dissi, mentre Louis era rimasto al mio fianco senza aggiungere nemmeno una parola. Improvvisamente scattò la testa e uscì dalla stanza, lasciandoci completamente perplessi.
- Posso lasciare un attimo Zayn? Ho un altro amico che ha bisogno di aiuto in questo momento - borbottai, sentendomi come uno di quei camion che se ne andava in giro cercando di risolvere i problemi d'amore della gente.
- Certo, tanto da qui non si può muovere - disse sarcastica. Non ci trovai molto da ridere, ma lasciai la stanza rivolgendole un sorriso finto.
Uscii dalla stanza, dimenticandomi per un attimo di Zayn. Lui era in buone mani, ma Louis non sapevo proprio dove si fosse cacciato. Incontrai Johannah con lo sguardo ancora confuso e capii che anche lei aveva visto Louis. Mi disse che era corso verso la terrazza e fu quello il mio primo obiettivo. Per mia fortuna se ne stava lì, con le braccia appoggiate alla ringhiera e lo sguardo perso chissà dove e chissà a quale pensiero.
- Solitamente quando si esce dalla stanza lo si fa camminando... - ridacchiai sperando di far sparire il suo broncio. Amavo il suo sorriso, era la mia ninfa vitale e non sopportavo che qualcosa potesse riuscire a spegnerlo.
- Solitamente lo si fa quando non hai mille pensieri negativi per la testa e non vedi l'ora di farli smettere - aggiunse, bruciandomi con i suoi occhi e facendomi capire che nemmeno l'amore di Zayn poteva farmi dissolvere i miei sentimenti per Louis.
Lui era roccia. Lui era materia. Lui era vita. La mia vita, quella che nessuno avrebbe mai potuto recuperare se non con un'occhiata di Louis. Zayn mi aveva reso forte, ma non poteva fare altro... era il momento che Louis si prendesse cura di me, com'era giusto che fosse. Ma di giusto non c'era nulla dato che lui era etero. Ma un etero non bacia un ragazzo, nemmeno se è ubriaco, quello mi fece aprire una voragine di speranza nel petto e speravo solo di riempirla con amore e non con illusioni.
- Solitamente scappare non è la soluzione adatta per farli smettere - dissi, uscendo dal mio stato di trance.
- Solitamente non si usa la parola solitamente ad ogni frase - ridacchiò. Ero riuscito a strappargli un sorriso, bene. Molto bene.
- Però hai riso -
- Con te è inevitabile non ridere o sorridere. Porti tanta pace e tranquillità ultimamente - evidenziò facendomi capire che aveva notato i miei cambiamenti e che gli erano piaciuti.
- La gente cambia Louis... -
- Si, peccato solo che non si possa smettere di pensare ogni tanto - sbuffò.
- Già hai ragione... ma i pensieri si possono placare parlandone con qualcuno. Se non puoi eliminarli non ti resta altro da fare che trasformarli in piacevoli pensieri. Qual è quello che ti tormenta molto? -
Restò per un attimo in silenzio, come a voler sputare fuori solo quello che gli conveniva o che riteneva più opportuno e non quello tormentoso. Perchè si sa, per quanto tu possa aiutare la gente, essa farà sempre di testa sua.
- Sono un pessimo amico - disse, gettando la testa tra le mani.
- Cosa? Non è assolutamente vero. Smettila di pensare a queste carognate - aggiunsi velocemente, fissando i suoi capelli e non più il panorama.
- Come fai a sapere che è un mio pensiero e che non è stato qualcuno a dirmelo? - domandò, sollevando la testa e mitragliandomi i suoi sentimenti con un solo contatto tra i nostri occhi. Era spaventato, era incuriosito, era sicuro delle sue parole, eppure c'era un crepa che lo contraddiceva. Una crepa posta sopra al cuore che gli faceva capire che tutti i suoi pensieri erano delle bugie.
- So che nessuno ti direbbe mai una cosa del genere e questo mi basta per capire che è un'assurdità. Cosa te lo fa pensare? -
- Ieri sera, all'incidente di Zayn, io non c'ero. Sono arrivato dopo e invece di preoccuparmi per voi due e a divertirmi. Sono sceso solo perchè qualcuno ha urlato il nome di Zayn sennò non mi sarei proprio accorto di nulla. Avrei dovuto capire la sessualità del mio migliore amico e invece mi sembrava tutto normale e lui non ha detto niente proprio perchè di me non si fidava. Ci raccontavamo sempre tutto e invece mi ha omesso anche ciò che gli faceva Jonathan. Come posso dire di essere stato un buon amico se sembra che ultimamente non abbia fatto altro che dormire? Non mi sono accorto di niente, Harry. Nemmeno di un piccolo e miserabile problema. Dovevano imboccarmelo con il cucchiaio per capirlo e faticavo lo stesso a collegare i fili logici. - concluse, chiudendosi di nuovo a riccio e nascondendo il viso. Ma sapevo che stava piangendo, la sua schiena veniva scossa da lenti e irregolari singhiozzi.
- Zayn si fida di te, ma non è facile avere un segreto e raccontarlo a qualcuno, nemmeno se quel qualcuno fosse un familiare oltre che un migliore amico. Ci sono cose che non puoi arrivare a pensare, è normale scoprirlo a passo col tempo, non siamo veggenti e non possiamo prevedere nulla. Ci adattiamo a ciò che i nostri sensi percepiscono. Fino ad ora ti sei solo trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato, ma se vuoi migliorare cerca semplicemente di essere più presente. Farti opprimere dai pensieri non ti dà la forza di continuare, credimi. -
- Grazie Harry, grazie per essere qui con me nonostante il mio orrendo carattere - sollevò il viso, si asciugò le lacrime e si gettò su di me, alla ricerca di un disperato abbraccio. Era soffice, era dolce, era qualcosa che volevamo entrambi. Un'unione di due anima, un'immancabile tentativo di ricevere affetto.
- Sono grasso - disse all'improvviso, scoppiando poi a ridere e riempendomi il collo di aria calda.
- Si dice che pensare ingrassa... in effetti credo che questo detto abbia ragione - ridacchiai, trovando piacevole la sensazione di prenderlo un po' in giro.
- Quindi anche tu pensi che io sia grasso, vero? - si staccò dall'abbraccio e si osservò, sembrando tutto tranne che etero.
- Certo. Non vedi come ti stanno stretti i pantaloni? -
- Hai perfettamente ragione. Guarda, anche dalle cosce mi stanno stretti -
- Per non parlare del girovita. Sicuramente prendi una 68 vero? -
- Si io credo che... aspetta... - si fermò, mi guardò e mi ritrovò con le braccia incrociate al petto, un sorriso strafottente sul volto e un'aria divertita.
- Mi stai prendendo in giro! - dichiarò dopo avermi osservato a lungo. A quel punto fu inevitabile scoppiare in una fragorosa risata e fu impossibile non cedere alla tentazione dato che anche lui iniziò a ridere.
- Okay, questo po' di umorismo ci stava, lo ammetto. Ma adesso entriamo che ho un migliore amico che ha bisogno di me e non voglio di certo abbandonarlo - mi sorrise trionfante e fui fiero di lui. Era riuscito a trasformare i suoi pensieri, aveva ammesso le sue parole e si divertiva con poco, passando velocemente da un argomento a un altro per non rendere quello precedente troppo stressante o triste.
Silenziosamente ci ritrovammo davanti alla porta di Zayn e poco prima che aprissi la porta mi ritrovai la sua mano sul polso, pronto a bloccarmi.
- Dovrei chiedergli scusa? - senza staccare lo sguardo dal vetro opaco delle porta gli dissi che doveva fare tutto ciò che il cuore gli indicava e che non doveva badare ai troppi pensieri. Lui annuì ed entrammo in stanza, ritrovando il mio ragazzo ( che faticavo a chiamare così dato ciò che provavo per Louis) sveglio.
Mi fermai un attimo e capii che le infermiere avevano lasciato Zayn solo nella stanza, poi posai lo sguardo su Louis e capii che era un po' impacciato. Non sapeva cosa fare e sicuramente aveva di nuovo i neuroni in conflitto. Mi permisi di spingerlo impercettibilmente e come se mi avesse letto nel pensiero si avvicinò a Zayn e legò le sue braccia attorno al fragile corpo del ragazzo che era sempre apparso forte agli occhi della gente, ma che aveva più debolezze lui di tutte le persone che avessi mai conosciuto in vita mia.
- Mi dispiace se ultimamente sono stato assente. Scusami... prometto che ci sarò sempre per te Zayn. Non m'importa niente di quello che dice la gente, sono tutte parole velenose e noi abbiamo l'antidoto, ricordi? Lo abbiamo sempre avuto - gli sussurrò a pochi centimetri dal viso, ma ero riuscito a sentirlo ugualmente. Zayn in cambio sorrise, trovandosi a fare uno di quei sorrisi veri e non quelli smorzati o finti.
- Come stai? - chiesi, notando che in quel momento si erano gettati in un silenzioso gioco di sguardi. Si erano trasmessi più parole loro di tutti i pensieri che mi passavano per la testa.
- Non posso dire di riuscire a saltare su un piede dalla felicità, dato che ho una gamba fuori uso, ma posso sicuramente dire che sono vivo. Non so grazie a chi, ma sono vivo e questo mi fa già stare bene. - a quelle parole io e Louis ci ritrovammo ad annuire solo che io mi lasciai scappare un sorriso mentre l'altro ragazzo restò nella sua immancabile maschera della serietà.
- Un sorriso puoi lasciartelo sfuggire eh! - sbottai sarcastico, spingendo leggermente Louis che sembrava rintontito.
- Hai ragione, dovrò ridere di più - e così, senza nemmeno aver fatto prima una battuta, scoppiò a ridere e a tenersi la pancia, accompagnando l'evento con tanti gesti teatrali, sotto lo sguardo scioccato mio e di Zayn. Non appena finì mi accorsi di aver spalancato la bocca e gli occhi per la sorpresa e anche il mio ragazzo non aveva fatto di meno. Louis si fermò a fissarci e poco dopo ci ritrovammo tutti e tre a ridere. Così, senza un motivo, senza una battuta, senza sguardi, ma solo grazie a gesti. Perchè l'amicizia non è soltanto gesti scontati, l'immancabile fiducia e la fatidica sincerità, l'amicizia è pure pazzia. La pazzia di attimi che vanno fatti senza prima essere studiati appositamente. La pazzia di gesti, che pur fatti inconsciamente ti facevano ridere. La pazzia di parole, che anche se non dette, venivano lette grazie agli occhi o ai gesti. La pazzia della pazzia. Perchè anche la pazzia è pazza, come è pazzo questo ragionamento.
- Quando posso tornare a casa? - sbottò Zayn, dopo essersi asciugato le lacrime usando l'unica mano disponibile, anche se ne aveva solo due e non cento.
- Vogliono tenerti qui per tutto oggi, assicurandosi che il trauma cranico non possa essere pericoloso e domani pomeriggio ti rilasciano - annunciò una terza voce. Ci girammo tutti quanti e notammo Johannah davanti alla porta fissarci sorridente.
- Quando ho avuto Louis pensavo già di essere pazza. Quando ho preso Harry ho pensato di essere dolce. Quando ho preso te Zayn, ho pensato di essere diventata scema. Perchè con tutti e tre non so proprio come andare avanti. Vi ho sentito ridere da fuori e scommetto anche che non c'è un valido motivo. Siete ragazzi, ma una visita dallo psicologo non ve la toglie nessuno - ridacchiò, facendo ridere pure noi che eravamo ancora confusi nell'averla trovata in silenzio davanti alla porta.
- Allora campione. La prossima volta che ti chiedo di proteggere Harry, ricordami di dirti che prima devi proteggere te stesso, chiaro? - rimproverò il ragazzo sdraiato sul lettino, ma nonostante cercasse di apparire seria, non faceva altro che tralasciare dolcezza materna dal tono di voce e dall'incurvatura degli occhi. Zayn le sorrise, facendole capire più cose che in cento parole. A quel punto pensai di essere l'unico scemo a non capire molto bene tutti quei dialoghi silenziosi, ma poi arrivò anche il mio turno, in cui Zayn mi fissò e i suoi occhi mi fecero capire che gli dispiaceva quella situazione. Il mio sorriso gli fece capire che sarebbe andato tutto bene e quello con cui lui aveva ricambiato mi aveva fatto capire che non si sarebbe arreso e che avrebbe continuato a lottare. Poteva pure aver perso una battaglia, ma avrebbe di certo vinto la guerra. Perchè Zayn era questo. Potenza allo stato pura. Un carico di forza ed energia. Un'instancabile carattere coraggioso. Un'immancabile dose di fiducia e sincerità.
- Beh credo che sia arrivato il momento di andare, considerando che è ora di pranzo e voi non toccate cibo da ore - sentenziò Johannah, strappandomi da quei pensieri piuttosto smielati. Zayn non voleva restare da solo, ma anche noi avevamo una vita e lui non arrivò nemmeno a dibattere che ci fece segno di stare tranquilli e che ci avrebbe visto il giorno dopo, non appena sarebbe arrivato a casa.
Durante il tragitto non parlammo molto, eravamo tutti molto pensierosi. Io non facevo altro che chiedermi se stare con Zayn fosse la scelta migliore, dato che ogni secondo che passava i dubbi non facevano che aumentare. Louis era immerso chissà in quale luogo e Johannah faceva finta di essere concentrata solo alla strada, quando in realtà era quella che pensava più di tutti.
- Lottie, Fizzy e il resto della famiglia dove sono? - chiese Louis.
- A casa, stanno aspettando noi e i nonni si assicurano che vada tutto bene - in quel momento diventai molto nervoso. Avrei conosciuto i nonni e avrei dovuto dialogare con loro.
Nemmeno il tempo di creare un piano di fuga che ci ritrovammo davanti al portone di casa. La macchina di Zayn era rimasta in ospedale e ci avrebbero pensato Liam e Niall a custodirla in garage.
- Mamma, papà. Venite che vi presento Harry - urlò Johannah, facendosi sentire in tutte le stanze della casa. Due anziani abbastanza pimpanti scesero le scale e corsero da me, racchiudendomi in un triplo abbraccio. La cosa era positiva dato che non conoscevo nemmeno i loro nomi. Sapevo solo che la nonna di Louis era un po' robusta e aveva i capelli un po' bianchi e soprattutto grigi, mentre il nonno era abbastanza magro ma con la stessa colorazione di capelli. Entrambi ispiravano affetto e fiducia, ma soprattutto dolcezza. Mi veniva voglia di non staccarmi da quell'abbraccio.
- Piacere tesoro, io sono Kaila e lui è mio marito Sean. E' un piacere conoscere il ragazzo che ha portato amore in questa famiglia. Erano già tutti molto uniti, ma adesso c'è un pizzico di allegria in più, portata dalla tua presenza. Non sempre è capitato di conoscere ragazzi in gamba come te, ma so già da ora che non sei per niente una delusione - disse la nonna di Louis che avevo capito di chiamasse Kaila. Mi aveva dedicato tante belle parole eppure non mi conosceva affatto. Non sapeva cosa avevo fatto, il mio passato e il mio presente. Oppure lo sapeva e faceva finta di nulla. Preferivo un loro sorriso che una loro brutta occhiataccia.
- Allora. Che ne dici di raccontarci un po' di te? Voglio sapere così tante cose. Quanti anni hai? Da dove vieni precisamente? Cosa vorresti essere da grande? - e fu così che Kaila mi trascinò verso la cucina, facendomi accomodare alla sedia e chiedendomi tutto della mia vita. Non la conoscevo, ma ero pronto per dirle tutto.
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