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Ci vuole coraggio

Capitolo XXIV

* Harry's Pov *


- ZAYN - urlai correndo verso di lui. L'autista si era subito fermato e si era precipitato verso il corpo del mio ragazzo. Avevo la paura nelle vene. Non potevo perderlo. La mia vita avrebbe perso ogni valore importante. 

Mi accorsi di aver già gettato un bel po' di lacrime per il semplice fatto che quando mi buttai a terra, vicino Zayn, esse si scontrarono con il cemento. Nero come la pece... Nero come la mia anima in quel momento. 

- Zayn ti prego svegliati - biascicai, smuovendo il suo corpo che non voleva saperne di reagire. Aveva un braccio sullo stomaco e uno sul cemento, del sangue sulla fronte ed era girato sul fianco destro. 

- Mi dispiace, io non lo avevo proprio visto - disse l'autista, uscendo il telefono dalla tasca per chiamare l'ambulanza. Nel frattempo la gente fuoriusciva dalle case e poco dopo aveva formato un grande cerchio attorno ai nostri 3 corpi. L'ambulanza aveva annunciato che sarebbe arrivata a breve, io ogni attimo avevo sempre più paura. 

Era stato un incidente piuttosto brusco. Avevo visto Zayn volare per qualche metro e tutto questo mi aveva fatto salire più angoscia del solito. Inutile dire che ho perso qualche battito cardiaco dato che come minimo avevo perso direttamente il cuore. 

- Fatemi passare! Fatemi passare! - aveva urlato una voce maschile. Ero tanto preso della paura che mi accorsi di una persona alla mia destra solo quando mi girai a guardarlo.

Louis.

Aveva proprio la faccia tosta di presentarsi dopo chissà quanto tempo e dopo aver fatto chissà cosa. In realtà io sapevo cosa. Quando ero andato in bagno in realtà ero entrato per sbaglio in una camera da letto e vi avevo trovato Louis con la stessa ragazza bionda che l'aveva salutato all'entrata. Erano avvinghiati... nudi... sudati... stavano facendo sesso e la cosa mi disgustava parecchio. Poi uscito da quella stanza avevo trovato Zayn e avevo capito che lui ci sarebbe sempre stato, ecco perchè gli avevo detto che volevo provarci, ecco perchè ci stavo provando. Ma tutte quelle persone, tutti quegli insulti, avevano scatenato una gran confusione in lui e io ne sapevo qualcosa. Io sapevo quanto fosse brutto essere preso in giro e di certo non volevo che lui passasse la stessa mia situazione.

- Finalmente ti sei fatto vivo - dissi, con le lacrime ormai asciutte sulle guance.

- Ma cosa è successo? Come è successo? -

- Ne parliamo dopo! Ma dove diavolo è finita quell'ambulanza? - chiesi con il nervosismo arrivato alle stelle. L'espressione di Louis non mi aiutava affatto dato che stava inginocchiato a terra e non faceva altro che blaterare parole incomprese. L'autista urlò alla gente di spostarsi o ci avrebbero tolto ogni atomo di ossigeno che potessimo respirare.

- Secondo te morirà? - mi chiese Louis, uscendo dal suo stato di trance e facendomi notare che stesse piangendo.

- No. Lui è forte Louis, non morirà. Non può morire. Non deve morire. - in effetti era così che la pensavo, ma stava perdendo parecchio sangue anche dal braccio e dalla gamba sinistra e se l'ambulanza non si fosse sbrigata non avrei più saputo dare la stessa risposta. Non sarei stato più sicuro.

- Ecco l'ambulanza, ecco l'ambulanza - urlò un ragazzo, inoltrandosi nella folla ancora presente. Nonostante gli occhi annebbiati da altre lacrime che stavano sgorgando via, riuscii a vedere delle luci blu farsi spazio tra la miriade di gente che ci aveva stretti in un cerchio, anche se l'autista aveva cercato di farli andare via.

- Com'è stato l'urto con la macchina? - chiese un medico che si trovava dentro l'ambulanza.

- Fin troppo violento. Ha fatto un volo di circa tre metri. Ho sentito un grande botta, ma non mi ero accorto dell'uscita improvvisa del ragazzo. Si è messo a correre per strada - dichiarò l'autista, passandosi le mani sul volto, coperto da qualche ruga sugli occhi. Avrà avuto circa cinquant'anni. 

- Lei dovrà restare qui, la polizia sta arrivando. Il ragazzo ha un serio bisogno di aiuto. Il fatto che esca del sangue dalla fronte indica che potrebbe avere un trauma cranico e secondo la ricostruzione, se è uscito dalla porta principale, l'impatto che ha subito è stato prevalente sul lato sinistro, questo indicherebbe anche le tracce di sangue. Il battito cardiaco è piuttosto lento... la respirazione quasi inesistente. MI SERVE OSSIGENO E LA BARELLA! - spiegò il medico, prima di aver urlato agli assistenti gli occorrenti da portare. Gli misero un collarino attorno al collo, disse che serviva per evitare la paralisi in caso di botte forti, poi lo legarono alla barella e lo salirono sull'ambulanza.

- Posso salire? - chiese Louis, togliendomi le parole di bocca.

- Mi dispiace, ma la legge non ci permette più una cosa del genere. Dovete seguirci in ospedale con la vostra macchina. E' il Central Hospital, la stanza vi sarà data dall'infermiera all'ingresso - detto questo, il medico e la sua squadra, salirono in ambulanza e sfrecciarono nel buio della notte. 

- Zayn mi ha dato le sue chiavi prima che entrassi in casa, quindi prenderemo la sua macchina - chiarì subito Louis, non sapendo nemmeno io come facesse a restare lucido. Mi voltai appena per vedere quei due omoni ridere sotto i baffi, ovviamente divertiti dalla scena che avevano appena visto.

Oltre alla paura adesso c'era la rabbia a scorrere nelle mie vene. Mi aveva stancato la gente e tutte le cavolate che sparava. 

- Non solo è gay, ma ora è pure in fin di vita - ridacchiò quello con i capelli rossi. Sentii il flusso sanguigno arrivare alle stelle e senza essermene accorto mi ritrovai a pochi metri da quell'essere vivente e gli lanciai un pugno sul viso. Inutile dire che sentii un dolore lancinante alle nocche della mano destra, ma vedere del sangue uscire dal suo naso mi fece comparire un sorrisetto sul viso. Gli altri mi guardavo sconvolti, sapevo anche io che non era nel mio carattere fare una cosa del genere... ma ero cambiato. 

- Sei solo una testa di cazzo che ride sulle disgrazie altrui. Vuoi sapere una cosa? Non meriti nemmeno di essere al suo posto perchè ti avrebbero lasciato su quel cazzo di cemento a poltrire e ammuffire perchè non conti niente per nessuno! Faresti pena pure a un cane malato, ma il bello è che ti piscerebbe addosso piuttosto che leccarti amorevolmente e la vuoi sapere un'altra cosa? Mi sono rotto il cazzo del vostro comportamento di merda, sperando di far ridere tutti questi idioti che ti danno panne per ogni cazzata che spari quanto sei il primo a sapere che non farebbero niente a nessuno se non incuteresti almeno un minimo di terrore. Ma ti sei rivelato per quello che sei. Ti sei rivelato talmente debole da ridere in momenti come questi per approfittarne e ricevere delle risate. Ma nessuno di quelli che ha riso fino ad ora riuscirebbe a darti una mano quando ne avrai bisogno. Guardali i tuoi amici! Guardali tutti! Guarda come se ne infischiano di te. Guarda come si sono allontanati tutti. Guarda come sei rimasto solo... ora sei davvero un fallito. Una fallita testa di cazzo. Senza una vita propria. Senza amici. Senza coraggio per affrontare chiunque con l'intelligenza e non con le mani. Senza orgoglio, perchè gente come te non ne ha. Senza cuore, perchè al posto di esso hai solo la merda - sputai fuori ogni parola, sentendomi per la prima volta in vita mia capace di sollevare il mondo. Ero davvero stanco di essere sempre il ragazzino che se ne stava in disparte e che preferiva essere picchiato che amato...

Non appena sentii un applauso da parte di un bel gruppo di persone capii che alla fine avevo detto ciò che gli altri non erano riusciti a dire. Capii che fino a poco tempo fa anche io mi sarei stato zitto, ma in quel momento ero il primo ad aver parlato. 

Il viso di quello che aveva subito quella grande infangata diventò irrimediabilmente rosso dalla vergogna, mentre l'altro suo amico si fece avanti e alzò un braccio, intendo a colpirmi, ma non mi feci indietro. Ero stato picchiato tante volte e non mi avrebbe fatto paura un gancio in più e soprattutto non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi urlante e piangente a terra. Non di nuovo. Mai più.

Vidi un altro braccio intrufolarsi nella mia visuale e bloccare il pugno a mezz'aria. Mi voltai un po' per accorgermi che era Louis e che aveva un sorrisetto malefico sul volto.

- Tu prova solo a sfiorarlo e ti stacco le palle e te le metto al posto degli orecchini - gli sussurrò e potei giurare di vedere per qualche secondo un'espressione spaventata sul volto dell'omone. Poi Louis gli lasciò il braccio e mi fece cenno di seguirlo. La priorità era andare da Zayn, avevamo umiliato fin troppo quel coglione. 

- Sei stato grande - disse Louis, sorridendo appena. Sapevo che era nervoso a causa dell'incidente di Zayn. Le mie mani dimostravano quanto lo fossi io, dato che non smettevano di tremare. Il dolore alle nocche era passato, ma erano rimaste un po' rosse e se piegavo le dita facevano un tantino male.

- Grazie. -

- Non me la sarei mai aspettata una sfuriata da parte tua -

- Come i più forti hanno debolezze, ci sono i più deboli che hanno tante forze - 

Mi sorrise e continuò a guardare per la strada. Ci mancava solo che anche noi facessimo un incidente. 

- Mi dispiace non esserci stato prima... avevo da fare e.. -

- So che eri impegnato Louis... dico solo che ti sei perso troppe cose -

- Abbiamo del tempo per parlarne -

- Zayn è gay - sputai fuori, volgendo lo sguardo alla strada buia.

- Cosa? E da quando? - domandò velocemente.

- Non lo so da quando tempo, ma so che non voleva dirlo a nessuno. Purtroppo Eleanor lo ha sentito mentre lo diceva a Liam e Niall e l'ha urlato a tutti quanti. Hanno iniziato a insultarlo... gli hanno detto cose brutte sul fatto che la sua famiglia lo aveva abbandonato e lui è scappato via. Ma correndo non ha guardato prima di attraversare e la macchina lo ha preso in pieno. Ora l'autista deve parlare con la polizia per vedere chi ha la colpa ecc ecc - conclusi saltando una parte fondamentale.

- Tu l'hai scoperto questa sera che è gay? -

- No, lo so da quando siamo diventati amici -

- E come hai fatto a scoprirlo? -

- Diciamo che conosco molto bene il suo ragazzo -

- Lo conosco? - pft... ci convivi!, avrei voluto urlargli.

- Troppo bene -

- E dove vive? -

- In questo momento è accanto a te - La macchina slittò un pochino prima di prendere la sua andata normale.

Gli attimi che seguirono furono totalmente imbarazzanti dato che non disse nemmeno una parola.

Arrivammo velocemente in ospedale e corremmo alla stanza 114, dove speravamo di vedere Zayn sveglio e in salute, ma non fu così dato che la porta era chiusa, che i medici non passavano in quel corridoio e che nessuno voleva darci informazioni sensate se non "dovete ancora aspettare ragazzi" " il medico non è ancora uscito" "dovete avere pazienza".

Già, come se fosse facile avere pazienza in quella situazione. 

Louis fu costretto a chiamare sua madre, dato che la maggiore età di Zayn gli aveva dato tutte le carte in tavola per vivere da solo. Constatando che con la sua famiglia non c'era un bel rapporto.

- Hai intenzione di non parlarmi più? - chiesi a Louis, che silenziosamente stava seduto alla mia sinistra, con la testa affondata fra le mani.

- No, certo che no... è solo che non mi aspettavo che vi foste messi insieme - 

- E' successo questa sera. Poco dopo essere arrivati e poco prima dell'incidente. Voleva dirlo ai suoi amici, per non avere segreti con loro, ma tu non c'eri e al posto tuo qualcuno ha sentito fin troppo. - chiarii, pensando a come avesse potuto avere una relazione con quella strega vivente. 

- Mi dispiace non esserci stato... lo avrei difeso -

- Sai che Zayn non vuole essere difeso. E' quel ragazzo in grado di saper fare tutto da solo -

- Ma tutti abbiamo bisogno di aiuto -

- Spiegalo a lui - ribattei. Non lo avrebbe mai convinto. 

- Quindi voi non avevate mai avuto... come dire... rapporti? -

- Oddio Louis non sei costretto a domandare queste cose e forse è meglio se chiudi quella bocca prima di entrare nei particolari. No, comunque. Non è successo e ora vedi di non fare queste domande imbarazzanti... Santo cielo... - sbuffai, facendo ridere Louis e strappandomi una risata e un sorriso, nonostante la tragica situazione.

- Sicuro? Perchè se vuoi parlarne io sono qui -

- Louis chiudi quella bocca! - mi alzai di scatto e ridendo andai a finire contro a un medico. Mi accorsi che era appena uscito dalla stanza di Zayn così gli scaraventammo tutte le nostre domande.

- Allora? Come sta? - chiese Louis.

- Ha qualche grave problema? Morirà? - domandai io.

- La prego ci dica che non è grave... ha qualcosa di rotto? - continuò lui.

- Non oso nemmeno immaginarlo... e se non si potesse più alzare? - ripresi.

- Potrebbe restare sulla sedia a rotelle? - sillabò Louis.

- E se restasse in coma? -

- Non è in coma vero? - ribattè Louis.

- Avete finito? Sapete non ricordo nemmeno la prima domanda e me ne avrete fatte come minimo cento - ridacchiò il medico.

- E' un buon segno se ride no? - sussurrai al mio fratellastro, facendoli ridere entrambi. Era forse una domanda poco appropriata? Poi lo capii... avevo fatto un'altra domanda ancora, ecco perchè avevano riso.

- Scusi, è più forte di me fare domande - chiarii, sedendomi in seguito sotto richiesta del medico.

- Solitamente ci si siede perchè vengono date brutte notizie... farà così anche lei? Ci farà sedere per poi pugnalarci con una brutta notizia? - domandai innocentemente.

- Allora, partiamo da queste due domande e vi parlerò di tutto - prese una di quelle sedie che non era incollata alle altre e si sedette di fronte a noi. Solo in quel momento notai i suoi occhi blu come il mare che contrastavo i capelli un po' grigi, segno di tante esperienze e anni vissuti. Nonostante l'età si manteneva piuttosto in forma.

- Per prima cosa non vi ho fatto sedere per darvi una brutta notizia, ma non sarà nemmeno una delle più belle. Vi ho fatto sedere perchè non facevate altro che camminare da destra a sinistra e dire tante domande all'unisono. Fino a qui è tutto chiaro? - 

Annuimmo sia io che Louis, così riprese a parlare.

- Il vostro amico non è in coma, ma ha subito diversi danni data la forte botta contro l'auto. Abbiamo rilevato un piccolissimo, quasi invisibile, lineamento a una costola sinistra. Questo non dovrebbe causare parecchi problemi se non qualche fastidio durante i movimenti bruschi. Purtroppo il forte scontro ha causato la rottura del femore sinistro e dovrà tenerlo ingessato per un mese, ma è stato fortunato che l'osso non si è staccato del tutto e abbia strappato il muscolo o avremmo dovuto intervenire con un'operazione molto più seria. Ha solo dei ferri che dovrà togliere fra un mese quindi per ora dovrà stare tranquillo e non sforzare la gamba. Il polso sinistro ha una piccola frattura in un osso di cui non vi dico il nome perchè conoscerei le vostre espressioni subito dopo, sta di fatto che è stata applicata una leggera fasciatura e che tra pochi giorni può essere tolta. Alcuni tratti di pelle del lato destro sono ustionati, ma non gravemente, a causa del contatto col cemento... ho ritrovato anche vecchie ustione... sapete dirmi la causa? Perchè se si pensa a un suicidio sono costretto a chiamare uno psicologo -

- No no... da poco ha avuto un incidente con la moto che gli ha causato delle ustione, ma non c'entra il fatto del suicidio - chiarì Louis.

- Bene. Allora credo anche che ci sia una soluzione per le cicatrici sui polsi - domandò schietto. Io e Louis ci guardammo per qualche secondo, poi decisi di prendere parola.

- Non ha mai tentato di togliersi completamente la vita... quelle cicatrici risalgono a tanti anni fa e adesso è un ragazzo forte e dà forza agli altri. Non lo rifarebbe mai. E' una roccia adesso e non c'è più bisogno di uno psicologo o di altro - 

- Voglio fidarmi, ma farò lo stesso delle domande per accettarmene. Adesso passiamo ad un argomento delicato. Siete pronti? -

- Si - dicemmo all'unisono e se non fosse stata una situazione delicata sono sicuro che ci saremmo messi a ridere.

- Durante il fatidico volo che mi è stato annunciato, il ragazzo ha cambiato diverse posizioni e ha anche perso la coscienza a causa del duro colpo, questo non gli ha dato il tempo di proteggere la testa, che successivamente ha battuto contro il cemento. Diverse analisi e test hanno elevato un trauma cranico. Non è di quelli troppo problematici, ma si riscontreranno dei problemi durante la sua riabilitazione. Potrebbe momentaneamente perdere i sensi. Potrebbe cedere all'improvviso. Potrebbe avere dei giramenti e sicuramente del continuo e terribile mal di testa, ma prescriveremo dei farmaci che dovete assicurarvi che prenda quando tornerà a casa - 

- Ma potrà guarire, vero? - chiesi, giocando un pò con le mani e accorgendomi di alcuni taglietti alle nocche. "Ma come diavolo me li sono procurato?", pensai. Il medico come se mi avesse letto nel pensiero mi afferrò la mano dolorante e continuò a parlare, rigirandosela tra le sue, sotto lo sguardo curioso di Louis.

- Certo che potrà guarire. Potrei quasi dire che abbiamo assistito a un miracolo. Incidenti del genere possono essere mortali, a volte con poche probabilità di vita, ma nonostante i parecchi problemi ne è uscito piuttosto indenne. A chi l'hai dato un pugno, giovanotto? - mi chiese in seguito.

- Ad un ragazzo che se lo meritava molto - 

- Vieni con me, che ti faccio disinfettare i taglietti e te la faccio bendare - avendo paura di restare solo, afferrai al volo Louis e lo trascinai con me fino a una saletta bianca con un tavolino e una sedia. 

- Perchè mi hai trascinato qui? -

- Perchè ho paura quando sono solo e non so che mi potrebbe fare - 

- Passerà del disinfettante sulla mano e basta... non avere paura, ci sono io qui - a quelle parole pensai a Zayn. Anche lui me le aveva dette per tranquillizzarmi. Afferrai la mano di Louis, mi sedetti e feci fare lo stesso a lui.

- Eccomi qui - annunciò un'infermiera piuttosto anziana. Cercò di tranquillizzarmi in tutti i modi ma quel coso bruciava molto. Mi finì con l'appoggiare la testa sulla spalla di Louis che se la rideva sotto i baffi. 

- Vorrei vedere te al posto mio - gracchiai, con la voce roca per il dolore. Erano così piccoli quei taglietti, eppure erano fin troppo dolorosi.

- Sei forte, non ho bisogno di essere al tuo posto per capire che brucia. Stringi i denti, dai - mi sorrise rassicurante e fu strano come il bruciore passò in un battito di ciglia. Sorrisi al piacevole contatto della benda sulla mano e ne approfittai per sentire il dolce profumo di Louis. C'era un delicata essenza di vaniglia, sicuramente proveniente dai prodotti che usava Johannah per lavare i vestiti. Non proveniva odore di alcol dalle sue labbra e questo stava a significare che fortunatamente non aveva bevuto, quindi non correvamo rischi con la legge per essere arrivati in ospedale guidando. Riguardo a me... beh ecco... okay so di aver bevuto un po' troppo ma la paura mi ha fatto smaltire il tutto velocemente e grazie ai mille caffè che mi fece prendere Louis la mia mente era molto più limpida. 

Chiusi gli occhi per un solo istante. Eravamo già tornati nella sala d'aspetto e il sonno mi stava realmente uccidendo. Ero sicuro che li avrei riaperti qualche secondo dopo e quasi mi stupii di averli aperti in presenza di Johannah e con la luce del giorno. Ero rimasto appoggiato a Louis per chissà quanto tempo e parve che anche lui si fosse addormentato dato che lo ritrovai con la testa appoggiata al muro e gli occhi chiusi. Era una sensazione bellissima dormire accanto a lui, appoggiare la testa sulla sua spalla, sentire continuamente il suo profumo e richiederne altro come fosse una droga. Svegliarsi con la sensazione di essere protetti sempre e non solo in sua presenza. Ecco un altro motivo per il quale mi ero innamorato di Louis. Nonostante potesse essere l'uomo più orribile del mondo, avrebbe sempre conquistato ogni parte di me... anche quella in cui non ci arrivava nemmeno Zayn.

- Buongiorno dormiglione - sussurrò Johannah, intenta a non svegliare suo figlio.

- Che ore sono? - biascicai sbadigliando.

- Quasi mezzogiorno -

- Zayn si è svegliato? Sta bene? -

- Calma, calma... si è svegliato e sta piuttosto bene, i medici gli hanno fatto altri controlli e dicono che è tutto apposto tranne i problemi che credo il medico abbia annunciato anche a voi -

- Si si... e possiamo vederlo? -

- Dobbiamo aspettare -

Annuii e fissai il muro bianco, perdendomi tra i pensieri.

- E' buffo come ho raccomandato a Zayn di proteggerti e poi si sia fatto male lui. Forse ti ha protetto fin troppo - commentò Johannah.

-Credo che lui protegga troppo gli altri e troppo poco lui stesso -

- Lo penso anche io. Cosa hai fatto alla mano? - mi avvicinò a se e mi abbracciò, infondendomi una strana sicurezza materna.

- Credo di aver dato un pugno a qualcuno, ma questo mal di testa non mi fa capire molto...  credo anche di aver bevuto - portai la mano alle tempie e le massaggiai, nonostante l'abbraccio che mi teneva sigillato a Johannah.

- Mi hanno detto che hai esagerato un po' troppo. Menomale che Zayn doveva tenerti sotto controllo - ridacchiò.

- Sono stato io quello che voleva provare a bere, lui ha cercato di fermarmi, ma senza risultati -

- E sei arrivato qui sano e salvo? -

- Beh oltre che ad essere stato in compagnia di Louis, credo che i suoi caffè mi abbiano aiutato e che il problema dell'incidente abbia schiarito un po' la mente, anche se prima non capivo molto -

- Lo rifaresti? -

- No, questo mal di testa è peggio della piacevole sensazione che hai nel bere -

- Così mi piaci, ragazzo mio. Adesso vado a farmi dare un'aspirina, vedi di svegliare Louis, così che si tenga pronto in caso ci facessero entrare. Annuii e sciolsi il nostro abbraccio prima di catapultarmi dalla parte di Louis e iniziarlo a scuotere.

- Sveglia... sveglia... sveglia... sveglia... sveglia... sveglia... sveglia... - 

- Piantala Harry se non vuoi trovarti con un occhio in meno - sbraitò, girandosi dall'altra parte. Sapendo che stava scherzando ripresi a ridere e passai alle minacce.

- Prima che riuscirai a cavarmi un occhio credo che tua madre si presenterà qui con un bicchiere d'acqua fredda. Prova a capire il motivo -

- Stai mentendo - bofonchiò.

- Mi dispiace... guarda con i tuoi occhi - proprio in quel momento Johannah stava ritornando verso di noi, con un bicchiere in mano, in cui avrebbe dovuto esserci la mia aspirina ma che Louis pensava fosse per bagnarlo.

- Okay, sono sveglio! - si drizzò a sedere e guardò sconvolto sua madre.

- Non pensavo avessi mai avuto il coraggio di farlo! - le disse. Lei in cambio mi passò il bicchiere. Così mentre ridevo sotto i baffi, presi a bere tutto il liquido un po' frizzante.

- Fare cosa? Portare un'aspirina ad Harry? Oh, non pensavo fosse così tragico - disse sedendosi accanto a me.

- Una... una... un'aspirina? Era questo il motivo per il quale tenevi un bicchiere in mano? Non per buttarmelo in testa? - chiese sconvolto. Io risi, cercando di contenermi essendo in un ospedale, ma dalla faccia sconvolta di Louis era impossibile. Aveva la bocca spalancata, gli occhi semi chiusi e le sopracciglia incurvate.

- Certo... no, non volevo buttartelo in testa... perchè lo hai pensato? - chiese innocentemente. Oops.

- QUESTA. ME. LA. PAGHI. - disse Louis a denti stretti, iniziando a farmi il solletico.

- N-non vale... s-sono indisposto... L-louis la mano... L-louis...- cercavo di creare una frase concreta, ma era impossibile dato che non facevo altro che ridere. 

- Zayn è pronto a ricevere uno di voi - disse la voce del medico, facendo finalmente smettere Louis. Cercai di ricompormi e poi capii che aveva detto "uno di voi" e noi eravamo tre. 

- La prego, può farci entrare tutti e tre? - chiesi.

- Andata anche solo voi due, io vado dopo - annunciò Johannah. A quel punto io e Louis ci girammo contemporaneamente dalla parte del medico e lo fissammo con occhioni dolci.

- Veramente non potrei farlo... -

- La prego -

- Oh al diavolo... veloce entrate - ridacchiammo brevemente prima di entrare in stanza. 

La situazione in cui vidi Zayn mi fece arrestare il cuore. Aveva una gamba fuori dal letto ed era proprio quella ingessata fino all'inguine. Aveva alcuni graffi al collo, un cerotto alla fronte, diversi filo sparsi per il corpo, un braccio con il polso bendato e delle bruciature. Per il resto sembrava "quasi" tutto intero. 

Aveva gli occhi chiusi e la testa leggermente girata verso destra. Sembrava un angelo, ma uno di quelli caduti dal cielo senza le ali. Uno di quelli che era atterrato sul cemento e non su una nuvola. 

Le occhiaie che giacevano sotto gli occhi facevano capire che non doveva essere stata una bella nottata. 

- Ma è sveglio? - chiesi al medico accanto a me.

- Si... Signorino Malik? - lo chiamò dopo, infatti il paziente aprì lentamente gli occhi e si girò verso di me e Louis, quasi con paura. Teneva gli occhi semichiusi e non per la luce, dato che le serrande erano chiuse, sembrava infastidito da altro.

- Va tutto bene? - gli chiesi, avendo paura della risposta.

- M-mi fa male la testa - ammise, sotto lo sguardo interrogatorio del medico.

- Vado a prenderti la dose giornaliera di antidolorifici - disse quest'ultimo, uscendo dalla stanza e facendo entrare un'infermiera per controllare la situazione.

- Come sta secondo lei? - chiese Louis alla signora.

- Va meglio adesso... a breve si riprenderà - detto questo ci avvicinammo di più a Zayn, che chiese gentilmente di essere un po' sollevato con i cuscini, ma le cose non furono tanto semplici, date le sue continui lamentele. Era strano. Lui non si lamentava mai. Lui era sempre forte. Lui aveva sempre il suo scudo. Lui stava perdendo tutte queste cose. In quel momento era nudo, privo di tutto, anche della sua immancabile forze e del suo coraggio. 

Nel momento esatto in cui l'infermiera tentò di sollevarlo, capii che c'era qualcosa che non andava, lo notavo dallo sguardo perso di Zayn.

- Ehi, va tutto bene? Zayn? Zayn? - lo chiamai parecchie volte ma non si voltava del proprio... poi accadde. Svenne tra le braccia dell'infermiera e sentii che altra paura mi stesse inondando le vene. 

- Infermiera perchè è svenuto? Perchè? Avevate detto che stava meglio! - urlò Louis, strappandomi le parole di bocca.

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