Rabbia
L'interno era proprio come me lo ricordavo. Sfarzoso e glaciale.
Un ampio ingresso riccamente decorato ci accolse, ma probabilmente Zel non vedeva granché; le ampie finestre erano coperte da pesanti teli scuri.
Li avevo messi io.
E sicuramente non li avrei tolti, conoscevo quel posto a memoria.
《Non farlo...》fermai Zel prima che togliesse un telo《Ti
prego..》finii in un sussurro.
Non volevo che vedesse cosa conteneva quell'oscuro maniero.
Avevo scelto la via vigliacca: avrei fatto di tutto per non fargli scoprire il mio passato.
Peccato che il destino avesse un suo piano.
Zel si fermò e non tentò più di far luce, si accontento' di girovagare in penombra.
Salimmo l'ampia scalinata e cercammo indizi per trovare la Mappa Perduta in tutte le sale del primo piano, ma senza esito.
Ci spostammo così al secondo piano dove c'erano le camere da letto.
La prima porta sulla destra conduceva alla mia vecchia stanza.
Io mi fermai sulla soglia mentre Zel entrò e diede un'occhiata in giro.
《È la tua, vero?》chiese dolcemente lui dopo aver curiosato un po' in giro.
《Come lo sai?》domandai sorpresa. Da che cosa l'aveva capito?
In pratica non c'era nessun oggetto personale; nella stanza erano presenti solo i mobili.
《Per questo..》spiegò aprendo un foglio che probabilmente aveva trovato in qualche cassetto.
Era il ritratto, fatto a mano, di Falce di Luna.
Lo presi fra le mani tremanti.
Ecco dov'era finito.
Il mio pony..
L'avevo disegnato il giorno prima che scomparisse.
Inghiottito nella follia di mio padre.
Improvvisamente vedevo sfocato, gli occhi pieni di lacrime per un animale perduto da tempo.
Gocce salate caddero sul foglio, sbavando un poco il colore.
《Mi dispiace..》mormorò piano Zel.
Scossi la testa, asciugandomi le lacrime.
Non era lui che doveva pronunciare quelle parole.
《Dammi un momento.. Per favore..》chiesi con un filo di voce.
Lui non rispose, ma prima di uscire mi diede un leggero bacio sulla fronte.
Non lo meritavo.
Non meritavo nulla.
Lacrime silenziose continuarono a solcarmi le guance e solo dopo molto tempo si fermarono.
C'era una strana calma nel castello e realizzai che Zel non era più tornato da me.
Col cuore in gola ed una brutta sensazione nell'anima, corsi a cercarlo. Guardai in ogni camera, ma non lo trovai.
Mi fermai al centro del corridoio. Era rimasta solo una stanza.
No.. No.. No..
Raggiunsi velocemente la nicchia alla fine del corridoio, dov'era nascosta una scala a chiocciola che portava ad un piano che pochi conoscevano.
Salii due gradini alla volta, rischiando più volte di cadere, ma non m'importava.
Dovevo trovare Zel!
Arrivata in cima, capii di averlo perso.
La piccola stanza di mio padre, il suo studio, era a soqquadro.
Fogli sparsi ovunque, mobili a terra, vetri di provette sparsi sul pavimento.
E poi c'era Zel.
In piedi, al centro della stanza, con gli occhi fissi sul quadro che prendeva tutta la parete.
Era il ritratto della mia famiglia.
Una famiglia che ormai non esisteva più.
《Zel..》mormorai, senza fiato. Quello che più temevo si era appena avverato.
《Quando pensavi di dirmelo? Quando?》mi aggredì lui, gli occhi viola pieni di rabbia e rancore. Il suo corpo brillava di una sinistra luce azzurra; era veramente furioso e stava per perdere il controllo dei suoi poteri.
Succedeva anche a me quando ero particolarmente adirata.
《Io..》
《Sei la figlia di quell'uomo! Quando diavolo pensavi di dirmi che il tuo dolce paparino era la stessa persona che mi ha fatto diventare così?!》urlò, indicandosi.
Non avevo parole.
Come potevo dirgli che gliel'avevo nascosto perché non volevo perderlo?
《Io.. Mi.. Dispiace..》sussurrai con voce rotta.
Cosa potevo fare ormai?
《Non so che farmene del tuo dispiacere》sibilo' prima di andarsene via.
Zel..
Lo sapevo che sarebbe successo..
Eppure il cuore mi faceva male lo stesso..
Crollai in ginocchio, il petto sconquassato da forti singhiozzi.
Avevo sbagliato a tenergli nascosta una cosa del genere..
Io ero la figlia del folle che l'aveva torturato e trasformato in Chimera.
Come poteva provare qualcosa per me?
Ero stata un'egoista..
Ed una codarda..
《Povera piccola.. E ora? Che farai?》Una voce cantilenante fece breccia nel mio dolore.
Mi era stranamente familiare.
Alzai lo sguardo, annebbiato dalle lacrime, da terra e lo vidi, appoggiato stancamente al muro di fronte a me.
Garth!
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