Epilogo
<< Penso di averle chiesto abbastanza, signorina >> disse il professor Brown, guardando Irina da sopra gli occhiali cerchiati d'argento. Aveva l'espressione serissima, le labbra strette, e muoveva convulsamente la penna che teneva tra le dita. << Credo sia chiaro il voto che merita... >>.
Irina sentì il cuore battere all'impazzata... Anche quell'esame era finito... Come sarebbe andata?
Il professore trasse un respiro, poi appoggiò la penna sulla scrivania. << Trenta. Accetta? >>.
Irina emise un sospiro di sollievo, poi annuì energicamente, al settimo cielo. Trenta! Non si aspettava così tanto!
Attese che il professore segnasse il voto sul suo libretto, poi guardò verso Jenny, che la stava aspettando in fondo alla sala insieme agli altri studenti che dovevano ancora sostenere l'esame. L'amica le fece un cenno di vittoria e sorrise.
Qualche minuto dopo, Irina la raggiunse.
<< Di nuovo trenta... >> disse Jenny, << Stai diventando una secchiona come Angie... >>.
Era assurdo come in un solo mese le cose fossero cambiate: era riuscita persino a fare tutti gli esami in tempo, sfruttando la sessione di settembre... Niente vacanze, ma almeno ora era in pari con tutti gli altri. Sembrava veramente un miracolo, quando fino a poco tempo prima l'unica alternativa che aveva era quella di abbandonare tutto.
<< Dai, mi sono solo data da fare >> disse sorridendo, sotto lo sguardo incuriosito e ammirato degli altri studenti lì intorno.
Frugò nella borsa e prese il cellulare. "Ho finito ora... Ti raggiungo a casa". Destinatario: Xander.
Non fece nemmeno in tempo a mettere il telefono in tasca che trillò sonoramente, e gli altri ragazzi tornarono a guardarla. Fece finta di niente e lesse la risposta: "Sono qui fuori...".
Irina sorrise e prese la borsa, e insieme a Jenny uscì dall'Università, percorrendo i corridoio affollati della facoltà. Qualche suo compagno di corso le fece un cenno di saluto, a cui lei rispose allegramente. Era un'altra bella giornata in cui niente poteva andare storto.
Il sole di settembre illuminava il giardino verde dell'Università e il parcheggio affollato di macchine e studenti che erano venuti a sostenere gli ultimi esami o a informarsi sull'inizio dei nuovi corsi. Faceva ancora caldo, e l'atmosfera non sembrava proprio quella di fine estate.
Stagliata in mezzo a tutte le altre, la vernice rossa che brillava vistosa e inconfondibile, c'era un'auto che conosceva fin troppo bene. La Ferrari 458 Italia che aveva contribuito a salvarle la vita era ferma al centro del parcheggio, completamente rimessa a nuovo, la carrozzeria tirata a lucido, i cerchi in lega bruniti che catturavano i raggi del sole.
Appoggiato alla fiancata della Ferrari, a braccia incrociate, lo sguardo tenebroso che solo lui poteva fare, c'era Xander, in attesa. Fissava dalla loro parte, gli occhi azzurri che rivolgevano tutta la loro attenzione solo su di lei, incuranti del gruppetto di ragazze che lo guardavano estasiate dall'altra parte della strada.
<< Non perderà mai il vizio di fare l'esibizionista... >> mormorò Jenny, di fianco a lei.
Irina sorrise. << No, non credo >>.
Glielo aveva chiesto diverse volte, di non venire a prenderla con la Ferrari... Dava troppo nell'occhio, soprattutto davanti a un Università, e lei trovava la cosa imbarazzante. Lui, naturalmente, era di tutt'altro avviso: lo faceva apposta perché trovava la cosa molto divertente, soprattutto se c'era di mezzo anche Irina.
La ragazza allungò il passo e lo raggiunse, rivolgendogli un'occhiata di rimprovero. Xander la squadrò, le braccia ancora incrociate, l'espressione imperscrutabile.
<< Quanto hai preso? >> chiese solo.
<< Trenta >> rispose Irina. Jenny sparì verso una BMW scura, che doveva essere quella si Jess...
Si guardarono per un momento in silenzio, poi Xander alzò gli occhi al cielo e sorrise. << E brava la mia pilota secchiona... >>. Si avvicinò e la baciò sulle labbra.
<< Intanto ho finito tutti gli esami... >> ribatté lei, piccata. Non le piaceva proprio essere chiamata "secchiona".
<< Per forza... Non mi hai fatto nemmeno andare in vacanza >> disse lui, ma scherzava, sfiorandole il mento con le dita.
Un paio di ragazzi passò loro di fianco e salutarono Irina allegramente, per poi gettare uno sguardo prima alla Ferrari e poi a lui. Lei ricambiò, accorgendosi che Xander non sembrava proprio tanto contento. Da quando non faceva più la pilota clandestina, la gente sembrava decisamente molto meno spaventata da lei...
<< Sai, sto notando che gli altri ragazzi ti guardano un po' troppo... >> disse serio, << Credo sia ora di trovare una soluzione... >>.
Irina lo guardò tirare fuori una scatolina di velluto blu, che lui mostrò con un sorriso lupesco. Sentì il cuore accelerare, rendendosi conto che era sicuramente quella di qualcosa di molto costoso... Xander la guardò di sottecchi, poi aprì la scatolina: dentro c'era una fedina d'oro bianco con tre piccoli zaffiri che brillavano nel sole di settembre, lucidi e preziosi, quasi dello stesso colore dei suoi occhi in quel momento.
Irina rimase senza fiato, in attesa che lui continuasse a parlare. Alzò lo sguardo, il volto vicino al suo, il respiro lento per cercare di controllare l'emozione... La stava guardando dritta negli occhi, con intensità, senza lasciar trasparire nessuna emozione.
<< Posso presentarti ufficialmente come la mia fidanzata? >> chiese lui alla fine, ghignando.
Guardò prima l'anello, con incisa all'interno la parola "Alexander" in una calligrafia sinuosa ed elegante, e poi lui. Ignorò qualsiasi cosa le accadesse intorno, anche se sapevano che si trovavano in mezzo a una strada sotto lo sguardo di tutti, e oltretutto appoggiati a una Ferrari, e ascoltò il suo stesso cuore che batteva all'impazzata.
<< D'accordo, esibizionista >> soffiò poi, aprendosi in un sorriso radioso.
Xander le infilò l'anello al dito, con deliberata lentezza, e le rivolse uno sguardo divertito. Non aveva avuto uno sguardo espressivo come in quel momento, e nemmeno così dolce. La guardava accarezzandole il collo con delicatezza, senza dire niente.
<< E tu? >> chiese lei all'improvviso. << Solo io devo portare un'anello per ricordare a tutti che sono fidanzata? >>.
Xander tirò fuori dalla maglietta la collana d'argento con il ciondolo a forma di quadrifoglio che lei le aveva lasciato, e mostrò appesa alla catenella la stessa fedina d'oro bianco con i tre zaffiri, il nome Irina inciso dentro e ben visibile.
<< Stai traquilla che non la perdo, io >> disse divertito.
Irina gli mise un braccio dietro al collo e lo baciò di nuovo, poi sentì il suono di un clacson arrivare da dietro le loro spalle.Si voltò per vedere chi l'avesse interrotta sul più bello: Jenny si stava sporgendo dal finestrino della BMW, ridacchiando.
<< Avete finito? >> gridò, divertita. << Non possiamo aspettare che finiate tutte le vostre cosucce, eh! >>.
<< No >> disse Xander, ridendo. Tirò fuori dalla tasca dei jeans una busta di carta bianca, che porse a Irina. << Aprila >>.
La ragazza guardò dentro, curiosa: erano due biglietti aerei, ma non riuscì a leggere la destinazione. Guardò Xander confusa.
<< Possiamo andare in vacanza, adesso? >> disse lui, << Gli esami li hai finiti. Ho mantenuto la mia promessa: ti ho lasciato studiare in pace... Orapossiamo prenderci qualche giorno solo io e te? >>.
Irina sorrise, senza saper resistere a quel finto sguardo da cane bastonato che Xander aveva imparato a fare con lei, e che funzionava fin troppo bene. << D'accordo... >> acconsentì, solleticandogli il collo della maglietta << Dove andiamo? >>.
<< In un posto isolato >> rispose Xander, << Dove non c'è nessuno, tipo un'isola deserta... >>.
Irina alzò gli occhi al cielo. << Ma non puoi fare come tutti gli altri ragazzi che alle loro fidanzate regalano... Che ne so... Completi intimi, o cose del genere, e non gioielli, chiavi di auto e biglietti aerei per isole deserte? >> disse.
<< Lo sai che non mi piacciono, i completi intimi... E poi non servono a molto. Tanto li devi togliere, no? >> ribatté Xander, sornione.
Irina rise a sua volta, finchè non sentì di nuovo Jenny protestare alle loro spalle.
<< Allora, andiamo? >> gridò.
Irina rivolse un'occhiata maliziosa a Xander, poi lo baciò prendendolo alla sprovvista e gli rubò le chiavi della Ferrari dalla tasca.
<< Oggi guido io >> disse, scappando dalle sue grinfie e raggiungendo la portiera della Ferrari.
Stava tradendo la sua Grande Punto, tornata bianca e ora parcheggiata nel garage di casa di Xander, ma quando si trattava di una Ferrari poteva anche concedersi quello strappo alla regola. E ormai andava davvero tutto troppo bene per rovinare una giornata come quella.
Aveva finalmente imboccato la strada giusta, quella che l'avrebbe portata ad una vita normale, o almeno molto più vicina a quella di una ragazza qualsiasi. Due anni non potevano cancellarsi facilmente, ma non era da sola. Xander c'era, glielo aveva dimostrato e continuava a dimostrarglielo. Pianopiano, passo dopo passo, stava riacquistando un suo equilibrio, stava ritornando a essere quella che era prima di diventare Fenice, prima di decidere di crescere con troppe responsabilità. Stava tornando a essere Irina.
In un solo mese, tante cose erano cambiate, soprattutto da quando aveva cominciato a sentirsi in pace con se stessa. Quella strada che le era sempre sembrata in salita non era poi così ripida, anche se continuava a essere ancora lunga. Tutto quello che era successo, che sembrava stampato in modo indelebile nella sua anima, cominciava a dissolversi, a smettere di perseguitarla. Ora la gente non aveva paura di lei perché era la ragazza dello Scorpione, perché era una criminale o perché faceva parte della cerchia sbagliata. Non doveva più nascondere niente, né a se stessa né ai suoi amici, e non doveva fingere di essere quello che non era. Era strano, a tratti difficile, ma si stava abituando a fare cose normali, a essere normale, anche se stare con Xander non era proprio una cosa da poco... Lui era tutto tranne uno qualunque.
Salì sulla Ferrari, e sorrise mettendosi al volante della 458. Xander, al suo fianco, le rivolse un'occhiata divertita. Accese il motore, fissando la lancetta del contagiri che si muoveva nervosa. Il parcheggio venne invaso dal suono di quel motore potente e inconfondibile, e la gente si girò subito a guardare. Premette un paio di volte l'acceleratore, assaporando il rombo sordo e quasi musica per le sue orecchie, e compiacendosi anche un po' degli sguardi ammirati che stava suscitando: in fondo, era sempre una ex pilota di corse clandestine.
<< E poi mi dice che faccio l'esibizionista... >> mormorò Xander, ridacchiando.
Irina si sporse verso di lui e lo baciò. Finché Xander ci fosse stato, non le serviva una Ferrari o un anello per sentirsi felice: le bastava solo lui. E in fondo era anche solo quello che veramente desiderava. Poteva perdere di nuovo tutto, ma non avrebbe mai perso se stessa, se lui fosse rimasto. Era grazie a lui che era libera, che non era più Fenice... Era grazie a lui che era tornata a vivere.
<< Ti amo >> sussurrò.
<< Anche io >> mormorò Xander.
Irina si staccò e guardò davanti a lei, il volante che scivolava sotto le sue mani. La strada era ancora lunga, perché i ricordi rivivevano ancora dentro di lei, e anche se erano più sfocati e oscuri, c'erano ancora. Facevano ancora male, a volte, ma le ferite si stavano rimarginando, anche grazie a lui.
Sorrise, mentre Xander alzava il volume della sua canzone preferita. Sì, la meta era ancora lontana, ma con una Ferrari... Bè, poteva sperare di metterci molto di meno.
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