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Capitolo XXXVII

Ore 18.00 – Ospedale di Los Angeles

Irina si svegliò lentamente, una strana sensazione di pace addosso. Rimase con gli occhi chiusi, cercando di riportare alla mente qualcosa che voleva essere prepotentemente ricordato... Si mosse appena, il lenzuolo morbido che strusciava contro il suo braccio...

Un attimo si silenzio, e spalancò gli occhi, ricordando tutto. La gara, William, il dolore, Michael che la prendeva per il collo, i colpi di pistola... Xander.

Si mise a sedere, ritrovandosi in quella che era la stanza di un'ospedale... Bianca, pulita, silenziosa, ma non vuota... Nel candore di quel luogo, una figura scura spiccava contro la luce che proveniva dalla finestra dalle tende scostate.

Xander era appoggiato al letto vuoto di fianco al suo, gli occhi azzurri puntati su di lei, il braccio sinistro appeso al collo, il volto leggermente tirato. Era perfettamente fermo, quasi una statua di pietra lasciata lì a controllarla.

Quando i loro occhi si incontrarono, Irina sentì un brivido percorrerle la schiena... Non lo ricordava così bello, né così assurdamente tenebroso... Non lo ricordava così perfetto, come lo vedeva in quel momento.

Irina rimase zitta, ammutolita, a guardarlo, ricordando cosa aveva provato quando le avevano detto che era morto... E cosa aveva sentito quando lo aveva visto entrare in quella stanza, vivo. In quel momento aveva davvero creduto di impazzire, di essere uscita completamente fuori di testa... Aveva creduto che il suo cervello iniziasse a volerle fare scherzi del genere per vederla soccombere per il dolore, per distruggerla completamente.

Voleva parlare, ma la lingua le si era come annodata: non sapeva che dire, perché avrebbe voluto parlare di tante cose tutte insieme...

<< Ciao... >> mormorò solo.

<< Ciao >> rispose Xander, sorridendo leggermente, << Come ti senti? >>.

Irina abbassò lo sguardo sulle sue gambe, coperte dal lenzuolo, poi sui polsi fasciati di bianco, e infine sul pigiama che qualcuno le aveva infilato addosso.

<< Bene >> rispose alla fine.

Xander alzò gli occhi al cielo. << Bene quanto? >>.

Irina sorrise. Si sentiva davvero bene, non stava mentendo. Sembrava tutto assurdamente meraviglioso che non sentiva nemmeno più il dolore.

<< Tanto >> disse, << Tu? >>.

Scrutò la sua spalla fasciata, ricordando che lo avevano colpito... Aveva sentito il suo sangue caldo sotto le dita, mentre lo stringeva in preda al panico.

<< Bene >> rispose Xander, << E' solo un graffio... La fanno più lunga di quanto in realtà non sia >>.

Irina scostò il lenzuolo, decisa a scendere da quel letto. Stava troppo bene per continuare a rimanere ferma.

<< Dove vai? >> chiese Xander, ansioso, quando la vide mettere i piedi scalzi per terra.

<< Da nessuna parte >> rispose sorridendo lei, << Voglio solo alzarmi >>.

Xander rimase fermo dov'era, ma diventò serio. << Aspetta un momento, credo che dobbiamo parlare... >> disse.

Irina si pietrificò all'istante. Per caso era successo qualcosa? Era qualcosa di grave?

Xander sembrò diventare stranamente agitato, anche se cercava di conservare una parvenza di tranquillità. Colse l'occhiata strana che le rivolse, e la cosa la spaventò... Era successo qualcosa a qualcuno?

<< Irina... >> iniziò lui, facendo una pausa, << Mi dispiace per quello che è successo... Mi dispiace da morire. Non me ne sarei dovuto andare, non avreidovuto nemmeno pensarci... >>.

<< Non è colpa tua, Xander >> disse Irina, preoccupata, << Nessuno poteva sapere quello che sarebbe accaduto... Non... >>.

<< Fammi finire >> la interuppe lui, << Mi sono comportato da stupido... Non avrei dovuto metterti in pericolo in quel modo... >>.

Irina trovò quasi ridicolo che Xander si facesse tutti quei problemi per quello che era successo. Non aveva nulla per cui chiedere scusa, anche perché era venuto a salvarla... Doveva essergli grata, non certo disprezzarlo.

<< Non sei stato stupido >> disse, << Anzi. Se non ci fossi stato tu, a quest'ora chissà dove sarei stata >>.

<< Non è per quello... >> disse Xander, voltandosi per un'istante, << E che... Bé, ti ho presa in giro, non credi? >>.

Irina lo guardò, incuriosita da quella strana paura di parlare che aveva Xander. Non era imbarazzato, ma sembrava temere in qualche modo le conseguenze delle sue parole... Doveva forse rivelarle qualcosa?

In effetti, dovevano mettere un momento in chiaro quello che era successo tra loro due. Irina continuava ad amarlo, e sicuramente più di prima. Ma lui? Lui cosa pensava? Forse quel bacio che le aveva dato prima di andarsene era stato una sorta di errore? Magari nel frattempo aveva cambiato idea... Magari voleva dirle che c'era stato un malinteso, che in realtà lei aveva capito male...

Attese in silenzio che Xander continuasse a parlare, pregando che niente fosse cambiato dall'ultima volta... O che almeno non fosse così doloroso da accettare.

<< Ti ricordi di quello che è successo a Las Vegas? >> chiese Xander, gli occhi azzurri che scrutavano il suo volto.

Quando si era svegliata nel suo letto mezza spogliata e senza ricordare niente, e aveva passato tutta la giornata terrorizzata per quello che poteva essere successo? Certo che se lo ricordava...

<< Sì >>.

<< Avevi paura che fosse successo qualcosa, ricordi? >> continuò Xander.

Irina annuì. Il tono serissimo del ragazzo le fece venire un dubbio... Allora era davvero successo qualcosa!

<< Mi hai baciato >> concluse Xander, e rimase a guardare la sua reazione.

Irina rimase a fissarlo, la bocca leggermente aperta, il cervello che si azzerò per un attimo. Se aveva capito bene, si erano baciati, ed era stata lei a cominciare...

<< E poi? >> sussurrò.

<< E poi ti sei addormentata >> rispose Xander. C'era una nota divertita nella sua voce.

Irina deglutì. Scosse il capo per un momento, e sorrise.

<< Era questo che ti agitava tanto? >> chiese, divertita.

Xander annuì.

Irina scese dal letto, cercando di trattenersi dal ridere. Trovava la cosa molto divertente: aveva desiderato tanto un bacio da lui, e non aveva mai saputo di aver avuto il coraggio di andarselo a prendere da sola... Trovava buffo che si facesse tutti quei problemi, proprio quando lei non aveva voglia di farsene. In fondo era solo un bacio, e non doveva essere stato nemmeno gran che, visto che era ubriaca!

<< Perché non me lo hai detto prima? >> chiese.

<< Perché non era il momento... >> rispose Xander, << Non potevo metterti in pericolo... E poi non sapevo come avresti reagito... Credevo potessi pensare che avessi approfittato del fatto che fossi un po' brilla... >>.

<< Quindi hai aspettato? >> fece Irina.

<< Credevo fosse meglio così. Avrei evitato di metterti in pericolo >> rispose Xander, << Anche se in realtà alla fine è stato peggio... >>.

Irina scosse il capo, esterefatta. << Fammi capire... Il tuo intento era quello di non mettermi nei guai? Hai fatto finta di niente per quello? >>.

Xander continuava a rimanere serissimo, come se considerasse la cosa di enorme importanza. << Non potevo permettere che qualcuno venisse a sapere che... che non volevo che ti accadesse qualcosa... Ho sbagliato, perché è successo tutto il contrario di quello che volevo... >>.

<< E tu pensi che sia arrabbiata con te per questo? >> chiese Irina, trannenendosi dal ridere.

<< Non ti biasimerei, se lo fossi >> ribatté lui.

Irina scosse nuovamente il capo. Era davvero assurdo, ma trovò Xander dolcissimo: si sentiva in colpa per quello che era successo, ma non aveva nulla di cui farsi perdonare. Lo guardò di sottecchi, preoccupato e quasi teso, e sorrise. Si alzò e lo raggiunse.

Lo aveva fatto già una volta, poteva provare a farlo di nuovo, no? Era un po' più lucida della prima volta, e sicuramente sarebbe stato meglio... Lui poteva sempre scostarsi, se voleva.

Si alzò sulla punta dei piedi e lo baciò sulle labbra, solo per qualche istante, ma giusto il tempo per fargli capire che se lui voleva poteva continuare. E lo fece.

Fu un bacio del tutto diverso da quello che si erano scambiati quando lui se n'era andato: quello aveva avuto il sapore amaro di un addio, dell'ultimo sorso di acqua prima della sete senza fine, ma questo... Questo aveva il gusto di qualcosa che si ritrova dopo tanto tempo, e che si sa che non si lascerà mai più...

<< Mi dispice di non essere arrivato prima, piccola >> mormorò Xander, un attimo dopo, << Challagher non ti avrebbe toccata, se... >>.

Irina chiuse gli occhi, cercando di scacciare quel pensiero orribile, e appoggiò la fronte contro il suo petto. Non voleva riportare quella cosa alla mente,voleva solo dimenticare ora che William sarebbe finito in prigione.

<< Non importa, Xander >> disse, << Non mi importa di niente. Non mi devi nessuna scusa, né adesso né mai. Mi basta che sei vivo... E poi mi hai mantenuto l'unica promessa che ti avevo chiesto >>.

Era vero: gli aveva chiesto di liberla di William, di farlo arrestare. E lui lo aveva fatto.

<< Lo so, ma... >> disse lui, cincendole la vita con il braccio sano, << Credo di aver sbagliato tutto, fin dall'inizio... Non ho mai fatto tanti errori tutti in una volta... >>.

<< Cosa posso fare per farti smettere di sentirti in colpa? >> chiese Irina con un sorriso.

<< Ricominciamo da zero >> rispose Xander.

Irina si scostò e lo guardò in faccia. Non ricordava che i suoi occhi azzurri fossero così belli.

<< Stai scherzando, vero? >> chiese, << Io sto troppo bene così come sto... Non ci penso proprio a ricominciare da zero! >>.

Scoppiarono a ridere tutti e due, poi Xander la spinse verso il letto e la fece sedere. Le mise un dito sotto il mento e le alzò il volto, per poi sfiorare le labbra con le sue, ridacchiando.

<< Io invece sì >> sussurrò, << Mi piace farti impazzire, lo sai? Diventi molto intrigante... >>.

Qualcuno aprì la porta della stanza all'improvviso, e Irina fu costretta a interrompere quel gioco piuttosto divertente. Sulla soglia si stagliò una signora dai capelli biondo scuro, gli occhi scuri e nonostante l'età ancora molto avvenente. Guardò entrambi a occhi spalancati, sapendo di aver interrotto qualcosa, poi si soffermò su Xander.

<< Ah, sei qui! >> disse, e sorrise sorniona.

<< Dove pensavi fossi, mamma? >> ribatté Xander stancamente.

Irina guardò la signora entrare nella sua stanza, rendendosi conto con stupore che si trattava della madre di Xander.

<< Sono contenta che ti sia svegliata, Irina >> le disse dolcemente, << Xander stava diventando insopportabile... Sono Anne Went: è un piacere conoscerti >>.

Irina strinse la mano alla donna, soffermando lo sguardo su di lei. Colse nella forma del naso e nel taglio delle labbra una certa somiglianza con Xander, in effetti. Quando però ricordò di essere tra le braccia del ragazzo, arrossì di colpo e distolse gli occhi.

<< C'è un po' di gente qui fuori che vorrebbe vederti, Irina >> disse Anne, un bel sorriso a mostrare i denti bianchi, << Te la senti? >>.

La ragazza annuì, ma Xander non sembrava molto d'accordo.

<< Proprio adesso? >> disse, scocciato.

Anne rise. << Finiranno per entrare comunque >> disse, << E comunque è orario di visita... Tra l'altro, l'infermiera mi ha detto di ricordarti che ti è stata assegnata una stanza... Magari potresti utilizzarla, qualche volta >>.

Xander diede un bacio sulla fronte a Irina e tornò a sedersi sul letto vuoto di fianco, aspettando in silenzio che entrassero i visitatori.

Quando Anne uscì dalla stanza, la prima ad entrare fu Jenny, l'espressione decisamente fuori di sé, gli occhi arrossati e i capelli neri in disordine.

<< Voi due! >> gridò, il dito puntato contro di loro, << Siete due incoscienti! Ma che vi è saltato in testa, eh?! Per poco non vi facevate ammazzare! >>. Guardò Irina, << E tu... Tu sei una scema! Non mi hai detto niente di quello che volevi fare! >>.

Poi la abbracciò forte, mentre Irina sorrideva e guardava dalla sopra la sua spalla Jess, Angie e Katy, e poi Max entrare uno dopo l'altro, tutti con l'aria sollevata.

<< Sei una pazza... >> disse Jenny, << Assolutamente fuori di testa... E quell'altro che è andato contromano in autostrada... Siete veramente due incoscienti >>.

Irina guardò Xander sbalordita, ma lui fece finta di niente e ridacchiò.

<< Allora, come stai? >> chiese Jess, agguantando Jenny per impedirle di stritolarla.

Irina si strinse nelle spalle. << Io mi sento bene >> rispose, << Un po' stanca, ma tutto a posto >>.

Si accorse che mancava qualcuno all'appello. Suo padre non c'era... Si chiese se forse stava aspettando fuori. Decise di attendere prima di chiedere di lui.

Passò la mezz'ora seguente a raccontare più o meno come erano andate le cose, senza soffermarsi troppo su quello che era successo a lei. Vide Xanderrivolgerle un'occhiata in tralice, ma non dire niente. Non avrebbe rotto il suo segreto, per il momento... Spettava a lei decidere quando farlo.

Quando l'infermiera venne a sbattere tutti fuori, stava ancora ridendo per le battute di Jenny. Li salutò e aspettò che rimanessero soli lei e Xander prima di parlare di Todd. Forse lui sapeva qualcosa.

<< C'è mio padre? >> chiese.

Xander fece cenno verso la porta. << E' qui fuori >> rispose secco. Non considerava la sua presenza come qualcosa di gradito.

<< Abbiamo... Abbiamo fatto pace >> disse cauta Irina, << Quando sei andato via, abbiamo parlato un po'... E' cambiato >>.

Xander la guardò. << Può anche essere cambiato, ma rimane il fatto che non abbia mai fatto niente per aiutarti >> ribatté, freddo.

Forse stava chiedendo troppo: già per lei era strano che suo padre si fosse finalmente reso conto della vita senza senso che aveva condotto fino a quel momento, e per Xander doveva essere ancora più difficile. Decise di non insistere troppo per cercare di convincerlo.

<< Posso vederlo, per favore? >> chiese.

Xander grugnì il suo assenso. << Io rimango fuori, però >> disse. Uscì dalla stanza, e qualche secondo dopo Todd si stagliò sulla soglia, lo sguardo preoccupato e l'espressione tirata.

<< Vieni >> disse Irina, sorridendo.

Suo padre entrò lentamente, e si richiuse la porta alle spalle. << Come stai? >> chiese.

<< Bene... >>. Irina si alzò e lo raggiunse. Voleva solo abbracciarlo, e dimostrarli che gli voleva ancora bene.

Todd la scrutò in volto, poi guardò verso la porta. << Volevano venire anche Dominic, Harry e Denis, ma ho pensato fosse meglio non disturbare troppo... >> disse.

<< Allora salutameli e digli che non si devono preoccupare... Credo che mi faranno uscire presto >> disse lei.

Fu strano, ma Irina trovò piacevole la presenza di suo padre in quella stanza, e gli raccontò abbastanza sommariamente cosa era successo. L'infermiera venne a mandarlo via già dopo dieci minuti, dicendo che l'orario di visita era terminato. Lo salutò e guardò Xander tornare dentro la stanza, l'espressione abbastanza infastidita.

<< Cos'altro è successo mentre ero via? >> chiese, incrociando le braccia.

Irina sorrise e gli si sedette vicina sul bordo del letto vuoto. Erano successe tantissime cose, alcune delle quali in quel momento sembravano solo buffe, e non drammatiche come in realtà erano state.

<< E' tornato mio fratello Dominic >> disse Irina, guardando il soffitto e sentento lo sguardo di Xander puntarsi su di lei, << Poi... Bé, non ha molta importanza >>.

Decise di evitare di dirgli che per qualche terribile istante aveva anche creduto di essere incinta, perché Xander non avrebbe retto. Sorrise e lo guardò.

<< E a te, cosa è successo? >> chiese, come una bimba che aspetta il suo regalo.

Lui ghignò. << Niente di importante... Ho solo battuto lo Scorpione in una gara sull'autostrada >> rispose.

<< Ah proposito... Sei andato in contromano sull'autostrada?! >> disse Irina, arrabbiata.

Xander la prese per il mento e appoggiò la fronte sulla sua. << Ha importanza, adesso? >> sussurrò. Sfiorò le labbra con le sue e sorrise.

Irina chiuse gli occhi. L'aveva fregata. No, alla fine non era importante... L'importante era che lui fosse lì, e che quel bacio che si erano dati prima che se ne andasse non fosse stato l'ultimo. Quello che era successo, quello che sarebbe accaduto, erano superflui.

<< Ti amo, piccola >> disse Xander, fissandola con gli occhi azzurri piantati nei suoi.

<< Anche io >> rispose lei.

Era tutto troppo bello, troppo perfetto perchè fosse vero. Irina aveva paura che tutto finisse da un momento all'altro, ma il respiro di Xander sulla sua bocca non poteva essere un sogno. Era troppo dolce, troppo reale per poter svanire.

<< Gli altri? >> chiese lei, per cercare di riportarsi alla realtà, << Li avete presi tutti? >>.

Xander le passò una mano sulla schiena. << Sì... Anche George Challagher >> rispose, << Ma avremo modo di parlare anche di tutto questo >>.

Si abbassò e la baciò sulle labbra, in tempo per zittirla. Sorrise. << Tempo al tempo, Irina. Smettila di preoccuparti per gli altri... Mi piacerebbe che ti preoccupassi un po' per me, ti pare? >>.

Ore 15.00 – Ospedale di Los Angeles

<< Sei pronta? >> chiese Xander, mentre Irina recuperava le ultime cose dalla sua stanza e salutava l'infermiera. Raccolse la borsa da terra ma Xandergliela sfilò di mano, afferrandola con il braccio buono.

<< Sì, andiamo >> disse lei. Prese il maglione nero che era appoggiato sul letto e gli rivolse un'occhiata. << Devo passare a ridare questo a Dimitri... >>.

Xander la guardò. Irina aveva insistito molto nel voler vedere Dimitri, e per certi versi la capiva. Il russo si era comportato in modo davvero strano, e non era l'unica a voler capire cosa gli fosse passato per la testa. Ne avevano parlato, e si era anche fatto raccontare cosa aveva fatto durante il loro "soggiorno" aBarstow... Una storia che lo aveva reso ancora più perlesso.

<< D'accordo, andiamo >> acconsentì lui, seguendola lungo i corridoi, fino a raggiungere una stanza piantonata da due agenti di polizia. Il vetro trasparante mostrava Dimitri sdraiato a letto, sotto le lenzuola bianche, un po' più pallido del solito, ma sempre con gli occhi di ghiaccio.

Xander guardò Irina bussare delicatamente alla porta e aprirla, e decise di seguirla. Voleva sentire anche lui cosa si sarebbero detti. La vide indugiare sul russo quasi intimorita, mentre Dimitri li fissava in silenzio, quasi sperasse di ucciderli con lo sguardo.

<< Cosa volete? >> chiese.

Irina appoggiò la maglia nera sul comodino, e rispose a bassa voce: << Questa è tua >>.

Dimitri la guardò, poi spostò gli occhi su Xander. Fece una smorfia ma non disse niente, quasi si aspettasse una loro visita. Irina fece un passo indietro, e poi si decise a porre la sua domanda.

<< Perché ti sei comportato in quel modo? >>.

Dimitri sembrò irritarsi. << Mi andava così >> ribatté, caustico, << Almeno non finivamo ammazzati tutti quanti... >>.

Xander trovò la risposta inadeguata, e molto probabilmente pensò altrettanto Irina, perché gli rivolse un'occhiata di sbieco. Guardò con interesse il russo, per capire cosa lo spingesse a non voler dire la verità.

<< Perché mi hai detto che Xander era morto? >> chiese Irina.

<< Cosa vuoi da me, Fenice? >> ribatté Dimitri, << Hai ottenuto quello che volevi, vattene ora >>.

Irina rimase in silenzio di fronte al tono aggressivo del russo, e si allontanò. Non era spaventata, ma sembrava aver capito che se Dimitri non aveva intenzione di parlare, non lo avrebbe fatto. << D'accordo >> disse, << Grazie, allora... Non so perché tu l'abbia fatto, ma ti ringrazio per avermi aiutato... >>.

Il russo seguì con lo sguardo Irina, senza che dai suoi occhi grigi trasparisse alcunché. Xander cercò di cogliere invano qualcosa che potesse fargli capire perché avesse deciso di aiutarla, perché si fosse lasciato arrestare. Lo vide fare una smorfia, quasi una sorta di amaro sorriso, mentre la ragazza si avvicinava alla porta, dove Xander era appoggiato a braccia incrociate.

<< Comincia ad andare >> le disse lui, << Ti raggiungo tra poco, ok? >>.

Irina gli sfiorò il braccio con la mano e annuì. Xander entrò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle. Voleva capire cosa passava per la testa del russo, anche se sapeva sarebbe stato difficile farlo parlare.

<< Cosa vuoi, Went? >> domandò Dimitri, << Anche tu hai voglia di infierire? >>.

<< No, voglio solo sapere perché hai fatto in modo che non vi muoveste da Barstow >> disse Xander.

Dimitri fece un'altra smorfia. << Perché ti interessa? Potrei anche dirti una balla, sarebbe la stessa cosa >>.

<< Perché hai fatto in modo che vi trovassimo? >> chiese Xander, << Sei stato tu, vero? >>.

Ci aveva pensato un po', e alla fine era giunto alla conclusione che fosse stato proprio il russo a far squillare il suo cellulare, utilizzando quello vecchio di Irina. Da quello che lei stessa gli aveva raccontato, Dimitri sembrava l'unico a non volerla uccidere.

<< Sì, sono stato io >> rispose solo il russo, incrociando le braccia sul lenzuolo, la gamba immobilizzata.

<< Perché? >> domandò Xander.

<< Se credi che sbavi dietro a Irina, ti sbagli, Went >> rispose secco Dimitri, lo sguardo di sfida.

<< Non era quello che intendevo, ma mi sono comunque tolto un altro dubbio >> disse Xander, << Voglio solo una spiegazione del perché tu abbia deciso di farvi arrestare... Potevate salvarvi, se foste fuggiti >>.

Dimitri fece l'ennesima smorfia. << Fuggire... Non fuggo mai, se posso evitarlo >> disse, << I rapporti tra me e Challagher non andavano così bene come tutti pensavano, Went. Ed è tutto iniziato quando lei è arrivata tra noi >>.

<< Cosa vuoi dire? >> chiese Xander, sospettoso.

<< La gente pensava che non volessi Irina nella Black List perché la consideravo una sorta di macchia per la nostra reputazione >> disse freddo Dimitri, << Tutte cazzate... E' vero, mi dava fastidio che una ragazzina fosse la numero tre della Lista, ma non era per quello che ho avuto da ridire con Challagher. Non la volevo perché sapevo sarebbe finita in questo modo... Sono rimasto colpito da lei, Went >>. L'espressione del russo era quella di uno che ammette qualcosa che non voleva rivelare. << Mi ha stupito come si sia offerta di ripagare i debiti del fratello, facendo la pilota clandestina... Tra noi non esiste questa forma di altruismo, Went. Ha colpito tutti... Ancora di più quando l'abbiamo vista sfidare i membri della Black List senza alcuna paura. E Challagher non ha capito più niente, da quel momento. Sapevo che sbagliava a darle tutta quella libertà, perché l'ha resa forte... E' stato lui stesso a trasformarla nel suo punto debole >>.

<< Questo non spiega perché tu abbia deciso di aiutarla >> disse Xander.

<< Non sapevo che la violentasse. Non lo sapeva nessuno >> ribatté Dimitri, << Non ci ha mai rivelato che era arrivato a quel punto, con lei. Sarebbe stato come ammettere che l'aveva battuto... Quando ho saputo era caduto così in basso, quella volta che siamo andati a casa di Irina dopo aver scoperto che vi vedevate, ho capito che la situazione stava degenerando. Sono un bastardo, Went, ma non fino a questo punto. Challagher stava diventando insopportabile, e lei ci stava rimettendo troppo... >>.

Xander lo guardò sbalordito. Il russo fece un'altra smorfia.

<< Sì, Went, hai capito bene >> continuò, << Ho detto che ci stava rimettendo troppo... Riconosco che non meritava una cosa del genere, per quanto mi desse fastidio e per quanto potesse rappresentare un problema. La gente la odiava perché la vedeva come la ragazza dello Scorpione, perché aveva più potere su di lui più di quanto ne avesse qualsiasi altra persona, ma io non la odiavo. Volevo solo che se ne andasse, prima che finisse male sia per lei che per noi... >>.

<< Allora lo avevi premeditato? >>.

<< No. Non sapevo come sarebbero andate le cose. Quando ho visto che ci stavate alle calcagna, che avevate bloccato tutte le vie di fuga, ho capito che sarebbe stato meglio chiudere quella storia in fretta... Dopo tutto quello che era successo, non saremmo mai potuti tornare a Los Angeles e rimettere le cose com'erano prima. In ogni caso eravamo finiti. E a nessuno piaceva più il sistema dello Scorpione. Ho solo capito prima degli altri che farci beccare era la cosa migliore per tutti >>.

Xander guardò il russo, che aveva sempre considerato un pezzo di ghiaccio pronto a fare fuori chiunque. Doveva ricredersi: aveva appena dimostrato più cuore di tutti quelli che facevano parte del giro di Challagher. In un attimo, lo rivalutò: grazie a lui aveva ritrovato Irina.

<< Credo che debba ringraziarti, allora >> disse, << Anche se mi costa molto, a essere sincero... >>.

<< Non dirmi grazie, Went >> ribattè il russo, << Dì grazie a te stesso... Il fatto che tu mi abbia battuto mi ha fatto capire che sei uno a cui posso portare rispetto. Forse è anche per quello che ti ho dato una mano: meritavi di avere la tua ragazza, se era quello che volevi. Oltretutto, saresti tu il numero uno dellaBlack List... E stando a questo, dovrei rispettare i tuoi ordini >>.

Il tono era sarcastico, ma Dimitri era sincero. Xander fissò il russo per qualche istante, ricordando la loro gara... Nonostante tutto, era stata bella. Lo aveva sempre trovato poco simpatico, ma ora si rendeva conto che non era poi così male. Forse avrebbe dovuto conoscerlo meglio.

<< Hai fatto vincere Irina perché te lo aveva chiesto Challagher? >> chiese.

<< Sì, ma non volevo farlo >> rispose Dimitri, << Sono stato costretto: non potevo inimicarmi Challagher, ma avevo capito cosa avesse in mente Irina... Era la volta buona che la ammazzava, ed è quasi arrivato a farlo >>.

<< Pensi fosse in grado di farlo veramente? >> domandò Xander. Era curioso di sapere il parere del russo, che conosceva Challagher decisamente meglio di lui.

Dimitri fece una strana smorfia. << No, non ne era capace >> rispose, << Ormai era talmente ossessionato da lei che non sarebbe mai riuscito a liberarsene.Infatti ha lasciato a me il compito di farlo, quando è venuto a gareggiare con te. Ci ha provato, però. Ha provato a puntarle una pistola alla testa, a spararle, ma l'unica cosa che è riuscito a fare era implorarla di amarlo, anche per finta >>. Il russo si produsse in un sorriso stranamente amaro.

Xander rabbrividì al pensiero di Irina con la pistola di Challagher puntata alla testa, ma ancora di più all'idea di implorare un'illusione come quella che aveva chiesto lo Scorpione.

<< C'è altro che vuoi sapere, Went? >> chiese ad un certo punto Dimitri, il tono scocciato, << Vorrei essere lasciato in pace, adesso >>.

Xander scosse il capo. << Mi sono sbagliato su di te >> disse, << Non ti credevo in grado di pronunciare parole del genere... Né che saresti stato capace di tradire Challagher. Non sarà felice di vederti, in carcere, quando saprà che sei stato tu... >>.

<< Non me ne frega un cazzo >> ribatté Dimitri, << Non ho mai avuto paura di lui, e continuo a non averne. Forse è per questo che siamo stati amici, una volta, prima che iniziasse a perdere la testa... O forse prima che capissi che lui non aveva amici, ma solo scagnozzi. Potete anche metterci in cella insieme: di tempo ne avremo per chiarirci, immagino >>.

Xander fece per uscire. << Forse potresti ottenere un piccolo sconto >> disse, << Ti devo pur sempre qualcosa >>.

Aprì la porta, ma Dimitri lo fermò. << Non mi devi niente, Went >> disse, secco, << Hai vinto, e chi vince prende tutto. Erano questi i patti della gara, no? So ancora riconoscere la sconfitta... Fa parte dei pochi valori che ho >>.

Xander si voltò a guardarlo, e un vago sorriso gli si disegnò sulle labbra. Quel russo era una fonte di sorprese, e l'idea di mettere una mezza buona parola per lui con il giudice che avrebbe firmato la sua e la condanna di Challagher non gli parve più tanto sbagliata.

<< Ci rivedremo, credo >> disse, << Magari nemmeno fra tanto tempo... >>.

<< Goditi la tua vittoria, Went >> disse Dimitri.

Xander uscì dalla stanza, con la strana sensazione addosso di non aver più il controllo di quello che stava succedendo. Scoprire che il russo non era quello che aveva sempre pensato però gli faceva piacere: dimostrava che si può cambiare, che c'è qualcuno che è in grado di capire che ha imboccato la strada sbagliata e che vuole cambiarla.

Trovò Irina ferma in mezzo al corridoio, davanti a un'altra stanza, che lui riconobbe subito. Era quella di Challagher. La ragazza era ferma e guardava oltre il vetro, lo Scorpione adagiato sul letto bianco, solo l'ombra di ciò che era stato. La testa era appoggiata sul cuscino, gli occhi chiusi, l'elettrocardiogramma che suonava ritmicamente.

Rimase a studiare la sua espressione impaurita e addolorata, mentre lei rimaneva immobile davanti a quel vetro che ora la separava dal suo più grande incubo. Aveva ancora il naso scuro, il livido sul collo ben visibile, ma non era mai stata così bella... Né così triste.

Lo sapeva che sarebbe stato difficile. Sarebbe stato difficile per lei tornare a essere una ragazza qualunque, a vivere, come una ragazza qualunque. Quello che si portava dentro era qualcosa che non poteva essere dimenticato facilmente, che l'avrebbe condizionata per sempre...

Odiò Challagher soprattutto per quello. Poteva anche averla chiusa in una gabbia, prigioniera di un debito che non era nemmeno suo; poteva averla costretta a essere quello che non era, facendola diventare Fenice, ma le aveva anche fatto qualcosa che si sarebbe portata dietro per tutta la vita. Le aveva inflitto una ferita che avrebbe impiegato moltissimo tempo a guarire, che avrebbe fatto sempre male, e che avrebbe lasciato una cicatrice indelebile nell'anima di Irina. Una cicatrice che poteva essere nascosta, ma che non si poteva cancellare.

Si avvicinò e le cinse le spalle con il braccio. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per aiutarla, per farla tornare quella che era... Quella che lui aveva conosciuto.

<< Andiamo, piccola >> disse.

Lentamente la condusse verso la porta, mentre Irina guardava il pavimento. Forse trovava strano vedere Challagher così debole, così "normale": era sempre stata abituata a doverlo temere, a subire i suoi soprusi.

<< Xander? >> disse lei, piano.

<< Dimmi >>.

<< Lo rivedremo mai più? >>.

Xander la strinse. << Forse... Ma se tu non vuoi, non lo vedrai di nuovo >> rispose, << Non lo vedrai mai più... >>.

Irina lo abbracciò. << Allora no, Xander... Non voglio più vederlo. Voglio solo dimenticare >>.

Xander ricambiò la sua stretta e lasciò che appoggiasse la testa sulla sua spalla. << D'accordo, piccola >> disse, << E' finita... Finché ci sono io, nemmeno il tuo passato verrà più a cercarti >>.

Ore 20.00 – Casa

<< Xander, tu non potresti guidare >> disse Irina, un mezzo sorriso davanti al volto di Xander, stagliato sulla porta di casa sua, il braccio non più appeso al collo, le chiavi della Mercedes di suo padre che penzolavano nella mano destra.

<< Di solito non guido con le spalle >> ribatté lui, ridacchiando, << Mi servono solo le braccia. E quelle mi sembra funzionino >>.

La acchiappò per la vita e la strinse, stampandole un bacio sulle labbra. Irina fece finta di arrabbiarsi e si scostò. << Non è meglio che andiamo con la mia macchina? >> chiese.

<< No. Non mi fido di come guidi >> ribatté Xander, ghignando.

Irina alzò gli occhi al cielo. Era passata una settimana da quando erano usciti dall'ospedale, ed era la prima volta che Xander le chiedeva di uscire. Avevano avuto un po' di cose da fare, soprattutto lui, e avevano cercato di rimettersi il più possibile... L'unica nota positiva era che Irina non aveva più il naso nero.

<< Papà, io esco >> disse in mezzo al corridoio, sperando che dalla cucina Todd la sentisse.

<< Ok... >> gridò lui, << A che ora torni? >>. Si affacciò per guardarli, l'espressione seria e vagamente di rimprovero.

Irina lo guardò, colta alla sprovvista. Aveva capito benissimo cosa stava pensando suo padre... Si voltò verso Xander, che si stava trattenendo dallo scoppiare a ridere, e aspettò che le dicesse qualcosa. Si limitò a scrollare le spalle, come a dire: "Decidi tu", e ghignò.

<< Ehm... Non lo so >> rispose Irina, guardando suo papà. << Non mi aspettare, comunque >>.

Si voltò per evitare di far vedere a Todd che aveva cambiato colore e uscì di casa, diretta alla Mercedes scura parcheggiata davanti al vialetto. Xander la seguì, ridendo.

<< Non lo sai? >> la prese in giro.

Irina si sedette sul sedile dell'auto, indecisa se arrabbiarsi o ridere. Trovò la cosa imbarazzante, perché lo sapeva che quello era un punto abbastanza controverso, per lei... Voleva passare la notte a casa sua oppure no?

<< Dove andiamo? >> chiese, per cambiare argomento.

Xander mise in moto l'auto. << C'è un posto dove vorresti andare? >> chiese.

<< Uhm... No. Basta che non sia troppo impegnativo >> rispose lei, allacciando la cintura.

Xander sorrise. << D'accordo... >> disse, << Faccio io >>.

Svoltò a destra, e proseguì diritto per un po'. Come sottofondo a quel silenzio avevano la musica della radio, che proveniva soffusa dalle casse. Irina guardò con la coda dell'occhio Xander, sentendosi un po' imbarazzata.

Era strano sapere che tutto quello che aveva sperato si era trasformato in realtà. Fino a qualche settimana prima, aveva sempre pensato che si sarebbe dovuta accontentare di quel bacio scambiato in tutta fretta e dal sapore di disperazione... E ora, ora lui era lì...

Sorrise, guardando la strada che sfrecciava fuori dal finestrino. Erano sul lungomare, lo stesso che per Irina aveva sempre rappresentato un'oasi di pace. Lo stesso sul quale di rifugiava per dimenticare per un po' i suoi problemi.

Xander parcheggiò vicino a un locale che Irina conobbe subito. Era quello in cui erano andati quella sera in cui Xander le aveva voluto dare le chiavi della Ferrari e in cui lei gli aveva quasi minacciato di darle un bacio.

<< Ti ricordi vero di questo posto? >> ammiccò lui.

Irina annuì. << Certo >> disse solo.

Era già aperto, anche se c'era poca gente. Scesero dall'auto e si diressero verso l'entrata. Uno dei camerieri la riconobbe e la salutò, indicandogli un tavolo libero vicino alla spiaggia. Xander però la prese per mano e la portò sulla spiaggia, facendo segno al cameriere di raggiungerli dopo poco per portargli qualcosa da bere.

Si sedettero sulla sabbia calda, uno di fianco a all'altro, in silenzio. Irina rivolse gli occhi all'orizzonte, dove il sole era già tramontato ma si vedeva ancora una linea violetta proprio a livello del mare.

<< Cosa vi porto? >> chiese il cameriere, sorridendo.

<< Un Martini per me... E niente di alcolico per lei >> rispose Xander ghignando, << Non vorrei poi fare la figura di quello che approfitta... >>.

Il cameriere rise, e Irina fece altrettanto. Guardò Xander, gli occhi azzurri che brillavano, e si chiese perché riuscisse sempre a sapere quello che voleva. Doveva avere qualche sorta di capacità che gli permetteva di leggerle nel pensiero.

<< Mi pare di ricordare che tu mi abbia fatto una specie di proposta indecente, quando siamo venuti qui l'ultima volta... >> disse Xander, quando il cameriere se ne fu andato, << Ricordo male? >>.

Irina si avvicinò. << No, non ti ricordi male >> disse, << Ma mi sembrava che non volessi accettare... >>. Sorrise ammiccando.

Xander ghignò. << Potrei averci ripensato... >> disse, << Lo stesso potresti aver fatto tu per queste >>. Le sventolò davanti agli occhi un mazzo di chiavi con il cavallino rampante della Ferrari in bella vista.

Irina scostò la sua mano. << Ti sbagli... E poi non dovrebbe essere distrutta, ormai? >>.

<< L'ho fatta mandare in riparazione >> rispose Xander, << McDonall mi ha fatto questa sorta di regalino... >>.

<< Lo sai che non sono le chiavi di un'auto, quello che voglio >> disse Irina, sorridendo. << Nemmeno se si tratta di una Ferrari >>.

<< Potremmo fare uno scambio, no? >> propose Xander, avvicinandola, << Io ti do queste, e tu mi dai... >>. Si interruppe, e Irina arrossì. << Un bacio. Mi accontento di un bacio >> concluse lui, sorridendo.

Avvicinò il viso al suo e la baciò, infilando le chiavi della Ferrari nello scollo della sua camicetta, esattamente come aveva fatto la prima volta. Irina gli afferrò la mano e lo spinse sulla sabbia, appoggiandosi a lui. Sentì la costola incrinata dolere per un momento, e le scappò un piccolo lamento.

<< Male da qualche parte, piccola? >> domandò Xander, preoccupato. << Ahi... Ti sei appoggiata sulla spalla sbagliata... >>.

Irina si scostò di scatto, terrorizzata di avergli fatto male, e abbassò lo sguardo. Sentì Xander ridacchiare.

<< Siamo messi un po' maluccio, vero? >> scherzò, << Ci vorrà ancora qualche settimana, per tornare in forma >>.

Irina annuì e sospirò. << Perché mi volevi dare quelle chiavi, l'altra volta? >> chiese.

Xander si sistemò meglio sulla sabbia, le braccia dietro la testa, completamente a suo agio.

<< Credevo potessero farti capire che non ti stavo prendendo in giro >> rispose.

<< E come? >>.

<< Cosa aprono le chiavi, Irina? >> ribatté paziente Xander.

La ragazza lo guardò. << Le porte >> rispose.

Poi comprese. Quelle chiavi rappresentavano l'accesso a qualcosa che apparteneva a Xander... Un accesso che aveva permesso solo a lei, forse. Quelle non erano le chiavi di un'auto, erano le chiavi... del suo cuore.

Irina fissò Xander, sbalordita. Era una cosa stupenda, profonda, molto romantica. Le aveva dato le chiavi per farle capire che doveva solo aspettare, che c'era già qualcosa... Peccato che lei non l'aveva capito.

<< Potevi essere un po' più chiaro, però... >> mormorò imbarazzata.

<< Più chiaro di così... Te lo dovevo scrivere a caratteri cubitali davanti alla porta di casa? >> ribatté lui, << Dovevi capirlo solo tu, mica tutto il mondo... >>.

<< Bé, io però sono stata più esplicita... >> disse Irina.

<< Quella era una minaccia >> rise Xander, << "Baciami, se ne hai il coraggio"... Se l'avessi fatto molto probabilmente mi avresti picchiato... >>.

<< Non è vero... >> disse Irina, << Però forse mi sarei arrabbiata... >>.

Xander si mise a sedere. << Ci sei rimasta male, vero? >> disse divertito.

<< No >> mentì Irina, per non dargli la soddisfazione di avere di nuovo ragione.

<< No? Non sai quanto sono stato male io quando mi hai ridato le chiavi... >> disse lui, << Però mi faccio perdonare, d'accordo? >>.

Le mise un dito sotto il mento e la baciò di nuovo. Irina gli poggiò la mano sulla guancia, troppo presa dalla voglia di continuare a sentire il suo sapore sulla lingua... L'aveva agognato per tanto tempo, e non sarebbe riuscita a farne a meno.

Il cameriere poggiò il vassoio con i due bicchieri sulla sabbia, senza interromperli. Chi se ne importava se tutti stavano vedendo la scena... Che guardassero pure!

Xander sorrise. << Ahi ahi ahi >> disse, << Cedi già al primo appuntamento? Dovresti fare la difficile, tirarla un po' per le lunghe... >>.

Irina gli diede una pacca sulla spalla sana. << Spiritoso... >> disse.

Xander le porse il bicchiere e poi prese il suo. Fecero cin cin, poi Irina gli tolse il Martini dalle mani e ne bevve un sorso, sfidando a riprendersi il suo drink.

<< Mi provochi, vero? >> disse lui, divertito.

<< Sì >>.

<< Guarda che non ho intenzione di cedere >> ribatté lui, << Uno di noi due deve fare la persona seria, non credi? >>.

Irina sorrise. Xander voleva giocare, esattamente come le aveva chiesto: voleva cominciare tutto da zero, come se non ci fosse mai stato niente. Forse poteva essere divertente, alla fine. Si strinse nella spalle e si allontanò, decisa a fare come voleva lui.

Un attimo dopo si ritrovò sdraiata sulla sabbia calda, le labbra di Xander sulle sue, il suo respiro che le arrivava dritto dritto alle narici. Sentì la sua gamba scavalcarla, il suo corpo sopra il suo, che la sfiorava solo, senza schiacciarla, senza costringerla.

<< Scusa, ma non ho resistito >> sussurrò lui.

Si spostò di lato, sdraiandosi di fianco a lei e lasciando che poggiasse la testa sopra la sua spalla.

<< Sei incoerente >> mormorò Irina, ridendo.

<< Lo so... Ma mi piace >> ribatté lui.

Irina si mise comoda, fissando il cielo nero sopra di loro, le stelle che brillavano lucenti, il rumore del mare in sottofondo, la musica del bar che arrivava soffusa. Non poteva chiedere di più, e non avrebbe voluto altro.

<< Xander? >>.

<< Sì? >>.

<< Adesso cosa farai? >> chiese Irina.

<< In che senso? >>.

<< Hai portato a termine la tua missione >> disse Irina, << Hai arrestato lo Scorpione... Adesso? Tornerai a New York? >>.

Ci aveva pensato diverse volte. Xander non viveva lì, viveva a New York, ed era venuto a Los Angeles solo per arrestare Challagher... Prima o poi se ne sarebbe andato.

<< Non ho intenzione di andarmene >> rispose lui, serio, guardando il cielo, << Almeno per un po'... Finché le cose non saranno tornate completamente apposto. In ogni caso, potrei anche decidere di lasciare Los Angeles, ma non di lasciare te >>.

<< Cosa intendi? >>.

<< Che o rimarrò qui, oppure se tu vorrai potrai venire con me >>.

Irina rimase in silenzio, ad assaporare il significato di quelle parole. Non se ne sarebbe andato, e anche se lo avesse fatto sarebbero rimasti insieme, perché lei poteva seguirlo ovunque. Se quella era la strada che aveva davanti, non poteva che sentirsi euforica.

Sorrise e appoggiò la guancia alla sua spalla, sentendo il petto di Xander alzarsi e abbassarsi. Chissà cosa ne sarebbe stato di lei, se quel giorno non avesse deciso di incontrare il pilota "fuori di testa" che voleva battere lo Scorpione... Chissà cosa sarebbe successo, se non gli avesse mai permesso di entrare nella sua vita e di sconvolgerla...

Chiuse gli occhi, tranquilla come non lo era mai stata. Xander c'era e sarebbe rimasto, glielo aveva detto: e lei gli credeva. Aveva sempre mantenuto le sue promesse, sempre.

<< Sei stanca? >> chiese Xander, all'improvviso, guardando l'orologio.

<< Un po'... >> mormorò Irina. Il tempo era davvero volato...

<< Ti riporto a casa, allora >> disse lui, << Hai bisogno ancora di qualche giorno di riposo, credo >>.

Si mise a sedere, massaggiandosi la spalla sinistra. Irina sbuffò: stava davvero troppo bene, perché interrompere quella cosa?

Si guardò intorno, per notare che il locale iniziava a riempirsi di gente, e che qualcuno guardava incuriosito dalla loro parte. In effetti, non era più un luogo molto tranquillo...

Si alzò e seguì Xander fino al parcheggio, verso la Mercedes scura. Salirono in macchina, e Irina notò che continuava a massaggiarsi la spalla, una leggera smorfia sul volto.

<< Ti fa male, vero? >> chiese, preoccupata.

<< Non tanto >> rispose Xander, mettendo in moto, << Forse devo cambiare la fasciatura... E' la garza che mi da fastidio >>.

<< E fai tutto da solo? >> domandò Irina.

<< Sì... Non ho ancora un'infermiera personale >> rispose lui, sorridendo.

<< Posso farlo io, se vuoi >> si offrì Irina.

Xander ghignò e le lanciò uno sguardo. << D'accordo... >> disse, e fece retromarcia, << Poi però ti riporto a casa >>.

Irina si appoggiò soddisfatta al sedile dell'auto, felice di essere riuscita a trovare una scusa per poter stare ancora un po' insieme a lui.

Poco dopo, Xander fermava la Mercedes nel giardino di casa sua, le finestre tutte scure. Non doveva esserci nessuno, nemmeno Jess.

<< E' uscito con Jenny >> spiegò Xander, aprendo la porta di ingresso e accendendo la luce. << Aspettami in soggiorno, che arrivo subito >>.

Irina si andò a sedere sul divano, aspettando che Xander tornasse. Lo vide entrare con un vassoio in mano, una crostata di frutta in bella vista edecisamente invitante. La appoggiò sul tavolino.

<< Non sono venuta per mangiare... >> disse lei, ridacchiando.

<< Invece tu mangi >> ribatté Xander, << Quanti chili hai perso dall'ultima volta che ci siamo visti, eh? >>.

Irina sbuffò. << Se continui a farmi mangiare in questo modo, ti sfonderò le sospensioni della Ferrari... >> disse. Lo guardò con insistenza, per ricordargli che doveva svolgere la sua parte da infermiera.

<< Prima mangi >> disse lui, porgendole una grossa fetta di crostata.

Irina la prese e la assaggiò: era davvero buona. Doveva essere opera di Nichole... Era da molto che non la vedeva: chissà come stava.

<< Fatto >> disse lei dopo poco, spazzolandosi le briciole dai pantaloni.

Xander alzò gli occhi al cielo, poi le fece cenno di andare di sopra. << Vado a prendere le cose... >> disse, << Scegli tu dove dobbiamo metterci >>.

Irina scattò in piedi e si diresse sicura verso la sua camera. Accese la luce e attese.

Xander tornò poco dopo, la valigetta del pronto soccorso in mano e l'espressione divertita. Tirò fuori una compressa di garze pulite e la guardò.

<< Sicura che non ti fa impressione? >> chiese.

Irina annuì. Xander le gettò un'ultima occhiata, poi si sfilò la maglia, gettandola sul letto. La spalla sinistra era avvolta in una spessa benda bianca, ma i muscoli sembravano sempre in ottimo "stato". Cosa che Irina colse subito.

<< A te l'onore >> disse lui, porgendole un paio di forbici e sedendosi sul letto.

Irina le prese e iniziò a tagliare la benda, lasciandola cadere per terra. Piano, per evitare di fargli male, scoprì lentamente la ferita, accorgendosi però che la garza era rimasta incollata, rossa di sangue. Vide Xander fare una smorfia.

<< Si è appiccicata... >> sussurrò Irina, << Per questo ti faceva male... Non sei proprio capace di medicarti da solo... >>.

Irina mise da parte al forbice, e per la prima volta sfiorò la pelle di Xander con le dita. Sentì il sangue affluire al volto, arrossendo di colpo, il respiro lentissimo. C'era qualcosa di decisamente invitante nel calore che emanava...

Xander le rivolse un'occhiata, e sembrò turbato anche lui. Si mosse appena mentre Irina tirava delicatamente la garza, fino a scoprire la ferita ancora fresca, i punti che risaltavano sulla carne. Sanguinava ancora un po', e doveva essere anche piuttosto dolorosa.

<< Non è proprio una cavolata... >> mormorò Irina, sentendosi improvvisamente in colpa, rendendosi conto di essere la causa di quella ferita. << Ti rimarrà la cicatrice, vero? >>.

I suoi occhi corsero subito a quella che aveva sul petto, ricordo di un errore giovanile. Lui annuì in silenzio.

<< Un'altra... >> sussurrò lei.

Xander le mise una mano sulla guancia e la fece sedere di fianco a lui. << Ascoltami, Irina >> disse, << Che non ti salti in mente di sentirti in colpa, capito? E' la volta buona che mi arrabbio davvero... Non centri nulla. E' solo una stupida cicatrice... Non me ne importa assolutamente nulla, se è l'unica cosa che mi rimane dopo averti ritrovata viva, ok? Niente sensi di colpa. Anzi, sono contento di averla: mi ricorderà un altro dei miei errori, che non si deve ripetere >>.

Irina abbassò lo sguardo e annuì.

<< Avanti, finisci >> la invitò lui sorridendo, << Sei brava a fare l'infermiera, te lo ricordo... >>.

Irina sorrise leggermente e continuò il suo lavoro, sentendo lo sguardo di Xander su di lei, e cercando di non farsi distrarre. La sconcentrava quando la guardava in quel modo...

<< Finito >> disse, fissando la garza con un punto metallico, << Questa volta non ti farà male >>.

Xander la prese per il mento e la baciò all'improvviso, cogliendola alla sprovvista. La imprigionò in un qualcosa che era denso di passione, di desiderio...Decisamente diverso dalle altre volte.

Irina non oppose nessuna resistenza quando lui la spinse sul letto, fadecendola sdraiare, continuando a rimanere incollato alla sua bocca, il respiro che si faceva stranamente più pesante... Le sue mani si poggiarono sul suo petto, la cicatrice sotto le dita, la pelle calda e i muscoli tesi...

Xander si staccò un momento e le rivolse un'occhiata, le iridi azzurre più brillanti del solito. Irina aveva il respiro accelerato, una strana sensazione allo stomaco e il cuore che batteva a mille. Solo in quel momento di rese conto di essere sdraiata sotto di lui.

<< Ti devo qualcosa in cambio, per il servizio? >> ghignò lui.

Irina gli mise una mano dietro il collo e lo tirò giù, catturandolo di nuovo in un bacio che voleva dirgli di smettere di giocare...

La mano di Xander corse ai bottoni della sua camicetta, aprendoli uno dopo l'altro, in fretta. Gliela sfilò in un secondo, scoprendo la pelle chiara e ancora segnata di Irina. Le sue dita percorsero le costole, ancora troppo visibili, e arrivarono ad afferrarle i fianchi, delicatamente, per poi tornare su.

Poi, secco, improvviso, del tutto inaspettato, un dolore sordo arrivò al petto di Irina, un dolore che partì dalle sue costole ma arrivò dritto dritto al cuore. Un lampo, e tutto le tornò in mente troppo nitido, troppo straziante.

Lei... Lei e William.

Il suo cuore accelerò ancora, questa volta per paura. Ricordava troppo bene quella sensazione di terrore, di impotenza, di completa inerzia... Era un dolore sia fisico che mentale, un dolore che aveva paura di riprovare...

Xander si immobilizzò, le dita che erano arrivate al suo ombelico, l'espressione preoccupata.

<< Io... Io credo di non riuscirci... >> sussurrò Irina, in preda al panico.

Xander rimase a guardarla, gli occhi che brillavano, il respiro leggermente affannato. I muscoli delle spalle si sciolsero, il fiato che si faceva meno pesante.

Irina rimase paralizzata, in attesa. Forse non poteva chiedergli di fermarsi... Forse non poteva pretendere che si accontentasse di quello... In fondo, aveva cominciato lei.

Xander si mosse appena, e diventò serio.

<< Scusami... >> sussurrò Irina, << Lo so che... >>.

<< Sapevo che saremmo arrivati a questo punto >> disse lui, e sorrise, << Lo sapevo... Per questo avevo in mente di riportarti a casa, invece che farti venirequi. Non ti devi scusare: è colpa mia. Mi ero ripromesso di fare la persona seria >>.

<< Xander... Mi... Mi dispiace >> mormorò Irina, sentendosi una stupida, << Non credevo che sarebbe stato così... Che avessi paura di una cosa del genere... >>.

Si morse il labbro, trattenendo le lacrime. Era assolutamente senza speranze: perché non poteva essere una ragazza normale? Perché doveva sempre avere decine di stupidi problemi? Xander non era William... Non sarebbe stato uguale...

Eppure aveva paura lo stesso. Era una paura infondata, stupida, inutile, eppure non riusciva a togliersi dalla mente tutti i ricordi che aveva...

<< Irina >> disse Xander, << Ascoltami. Lo so è che presto, capito? Lo so che non posso chiederti una cosa del genere... Lo sapevo anche prima. Non farti strani complessi, ok? Sarei un bugiardo se negassi che mi piacerebbe davvero tantissimo fare l'amore con te, ma sono disposto ad aspettare, capito? Tutto il tempo che ti serve, tutto il tempo che vuoi... Niente forzature >>.

Sorrise a suggello di quelle parole, ma Irina continuò a sentirsi inadeguata. Lui la lasciò mettersi a sedere, guardandola cercare di trattenere le lacrime. Era frustrante, terribile, avere quella stupida paura... E lo era ancora di più sapere che Xander si ostinava a darle ragione.

Si fissò le mani, cercando di capire se si meritava davvero quella comprensione. Xander le prese il mento e la costrinse a guardarlo, un bel sorriso sul volto divertito.

<< Posso farti una domanda, piccola? >> chiese.

Irina annuì.

<< Sei mai stata a letto con qualcun altro, a parte... >> si fermò prima di pronunciare il nome di William.

Irina fece cenno di no con la testa. Anche in quello si confermava la solita bambina. Il sorriso di Xander si allargò ancora di più.

<< Mi fa piacere, lo sai? >> disse, << Davvero >>.

Irina lo guardò, e si aprì in un leggerissimo sorriso. Forse la stava prendendo in giro, ma non importava.

<< Sarò ancora più paziente, sai? >> scherzò lui, e le baciò il naso. << Almeno a dormire rimani? >>.

Irina annuì.

<< Mettiti questa, allora >> disse lui, porgendole la sua maglia, << Io non ti forzo, ma tu non forzare me, eh >>.

Irina sorrise e lui le fece una carezza, ridendo.

In fondo, aspettare non sarebbe stato così difficile. Aveva bisogno solo di un po' di tempo, di rimettere a posto qualche cosa in sè stessa, e poi tutto sarebbe tornato normale. Lei per prima. il tempo avrebbe guarito anche quella ferita, senza lasciare cicatrici. Non sarebbe stato facile, non sarebbe stato veloce, ma sarebbe tornata a essere Irina, quella che aveva lasciato morire il giorno in cui aveva deciso di diventare Fenice, il giorno in cui aveva smesso di essere una ragazza qualunque.


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