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Capitolo XXXV

Ore 18.20 – Barstow

William fissò Thile senza battere ciglio, gli occhi spalancati. Rimase paralizzato dov'era, la pistola ancora puntata su Irina, il dito sul grilletto.

<< Come è possibile? >> disse solo.

<< C'è un telefono vicino a noi che sta chiamando... >> rispose Thile, << Me ne sono accorto perché c'era un'interferenza... Qualcuno... Qualcuno ci hatraditi >>.

<< Spiegati >> ringhiò lo Scorpione.

<< Credo che qualcuno abbia utilizzato un cellulare per chiamare Went e abbia lasciato la telefonata aperta per consentirgli di trovarci >> disse velocemente Thile, << L'interferenza proviene da questa casa, quindi è stato uno di noi... >>.

William passò in rassegna tutti, l'espressione furiosa. Digrignò i denti, quasi aspettandosi che il colpevole si palesasse. Irina spalancò gli occhi, stupita, e guardò i presenti per capire chi potesse essere stato. Un altro tradimento era inconcepibile, per William.

Lo Scorpione abbassò la pistola e si avvicinò al tavolino. Trasse un paio di respiri come a volersi calmare, poi disse, a bassa voce: << Sono stufo di questa storia... Se doveva andare così, allora deciderò io come dovrà finire... >>.

Alzò lo sguardo su Irina, e ghignò malignamente. Poi si rivolse a Dimitri: << Went starà venendo qui, ora che sa dove ci troviamo... Lo sfido. Lo sfido e lo ammazzo. Gli vado incontro e lo faccio fuori. Nel frattempo preparatevi a scappare... Finché non torno, sei tu che dai gli ordini, chiaro? >>.

Il russo annuì in silenzio, poi gettò un'occhiata a Irina. William si abbassò di nuovo su di lei, ma questa volta non c'era dispiacere nei suoi occhi. Solo odio profondo.

<< Ti avevo offerto un'ultima possibilità, bambolina >> disse, e si rialzò. << Ho un piano ben preciso, ma se non dovessi tornare entro quattro ore, uccidetela >> aggiunse, rivolto a Dimitri.

<< William, ti prego, non lo fare! >> gridò Irina, << Lascialo stare! Uccidi me, piuttosto. E' per colpa mia che è andata così... >>.

Lo schiaffo dello Scorpione la zittì subito, lasciandola stordita. Era troppo per il suo corpo ormai esausto e per la sua anima lacerata.

<< Preoccupati per te stessa, puttana! >> le sibilò addosso, << Hai le ore contate come lui... Prega che non faccia male >>.

Irina lo guardò, le lacrime che le rigavano le guance ormai rosse. Sentì la disperazione sopraffarla all'idea che Xander stesse venendo a cercarli. Era l'unica cosa che gli aveva chiesto, l'unica speranza che aveva conservato: almeno lui doveva sopravvivere. Non importava che lei ci andasse di mezzo, visto che aveva sempre saputo che le cose sarebbero andate a finire in quel modo.

Xander non doveva morire, perché altrimenti lei sarebbe morta due volte.



Ore 18.30 – Los Angeles

Xander uscì dal garage, tirando le marce della Ferrari fino a sentire il motore ruggire al massimo. Imboccò la strada a tutta velocità, superando l'incrocio con il semaforo rosso, ignorando persino i suoni dei clacson.

<< Sto andando là >> disse, al telefono, << Voglio quell'elicottero il prima possibile sulla zona. Non possono scapparci di nuovo, perché non avremo altre possibilità... >>.

<< Vedrò cosa posso fare >> disse McDonall, << Sto richiamando le unità disponibili per farle convergere verso Barstow... >>.

<< D'accordo, ma fate il prima possibile >>.

<< Agente, ha idea di chi possa aver tradito Challagher? >> chiese McDonall.

<< No >> rispose Xander, << Ma potrebbe essere stato Fowler... Forse il suo tradimento era solo una copertura per arrivare davvero vicino a Challagher... Avrebbe senso, immagino. In ogni caso, lo scoprirò quando sarò lì >>.

Salutò il Vicepresidente e lanciò il telefono sul cruscotto, seguendo le indicazioni del navigatore, che segnava duecentocinquantadue chilometri alla meta. Imboccò l'autostrada e sentì il cellulare squillare di nuovo.

Questa volta era Challagher.

<< Ok, Went >> disse lo Scorpione, << Sei stato molto fortunato... Adesso, se non vuoi che succeda niente alla tua bambolina, ci troviamo al casello diVictorville, ok? Facciamo quella gara che avremmo dovuto fare mesi fa >>.

Al suono della sua voce, Xander sentì la rabbia montare. << D'accordo, Challagher. Sto arrivando >> disse solo.

Era così che doveva andare: solo loro due a regolare quella storia che era iniziata per una cosa e che finiva per una persona. La stessa che li aveva fatti incontrare, e la stessa che li aveva messi l'uno contro l'altro. Se battere Challagher sul suo stesso terreno era l'unico modo per riportare Irina a casa, avrebbe fatto anche quello.



Ore 19.00 – Barstow

Irina singhiozzò un'ultima volta, appoggiando la testa alla parete. Ogni volta che respirava aveva male al petto, oltre che al cuore. William l'aveva lasciata lì per terra, in mezzo al soggiorno, sotto lo sguardo dei suoi amici in modo che la controllassero a vista, le mani legate come se avesse qualche possibilità di scappare.

<< Finiscila di piangere, porca puttana... >> ringhiò Hanck, infastidito dalle sue lacrime. Sbuffò e poggiò i piedi sul tavolino, guardando Josh in cagnesco. Da quando William se n'era andato, tra loro era regnata un'atmosfera piuttosto tesa: chi fosse il traditore era destinato a fare una brutta fine, appena lo Scorpione avesse scoperto chi fosse.

Irina non gli diede retta, e continuò a singhiozzare, sempre più disperata. Ogni secondo che passava, William si avvicinava sempre di più a Xander...

Qualche minuto dopo, sprofondò nell'apatia, esausta e senza più nessuna forza. Smise si piangere e si lasciò andare su quel muro freddo e duro, sperando che saltasse tutto, che Xander in realtà stesse bluffando...

Dimitri rientrò nella stanza, lo sguardo gelido che percorse i presenti con singolare rabbia, per poi soffermarsi su di lei. Indugiò sul suo volto, tanto da spaventarla. Poi si voltò di scatto e guardò tutti gli altri.

<< Tenetevi pronti a partire in qualsiasi momento >> disse, distaccato, << Non dobbiamo lasciare nessuna traccia di noi, in questa casa, chiaro? >>.

Si sedette sul divano, mentre Hanck e Josh si guardarono tra di loro, a disagio.

<< Chi è che ci ha traditi? >> chiese Hanck.

Tutti gli sguardi si puntarono in automatico su Michael, seduto sulla sedia che fino a poco prima era stata occupata da Irina. Lui li guardò male.

<< Che cazzo volete da me? >> ringhiò, << Non sono mica così coglione... >>.

Irina abbassò il capo, disinteressata alla conversazione. Non le importava chi di loro avesse contribuito a dare una mano a Xander, perché voleva solo sparire e dimenticarsi di tutto. Non li ascoltò parlare tra di loro su un eventuale doppiogiochista, di come potevano fare per dirigersi il più velocemente all'aeroporto e scappare senza troppi problemi. Aveva un solo chiodo fisso che le impediva persino di perdere i sensi: Xander.

E se fosse morto? Cosa avrebbe fatto lei? Sarebbe impazzita di dolore, per poi fare la sua stessa fine... Oppure per dispetto William l'avrebbe lasciata in vita, prolungando a tempo indeterminato la sua agonia?

"Ti prego, Xander, vattene, scappa il più lontano possibile... Non voglio che tu muoia per colpa mia...".

William salì sulla Pagani Zonda nera, il sedile avvolgente che lo accolse alla perfezione. Infilò le chiavi nel nottolino con violenza, e premette la frizione.

Con un vero e proprio grido, il motore da seicento cavalli della Zonda si accese, inondando il garage con un rumore assordante. Solo a quel punto lo Scorpione riguadagnò un po' di calma.

Sorrise sentendo la pelle liscia del volante sotto le mani, le spie colorate accese sul cruscotto in carbonio. Amava quell'auto, la amava alla follia: era spropositata, cattiva, unica e spaventosa, esattamente come lui. Forse per quel motivo Irina l'aveva sempre odiata e ne aveva paura, proprio come chiunque se l'era ritrovata contro.

Accese i fari a led e fece retromarcia, il motore che sibilava al minimo della sua potenza. Uscì lentamente dal garage e si diresse verso l'autostrada, l'abitacolo invaso dal silenzio. In quell'auto fatta per correre non c'era nemmeno la radio.

Aveva desiderato decine di volte di usare la Zonda per far vedere a Went di che pasta era fatto. Nemmeno una Ferrari poteva fargli paura, nemmeno se si trattava della 458 Italia potenziata dello sbirro dell'F.B.I..

Gettò uno sguardo alle due pistole cariche e pronte a sparare che giacevano sull'altro sedile vuoto. Una era quella che aveva sottratto a Irina, la stessa che voleva utilizzare per ucciderla...

Strinse il volante rendendosi conto che non era riuscito ad ammazzarla. Come uno stupido era caduto di nuovo, aveva pregato di riuscire a trovare una scusa per non eliminarla... Era caduto così in basso da chiederle di amarlo anche per finta, piuttosto di saperla con lui...

Fece una smorfia. No, Irina doveva morire. Insieme a Went.

E se lui non era in grado di ucciderla, lo avrebbe fatto qualcun altro al posto suo.

Il russo, l'unica persona di cui si fidava veramente.



Ore 21.00 – Autostrada, Casello di Victorville

Xander fermò la Ferrari al casello deserto. L'unica persona che c'era era il casellante, che gli rivolse una occhiata incuriosita quando lo vide accostarsi poco prima dell'uscita, a lato della carreggiata. In effetti, in una cittadina così piccola come Victorville, non doveva vedersi molto spesso una Ferrari come la sua.

Controllò la spia del carburante per accertarsi di avere benzina a sufficienza, poi scese dall'auto e si guardò intorno. L'unico segno di vita erano i due lampioni accesi che illuminavano l'ingresso dell'autostrada. Un paio di anonime utilitarie scure entrarono e uscirono, rallentando solo per gettare una fugace occhiata alla macchina.

Challagher aveva intenzione di farlo aspettare, evidentemente. Le coordinate che erano segnate sul navigatore dicevano infatti che mancavano circa cinquanta chilometri alla meta, e sicuramente lo Scorpione non poteva metterci così tanto. Farlo attendere faceva parte della sua strategia, ma a Xander non faceva alcuna impressione.

Aveva la tentazione di andarsene e raggiungere direttamente Barstow, lasciando Challagher ad aspettarlo lì, ma sapeva che lo Scorpione aveva sicuramente studiato il suo piano, ed era meglio non rischiare. Doveva stare al gioco ancora un po', nella speranza di capire cosa avesse in testa. C'era la vita di Irina in mezzo, e le precauzioni non erano mai troppe.

Finalmente, mezz'ora dopo, iniziò a sentire il grido lacerante di un motore, e la Zonda spuntò all'ingresso dell'autostrada, i fari accesi nella notte. Bassa, nera e assolutamente estrema, Xander vide per la prima volta l'auto che aveva reso famoso lo Scorpione per la sua spietatezza. La sbarra del casello si alzò per farla passare, con l'addetto che sembrava avere gli occhi fuori dalle orbite. Quatta come un felino, la Zonda si fermò di fianco alla Ferrari.

Alla vista di Challagher, l'istinto di Xander gli gridò di prenderlo per il collo e sparargli, senza pensare alle conseguenze. Era intollerabile averlo davanti sapendo quello che era successo a Irina, vedere la sua espressione di trionfo e di derisione.

<< Buonasera Went >> disse serafico lo Scorpione, scendendo dall'auto con una pistola in mano.

Non aveva perso la sua solita baldanza, e Xander avrebbe tanto voluto riempirlo di botte. "Sta calmo" pensò, "Sta calmo... Niente colpi di testa, o finisce tutto a puttane...".

<< Hai finalmente avuto il coraggio di far vedere la tua faccia... >> ringhiò, estraendo anche lui la pistola. Non era stato così stupido da venire disarmato.

William ridacchiò. << E tu la tua, agente Went >> disse, << Sei pronto? Sfida secca: chi arriva prima al casello vince tutto >>.

Xander gli rivolse un'occhiata. << Le condizioni? >> disse, << Perché immagino che ci siano... >>.

William sorrise. << Infatti. I miei hanno l'ordine di uccidere Irina se non mi vedranno tornare entro le prossime due ore, e lo stesso vale se si vedranno arrivare gli sbirri a casa. Quindi, non provare ad arrestarmi o a fregarmi in qualunque modo, perché c'è in gioco la vita della tua cara Irina. Il minimo sgarroe non ti rimarrà che trovarle una tomba >>.

"Maledetto" pensò Xander. Aveva escogitato davvero un bel piano. Che lui avesse vinto o perso non cambiava: lo Scorpione aveva sempre la situazione in mano.

<< Di ai tuoi di non farsi vedere >> disse William, << Digli che non devono nemmeno avvicinarsi a quella casa, altrimenti la ragazza muore... Sono armati quanto voi, e decisamente più spietati >>.

Xander lo guardò: si stava divertendo come un matto a farli impazzire, e a far soffrire lui. Ma non aveva idea di quello che lui era in grado di fare quando perdeva la pazienza...

Prese il cellulare e chiamò Jess.

<< Jess >> disse, << Ascolta. Fai fermare tutte le unità. Finché non ricevete la mia chiamata, non fate assolutamente nulla. Dillo a McDonald: niente movimenti finché non vi do io il via libera >>.

<< Perché? >> fu la sola domanda di Jess.

<< Chiudo la partita >> rispose Xander, << E chi vince prende tutto>>.

Jess tacque un momento, poi disse: << Non fare cazzate, Xander. Non è facendoti ammazzare che la aiuterai... Cerca di essere prudente, ok? >>.

<< Certo >>.

Chiuse la telefonata e guardò Challagher, in piedi a pochi metri da lui, l'espressione divertita.

Era stato estremamente furbo. La gara gli serviva per impedirgli di arrivare a Irina, e lo costringeva a vedersela prima con lui. Era sicuro che la sua intenzione era quella di ammazzarlo alla prima occasione, e gli impediva di fare sul serio con la minaccia di uccidere Irina. A quel punto, vincere o perdere non aveva alcuna differenza: la situazione rimaneva sempre in mano allo Scorpione.

Risalì in macchina e lui e lo Scorpione si posizionarono davanti al casello, fianco a fianco. Dallo specchietto vide il casellante guardarli con aria preoccupata: doveva aver capito a cosa si trovava davanti, ma anche se chiamava la polizia nessuno sarebbe intervenuto. L'ordine di attendere lo aveva dato proprio lui.

Vide Challagher abbassare il finestrino, il cellulare in mano. Lo portò all'orecchio e disse: << Dimitri, se non mi vedi tornare entro un'ora e mezza, uccidi Irina, chiaro? Uccidila e digli che Went la raggiungerà il più presto possibile >>.

Xander strinse il volante, e attese che lui posasse il telefono sul sedile dell'auto.

<< Pronto, agente Went? >> chiese, sardonico.




Ore 21.40 – Barstow

Irina vide Dimitri chiudere il telefono cellulare, e poi lo gettò sul divano. Nessuno osò dire niente, perché tutti sapevano cosa stava per fare William.

Michael gettò un rapido sguardo al russo, poi tornò a fissare lei, come aveva fatto nella mezz'ora precedente. Irina lo aveva ignorato, troppo presa da se stessa per cogliere le sue occhiate languide.

<< Smettila di guardarla >> ordinò Dimitri all'improvviso, attirando l'attenzione di tutti.

Michael si voltò verso di lui. << Non accetto ordini da te, russo >> ribatté, scontroso, << Faccio quello che mi pare >>.

Dimitri sembrò arrabbiarsi, ma rimase gelido come sempre. << Continua a guardarla e ti pianto una pallottola in testa, chiaro? >> disse.

Michael si alzò di scatto. << Minaccia qualcun altro, russo... Immagino abbiate giocato un po' tutti con lei no? Tanto la dobbiamo ammazzare, posso anche approfittarne anche io, mi pare >>.

Negli occhi grigi di Dimitri passò una scintilla. Afferrò la pistola che teneva in tasca e si diresse verso Irina, sempre seduta per terra in un angolo del soggiorno.

<< Alzati >> disse.

Irina non si mosse, perché non né aveva l'intenzione né la forza. Lo guardò spaventata, accorgendosi che Dimitri era più turbato del solito. Il russo gettò un'occhiata a Michael, poi si abbassò e la tirò su di peso, trattenendola quando le gambe le cedettero. La prese rudemente in braccio e la portò verso la cucina.

<< Ehi, che stai facendo? >> chiese Hanck.

<< Sta zitto e fatti i cazzi tuoi >> ribatté Dimitri, chiudendosi la porta della cucina alle spalle.

Lasciò Irina sulla sedia, in preda al panico. Forse voleva ucciderla sul serio, questa volta. Forse voleva prendersi qualche rivincita su di lei...

Il russo le rivolse un'ultima occhiata, poi tirò fuori da un cassetto un paio di forbici. Si avvicinò, gli occhi di ghiaccio, e la aggirò con una strana espressione sul viso.

Un attimo dopo, Irina sentì i polsi più liberi, e si chiese se per caso stesse sognando. Il russo gettò a terra il nastro adesivo nero che William aveva usato per legarle le mani, poi la aggirò di nuovo e aprì il congelatore. Ne tirò fuori del ghiaccio che mise rapidamente in un sacchetto e che le porse.

Irina rimase a guardarlo senza capire, certa di aver perso qualcosa. Dimitri la fissò senza dire una parola, gli occhi grigi inespressivi.

<< Mettiteli sui polsi >> disse alla fine, quasi la considerasse un'idiota.

Irina prese il ghiaccio, titubante, aspettandosi una reazione violenta da un momento all'altro. Il russo si voltò di scatto, proprio mentre qualcuno entrava nella stanza.

<< Ehi! Che ti passa per la testa? >> chiese Michael, lo sguardo su Irina. Quando si accorse che aveva le mani slegate disse: << Perché l'hai liberata? >> domandò.

Dimitri tirò fuori un bicchiere, e mescolò qualcosa dentro, poi guardò Michael. << E' solo una ragazza... Hai paura che ti aggredisca? >>. Lo disse con un tono piuttosto sprezzante, come se volesse far capire a entrambi che valevano meno di zero, come aveva sempre pensato.

Irina appoggiò delicatamente il ghiaccio sui polsi ormai sanguinanti, senza capire cosa stesse succedendo. Michael continuava a guardarla con insistenza, gli occhi piantati su di lei.

<< Bevi questo >> disse Dimitri, secco, avvicinandole il bicchiere.

Irina lo guardò interrogativa e spaventata: non capiva cosa avesse in testa, ed era uno che le aveva sempre messo un po' di soggezione. William non l'aveva mai uccisa perché aveva un debole per lei, ma Dimitri l'aveva sempre detestata, e non si sarebbe fatto problemi a farle del male.

<< E' acqua e zucchero >> spiegò il russo, innervosito, << Bevi, prima di svenire completamente >>.

Irina prese il bicchiere, incerta. Dimitri aveva qualcosa che non andava, non era difficile capirlo. Annusò il contenuto e bevve un piccolo solo, sentendo il sapore dolce sulla lingua. Si accorse che il russo la stava fissando, lo sguardo che indugiava sul suo collo, il livido bluastro che pulsava dolorosamente.

Con un gesto secco girò il capo verso Michael, anche lui gli occhi puntati su di lei. I due si guardarono un'istante in completo silenzio, le espressioni minacciose. All'improvviso Dimitri afferrò la pistola e si avviò verso il soggiorno, continuando a fissare Michael.

<< Non la toccare, chiaro? >> lo minacciò, la voce bassa e roca, << Se ti avvicini ti ammazzo, ci siamo capiti? >>.

Irina posò il bicchiere ora vuoto e guardò il russo con tanto d'occhi. Era impazzito? Da quando gli interessava la sua incolumità? Anche Michael sembrava pensare la stessa cosa, perché spalancò gli occhi, ma non aggiunse nulla.

Dimitri ritornò un paio di minuti dopo, lo sguardo di ghiaccio e una maglia scura in mano. La porse a Irina e disse: << Mettitela >>.

La ragazza rimase di sasso. C'era qualcosa che davvero non quadrava... Prese titubante la maglia e continuò a guardare il russo, ma notò che i suoi occhi grigi evitarono i suoi. Le fece cenno di infilarsela, e si voltò verso la vetrata.

Irina lasciò che il maglione le ricadesse sulle spalle scoperte, troppo grande per lei e con inconfondibile profumo maschile addosso. Non capì il gesto di Dimitri, ne perché si stesse comportando in quello strano modo. Si rese solo conto che rappresentava un aiuto, in quella situazione.

<< Cosa significa? >> domandò all'improvviso Michael, facendo un cenno verso di lei, << Perché lo hai fatto? >>.

Dimitri si voltò verso di lui, lo sguardo truce. << William la vuole morta, ma non adesso >> rispose, << Vuole che la uccidiamo, ma non prima del tempo. E se lui torna qui e la trova morta quando non ci ha ancora chiesto di eliminarla, siamo noi ad essere finiti. Ti è chiaro, il discorso? >>.

Michael lo guardò, perplesso. E anche Irina, aiutata dallo zucchero, capì che il discorso del russo non era proprio corretto... Cosa significava tutto quello? Tanto la dovevano ammazzare, cosa serviva che rimasse viva ancora per un po'?! Le parole dello Scorpione erano state chiare: prima o poi l'avrebbero uccisa, cosa cambiava se prima o dopo?

<< Vattene di là con gli altri >> disse Dimitri, rivolto a Michael, << E non rientrare in questa stanza per nessun motivo. Tenetevi pronti a scappare, se è necessario >>.

Michael gli rivolse un'occhiataccia, ma obbedì e uscì. Irina rimase in silenzio, senza sapere bene cosa comportarsi. Si sentiva un po' meglio, ma aveva comunque paura.

<< Dimitri... >>.

Il russo le fece cenno di tacere, e si accese una sigaretta. Aspirò un paio di boccate e poi la guardò, in piedi, gli occhi grigi che continuavano a rimanere imperscrutabili. La squadrò come per valutare le sue condizioni, poi si appoggiò contro la parete.

<< Hai fame? >> chiese, la voce roca.

Irina rimase interdetta. << No... >> rispose solo, perché al momento la fame era l'unica cosa che non sentiva, anche se erano giorni che non mangiava un pasto come si deve.

Guardò di sottecchi il russo, pronta a una sua qualsiasi reazione. Doveva avere in mente qualche strano piano.

<< Perché... Perché mi hai slegato? >> chiese, la voce flebile.

<< Se preferisci che ti lego di nuovo, ti accontento >> ribatté Dimitri.

Irina tacque. Si guardò i polsi lacerati e sanguinanti, e poi gli gettò un'altra occhiata. Sembrava tranquillo. Voleva fargli qualche altra domanda, ma sapeva che il russo non era conosciuto per la pazienza. Oltretutto, stava ancora pensando che Xander stava rischiando la vita...

<< Hai fegato, Irina >> disse all'improvviso Dimitri.

Lei lo guardò. << Quanto tempo aspetterete prima di ammazzarmi? >> ringhiò.

Dimitri fece una smorfia. << Abbastanza da essere sicuro di doverti uccidere >> rispose.




Ore 21.45 – Autostrada, Casello di Victorville

L'autostrada per fortuna era deserta, ma con il buio la visibilità era scarsa. Xander guardò William dall'altra parte, il finestrino ancora abbassato, il sorriso sardonico che non aveva abbandonato il suo volto.

<< Dimmi Went >> disse, divertito, << Per cosa stai gareggiando? Per arrestare me, oppure per lei? Sono curioso... Glielo dirò, prima di ucciderla... Così saprà quanto è stata stupida a fidarsi di te, e a pensare che potessi fermarmi >>.

Xander sorrise, nascondendo tutta la rabbia che aveva in corpo. << E tu per cosa gareggi? >> ribatté, << Perché sei terrorizzato dall'idea che ti possa seguire per il resto dei tuoi giorni per farti patire le pene dell'inferno, o perché ti rode che per te Irina non abbia mai provato altro che disprezzo? >>.

Il sorriso sparì dal volto di Challagher. << Fottiti Went >> sibilò, << Non ho paura di te >>.

Xander gli rivolse un'occhiata di fuoco. << Allora non mi conosci abbastanza >> disse.

Con uno scatto bruciante, William partì senza attendere il via e prendendolo in contropiede. Lui lo seguì a ruota, premendo a fondo l'acceleratore e facendo schizzare avanti la Ferrari, il rombo del motore che invadeva l'abitacolo e gli pneumatici che fischiavano sull'asfalto.

In un attimo, si rese conto di quanto la Zonda fosse potente, e di quanto era stato bravo il meccanico che aveva modificato la Ferrari. Le due auto raggiunsero in una manciata di secondi una velocità incredibile, i motori che gridavano tutta la potenza dei loro cavalli. Erano nate per correre e lo sapevano dimostrare.

La Zonda superò a destra un'utilitaria grigia, e la Ferrari fece altrettanto a sinistra, evitando per un soffio la fiancata dell'auto. Si ritrovarono uno dietro l'altro, incolonnati per evitare una serie di grossi tir, illuminati a giorno dalle luci bianche e rosse ai lati.

Superata la colonna, Xander si affiancò allo Scorpione, accelerando e tentando il sorpasso. La Zonda però fece altrettanto, il muso nero che rimaneva a filo del suo, i fari che illuminavano la strada davani a loro.

Poi, senza preavviso, Challagher lo speronò tentando di mandarlo fuori strada. Si spostò appena in tempo per evitarlo e accelerò, sentendo la rabbia che montava. Era il segnale che aspettava per iniziare davvero a fare sul serio, per mostrare allo Scorpione che quando si incazzava era pericoloso quanto lui.

Sterzò e le fiancate delle auto strisciarono l'una contro l'altra mandando scintille. Si staccarono solo per evitare un'auto davanti a loro, poi tornarono a correre a velocità folle. La Ferrari toccò il posteriore della Zonda, cercando di mandarla in testa coda, ma Challagher riuscì a evitarlo e inchiodò, costringendolo a una manovra diversiva. Fianco a fianco, si lanciarono un'occhiata carica d'odio, poi fu Xander ad andargli addosso con tutta la violenza di cui era capace. Lo specchietto della Ferrari volò via in una nuvola di scintille.

Il piano dello Scorpione gli impediva qualsiasi mossa avventata, ma non per questo lui era disposto a lasciarlo vincere. Se voleva riportare a casa Irina, c'era una sola cosa che poteva e voleva fare: ucciderlo. Doveva portare a termine la gara prima del previsto, rendere Challagher inoffensivo e raggiungereBarstow in meno tempo possibile, altrimenti rischiava di non avere più possibilità di salvare Irina.

Era un piano avventato, ma era l'unica alternativa che aveva. Mettere a rischio la propria vita non era un problema, quando Irina lo aveva fatto diverse volte per lui. Era sempre stata più preoccupata per lui che per se stessa, e fare altrettanto era il minimo. E poi, aveva un motivo in più per voler rischiare così tanto: l'idea di non rivederla più era intollerabile, soprattutto quando era stato così stupido da metterla in quella situazione.

La Zonda si spostò a sinistra, stringendolo verso lo spartitraffico e sperando di farlo schiantare contro i piloni di cemento. Un paio di auto si spostaronorapidamente di lato, spaventante dallo loro velocità e aggressività.

Xander inchiodò, passò dietro alla Zonda e la superò a destra, tentando la stessa mossa. Ma dovette rinunciare, perché fu costretto a un repentino cambio di direzione dovuto a un furgone che viaggiava decisamente più lento di loro.

L'autostrada era discretamente trafficata, ma i pochi civili che viaggiavano rappresentavano un pericolo per entrambi, oltre che per se stessi. Xanderavrebbe cercato di evitare incidenti, ma non poteva dirsi lo stesso per lo Scorpione. Challagher aveva intenzione di ucciderlo, e per farlo non si sarebbe fattoalcuno scrupolo. Forse poteva provare a chiamare McDonall e chiedergli di far chiudere l'autostrada...

In quell'attimo di distrazione, Challagher ne approfittò per provare a spingerlo lungo la corsia di emergenza, senza riuscirci. Rapidissimo, sgusciò tra un paio di utilitarie e accelerò sperando di staccarlo, o forse con un piano ben congegnato in mente.

Xander gli rimase attaccato, continuando a vedere davanti a sé i fari rotondi della Zonda. Per quanto la Pagani andasse forte, la Ferrari non era da meno, e lui non aveva alcuna intenzione di rallentare. Se credeva di spaventarlo costringendolo a correre a quelle velocità, lo Scorpione si sbagliava di grosso. Se c'era una cosa di cui non aveva paura, era proprio quella di rischiare.

240, 260, 280, 300 km/h... In pochi attimi, le barriere laterali dell'autostrada si trasformarono in un'unica linea argentata, le luci delle altre auto nebulose e sfocate.

Era da folli correre a quella velocità in mezzo ai civili, ma entrambi avevano abbastanza esperienza da riuscire a evitare le altre auto, ed erano abbastanzafuori di testa per non rendersi conto del pericolo che stavano correndo.

Si affiancarono l'uno all'altro, approfittando del fatto che l'autostrada andava svuotandosi. Xander riuscì a vedere lo sguardo divertito dello Scorpione, le mani strette sul volante, un lieve ghigno sul volto. Lo stava incitando a continuare.

Xander premette ancora di più l'acceleratore, la lancetta del contagirini che si avvicinava inesorabilmente alla zona rossa, quella del tachimetro che superava i 300. Stava raggiungendo il limite, ma la Zonda sembrava averne più della Ferrari.

Un attimo dopo, Xander capì il piano dello Scorpione: portarlo ad una velocità estrema, per poi farlo sbandare e coinvolgerlo in un incidente che sarebbe risultato sicuramente mortale. Digrignò i denti e si spostò leggermente a destra, abbastanza distante da poter evitare una mossa repentina di Challagher.

Lo Scorpione capì che aveva intuito la sua idea, così rallentò leggermente e si avvicinò, quasi non volesse farsi vedere. Xander strinse il volante e lo superò con uno scatto repentino, portandosi a sinistra.

Qualcosa di nero gli sfrecciò di fianco, poi un piccolo furgoncino bianco sbandò di lato e perse il controllo. In un attimo, si ribaltò su se stesso proprio davanti alla Ferrari, mentre la Zonda si dileguava di lato.

Con una sterzata brusca, Xander riuscì a evitare il furgone, e guardò nello specchietto altre due auto inchiodare di colpo, dando il via a una serie di tamponamenti a catena. Riuscì appena a sentire i colpi di clacson, coperti dal motore della Ferrari.

Accelerò e raggiunse la Zonda. Un cartello giallo che dava indicazioni cadde a terra per lo spostamento d'aria, quando gli passarono di fianco a velocità assurda.

Challagher approfittò dello stupore di Xander per l'incidente, e lo strinse di lato, toccandogli la fiancata. Lo specchietto esterno si agganciò a ciò che rimaneva di quello della Ferrari, le scintille che volavano per terra dietro di loro.

Xander cercò di spostarsi, ma si ritrovò chiuso tra la Zonda e lo spartitraffico centrale dell'autostrada. Gettò un'occhiata a Challagher, divertito per il suo giochetto, e guardò avanti.

Lo specchietto sinistro cozzò contro lo spartitraffico, la fiancata che strisciava contro il cemento. Un istante dopo, Xander si accorse che proprio davanti a lui, a circa cinquecentro metri, segnalato da un grosso cartello giallo, c'era un restringimento della carreggiata... E lui ci stava andando proprio addosso.

Riuscì a cogliere il ghigno perverso che si dipinse sul volto di Challagher, quando si rese conto che aveva capito. Lo aveva imprigionato in quel modo per evitargli ogni via di fuga e farlo schiantare contro il pilone di cemento.

C'era solo un modo per uscire da quella situazione, e Xander lo individuò due secondi dopo, proprio alla sua sinistra: un'interruzione dello spartitraffico centrale, usata di solito durante i lavori lungo l'autostrada o per le emergenze e che collegava con la carreggiata di fianco, quella che andava nella direzione opposta.

"Adesso ti frego io, figlio di puttana".

Appena fu in vista dell'apertura, sterzò a sinistra e si infilò nella corsia opposta, a pochissimi metri dal pilone di cemento, lanciandosi dall'altra parte con la muta preghiera di non incrociare nessuno.

In un attimo, si ritrovò contromano e a folle velocità sulla corsia opposta dell'autostrada. Incrociò un paio di auto che proseguivano nella direzione opposta e che suonarono il clacson alla sua vista, ma per fortuna erano della corsia più esterna, fuori dalla sua portata.

Era la mossa più azzardata e pericolosa che Xander avesse mai fatto, e si se ne rese conto subito. Percorse altri cinquecento metri in contromano, gli occhi puntati avanti per evitare chiunque gli si fosse parato davanti.

Gli bastarono pochi secondi per arrivare alla seguente apertura dello spartitraffico, abbastanza per fargli venire in mente un'idea... Riuscì a vedere i fari della Zonda brillare dall'altra parte, proprio alla sua destra. Con un colpo brusco, infilò l'apertura dello spartitraffico e ritornò sulla corsia giusta, ritrovandosi di fianco Challagher.

Forse Challagher rimase sorpreso dalla sua mossa, perché non riuscì a evitare la Ferrari, quando Xander gli andò addosso, sperondandolo a tutta velocità nella fiancata.

La Zonda sbandò violentemente, gli pneumatici fischiarono sull'asfalto, le ruote che avevano perso la loro presa. Challagher non riuscì a riprendere il controllo, e schiacciò a fondo i freni nella speranza di fermarsi, ma sbandò ancora e si girò su se stessa. Pattinò per un centinaio di metri, girata in diagonale lungo la strada, il fumo che usciva dalle ruote bloccate, poi, con un fragoroso boato, andò a sbattere contro il guard-rail dell'autostrada.

Pezzi di carrozzeria e vetri volarono in aria, mentre la Zonda continuava la sua corsa senza controllo lungo il lato della strada, le lamiere che si piegavano per l'urto.

Xander inchiodò di colpo, mentre la Pagani nera si fermava con il muso distrutto e i vetri spaccati a un centinaio di metri da lui. La raggiunse, accendendo le quattro frecce per evitare che qualcuno potesse venirgli addosso, per poi guardare nello specchietto retrovisore: dietro di lui, la strada era vuota.

Fermò al Ferrari e scese di corsa, per vedere da vicino la scena. La Zonda era distrutta, il parabrezza completamente spaccato, l'alettone a qualche metro da loro. Gli airbag davanti, visibili per la mancanza del vetro, erano esplosi e occupavano gran parte degli interni. Il motore si era spento, e ora la Zonda giaceva silenziosa e innoqua a bordo strada.

All'improvviso, Challagher spalancò la porta e si trascinò fuori, ancora vivo ma malconcio, e si appoggiò all'auto, un profondo taglio sulla fronte che colava sangue. Barcollò, guardandosi intorno, sperduto.

Senza nemmeno dargli il tempo di riprendersi, Xander gli andò incontro e lo afferrò per il collo della maglia, spingendolo contro la fiancata della Zonda.

Challagher, stordito, si lasciò sbattere con violenza contro la sua auto, poi riguadagnò lucidità e cercò di colpirlo con un pugno. Xander lo schivò e lo colpì a sua volta, facendogli sanguinare il naso.

<< Figlio di puttana... >> mormorò, << Hai finito di fare il furbo con me... >>.

Lo sbattè contro il posteriore della Zonda, per poi lasciarlo cadere a terra con un gemito. Non gli interessava quanto sentisse male, né se stesse facendo la cosa giusta. Voleva sfogare su di lui tutta la rabbia che aveva provato fino a quel momento, tutto il dolore con cui aveva dovuto convivere per colpa sua.

Gli tirò un calcio, facendolo rotolare per qualche metro, poi lo costrinse a voltarsi a pancia in su, per vederlo in faccia. Gli mise un piede sul petto ed estrasse la pistola, puntandogliela dritta verso il cuore.

Challagher sputò un grumo di sangue, poi puntò gli occhi su di lui. Si guardarono in silenzio per un momento, poi disse: << Ammazzami Went, hai vinto >>.

Xander rimase immobile, l'arma puntata contro di lui, il cuore che batteva troppo forte e la rabbia pulsava forte nella sua testa. Lo voleva uccidere, lo voleva morto, dopo tutto quello che era successo.

Rimase fermo, fissando ciò che rimaneva dello Scorpione: l'aveva battuto, lo aveva scalzato dal suo trono di paura e lo aveva in pugno. Quello che aveva davanti non era nessuno, se non un criminale che ormai non aveva più alcuna possibilità di fuga. Alla fine, anche lui era caduto, era stato sconfitto. Nemmeno lo Scorpione era imbattibile.

"Avanti, ammazzalo... Uccidilo, non perdere tempo. Irina ti sta aspettando...".

C'era qualcosa, dentro Xander, che voleva la morte di Challagher. Una morte meritata, per tutti i crimini che aveva commesso; una morte che molti sierano augurati, e che lu stesso voleva. Era il modo migliore per chiudere quella storia...

Eppure, qualcosa gli diceva che non era necessario eliminare Challagher... Ora che lo aveva sconfitto, non rappresentava più un pericolo...

Ma aveva fatto del male a Irina... L'aveva tenuta prigioniera per anni, l'aveva terrorizzata, l'aveva violentata... Non poteva non fargliela pagare...

In un attimo, gli montò addosso tutta la rabbia che aveva sentito scorrere quando aveva capito qual'era il rapporto tra lo Scorpione e Irina, quando aveva scoperto quello che le aveva fatto. Il solo pensiero di sapere quelle mani sulla pelle delicata del corpo di Irina, quei muscoli che l'avevano costretta a qualcosa che non voleva, lo mandò in bestia.

Le aveva fatto qualcosa che non si poteva dimenticare... Non sarebbe stata mai più quella che era, perché lo sapeva che Irina si sarebbe portata nel cuore quel ricordo per sempre... L'aveva ferita, e quella ferita non si sarebbe mai rimarginata...

Solo che sapeva, sapeva come l'avrebbe pensata lei... Non era uccidendolo che avrebbe riportato tutto alla normalità... Non era uccidendolo, che Irina avrebbe dimenticato tutto...

Era stata lei a soffrire, a patire per tutto quel tempo... Era stata lei che aveva visto l'inizio di quella storia... Spettava a lei decidere cosa fare di Challagher, perché lei aveva patito quel dolore. Spettava a lei scegliere se lasciarlo vivere, oppure no.

Xander fissò Challagher, steso sotto il suo piede, il volto insanguinato. Anche in quella situazione non abbandonava la sua aria strafottente, anche nella sconfitta che non sapeva accettare e che non avrebbe mai accettato.

Abbassò l'arma e afferrò lo Scorpione per il colletto, per poi issarlo in piedi. Tirò fuori le manette e gli legò le mani, poi lo agganciò alla carcassa dellaZonda, in modo da impedire che fuggisse. Dopodiché si abbassò e lo guardò in faccia.

<< Perché non mi ammazzi, Went? >> chiese Challagher, un mezzo ghigno nonostante il sangue che gli colava dal naso. << Hai paura di farlo? >>.

<< Sarebbe troppo facile >> rispose Xander, gettandogli un'occhiata sprezzante. << Non sono io che devo decidere... >>.

Era la scelta migliore, lo sapeva. Era giusto che fosse Irina a decidere, che fosse lei a scegliere la fine dello Scorpione, quando lui aveva scelto la fine per lei.

Cercò il cellulare, con l'idea di costringere Challagher a telefonare al russo e ordinargli di non toccare Irina. Poi però si rese conto che sarebbe stato troppo facile: lo Scorpione non lo avrebbe mai lasciato vincere, e rischiava solo di peggiorare la situazione.

<< Prova a muoverti di qui, e sei finito >> lo minacciò Xander, << Chiaro? Verranno a prenderti, e ti consiglio di non opporre resistenza, se non vuoi passare altri guai >>.

Cercò il numero di McDonall, e guardò l'orologio: aveva ancora un'ora prima che il tempo scadesse e Irina venisse uccisa... Poteva farcela, bastava sbrigarsi...

<< Sono Went >> disse al telefono, << Ho preso Challagher. E' fermo lungo l'autostrada, al chilometro duecentoquartantacinque... Ci sono stati degli incidenti, bloccate le entrate finché non avete sgomberato tutto. Io vado a Barstow. Voglio tutte le unità lì, ma non intervenite finché non arrivo >>.

Senza nemmeno attendere che McDonall parlasse, chiuse la telefonata e si diresse verso la Ferrari.

<< Tanto non arriverai mai in tempo >> disse Challagher, la voce rauca, << Troverai solo il suo cadavere... >>.

Xander si voltò, per vedere sul volto insanguinato dello Scorpione un ghigno perverso. Era finito, eppure continuava a voler essere il più forte. Non era più nessuno, e il fatto che fosse lì seduto per terra, il volto deturpato e il sangue che colava sugli abiti, lo dimostrava: era pur sempre una persona, e non era invincibile, come tutti. Anche per quelli come lui, un giorno arrivava la fine.

Fece un passo verso Challagher, gli occhi di ghiaccio, l'espressione di puro disgusto sul viso.

<< Prega che riesca a ritrovarla viva, altrimenti torno qui e ti uccido per davvero >> disse, poi si voltò e salì sulla Ferrari, << E questa volta lo faccio >>.

Gettò un'occhiata al navigatore, poi sgommò e ripartì, diretto a Barstow.

"Sto arrivando, Irina. Sto venendo a prenderti".

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