Capitolo XXXIV
Ore 16.00 – XXX
William gettò il mozzicone della sigaretta oltre la vetrata, massaggiandosi il collo. Sentiva ancora i graffi sulla pelle pulsare dolorosi. Si sedette meglio sulla sedia e chiuse gli occhi per un momento. Aveva dormito un paio di ore, ed era abituato a passare le notti in bianco, ma questa volta Irina era stata particolarmente combattiva: quelli sulla spalla non erano gli unici graffi che le aveva lasciato.
Sentì qualcuno muoversi vicino a lui, e riaprì gli occhi per vedere di chi si trattava: era Dimitri, un bicchiere pieno di liquore in mano e l'espressione corrucciata.
<< Hai parlato con Sebastian? >> chiese, prendendo il pacchetto di sigarette dal tavolo e accendendosene una.
William chiuse di nuovo gli occhi, sentendo crescere l'irritazione. Gli aveva appena riportato alla mente la conversazione con il suo vero e unico meccanico, rimasto a Los Angeles per dirgli quello che stava succedendo e tenerlo aggiornato sulle mosse degli sbirri.
<< Certo che ho parlato con lui... >> borbottò, << Hanno sequestrato casa mia e tutte le auto in garage, come avevo previsto. E' stata una fortuna che abbia portato qui la Zonda per precauzione... >>.
Aveva sempre avuto quella casa, pronta in caso di bisogno. Riteneva che era meglio avere un luogo sicuro e anonimo in cui nascondersi, se le acque di Los Angeles fossero state troppo agitate. Portare lì la Zonda era stata una decisione presa solo qualche settimana prima: era l'unica auto che voleva veramente salvare, tra tutte quelle che possedeva, e non era certo di facile reperimento.
<< E poi? >> fece il russo, respirando una boccata di fumo, gli occhi grigi puntati sulle piante del giardino.
<< Stanno bloccando tutti gli aeroporti, e ci sono posti di blocco ovunque >> continuò William, sempre più irritato, << Ci sono problemi anche alle dogane: controllano tutti. Gli sbirri si stanno dando da fare... Anche mio padre sta cercando di nascondersi >>.
<< Hanno preso qualcun altro? >> domandò il russo.
<< A parte Whitman e O'Correll, hanno arrestato la Gonzalez e Kawashima >> disse William, appoggiando i piedi sul tavolo.
Notò l'occhiata che Dimitri gli rivolse, quando pronunciò il cognome di Vera, la numero sette. Forse pensava che fosse preoccupato per lei... Anche se lo conosceva abbastanza da sapere che l'aveva considerata solo un passatempo momentaneo.
Rimasero in silenzio, a sorseggiare in tutta tranquillità i loro drink, come se si trovassero in vacanza. Avevano sempre avuto entrambi un perfetto sangue freddo, e anche se la situazione li irritava, non si sarebbero lasciati prendere dal panico. Forse per quel motivo William si fidava di Dimitri.
La prima volta che si erano incontrati, ormai parecchi anni addietro, non facevano nemmeno parte della Black List. Il russo era un pilota che si era fatto le ossa in tutti gli Stati Uniti, e William il figlio del boss pronto a prendere il potere. All'inizio lo Scorpione aveva trovato Dimitri troppo freddo e sicuro di sé, ma quando poi si erano ritrovati a gareggiare assieme, avevano capito di poter fare grandi cose.
William gettò un'occhiata al russo, che fumava guardando fuori dalla vetrata, l'espressione corrucciata, gli occhi grigi gelidi. Sogghignò.
La gente lo aveva sempre trovato strano, e per certi versi anche lui faticava a capirlo, a volte. Soprattutto in fatto di ragazze... Girava voce che fosse gay, ma William sapeva benissimo che non era così: Dimitri aveva solo gusti davvero difficili, e in più sembrava considerare le donne come qualcosa di scarsa importanza. Se in tutti quegli anni lo Scorpione aveva perso il conto di quante ragazze erano passate nel suo letto, quelle di Dimitri si contavano sulle dita delle mani.
Non che la cosa gli desse fastidio, ma la trovava per certi versi buffa e curiosa: chissà cosa passava per la testa di quel russo dal cuore di ghiaccio. Sorrise ricordando quando, un giorno, gli aveva chiesto cosa pensava di Irina, e lui con un tono quasi scocciato gli aveva risposto solo che aveva dei bei lineamenti, considerandola per il resto piuttosto comune.
Sbuffò e si accorse di sentire di nuovo quella sensazione che provava sempre quando pensava a lei: insoddisfazione. Nonostante tutto, non era ancora contento di come erano andate le cose.
Cercò di scacciare il pensiero e si accese un'altra sigaretta, irritato.
<< Gli altri stanno ancora dormendo? >> chiese, per cercare di distrarsi.
<< Thile è sveglio, e Michael si sta guardando un film >> rispose Dimitri, << Gli altri sono svaccati come al solito >>.
Parlare di Fowler gli fece venire in mente una cosa. << Lo stai controllando? >> domandò.
<< Sì >> fu la laconica risposta del russo. << Hai intenzione di ucciderlo, vero? >> aggiunse, senza nessuna emozione.
William ghignò. << Non mi piacciono i doppiogiochisti >> rispose, << Soprattutto se sono degli sbirri. Appena non ci serve più ce ne liberiamo... Sinceramente avrei preferito portare Sebastian, al posto che lasciarlo a Los Angeles. E' sicuramente più utile di lui >>.
Dimitri gettò la sigaretta fumata solo a metà nel posacenere, e gli rivolse un'occhiata.
<< Lei dov'è? >> chiese, disinteressato.
<< L'ho chiusa nel bagno di sopra >> rispose William, calmo, << Credo stia dormendo, in questo momento... Oppure piangendo, che è più probabile >>. Ridacchiò e buttò giù un sorso dal suo bicchiere.
<< Che vuoi farne di lei? >> chiese il russo, senza guardarlo. La cosa lo stava toccando poco.
<< Per il momento rimane dov'è >> rispose William, << Mi serve per usarla contro Went. Finché sa che è con me, non farà niente di avventato. Quando saremo pronti a sparire definitivamente la uccido >>.
Quello era il suo piano. Tenerla viva finché gli fosse stata utile, e poi piantarle una bella pallottola in testa e liberarsi di lei. Smettere di provare quella sensazione di insoddisfazione e attrazione che provava nei suoi confronti.
Dimitri fece una smorfia, che per lui era quello che rappresentava un sorriso.
<< Pensavo la facessi fuori subito... >> disse, quasi divertito.
William gli rivolse un'occhiata. In effetti, aveva programmato di ucciderla quella mattina stessa, ma aveva rimandato tutto. Riteneva più utile tenerla in vita ancora per un po', e magari togliersi ancora qualche sfizio.
<< Hai fretta di trovare un posto per il suo cadavere? >> disse, il tono deridente.
<< Forse... Sai che non l'ho mai voluta tra noi >> disse il russo, << Voglio solo sapere per quanto tempo ancora dovremo sopportare i tuoi cedimenti con lei... E' piuttosto pesante sapere che la stai violentando nella stanza attigua. Oltretutto, hai tolto il sonno a tutti... C'era Fowler che sembrava voler partecipare alla cosa >>.
C'era un tono quasi d'accusa, nella sua voce. William si ritrovò a guardarlo con gli occhi ridotti a fessure, ricordando poi che il russo era l'unico da cui accettava le critiche. Anche perché era uno dei pochi che aveva il coraggio di fargliele.
<< Sai che aveva bisogno di una lezione >> ribatté, divertito, << Dì a Thile che tra qualche ora richiamo Went... Voglio proprio vedere la sua faccia >>.
Ore 14.00 – 18° Strada
Xander aggirò la Punto nera semidistrutta e abbandonata in mezzo alla strada, Simon Cohen che attendeva in silenzio in disparte. Le auto intasavano la carreggiata, rallentando, la gente che guardava incuriosita l'auto da corsa che bloccava il passaggio. Un segnale diceva che la corsia era bloccata, ma le persone continuavano ostinatamente a voler passare da quella parte.
<< Hai detto che sono andati verso l'autostrada? >> chiese Xander, osservando i segni neri lasciati sull'asfalto dagli pneumatici di diverse auto. << Che macchine avevano? >>.
<< Challagher la Revènton, il russo con la solita GT rossa e poi c'erano anche una Audi A3 grigia e una Aston Martin blu. Immagino fosseroHanck e Josh... >> rispose Simon, grattandosi la testa, << Però ho visto che si sono divisi, a un certo punto. Forse non volevano dare troppo nell'occhio... Ah, c'era anche una Mercedes SL...>>.
<< Una Lamborghini incidentata non può non dare nell'occhio >> disse Xander aprendo con cautela la porta della Punto e recuperando le chiavi, << Qualcuno li avrà sicuramente visti >>.
Tirò fuori il cellulare e digitò il numero di McDonall.
<< Sulla 18° c'è un'auto da portare via >> disse al Vicepresidente, << Una macchina italiana. Fatela trasportare in deposito: potrebbe tornarci utile... Ah proposito, avete avvertito il padre di Irina? >>.
<< Sì, agente >> rispose McDonall, << Abbiamo mandato alcuni poliziotti a casa sua per spiegargli la situazione. Naturalmente nemmeno lui sa dove possano essere andati... Poi è venuto da noi un certo Maximilian Dobson: credo si tratti del meccanico della ragazza. Gli abbiamo fornito qualche spiegazione, poi lo abbiamo mandato via... >>.
<< D'accordo, avete fatto bene. Gli telefonerò più tardi >>.
Xander lo salutò e poi guardò il nero. Stava pensando a come si sarebbe comportato se fosse stato Challagher, se avesse dovuto nascondersi dalla polizia. Cosa avrebbe fatto, se avesse avuto la polizia alle calcagna e una ragazza che non voleva rilasciare?
Sicuramente avrebbe cercato un posto tranquillo, e anche molto anonimo. Ma c'erano migliaia di posti tranquilli e anonimi a Los Angeles e fuori città.
Risalì sulla Ferrari e lasciò il tempo a Simon di fare lo stesso, poi accese il motore.
All'improvviso gli venne un'idea: se avevano preso l'autostrada, sicuramente erano passati dai caselli. E nei caselli c'erano sempre delle telecamere...
<< Forse ho un'idea >> mormorò, poi partì sgommando verso l'autostrada.
<< Cosa vuoi fare? >> chiese Simon.
<< Credo di poter capire la direzione che hanno preso. Devo parlare con i casellanti >> spiegò Xander. << E farmi dare le registrazioni delle videocamere di sicurezza... >>.
Ore 17.00 – XXX
Plick.
L'insistente gocciolio del lavandino era l'unico suono che rompeva il silenzio di quel bagno piastrellato di azzurro, la luce forte del pomeriggio che filtrava attraverso la tenda bianca appesa davanti alla finestra.
Irina sedeva per terra, la schiena appoggiata alla porta chiusa a chiave dall'esterno, le braccia raccolte attorno alle ginocchia. Respirava piano, pianissimo, cercando di controllare quella sensazione di panico che l'aveva dominata fino a pochi istanti prima. Singhiozzò un'ultima volta, poi scosse lentamente il capo per liberarsi del cerchio che sentiva pulsare intorno alla testa.
Aveva male dappertutto: le guance le bruciavano, un po' per gli schiaffi un po' per le lacrime salate, e sentiva lividi che presto si sarebbero anche fatti vedere. In più, aveva di nuovo la nausea.
Aveva pianto fino a poco prima, per disperazione e per paura. Credeva che William la uccidesse, una volta finito il suo gioco perverso, invece si era sbagliata. Lo Scorpione aveva deciso di prolungare ancora un po' la sua agonia, di lasciarla annegare nel dolore di sapere che Xander stava rischiando la vita.
Sperava davvero che lui riuscisse a trovarla, che venisse a prenderla, ma aveva anche paura di quello che il suo intervento comportava. Si sarebbe trovato faccia a faccia con William, e lei non voleva che accadesse: aveva il terrore che potesse andarci di mezzo. Sapeva che Xander era l'unico che poteva mettersi contro lo Scorpione, ma l'idea di poterlo perdere era mostruosa. Non poteva permettergli di farsi del male per colpa sua.
Distese lentamente le gambe, sentendo i muscoli rilassarsi, e si portò una mano al petto, sotto il seno. Premette in un punto preciso e le sfuggìun gemito: forse aveva una costola incrinata. William ci era andato pesante, questa volta.
Si alzò in piedi piano, cercando di non fare movimenti bruschi, e incontrò immediatamente la propria immagine riflessa nello specchio.
Aveva il visto arrossato, e lunghe strisce nere di mascara le solcavano le guance. Il top stracciato lasciava intravedere il reggiseno, e sul collo c'era una macchia giallastra che presto si sarebbe trasformata in un livido violaceo.
Aprì l'acqua del rubinetto e si bagnò i polsi che si stavano lacerando, poi si lavò la faccia, cercando di rimuovere tutto il trucco rimasto. Faceva tutto velocemente, come se avesse avuto fretta. Esattamente come faceva sempre, sentendosi macchiata dentro e fuori.
Guardò il suo riflesso, poi sentì le gambe cedere e si sedette sul bordo della vasca. Si tenne la testa, in preda alla spossatezza, cercando di controllare il respiro: più affannoso era, più risultava doloroso.
Si sentì scivolare per terra, la testa che girava, troppo debole per tenersi in piedi. Non mangiava ne beveva da ore, e sentiva ogni parte del corpo dolere. Il suo fisico martoriato era arrivato al limite.
"Dai Irina, sei viva, ed è già molto... Non lasciarti andare".
Cercò di rialzarsi di nuovo, ma lasciò perdere quando si rese conto che non ci sarebbe riuscita. Chiuse gli occhi, cercando di ritrovare qualche energia, ma non ne aveva. Le ultime che le erano rimaste le aveva usate per lottare contro William, ed erano finite subito anche quelle.
Sentì dei passi avvicinarsi, poi la porta venne aperta, senza che lei avesse la forza e la voglia di riaprire gli occhi e vedere di chi si trattava. Preferiva rimanere nell'apatia, così ogni sensazione dolorosa sarebbe sparita... Ogni preoccupazione si sarebbe dissolta...
<< Hai finito di piangere? >> domandò William, il tono deridente.
Irina non rispose. Si lasciò afferrare per le spalle e trascinare per le scale, senza nemmeno capire bene dove stesse andando. Quando ritrovò la forza di riprendere possesso del suo corpo, si accorse di essere seduta su una sedia, in soggiorno, le mani di nuovo legate dietro la schiena. Gli sguardi di Hanck, Josh, Thile, Michael e Dimitri erano puntati su di lei, quasi le stessero facendo una radiografia.
Non si soffermò a chiedersi cosa stessero pensando, né perché la guardassero in quel modo. Vide solo il computer portatile appoggiato sul tavolo, e William che sceglieva una delle pistole appoggiate sul ripiano.
<< Telefona a Went >> disse solo, dandole le spalle.
Ore 17.30 – Los Angeles, Stazione di Polizia Federale
<< Ok, riproviamoci >> disse Jess, guardando il monitor del pc portatile che aveva davanti, << Non so se otterremo qualche risultato, e soprattutto dobbiamo sperare che la comunicazione duri abbastanza da rintracciarli... >>.
Xander guardò l'amico informatico, l'espressione corrucciata. Dubitava che riuscisse a rintracciare Challagher, ma Jess diceva di aver trovato un programma abbastanza potente da poter risalire al mittente delle telefonate via Internet: l'unico problema era che era molto lento, e per ottenere qualche informazione era necessario che la comunicazione fosse piuttosto lunga.
In ogni caso, era più fiducioso di prima. Le sue ricerche avevano dato buoni risultati: era riuscito a ricostruire i movimenti della LamborghiniRevénton per un discreto pezzo di strada, e aveva scoperto in quale direzione in realtà si era mossa: al posto di dirigersi a Nord, come aveva dapprima pensato, Challagher si era diretto a Est, e aveva toccato una piccola cittadina di nome Victorville. C'erano ampie possibilità che sitrovasse nei dintorni.
Guardò l'orologio. Simon si stava occupando di reperire tutti i video delle telecamere di sorveglianza dei caselli attorno, nella speranza di scoprire se avesse veramente abbandonato lì l'autostrada o se invece avesse proseguito.
Cercò di calmarsi, in vista della nuova telefonata di Challagher. Sapeva che sarebbe stata sicuramente peggiore della prima, ma sapeva anche che doveva cercare di prolungare il più a lungo possibile la comunicazione, per fare in modo che Jess riuscisse a trovarli. Dipendeva tutto da lui, dalla sua capacità di sopportazione ormai arrivata al limite.
All'improvviso, il display del pc lampeggiò per un istante, e l'informatico di preparò per fare il suo lavoro. Traendo un respiro profondo,Xander premette il tasto di risposta e attese che le immagini comparissero sul monitor.
Di nuovo scura e leggermente sgranata, la figura di William Challagher apparse in tutta la sua baldanza. Lo Scorpione stiracchiò il collo e sorrise malignamente.
<< Passato una buona mattinata, agente Went? >> chiese, appoggiando la pistola con falsa noncuranza sul tavolo.
<< Ce ne sono state di migliori >> ribatté Xander, una smorfia sul volto.
<< La mia invece è stata assolutamente appagante >> rispose Challagher, portandosi le mani dietro il collo, << Piena di soddisfazioni... Come procedono le tue ricerche? >>.
<< Credi davvero che non possa trovarti? >> chiese Xander, incrociando le braccia e ghignando.
"Hai fatto male i conti, figlio di puttana... L'unico modo che hai per sparire realmente è morire".
<< Questione di punti di vista >> disse Challagher, poi aggiunse: << Hai pensato alla mia proposta? >>.
<< Fammela vedere >> ribatté Xander, gelido.
<< D'accordo... Ma non sarà un bello spettacolo, forse >>.
La frase di Challagher gli fece gelare il sangue nelle vene, ma quando vide il volto di Irina dall'altra parte, gli occhi chiusi ma il respiro regolare, si sentì ancora peggio. Era troppo diversa dall'ultima volta che l'aveva vista, poche ore prima.
Aveva il viso pallidissimo, le guance rosse e i capelli bagnati. Ombre scure le incorniciavano gli occhi non più truccati di nero, e sul collo sottile c'era un grosso livido viola. Il top stracciato lasciava intravedere il petto che si alzava e si abbassava lentamente, il respiro lento e troppo controllato.
Xander sentì lo stomaco attorcigliarsi, la mano afferrare la pistola quasi potesse sperare di riuscire a sparare a Challagher anche attraverso lo schermo. Lo sapeva cos'era successo, lo sapeva e voleva ammazzare lo Scorpione.
Irina aprì gli occhi, e fissò per un istante il monitor, lo sguardo leggermente appannato. Sbatté più volte le palpebre, poi guardò Challagher, come se si aspettasse una sorta di spiegazione.
Xander non riuscì a staccare gli occhi da quella vista, troppo angosciato per poter dire qualcosa. Fu come rivivere quella sera nel bagno di casa sua, quando l'aveva trovata seduta per terra, in lacrime... Quella volta aveva potuto toccarla, consolarla, abbracciarla... Ora poteva solo lasciare che soffrisse da sola, troppo lontana da lui...
"Parlami, piccola. Ti prego, dì qualcosa... Dimmi che sei ancora viva...".
Irina era viva, il suo cuore batteva ancora, ma era la sua anima che rischiava di non sopravvivere. Troppe volte aveva sofferto sola, in silenzio, troppe volte si era lasciata abbattere... Forse non aveva più le forze per rialzarsi, per ricominciare... I suoi occhi lo dicevano: non aveva più speranza, si stava lasciando morire... Era di nuovo da sola, perché lui l'aveva abbandonata...
<< Irina... >>.
La ragazza sembrò riscuotersi. Deglutì una volta, poi disse, la voce flebile: << Xander... Non voglio che mi vieni a cercare, hai capito? >>.
Challagher si inserì nel suo campo visivo, deliziato da quella situazione. Si stava divertendo a far soffrire entrambi.
<< Visto? Te lo sta chiedendo... Smettila di cercarmi >> disse, << Nemmeno lei ti vuole da queste parti... >>.
<< Ti ucciderà, Xander! >> gridò Irina, disperata, << Ti ucciderà! Ci ucciderà tutti e due, lo capisci? Non mi interessa se ammazza me, ma tu non devi morire... >>.
Xander guardò l'espressione spaventata di Irina, gli occhi che lo imploravano di smettere di cercarli. Non era per se stessa che aveva paura, aveva paura per lui... Ma lui non poteva lasciarla lì, e non gli interessava di correre rischi...
<< Ti vengo a prendere, te lo prometto, Irina >> disse, << Ti vengo a prendere, ok? >>.
<< No! >> protestò lei, << No, Xander! Ti prego, non lo fare... >>.
Challagher si mise davanti allo schermo, coprendo la ragazza. Sorrise malignamente.
<< La scelta mi sembra chiara, Went >> disse, << E' morta, se continui per la tua strada... Sei pronto per trovare il suo cadavere? >>.
Xander digrignò i denti, e gettò un fugace sguardo verso Jess. Non sapeva di quanto tempo aveva ancora bisogno.
<< Dimmi, Challagher... Se sei così sicuro che non ti possa trovare, perché mi stai chiedendo di non cercarti? >> disse.
<< Perché mi piace giocare, Went >> rispose lui, ghignando, << Mi piace vedere il tuo sguardo, mi piace l'idea che stai impazzendo... Voglio farti sentire cosa significa essere impotenti. Irina è mia, e tu non puoi fare niente per cambiare le cose. Irina è mia e lo rimarrà >>.
Qualcosa in quella frase fece capire a Xander che William non era ancora disposto ad uccidere Irina. Stava cercando di convincere tutti che erapronto a farlo, ma in realtà quella doveva essere la sua ultima spiaggia... Continuava a dipendere da lei, e non lo voleva ammettere.
<< Ti ho già trovato, Challagher >> disse Xander, << So dove sei >>.
Era un bluff vero e proprio, ma voleva dimostrare che anche lui era disposto a tutto. Lo Scorpione non gli avrebbe creduto, e proprio per questo si sarebbe sentito più sicuro... Avrebbe sbagliato, prima o poi...
<< E quando ti avrò tra le mani, ti castrerò come un cane... Ti piace l'idea? >>.
Challagher ridacchiò. << D'accordo, agente >> disse, << Allora ti aspetterò... In fondo, qui non ho molto da fare, se non scoparmi la nostra cara bambolina. Sai che c'è un sacco di gente che vorrebbe partecipare? Per il momento ci siamo limitati a noi due... Non sembra apprezzare molto le cose in gruppo... >>.
Xander sentì la rabbia montare. Chiunque avesse osato anche solo sfiorare Irina avrebbe poi dovuto vedersela con lui. Anche se era lontano chilometri e non sapeva dove fossero.
<< Sta attento a ciò che fai, Challagher >> ringhiò, << Tu e i tuoi amici. Quando non ci sarà più uno schermo a dividerci, non farete più tanto gli sbruffoni. Vi dimostrerete i conigli che siete e sarete sempre >>.
<< Stiamo divagando, Went >> disse lo Scorpione, fingendosi annoiato, << Non hai ancora risposto alla mia domanda: smetterai di cercarci, oppure no? >>.
<< No >>.
Era un rischio, ma qualcosa gli diceva che Challagher non l'avrebbe uccisa. Perlomeno non ancora. Avrebbe continuato a giocare finché non si fosse sentito davvero in pericolo, e per il momento era tranquillo...
<< Perfetto, agente >> disse, << Ti indicherò dove trovare il suo corpo >>.
Chiuse di scatto il monitor del pc, e Xander rimase inchiodato dov'era. Sentì Jess imprecare. La telefonata era durata troppo poco.
Forse aveva esagerato, forse era stato avventato, ma il suo istinto gli aveva detto di fare così, e lui era deciso a seguirlo. Si alzò di scatto e uscì dall'ufficio.
Ore 17.45 – XXX
Irina sentì William chiudere di scatto il monitor del portatile, come in preda a un attacco d'ira. Lo vide voltarsi verso di lei e fissarla con occhi di fuoco, per poi imprecare.
<< Continuerà a cercarci >> disse Dimitri, freddo, << Non te lo aspettavi, vero? >>.
Michael passò lo sguardo prima sul russo e poi su William, per poi fermarlo su Irina. Aveva un che di famelico.
William gettò malamente la pistola sul tavolo, ringhiando. Le cose non stavano andando come voleva lui, evidentemente. Fece qualche passo avanti e indietro, cercando di controllarsi.
<< 'Sta zitto >> sibilò, << Tanto non ci trova... >>.
Irina riuscì a cogliere l'espressione preoccupata dello Scorpione, ma sentì la testa pesante. Stava male, e aveva paura, ma voleva continuare a sentire cosa si sarebbero detti. Non voleva sprofondare nel buio proprio in quel momento.
<< Sei stato un'idiota >> disse Dimitri, << Ti avevo detto di non giocare, cazzo... >>.
William incassò l'insulto rivolgendogli una smorfia. << Allora ce ne andiamo >> disse, << Ce ne andiamo, e anche se ci trova lo ammazzo >>.
Irina sentì il sangue gelarsi.
<< E dove andiamo, eh? >> chiese Dimitri, il tono arrabbiato, << Lo sai meglio di me che ci sono posti di blocco ovunque, e che l'unico aereo che può portarci abbastanza lontano parte domani... >>.
William e il russo si guardarono in faccia, le espressioni furiose. Irina non li aveva mai visti parlarsi in quel modo.
<< Ti ho detto che tanto non ci può trovare >> ringhiò lo Scorpione.
Dimitri gli gettò un'occhiataccia. << Tanto è colpa tua >> disse, indicandolo, << Sei stato uno stupido. Tutto questo solo per una ragazza... >>.
William si voltò verso di lui, gli occhi spalancati. Dimitri lo aveva appena fatto arrabbiare veramente. Afferrò la pistola, poi guardò tutti i presenti.
<< D'accordo... >> mormorò, togliendo la sicura all'arma, << D'accordo... Allora la ammazzo >>.
Irina puntò lo sguardo su di lui, ma stava troppo male per avere paura. I presenti guardarono William, che fissava Dimitri senza battere ciglio. Michael e Hanck si scambiarono uno sguardo preoccupato.
<< Uscite >> disse lo Scorpione, << Uscite tutti, immediatamente >>.
Thile fu il primo a lasciare la stanza, portandosi dietro il pc portatile, seguito poi da Josh e da Hanck. Michael e il russo, invece, rimasero fermi dov'erano.
<< Uscite >> ripeté William tra i denti.
Michael gettò uno sguardo a Dimitri, poi si voltò e uscì dalla stanza. Il russo fece una smorfia, come se la situazione fosse ridicola.
<< E' un po' tardi, non trovi? >> disse, << Avresti dovuto farlo molto tempo fa >>.
William digrignò i denti, innervosito. << Non eri tu a volerla morta? >> ribatté, agitando la pistola.
Dimitri si strinse nelle spalle. << Fa quello che vuoi >> disse solo, e uscì dalla stanza, lasciandoli completamente soli.
Appena la porta si chiuse, Irina tornò a guardare William. Lo Scorpione scosse il capo nervoso, quasi volesse rispondere al russo ma non ne avesse la voglia. Le gettò un'occhiata, e si sedette sul divano, la pistola ancora in mano. Sbuffò, mettendosi comodo sul divano.
<< Non avevo idea che finisse in questo modo... >> disse, come se si trattasse di una normale conversazione.
Irina rimase in silenzio, guardando lo Scorpione senza capire. Continuava a rimanere strano.
Lui si lasciò andare a un sorriso amaro, fissando la pistola come se fosse qualcosa che lo disgustava.
<< Sai una cosa? >> disse, << Forse sarebbe stato più semplice non lasciarti entrare nel nostro giro... Forse sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai incontrati >>.
Irina lo fissò, cercando di capire quale significato recondito avessero le sue parole.
<< Non pensavo che le cose sarebbero andate in questo modo, che riuscissi addirittura a rendermi così stupido... >> continuò William, misto tra il divertito e l'amareggiato, << Mi dispiace solo che tu continui a pensare che io non abbia un cuore >>.
Irina continuò a guardarlo, senza aggiungere niente. Voleva continuare ad ascoltare cosa avesse da dire, prima di farla fuori. Fino a punto fosse arrivato il suo livello di pazzia...
<< Io ce l'ho un cuore, Irina >> disse lo Scorpione, puntando gli occhi verdi nei suoi, << E sei stata tu a tirarmelo fuori, a farmelo scoprire... Sei stata tu con il tuo odio a farmi ammettere di averlo... A farmi cadere come uno stupido idiota... Sei diventata il mio punto debole, ma continuo ad amarti comunque >>.
Irina capì che William non era mai stato così sincero: per la prima volta la stava guardando con gli occhi di un ragazzo, e non dello Scorpione. Si ritrovò a voler continuare a sentire cosa avesse da dire, per capire il perché dei suoi comportamenti... Per capire chi fosse in realtà... Se qualcosa di umano era rimasto in lui.
<< Se mi amassi veramente, non mi avresti mai... >> disse lei piano, e le parole le morirono in gola.
William scosse il capo e guardò per terra. << Cazzo Irina, non lo sapevo... Non l'avevo capito. Ti volevo e basta... Credevo solo che fosse una cosa passeggera, ma quando ho capito che c'era anche Went, di mezzo... >>. Fece una pausa, come per trovare le parole giuste. << Ti giuro, non me ne sarebbe fregato un cazzo, se non ti si fosse avvicinato... Mi sarei limitato a sbatterlo fuori il prima possibile... Volevo esattamente quello che stavi dando a lui, lo capisci? >>.
Irina rimase senza parole, di fronte a quella sorta di dichiarazione del tutto inaspettata. William stava davvero dicendo la verità, stava davvero ammettendo che l'amava. E voleva con tutto il cuore che lei ricambiasse.
<< L'ho capito quando è arrivato qui >> spiegò lo Scorpione, << L'ho capito quando ho visto come vi guardavate... Non volevo solo il tuo corpo, volevo anche il tuo cuore, cazzo... Volevo sentirti dire che mi amavi, che in qualche modo dipendevi da me... >>.
In quel momento, William le sembrò un ragazzino, un ragazzino che confessa la sua prima cotta quasi con timore e rabbia. Quasi si vergognasse a mostrare ciò che era veramente, ciò che bramava... Persino lui non capiva perché si comportava così.
<< Perché me lo stai dicendo, William? >> chiese lei, a voce bassa.
Lo Scorpione puntò di nuovo gli occhi su di lei. << Perché a qualcuno dovevo dirlo >> rispose, << Tanto vale che te lo dicessi >>.
Questa volta non era stato sincero; stava mentendo. Aveva un altro motivo che non voleva rivelare.
Si alzò di scatto e le si parò davanti, la pistola in mano, l'espressione imperscrutabile.
<< Perché mi hai tradito? >> domandò, tornando a essere il pezzo di ghiaccio che era sempre stato.
<< Perché voglio che tu smetta di uccidere la gente e dettare le tue regole >> rispose Irina.
<< Ed eri anche disposta ad ammazzarmi, vero? >>.
<< Se fosse stato necessario, sì >>.
Era inutile mentire, visto che ormai il suo destino era segnato. E poi, erano tutte cose che lo Scorpione sapeva già: non poteva farlo arrabbiare più di quanto non aveva già fatto.
William alzò la mano che impugnava l'arma, e le puntò la pistola alla tempia. Il metallo gelido toccò contro la sua pelle accaldata, provocandole un brivido.
In un attimo, il cuore di Irina balzò a mille. Era stata avventata, incosciente, ma aveva paura di morire. Non voleva lasciare niente e nessuno, anche se aveva molto poco di buono nella sua vita. Moriva senza nemmeno essere riuscita a farlo arrestare...
Chiuse gli occhi, il fiato corto, il petto che si abbassava e si alzava velocemente. Avrebbe dovuto fare i conti con il proprio operato? Si sarebbe ritrovata a percorrere in un lampo tutta la sua misera esistenza? Era di quello che aveva più paura: di rivedere la sua vita e rendersi conto di non aver fatto niente di buono, di aver lasciato dietro di sé solo errori.
<< Hai paura, Irina? >> fu la sola domanda che le arrivò alle orecchie. Una domanda non deridente, ma seria, quasi spaventata.
<< Tu cosa risponderesti? >>.
Nel silenzio della stanza, Irina riuscì a sentire il rumore metallico della sicura che veniva tolta. Trasse un respiro, sperando che almeno non facesse male, ma le scappò comunque un singhiozzo. Un singhiozzo al pensiero di non poter più vedere Xander.
Passò un istante, poi un altro ancora. William esitava... Oppure voleva solo prolungare la sua sofferenza, quell'attesa interminabile che la stava logorando. Irina si ritrovò a pregare per premesse in fretta quel grilletto.
<< Ammazzami >> sussurrò alla fine, esasperata, le palpebre ancora abbassate.
William si mosse, e lei sentì strisciare qualcosa contro le sue ginocchia. Riaprì gli occhi, per scoprire che si era inginocchiato, lo sguardo puntato nel suo, la pistola a pochi millimetri dalla sua tempia.
La prese per il mento, l'espressione seria, decisa, sicura, e si guardarono un istante. Voleva vederla morire, voleva vedere i suoi occhi spegnersi per sempre...
<< Io ti devo uccidere, Irina >> disse lo Scorpione, << Ma non ti voglio morta >>.
Ore 18.00 – Los Angeles, Stazione di Polizia Federale
Xander gettò un'occhiata a Jess, abbattuto. La telefonata non era stata abbastanza lunga da permettergli di rintracciarli... E Irina continuava a rimanere sola, in pericolo.
<< Non fa niente >> disse Xander, cercando di non far sentire in colpa l'informatico, << Non dipendeva da te... Mi sono lasciato prendere... >>.
Guardò il monitor spento e sospirò. In ogni caso, non avrebbe abbandonato. Non aveva ancora una precisa pozione, ma sapeva dove si era diretto Challagher. Ci sarebbe voluto più tempo del previsto, ma li avrebbe comunque trovati.
Poteva chiedere il supporto di un elicottero... Poteva chiedere di sorvolare l'area, e bloccarla, in modo da evitargli ogni fuga...
Si alzò, per dirigersi da McDonall. In quell'istante, però, sentì il suo cellulare squillare. Per un momento pensò di ignorarlo, visto che aveva cose più importanti da fare, così si limitò a guardare chi fosse.
Sul display illuminato, c'era un numero che non poteva non riconoscere... Un numero che aveva cancellato dalla sua rubrica perché non serviva più, ma che conosceva a memoria... Un numero che non doveva più esistere, perché il cellulare che lo utilizzava era stato distrutto...
Il vecchio numero di Irina.
Il vecchio numero di Irina lo stava chiamando.
Ore 18.05 – XXX
William guardò Irina come se la vedesse per la prima volta, come se non volesse perdere un solo suo minimo dettaglio. Accarezzò con il pollice il profilo del suo mento, l'espressione combattuta. La pistola era ormai appoggiata sulle sue gambe, per il momento inoffensiva.
<< Non ti voglio uccidere, Irina >> sussurrò, << Non lo voglio fare... >>.
<< Lo hai detto tu che devi... >> disse lei, confusa e sempre più spaventata.
<< Devo farlo perché sei pericolosa per me, bambolina >> disse William, il tono amareggiato, << Non posso lasciarti vivere, se continui a essere il mio punto debole, lo capisci questo? >>.
<< Allora uccidimi, cazzo! >> gridò Irina, con le lacrime agli occhi, << Smettila di farmi aspettare così tanto! >>.
Aveva paura, e continuare a indugiare la terrorizzava ancora di più che la morte in sé. Voleva finirla, oppure rischiava di impazzire...
Sentì le lacrime scendere sulle guancie, la testa farsi pesante... William le prese il volto tra le mani e lo portò vicino al suo.
<< Ascoltami >> disse, e lo fece come se implorasse, << Ascoltami... Non voglio ucciderti, Irina. Devi solo dirmi cosa vuoi che faccia... Dimmicosa vuoi che faccia affinché tu mi ami... Dimmelo e ti porto via con me... >>.
Irina non riuscì a combattere contro le lacrime che ormai le colavano dagli occhi, non riuscì nemmeno a guardarlo in faccia. Ancora qualche minuto, e sarebbe sprofondata nell'oscurità.
<< Avanti, Irina, dimmi cosa vuoi... >> continuò William, << Posso darti qualunque cosa... L'unica cosa che ti chiedo è di non tradirmi... Dammi una scusa per non doverti uccidere... >>.
Irina sentì il mondo crollarle addosso, la terra sbriciolarsi sotto i suoi piedi già tremanti. Non poteva chiederle una cosa del genere... Le stava dando la possibilità di salvarsi la vita, e il prezzo era fingere... Fingere di amarlo, fingere di essere sua con la testa e con il corpo... Fingere di provare qualcosa per lui...
Per quanto lo odiasse, per quanto avesse detestato la sua voce, le sue mani, il suo modo di fare, non sarebbe stata in grado di infliggergli quella condanna... Nemmeno lui meritava quell'illusione, anche se le aveva fatto del male... Non sarebbe stata in grado di fingere su quello, anche se aveva sempre finto quando si trattava della sua vita... Della sua, non di quella degli altri.
Scoppiò a piangere, sentendo le mani calde di William sulle sue guance, i suoi occhi verdi puntati nei suoi, più umano di quanto lo aveva mai ricordato...
<< Qualsiasi cosa, Irina >> disse, << Qualsiasi cosa... >>.
<< Non posso! >> gridò lei, disperata, << Non puoi chiedermelo! Ci faremo del male tutti e due! >>.
<< Non mi interessa! >> ribatté William, << Non me ne frega un cazzo, hai capito? Non voglio essere io a ucciderti! Non posso lasciarti vivere e saperti con qualcun altro... Non posso lasciarti vivere se non posso averti, lo capisci? Piuttosto continua a odiarmi, ma rimani con me! Non mi tradire, e sarai libera... Ti lascerò fare tutto quello che vuoi, ti darò qualsiasi cosa vorrai... >>.
Nella sua testa, Irina cercò una scusa qualsiasi che le rendesse aberrante quella proposta. Non poteva accettare, se voleva vivere in pace con se stessa... Non poteva condannare entrambi solo per salvare se stessa...
Ma forse, esisteva un motivo per farlo... Forse qualcosa poteva spingerla a infliggersi quella pena, qualcosa che non era per lei... Per qualcun altro...
<< Allora non lo uccidere... >> sussurrò, << Non uccidere Xander... >>.
Negli occhi di William passò un lampo, e il suo volto si fece di pietra. Le iridi rimasero inchiodate alle sue, folgorate... E Irina capì che quella era l'unica cosa che non poteva chiedergli.
<< No >> disse solo.
<< Allora uccidimi >> ribatté Irina, sperando di aver chiuso finalmente quella discussione.
Ore 18.15 - Los Angeles, Stazione di Polizia Federale
Xander afferrò il cellulare e lo portò all'orecchio.
<< Pronto?! >>.
L'unica cosa che sentì fu il più assoluto silenzio. Un silenzio carico di tensione, senza alcun rumore a spezzarlo.
<< Pronto! >> ripeté, sperando di sentire la voce di Irina dall'altra parte della linea, ma continuò solo a sentire silenzio.
Guardò Jess, preoccupato. Qualsiasi cosa volesse dire quella telefonata, non era di sicuro nulla di buono... Ma quel telefono non doveva più esistere...
<< Scopri da dove arriva la telefonata >> disse Xander, e Jess cominciò a digitare qualcosa sulla tastiera, le dita che si muovevano quasi impazzite.
Non aveva senso... Quel telefono non doveva esistere... Irina non poteva averlo... Chi lo stava chiamando?
In un attimo, si ritrovò a pensare una cosa, una cosa che non gli era mai passata per la testa... E se... E se Michael avesse solo finto di tradirli? E se fosse lui, in quel momento, ad averlo chiamato, per permettergli di trovarli prima che uccidessero Irina? Ma perché non parlare... Perché non mandargli un messaggio...
<< Xander... >> lo chiamò Jess.
Il suo cuore si fermò. Forse non riusciva a trovarli... Forse non poteva... Si voltò a guardarlo, pronto alla cattiva notizia.
<< Sono a Barstow >> disse Jess, << A duecentocinquanta chilometri da qui... >>.
Xander lo fissò, e per un attimo non capì cosa gli avesse detto. Poi sbatté le palpebre una volta.
<< Dammi le coordinate precise. Vado a prenderli >>.
Ore 18.20 – Barstow
<< Non puoi chiedermi questo >> disse William, il tono ora di ghiaccio, << Non puoi chiedermi questo... >>.
Staccò le mani dal viso di Irina e scattò in piedi, il respiro affannoso. Puntò la pistola contro di lei, pronto a fare fuoco.
<< Se non posso averti, non posso lasciarti libera... >> disse.
Irina guardò la pistola, e una smorfia di amarezza le increspò le labbra. Alla fine, era sempre lo stesso... Alla fine, era sempre lo Scorpione.
Puntò lo sguardo su di lui, notando nei suoi occhi la scintilla della follia... Stavano impazzendo entrambi, ed era una cosa che si stavano infliggendo da soli...
La porta venne spalancata improvvisamente, e William si girò di scatto. Thile, sulla soglia, lo sguardo terrorizzato, disse: << Ci hanno trovati! >>.
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