Capitolo XXXI
Ore 11.00 – Officina
Irina fissò la Grande Punto senza parole, parcheggiata al centro dell'officina, la luce dei neon a illuminarla come se si trovasse nel bel mezzo di uno show-room.
Esattamente come la fenice, il soprannome che portava, la Punto era rinata migliore di prima. Il muso arrotondato era attraversato dalla griglia di areazione in metallo argentato, i fari a led bianchi che brillavano di nuova luce. Il cofano, una volta perfettamente liscio, ora era solcato da alcune nervature che permettevano al potente motore di respirare, leggermente curvo per ospitare i quattrocento cavalli che erano stati della BMW. I cerchi in lega grigiofumè montavano pneumatici ribassati, l'alettone si stagliava non troppo vistoso sul portellone. La fenice rossa attraversava la fiancata e il tetto, infuocata come la ricordava lei. Il tutto, perfettamente in tinta con il colore della carrozzeria: non più candido bianco, ma nero. Il nero più scuro, più lucido e più profondo che Max era riuscito a trovare.
<< E' perfetta >> sussurrò solo, rapita da quella visione.
<< Trasferire il motore non è stato facile >> spiegò Max, << Abbiamo dovuto montare delle sospensioni anteriori diverse da quelle posteriori, e non avevamo contato il fatto che la BMW era a trazione posteriore... Per fortuna Antony ha avuto un colpo di genio e siamo riusciti a farla funzionare >>.
<< Cos'altro è cambiato? >> chiese Irina, girando intorno alla Punto e lasciando scivolare la mano sulla carrozzeria lucidissima.
<< Fondamentalmente è la stessa >> rispose Max, << Le componenti rimangono quelle originali. Cambia solo il motore, anche se sono riuscito a recuperare alcuni dei vecchi pezzi: ora hai molti più cavalli, ma potresti anche avere qualche problema sulla tenuta delle ruote dietro. Il maggiore peso davanti si farà sentire >>.
<< L'hai già provata? >> domandò Irina, guardando il meccanico.
<< Ho fatto un giro nei dintorni, per mettere a posto le ultime cose >> rispose, << Però la pilota sei tu, quindi devi dirmi tu se è la stessa di prima >>.
Le lanciò le chiavi e Irina le prese al volo, felice come non lo era da diverso tempo. Salì in macchina e percorse con lo sguardo gli interni, completamente rimessi a nuovo.
Sembrava che alla Punto non fosse mai accaduto nulla: ogni parte era esattamente come la ricordava, e persino la radio era la stessa. L'unica cosa che cambiava era il numero di chilometri percorsi indicati nel display illuminato di azzurro: segnava zero.
<< La macchina è la stessa, ma il motore è nuovo >> spiegò Max anticipando la sua domanda, << Così ho pensato che avrebbe avuto più senso farlo ricominciare da capo >>.
Irina annuì, poi infilò la chiave e la girò, chiudendo gli occhi come se temesse di non sentire niente. Sembrava tutto troppo perfetto per funzionare.
Con un ruggito, la lancetta del contagiri scattò in alto e il motore si accese, inondando l'officina di un suono diverso dal solito: più basso, più pieno, come il sordo ringhiare di un felino.
Schiacciò il pedale della frizione e ingranò la prima, scoprendo il cambio più morbido e preciso di quanto ricordasse. Accese i fari, abbagliando Max davanti a lei, e attese che il meccanico alzasse la saracinesca.
Quando la luce del sole colpì in pieno la Punto, che sinuosa si mosse verso l'uscita, fu come se il motore ruggisse tutta la sua felicità per essere tornato a vivere. Sgusciò fuori rapida e sorprendentemente agile, senza incertezze.
Irina lanciò un'occhiata estasiata a Max, e lui le fece cenno di andare. Con un colpo di acceleratore, partì sgommando diretta verso l'autostrada, l'unico posto in cui poteva provare le potenzialità della sua nuova auto.
Le ci volle qualche minuto per capire che questa volta il meccanico aveva superato se stesso: la Punto era sempre la stessa, ma inspiegabilmente sembrava anche migliore. L'agilità, la reazione alle manovre brusche, la maneggevolezza erano sempre quelle, ma ora lo scatto da fermo era bruciante, la ripresa era migliore e il motore ancora più pronto.
Imboccò l'autostrada, accelerando appena fu dentro. Le ci volle un secondo per raggiungere l'auto che le stava davanti e per superarla a destra. Si infilò tra un furgone e un'utilitaria e sgusciò in mezzo con sorprendente velocità. Poi si mise sulla corsia di sinistra e scatenò tutti i cavalli che erano stati imbrigliati fino a quel momento.
150... 180... 210... La Punto non sembrava volersi fermare, decisa a recuperare tutto il tempo perduto. Arrivò a sfiorare quella che era sempre stata la sua velocità massima senza alcuno sforzo, e solo allora Irina decelerò lentamente, conscia che il limite della vecchia Punto era ormai un ricordo. Per sfruttarla fino in fondo le ci sarebbe voluta una pista.
Torno indietro, assaporando tutti i particolari che le erano mancati di quell'auto, gettando ogni tanto un occhio al contachilometri. Accese la radio e si godette il viaggio di ritorno.
Quando inchiodò davanti all'officina, l'unica cosa che fu in grado di fare fu uscire di corsa dalla macchina e abbracciare Max, travolgendolo.
<< E' perfetta! >> gridò, << Assolutamente perfetta! Hai fatto un miracolo! >>.
Max ridacchiò. << Almeno così sono sicuro che hai qualche possibilità di sbattere William dietro le sbarre >> disse, << E' diventata mostruosa, quell'auto >>.
Irina sorrise e saltellò come una bambina fino alla Punto. Sì, questa volta niente poteva andare storto. Persino la sua macchina era tornata per darle una mano.
<< Lavori, oggi pomeriggio? >> chiese.
<< Sono qui in officina, ma spero che per una volta non venga nessuno >> rispose Max, << Vorrei riposarmi un po'... Ho lavorato come un pazzo, per farla tornare nuova il più in fretta possibile >>.
"E ho intenzione di farti un regalo, per questo" pensò Irina.
<< Allora può essere che passi a trovarti, oggi >> disse, << Grazie mille per tutto quello che hai fatto. Ci vediamo >>.
Risalì sulla Punto e si diresse a casa.
Ore 13.00 – San Francisco, Sede F.B.I.
<< Allora, Mark Conrad lo abbiamo controllato >> disse Xander, scorrendo una lista di nomi che aveva davanti, << Risulta pulito e tranquillo... JonathanMegiver lo abbiamo fatto? >>.
<< Già visto >> rispose Jess stancamente, << Dipartimento antidroga. Perfettamente a posto: anzi, negli ultimi mesi era persino in ospedale... Voglio proprio vedere come faceva a essere a Los Angeles... >>.
Xander sbuffò e gettò la lista sulla scrivania.
McDonall gli aveva suggerito di indagare su altri membri dell'F.B.I., perché riteneva che forse era sbagliato concentrarsi solo su White. Avevano fatto un elenco di tutti quelli che potevano essere entrati in contatto con Challagher o che si erano trovati a Los Angeles negli ultimi mesi. Nessuno però sembrava essersi mosso in modo strano o aver lasciato qualche indizio.
<< Ma è possibile che non siamo riusciti a scoprire nulla? >> sbottò, arrabbiato.
<< Forse ci stiamo concentrando sulle persone sbagliate >> ipotizzò Jess, << Magari non abbiamo centrato la questione... >>.
<< Se è come dici tu, allora la spia potrebbe essere qualcuno molto vicino a noi, o qualcuno che abbiamo escluso a priori >> disse Xander, pensando.
Jess sembrò colto da una rivelazione. << Non è che magari si tratta di McDonall? >> disse, << E' stato lui a incaricarti di trovare la talpa, e guarda caso ti sta facendo perdere tempo a indagare su mezza F.B.I... In più, lui aveva una copia delle prove contro Challagher... Potrebbe non essere un colpo di fortuna, il suo... >>.
Xander ci pensò su. In effetti, l'informatico poteva anche avere ragione: magari McDonall stava solo cercando di allontanarlo dall'obiettivo... Ma allora perché non dargli completamente ragione, quando gli aveva detto che sospettava di White? Rappresentava un buon diversivo: poteva sfruttare il sospetto che manifestava verso White per allontanarlo da lui...
McDonall poteva essere uno dei sospettati, ma a quel punto non era l'unico. Cercò di calcolare chi avessero escluso dalle indagini, e capì che si trattava di poche persone, ma era gente di cui lui si fidava e di cui non riusciva a dubitare. Tra loro c'era anche suo padre, e non poteva immaginare la reazione di Steve se avesse saputo che sospettava anche di lui.
Si alzò e uscì nel corridoio seguito da Jess, con l'intenzione di andare a mangiare qualcosa. Forse dopo aver fatto una pausa sarebbe stato abbastanza tranquillo da farsi venire qualche idea.
<< Hai ricevuto notizie da Los Angeles? >> chiese Jess, prendendo uno dei vassoi di plastica sul bancone e mettendosi in coda.
<< Non hai più telefonato a Jenny? >> domandò Xander, osservando cosa ci fosse per pranzo.
<< Sì, ma sembra che Irina sia piuttosto irreperibile, in questi giorni >> rispose Jess, serio. << L'ultima volta che l'ha vista ha detto che non stava tanto bene... Si fa vedere poco anche da lei >>. Tacque, come se non volesse aggiungere altro. Xander sospettò sapesse qualcosa che a lui non era noto, ma non doveva essere così importante, altrimenti glielo avrebbe sicuramente detto.
<< Lo so >> disse, << Cohen me lo ha detto. Spero solo non si cacci nei guai... >>.
"E sono sicuro che lo sta facendo..." .
Non guardò nemmeno quello che la cuoca gli mise nel piatto, tanto era preso dai suoi pensieri. Qualunque cosa stesse facendo Irina, l'unica speranza che aveva era quella che William non l'avrebbe mai uccisa, perché era troppo egoista per privarsi del suo giocattolino preferito. Per quanto lo odiasse, oraringraziava il fatto che lui fosse innamorato di lei: era un bastardo, ma era così possessivo che non avrebbe permesso a nessuno di farle qualcosa. Era un privilegio che riservava solo per se stesso.
Ore 16.00 – Casa
Irina divise le banconote che aveva davanti in tre grossi fasci, che legò con un elastico. Diecimila dollari per Max, cinquemila per Tommy e Sally, e altri cinquemila per lei. Li infilò nella borsa e rimase a fissare il tavolo della cucina, in silenzio.
Il piano definitivo era pronto.
Le serviva una sola gara, una gara in cui correre contro William e dargli l'impressione di voler vincere. E poi, chiamare i Federali, nel bel mezzo della corsa. Bloccare lo Scorpione per non farlo fuggire e poi sperare di avere il tempo di scappare... Oppure lasciarsi arrestare.
Forse non era intelligente, forse non era facile da mettere in pratica, ma quella era l'unica idea che aveva per incastrare William. Sapeva che durante la gara si sarebbe divertito a giocare con lei per dimostrarle che era più forte, e che non aveva paura di avere qualche auto della polizia tra i piedi. L'unica cosa che non poteva immaginare era che Irina non gareggiava per vincere, ma per sbarrargli la strada e ogni possibile via di fuga.
Come sarebbe andata, non lo sapeva. Sperava di poter riuscire a fuggire, per poi lasciare la città ed evitare la rabbia di tutti i membri della Black List... Altrimenti, si sarebbe lasciata arrestare anche lei, per fare la fine che si era sempre immaginata. Non la spaventava finire dietro le sbarre, a vivere sola con i propri fantasmi, quando alla fine sola era sempre stata.
Doveva solo aspettare il momento giusto. Nessuno doveva sospettare quello che voleva fare, ma soprattutto quando. Niente avvisi, niente formalità: sarebbe andata dritta da William e gli avrebbe imposto di gareggiare subito, senza dare il tempo a nessuno di provare a fermarla o intuire quello che aveva in mente.
I soldi che erano avanzati le sarebbero serviti per pagare Max per il suo impegno, per migliorare la situazione di Sally e Tommy e per darle una possibilità di fuga. Lasciare Los Angeles per sempre, cercare altrove un'altra vita... Cinquemila dollari erano pochi, ma sarebbero bastati per qualche mese...
Guardò le tre mazzette di denaro infilate nella borsa.
"Seriamente Irina... Credi davvero di riuscire a fuggire? Credi davvero di uscirne viva?"
"No...".
Prese i cinquemila dollari che pensava di tenere per lei e li mise da parte. Ci avrebbe pensato... Avrebbe deciso tutto all'ultimo. Per il momento però poteva chiudere le ultime cose.
Afferrò la borsa e scese di sotto, gettando uno sguardo verso il garage chiuso, che nascondeva la Punto. Salì sulla TT e si diresse verso Pasadena.
Mezz'ora più tardi parcheggiava davanti a casa di Sally, notando che la finestra era aperta. Da dentro proveniva il suono di una tv accesa. Suonò il campanello e attese.
<< Irina! Che bella sorpresa! >> la salutò allegramente Sally, lasciandola entrare in soggiorno, << Accomodati >>.
La ragazza trovò Dominic seduto sul divano, che giocava con Tommy facendo correre sul tavolino delle auto giocattolo. Sembrava molto contento di dividere il tempo con suo figlio, e Irina rimase colpita dall'espressione dolce che suo fratello stava riservando al bambino.
Quando si accorsero della sua presenza, smisero di giocare e il nipote le corse incontro; Dominic rimase seduto sul divano.
<< Ciao piccoletto >> disse Irina, prendendo in braccio Tommy, << Come va, eh? >>.
<< Noi tutto bene >> rispose Dominic, e qualcosa nel suo tono glielo fece apparire stranamente più adulto. << Tu? >>.
<< Abbastanza >> rispose Irina, porgendogli Tommy, << Mi hanno detto che ti sei trovato un lavoro serio >>.
Dominic scrollò le spalle. << Mi sembrava il minimo... Ho un bambino da mantenere >>.
Irina lo guardò, al colmo della meraviglia. Anche lui iniziava a cambiare, come suo padre. Allora non erano proprio irrecuperabili.
Sorrise e si aspettò delle domande su quello che aveva combinato nelle ultime settimane, ma Dominic rimase in silenzio. Non doveva più aver frequentato il vecchio giro, altrimenti avrebbe sicuramente saputo...
<< Vuoi qualcosa da bere? >> chiese Sally.
<< No, ti ringrazio >> rispose Irina, voltandosi verso di lei, << Rimango solo pochi minuti... >>. Si sporse verso di lei e sussurrò: << Possiamo parlare un momento da sole? >>.
Sally annuì sorpresa e la portò in cucina.
<< Dimmi >>.
<< Credo che mio fratello stia cambiando, ma non so quanto ancora posso fidarmi di lui >> disse Irina, cercando nella borsa la mazzetta di denaro, << Voglio che tu prenda questi e li metta da parte per usarli quando ne avrete bisogno, ok? >>.
Le porse i soldi, e Sally li guardò come se fossero qualcosa di pericoloso.
<< Ma... Perché? >> chiese, quasi spaventata.
<< Li avevo messi da parte per una cosa, ma non mi servono più >> spiegò rapidamente, << Tienili. Non me ne faccio niente, non li voglio nemmeno. Prendili e usali per comprare qualcosa che possa esservi utile >>.
Sally indugiò. << Non posso... >> disse, << Hai già fatto tanto per noi... >>.
<< Se non li vuoi per te, almeno prendili per Tommy >> insistette Irina, << Mettili da parte per lui... Fallo studiare, non lo so... Ma prendili, per favore >>.
Sally accettò le banconote con l'espressione preoccupata, e la ringraziò a bassa voce. Irina sorrise e chiuse la borsa.
<< Non farlo sapere a Dominic, almeno per un po' >> disse, << Non vorrei che ricadesse nel suo vizio... >>.
<< Va bene, ma... >> iniziò Sally, incerta.
<< Non devi sentirti in debito >> disse Irina, << Sono davvero pochi, e mi fa piacere darveli... Potranno tornarvi utili un giorno, ne sono sicura >>. Si diresse verso la porta per andare via, ma prima gettò un'occhiata nel soggiorno: Tommy e Dominic stavano ancora giocando insieme, proprio come un qualsiasi padre con il proprio figlio.
<< Mi ha fatto piacere rivedervi >> disse, indugiando con lo sguardo su Tommy, << Devo andare >>.
Senza aggiungere altro infilò la porta e uscì, sentendosi davvero triste. Ora capiva cosa significava rischiare di non rivedere più nessuno, di dire addio alle poche cose belle che aveva. Risalì sulla TT senza guardarsi indietro e si diresse verso l'officina di Max.
Quando parcheggiò a bordo strada stava ancora cercando di scacciare quella orribile sensazione che aveva alla bocca dello stomaco. Entrò nel negozio e trovò il meccanico da solo, seduto al bancone ad ascoltare la radio, in mano una rivista di auto.
<< Come va la macchina? >> chiese quando la vide arrivare.
<< Sempre bene, naturalmente >> rispose Irina, un finto sorriso sul volto, << Non può che essere altrimenti >>.
Si sedette sul bancone di fianco a lui, guardandolo canticchiare allegramente la canzone che stava trasmettendo la radio. Ecco un'altra cosa bella a cuidoveva dare addio.
<< Senti Max... >> iniziò Irina, dondolando le gambe seduta sul bancone, << E' stato carino da parte tua rimettermi a posto la macchina, anche se non ti andava... Lo apprezzo davvero >>.
Il meccanico la guardò, serio. << Non è che non mi andava... >> disse, << Solo che so cosa comporta che tu abbia di nuovo la tua macchina. Gareggerai contro William, e non voglio che ti succeda qualcosa... Sarebbe colpa mia >>.
Irina sorrise e gli diede una pacca sulla spalla. << Non sarebbe colpa tua >> lo rassicurò, << Sono abbastanza grande da prendermi le mie responsabilità. E poi chi ti dice che farò una gara contro William... Ho riottenuto il mio posto, in fondo >>.
<< Allora promettimi che non lo farai >> disse Max, guardandola negli occhi.
Irina abbassò la testa. << Non posso farti una promessa che non sono sicura di poter mantenere >> disse, << Sono cambiata, Max, e sento che devo iniziare a prendere una posizione. Non posso continuare a vivere accettando quello che mi viene imposto senza fiatare, fare e sempre solo la comparsa. Non continuerò a fare il burattino. Se davvero quello che fa non mi va bene, lo devo dimostrare >>.
<< Non è necessario che sia tu a provarci >> disse Max, << C'è molta altra gente più preparata di te per questo... >>.
Irina si lasciò andare a un sorriso amaro. << Chi? >> chiese, << L'unica persona che pensavo fosse in grado di metterlo in difficoltà è dovuta andare via. Non c'è nessuno che possa fare questa cosa, se non io. William non ha paura di me, e mi considera abbastanza stupida da non avere il coraggio di fare una cosa del genere. Non se lo aspetterà mai, non da me >>.
<< Non hai paura di quello che potrà succedere? >> domandò Max, alzandosi.
<< Paura? Forse. Tanto cosa potrebbe mai succedere? Posso perdere, posso vincere, o al massimo rischio la pelle... Cose a cui sono abituata >>.
In realtà aveva paura, e negare era l'unico modo che aveva per esorcizzarla. Aveva pensato a tutte le implicazioni, ed erano talmente tante che non potevaconsiderarle tutte. Se avesse fallito, sperava solo che William se la prendesse esclusivamente con lei, e lasciasse in pace tutti gli altri.
Scese dal bancone e recuperò la borsa che aveva lasciato in un angolo. Non era venuta per parlare della sua sfida con lo Scorpione.
<< Posso darti una mano, se vuoi >> propose Max.
<< No, hai già fatto abbastanza >> disse Irina, sorridendogli.
<< Ma l'altra volta mi avevi detto di smettere di ostacolarti e di darti una mano, se mi andava >> protestò il meccanico.
Irina tornò seria. << Mi hai rimesso a posto la macchina, ed era l'unica cosa che volevo >> disse, << Il resto sono fatti miei. Non voglio mettere nessuno in mezzo, perché non so come andrà a finire >>.
<< Quando, allora? >> domandò il ragazzo, esasperato.
<< Non lo so >> rispose Irina, << Quando sarà il momento... >>
<< Allora è questione di settimane >> ipotizzò Max, << Non vorrai farlo subito. Dovrai fare calmare le acque, prima... Devi riprendere confidenza con la macchina... >>.
Irina gli lanciò un'occhiata. "Questione di settimane?" pensò, "Al massimo di giorni...".
<< Sì >> rispose solo, senza guardarlo per non fargli capire che stava mentendo.
Max sembrò tranquillizzarsi, e Irina ne approfittò per cambiare argomento.
<< Ti ho portato una cosa >> disse, tirando fuori il fascio di banconote. << Un regalino... >>. Gli porse i soldi e Max inarcò un sopracciglio.
<< Hai già pagato >> disse, << Per la macchina siamo a posto... >>.
<< Non sono per la macchina, sono per te >> spiegò Irina, con un sorriso, << Per il disturbo >> aggiunse.
<< Stai scherzando, vero? >> ribatté il ragazzo, senza avvicinarsi.
<< Uffa, Max, prendi questi soldi e non fare troppe storie >> sbuffò Irina, << Non sono tutti per te. Dividili con Antony. Avete lavorato come matti, per aggiustare la Punto. Ve li meritate. Sono quelli che avanzano, e a me non servono >>.
Max porse lentamente la mano e Irina gli lasciò il fascio di banconote, osservando la sua espressione indecifrabile. Lo guardò contare il denaro, e ogni secondo la sua faccia diventava sempre più incredula.
<< Ma sono diecimila dollari! >> gridò, << Non ti sembra di esagerare? >>.
Irina sorrise. << No... E poi se devi continuare a uscire con Angie ti ricordo che devi pagare tu... Vuoi fare l'uomo o no? >>.
Max scosse la testa, ma sorrise anche lui. Il pensiero forse lo rendeva felice.
<< Allora? State ancora uscendo insieme? >> chiese Irina, divertita, << Mi sono dimenticata di voi due, in questo periodo... >>.
<< Sì, ci stiamo vedendo >> rispose Max, leggermente a disagio, << Abbastanza spesso, anche >>.
<< Bene, sono contenta >> disse Irina, << E' un po' che non la incontro. Lei ha gli esami e io sono stata impegnata in altro... Mi fa piacere che continuate a vedervi >>.
Voleva chiedere altro, ma si rese conto che magari sarebbe risultata impicciona. Guardò l'espressione felice di Max al pensiero di Angie, e capì che forse le cose andavano bene. Almeno per loro.
Uscì dall'officina e raggiunse la TT, gettando un ultimo sguardo a quel luogo che rappresentava molto per lei. Senza Max non ci sarebbe stata nessuna Punto, e forse nessuna Fenice. Anche quella era una parte della sua vita.
Risalì in auto e salutò il meccanico con la mano, poi partì. Pochi minuti più tardi udì squillare il cellulare, e rispose.
<< Sono William, bambolina >> disse la voce dall'altra parte.
<< Dimmi >>.
<< Stai bene? >> chiese lo Scorpione.
<< Sì. Devi dirmi qualcosa? >>.
<< Domani sera c'è una festa, al Gold Bunny >> spiegò William, << Ci sarà un bel po' di gente. Ti va di venire? Mi farebbe piacere averti tra noi >>.
Irina fece una smorfia. Quanto sapeva essere falso... Dietro quella esasperata cortesia era sempre lo stesso, se lo sentiva. In un'altra situazione avrebbe detto di no, ma questa era l'occasione che aveva invocato, e che non le sarebbe più capitata.
<< Ci sarò >> rispose solo.
Ore 21.00 – San Francisco, Sede F.B.I.
<< Sto andando alla festa che hanno organizzato al Gold Bunny >> spiegò Michael, dall'altro capo del telefono, << Sembra che si sarà un po' di gente. Forse faranno un paio di gare >>.
<< Bene >> disse Xander, anche se sapeva già della festa, << Tieni d'occhio Irina e chiamami se succede qualcosa. Anche se li trovi a letto insieme e lei ti fa promettere di non dire niente, ok? >>.
<< Va bene >>.
Chiuse la telefonata a guardò l'ora. Cohen aveva telefonato pochi minuti prima di lui per dirgli la stessa identica cosa, rivelandosi molto più affidabile del loro infiltrato. Anche il nero sarebbe andato alla festa per controllare cosa sarebbe successo. E tra i due, Xander si fidava più di Cohen, in quel momento.
Improvvisamente, si rese conto di una cosa... In effetti, il comportamento di Michael era strano. Gli aveva dato un ordine ben preciso, ma non si era attenuto a ciò che gli era stato chiesto... Non gli aveva detto niente di Irina, e lui aveva scoperto tutto da qualcun altro... Solo quando era stato messo alle strette aveva ammesso di saperlo...
Si alzò di scatto e uscì dall'ufficio, diretto a quello di White. Incrociò Jess a metà strada, che vedendolo così preoccupato, chiese: << Trovato qualcosa? >>.
<< Credo di aver capito >> disse solo, e sparì dentro l'ascensore.
Doveva chiedere a White una cosa... Forse si era davvero sbagliato... Jess aveva ragione, avevano escluso le persone insospettabili...
Senza bussare entrò nell'ufficio del suo capo, che gli rivolse un'occhiata incendiaria. Era seduto davanti al computer. Xander gli si parò davanti, minaccioso.
<< Dove sono i documenti che gli avevo consegnato e che contenevano le prove contro Challagher? >> chiese.
<< Li ho dati a McDonall. Voleva vederli prima di metterli in archivio... >> rispose White, perplesso.
<< Che auto a dato a Fowler per andare a Los Angeles? >> domandò Xander.
<< Una Chevrolet Camaro... Perché me lo sta chiedendo? >>.
Xander gli rivolse un'occhiata. << Lei ha visto con che auto è venuto quando era qui? >>.
<< No. Avrei dovuto? >> ribatté White, infastidito da quell'interrogatorio, << Gli ho detto di parcheggiare nel mio posto... Non guardo mica come va in giro >>.
Tombola. Aveva capito.
Si voltò di scatto e per fare più in fretta prese le scale. Arrivò davanti all'ufficio di McDonall e spalancò la porta. Il vicepresidente era al telefono, e gli rivolse un'occhiata leggermente infastidita per il suo ingresso decisamente irruento.
<< Può attendere un momento in linea, per favore? >> disse al suo interlocutore, poi si rivolse a Xander: << Cosa succede? >>.
<< A chi ha dato i documenti dopo averli ricevuti da White? >> chiese Xander.
<< Avevo detto a Fowler di dargli un'occhiata prima di partire per Los Angeles >> rispose McDonall, poi sembrò colto da un'illuminazione.
<< E' Michael Fowler la talpa >> concluse per lui Xander.
Ore 21.00 – Casa
Irina guardò il suo riflesso nello specchio, illuminato dal lampadario appeso al soffitto della stanza. Osservò attentamente l'espressione della ragazza che la fissava, chiedendosi quanto la rappresentasse realmente.
Quella che si faceva chiamare Fenice puntò gli occhi felini, cerchiati di nero, su di lei, l'espressione di sfida che balenava nelle iridi scure. I capelli trattenuti in una coda alta lasciavano scoperto il viso dai tratti resi duri e affilati dalla luce soffusa, le labbra immobili in una posa di ghiaccio. Sul collo lasciato scoperto dal top nero mancava la collana che aveva sempre brillato sul petto di Fenice e che le aveva sempre portato fortuna, ma il tatuaggio della fenice era in bella vista, pronto a ricordare a tutti chi era lei.
Ecco la ragazza che voleva William. Quella nello specchio era l'Irina che lui aveva sempre bramato di possedere, che aveva cercato di fare sua con la forza, che aveva plasmato con la violenza. La stessa che ora gli si ritorceva contro, esasperata per essere costretta a diventare ciò che non era. La stessa che amava e che voleva condannarlo a scendere dal suo trono.
Doveva mostrarsi sicura, non doveva far vedere che aveva paura, e per farlo doveva mostrarsi il più aggressiva possibile. Si avvicinò allo specchio e studiò gli occhi, che aveva reso profondi e minacciosi con la matita nera, e si compiacque dell'effetto che era riuscita a imprimergli. Per la prima volta si trovò davvero provocante.
Gettando un'ultima occhiata al suo riflesso si voltò e guardò ciò che c'era appoggiato sul letto: una borsa vuota, i cinquemila dollari legati con l'elastico, il cellulare che le aveva dato Xander e la pistola che le aveva lasciato e che non aveva mai avuto intenzione di usare.
Infilò il cellulare nella borsa insieme ai soldi, poi afferrò la pistola e la esaminò con attenzione. Era passato molto tempo dall'ultima volta che era stata costretta a impugnarne una, ma ricordava ancora come si faceva. Controllò che fosse carica, tolse la sicura e prese la mira guardando il suo riflesso nello specchio.
"Forse sono pronta anche a questo" pensò, "Se qualcosa andasse storto, potrei anche pensare di ucciderti, William".
Ripose velocemente la pistola nella borsa e controllò l'orologio. La festa doveva essere già cominciata, ma il suo ingresso comprendeva anche quel ritardo calcolato. Era pur sempre la presunta ragazza dello Scorpione, e attirare l'attenzione doveva essere il suo mestiere.
Scese di sotto, trovando suo padre che lavava i piatti in cucina e Denis e Harry davanti alla tv. Era surreale come si trovassero tutti lì, proprio ora che era l'ultima volta che metteva piede in quella casa.
Todd la squadrò da capo a piedi, quasi non la riconoscesse, poi chiese: << Dove vai? >>.
<< Esco >> fu la laconica risposta di Irina, prima di rendersi conto che forse non voleva dire addio a suo padre proprio in quel momento.
<< Oh, ok >> fece Todd, << Non tornare troppo tardi, però >>.
<< D'accordo >>.
Irina gettò un'occhiata nel soggiorno, senza che Denis e Harry si preoccupassero di lei. Come sempre per loro rappresentava meno di zero, ma rimanevano comunque i suoi fratelli.
Rimase qualche istante a fissarli in silenzio, poi tornò a guardare suo padre. Almeno lui stava cambiando... Forse poteva sperare di rifarsi una vita.
Tornò di sopra e tirò fuori il fascio di banconote. Lo osservò per un istante, poi cercò un foglio bianco e lo avvolse dentro. Prese una penna e scrisse sopra: "In caso di bisogno". Lasciò il pacchetto sul letto e chiuse la porta. Quando suo padre sarebbe entrato lo avrebbe trovato; non era necessario che sapesse.
<< Avevo dimenticato una cosa >> disse, quando tornò di sotto e vide lo sguardo interrogativo di Todd posarsi su di lei. << Buona serata. Harry, Danis... Ciao >>.
Uscì di casa e si parò davanti alla saracinesca del garage, illuminata fiocamente dal lampione vicino. La tirò su e osservo la Punto, la sua "Belva".
La carrozzeria nera brillò sotto il neon, quasi volesse dimostrare quanto fosse cattiva. I fari ammiccarono come a farle capire che aspettava quel momento da molto tempo. Il suo voltò si rifletté sul parabrezza scuro, rivelando la sua espressione dura e determinata.
"E così finalmente ci troveremo faccia a faccia con lui. Sei rinata solo con questo scopo... Dimostrami che non è imbattibile".
Salì in auto e accese il motore, poi sgusciò fuori dal garage per raggiungere la sua meta: il Gold Bunny.
Ore 21.10 – San Francisco, Sede F.B.I.
<< Allora è lui >> disse McDonall, << Tutto combacia. Ha detto di aver cercato nel suo ufficio e di non aver trovato nulla... >>.
Xander, McDonall, Jess, White e Steve erano riuniti intorno allo stesso tavolo, le espressioni preoccupate e i volti tirati.
<< E' lui, ne sono sicuro >> disse Xander, << Ha chiesto lui di subentrarmi in caso di fallimento... Era già in contatto con Challagher in quel momento. Questo spiega come faceva a sapere dei carichi di auto, come ha fatto a sfuggirci fino ad adesso. Molto probabilmente sapeva di me già da prima... >>.
<< Ha fatto il finto tonto fino ad adesso, allora >> commentò amaramente White, << Lo credevo un tipo a posto... >>.
<< Anche io, se è per questo >> disse Steve, << E' chiaro che ci siamo sbagliati... >>.
Anche Xander trovava difficile che Michael fosse la loro talpa: lo aveva considerato sempre un bravo agente, e gli aveva perdonato gli errori che stava commettendo in quel momento solo perché non era del campo... Altro che errori, i suoi: stava con Challagher, ecco perché non gli aveva detto di Irina.
<< Cosa si fa? >> chiese Jess.
<< Devo tornare indietro >> disse Xander, << Anzi, prima devo avvertire Irina >>.
Ore 21.13 – Gold Bunny
Irina fermò la Punto al centro del parcheggio, proprio davanti all'ingresso del Gold Bunny, fregandosene di aver occupato la strada e di intralciare il passaggio. La sua auto doveva essere lì quando William sarebbe uscito fuori per gareggiare.
Spense il motore e notò gli sguardi divertiti della gente che stava entrando nel locale in quel momento. Forse tra loro intravide un paio di membri dellaBlack List, ma non li degnò di uno sguardo e salì rapidamente la gradinata, ignorando anche i fischi poco carini che qualcuno le indirizzò.
Il locale era pieno, e la musica a tutto volume. Strizzò gli occhi per individuare William, ma non lo vide. Chiese a uno dei baristi dove fosse e lui gli indicò in fondo, dove la musica arrivava più soffusa ed era possibile parlare. Attraversò la pista, notando che la gente la lasciava passare e che le gettava sguardi intimoriti.
Quando fu in vista, venne notata subito da William e dalla dozzina circa di ragazzi che erano seduti con lui allo stesso tavolo, tra cui c'erano naturalmente Dimitri, Hanck e Michael. Andrò dritta verso di loro a passo deciso, lo sguardo fisso sullo Scorpione, sul cui volto si dipinse un'espressione divertita. La squadrò e sorrise.
<< Ciao bambolina >> disse.
Qualcuno ridacchiò, e Irina percorse con lo sguardo tutti i presenti. Un ragazzo che non conosceva ebbe la bella idea di squadrare le sue gambe con un sorrisetto idiota. Prima ancora di aver finito il suo esame, Irina afferrò il bicchiere che aveva in mano e glielo rovesciò addosso, lasciandolo spiazzato a grondare alcool sul tavolo. L'occhiata gelida che lanciò bastò a zittire tutti. Solo William si arrischiò a commentare.
<< Dava fastidio anche a me, in effetti >> disse.
Irina appoggiò le mani sul tavolo, sentendo tutti gli occhi su di lei.
"Non mostrare che hai paura... Non fargli vedere che lo temi... Sei sempre stata brava a farlo...".
<< Voglio gareggiare contro di te, adesso >> disse.
L'atmosfera di divertimento che aveva aleggiato fino a quel momento si dissolse in un attimo, facendo posto all'incredulità. Michael ed Hanck si voltarono verso lo Scorpione, insieme a molti altri, quasi si aspettassero scoppiasse a ridere. Solo Dimitri continuò a tenere gli occhi grigi puntati su di lei, distaccati.
William sorrise e allontanò il bicchiere che stava davanti a lui.
<< D'accordo >> disse, << Non mi aspettavo già stasera, ma va bene >>.
Si alzò e la raggiunse, indugiando con lo sguardo sul suo collo scoperto. Le fece cenno di fargli strada, e Irina si voltò e si diresse verso l'uscita. Un attimo dopo sentì il trambusto degli altri che si alzavano e gli correvano dietro.
Quando raggiunsero l'uscita e la Punto nera si parò davanti a loro, vide il sorriso dello Scorpione incrinarsi. Fissò l'auto senza riuscire a nascondere la sorpresa e il fastidio. Non se lo era .
<< Ma... >> disse Hanck, di fianco a loro, << L'avevamo bruciata... >>.
<< Una fenice rinasce sempre >> ribatté Irina, serafica. La reazione di incredulità dei presenti le diede coraggio.
<< A questo non avevo pensato >> disse William, facendo tornare il suo sorriso fastidioso, << Almeno il colore è migliore di quello di prima >>.
Irina lo ignorò e scese le scale, raggiunse l'auto e gli disse di trovarsi all'incrocio lì vicino. Salì e mise in moto, lasciando il parcheggio sotto lo sguardo stupito di tutti i presenti.
Rapidamente cercò il cellulare nella borsa e vide che qualcuno l'aveva chiamata: era stato Xander.
"Ormai è tardi per fermarmi, mio caro".
Cancellò le chiamate ricevute e compose il numero della polizia federale. Gettò un'occhiata nello specchietto retrovisore e riuscì a vedere, da lontano, Simon Cohen fissarla con gli occhi spalancati.
"Lo ripeto: è tardi, ora".
<< Distretto federale di Los Angeles >> disse la voce di una donna dall'altro capo del telefono, << In cosa posso esserle utile? >>.
<< C'è una gara clandestina lungo la 18° strada. Al Gold Bunny troverete qualche persona di vostra conoscenza >> rispose Irina, tenendo d'occhio Simon dallo specchietto, << Datevi una mossa, vi sto offrendo la Black List su un piatto d'argento >>.
Poi chiuse la telefonata e distolse lo sguardo dallo specchietto, per vedere il muso della Lamborghini Revènton sbucare alla sua sinistra.
Ore 21.22 – San Francisco, Sede F.B.I.
<< Porca puttana, non risponde! >> disse Xander, fissando il cellulare che teneva in mano. << Sta succedendo qualcosa, lo so >>.
<< Riprova di nuovo >> disse Jess, << Magari non lo ha sentito... >>.
<< Non vuole rispondere, questa è la verità >> ringhiò Xander, fissando prima McDonall poi suo padre, << Non vuole rispondere perché non vuole farci sapere cosa sta facendo... Da quando me ne sono andato non ha mai risposto alle mie telefonate, e ha chiesto a Fowler di non dirmi che cosa stava facendo... Non voleva che sapessi cosa aveva in mente... >>.
<< Riprova >> disse Steve.
Nello stesso istante in cui Xander prese di nuovo in mano il cellulare, quello si mise a squillare. Era Simon Cohen.
<< Pronto >>.
<< Irina ha sfidato Challagher! >> gridò il nero, << Vuole correre contro di lui! >>.
<< Cazzo! >> Xander fissò Jess, Steve, McDonall e White. << Fermala! >>.
Ore 21.25 – Gold Bunny
<< Cosa ci giochiamo, Fenice? >> domandò William, fermo di fianco a lei, il finestrino oscurato della Revènton abbassato per permettergli di parlarle.
<< Se vinco, sono libera >> rispose Irina, << Se perdo, sono tua >>.
William si esibì in un sorriso soddisfatto. << D'accordo >> disse, << Che gara vuoi? >>.
<< La stessa della sfida con Dimitri >> rispose Irina, stringendo il volante della Punto, << Ma un solo giro >>.
Lo Scorpione annuì. << Bene. Buona fortuna allora, Fenice >>.
"Prega che la fortuna sia dalla tua".
Irina tirò su il finestrino e scaldò il motore. Gettò uno sguardo allo specchietto retrovisore, cogliendo solo con la coda dell'occhio Dimitri che stava al centro della strada e che avrebbe dato il via. Stava guardando Simon, che parlava al telefono e che all'improvviso si mise a correre verso di lei.
Un secondo più tardi, vide il russo dare il via. Senza chiedersi cosa volesse Simon, Irina premette a fondo l'acceleratore e schizzò in avanti.
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