Capitolo XXX
Ore 19.00 – San Francisco, Sede F.B.I.
<< Quindi le prove contro Challagher sembrano sparite... >> disse McDonall, la mano poggiata sul mento e l'aria assorta. La luce del lampadario gettava sul suo volto strane ombre, rendendolo più minaccioso di quanto non fosse.
<< Tutte >> disse Xander, << Ho controllato nell'archivio, ma non ci sono. C'erano informazioni anche su George Challagher, oltre che su suo figlio.Praticamente dovrei ricominciare tutto da capo >>.
McDonall si sedette più comodamente sulla sedia, e aprì un cassetto della scrivania. Ne tirò fuori una grossa busta di carta marrone.
<< Proprio dall'inizio no >> disse serio, << Per fortuna ho avuto la prontezza di fare una copia di alcuni suoi rapporti. Questo però non toglie che la sparizione dei documenti sia gravissima. Ciò significa che la spia che c'è tra noi non si limita a passare informazioni a Challagher, ma lo sta coprendo, forse anche da moltissimo tempo... Cos'altro ha scoperto? >>.
Xander sbuffò. << Niente >> rispose, << Sono entrato nel pc di White, ho controllato tutte le sue comunicazioni, l'ho anche seguito... Ma non ho trovato niente contro di lui. E' più furbo di quanto pensassi >>.
<< Potrebbe anche non trattarsi di White >> disse McDonall, << Lei si sta concentrando su di lui, ma potrebbe essere tutto una falsa impressione... >>.
<< Poco tempo fa nel garage sotterraneo c'era una Mercedes SL rossa, una di quelle che era stata rubata qualche mese fa >> disse Xander, << Ed era parcheggiata nel posto riservato a White. Mentre passavo sono riuscito a vedere un cellulare, all'interno, che stava squillando... E il nome che c'era scritto sul display era chiaramente "William Challagher". Non può essere un caso >>.
McDonall guardò il soffitto con aria assorta.
<< Quindi il candidato è lui... >> mormorò, << Possiamo chiedere a Fowler se sa qualcosa, se lo ha visto da quelle parti... >>.
Xander annuì: oltretutto, non aveva da un po' informazioni su Irina. << D'accordo >>.
<< Quanti giorni sono passati? >> chiese all'improvviso McDonall, << Da quanto ha lasciato Los Angeles? >>.
<< Dieci giorni >> rispose Xander, funereo, << Dieci giorni... >>.
Un tempo che sembrava un'eternità. Dieci giorni lontano da Irina, senza poter rivedere il suo volto, sentire la sua voce... Senza essere scrutato da quegli occhi da cerbiatta che sapevano diventare quelli di una gatta, senza poter respirare quel profumo che ormai era diventato la sua fragranza preferita...
<< Quanto tempo si è dato, ancora, Went? >> chiese McDonall, lanciandogli un'occhiata preoccupata.
<< Non più di una settimana >> rispose Xander, << Tra sette giorni, che io sappia chi è la talpa o meno, sono di nuovo a Los Angeles >>.
Ore 9.00 – Casa
"Avanti Irina, alzati e datti una mossa... Non devi cedere di nuovo".
Con un gemito, Irina si mise a sedere sul letto. Si sentiva di nuovo a pezzi, ma almeno non aveva la nausea. Si infilò e la ciabatte e scese in cucina, questa volta intenzionata a fare veramente colazione.
Suo padre era uscito di casa per andare a lavorare, così si prese tutto il tempo per scaldarsi una bella brioches nel forno. Era giunta alla conclusione che non mangiare forse non contribuiva al suo benessere fisico.
Accese la televisione e si accomodò a tavola, sorseggiando il suo caffè con calcolata lentezza. Dopo la sera prima tutto aveva un nuovo sapore.
Era alla fine. Era riuscita a scalare la Black List e ad ottenere la possibilità di sfidare lo Scorpione, di farlo arrestare sul serio. Ormai non poteva più sbagliare: doveva studiare e perfezionare il piano che aveva in mente da tempo, perché non avrebbe avuto un'altra possibilità. Non sapeva nemmeno se ne sarebbe uscita viva oppure no.
Tornò in camera sua e tirò fuori la valigetta ventiquattrore che per diverso tempo era stata la cassaforte del suo tesoro. La aprì e mise da parte la pistola che Xander le aveva dato; poi contò rapidamente quanto era rimasto.
Tutto sommato, rimettere a posto la Punto non era costato poi tantissimo: aveva ancora a disposizione trentacinque mila dollari, ma rimaneva il motore da sistemare, e di sicuro ci sarebbe voluto ancora qualcosa. Raccolse diecimila dollari e se li infilò nella borsa, per pagare le ultime modifiche della Punto.
Si vestì in fretta e poi nascose per bene la pistola e la valigetta sotto il letto, per evitare che qualcuno accidentalmente le trovasse. Prese il cellulare e scese di sotto, dove la BMW bianca era parcheggiata a bordo strada. Alla luce del giorno si rese conto di averla trattata davvero male.
Ora che doveva portarla "al macello", Irina ebbe un tuffo al cuore. Nonostante tutto, a quell'auto ci era affezionata, soprattutto ora che aveva rappresentato una parte della rinascita di Fenice. Lasciò vagare lo sguardo sulla fiancata distrutta per qualche istante, e poi sui fari crepati e lo specchietto mancante.
"Xander mi avrebbe ucciso per questo..." pensò, "Mi ha lasciato la sua macchina, e guarda come gliel'ho ridotta...".
Salì sulla M3 e raggiunse l'officina di Max, già aperta. Il meccanico la stava aspettando davanti all'entrata; le aprì la saracinesca e lei parcheggiò la M3 all'interno, proprio al centro.
<< Tutto pronto? >> chiese Irina, quando vide Antony vicino al bancone con una grossa cassetta degli attrezzi.
<< Tutto pronto >> rispose lui.
Max girò intorno alla BMW, esaminandola con sguardo critico. Gettò un'occhiata in tralice a Irina, poi aprì il cofano leggermente piegato della M3. Non concordava ancora con il suo piano, ma sembrava volerle almeno fare il piacere di ricostruirle la macchina.
<< Ho saputo di ieri sera >> disse, guardando il motore dell'auto.
<< Ho vinto, alla fine >> tagliò corto Irina, << E sono ancora qui per raccontarlo >>.
Max iniziò a smontare qualcosa all'interno del cofano, ma lo sbuffo che fece si sentì benissimo. << Già >> disse, << Lo sanno tutti che Dimitri ti ha lasciato vincere >>.
Irina si sentì punta nel vivo. Era vero, il russo l'aveva lasciata vincere, e la cosa non le andava a genio: l'orgoglio le diceva che non se l'era meritata certo per bravura. Tuttavia, era arrivata al punto di considerare la cosa di poca importanza se la portava dritta dritta verso William. Il fine giustificava i mezzi, in quel caso.
Ignorò il meccanico e si diresse verso la Punto, nascosta sotto un grosso telo bianco. Voleva scostarlo per vedere a che punto era l'auto, ma decise di riservarsi la sorpresa per quando fosse definitivamente pronta. Cercò uno sgabello e si sedette, osservando Max e Antony che si occupavano del motore della BMW.
Il messicano lanciò un fischio. << Ragazzi, che roba... >> disse, brandendo in mano una chiave inglese, << Non sarà per niente facile... Come lo facciamo entrare 'sto mostro dentro il cofano della Punto? >>.
<< Si può fare, ma dovremo modificare l'anteriore... >> rispose Max, voltandosi verso Irina, << Potrebbe anche non essere esattamente come prima >>.
<< Ma io voglio che sia meglio di prima >> ribatté lei, serafica, << Anche se comporta qualche modifica estetica >>.
<< D'accordo, se è quello che vuoi... >> borbottò Max, tornando al lavoro.
Un'ora dopo, Irina decise di lasciare in pace i due meccanici e andarsene. Senz'auto sarebbe dovuta tornare a casa a piedi, ma non aveva voglia di prendere un taxi. Una bella passeggiata sul lungomare non poteva farle male.
Lasciò l'officina sentendosi particolarmente felice: avrebbe finalmente riavuto la sua auto. Percorse una stradina laterale e poi si ritrovò su quella che percorreva il lungomare di Los Angeles.
Era una bella giornata di sole, e molta gente ne aveva approfittato per andare in spiaggia a prendere il sole e a fare il bagno, anche se era lunedì mattina. Guardò la sabbia chiara e l'acqua cristallina, e le tornò subito in mente quel giorno sulla stessa spiaggia... Quel giorno in cui stava per perdere metà del costume, e c'era stato Xander a rimetterglielo a posto...
Sorrise tra sé. "Eh no, Irina, non si fa così... Cerca di non pensarci, eh".
Riprese a camminare a passo lento, assaporando quella strana sensazione di pace che aveva preso possesso di lei. Passeggiare su quella strada piena di ricordi non le faceva male, come avrebbe dovuto. Forse ormai si era rassegnata, e ripensare a ciò che aveva perso non le pesava più.
"O forse, ci stai ancora sperando...".
Scosse il capo e continuò a camminare, lasciando che il leggero venticello che proveniva dal mare le scompigliasse i capelli. Le auto sfrecciavano veloci lungo la strada, e dai bar proveniva la voce degli animatori che intrattenevano i bagnanti.
Circa venti minuti più tardi passò davanti al bagno che apparteneva a William, il bar in stile moderno quasi vuoto. Il bagnino era seduto da solo sulla battigia, a fissare assorto il mare; solo un paio di persone occupavano le sdraio blu disposte ordinatamente sulla spiaggia.
Irina si fermò e sbirciò tra i tavolini, per assicurarsi che non ci fosse nessuno di sua conoscenza. Poi entrò, decisa a bere qualcosa di fresco.
Seduto di spalle al bancone tirato a lucido, trovò Michael Fowler, che sorseggiava un drink da solo, l'aria annoiata. Non lo aveva visto perché era nascosto da una delle colonne bianche, ma non lo considerava una vera e propria conoscenza. Oltretutto, credeva di essere ancora libera di bere qualcosa in santa pace. Lui non si accorse del suo arrivo, nemmeno quando il barista fece un cenno di saluto a Irina e le chiese cosa volesse da bere.
<< La cosa più fresca e meno alcolica che hai >> rispose la ragazza, sorridendo e sedendosi sullo sgabello.
<< Succo di frutta, allora >> disse il barista, ridacchiando.
Michael si girò e la guardò per un momento senza riconoscerla. Poi ebbe un sussulto e posò rapidamente il bicchiere sul bancone.
<< Ciao >> disse.
<< Ciao >> salutò Irina, un leggero sorriso sul volto. Prese il bicchiere che il barista le poggiò davanti e iniziò a sorseggiarlo.
<< Bella gara, ieri sera >> disse Michael, forse volendo intavolare una discussione che sarebbe stata meno imbarazzante di un lungo silenzio.
<< Non sforzarti di dire cose che non sono vere >> ribatté Irina, tranquilla, << Mi sembra chiaro che Dimitri mi ha lasciato vincere >>.
<< Ah... >> fece Michael, << Bè, però non è stata male comunque... >>.
Irina fece una smorfia. Non le sembrava molto furbo, quel ragazzo. Forse era un bravo meccanico, ma non era di sicuro perspicace.
<< Sei da solo? >> domandò lei, lasciando il bicchiere vuoto sul bancone e guardandosi intorno.
<< Sì >> rispose Michael, << Tu? >>.
<< Anche >> disse Irina.
L'espressione di Michael la incuriosì: sembrava spaventato, come se fosse stato colto in fallo. Lo guardò per un momento, poi il cellulare del ragazzo prese a squillare. Lui lo tirò fuori e guardò il display.
<< Scusa un momento >> disse, e si allontanò.
Irina lo guardò dirigersi verso il retro, dove nessuno poteva sentirlo. Rimase un momento a fissare il punto in cui era sparito, poi qualcosa la spinse a seguirlo. Strano che si trovasse lì da solo, senza William o Dimitri...
Lo vide fermarsi vicino ad alcuni tavolini isolati, e lei si nascose dietro una colonna, abbastanza vicina da riuscire a sentire la sua voce.
<< ... No, non ne so niente io... >> stava dicendo, << White non mi ha dato nulla... >>.
A quel nome, Irina drizzò le orecchie. White? Ma...
In un attimo, si ricordò di ciò che le aveva detto Xander: c'era un sostituto che prendeva il suo posto... Se n'era completamente dimenticata...
Rimase in disparte ad ascoltare la conversazione, che durò solo pochi secondi. Michael si guardò alle spalle per un istante, poi liquidò il suo interlocutore.
<< Ok, ok, ti faccio sapere >> disse, << Devo andare. Il posto in cui sto non è sicuro >>.
Chiuse la telefonata e poi si voltò. Irina rimase nascosta dietro la colonna, e appena vide sbucare Michael lo chiamò.
<< Ehi, aspetta un momento >>.
Il ragazzo si voltò, lo sguardo pietrificato. Irina gli fece cenno di uscire insieme a lei dal bar.
<< Tu conosci Alexander Went, vero? >> disse, appena misero piede sul marciapiede del lungomare.
Michael si guardò intorno con aria preoccupata. << Un attimo... >> borbottò, a disagio.
<< Sei tu il suo sostituto, allora? >> chiese Irina.
<< Io... Cioè... Sì >> rispose alla fine Michael.
Irina sorrise. << Tranquillo, non ho intenzione di fare la spia >> disse, << Mi ero solo dimenticata che doveva esserci qualcun altro, al posto suo... >>.
Michael si rilassò. << Oh, ok >> disse, << Scusa, ma in teoria dovevo rimanere in incognito... Mi aveva detto di te, ma credevo non dovessi saperne nulla... >>.
Irina gli fece cenno di spostarsi. << Allontaniamoci da qui, non è abbastanza sicuro >>.
Camminarono per una cinquantina di metri lungo il marciapiede, abbastanza lontano dal bar di William per non essere ascoltati dai baristi.
<< Come hai fatto a diventare amico di William? >> chiese Irina, incuriosita.
<< Ho finto di essere un meccanico >> rispose Michael, << Ho chiesto in giro se qualcuno ne avesse bisogno, e William si è interessato. Mi ha fatto modificare una delle sue auto, ed è rimasto molto soddisfatto, così... Eccomi qui, nel club dello Scorpione >>.
Per quanto trovasse simpatico quel ragazzo, Irina trovò il suo piano decisamente meno coinvolgente di quello di Xander, ma si rese conto che forse era un po' di parte... Più che sapere cosa avesse intenzione di fare, era interessata ad altro, al momento.
<< Hai sentito Alexander, negli ultimi giorni? >> chiese, seria.
<< Sì, quello al telefono prima era lui >> rispose Michael, << Perché me lo chiedi? >>.
<< Vorrei che tu non gli dicessi niente, di ciò che sto facendo >> disse Irina, << Che sono stata buttata fuori dalla Lista e ho sfidato Dimitri... Soprattutto con la sua macchina. Se ti chiede di me, digli che sto bene e sono tranquilla, ok? >>.
Michael la guardò per un momento, sorpreso, ma non fece domande. Chissà se sapeva tutta la storia, oppure no...
<< Ehm, va bene >> disse alla fine, << Ok. Non c'è problema... Solo non capisco il perché... Ma credo di non potermi impicciare, esatto? >>.
Irina sorrise. << Esatto >>. Stupido non troppo.
Riprese a camminare per il lungomare, decisa ad andarsene. Prima però la sua coscienza le disse di fare un'altra cosa.
<< Michael... >> disse, << Mi dispiace che sia toccato a te, venire qui. Quindi fai molta attenzione a ciò che fai, ok? William e i suoi amici non sono gente con cui scherzare >>.
Il ragazzo annuì. << Ok, grazie >>.
Irina lo salutò e proseguì diretta a casa, continuando a sentirsi sempre stranamente leggera. C'era qualcosa che le diceva che, forse, questa volta, tutto sarebbe finito per il meglio... Proprio come voleva lei.
Ore 18.00 – San Francisco, Sede F.B.I.
"Ok, oggi Cohen parte... E io posso stare più tranquillo".
Xander sedeva rigido alla scrivania di McDonall, osservando il Vicepresidente che batteva qualcosa al computer. Vide che l'uomo gli gettò un'occhiata in tralice e poi disse: << Mi sembra un po' nervoso, agente Went. Qualcosa non va? >>.
<< A parte che tutta questa faccenda inizia a stufarmi, sto bene >> rispose Xander, << Vorrei solo scoprire chi è questa dannata talpa... >>.
<< Forse è il caso che si prenda qualche giorno di pausa >> suggerì McDonall, << E' più di una settimana che praticamente vive qui dentro... >>.
<< No >> rispose Xander, senza alcuna esitazione, << Non posso perdere troppo tempo... >>.
McDonall fece un sorrisetto, e continuò a scrivere. Dalla stampante uscì rapidamente un foglio che firmò e passò a Xander.
<< Questa è la sua autorizzazione >> disse, << Avrà accesso a tutto quello che potrebbe tornarle utile... Archivi, database, linee telefoniche. Trovi quella talpa, in fretta >>.
Xander prese il foglio e uscì dall'ufficio, diretto in quello di Jess. Lungo la strada incontrò White, una tazza di caffè in mano, che portava un grosso plico sotto il braccio. Diede una sbirciata, ma non si trattava di quello che interessava a lui.
<< Come procede il lavoro da segretaria? >> chiese il suo capo, ridacchiando.
<< Molto bene >> ribatté Xander, << Certamente meglio del suo >>.
Infilò la porta dell'ufficiò di Jess e se la chiuse alle spalle, giusto un secondo prima di lasciarci andare a una parolaccia davvero poco fine. L'informatico alzò lo sguardo su di lui, l'aria perplessa.
<< Che c'è? >>.
<< White... >>.
Xander si sedette e mostrò il fogli che gli aveva dato McDonall. << Adesso possiamo fare quello che ci pare >> disse, << Se non lo smaschero adesso... >>.
Jess esaminò il foglio con aria critica, poi lo guardò.
<< Ok, diamoci da fare. Da dove cominciamo? >>.
Ore 15.00 – Casa
"Sono a Los Angeles. Caffè sulla 5° strada?".
Irina sorrise leggendo l'sms che era appena arrivato sul suo telefonino. Simon Cohen era tornato in città inaspettatamente e senza preavviso, e come alsolito si faceva sempre distinguere.
"Ok. Ci vediamo lì" rispose lei, e inviò.
Mezz'ora dopo, Irina parcheggiava l'Audi TT vicino al bar che erano solito frequentare lungo la 5° strada, e subito le saltò all'occhio il gigante nero seduto pacificamente a un tavolino che dava sulla spiaggia.
<< Ehi! Cosa fai qui? >> lo salutò allegramente Irina, andandogli incontro.
<< Ciao Irina! >>. Simon si alzò, rivelandosi sempre altissimo, e la strinse in un enorme abbraccio. << Come stai? >>. La squadrò da capo a piedi, soffermandosi sul suo viso. << Sei pallida, sai? >>.
<< In confronto a te sono sempre pallida >> sorrise Irina, sedendosi al tavolino.
<< Già, anche quello è vero >> convenne lui, ridendo.
<< Allora, cosa fai da queste parti? >> chiese Irina, << Come mai piombi qui senza avvisare nessuno? >>.
Simon si strinse nelle spalle. << Sono venuto a cercare un'auto nuova... >> rispose evasivo, accennando alla Nissan Silvia rossa parcheggiata poco lontano, << E mi faceva piacere venire a vedere come stavi. Sbaglio, ho è successo qualche casino? >>.
<< Alexander è dovuto scappare >> rispose Irina, neutra, << William ha scoperto chi era... Non ne sapevi niente? >>.
L'espressione di Simon si fece seria. << No, non lo sapevo. Lo Scorpione credo che non si sia dato da fare per far sapere in giro questa cosa... Essere ingannato non gli va molto genio, immagino >>.
Irina annuì, lasciando che il cameriere le poggiasse davanti la sua tazzina di caffè.
<< Hanno anche scoperto che lo hai aiutato? >> chiese Simon.
<< Purtroppo sì >> rispose Irina, guardando il liquido caldo che fumava dalla sua tazzina, << Mi hanno bruciato l'auto... >>.
Gli occhi di Simon si spalancarono. << Cosa?! Ti hanno bruciato l'auto?! >>.
<< Si, ma tanto l'ho fatta rimettere a posto >> spiegò Irina, calma, << Mi è costato un po', ma Max la sta facendo tornare come nuova... >>.
Simon la squadrò di nuovo, e Irina si accorse che la stava esaminando, come se volesse farle una sorta di check-up. Iniziò a pensare che fosse una strana coincidenza che il nero fosse lì per comprare un'auto, e poi proprio in quel momento... Non si era mai presentato a Los Angeles se non era strettamente necessario. E poi perché venire a cercare una macchina proprio lì?
<< Davvero nessuno ha saputo quello che è successo? >> aggiunse, sospettosa.
Poteva anche credere al fatto che William avesse voluto tenere per sé la notizia di un agente dell'F.B.I. infiltrato tra i suoi piloti, che gli rubava credibilità, ma le sembrava davvero strano che nessuno fosse venuto a sapere che Fenice aveva perso il suo terzo posto, che Milay era morto in una gara che era sembrata più una rissa, e che Dimitri aveva lasciato vincere Fenice davanti a tutti. Oltretutto, tutti eventi legati da un unico filo conduttore: Irina, la presunta ragazza dello Scorpione.
<< Vivo lontano da Los Angeles >> rispose Simon, << Da noi le notizie non arrivano così in fretta come credi... Cos'altro è successo? >>.
L'espressione eccessivamente curiosa nel nero le diede la pensare. "Sono sicura che non è qui solo per l'auto... C'è dell'altro, sotto".
<< Niente... >> rispose evasiva, << Qualche gara un po' movimentata, per il resto tutto tranquillo... >>.
L'occhiata che Simon le lanciò le confermò che in realtà stava facendo il finto tonto. Sapeva qualcosa, ma voleva scoprire il resto da lei. Il motivo però le sfuggiva. In ogni caso, decise di non rivelare niente nemmeno a lui del suo piano: sicuramente avrebbe cercato di fermarla. Avrebbe scoperto tutto da qualcun altro.
<< E tu, come mai hai deciso di venire proprio qui, per un'auto nuova? >> chiese Irina.
Simon si strinse nelle spalle. << So che qui si possono concludere ottimi affari >> rispose. << Hai saputo se c'è un altro agente dell'F.B.I. tra voi? >>.
<< Certo >> rispose lei, << L'ho visto... E non credo arriverà mai da nessuna parte, purtroppo >>.
<< Irina, sei sicura di stare bene? >> chiese all'improvviso Simon, preoccupato, << Mi sembri un po' provata... >>.
<< E' la stanchezza >> rispose Irina, << Ho dormito poco in questi giorni... >>.
Simon rimase in silenzio per un istante, poi disse: << Guarda che lo so che hai sfidato tutti i piloti della Black List... Credi davvero che non lo sapessi?Cosa stai combinando? >>.
Irina gli rivolse un'occhiata. << Tu cosa fai qui? >> chiese.
<< Prima dimmi cosa ti sta passando per la testa >> ribatté il nero, << Perché è chiaro che non me la conti giusta... >>.
<< Rivolevo semplicemente il mio posto >> rispose Irina, secca, << Ho fatto qualcosa di male? >>.
<< A parte rischiare di farti ammazzare e inimicarti definitivamente tutti i membri della Black List... No, non hai fatto niente di male >>. Simon fece una smorfia. << Vorrei solo capire se hai finito qui, oppure se hai in mente ancora qualcosa >>.
<< Perché lo vuoi sapere? >> domandò Irina, sospettosa. Poteva anche sbagliarsi, ma Simon magari stava cercando di sondare il terreno per qualcuno, e quel qualcuno poteva anche essere William... O Xander.
<< Sono venuto qui è ho saputo di tutto questo casino >> rispose Simon, << Sembra che tu stia catalizzando l'attenzione su di te... Volevo solo capire se ti stavi cacciando nei guai o no. Sono pur sempre tuo amico, no? >>.
La cosa la convinceva ancora poco, ma decise di fare buon viso a cattivo gioco. Sorrise, anche se continuare a mentire non le piaceva. << Non ho in mente nient'altro >> disse, << Penso di aver già fatto abbastanza rumore... Per un po' me ne starò tranquilla >>.
"Finché la mia auto non sarà definitivamente pronta...".
<< Bene >> disse Simon, << Anche perché non mi sembri così in forma per metterti a fare pazzie... Non l'hai presa bene, vero? >>.
Irina capì subito che si riferiva a Xander e al fatto che se ne fosse andato. Abbassò il capo, fissando la tazzina di caffè vuota.
<< Me ne sono fatta una ragione >> disse lentamente, << Credevo davvero fosse in grado di far arrestare William... Ci era quasi riuscito. Ma lo Scorpione conosce troppa gente per farsi fregare così facilmente >>.
<< Non era quello che intendevo >> disse Simon, guardandola.
Irina sospirò. Aveva capito cosa intendeva, e si chiese come avesse fatto a intuirlo. << Mi sono fatta una ragione anche per quello... Con il tempo mi passerà. Con il tempo passa sempre tutto >>.
Simon sorrise dolcemente, mostrando i denti che in contrasto con la sua carnagione scura sembravano ancora più bianchi. << Tornerà, vedrai >> disse solo.
All'improvviso Irina ricordò che Simon e Xander si conoscevano... Gli aveva raccontato la storia di come lui aveva lasciato l'F.B.I. per vendicare la donna che amava...
<< Come mai vi conoscevate? >> chiese, curiosa.
<< Ero un amico di suo padre >> rispose Simon, e sembrò rattristarsi, << Un grande amico... Prima di iniziare la mia missione, poi sono successi un po' di casini e ci siamo persi di vista... Xander mi conosceva perché qualche volta sono andato a casa sua, quando era piccolo >>. Sorrise e fece un segno con la mano. << L'ultima volta che lo avevo visto era alto così... Ed era una vera peste >>.
Irina ridacchiò, cercando di immaginare come dovesse essere un piccolo Xander piantagrane. Le riusciva difficile, perché le sembrava impossibile cheuno come lui potesse essere stato un bambino ingenuo e come tutti gli altri: per lei rappresentava qualcosa di molto vicino alla perfezione, e figurarselo alto nemmeno un metro che correva per casa combinando pasticci era quasi impossibile.
Ordinò qualcos'altro da bere e poi Irina ricordò qualcosa che forse non avrebbe mai dovuto dimenticare: Dominic, quando era tornato dalla sua fuga solitaria, aveva menzionato Simon...
<< Conosci mio fratello Dominic, vero? >> chiese all'improvviso, dura, << Sei stato tu ad aiutarlo quando è fuggito. Me lo ha detto lui... E' tornato a Los Angeles, lo sai? >>.
Simon sembrò a disagio. << Sì, sono stato io ad aiutarlo >> rispose lentamente, << E sapevo anche che sarebbe tornato... >>.
<< Perché non mi hai mai detto che eri in contatto con lui? >> domandò Irina, stizzita.
<< Perché mi aveva chiesto di non farlo... >> rispose il nero.
Con enorme amarezza, Irina si rese conto che le persone di cui poteva veramente fidarsi in quel mondo di pazzi criminali erano davvero poche. Anzi, in quel momento non c'è n'era nemmeno una. Anche se Simon era suo amico, capì che aveva fatto bene a mantenere il segreto anche con lui: se non poteva essere certa di chi poteva fidarsi o meno, era meglio rimanere nel silenzio.
Gli rivolse un'occhiata più che altro delusa, ma decise di non continuare a parlare di quella storia. Ormai apparteneva al passato: Dominic non c'entravapraticamente più niente. Aveva dato il via a quella faccenda che l'aveva coinvolta suo malgrado, ma ne era uscito forse perché era stato più furbo di lei... Ora conduceva la sua nuova vita senza farsi troppi problemi, come d'altronde aveva fatto per tutta la sua esistenza.
Buttò giù tutto d'un sorso il suo succo, poi si alzò.
<< Mi ha fatto piacere rivederti >> disse, << Cerca di non cacciarti nei guai, mentre sei qui >>.
Lo salutò, forse un po' freddamente, e raggiunse la TT. Solo quando fu a casa si soffermò a pensare a tutta quella storia, che continuava a rimanere strana.
Ore 17.00 – San Francisco, Sede F.B.I.
<< Posso dirti di averla vista provata >> disse Simon dall'altro capo del telefono, il tono di voce serio, << Non era proprio in forma, ecco >>.
"Centra quel figlio di puttana... Se le ha rimesso le mani addosso lo ammazzo.
Xander strinse preoccupato la penna che aveva in mano. << Cos'altro hai scoperto? >> chiese.
<< Qualcosa che non ti piacerà >> disse Simon, << Challagher l'aveva buttata fuori dalla Lista, e le aveva bruciato la macchina... >>.
<< Cosa?! >> gridò Xander, scattando in piedi.
<< Le ha bruciato l'auto dopo che ha scoperto che eri dell'F.B.I. e che ti aveva aiutato >> continuò Simon, imperterrito, << E c'è dell'altro: si è procurata un'altra macchina e ha sfidato tutti i membri della Black List in un'unica gara per riprendersi il suo posto... E poi ha anche gareggiato contro il Mastino >>.
<< Cazzo... >> mormorò Xander, << Non può aver tirato su tutto sto casino da sola... E' impazzita, per caso? >>.
<< Non lo so >> disse Simon, << So solo che a me non voleva raccontare nulla, all'inizio. Solo quando le ho detto che sapevo quello che era successo ha dovuto ammettere che lo aveva fatto... Dice che rivoleva solo il suo posto... >>.
<< E poi? >>.
<< Mi ha assicurato che non ha nient'altro in mente >> continuò Simon, << Che starà tranquilla... Credo il suo fosse solo un modo per vendicarsi dell'auto >>.
Xander maledisse l'idea di lasciarle le chiavi della BMW... Perché era sicuro avesse usato quella.
<< Ok, va bene... L'importante è che sia viva >> disse, forse più a se stesso che a Simon, << Tienila d'occhio, perché non sono pienamente sicuro che non abbia qualcos'altro in mente... >>.
"Non può aver sfidato Dimitri solo per vendetta... Si sarebbe fermata al terzo posto, esattamente dove stava prima... Se ha gareggiato anche contro di lui, significa che ha qualche idea per la testa. Forse vuole solo infastidire Challagher...".
Era sicuro che Irina non sarebbe mai stata così folle da sfidare William, soprattutto perché non avrebbe avuto alcun senso e perché sapeva benissimo che era più forte di lei. Non avrebbe mai osato così tanto contro di lui, non quando era completamente da sola.
Il pensiero lo fece rabbrividire. Salutò velocemente Cohen e fissò il monitor spento del pc.
Ora che ci pensava, c'era qualcos'altro che non gli quadrava. Michael non gli aveva detto niente... Eppure era stato chiaro: doveva riferirgli tutto quello che riguardava Irina.
Prese il telefono e compose il numero di Folwer, decisamente arrabbiato. Non c'era nessuno che facesse quello che diceva, in quella gabbia di matti.
<< Perché non mi hai detto quello che stava succedendo lì, eh?! >> lo aggredì non appena Michael rispose al telefono, << Dove cazzo stavi guardando, per aria? >>.
Il ragazzo dall'altra parte tacque per qualche istante, preso totalmente alla sprovvista. << Scusa... Ma lei mi aveva chiesto di non dirti niente, e... >>.
<< E tu ascolti anche i suoi ordini? >> sbottò Xander, << Ti avevo detto di tenerla d'occhio. Fra un po' si fa ammazzare, e tu ascolti pure quello che ti dice? >>.
<< Ma sta bene! >> protestò Michael, << Non le è successo niente, no? >>.
<< Incapace >> disse Xander, e gli chiuse il telefono in faccia.
Rimase seduto alla scrivania, cercando di calmarsi. Già il fatto di non riuscire a trovare prove contro White lo rendeva nervoso, e aggiungere anche la preoccupazione che Irina si facesse ammazzare lo faceva diventare particolarmente intrattabile.
Forse doveva cambiare soggetto. Forse White non c'entrava veramente nulla... Ma non poteva ignorare le occhiate divertite e soddisfatte del suo capo, quando lo vedeva dibattersi in quel problema senza trovare la soluzione. E poi c'era l'auto, non poteva dimenticarsene.
"Tanto ti incastro, bastardo..." pensò.
Ore 11.00 – Hermosa Beach
Irina uscì dall'acqua gettandosi uno sguardo alle spalle, sentendo le goccioline salate che le scorrevano sulla schiena. Il mare era piatto come una tavola, e riusciva a vedere all'orizzonte un paio di yacht che si muovevano lenti sulla superficie cristallina.
Raggiunse la battigia e strizzò i capelli per eliminare l'acqua salata, poi volse lo sguardo verso il bar deserto, da dove proveniva soffusa una musica abbastanza rilassante, accesa solo per lei. Il barista e un paio di camerieri stavano preparando i tavoli per il pomeriggio, quando sarebbe stato aperto per la gente "comune", ovvero gli esclusi dalla cerchia di William Challagher.
Anche il bagno di Hermosa Beach era dello Scorpione, ed era uno di quei posti che usava per le sue feste in riva alla spiaggia. Se il sabato e la domenicaera sempre pieno, durante la settimana non c'era mai nessuno. William non ci veniva mai, perché preferiva andare a Redondo Beach, molto più affollata, ma non era solo quello il motivo per cui piaceva molto a Irina.
La bella spiaggia era stata lasciata libera per permettere ai bagnanti di stendere i propri asciugamani in tutta libertà, a meno che non si volesse una delle sdraio del bagno. Poco più in là si estendeva un enorme gazebo di legno e paglia, che di sera veniva usato per le feste, e che di giorno fungeva da tettoia per i tavolini del bar, tutti fatti in foglie di banano. Era una combinazione di stili che a Irina piaceva molto.
Si sedette sull'asciugamano, a godersi i caldi raggi del sole che le battevano sulla pelle bagnata. Non c'era meglio di qualche ora al mare per tornare in forma e passare qualche momento in tutta tranquillità.
Canticchiò qualche strofa della canzone che aveva come sottofondo, poi si mise a disegnare con le dita sulla sabbia cerchi concentrici.
Ad un certo punto iniziò ad avere la sensazione che qualcuno la stesse osservando. Era una cosa piuttosto sgradevole, ma non ebbe il coraggio di guardarsi intorno per scoprire che magari si trattava proprio dell'ultima persona che voleva vedere, ovvero William. Rimase con le dita nella sabbia calda, gettando ogni tanto un'occhiata verso la battigia.
Resistette mezz'ora, dopodiché si voltò per vedere che si trattava proprio dello Scorpione, appoggiato al piccolo steccato che separava il gazebo dalla spiaggia, in costume da bagno. Un paio di occhiali da sole Ray-Ban gli nascondevano lo sguardo, un sorrisetto che gli increspava le labbra.
Irina lo ignorò e tornò a guardare verso il mare, scocciata. Aveva pensato che almeno lì non si sarebbe fatto vedere, ma era chiaro che la fortuna non stava dalla sua parte. Non riusciva a starsene da sola nemmeno una volta.
Ad un certo punto sentì qualcuno avvicinarsi e poi abbassarsi su di lei. Era uno dei camerieri, che con un sorriso le disse: << William mi ha detto di dirti che rischi di bruciarti, se continui a rimanere sotto il sole... E che vorrebbe offrirti qualcosa da bere >>.
Per un momento pensò di fare finta di niente, ma poi si rese conto che William non se ne sarebbe andato finché non avesse ottenuto ciò che voleva. Si alzò con uno sbuffo scocciato e raggiunse il bar.
Lo Scorpione era seduto a un tavolino, il tatuaggio in bella vista sul petto muscoloso, sorseggiando il suo drink con aria annoiata.
<< Cosa c'è? >> chiese Irina, poco affabile.
<< Siediti >> disse lui, facendole cenno verso la sedia vuota davanti a lui.
Irina si accomodò, senza distogliere un momento lo sguardo da lui. Il bar era deserto, a parte loro due. Non c'era nemmeno Dimitri, nei dintorni.
William si tolse gli occhiali e le avvicinò un bicchiere. << Non è alcolico >> disse, << Non bevi alcolici di mattina, no? >>.
Irina guardò il bicchiere ma non lo prese. << Cosa fai qui? >> chiese.
<< Avevo voglia di vederti >> rispose William, ghignando. << Ho lasciato detto di chiamarmi, se fossi venuta qui >>.
Irina gli rivolse un'occhiata in tralice. << Perché hai detto a Dimitri di lasciarmi vincere? >> domandò, seria. Aveva accettato la cosa, ma voleva capire perché.
<< Chi ti ha detto che io l'abbia fatto >> ribatté William con un leggero sorriso.
<< Avrebbe vinto lui, lo sanno tutti >> disse Irina, << Si è fermato davanti al traguardo per far vedere che era lui il più forte. Non lo avrebbe mai fatto, se tu non glielo avessi ordinato >>.
William si accese una sigaretta con aria tranquilla. << Voglio solo vedere fin dove arrivi >> disse serafico.
<< Cosa vuoi dire? >>.
<< Hai qualcosa in mente, ma non so cosa >> continuò lo Scorpione, << Quando ti incazzi sei assolutamente fenomenale, quindi mi incuriosisce sapere fin dove ti spingerai. E poi, sono sicuro che tu voglia sfidarmi, prima o poi >>.
Irina guardò William, il tatuaggio dello scorpione che spiccava sul petto muscoloso, e si rese conto che lui era convinto di saper prevedere le sue mosse.
<< Se decidessi di sfidarti, tu accetteresti? >> chiese lei, un finto sorriso sul viso. << Sai benissimo chi tra noi due vincerebbe, no? >>.
<< Se accetterei? >> fece lui, gettando la cenere della sigaretta, << Certo che accetterei. Piuttosto, tu me lo chiederesti mai? Anche tu sai chi tra noi duevincerebbe, no? >>.
<< Vinceresti tu >> disse Irina, << Lo sappiamo entrambi. Voglio solo sapere se tu correresti contro di me, se te lo chiedessi >>.
William sorrise. << Sì, gareggerei. Ma chi ti dice che io non voglia lasciarti vincere? >>.
<< Non lo faresti >> disse Irina, sorpresa dalla sua ultima frase.
William gettò il mozzicone e la guardò, un ghigno sul volto. << Invece potrei farlo >> disse, incrociando le braccia, << Se mai lo facessi, cambierebbe l'idea che tu hai di me? >>.
<< No >>.
<< Allora cosa devo fare per evitare il tuo odio? >>.
La conversazione non aveva assolutamente senso per Irina. Perché William stava lì chiederle cosa doveva fare per fare in modo che lei lo amasse, quando si prendeva sempre tutto senza il bisogno di chiedere niente a nessuno? Aveva già tutto di lei, a cosa gli serviva avere il suo cuore?
<< Non hai bisogno di me >> disse, << Quello che volevi da me te lo sei già preso. Cosa ti serve che io ti ami? Non lo capisco >>.
William scosse il capo e divenne serio. << Mi ci hai costretto tu >> disse, << Non sono abituato a ricevere dei no. Però ho imparato... Non mi sto comportando come tu mi hai chiesto? >>.
Irina lo fissò, gli occhi spalancati. Era ancora convito di essere dalla parte del giusto... Lei lo aveva costretto? Ma che cazzo di ragionamento era?
<< Potrai anche essere il più buono del mondo, con me, ma rimani sempre il solito criminale che sei sempre stato >> ribatté, gelida.
William si produsse in una risatina. << Credo di aver capito dove sta il problema >> disse, << Tu mi odi così tanto perché hai paura di innamorarti di me. Dimmi se mi sto sbagliando >>.
Irina lo fissò con gli occhi spalancati. Innamorata di lui? Non poteva certo esserlo, non quando si era innamorata di qualcun altro...
Si alzò di scatto e tornò sulla spiaggia, lasciando William da solo al suo tavolo. Non poteva negare si essere stata scossa, dalle parole dello Scorpione, perché aveva paura che ci fosse un fondo di verità. Da quando Xander era entrato nella sua vita, e poi ne era uscito in modo così inaspettato, c'erano troppe cose che non erano più le stesse, che sfuggivano al suo controllo.
Sperò che William se ne andasse, ma dopo poco se lo ritrovò di fianco, seduto su un bell'asciugamano blu che stese senza dire una parola. Le rivolse solo un'occhiata, poi rimase in silenzio a guardare l'orizzonte.
Con la coda dell'occhio, Irina tenne d'occhio William, seduto e come immerso nei suoi pensieri. Stava diventando sempre più incomprensibile per lei, soprattutto da quando Xander se n'era andato.
Rimasero l'uno di fianco all'altra in silenzio per quella che sembrò un'eternità, poi William si decise ad intavolare una conversazione.
<< Guarda che rischi di ustionarti per davvero >> disse.
Irina gettò uno sguardo verso le sue spalle, per notare che in effetti erano leggermente arrossate. Spostò lo sguardo su William, la cui già marcata abbronzatura lo preservava da ustioni a cui lei non riusciva a sottrarsi nemmeno dopo un mese di mare, e trovò irritante che facesse finta di preoccuparsi per lei.
<< Non fa niente >> disse, e tornò a fissare l'orizzonte.
William sembrò emettere uno sbuffo, si alzò e tornò dopo qualche minuto, lasciando sul suo asciugamano quello che era un flacone di crema solare, e che Irina non degnò nemmeno di uno sguardo. Voleva solo che se ne andasse.
Un istante dopo, lo Scorpione si diresse verso la battigia per andarsi a fare il bagno, lasciandola sola. Per evitare di averlo davanti agli occhi, Irina si sdraiò a pancia in giù e cercò di dimenticare per qualche minuto di essere in compagnia di William.
Chissà se lo Scorpione si rendeva veramente conto di quanto la infastidisse, oppure se lo faceva apposta... Perché poi fissarsi con lei, quando poteva avere qualsiasi altra ragazza?
"Tanto durerà ancora poco...".
Qualcosa di gelido le colò sulle spalle, facendole scappare un'esclamazione di sorpresa. Aprì gli occhi e cercò di alzarsi, ma un paio di bracciadecisamente più forti delle sue la costrinsero a rimanere ferma dov'era. Quando capì che William le si era appena seduto addosso venne colta dal panico, e cercò disperatamente di fare forza sulle braccia.
<< Non voglio farti niente >> disse William, il tono volutamente dolce, << Stai ferma un attimo... >>.
<< Levami le mani di dosso >> ringhiò Irina, << Giuro che... >>.
Si interruppe a metà frase quando si rese conto che William le aveva versato sulle spalle arrossate la crema solare e gliela stava spalmando con deliberata lentezza. Le sue mani si mossero con delicatezza sul tatuaggio della fenice, sui muscoli tesissimi delle spalle...
Suo malgrado, doveva ammettere che William ci sapeva fare. Stava riuscendo a farle apprezzare quel gesto che non aveva né calcolato né desiderato.
<< Non mi piace solo riceverli, i massaggi... >> le sussurrò nell'orecchio, abbassandosi su di lei. << Questo non lo sapevi, vero? >>.
<< Vorrei alzarmi >> ribatté Irina, cercando di sgusciare da sotto le sue gambe.
<< Vuoi stare un attimo ferma? >> ridacchiò William, << Non ti faccio niente... E non dirmi che non è piacevole... >>.
Irina si odiò in quel momento, ma non poteva negare che lo Scorpione stava riuscendo a farla rilassare... Era piacevole sentire finalmente i muscoli delle spalle un po' più sciolti, quelle mani che aveva tanto odiato e che ora le davano quella bella sensazione. Era frustrante ammetterlo, ma le piaceva.
Sentì le mani di William solcare di nuovo la fenice, per poi scendere lente fino a metà della sua schiena, incontrando il laccetto del costume, lo stesso cheXander le aveva riallacciato non tanto tempo prima, sempre su una spiaggia assolata come quella. Con un gesto lento, le dita dello Scorpione si insinuarono sotto il laccetto e iniziarono a scioglierlo.
Irina sussultò, il cuore che iniziava a battere troppo forte per la paura. Non si poteva muovere, non si poteva alzare, e quel leggero brivido che prima erastato quasi piacevole ora si trasformava in puro terrore.
<< William... >> riuscì solo a dire, e fu più che altro un sussurro.
Lo Scorpione si fermò e si abbassò su di lei, il fiato caldo che le soffiava sulla spalla. << Non voglio farti niente >> mormorò, << Voglio solo dimostrarti che non sono l'animale che credi... Che se voglio posso essere quello che cerchi >>.
Le parole di William servirono solo a farla arrabbiare: voleva ribattere, ma sapeva che non sarebbe stata una mossa saggia. Rimase in silenzio, cercando di controllare i battiti del cuore, mentre lo Scorpione le slacciava il costume, facendole scorrere un brivido di paura lungo la spina dorsale.
Non sapeva che cosa volesse fare, né se da un momento all'altro avrebbe cambiato registro. Erano su una spiaggia, ma erano da soli. Il barista e i camerieri non contavano: lavoravano per lui, e gli avrebbero lasciato fare quello che voleva. Qualsiasi cosa avesse in mente, Irina era completamente alla sua mercé, e ne era consapevole.
Qualche minuto dopo, quando William ebbe terminato quel massaggio che voleva essere rilassante, ma che per Irina era stato terribile, riprese i laccetti del costume e li riallacciò con lentezza quasi esasperante. Poi, senza dire una parola, si alzò e la lasciò libera.
Con uno scatto degno di un felino, Irina si mise a sedere e lo fissò, arrabbiata e spaventata al tempo stesso. William sorrideva, come se la cosa lo divertisse molto. Cosa diavolo voleva dimostrarle? Che sapeva tenersi? Che oltre a spogliarle, le ragazze, sapeva anche rivestirle?
<< Sono stato così mostruoso? >> domandò.
<< Non... >> mormorò Irina, << Lasciami stare... >>.
Si portò le mani alla testa, frustrata. Ormai non sapeva più come comportarsi, con lui. Più gli dimostrava di odiarlo, più lui cercava di conquistarla; più tentava di accettarlo, più lui faceva in modo di farsi detestare. E poi continuava a confonderla, a darle l'idea di poter veramente cambiare e poi di non poter mai migliorare. Proprio ora che aveva deciso di farlo sbattere in galera.
<< Che cosa c'è? >> chiese William.
Irina deglutì, cercando di trattenere le lacrime che le avevano invaso gli occhi. Non poteva sopportare ancora per molto di sentirsi così persa, vuota... Stava crollando di nuovo, e questa volta non c'era Xander a sorreggerla.
<< Cosa... Cos'ho che fa in mondo che tu sia fissato così tanto con me? >> domandò, << Cos'ho di speciale, eh? >>.
William sorrise. << Il fatto che non ti piace sottostare a nessuno, e che non lo mandi a dire? >> rispose divertito, << Che non te ne frega un cazzo di quanti soldi abbia, di quanto potere possieda? Che non sai essere falsa? >>.
Detto da lui era strano, e Irina se rese conto. Però non riuscì a comprendere come quello potesse essere qualcosa di attraente... Gli piaceva solo perché aveva il coraggio di insultarlo, di dimostrargli che lo odiava?
Abbassò il capo per un istante, e con la coda dell'occhio notò qualcuno muoversi nel bar. Voltò la testa, e vide che si trattava di Michael e Dimitri, appoggiati sul cancello di legno a guardare proprio dalla loro parte. Il russo sembrava più scontroso del solito, mentre Michael ridacchiava.
<< Ignorali >> disse William, infastidito. Forse non aveva programmato che ci fossero anche loro, e per Irina rappresentavano un'altra fonte di preoccupazione.
Spostò lo sguardo sullo Scorpione, indecisa su cosa fare. Non lo capiva, e non sapeva come si sarebbe comportato. Lui si sporse verso di lei e le scostò una ciocca di capelli dalla spalla, indugiando con gli occhi sul suo collo.
<< Dov'è la tua collana? >> chiese.
<< Ehm... Credo di averla persa >> rispose Irina, a disagio. Sapeva benissimo che l'aveva ancora Xander... Avrebbe potuto ridargliela, quando s'e n'era andato...
<< Dove? >>.
<< Non lo so >>.
William continuò a guardarla, come se sperasse che da un momento all'altro Irina gli saltasse addosso, ma lei voleva solo andarsene. La situazione stava diventando pesante per lei.
Si alzò e si scrollò di dosso la sabbia. Lo Scorpione non le staccò gli occhi di dosso.
<< Devo andare >> disse lei, infilandosi l'abitino predisole e piegando l'asciugamano il più rapidamente possibile.
<< D'accordo >> fece solo William, e senza protestare la lasciò andare.
A testa bassa Irina rientrò nel bar e passò davanti a Dimitri e Michael, senza degnare nessuno di uno sguardo.
Doveva portare a termine il suo piano prima di impazzire per davvero.
Ore 15.00 – San Francisco, Sede F.B.I.
<< Sembra proprio che Irina e lo Scorpione si stiano riappacificando >> disse Michael dall'altro capo del telefono.
<< Raccontami di nuovo la scena >> disse Xander, nervoso.
<< Bé, erano in spiaggia >> spiegò il ragazzo, << Quando siamo arrivati erano già insieme... Lui gli si è seduto sulla schiena e le ha slacciato il costume. Dopodiché le ha fatto un bel massaggio senza che lei protestasse. Anzi, sembrava piuttosto rilassata... >>.
<< E poi? >>.
<< E poi niente. Sembravano più "intimi" del solito... Girano voci che Irina stia davvero con lui, adesso. O che almeno siano in rapporti più stretti del solito >>.
Michael sembrava compiaciuto di essersi ricordato di informare Xander di tutto quello che faceva Irina, ma lui non era della stessa idea. Quella era una delle poche cose che non avrebbe voluto sapere.
Non ci credeva, ma Michael era uno che risultava affidabile. Irina non poteva aver ceduto, alla fine. Non con Challagher... Non poteva aver accettato di stare con lui dopo quello che le aveva fatto...
"Possibile che mi abbia dimenticato così in fretta?".
<< Si sono baciati? >> chiese.
<< No >>.
Almeno quella era una nota positiva...
<< Però lui era particolarmente affettuoso... E lei non troppo infastidita >> aggiunse Michael.
<< Vuoi stare zitto? >> sbottò Xander, infastidito e mise giù il telefono.
Era roso dalla gelosia e dal dubbio. Se davvero Irina aveva deciso di diventare veramentela ragazza di William, significava che non era disposta ad aspettarlo... O che non avesse altra scelta. Forse lo odiava per averle fatto promesse che non aveva ancora mantenuto... Forse non voleva più rivederlo.
"L'unico modo che ho per sapere la verità è tornare indietro... E per farlo, devo capire chi sta facendo il doppiogioco. Se davvero mi odi, Irina, vorrei che tu me lo sbattessi in faccia... Forse me lo merito".
Ore 10.00 – Casa
Il telefono squillò improvviso e Irina lo afferrò al volo, lasciando a metà la torta che stava preparando. Guardò l'orologio, chiedendosi chi potesse essere a quell'ora.
<< Pronto >> disse.
<< Irina... >>. Era Max. << La Punto è pronta >>.
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