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Capitolo XV

Ore 16.00 – Las Vegas

Irina era seduta sugli spalti del grande circuito privato di George Challagher, immerso in un enorme parco verde che lo rendeva invisibile dall'esterno. Fissava la linea di partenza e le auto ferme, con i motori accesi. La Maserati Granturismo di Xander era ferma a destra della carreggiata, il nero lucido della carrozzeria che brillava sotto il sole cocente, il posto vuoto alla sua sinistra ancora libero.

William stava in piedi a poca distanza da lei, insieme a Dimitri, Hanck e ad alcuni ragazzi che lei non conosceva. George Challagher era appoggiato alla balaustra, e come lei guardava le auto pronte alla gara.

Questa volta lo Scorpione non avrebbe gareggiato. Avrebbe aspettato la sera, e avrebbe corso contro i vincitori delle tre gare che si disputavano quel pomeriggio. Si trattava di una sorta di "qualificazione", come soleva chiamarla lui.

Una Ferrari F430 giallo canarino arrivò proprio in quel momento, l'inconfondibile suono del motore che arrivava nitido fino alla platea, fermandosi vicino alla Maserati nera, occupando lo spazio libero. Era Boris.

Irina si alzò in piedi di scatto. Boris alla guida era un pazzo tanto quanto Dimitri, ed era forse ancora più pericoloso di lui, perché non possedeva il senso del rischio. Xander non poteva correre già contro di lui...

<< Come mai Boris si è già fatto vivo? >> domandò George, << Di solito non gareggia nell'ultima batteria? >>

William si strinse nelle spalle. << Gli sta sul culo Went >> rispose ridacchiando, << Penso voglia sfasciargli la macchina >>.

Irina rimase pietrificata. Dell'auto non le importava nulla, ma di Xander sì. Guardò le macchine sulla linea di partenza, fissando la Maserati. Se Boris voleva veramente distruggere l'auto a Xander, non si sarebbe fatto problemi a fare del male anche a lui... Doveva fare qualcosa...

Un attimo dopo schizzò via sotto lo sguardo allibito di William, scese gli spalti e raggiunse i cancelli del circuito. Attraversò di corsa lo spazio riservato ai box, ora vuoti, tenendo lo sguardo puntato sui semafori appesi in alto. Le tre luci rosse brillavano, segnando pochi secondi alla partenza. I motori delle auto ruggivano, pronti allo scatto.

Prima che qualcuno ebbe il tempo di fermarla, uscì sulla pista, individuò la Maserati nera e spalancò la portiera.

La porta dell'auto si aprì all'improvviso, e Xander fu costretto a distogliere lo sguardo dai semafori per vedere chi era. Irina era appena montata sulla macchina, il fiato corto come se avesse corso.

<< Ehi, che fai qui? >> domandò, sorpreso.

<< Pensa a guardare la strada >> ribatté Irina, girandosi a guardare Boris dentro la Ferrari gialla.

Xander vide scattare il verde e schiacciò l'acceleratore, spingendo avanti la Maserati. Un rumore assordante si levò sulla pista e fumate bianche invasero l'aria quando gli pneumatici delle auto pattinarono sull'asfalto.

<< Stai attento a Boris >> disse Irina, armeggiando con la cintura di sicurezza.

La Ferrari in quel momento si spostò bruscamente a destra, incollata al suo fianco, cercando di speronare la Maserati. Con una sterzata brusca Xander la evitò, ma dovette frenare per non finire contro una Aston Martin che la precedeva.

<< Perché sei venuta? >> domandò Xander, seguendo il tracciato che svoltava a sinistra. Nello specchietto retrovisore vide lo scontro tra una Porsche e una Lamborghini.

<< Boris vuole distruggerti la macchina >> rispose Irina, << Se ci sono io dentro non lo farà... O almeno lo spero >>.

Sorpreso per la preoccupazione che Irina aveva appena dimostrato per lui, accelerò per raggiungere la Ferrari, al momento era in terza posizione. La superò a sinistra, poi inchiodò per girare a destra.

<< Sei impazzita? >> chiese lui, << Rischi di farti male anche tu... Che ti è saltato in mente? >>.

Sterzò bruscamente, superò un'altra Aston Martin bianca passando sul cordolo bianco e rosso che delimitava la carreggiata. La Ferrari gialla di Boris gli stava attaccata.

<< Non mi interessa se mi faccio male >> rispose Irina. << Pensa a guidare >>.

Xander le gettò un'occhiata, e gli venne da sorridere. Con lei in macchina, nessuno si sarebbe arrischiato a sbatterli fuori pista, perché William non avrebbe gradito se qualcuno avesse messo a rischio la sua incolumità. Quella era priorità solo sua.

La Ferrari gialla sbucò all'improvviso alla sua destra, e Xander non poté evitarla. Le fiancate sbatterono violentemente l'una contro l'altra con uno stridore, e il vetro del finestrino della Maserati si crepò. Irina lanciò un grido, portandosi la mano sulla testa.

<< Cazzo, stai bene?! >> gridò Xander, rallentando.

<< Sì, sì >> rispose Irina, fissando la Ferrari che li precedeva << Vai che ti ha superato... Figlio di puttana... >>.

Xander accelerò, superò a sinistra una Porsche, e raggiunse la Ferrari. Gli rimase dietro, incerto se tentare il sorpasso o meno: non voleva rischiare un altro scontro. Boris non sembrava farsi problemi per la presenza di Irina. Molto probabilmente la sua era un vendetta per la sera prima.

La F430 gli sbarrava la strada, zigzagando a forte velocità davanti al suo muso, quasi a provocarlo. Vedeva Boris sghignazzare dallo specchietto retrovisore.

<< Cosa stai aspettando? >> chiese Irina, gettando un'occhiata indietro.

<< Non... E se ci viene di nuovo addosso? >> ribatté lui, colto alla sprovvista. Averla seduta lì di fianco non lo rendeva proprio propenso al rischio.

<< E allora? Vuoi vincere questa gara o no? >> sbottò lei.

<< E va bene >> disse Xander, << Allora tieniti. E non dirmi che non ti avevo avvertito >>.

Xander si piazzò dietro la Ferrari, vicinissimo al suo paraurti giallo. Attese la prima curva, gettando ogni tanto un'occhiata a Irina: sembrava tranquilla, sistava fidando. Sapere che non aveva paura di affidarsi a lui in quella situazione lo rese felice come non avrebbe immaginato. Pigiò l'acceleratore, sterzò a destra e tirò il freno a mano.

Come aveva previsto, la Maserati sbandò verso destra, ma lui riuscì a tenerla. Si infilò tra la Ferrari e il cordolo a terra e superò Boris in un attimo. Sentì Irina riprendere a respirare.

<< Vorrei darti del pazzo >> disse la ragazza, << Ma non ci riesco... Ti prego, battilo >>.

Xander sorrise, premette l'acceleratore e cercò di staccare la Ferrari. Boris però poteva contare su qualche cavallo in più, e anche su un peso minore dell'auto. Gli rimase appiccicato, tanto da riuscire a vedere il dente d'oro che scintillava tra la sua barba nera nello specchietto.

<< Curva a sinistra >> mormorò Irina.

Xander guardò la strada, pensando a un modo per sbarrargli ogni possibile spazio di sorpasso. Non voleva correre altri rischi, con Irina in auto di fianco a lui.

All'improvviso la Maserati sbandò di colpo: Boris l'aveva appena speronata. Xander strinse il volante, cercando di non far andare l'auto in testacoda. Il muso della Ferrari comparve alla sua destra...

<< Attento! >> gridò Irina.

Si ritrovò stretto tra la Ferrari e il guard-rail di metallo. Sentì il vetro del finestrino destro andare in pezzi, e Irina lanciare un grido, coprendosi la testa con le braccia.

Xander inchiodò di colpo, lasciando passare avanti Boris. Dal finestrino spaccato sentiva il motore dell'auto vicinissimo, ma era l'ultima delle sue preoccupazioni. I pezzi di vetro sparsi sul cruscotto gli caddero sulle gambe mentre svoltava rapidamente a destra, gli pneumatici che fischiavano.

Irina si scoprì il volto, ancora perfettamente integro, e guardò la strada, continuando a tenersi il braccio destro. Qualcosa di rosso le macchiò il pantaloncino chiaro.

<< Irina... >> iniziò Xander. Era pronto a fermarsi, se solo lei glielo avesse chiesto.

<< Schiaccia quel pedale, Xander! >> ribatté lei, imperiosa, << E' solo un graffio... Raggiungilo e datti una mossa! >>.

Il tono perfettamente lucido della ragazza lo convinse a fare come gli aveva chiesto. Accelerò, arrivando a tutta velocità alla curva successiva, tanto da incollarsi al posteriore della Ferrari gialla. Girò, rimandendogli addosso.

Boris iniziava a farlo incazzare... Aveva visto che in auto c'era anche Irina, poteva stare più attento... Evidentemente non gliene fregava un gran che.

Accelerò ancora, sentendo Irina che borbottava qualcosa di fianco a lui. Fece una smorfia tastandosi il braccio, poi la vide gettare qualcosa dal finestrino.

<< La prossima è una curva stretta a sinistra >> disse, << Molto stretta >>.

<< Perfetto >> ribatté Xander. Aveva un'idea.

Si mise dietro la Ferrari, sfruttando la sua scia, finché in lontananza non vide la curva del circuito. Come aveva detto la ragazza, era molto stretta, a gomito. Poi i fanali posteriori della F430 si accesero di rosso, segno che Boris iniziava a frenare. La Maserati no.

<< Xander... Ho detto a sinistra... Stretta >> mormorò Irina, preoccupata.

<< Lo so, l'ho capito >> ribadì lui.

Al posto di rallentare, accelerò ancora di più, tanto da sfiorare pericolosamente il paraurti della Ferrari. Vide Irina afferrare la maniglia della porta, nel panico.

<< Xander! >> gridò.

Vicinissimi alla curva, Xander sterzò bruscamente, evitando per un pelo la F340 affiancandola. Frenò, girando il volante, sapendo che andava troppo forte per sperare che le gomme tenessero la Maserati in traiettoria, ma sapeva perfettamente cosa fare.

Con la Ferrari alla sua destra, lasciò che la Granturismo si appoggiasse completamente all'auto di Boris, spingendola all'esterno della curva. Stava sfruttando la perfetta tenuta della F430 per affrontare la svolta, costringendola a rallentare. Vide il russo fare una smorfia terrorizzata, ma continuare a tenere stretto il volante mentre uno dei suoi specchietti gialli saltava via.

Usciti dalla curva, Xander premette l'acceleratore e si piazzò in testa, guadagnando velocità. In un attimo, merito anche dell'effetto sorpresa, riuscì a distaccare la Ferrari.

<< Non fare mai più una cosa del genere... >> mormorò Irina, appoggiando la testa allo schienale e tornando a respirare << Mi hai fatto morire... >>.

Xander ghignò e si apprestò a tagliare il traguardo, fermandosi poi proprio sotto gli spalti. Vide Challagher, Dimitri e un'altra decina di persone a bordo pista, tutte con l'aria un po' stranita. Aveva appena vinto, ma qualcuno non sembrava affatto contento.

Appena Irina vide la faccia di William le si gelò il sangue nelle vene. Si rese improvvisamente conto della portata di quello che aveva appena fatto: si era infilata nella macchina di Xander, mentre lui faceva una gara...

Il dolore al braccio sparì all'improvviso, sopraffatto dall'enorme senso di colpa che le cadde addosso. Era stata idiota.

Appena la Maserati si fermò oltre la linea del traguardo, scese dalla macchina così velocemente che Xander non ebbe nemmeno il tempo di chiederle dove andasse. Ignorò bellamente tutti quanti, correndo fuori dal circuito, tenendosi stretta il braccio sanguinante.

Doveva trovare un posto tranquillo in modo da poter cercare una scusa plausibile da rifilare a William. Questa volta avrebbe fatto domande, e tante,anche.

Non poteva andare in infermeria, era il primo posto in cui sarebbero venuti a cercarla. Voleva starsene qualche momento da sola e mettere a posto le idee... Perché le saltato in mente di fare una cosa tanto stupida?

Raggiunse l'albergo sotto gli occhi allibiti di un paio di ragazzi e degli inservienti e salì in camera, fermandosi solo quando la porta della sua stanza si fu richiusa alle sue spalle. Rimase un momento appoggiata al muro, il fiato corto e il braccio che pulsava.

Sperava che nessuno la trovasse, almeno per un po'. Non poteva certo dire a William che era salita sull'auto di Xander solo per mostrargli il circuito...

Corse in bagno e infilò il braccio sotto il rubinetto, lasciando scorrere l'acqua gelida sulla ferita che si era procurata. Uno dei pezzi di vetro del finestrino della Maserati le si era conficcato nella pelle, ma almeno quel pezzo era riuscito a toglierlo... Vedeva ancora qualche piccola scheggia brillare sotto il getto freddo.

Non era poi così grave: con una bella fasciatura e magari qualche punto sarebbe passato tutto senza lasciare cicatrici. Ma avrebbe rimandato a dopo: ora doveva trovare una scusa.

Rimase con il braccio sotto l'acqua, fissando senza vederlo il suo riflesso nello specchio. Lo aveva fatto per Xander, per evitare che si facesse male... Non era servito a molto, in realtà, ma essere presente l'aveva tranquillizzata. Non sarebbe riuscita a rimanere impassibile, guardando la gara da lontano...

Poteva dire che voleva prendersi una rivincita con Boris... Che voleva far vincere Xander per dar fastidio al russo... No, William non l'avrebbe bevuta. Se veramente voleva farla pagare a Boris gli avrebbe chiesto in prestito l'auto e lo avrebbe stracciato lei.

<< Merda... >> borbottò.

Preferiva essersi squarciata tutte e due le braccia, piuttosto che trovarsi in quella situazione.

Qualcuno bussò alla porta, e il cuore le si fermò nel petto. Sperava fosse Xander, Dimitri, chiunque altro, ma non William.

Il sangue continuava a colare, il lavandino era striato di rosso, e doveva per forza andare in infermeria. Prese un asciugamano e vi avvolse il braccio dentro, facendo pressione, e raggiunse la porta.

"Ti prego, fa che sia Xander... Solo lui poteva pensare di trovarmi qui".

Aprì lentamente la porta, ma gli occhi che incontrò non erano quelli azzurri e gentili di Xander: erano quelli verdi, gelidi e minacciosi di William.

Rimase immobile, in attesa che lui dicesse qualcosa, o che la spingesse violentemente dentro la sua stanza. Per un lunghissimo momento non accadde nulla, poi lo Scorpione ordinò, in tono basso: << Andiamo in infermeria >>.

La prese per il braccio sano e la trascinò fuori, fino all'ascensore, senza dire una sola parola. Era furioso, Irina lo aveva capito, ma stranamente si stava tenendo. Ed era ancora più allarmante.

Raggiunsero l'infermeria, dove ad attenderli c'era un medico, anch'esso reclutato e pagato da William, dall'aria professionale e distaccata. Fece sedere la ragazza su un lettino, si sistemò gli occhiali sul naso e disse, esaminando la ferita: << Ci sono ancora delle schegge. Devo rimuoverle >>.

Mentre William si sedeva su una sedia, sempre in assoluto silenzio, il dottore recuperò una pinzetta da un cassetto e si mise all'opera, estraendo una a una le schegge dalla carne viva. Era una cosa dolorosa, ma Irina rimase zitta, per non dare a vedere allo Scorpione che in realtà stava soffrendo.

Per dieci minuti buoni nessuno disse niente, e il silenzio veniva rotto soltanto dai pezzettini di vetro che venivano gettati in un contenitore metallico, appoggiato sul lettino. Irina continuava a lanciare occhiate di sottecchi a William, seduto con le braccia incrociate, che continuava a fissarla con aria beffarda, come a godere del suo dolore. Perché stava zitto? Avrebbe preferito che le urlasse addosso, addirittura che le tirasse uno schiaffo, perché nonvoleva vedere un attimo in più quegli occhi verdi dall'espressione furiosa, talmente gelidi da toglierle il fiato per la paura.

<< Senti... >> cominciò lei. Non aveva ancora trovato una scusa valida, ma forse parlando le sarebbe venuto qualcosa in mente...

<< Sta zitta >> ribatté secco lui, << Ne riparleremo dopo >>.

Il dottore esaminò nuovamente la ferita ora pulita e sentenziò: << Ci vuole qualche punto di sutura, in modo da non lasciare cicatrici >>.

Irina annuì stancamente, e sorbì anche quella tortura in silenzio. Avrebbe voluto che ci fosse Xander lì con lei, non William. Con lui sarebbe stata in grado di sdrammatizzare un po' la situazione.

<< Può andare >> disse infine il dottore, stringendo la fasciatura e lasciandola scendere dalla barella.

William la prese di nuovo per il braccio integro e la portò di sopra, in camera sua. La fece sedere sul letto, rimanendo in piedi, sovrastandola con lo sguardo infuriato.

<< Mi ha detto che avete scommesso >> disse, gelido.

Irina lo guardò interrogativa, senza capire.

<< Chi? >> chiese, confusa.

<< Alexander... Mi ha detto che avevate scommesso che non avresti mai avuto il coraggio di salire in macchina con lui, se avesse gareggiato contro Boris >> rispose William, tutto d'un fiato.

Irina lo fissò, sorpresa. Cosa era saltato in mente, a Xander?

Non le rimase che sfruttare quella misera occasione per farla bere allo Scorpione. Sorrise con aria indulgente e disse: << Oh, sì, scusa, non te lo avevo detto... Mi ha provocato, ieri sera, così abbiamo scommesso... Una cosa stupida >>.

<< E come mai sei scappata così all'improvviso dalla trinuna? >> domandò William.

<< A dir la verità me n'ero dimenticata, per questo non te ne ho parlato... Solo quando ho sentito che c'era anche Boris mi è tornato in mente >> rispose Irina, incrociando le dita.

Forse era una scusa talmente stupida che ci avrebbe creduto. William la fissò in silenzio per un momento, poi disse, lentamente: << Piantala di fare scommesse idiote, chiaro? Non mi piacciono... E vedi di tenerti lontana da Alexander... Niente scommesse, né con lui né con nessun'altro. Soprattutto se io non ne so niente >>.

<< Va bene, scusa. E' l'ultima volta che succede >> disse, alzandosi, << Posso andare? >>.

Lo sguardo di William rimase comunque freddo. Aveva accettato la scusa che gli avevano propinato, ma di sicuro non ci credeva. Non era così idiota. Forse voleva aspettare un altro momento, per ricordarle che era lui che comandava.

Fece un cenno con la testa verso la porta e lei gli rivolse un'occhiata, sperando di addolcirlo. Lui rimase una statua di ghiaccio.

Doveva dargli l'impressione che si fosse fatto un'idea sbagliata, che lei e Xander non fossero così in confidenza come poteva sembrare. Doveva dargli l'idea che non esisteva nemmeno una possibilità che a lei potesse piacere, quando era tutto il contrario. Doveva fargli pensare che non si sarebbe mai azzardata a tradirlo.

Si avvicinò a William, e gli prese delicatamente un braccio con la mano sana. Lui non si mosse, ma la guardò dall'alto in basso, e nei suoi occhi verdi brillò una scintilla di sorpresa.

Era disgustata da se stessa, ma forse era l'unico modo per fargli passare l'arrabbiatura e distrarlo da quello che era appena successo. Si alzò in punta di piedi, e lo baciò sulle labbra con delicatezza, mettendoci tutta la forza di volontà che possedeva. Era un gesto che non aveva mai fatto di sua spontanea volontà, e riuscì a coglierlo alla sprovvista.

William le mise una mano dietro la schiena e se la strinse addosso, scostandole una ciocca di capelli dal volto. Le mordicchiò il labbro superiore, in preda all'eccitazione, spingendola contro il muro.

Il solito brivido gelido percorse la schiena di Irina, quando sentì la sua mano venire a contatto con la sua pelle. Ed era peggio delle altre volte, perché era stata lei a cominciare, a cercarsela.

La bocca dello Scorpione si spinse possessiva sulla sua, la lingua a tracciarne i contorni delicati. Per lei era disgustoso, ma ci stava mettendo tutto l'impegno possibile. Alla fine si staccò, chiuse gli occhi per dargli l'impressione che fosse stato piacevole e sussurrò, sorridendo: << Posso andare, ora? >>.

<< Vai, bambolina, prima che mi riprenda completamente e mi incazzi sul serio >> rispose lui, e sulle sue labbra sottili si disegnò un sorriso simile a una smorfia. Le aprì la porta e la lasciò uscire, richiudendola alle sue spalle velocemente.

Irina voleva vomitare. Aveva appena fatto una cosa così disgustosa da farsi schifo da sola. Odiava tutto di William, eppure lo aveva baciato solo per fargli bere una stupida bugia e impedirgli altre domande. La solita venduta.

Tornò in camera sua con l'aria abbattuta, chiedendosi cosa stavano pensando gli altri. William l'aveva presa meglio del previsto, e quello era l'importante. Degli altri non doveva fregargliene nulla, no?

Degli altri... E di Xander? Le aveva appena salvato la faccia, e non sapeva nemmeno dov'era in quel momento. Non era venuto a cercarla...

Si sdraiò sul letto fissando il soffitto, sentendo i punti sul braccio tirare. Si aspettava di sentire qualcuno bussare alla porta, ma attese invano. Rimase da sola per più di un'ora, pensando a quante cose stupide stesse facendo ultimamente. Voleva tornarsene a casa, abbracciare il suo piccolo Tommy e portarlo un pomeriggio in spiaggia, lontana da tutti quei casini.

Decise di alzarsi e scendere di sotto, nella sala da pranzo. Le era venuta un po' di fame, e in ogni caso non rischiava di incrociare nessuno, visto che la maggior parte della gente era andata ad assistere alle gare.

Raggiunta la hall, si accorse di una sagoma gigantesca che aspettava seduta su una delle poltroncine dell'ingresso con aria snervata. Era un uomo dalla carnagione nera, la testa rasata e due spalle così larghe da non essere contenute dalla poltrona.

<< Simon? >> chiamò Irina, guardandolo da lontano.

L'uomo si alzò: era un gigante. Doveva essere alto almeno due metri. La guardò per un momento, poi sorrise. << Irina! Che piacere rivederti! >>.

La ragazza gli corse incontro e lo abbracciò fin dove il suo metro e sessantacinque le permise, sorridendo. << Pensavo non saresti venuto >> disse, << Sei arrivato adesso? >>.

Simon le scompigliò i capelli con una delle sue enormi mani, e rispose: << Sì, sono arrivato ora. Meglio tardi che mai. Avevo un po' di cosucce da sistemare, già in Arizona >>.

Simon Cohen, quarantacinque anni portati benissimo, era un pilota clandestino anche lui, ed era uno dei pochi che Irina apprezzava. Nonostante la mole ciclopica e l'aria non certo da agnellino, era una brava persona. Una volta viveva a Los Angeles, ma siccome i metodi dello Scorpione non gli piacevano gran che, si era trasferito in Arizona con qualche amico. Non mancava mai ai raduni, però, perché era una delle poche volte che potevano incontrarsi. E poi lui diceva di divertirsi a battere i figli di papà con le loro auto di lusso tirare a lucido.

<< Sempre a fare la spericolata, eh? >> domandò Simon, accennando al suo braccio fasciato. << Quando metterai la testa a posto? >>.

Irina sorrise. << Questa volta non è colpa mia >> rispose, << Non guidavo io, almeno >>.

<< Ah sì? >> fece Simon, interessato, << E chi sarebbe il pazzo che ti ha portato in macchina con lui? >>.

<< Un amico >> rispose Irina, << Con una Maserati, tra l'altro >>.

Simon ridacchiò. << Sempre gente di classe, eh? Come l'albergo, mi pare. Allora, tu sai per caso dove sia la mia stanza? Perché è mezzora che aspetto che qualcuno mi dia le chiavi, ma non mi attendevano tra gli invitati, sembra >>.

<< Ci penso io >> Irina raggiunse il bancone dell'ingresso e suonò il campanellino per chiamare un'inserviente. Dal nulla apparve lo stesso uomo che aveva consegnato le chiavi a tutti gli ospiti, e con aria tranquilla le rivolse un cenno rispettoso. Ignorò del tutto Simon.

<< In cosa posso aiutarla? >> disse, con sussiego.

<< Aggiunga una stanza alle spese del signor Challagher >> disse Irina, << Il signore qui presente gradirebbe una camera, possibilmente con un letto spazioso >>. La ragazza sorrise, mentre l'inserviente squadrava con aria critica il nero alto due metri.

<< Bene... Stanza 299 >> disse l'uomo, porgendo un badge con aria stizzita. Simon lo afferrò.

<< Bè, vado a sistemarmi... Le gare sono già iniziate? >> chiese, dirigendosi verso l'ascensore.

<< Sì, ma tanto puoi correre nell'ultima batteria... C'è un posto libero >> rispose Irina, pensando a Boris.

In quel momento vide Xander entrare nella hall. Le gettò una rapida occhiata, poi il suo sguardo azzurro si soffermò su Simon, e ci rimase per un bel po', sorpreso. Lo stesso fu per il nero, ma nessuno dei due disse nulla. Con passo rapido, Xander imboccò le scale, per evitarli.

Irina rimase in silenzio, e guardò con la coda dell'occhio Simon. Il gigante aveva gli occhi ridotti a fessure, e iniziava a sembrare minaccioso.

<< Cosa c'è? >> chiese lei, preoccupata dalle loro strane reazioni.

Il volto di Simon si distese, poi rispose: << Niente. Pensavo di conoscerlo, ma mi sbagliavo... Grazie per la stanza. Ci vediamo stasera >>.

E sparì dentro l'ascensore, lasciando Irina nell'ingresso, sempre più confusa.

Ore 18.00 – Las Vegas

Xander richiuse bruscamente la porta della camera alle sue spalle, fissando la vetrata che dava sul terrazzo.

Che diavolo ci faceva lì?

Lo aveva riconosciuto, non poteva dimenticarlo. Simon Cohen era stato un grande amico di suo padre, e come lui agente dell'F.B.I. Un giorno però aveva mollato tutto ed era entrato nel mondo delle corse clandestine, senza un motivo apparente. O forse c'era, ma lo aveva tenuto ben nascosto.

Non era quello il problema, però. Il problema era che sicuramente lo aveva riconosciuto, e ci avrebbe impiegato un attimo ad andare da William e dirgli esattamente chi era. E in meno di un secondo sarebbe saltato tutto.

"Porca puttana... e adesso?".

Respirò a fondo per qualche minuto, cercando di tornare lucido. Doveva trovare una soluzione, e in fretta.

Afferrò il cellulare e chiamò il primo numero che gli saltò in mente. Irina.

<< Dobbiamo parlare, adesso >> la aggredì, senza darle nemmeno il tempo di chiedere perché. << Vieni giù... Subito >>.

<< Va bene, Xander. Vengo >> disse lei, con voce flebile. L'aveva appena spaventata, ma era talmente preoccupato che al momento l'educazione l'aveva lasciata in disparte.

Irina varcò la soglia di camera sua con aria intimorita, il braccio fasciato lasciato inerte lungo il fianco. Non si era dimenticato che si era fatta male, un po' anche per colpa sua, ma la vista di Cohen lo aveva mandato per un attimo in palla. Si diede dell'idiota e la guardò richiudere delicatamente la porta alle sue spalle.

<< Cosa succede? >> chiese, a bassa voce.

<< L'uomo con cui stavi parlando poco fa >> disse Xander, << E' un ex agente dell'F.B.I., lo sai? >>.

Irina lo guardò confusa e stupita. << No... >> mormorò.

<< Bé, il problema è che mi conosce. O meglio, conosceva mio padre. Ci siamo visti solo un paio di volte, ma sa benissimo chi sono >>.

Irina rimase a fissarlo, e dalla sua espressione capì che aveva colto le implicazioni. Afferrò la maniglia della porta come se volesse fuggire di corsa, ma non si mosse. << Non lo farà... >> esalò, << Non... >>.

<< Devo parlare con lui. Adesso. Subito >> disse Xander.

<< Va bene... Ti ci porto >> disse Irina. Sembrava ancora più sconvolta di lui.

Un attimo dopo erano davanti alla stanza di Simon. L'uomo aprì immediatamente la porta, e quando lui e Xander si ritrovarono faccia a faccia, rimase impassibile.

<< Went >> disse, a bassa voce.

<< Cohen... Devo parlarti. Fammi entrare >> disse Xander, secco. << Irina è con me >>.

Il gigante si fece da parte e li lasciò entrare. Poi, appena la porta si fu chiusa, Cohen disse, sarcastico: << Questa volta hanno anche smosso l'F.B.I. per cercare di prendere Challagher? >>.

Xander fece una smorfia. << Cosa fai qui? >> chiese.

<< Corro >> fu la risposta secca di Cohen.

Irina spostava lo sguardo dall'uno all'altro, con l'aria di capirci poco e niente. Rimase in silenzio, senza intromettersi nemmeno una volta, forse troppo spaventata per voler dire qualcosa.

<< Corri? >> ribatté Xander, << Non mi interessa perché tu lo faccia. Voglio solo capire se hai intenzione di dire chi sono a Challagher >>.

Il nero lo guardò, truce. << No, Went, non ho intenzione di farlo. Non va a genio nemmeno a me, quindi puoi stare tranquillo... Non farò la spia, se questo intendi >>. Sottolineò la parola "spia" con una inflessione nella voce.

Xander fissò Irina, ancora in piedi in disparte. Era per lei che si preoccupava, non per lui.

<< Non sapevo facessi parte del giro di Challagher >> disse, gelido.

<< Non sapevo che l'F.B.I. credesse ancora di poter prendere lo Scorpione >> ribatté Simon.

Non gli interessava particolarmente parlare con Cohen, ma voleva essere sicuro che non andasse a spifferare in giro chi fosse.

<< Come mai sai chi è? >> domandò il nero, questa volta rivolto a Irina. Non era minaccioso, solo curioso.

La ragazza deglutì e gli gettò una rapida occhiata, come a chiedere se aveva il permesso di parlare. Lui annuì.

<< Lo sto aiutando >> rispose Irina, << Ci conoscevamo a scuola... >>.

Cohen si lasciò sfuggire un fischio. << Ora ho capito... Una talpa >> borbottò, << Ecco perché ti hanno mandato. Bé, bel piano, davvero >>.

C'era una nota di derisione, nella sua voce, e Xander non la gradì.

<< Se non ti piace, non è affar mio >> ribatté.

<< Ah, no, non è questo >> disse il nero, aprendo distrattamente la finestra della camera, come se la situazione fosse perfettamente rilassata. << Sai vero i rischi che corre chi ti aiuta? >>. I suoi occhi guizzarono verso Irina, ancora in disparte e in silenzio.

A Xander venne improvvisamente un vago senso di colpa: certo che sapeva cosa rischiava.

<< Cosa stai dicendo? >> disse freddamente.

<< Dico solo che Challagher è meno stupido di quanto pensi >> rispose Cohen, gettando un'altra occhiata alla ragazza, << Dovete fare attenzione, tutti e due. Soprattutto tu, Irina >>.

<< So quello che sto facendo >> disse lei, calmissima, << Conosco William molto più di voi, lo tengo d'occhio >>.

<< Spero sia così >> disse Cohen, << Mi dispiacerebbe molto se ti succedesse qualcosa >>.

Il tono era sincero, Xander lo capì. Gli stava a cuore Irina, ma mai quanto a lui. L'avrebbe tenuta lontano dai guai, di quello era certo.

<< Bene. Credo ci siamo detti quello che ci interessava >> disse, << Irina, vieni con me >>.

Uscì dalla camera e la ragazza lo seguì, sempre in silenzio. Forse l'aveva scombussolata un po' troppo.

Tornarono nella sua stanza, e lì Xander cercò per l'ennesima volta di tornare calmo. Gettò una rapida occhiata alla benda sul suo braccio, poi chiese: <<Come stai? >>.

<< Oh >> Irina sembrò colta alla sprovvista, << Bene... Sono solo un paio di punti >>.

Xander sospirò, tentato di dare un'occhiata di persona. No, forse ne aveva date troppe la sera prima, lei non avrebbe gradito.

<< Come mai sei salita in macchina? >> domandò.

Irina arrossì lievemente. << Ehm... William ha detto che Boris voleva distruggerti la macchina... Con te dentro, naturalmente... Bé, dovevo fare qualcosa, no? >>.

Xander guardò quegli occhi scuri da cerbiatta fissarlo imbarazzati, e l'unica cosa che gli venne da pensare era che aveva voglia di sentire di nuovo quelle labbra sulle sue...

"Cazzo. Non adesso, eh... Non adesso... Mi ero ripromesso niente finché non miglioriamo la situazione... Dannato testosterone".

Sorrise. << Bé, allora grazie per il pensiero... Ma non dovevo farmi male io? >> disse.

Irina agitò il braccio, come a dimostrare di poterlo ancora usare, sorridendo. << Non è niente... Non mi fa nemmeno male, a essere sincera >> disse, << E poi sono io che me la sono cercata... L'importante è che hai vinto >>.

Xander continuò a guardarla, intuendo che forse la cosa la imbarazzava. Decise di cambiare argomento. Era chiaro che era preoccupata per lui, e la cosa gli fece nuovamente piacere.

<< Come mai credevi che Cohen non facesse la spia? >> chiese.

<< Non sapevo che Simon fosse un ex agente, ma è sempre stato un tipo a posto >> rispose Irina, << E' una delle poche persone che apprezzo, da queste parti >>.

Detto da lei, era un'ulteriore conferma. Lo conosceva meglio di lui.

<< Posso farti una domanda, Irina? >> domandò Xander. Non c'entrava nulla con quello di cui avevano appena parlato, ma sentiva che era il momento giusto per affrontare l'argomento.

<< Sì >> rispose solo lei.

<< Come si chiama la madre di Tommy? >>.

La domanda sembrò prenderla alla sprovvista, però rispose: << Sally McGragor... Perché lo vuoi sapere? >>.

<< Voglio rintracciarla >> rispose Xander.

Ci aveva pensato tutta la notte, fissando Irina addormentata nel suo letto. Per quanto Tommy fosse adorabile, non poteva continuare a prendersi cura di lui. Non era suo dovere farlo, non quando aveva altri problemi a cui pensare. Ed era il primo "ostacolo" che voleva rimuovere tra loro due.

<< Perché? >> domandò Irina, stupita.

<< Riporteremo Tommy da sua madre >>.

Irina sembrava sconvolta. << Xander, ti ho detto cos'è... Una prostituta >> esalò, << Se lo ha lasciato sulla soglia di casa mia, un motivo c'era. Non era in grado di prendersi cura di lui. Credi che ora lo sia? >>.

<< Lo sarà >> ribatté Xander.

Irina sembrò confusa.

<< Il suo problema sono i soldi, immagino. Posso fare in modo di fargliene avere abbastanza per prendere una casa in affitto >> spiegò lui, serio, << Le troverò un lavoro serio, e magari una nuova identità, se le servirà. Sarà in grado di badare a sé stessa e a suo figlio >>.

Come soluzione gli sembrava perfetta. Ci avrebbe impiegato un attimo a chiamare l'F.B.I. e a ottenere quello che voleva: non era nemmeno molto, a dir la verità.

Irina non sembrò pensarla come lui, però. Strinse il braccio fasciato con aria triste, poi disse: << Io... Io non ce la faccio a lasciarlo, Xander. Ho bisogno di lui... E' una delle poche cose buone che ho nella vita... >>.

<< Ha il diritto di stare con sua madre... Come tu hai il diritto di vivere la tua vita >> disse calmo Xander.

<< Perché vuoi riportarlo da sua madre? >> chiese Irina.

"Perché sono egoista. Perché voglio eliminare tutti gli ostacoli che esistono tra me e te, e lui, per quanto simpatico, è uno di quelli. Perché voglio darti la possibilità di pensare solo a te stessa. Perché voglio... Voglio lasciarti libera di pensare a qualcun altro... ".

<< Perché non puoi andare avanti così >> rispose Xander, << Ti ho sentito dire decine di volte quanto sei stanca. Non dormi, non mangi e non stai un attimo ferma. Ti stai sfiancando. Finirai come tua madre >>.

Irina sorrise impercettibilmente. << Mia madre aveva cinquant'anni, e quattro figli alle spalle. Io sono giovane. Cosa vuoi che mi succeda, se perdo qualche ora di sonno? >>.

<< Che finisci come ieri sera >> ribatté lui.

Il sorriso appena nato sulle sue labbra morì all'istante.

"Mossa sbagliata".

<< Sto scherzando, Irina >> disse Xander, << Per favore, pensaci. Oltretutto, pensi che tuo nipote sia più al sicuro tra una banda di piloti clandestini, o con sua madre? >>.

Irina sospirò. << Ci... Ci penserò... La macchina com'è ridotta? >>. Cambiava argomento.

<< Un vetro rotto e un po' di righe. Niente che non si possa aggiustare... Solo che non potrò gareggiare contro William, stasera. Devo portarla a riparare >>.

La ragazza lo guardò un momento, dubbiosa.

"Avanti, rimani... Oppure, no, forse è meglio di no".

<< Ci vediamo a cena, Xander >> disse lei, aprendo la porta, << Grazie >>.

Uscì, lasciandolo solo a fissare la maniglia con aria ebete. Grazie di cosa? Le voleva portare via una delle poche ragioni che la spronavano ad andare avanti... Se lo avesse insultato, forse si sarebbe sentito meno in colpa.


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