Capitolo XIV
Somebody bring up the lights I want you to see
My life turned around
But I'm still living my dreams
I've been through it all
Hit about a million walls
Welcome to my truth.. I still love
Welcome to my truth.. I still love
[ Welcome to my truth – Anastacia ]
*Qualcuno accenda le luci che voglio farti vedere
la mia vita è cambiata
ma sto ancora vivendo nei miei sogni
attraverso tutto
ho sbattuto contro un milione di muri
benvenuto nella mia verità
Io amo ancora
benvenuto nella mia verità
Io amo ancora*
Due anni prima – Dalton Beach
Irina ferma la Punto sulla linea del traguardo, guardando nello specchietto retrovisore l'Audi A5 di Robert O'Correll inchiodare dietro di lei. L'uomo rimane immobile all'interno dell'auto, stringendo il volante con aria infuriata, e non accenna a scendere.
In tutta tranquillità, Irina apre la portiera e scende, guardando verso l'Audi: gli sguardi di tutta la gente sono puntati su di lei, sbalorditi e ammirati. La bambina si sta facendo strada più in fretta di quanto chiunque avesse immaginato.
Dopo aver gettato uno sguardo a O'Correll, Irina si volta verso la spiaggia: William Challagher la fissa appoggiato alla staccionata di legno, un sorriso sornione dipinto sul bel volto. Le fa cenno di avvicinarsi, e lei lo raggiunge a passi rapidi.
<< Bravissima >> dice lo Scorpione, << Hai vinto... di nuovo. Ho fatto bene ha farti entrare tra i miei piloti >>.
<< Grazie >> ribatte Irina, incassando il complimento con una punta di orgoglio.
Dimitri e Hanck li raggiungono, parlando tra loro. Il tono del russo è sempre basso e roco.
<< Bé, non credevo vincessi >> disse Hanck, rivolto a lei << E' stata una sorpresa >>.
William sorride, continuando a guardare Irina. << Non insultare la mia pilota. E' molto più dotata di molti altri che sono passati da queste parti >>
I tre ridacchiano, come se nelle sue parole ci fosse un significato che lei non aveva afferrato. Irina attende in silenzio il responso dello Scorpione, pronta ad andarsene.
<< Tieni pure tutti i soldi della gara >> dice William, << Usali per fare qualche altra modifica all'auto, e con il resto comprati qualcosa per te. Domani sera a casa mia, c'è una festa, e programmiamo la sfida con il numero cinque, che ne dici? >>
Irina annuisce, anche se sa che è l'unica alternativa che ha. L'accordo tra lei e lo Scorpione prevede quello: lei deve seguire i suoi ordini, e lui lascia in pace la sua famiglia. Finché si tratta di prendere parte a qualche festa, sfidare qualche pilota troppo invadente e consegnare qualche pacco, le va tutto bene.Però non può negare di essere quasi contenta, di avere quell'onore riservato a pochi.
Ventiquattro ore dopo, Irina varca la soglia di casa Challagher, attraversando il vialetto illuminato dai faretti incassati nel pavimento, diretta alla piscina. Ci è già stata, non ha bisogno di qualcuno che le indichi la strada.
<< Come siamo belli, questa sera >>
Qualcuno le sbuca all'improvviso alle spalle e la prende per i fianchi, imprigionandola in un abbraccio muscoloso. Il mento di William si poggia sulla sua spalla lasciata scoperta dal top scuro.
<< Ciao >> dice lei, colta alla sprovvista.
Non è la prima volta che la tocca, anche se non ha mai fatto niente per incoraggiarlo. Per quanto ne sa, fa così con qualsiasi ragazza. Però non le da fastidio: il suo tocco è troppo sensuale per poter essere rifiutato.
William la prende per mano e la fa girare, squadrandola da capo a piedi, sorridente.
<< Stai lontana dai miei amici, stasera sei tutta per me >> dice, sfiorandole di nuovo i fianchi.
Insieme raggiungono la piscina, illuminata a giorno dalle lampade sparse qua e là. C'è tanta gente in giro, tutti amici di William, ma di Hiro Kawashima, il numero cinque, nemmeno l'ombra.
Lo Scorpione le porge un bicchiere, che lei prende. Si guarda intorno stupita, come fa ogni volta: lui ha talmente tanti soldi che ogni volta si chiede come faccia a gestirli tutti senza impazzire.
<< Ti piace? >> domanda William, sorseggiando il suo drink con aria divertita. Nemmeno per un attimo i suoi si scollano dal suo volto, ora leggermente imbarazzato.
<< Molto >>
Il ragazzo la afferra per un gomito e la conduce dall'altra parte della piscina, dove non c'è nessun altro a parte Dimitri, solo e con l'aria scontrosa di sempre. Le getta un'occhiata eloquente, come a dirle che per lui non è la benvenuta, e si allontana.
Irina e William si siedono sul muretto bianco, mentre lui beve da una bottiglia.
<< Sei brava con le auto, Irina >> dice lo Scorpione, << Sei la prima ragazza che vedo arrivare così in alto... E immagino non ti fermerai, almeno per un po'. Ti chiamano bambina perché hai solo diciotto anni, ma bambina non lo sei... Per niente >>. E il suo sguardo indugia di nuovo su di lei, senza nemmeno che se accorga.
<< No, non lo sono >> ribatte Irina, sorseggiando dal suo bicchiere, << Mi sono sempre presa le mie responsabilità >>.
William la guarda, e lei sostiene il suo sguardo. Deve ammettere che ha dei begli occhi verdi, e che non sono l'unica cosa che sembra perfetta, in lui.
<< Sono solo due mesi che sono qui, è ho collezionato più nemici che gare vinte >> dice Irina, per rompere quel silenzio leggermente imbarazzante, << Sarà più facile che qualcuno tenti di farmi fuori, che arrivare in alto, come dici tu >>.
William ridacchia. << Su quello avresti ragione... Ma nessuno ti ha toccata, fino ad adesso, no? >>.
Questa volta è Irina a guardarlo. << No, per il momento no >>.
<< E sai perché? >> domanda William.
<< No >>
<< Perché sono io che ho ordinato di non toccarti. E nessuno disubbidirà al mio ordine >>.
Irina lo fissa, stupita. E' vero, non l'ha mai trattata male, nonostante avesse un debito con lui, ma questo...
<< Perché? >> domanda solo, un po' confusa.
<< Perché hai attirato la mia attenzione >> risponde lo Scorpione, << Perché qui sono io che comando, e dalla prima volta che ti ho vista, ho capito che sei quello che cercavo >>.
Irina è basita, senza parole. Non capisce il comportamento di quel ragazzo, ma nelle sue parole c'è qualcosa che non le piace. Qualcosa di strano.
<< Dimmi la verità, Irina, tu hai paura di me? >> chiede lo Scorpione.
Paura di lui? No, almeno non come persona. Ha paura di quello che può fare alla sua famiglia, ma non di lui. In fondo, è solo un ragazzo, nemmeno molto più grande di lei.
<< No >> risponde secca.
<< Lo immaginavo >> ribatte William, << Hai rifiutato tutti i regali che volevo farti, hai rifiutato i favori che volevo offrirti... Nessuno lo avrebbe mai fatto. Invece tu sì. Mi hai colpito, sai? >>.
William si avvicina, scostandole una ciocca di capelli dal viso, e lei rimane ferma. Non vuole muoversi, perché il fascino che sortisce su di lei è irresistibile. In fondo, non le ha mai fatto del male, l'ha sempre trattata con riguardo...
Un attimo dopo, lo Scorpione si sporge e la bacia sulla bocca, e lei risponde. Risponde, prendendogli il viso tra le mani, completamente abbandonata a quelle labbra che sanno bene dove andare a cercare, senza pensare che forse tutta la gente presente può vederli. Senza pensare che forse sta sbagliando, che ha spento il cervello per un momento. Senza pensare che si è condannata da sola.
Sente la mano di William percorrerle la schiena nuda, e un brivido le corre sulla spina dorsale. Il brivido di chi crede di stare facendo la cosa giusta, di chi crede di aver ottenuto quello che vuole.
Irina si stacca, sorridendo. William le porge la bottiglia e lei beve, in silenzio. Qualcuno li guarda. Dimitri, dall'altra parte della piscina, li fissa apparentemente indifferente, bevendo il suo drink. Il suo sguardo è così strano che Irina non riesce a trattenersi.
<< Perché continua a guardarmi? >> domanda, accennando verso il russo.
<< Non ti vuole da queste parti >> risponde William, << Ma non ti farà niente. E' scontroso, ma non ti toccherà >>.
E' rassicurante sapere che c'è lui a "proteggerla": nessuno osa mettersi contro di lei perché lo Scorpione non vuole. Sorride, appoggiando la bottiglia vuota sul muretto.
Forse si è sempre sbagliata, su William. In fondo, rivuole solo indietro i suoi soldi, non le ha mai torto un capello. La sta riempiendo di attenzioni, ed è lui a proteggerla... Lo ha detto lui stesso: l'ha colpito. Lei, Irina, diciotto anni appena, mai vistosa né appariscente, ha colpito lui, lo Scorpione. Ha attirato la sua attenzione.
Il suo orgoglio, sempre tenuto a freno, per un momento prende il sopravvento. Allora non è poi così tanto insignificante come ha sempre pensato, non può esserlo, se William l'ha appena baciata. Lui è "qualcuno", lui ha le redini in mano, ha il potere... Uno come lui sa cosa fa, sa cosa sceglie... E uno come lui non può sbagliare scelta. Ha visto in lei qualcosa che non ha visto in nessun altro...
William si alza all'improvviso, guardando un uomo a pochi metri da loro. Lo stesso fa Dimitri, dall'altra parte della piscina. Si fanno un cenno a vicenda, poi lui si volta e le dice: << Torno subito, bambolina. Ho una cosa da risolvere >>.
Lo Scorpione raggiunge l'uomo, e Dimitri lo blocca dall'altra parte. Entrambi lo afferrano per le braccia, e quello si guarda intorno spaventato, tentando di divincolarsi. La gente inizia a guardarli, incuriosita dal loro strano comportamento.
<< Ed ecco il nostro sbirro >> dice William, immobilizzando l'uomo a terra, << Non pensavo avessi la faccia tosta di presentarti anche qui >>.
Dimitri tira fuori una pistola, sotto lo sguardo allibito di Irina. La punta verso l'uomo, togliendo la sicura.
<< No, aspetta! >> grida il poliziotto, << Aspetta! >>
<< Aspetto cosa? >> dice lo Scorpione, << Penso tu abbia già spifferato abbastanza in giro, per i miei gusti. E' il caso di chiuderti la bocca >>.
William lo tira in piedi e lo tiene stretto per un braccio, con Dimitri a dargli man forte. Insieme lo trascinano malamente verso il garage sotterraneo, e mentre lo fanno passano vicino a lei. William le getta una strana occhiata, e dice, a bassa voce: << Questo è quello che succede quando qualcuno mi tradisce >>.
I tre spariscono, e la gente torna tranquillamente a bere e ridacchiare, come se non fosse mai successo nulla. Solo Irina rimane zitta, immobile, seduta sul muretto, fissando il punto in cui l'uomo è stato gettato a terra.
In un attimo, William si era trasformato: aveva pensato che le sue minacce fossero solo dettate dalla rabbia, che in realtà non avesse intenzione di uccidere nessuno. Si era sbagliata. Lo Scorpione comandava proprio perché era veramente pericoloso.
Irina scatta in piedi, come scottata. Qualunque cosa voglia fare William a quell'uomo, deve impedirlo; deve esserci un'altra soluzione. In fondo, quel poliziotto sta solo facendo il suo lavoro...
Senza essere notata da nessuno, percorre la stessa strada che ha fatto William, raggiungendo l'entrata del garage sotterraneo. L'ha vista diverse volte, ma non ci è mai stata. Non è arrivata ancora così in alto.
Scende le scale di fretta, sperando di riuscire a fermarlo. Raggiunge una porta nera, appoggia la mano sulla maniglia... Ed entra.
E' un locale grandissimo, dalle pareti bianche e dal soffitto alto, pieno di auto parcheggiate. Tutte macchine di lusso, nuovissime e tirate a lucido. C'è silenzio, non si sente nessuno. Sembra deserto. Poi due voci giungono alle sue orecchie.
<< Stasera me la porto a letto >> dice una delle due, che lei riconosce all'istante, << Ci starà, vedrai. Ho capito come prenderla... >>.
Irina si blocca di colpo: sente parlare, ma non sa da dove arrivino le voci.
<< Spero che dopo che la sarai fatta, la sbatterai fuori di qui >> dice Dimitri, il tono duro e roco che arriva nitido alle sue orecchie, << Non la vogliamo da queste parti, e comincia a dare fastidio >>.
William ridacchia. << Non ho intenzione di mandarla via. E' il mio giocattolino, nessuno me lo toglierà. E poi, non so tu, ma una cos'ì non me la lascio scappare... Il fatto che sia piuttosto ribelle mi eccita parecchio >>.
<< Io rimango della mia idea >> continua Dimitri, << Prima sparisce, meglio è per tutti... Ho l'impressione che ci darà dei problemi >>.
<< Correrò il rischio >>
Irina si volta di scatto, ritrovandosi faccia a faccia con William e Dimitri. Gli occhi del russo si riducono a due fessure, ma lo Scorpione sembra solo sorpreso.
<< Cosa fai qui? >> domanda, tranquillo.
<< Cosa gli hai fatto? >> chiede Irina, il tono di voce duro e tagliente.
<< A chi? >>
<< A quell'uomo >>
William fa una smorfia. << Gli ho chiuso la bocca >> risponde secco.
"L'ha ucciso... L'ha ucciso!" pensa Irina, sconvolta.
E in un attimo è disgustata da se stessa. Si è lasciata baciare e toccare da quell'assassino dagli occhi verdi, si è lasciata affascinare dai suoi modi e dalle sue parole... Quanto è stata stupida! Per un momento ha creduto di averlo giudicato male...
William sembra accorgersi che c'è qualcosa che non va. Fa un cenno a Dimitri. << Vai su >>
Il russo sparisce per le scale, gettando un'ultima occhiata a Irina, senza aggiungere nulla.
<< Che hai? >> chiede lo Scorpione.
Irina lo guarda, sapendo che dai suoi occhi traspare tutto il suo disgusto. << L'hai ucciso... >> mormora.
William sembra quasi divertito. << Non è il primo poliziotto a cui vedrai tappata la bocca, bambolina >> dice, << Qui funziona così: o stai con me, o stai contro di me >>.
Irina lo fissa, troppo sconvolta per dire qualcosa. Lavora per un criminale, lavora per un assassino...
William si avvicina, le poggia una mano sulla guancia e sorride. In quel momento Irina ricorda cosa lo ha sentito dire, pochi minuti prima...
Lo Scorpione cerca di baciarla, ma lei si scosta bruscamente. In un attimo, si ritrova appiccicata al muro gelido, le mani del ragazzo che la tengono per i fianchi sottili.
Si fissano un istante, in silenzio.
Non vuole avere più niente a che fare, con lui. La testa è tornata al suo posto, ha capito di aver fatto uno sbaglio, di non essere innamorata di quel pazzo criminale. Si è lasciata per un attimo prendere dall'orgoglio, dall'incoscienza che pensava di non avere.
Lo sguardo di William cade sul suo corpo, e una scintilla passa per i suoi occhi verdi. Le afferra il mento e la costringe a baciarlo, mordendole il labbro inferiore. Irina si stacca di colpo, e gli rifila uno schiaffo in faccia, così sonoro che nel garage deserto si sente forte e chiaro lo schiocco.
Lo Scorpione rimane immobile, il capo rivolto a terra. Forse si è reso conto di aver esagerato. Irina aspetta che alzi lo sguardo, che le chieda scusa.
<< Credo che tu non abbia capito una cosa, bambolina >> dice invece, gelido.
<< Non chiamarmi bambolina >> sibila Irina, infuriata.
<< Ti chiamo come mi pare e piace, bambolina >> ribatte William, poi alza lo sguardo, << Perché tu sei mia, lo sai >>.
Continuano a fissarsi, e Irina capisce di aver paura di lui. Ora che sa cosa è in grado di fare, ha paura, lo teme... E' stata stupida.
<< Io non sono tua >> dice.
<< Abbiamo stretto un patto >> dice William, << Tu fai quello che voglio io, e io lascio in pace la tua famiglia... >>
<< Riavrai i tuoi soldi, se è questo che ti preoccupa >>
Irina finge, il suo tono di voce è duro, ma dentro se stessa prova una profonda paura. Ma è una brava attrice, ha imparato a esserlo, tra loro.
William ridacchia. << I soldi che mi deve tuo fratello non sono niente in confronto a quelli che già possiedo >> dice, << Non sono quelli che mi interessano >>
<< E allora cosa vuoi? >>
<< Te >>
La risposta lascia Irina sconvolta, ma abbastanza lucida da rispondere. << Non mi avrai mai... Ho sbagliato, un momento fa, ma non ripeterò lo stesso errore >>.
<< Non mi conosci ancora abbastanza. Ottengo sempre quello che voglio >>
William la prende per i fianchi e la costringe a sedersi sul cofano di un'auto parcheggiata vicino a loro, nascosta da un telo nero. Poi le afferra di nuovo il mento, e tenta ancora di baciarla.
Anche questa volta, lo schiaffo raggiunge la sua guancia, così rapido da non poter essere evitato. Lo Scorpione, però, le afferra la mano violentemente e gliela immobilizza.
<< Sei mia, bambolina, che tu lo voglia o meno >> sibila, arrabbiato, << Sei una ribelle, e mi piacciono le ribelli. So domarle, lo sai? >>.
La spinge sul cofano dell'auto, infilando un ginocchio la tra le sue gambe. Irina tenta di ribellarsi, ma ha le mani immobilizzate da quelle del ragazzo. Vorrebbe gridare, ma ha gola bloccata, come se fosse diventata muta all'improvviso. Non vuole essere toccata da quelle mani che hanno ucciso, e tutte le volte che la sfiorano sente un brivido gelido correrle lungo la schiena.
Il telo nero si scosta, rivelando il cofano di un'auto nera, bassa, dai fari piccoli e rotondi, un'auto che lei non avrebbe mai dimenticato. L'unica auto che non avrebbe mai voluto guidare.
Si scosta di colpo, riuscendo a divincolarsi, procurandosi un graffio sul fianco con una delle prese d'aria. Non si sarebbe abbassata così tanto, non si sarebbe data a quell'essere solo perché un patto la costringeva a seguire i suoi ordini. Non si sarebbe donata a lui, quando non si era donata a nessun'altro.
William l'afferra per un gomito, tirandola verso di lei e imprigionandola tra le sue braccia. Il suo sguardo ha perso ogni fascino, i suoi modi non sono più quelli affascinanti che lei ha conosciuto. Le sfiora il collo con la bocca, il fiato caldo ed eccitato che le solletica la pelle.
<< Sei di mia proprietà, Irina, e lo rimarrai finché lo vorrò. E questa notte, sarai mia... Che tu sia d'accordo o meno >>.
La spinge di nuovo sul cofano della Zonda, con violenza, e le sue mani prendono possesso del corpo di Irina in un attimo, mani gelide e possessive, mani di cui lei non si sarebbe mai liberata. Mani a cui non riesce a sottrarsi, perché troppo forti rispetto alle sue, in tutti i sensi.
E' ora di pagare il conto, Irina lo sa. Ha fatto troppi errori, nella sua vita, e il peggiore è stato l'ultimo. Si è fidata, si è lasciata convincere, si è lasciataingannare. Da sola, ha firmato la sua condanna.
<< Vaffanculo, Challagher >> mormora, prima di sprofondare nell'apatia.
E questa volta è lei a dover incassare lo schiaffo, violento, forte, tanto da lasciarla senza fiato. Il primo di una lunga serie, il primo della sua nuova esistenza fatta di dolore e silenzio, di odio e violenza.
Fenice è sempre riuscita a risorgere, ma non questa volta. Non questa volta che ha visto sé stessa piegata con la forza, a cui è stata strappata l'unica cosa su cui aveva ancora il controllo. Il suo corpo. L'unica cosa che le rimane ancora è il suo cuore, e quello se lo sarebbe tenuta stretta. Per sempre.
Ore 12.00 – Las Vegas
Irina si svegliò lentamente, con una forte nausea e la testa che doleva in modo insopportabile. Si rigirò nel letto, cercando di dare sollievo allo stomaco in subbuglio, ma non ci riuscì. Aveva sognato di nuovo, e il suo sonno era stato tutt'altro che riposante.
Scostò il lenzuolo, poi all'improvviso scattò in piedi e corse verso il bagno a vomitare.
Senza nemmeno guardare dove si trovasse, tornò indietro e si lasciò cadere nel letto, gemendo e chiudendo gli occhi. Ora che aveva buttato fuori quel poco che c'era nel suo stomaco, si sentiva leggermente meglio.
<< Da quant'è che non dormivi così tanto? >> chiese qualcuno.
Irina aprì di scatto gli occhi, vedendo galleggiare sopra di lei la testa di Xander, serio. Si mise a sedere rapidamente, rendendosi conto che non aveva la camicia addosso...
<< Cosa ci fai qui? >> chiese, frastornata.
<< Veramente è la mia stanza >> rispose Xander, ridacchiando.
Irina spalancò gli occhi e si guardò intorno... Quella non era la sua camera...
"Oddio... cosa ho fatto?"
Saltò in piedi, spaventata, guardandosi attorno con aria sperduta. Era la suite di Xander, e non la sua camera...
<< Ehi, ehi! Rimettiti giù, che non sei completamente in quadro >> disse Xander, spingendola sul letto con delicatezza. Irina si sedette, portandosi le mani alla testa dolorante.
Fece uno sforzo, ma non riusciva proprio a ricordarsi come fosse arrivata lì... Né che cosa fosse successo di preciso...
Trattenne il respiro, ricordandosi all'improvviso che era semivestita. Guardò Xander che rise e le porse la sua felpa con aria profondamente divertita. Leil'afferrò e se la mise addosso, imbarazza.
Rimasero a guardarsi per qualche secondo, lei rossa come un peperone, lui tranquillo come al solito. Si ricordava che aveva bevuto, e si chiese cosa l'alcool le avesse fatto fare...
<< Xander... >> mormorò, << Cosa è successo? >>.
Aveva paura di sentire la sua risposta, ma chiedere era il modo migliore per togliersi il dubbio. Lui sorrise.
<< Hai bevuto un po' troppo, ma non è colpa tua >> rispose, << Quell'idiota di Boris ti ha messo qualcosa nel bicchiere e non sono riuscito a fermarti prima che ne bevessi un po'... >>.
Irina imprecò. Doveva aspettarselo da uno come lui: per tutto il tempo le aveva offerto soldi e gioielli nella speranza che andasse almeno una volta a letto con lui.
<< E poi? >> continuò.
<< Avevi perso la chiave della tua stanza >> spiegò Xander, calmo, << Così ti ho portato a dormire qui, visto che mi sei crollata addosso >>.
Irina arrossì. << Ti... Ti sono crollata addosso? >> domandò, imbarazzata.
<< Sì, ma sei leggerissima >> ribatté lui, sornione.
Se le era crollata addosso, molto probabilmente aveva anche detto qualcosa di troppo... O fatto qualcosa che non doveva fare...
Si era svegliata mezza svestita, e fare due più due non era difficile... In più, Xander le piaceva... Attanagliata dalla paura e dalla vergogna, si decise a fare la domanda che le premeva.
<< Xander... Abbiamo... Abbiamo fatto qualcosa? >>.
Il ragazzo la guardò e diventò serio all'improvviso, gli splendidi occhi azzurri che la scrutavano senza ombra di malizia.
<< No >> rispose solo, e si voltò di spalle.
Irina rimase a guardarlo, chiedendosi perché fosse diventato serio. Forse aveva fatto qualcosa di sbagliato...
<< Ho... Ho detto qualcosa di strano? >> chiese.
Lui fece di no con la testa, poi si girò di nuovo e sorrise. << Tranquilla, non è successo niente di strano. Ti sei addormentata e avevi caldo, per questo ti sei spogliata... >>.
Il suo tono era talmente convincente che Irina gli credette subito, anche se la scusa del caldo reggeva poco. Perché levarsi tutta la camicia?
Abbassò lo sguardo, sentendo la testa che pulsava sonoramente, come se avesse preso una forte botta. Aveva bisogno di dormire ancora, di tornarsene in camera sua per pensare con calma...
<< Sai dove sono le mie chiavi? >> chiese, passandosi una mano sulla fronte.
<< No, stavo andando a cercarle, infatti >> rispose lui. La guardò e aggiunse: << Non stai tanto bene, vero? >>.
Irina scosse la testa. La nausea era tornata, e lo stomaco vuoto borbottava. << Cos'era quella roba che mi ha messo Boris? >> chiese, inspirando ed espirando lentamente per evitare di farsi venire di nuovo da vomitare.
<< Penso fosse una di quelle pastiglie che danno alle ragazze per lasciarsi portare a letto... Una droga leggera, in pratica >>
Irina spalancò gli occhi, spaventata. Se lo sentiva, aveva fatto qualcosa di strano, e il minimo cambiamento nella voce di Xander le fece capire che non era stato completamente sincero. Perché diavolo non riusciva a ricordarsi?
<< Rimettiti a dormire >> disse lui, << Vado a vedere se trovo le tue chiavi da qualche parte... >>.
Qualcuno bussò alla porta, e si zittirono entrambi. Irina si ricordò di William...
Xander le fece cenno di nascondersi dentro il bagno, e lei corse rapida chiudendosi la porta alle spalle. Appoggiò l'orecchio sul legno per sentire chi fosse.
<< Alexander >> Era William, << Stavi dormendo? >>.
<< Ho avuto una nottata piuttosto movimentata >> rispose Xander, ridendo.
<< Bene... Hai per caso visto Irina da qualche parte? E' da ieri sera che non la vedo... >>.
Alla ragazza andò il cuore in gola. Se era venuto a cercarla lì, allora sospettava qualcosa. Era stata una stupida: ma doveva combinare un danno del genere già la prima sera?
<< No, l'ultima volta che l'ho vista stava con Boris... >> rispose Xander, << Che, tra parentesi, stava cercando di comprarla >>.
<< Ah sì? >> disse William, << Bé, chiederò a lui... Ci si vede oggi pomeriggio >>.
La porta venne chiusa e Irina uscì dal bagno, preoccupata. << Ho sentito tutto >> disse, << Devo tornarmene in camera >>.
Xander annuì. << Rimettiti a letto. Vado a cercare le tue chiavi >> disse, mettendo una mano sulla maniglia della porta per uscire.
<< Xander >> lo chiamò lei, sedendosi nel suo letto sfatto, << Scusami... >>.
<< Di cosa? >>
<< Di questa situazione... Non volevo disturbarti... Devo averti fatto perdere un po' di ore di sonno >>.
Xander sorrise, regalandole un'occhiata così dolce che per un attimo ebbe la tentazione di abbracciarlo. << Tranquilla, piccola. Non è successo niente di grave... Hai avuto modo di provare il letto di una suite, no? >>.
Uscì senza darle il tempo di dire qualcosa, e Irina rimase a guardare la porta, sorpresa. "Piccola". L'aveva chiamata "piccola". Odiava i soprannomi, ma quello che le aveva dato lui era esattamente quello che la rispecchiava di più. Aveva pronunciato quella parola con un tono così diverso da tutti gli altri...
Sospirò, rendendosi conto che bastava una parolina a mandarla in confusione. Aveva bisogno di parlare con qualcuno, di chiarire un attimino le idee.
Xander tornò dieci minuti dopo, e la trovò ancora lì seduta con l'aria un po' confusa. Le diede il badge della sua stanza, e disse: << Rimani, se vuoi. Non mi dai fastidio >>.
Lei scosse la testa. << No, meglio che torni nella mia camera >> si alzò, leggermente barcollante.
<< Ti accompagno, allora >> si offrì lui. La prese per un braccio e la portò fuori, lasciandola solo quando furono davanti alla porta della sua stanza.
Irina entrò, ma lui rimase fuori.
<< Se hai bisogno di qualcosa, chiamami. Ripasso fra un'oretta per vedere come stai, va bene? >> disse.
<< D'accordo. Grazie mille Xander >>.
Lui sorrise e se ne andò. Appena la porta venne chiusa Irina si buttò nel letto e afferrò il cellulare che aveva abbandonato sul comodino. Doveva parlare con qualcuno, e quel qualcuno era Jenny.
<< Pronto? >> fece l'amica, dall'altra parte della linea.
<< Jenny, ho combinato un guaio >> disse Irina, troppo sconvolta per pensare di doverla prima salutare.
<< Un guaio?! >> gridò Jenny, << Che hai fatto di così grave? >>.
Con un paio di frasi, Irina gli raccontò di come si era svegliata nel letto di Xander, senza ricordarsi minimamente come ci era finita.
<< E questo sarebbe un guaio? >> chiese Jenny, esasperata.
<< Cavolo, non so cosa ho fatto... >> ribatté Irina, << Ho un buco di ore, e mi risveglio nel suo letto... >>.
<< Non mi sembra così grave... >> disse Jenny, tranquilla.
<< Si, ma... Chissà cosa ho fatto... O meglio, cosa potremmo aver fatto... >> mormorò Irina.
Jenny scoppiò a ridere. << Ma scusa, ti piace o no? >>.
Irina rimase interdetta, sospirò e poi rispose: << Ehm... Sì, credo di sì >>.
<< E allora dove sta il problema? >> chiese Jenny, << Qualunque cosa sia successa, la cosa peggiore che ti è capitata è che non lo ricordi. E poi comunque lui ti ha detto che non avete fatto nulla, no? >>.
<< Sì, però l'ha detto in un modo strano... >> ribatté Irina, << E poi mi ha chiamata "piccola"... >>.
<< Questo non me lo avevi detto prima >> disse Jenny, interessata.
Irina arrossì, e ringraziò che c'era il telefono a dividerle. Non se lo sarebbe mai dimenticata con quale voce l'aveva chiamata Xander, poco prima.
<< Se ti chiama con un soprannome vuol dire che c'è intimità >> continuò Jenny, << Quindi... Potrebbe essere veramente successo qualcosa... >>.
<< Cosa?! >> gridò Irina, allarmata.
Jenny ridacchiava a sue spese dall'altra parte della linea. << Dai, sto scherzando... Penso te ne saresti accorta se aveste fatto qualcosa, no? Ti sei controllata addosso? >>.
<< Sì, non ho nessun segno... >> rispose Irina, dubbiosa, << Però... Mi sembra un po' esagerato, a dir la verità >>.
<< Uhm... Io ho l'impressione che quell'Alexander sia capace di lasciarti addosso qualche segnuccio... >>.
<< Ma Jenny! >>
<< Scusa, scherzo. Prendila così: se è successo qualcosa, non hai più il problema di rompere il ghiaccio >>.
<< E adesso che faccio? >> chiese Irina.
<< In che senso? >>
<< Non credo riuscirò a guardarlo di nuovo in faccia... Non hai idea di come mi sono vergognata... Dovevo essere in uno stato pietoso... >>.
<< Invece lo so benissimo come ti sentivi, ti conosco troppo bene >> ribatté Jenny, << E come al solito ti fai problemi inutili. Smettila di tormentarti, e continua a comportarti come sempre. No, aspetta, non come sempre... Non continuare a scappargli da sotto il naso, se no come fa a provarci con te? >>.
<< Jenny, non mi stai aiutando... >> disse Irina, esasperata, << Se mi dici così, poi non riesco nemmeno più a parlarci perché quando ce l'ho davanti mi viene da pensare a quello che mi hai detto tu >>.
<< Allora preferisci sentirti dire che è tutto un caso? Che è solo un'impressione, quella che tu possa interessargli? >>.
<< Forse >> mormorò Irina.
<< Bé, non ho intenzione di dirtelo, perché sarebbe una bugia. Vedila come vuoi, ma a me Alexander sembra un tipo a posto. Forse fa il pilota clandestino, ma non mi sembra un criminale. Non so cosa ti spaventa, ma io ti consiglio di pensarci >>.
Irina rimase in silenzio. Jenny non sapeva della storia di William, non sapeva cosa li legava, e non sapeva nemmeno delle mille paure che aveva. Forse, se si fosse trovata in un'altra situazione, sarebbe stata più tranquilla, ma non così.
<< Dici? >> fece, a bassa voce.
<< Dico... Avanti, hai vent'anni, puoi permetterti qualche divertimento. Tu giocaci un po', con Alexander, e vedi che fa... Se ne approfitta, allora vuol dire che gli piaci. Fammi sapere come procede, perché devo andare a prepararmi... Esco con Jess, mi porta fuori a pranzo >>.
Irina sorrise. Jenny di problemi non se ne faceva. << D'accordo. Allora buon pranzo, eh? >>.
<< Grazie mille. Ti mando un bacio >>.
Chiuse la telefonata, ricordandosi all'improvviso che erano giorni che non sentiva Max. Forse non stava completamente in quadro, ma aveva voglia di sentirlo.
<< Ciao Max >> lo salutò, appena lui rispose.
<< Ehi, ci facciamo sentire, finalmente! >> disse lui, ma non era arrabbiato. Meno male. << Come stai? >>.
<< Più o meno >> rispose Irina, spaparanzata sul letto, << Notte di bagordi... Come al solito >>. Meglio non accennare alla storia di Xander... Forse non avrebbe gradito.
<< Allora stai smaltendo la serata >> disse Max, << Per il resto? >>.
<< Tutto normale >>, cercò di controllare la leggera inflessione della sua voce, << Oggi giornata di gare... Credo che mi annoierò, né approfitterò per addormentarmi sugli spalti, magari >>.
<< Sì, e io ci credo anche >> ribatté Max, << Conoscendoti, sarai lì a fare il tifo per... Alexander gareggia? >>.
Aveva toccato l'unico argomento di cui non voleva parlare. << Sì >> rispose soltanto, monocorde.
<< E' tutto a posto? >> chiese Max, << Intendo, continui ad aiutarlo? >>.
<< Ehm... Sì, cerco di fare quel che posso... >> rispose Irina, stringendo il lenzuolo con aria leggermente preoccupata, << Ma se la cava bene da solo... >>.
<< E' successo qualcosa? >> domandò Max, preoccupato.
<< No, no, figurati >> rispose prontamente Irina, << Sono solo un po' stanca, scusami >>.
Max rimase in silenzio un momento, poi disse: << D'accordo. Allora vai a dormire, dai. Ti aspetto al ritorno >>.
Irina appoggiò il cellulare sul comodino e si rigirò nel letto, inquieta. Stava un po' meglio, adesso. Decise di andare a farsi una doccia, così lasciò le scarpe nell'armadio e si tolse la maglia. Era quella di Xander... Avrebbe dovuto riportargliela...
Sotto il getto caldo della doccia, le rivenne in mente la conversazione con Jenny. Addosso segni non ne aveva, a parte i due lividi che le aveva lasciato William... E comunque, quando si era svegliata, non era completamente spogliata. I pantaloni e tutto il resto li aveva, le mancava solo la camicetta...
Non poteva pensare così male di Xander. Si fidava di lui, e se lui aveva detto che non era successo niente, era di sicuro così. Era lei che si faceva mille problemi per niente.
Però... L'idea di Jenny la attirava... Era tentata... Poteva giocare con Xander?
Sì, poteva... E forse, voleva anche. Però c'erano tante cose che la spaventavano. La prima, era quella di accorgersi che fosse tutto un abbaglio, e rimanere delusa. La seconda, era quella di rendersi conto che si era lasciata trasportare troppo dalla situazione, che magari Xander non fosse quello che sembrava: non era il primo errore di valutazione che faceva. E la terza cosa, forse la più importante, era che c'era William, tra loro. Non era per lei, che aveva paura, ma perXander. Non era solo la sua missione, a essere messa in pericolo, ma anche la sua stessa vita. Lo Scorpione non avrebbe sopportato un affronto del genere.
Qualcuno bussò alla porta, e Irina si rivestì in fretta, convinta che fosse Xander. Aprì la porta con un sorriso, ma era William. La guardò serio e chiese: << Dov'eri? >>.
<< Dormivo... >> rispose Irina, pensando subito a cercare una bugia.
<< Sono passato più di un'ora fa >> ribatté secco William, << E non mi hai aperto... >>.
<< Sono stata male >> spiegò Irina, << Ieri sera Boris mi ha messo qualcosa nel bicchiere... Non so cosa fosse, ma mi ha fatto uno strano effetto, così sono tornata in camera... Sono stata male tutta la notte, e quando mi sono riaddormentata ero talmente stanca che non ho sentito niente >>.
William la squadrò, come a valutare le sue condizioni. << Potevi dirmelo, che stavi male... >> disse.
<< Non ti ho trovato >> rispose Irina.
William si avvicinò e le baciò la fronte con quella che per qualcuno sarebbe stata dolcezza. << D'accordo, bambolina, ti faccio portare il pranzo in camera, così non devi muoverti. Oggi pomeriggio te la senti di venire a vedere le gare? >>.
<< Sì >> rispose Irina, << Ora sto meglio, tanto >>.
William la salutò e ne andò, lasciandola sola. Venti minuti più tardi venne un cameriere a portarle il pranzo, che lei non toccò e non degnò nemmeno di uno sguardo. Era troppo presa da sé stessa per avere fame.
Uscì in terrazza, cercando di tranquillizzarsi. La testa le faceva ancora un po' male, ma non era quello a renderla inquieta. Forse la telefonata a Jenny non era stata una buona idea...
Passeggiò su e giù per il balcone, mordendosi ogni tanto il labbro, agitata. Avrebbe voluto picchiarsi da sola: perché diamine si era ubriacata come una cretina?
Bussarono alla porta, e le venne il cuore in gola. Questa volta era lui, di sicuro.
Rimase paralizzata per un momento, poi si riscosse e andò ad aprire.
<< Come ti senti? >> domandò Xander, entrando nella stanza senza farsi vedere da nessuno.
<< Meglio >> rispose solo Irina, e come aveva immaginato le venne in mente quello che aveva detto Jenny...
Xander la scrutò con aria critica, poi guardò il vassoio con il pranzo, appoggiato sul comodino.
<< Devi mangiare >> le disse, accennando al cibo.
<< No, non ho fame >> ribatté lei.
Non le veniva nient'altro da dire. Aveva la lingua incollata al palato, e continuava a evitare lo sguardo di Xander, terrorizzata che potesse accorgersi del suo turbamento. Però riuscì a notare che la guardava, e sembrava serio.
<< Sei sicura di stare bene? >> chiese.
<< Sto benissimo >> rispose Irina, << Non ho fame, davvero >>.
Xander non insistette ulteriormente, si sistemò la maglia con aria indifferente e disse: << Oggi pomeriggio ci sarà la prima gara... Verrai? >>.
Irina annuì, senza dire nulla. Aveva lo stomaco pesante come un macigno.
Xander la scrutò, poi disse, perfettamente tranquillo: << Non ho potuto fare a meno di notare una cosa... Spero non mi giudicherai male... Sbaglio o hai un livido piuttosto grosso? >>.
Irina sussultò, colta alla sprovvista. Come aveva fatto a vederlo? I jeans li aveva...
Arrossì di colpo, fissando Xander con aria stralunata. Si portò una mano al fianco, chiedendosi cos'altro avesse visto di lei...
Il ragazzo sembrò cogliere i suoi pensieri. Sorrise. << Ti ho detto che non è successo niente >> disse, << Tranquilla >>.
<< Sì, sì, scusami >> balbettò Irina, << Mi... Stavo solo pensando a quanto dovessi essere ridicola... >>. Sospirò.
Xander ridacchiò. << Forse un po' ridicola lo eri >> disse, soave, << Ma non importa. Voglio solo sapere se tuo padre ti ha di nuovo messo le mani addosso >>.
<< Oh... No, non mi ha toccata >> rispose Irina, << Non mi ha fatto niente... >>.
Xander la guardò sospettoso. << E allora come hai fatto a farti un livido del genere? >>
<< Tommy >> mentì prontamente Irina, << Stavamo giocando... Mi ha accidentalmente tirato un calcio >>.
Xander la guardò per un momento, in silenzio. Borbottò qualcosa, si passò una mano sulla fronte e alla fine sorrise di nuovo. << E' un po' manesco, il bambino, eh? D'accordo, ci vediamo dopo, allora >>.
Fece per uscire dalla stanza ma Irina lo fermò. << Xander? >>.
<< Cosa c'è? >>.
<< Ehm... Cos'altro... Hai "notato"? >> domandò, imbarazzata.
Lui finse di pensarci, poi ridacchiò. << Niente, a parte un altro tatuaggio >> rispose alla fine.
Irina trattenne il respiro. Quello era meglio che non lo vedesse. << Ehm... Ti... Ti dispiacerebbe non farne parola con nessuno? >> chiese.
Xander sorrise. << Va bene... >> annuì, poi uscì dalla stanza, lasciandola più confusa di prima.
Irina rimase seduta sul letto, fissando la porta. Non ci capiva più niente...
Sospirò e si gettò all'indietro, atterrando sul soffice materasso. Si sentiva strana... E lo sapeva il perché.
"Da quanto tempo non accadeva? Pensavo di riuscire a tenerlo ancora a bada, il cuore. Almeno quello".
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro