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Capitolo V


Ore 23.00 – Vernon Avenue

Irina aspettava la partenza della gara seduta su una panchina a bordo strada, le strisce argentate delle Nike che portava ai piedi che riflettevano la luce dei lampioni, la Punto parcheggiata non molto lontano da lì vicino alle altre auto dei ragazzi che erano venuti ad assistere alla gara.

Davanti a lei, una fila di sette macchine schierate una di fianco all'altra, con la scintillante BMW M3 di Xander al centro. Sprint, cinque chilometri di tracciato e sei avversari agguerriti. "Vediamo se sei veramente bravo" pensò la ragazza.

Con il piede che si muoveva a tempo della musica che qualcuno teneva a tutto volume, Irina guardava la gente che si muoveva lì intorno. Tutti ragazzi giovani e poco esperti, che aspiravano a entrare nel giro dello Scorpione, ma che alla fine si sarebbero dovuti accontentare di rimanere a guardare da lontano. Individuò un'Audi A5 rossa che lei conosceva bene, seminascosta dal suv scuro da cui proveniva la musica. Il suo proprietario, Robert O'Correll, numero 6 della Black List, era appoggiato all'auto, pronto ad assistere alla corsa.

A tutte le gare aperte c'era sempre un membro della lista a tenere d'occhio i nuovi arrivati e a comunicare allo Scorpione se c'era qualcuno che meritava di entrare nel suo giro o che poteva risultare interessante per qualche incarico poco pulito. E farsi notare in quelle dispute era l'unico modo per avvicinarsi a William.

O'Correll la vide e le rivolse un cenno con il capo, senza però dare segno di volersi avvicinare. Meglio così: non avrebbe dovuto spiegare il motivo per cui si trovava lì.

Tra i piloti della Black List, Irina non era ben vista. Il mondo delle corse clandestine era prettamente maschile, e lei era l'unica donna ad essere arrivata così in alto. Si mormorava che fosse riuscita a piazzarsi al terzo posto utilizzando metodi poco puliti, e che "l'intima amicizia" con lo Scorpione l'avesse aiutata. In realtà, Irina era brava davvero, e alla maggior parte della gente non andava giù che una ragazza così giovane fosse anche così forte, soprattutto agli uomini. O'Correll era uno di quelli che non era ancora riuscito ad accettare il fatto di essere stato sconfitto da una ragazzina come Fenice.

Senza ulteriori sguardi, Irina concentrò la sua attenzione sulla strada. Vide Clark, l'uomo che lavorava per William, che raccoglieva le scommesse poco lontano. Notò Xander appoggiato alla BMW, le braccia conserte e lo sguardo serio.

Per un momento, a Irina ricordò William. Xander aveva un certo fascino, doveva riconoscerlo; lo stesso fascino che aveva lo Scorpione: tenebroso, risoluto, e decisamente virile. L'espressione del suo sguardo, a volte beffarda a volte di sfida, gli conferiva un'aria che aveva qualcosa fuori dal comune.

Le venne da sorridere. Aveva pensato la stessa cosa di William, la prima volta che lo aveva visto. Salvo poi scoprire che era tutto il contrario di ciò che era apparso...

Xander le rivolse un'occhiata, impassibile, ma lei riuscì a notare un barlume di divertimento, nei suoi occhi azzurri. Voleva dimostrarle quanto si stava sbagliando, sul suo conto.

"Se non vuoi destare sospetti, è meglio che tu faccia finta di non conoscermi" gli aveva detto.

Clark diede il segnale dell'inizio, e Xander salì sulla BMW. Anche gli altri piloti fecero altrettanto.

Il motore della M3 si avviò senza esitazioni, pronto a sprigionare tutta la sua potenza. Salì velocemente di giri per un paio di volte, mentre anche le altre auto si avviavano. Un tipo su una Ford Focus arancione lo guardò minaccioso, premendo sull'acceleratore. Xander non lo degnò di uno sguardo e ne approfittò per gettare un'ultima occhiata a Irina.

Clark si parò davanti alla linea di partenza, la mano alzata. Abbassò una a una le dita, poi quando chiuse il pugno calò la mano, e le macchine partirono a tutta velocità.

La BMW passò subito in testa, portata avanti dai 420 cavalli del suo motore. La Focus gli si mise dietro, cercando lo spazio per sorpassarlo. Poi le macchine svoltarono a destra, oltre la vetrina di un negozio, e sparirono alla vista, lasciandosi dietro solo il sibilo degli pneumatici sull'asfalto.

Irina dovette aspettare circa cinque minuti prima di vedere in lontananza, sul ponte di St. Carrile, l'auto di Xander inchiodare violentemente e rimanere ferma, il motore sempre acceso. Allarmata, si alzò in piedi, sentendo qualcuno commentare il fatto, poi vide la Focus arancione sorpassare la BMW bianca a sinistra; a quel punto la M3 schizzò di nuovo avanti e si gettò all'inseguimento.

Irina tirò un sospiro di sollievo, e continuò a guardare Xander inseguire l'avversario. Si era fermato di proposito, lo aveva capito.

Due minuti e trentasette secondi dopo, la BMW tagliò il traguardo compiendo a tutta velocità una mezza derapata e inchiodando proprio davanti a lei. Ci volle un'altro minuto prima di vedere la Focus e le altre macchine giungere al traguardo, inesorabilmente perdenti.

Xander abbassò il finestrino, mentre Clark si avvicinò porgendogli una mazzetta di denaro. Il proprietario della Focus scese dalla macchina e sbatté violentemente la portiera, infuriato.

"Non una rissa, per favore" pensò Irina, preoccupata, "Tutto ma non una rissa".

Il tipo fissò arcigno Xander per qualche minuto, poi si voltò e si allontanò.

Decisa a evitare problemi, Irina si avviò verso la Punto, gettando una rapida occhiata a Xander. Lui la vide e scese dalla macchina, mettendosi a parlare con un ragazzo. La Punto si allontanò nella notte, i fari azzurri accesi e il motore al minimo.

Come avevano pianificato, Irina aspettò Xander a Dalton Beach, ferma nel parcheggio deserto. Era giovedì, e le corse in quel posto di solito si tenevano solo la domenica. Aspettò mezz'ora, chiusa in macchina e con la radio accesa, fissando ls spiaggia buia e deserta oltre lo steccato.

Finalmente vide nello specchietto retrovisore i fari accesi della BMW, che si piazzò di fianco alla Punto, sinuosa come un felino. Gettando una rapida occhiata dei dintorni, Irina scese dalla sua auto, poi salì sulla M3.

<< Esibizionista >> fu la prima cosa che disse.

Xander sembrava divertito, e girò la chiave per spegnere il motore. La strada davanti a loro cadde nel buio. << Ti avevo detto che non sono un novellino >> ribatté. << E non mi sono neanche impegnato >>.

Irina era colpita: aveva conosciuto poche persone in grado di guidare in quel modo, e una di quelle poche era William. Riconosceva il talento, quando lo vedeva. Appoggiò il braccio sulla portiera, e disse: << D'accordo, sei bravo. Forse hai qualche speranza di arrivare allo Scorpione >>.

<< Voglio sfidare subito il Toro >> disse Xander, << Non voglio perdere altro tempo con gare inutili >>.

Irina lo guardò, pensierosa. In effetti il Toro non era così forte: lei stessa non aveva fatto fatica a batterlo. << Va bene >> disse, << Farò in modo che viincontriate. Lasciami il tuo numero di telefono, e ti chiamerò per dirti giorno e ora >>.

Xander avvicinò la mano al cassetto portaoggetti della macchina, e Irina spostò le gambe per permettergli di aprirlo. Lui la guardò con la coda dell'occhio, poi tirò fuori un cellulare Nokia e glielo diede.

<< Tieni questo >> disse, << La linea è sicura, e non verrai intercettata da nessuno. Il mio numero è nella lista >>.

<< Grazie >> Irina prese il telefono e lo mise in tasca. << Credo di averti sottovalutato, sai? >> aggiunse.

<< Non è la prima volta che lo fai >> disse lui, divertito.

<< Perché dici questo? >>.

<< Quando andavamo a scuola, non mi consideravi altro che un figlio di papà, o sbaglio? >> Xander sembrava divertirsi da morire facendole ammettere di essersi sbagliata.

Lei sorrise e rispose: << Sì, hai ragione. Però devi ammettere che la tua auto è proprio quella di un figlio di papà >>.

Xander scoppiò a ridere. << E a te piace >>.

<< D'accordo, hai ragione anche su questo >> ribatté Irina, divertita. Guardò l'orologio e poi sbadigliò. << Credo che sia ora di tornarmene a casa... Molto probabilmente gli altri si saranno infilati in qualche locale... Magari puoi andare con loro >>.

<< Uhm... Forse >> rispose Xander, << Ah, il tipo dell'Audi rossa chi era? >>.

<< Il Lupo >> rispose Irina, << Il numero 6 della Lista. Credo ti abbia notato: non stupirti se ti chiederanno di gareggiare ancora, o se cercheranno dicontattarti. E' così che lo Scorpione recluta i suoi piloti >>.

<< Tu sei una di loro, vero? >> domandò Xander. Era serio.

Irina annuì. << Lavoro per lui, ma ci sono molte cose che non mi piacciono >> disse, << E non sono l'unica a pensarla in questo modo. William lo sa, per questo devo fare attenzione a quello che faccio >>.

Aprì la portiera dell'auto, sicura di aver detto troppo. Rivolse un ultimo sorriso a Xander, per dargli l'idea di non dare troppa importanza alle sue parole, e lo salutò.

<< Ti chiamo per farti sapere qualcosa sulla gara >> disse, poi salì sulla Punto e un attimo dopo era già lontana.

Ore 00.59 – Green Boulevard

Xander stava tornando a casa, solo. Era abbastanza soddisfatto per la vittoria, ma sperava si trattasse di una cosa un po' più combattuta. Se i piloti da quelle parti erano tutti così, non sarebbe stato più difficile che nel resto degli Stati Uniti.

<< Oh, Fenice, la bambina... Non farti strane idee, su di lei. E' roba riservata, non si tocca >>.

Non riusciva a togliersi dalla testa la frase che il tipo delle scommesse gli aveva detto quando aveva guardato Irina allontanarsi a testa bassa. Non era stato l'unico a seguire i suoi movimenti sinuosi con lo sguardo. Altri cinque ragazzi le avevano gettato occhiate languide, ma nessuno aveva osato apostrofarla.

<< La bambina? >> aveva chiesto lui, perplesso.

<< Qui la chiamiamo così >> aveva risposto l'uomo, e non sembrava stesse scherzando, << Quando è arrivata, era poco più che una bambina... E lo rimane ancora adesso: è la pilota più giovane dello Stato. Se ci tieni alle palle ti conviene stargli lontano >>.

<< Perché? >> aveva domandato, incuriosito.

<< Lavora per lo Scorpione >> aveva risposto l'uomo, con un mezzo sorriso, << E lui non si limita a farle fare delle gare, se capisci quello che intendo >>.

"Allora sei finita tra i pezzi grossi, Irina" pensò Xander, "Ecco perché sembra che tu abbia tanta influenza da queste parti".

Xander inserì la quinta con impeto, schiacciando la frizione. Ok, lui era in missione e aveva dei segreti che doveva tenere nascosti, ma voleva scoprire cosa ci faceva Irina in mezzo a quel casino, e soprattutto fin dove era arrivata.

"Forse per questo che non vuole essere vista con qualcun altro" pensò, "Qualcuno potrebbe pensare che stia tradendo il suo... capo? Ragazzo? Fidanzato?".

Non capiva: la gente parlava di Irina come se fosse proprietà esclusiva di Challagher, come se tra loro ci fosse un rapporto molto stretto, molto più di quello tra un capo e il suo pilota... Eppure Irina gli aveva fatto capire che detestava lo Scorpione, che avrebbe fatto a meno di lavorare per lui.

C'era qualcosa di molto strano. O Irina stava facendo il doppio gioco, oppure Challagher aveva un certo controllo su di lei. Le possibilità erano quelle.

Forse si era lasciato ingannare dalla sua faccia pulita e angelica, e non poteva fidarsi di lei come aveva creduto. Magari voleva incastrarlo in qualche modo...

Non ci voleva pensare, e non perché avrebbe compromesso la missione. Non voleva pensarci perché si fidava veramente di lei. Perché la sua espressione aveva detto molto più di tante parole.

Ore 7,30 – San Pedro Street

Irina suonò il campanello di casa Greenn, aspettando sotto il minuscolo porticato. Un attimo dopo, la porta venne aperta da una donna di circa cinquant'anni, molto robusta e dai capelli rosso scuro, a boccoli. Sandra, la baby-sitter, le sorrise con benevolenza.

<< Vieni, vieni, entra, cara >> disse, scostandosi e facendo entrare la ragazza in casa.

Sandra Greenn era stata, molti anni prima, un'amica di sua madre, e si conoscevano da diverso tempo. Da piccola, quando sua madre faceva i turni di notte e non voleva lasciarla a casa sola con suo padre i suoi fratelli, la mandava a dormire da Sandra, in modo che potesse passare del tempo con i suoi due figli, un maschio e una femmina, che avevano qualche anno più di lei. Aveva passato dei bei momenti con loro, e aveva goduto di qualche ora di stabilità familiare di cui normalmente non disponeva. Alla morte di Elisabeth erano rimaste amiche, e molte volte la donna si era offerta di aiutarli: Irina aveva rifiutato gentilmente, perché sapeva che le sue condizioni economiche non erano poi molto migliori delle loro. Aveva però accettato di affidarle Tommy, quando aveva bisogno, soprattutto perché, ora che i due figli erano andati a vivere per i fatti loro, aveva poco da fare.

Per il resto, Sandra non sapeva di quello che lei faceva in realtà: credeva che Irina la sera e la notte lavorasse per guadagnarsi da vivere, e non che fosse una pilota clandestina. Non le era mai passato per la testa che la figlia della sua vecchi amica fosse una criminale.

<< Vuoi un caffè? >> domandò Sandra, facendola entrare nel suo piccolo e dimesso soggiorno. Tommy era seduto sul divano, davanti alla tv accesa che trasmetteva i cartoni animati.

<< No, grazie, l'ho già preso >> rispose Irina, poi si avvicinò al nipote, << Ciao, piccolo. Andiamo all'asilo? >>.

Tommy rise e alzò le manine, segno che voleva essere preso in braccio. La ragazza lo accontentò, facendogli una carezza sulla guancia. Odiava lasciarlo sempre solo, sbattendolo di qua e di là, ma non poteva fare altrimenti.

<< Vuoi lasciarlo ancora qui, per oggi? >> chiese Sandra, guardandola preoccupata, << Lo sai che mi fa piacere tenerlo, sono sempre da sola... >>.

<< No >> rispose Irina con un sorriso, << Ti ringrazio, ma ti ho già disturbata abbastanza, in questi giorni >>.

<< Sei sicura? >> insistette la donna, << Mi sembri stanca... Dovresti trovare un altro lavoro: questo ti sta sfiancando. Farti fare i turni di notte, e senza neanche qualche giorno di avviso... >>.

"Lo farei, se potessi", pensò la ragazza.

<< Non sono stanca, mi manca qualche ora di sonno, tutto qui >> disse, << Ci vediamo la prossima volta, e grazie ancora >>.

Prese la borsa di Tommy e uscì, diretta alla TT. Fece sedere il bambino del seggiolino, guardandolo poi dallo specchietto retrovisore. Gli dispiaceva da morire abbandonarlo ogni volta come un pacco, perché gli voleva troppo bene. Non era suo figlio, ma avrebbe voluto crescerlo come se lo fosse.

Un'ora dopo, Irina era di nuovo seduta al solito posto nell'aula dell'Università, il professore che spiegava senza notare che metà dei suoi allievi stava facendo altro.

<< Ragazze, oggi proprio non ho voglia di seguire... >> borbottò Jenny, sfogliando il giornale che si era procurata, << Con questo bel sole... Ci vorrebbe una giornata al mare. Ah, leggiamo l'oroscopo! >>.

Irina la guardò divertita, mentre Katy si sporse per osservare la pagina del quotidiano. Commentarono il loro oroscopo sotto le occhiate perplesse diAngie, che non smetteva un momento di prendere appunti, poi passarono a quello di Irina: << Allora, Acquario... Uhm, oggi sarà una buona giornata. Incontri inaspettati dopo pranzo... Devi vedere qualcuno? >>.

<< No >>.

Jenny osservò il foglio con aria critica. Nessuna delle tre credeva negli oroscopi, ma leggere le assurdità che a volte venivano scritte era una delle loro occupazioni preferite, durante le lezioni noiose. << Qui dice che devi fare attenzione alla salute... Mangiare rape... Mangiare rape?! Ma che razza di consiglio è? >>.

Irina scoppiò a ridere, e Jenny e Katy fecero lo stesso. Persino Angie ridacchiò.

<< Bah... >>. Ripiegando il giornale, Jenny le guardò pensierosa, << Che ne dite se ci facciamo una capatina in spiaggia, oggi pomeriggio? Mangiamo un panino al volo uscite da qui, e poi andiamo >>.

<< Io sono in macchina, oggi >> disse Irina, << Possiamo andare a Dalton Beach, se vi va >>.

Forse qualche ora seduta sulla spiaggia le avrebbe fatto bene, levandole quella strada sensazione che aveva dalla sera prima. Era una cosa che non riusciva a spiegarsi, e nemmeno a capirne la fonte.

Terminate le lezioni, Irina e le tre amiche uscirono dall'Università, e raggiunsero l'Audi TT parcheggiata dall'altro lato della strada.

<< Io sto davanti! >> gridò Jenny, con un sorriso da un orecchio all'altro, aggredendo la maniglia dell'auto.

<< Lo sappiamo già... >> borbottò Katy.

Irina sorrise. A Jenny piaceva un sacco la TT che aveva, e tutte le volte che saliva in macchina con lei c'era da morire da ridere: si sentiva chissà chi, su quell'auto.

<< Quanto mi piace... >> esalò Jenny, gli occhi che brillavano, << E' così... così... >>.

<< Sappiamo anche questo, Jenny >> disse Katy, stancamente, << Lo avrai detto un centinaio di volte, almeno >>.

Katy e Angie salirono dietro, mentre Irina richiudeva il baule dove avevano lasciato le borse. Era proprio la giornata perfetta per andare a fare una passeggiata sulla spiaggia: l'aria era calda e il cielo limpidissimo.

<< Allora, che mi dici del nuovo arrivato? >> chiese Jenny, guardando la costa sfrecciare oltre il finestrino dell'auto.

<< Non ho proprio niente da dirti >> ribatté Irina, con un lievissimo sorriso che le si disegnava sulle labbra, << Dovrei, forse? >>.

Si fermò al semaforo e guardò l'amica. Jenny però stava rivolgendo la sua attenzione a qualcos'altro, oltre il vetro.

<< Che fai? >>

La ragazza salutò qualcuno, sorridendo a trentadue denti. Irina si spostò e vide che affiancata a loro c'era una Mercedes cabrio, con due ragazzi che guardavano chiaramente nella loro direzione, gli occhi nascosti dietro gli occhiali da sole all'ultima moda.

Irina scoppiò a ridere.

<< Vuoi smetterla di fare la scema? >> chiese, controllando il semaforo.

<< E dai, fammela tirare un po'... >> protestò Jenny. << Questi due ragazzi, in giro tutti soli... >>.

I due sembravano disposti ad attaccare bottone, e Jenny lo era altrettanto. Katy, seduta dietro, alzò gli occhi al cielo.

<< Jenny, sei sempre la solita >> disse Angie, << Guarda che tipi sono... >>.

Irina li aveva già catalogati: figli di papà, auto potente e intelligenza zero. Uno sguardo e aveva capito di che pasta erano fatti.

"Adesso mi tolgo uno sfizio" pensò.

<< Se ci tengono tanto, dovranno raggiungerci >> disse.

Ingranò la marcia e quando scattò il verde partì a razzo con tanto di sgommata, proprio mentre Jenny iniziava ad abbassare il finestrino. Dallo specchietto retrovisore vide le facce allibite dei due ragazzi, ancora fermi al semaforo.

<< Ma no! >> protestò Jenny, << Ma tu li spaventi, i ragazzi! >>.

<< Ah, perché non so guidare come te... >> sospirò Katy.

Ridacchiando, Irina raggiunse in un batter d'occhio Dalton Beach. Parcheggiò l'auto e scesero.

La spiaggia era quasi deserta, a parte un paio di signori anziani che camminavano sulla battigia, mano nella mano. Più lontano scorsero un ragazzo che giocava con il suo cane, il suono del mare che si infrangeva sulla riva che si mescolava alle grida e alle risate.

Irina si tolse le scarpe e camminò sulla sabbia tiepida, assaporando la sensazione straordinaria che le dava. Gettò in terra la coperta che aveva recuperato dal baule della TT e lasciò sedere le amiche.

<< Ancora qualche settimana, e possiamo fare il bagno >> disse Angie, inforcando gli occhiali da sole, << Non vedo l'ora >>.

<< Stavamo dicendo? >> disse all'improvviso Jenny, gettando a Irina un'occhiata eloquente. Non si era dimenticata del discorso di prima.

<< Oohh, la smetti? >> ribatté lei, << Perché dovrei raccontarti qualcosa se non c'è niente da raccontare? >>.

<< Non mi sembra proprio... >> disse Jenny, << Sono un paio di giorni che sei pensierosa... Proprio da quando ci hai detto di lui >>. Fece la faccia di una che la sa molto lunga.

<< Non è vero >> protestò Irina.

<< Invece sì >>.

<< Non è a lui che pensavo >>.

<< Già, dicono tutti così >>.

Irina si voltò e guardò l'orizzonte, il mare piatto come una tavola. Aveva pensato a Xander? Sì, ci aveva pensato, ma non nel modo in cui credeva Jenny. Era preoccupata per quello che voleva fare...

Solo che sapeva che l'unico modo per far smettere Jenny di punzecchiarla era toglierle la curiosità.

<< Cosa vuoi che ti dica? >> chiese, esasperata.

<< Lo hai visto di nuovo? >> domandò Jenny.

<< Sì >>.

<< E' carino? >>.

<< Me lo hai già chiesto... >>

<< Jenny, la pianti di stressarla? >> si intromise Katy, << Fai sempre così che ti parla di qualcuno. Sembra che tu voglia piazzarla a tutti i costi >>.

<< Non voglio piazzarla >> ribatté Jenny, << Sono solo curiosa. Non capita spesso che definisca qualcuno "carino", non ti pare? >>.

Irina scosse il capo, divertita. Voleva cambiare argomento, perché parlare di Xander le metteva ansia.

<< Non ho voglia di parlarne >> disse, risoluta, << Cambiamo discorso >>.

Le tre la fissarono preoccupate, ma Jenny non insistette.

Tra loro c'era un accordo, un accordo che sapevano di dover rispettare: niente domande inopportune. Quando Irina era entrata nel mondo delle corse, aveva troncato i rapporti con quasi tutte le persone che conosceva, per evitare di mettere in pericolo qualcuno. Aveva provato a farlo anche con loro, ma Jenny era stata più caparbia di lei: era disposta a frenare la lingua, piuttosto che perdere la sua amicizia. Irina gli aveva detto solamente che intendeva diventare una pilota di gare clandestine, e che non lo faceva per piacere. Non sapevano altro di lei, e qualunque altra domanda era bandita. Meno sapevano, meno rischiavano. Loro tre avevano accettato il loro accordo, e lei gli era profondamente grata: era riuscita a conservare almeno qualche amica.

<< Dobbiamo venire in spiaggia, una domenica >> disse Katy, guardandosi intorno.

Irina annuì, poi si abbassò per arrotolare l'orlo dei pantaloni. << Vado a bagnarmi i piedi. Qualcuno viene con me? >>.

<< Io >> si offrì Angie.

Le due raggiunsero la battigia, osservando le onde che si infrangevano sulla sabbia lasciando una scia di schiuma bianca. L'odore della salsedine le pungeva le narici.

<< Pronta? >> chiese Angie.

<< Quando vuoi >>.

Irina infilò i piedi in acqua, scoprendo che non era fredda quanto si aspettava. Le lambì le caviglie, dandole subito una sensazione di refrigerio e sollievo. Si voltò verso le amiche rimaste sedute, e fu allora che lo vide, appoggiato alla staccionata di legno.

Xander la stava guardando. Le sembrò di vederlo sorridere, poi la salutò con la mano e se ne andò.

Xander aveva guardato Irina per mezz'ora, indeciso se farsi vedere o meno. Per puro caso aveva riconosciuto la sua auto mentre passava da Dalton Beach, e si era fermato per curiosare.

Quando l'aveva vista insieme alle amiche sulla spiaggia, si era chiesto cosa ci facesse lì. Per un attimo aveva pensato di avvicinarsi, poi aveva cambiato idea. Magari non le andava incontrarlo, visto che non era sola.

La cosa migliore sarebbe stata andarsene, ma non ci era riuscito. Irina lo incuriosiva troppo: voleva vedere come si comportava con gli altri, quando stava in mezzo alla gente normale.

Come aveva scoperto in quei giorni, era una ragazza che sorrideva molto. Sembrava una di quelle persone perennemente allegre, che non si lasciavano scalfire da nessuna disgrazia.

Sembrava, appunto.

Se tutti i sorrisi che gli aveva rivolto fossero stati veri, avrebbe potuto anche pensarlo, ma non era così. C'era una nota di stanchezza nella sua voce, quando parlava. E non guardava mai nessuno negli occhi, se poteva farne a meno.

"Vorrei tanto sapere cosa nascondi".

Continuava a porsi quella domanda, mentre ritornava a casa a bordo della BMW. Ma soprattutto, iniziava a preoccuparsi per se stesso.

La sua missione era quella di catturare lo Scorpione, e non poteva permettersi distrazioni di altro genere. Ogni minuto in più che passava a Los Angeles aumentava il rischio che la copertura saltasse.

La curiosità verso Irina era proprio una di quelle distrazioni che non poteva permettersi. Per quanto volesse sapere cosa ci faceva lì, qual'era il rapporto che la legava allo Scorpione, perché sembrava far parte dei pezzi grossi, non poteva perdere tempo con lei.


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