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9.3 - Benvenuto... Papà. 🦋

~🦋~

«È un tale destino.
Una tale punizione per me.
Anche se spari mille volte,
NON MORIRÒ.»

BENVENUTO... PAPÀ
Capitolo 9
(Terza parte)

(Nora POV)

La mattina successiva, Brandon era pronto per affrontare il viaggio che l'avrebbe condotto lontano dalla sua famiglia e dove si sarebbe concentrato in vista degli esami. Intanto che il marito sistemava le ultime valigie nel cofano, Dayane continuava la trafila di raccomandazioni al figlio. Non doveva essere una situazione semplice avere un ragazzino fuori di casa, ma la scelta ormai era stata presa.

«Abbiamo parlato con mia zia, ti ha iscritto a dei corsi, ti manderà anche dei soldi. Non preoccuparti e studia, d'accordo?»

Il giovane sorrise. «Certo, mamma. Lo farò.»

«Bene, tesoro.» La riccia si lanciò nelle sue braccia per abbracciarlo. Non voleva lasciarlo, era più forte di lei e continuava a trattenersi dal piangere. Quando slegò la stretta, Alan lo incalzò a terminare in fretta i saluti, perché aveva un autobus da prendere.

Thomas si fece avanti per abbracciarlo, dandogli qualche pacca sulla schiena. I due, per il poco tempo trascorso insieme, avevano sviluppato un rapporto profondo e si erano trovati in empatia dalla prima occasione.

«Per qualsiasi problema, ricordati che tuo zio è sempre qui per te, va bene?»

«Sei il migliore!» esclamò abbracciandolo con impeto. Quando poi si separarono, Thomas cercò di mettergli qualche banconota in tasca, anche se il ragazzo gli sussurrò che non ce ne fosse bisogno. Il moro non volle sentire ragioni e lasciò il posto alla signora Abbie, che andò a salutare il nipotino.

«Non te ne sei ancora andato e già mi manchi, tesoro.»

«Nonnina...»

«Dayane, hai messo una sciarpa calda nella valigia del bambino? Potrebbe fare molto freddo lì e non voglio che si ammali.»

«L'ho fatto.» rispose la riccia con un leggero sorriso sulle labbra.

«Se non andiamo, il ragazzo perderà l'autobus. E poi, lo rivedremo presto, no? Non va mica ad arruolarsi nell'esercito.»

«Lo rivedremo molto presto. Non è così, caro?» chiese Abbie.

«Proprio così...»

«Ti auguro la migliore fortuna, Brandon. Studia con impegno. Spero di vederti presto.» dissi.

«Sì...»

«Mi aiuterai a studiare, non dimenticarlo.» gli rammentò mia figlia.

«Non lo farò.»

Ad un certo punto, una voce femminile urlò il suo nome e vedemmo Layla correre sul sentiero per raggiungerci.
«Stai andando via?»

«Sì, me ne sto andando.»

«Non importa quanto successo con mia madre ieri sera, lei ha frainteso tutto. Sarai sempre come un fratello per me, lo sai?»

Il ragazzo abbozzò un sorriso, annuendo con la testa. Dayane bisbigliò qualcosa all'orecchio del marito e portò la mano al collo in preda all'imbarazzo. I due poi si concessero un ultimo affettuoso abbraccio.

«Mi chiamerai, vero?»

«Sì, lo farò...»

«Fammi sapere quando arrivi, mi raccomando.» s'intromise Dayane, interrompendo l'idillio romantico tra i due ragazzini.

«Lo farò, mamma.»

Dayane gli mandò un bacino affettuoso e il marito lo incalzò ad andare. Brandon sventolò la mano a mo' di saluto generale e salì in auto, assieme al padre che aveva già occupato il lato guida. La macchina ripartì e superò il cancello della villa. Abbie si coprì le labbra con la mano per non riversare fuori i singhiozzi. Il futuro di Brandon si sarebbe plasmato in quei mesi di lontananza e ne avrebbe tratto sicuramente dei benefici.

«Se n'è già andato...» Domandò Andy stagliandosi di fronte a noi con le mani nelle tasche. Abbie annuì. «Gli auguro tanta fortuna...» La signora Abbie lo ringraziò e poi ci invitò a rientrare, così a braccetto con mia figlia, ci dirigemmo verso la porta d'ingresso della villa.









~🦋~

Dato che non mi andava di oziare, salii in camera dei ragazzi per mettere a posto i vestiti puliti nei cassetti e, nel frattempo, qualcuno bussò alla porta. «Che stai facendo, mamma?» esordì Anna sfilandomi accanto.

«Metto un po' in ordine, tesoro.» Si posizionò davanti a me guardandomi in maniera strana, come se morisse dalla voglia di chiedere qualcosa e aspettasse il momento giusto per esternarla.
«Cosa c'è? Dimmi...»

«Cosa?»

Mi abbassai per prendere una felpa di Charlie da sopra la panca. «Ti conosco Anna. Quando mi guardi sorridendo in quel modo, so che stai per dirmi qualcosa.»

«Va bene, ma... ascoltami attentamente, ok?»

«Va bene, dimmi.»

«Vieni, mamma...» Mi prese per mano e mi trascinò verso il letto di suo fratello, su cui ci sedemmo entrambe. «Mamma...» Ero pronta per ascoltarla, anche se non sapevo di cosa si trattasse. «Domani è il mio compleanno.»

Alzai simultaneamente le sopracciglia. «So che è il tuo compleanno, Anna. Non pensi che l'abbia dimenticato, vero?»

«No, mamma. So che qualunque cosa accada, non lo dimenticherai.» Trassi un sospiro di sollievo. Quella data era marchiata a fuoco nella mia memoria, il giorno in cui avevo accolto la mia bambina tra le braccia e sapevo che la mia vita sarebbe stata stravolta. «Mamma, è solo che...» si bloccò, abbassando gli occhi e sistemandosi una ciocca dietro l'orecchio. «Abbiamo sempre festeggiato da soli... E se invitassimo papà?» Inspirai profondamente e tentai di aprire bocca, ma Anna mi anticipò. «Non dire di no! Non dire di no, mamma. Voglio solo che stiamo insieme nel giorno del mio compleanno. Come se le cose  brutte non fossero successe e papà non ci avesse mai lasciato.»

«Anna, ti prego di ascoltare attentamente... Vedi, quello che mi stai chiedendo non è possibile.»

«Perchè?» chiese con voce stridula. «Riflettici... Questo sarebbe il tuo regalo per il mio compleanno, mamma.»

«Anna...» Portai la mano sulla sua guancia e la guardai negli occhi. «Ti capisco tesoro e va bene così. So che avevi paura di non rivederlo più dopo l'incidente che ha avuto. E ora vuoi dimenticare tutto e abbracciarlo forte, ma non è cambiato nulla Anna!» Un sorriso le indugiava sulle labbra. «Anna... tuo padre non starà mai con noi. Ha un'altra famiglia.»

«Lo so. Lo so molto bene. Papà non starà mai con noi. È solo che... Voglio vivere solo qualche ora... in una favola. È troppo da sopportare, mamma?»

Mi inumidii le labbra, vedendo una lacrima scivolarle lungo la guancia e gliela asciugai. «Anna... Non farlo. Ti prego, non fare ancora del male a te stessa. Questo servirebbe solo a prenderci in giro.»

Anna scosse il capo e girò la faccia per nascondere in qualche modo il suo disappunto. «Va bene... Non ti dirò più nulla, tranquilla, non arrabbiarti.»

Mi rimisi in piedi per riprendere a piegare i vestiti, senza spostare lo sguardo da mia figlia, che continuava a starsene sulle sue a fissare il vuoto senza emettere una singola sillaba. Il rifiuto non l'aveva resa contenta, ma non potevo fare altrimenti per proteggerla da un'eventuale delusione che avrebbe ricevuto.















(Darren POV)

Speravo di trovare qualcosa di carino tra quelle bancarelle che costeggiavano la strada nella città vecchia di Temple Bar e la mia attenzione si focalizzò su alcune collane e braccialetti, che sfiorai con la punta delle dita. Il commesso spuntò da dietro il bancone avvicinandosi a me. «Posso aiutarla?»

«Domani è il compleanno di mia figlia. Stavo cercando un regalo.»

«Potreste regalarle un portafoglio, una borsetta o qualcosa di più bello come un carillon.» Mi voltai verso la vetrinetta dov'erano situati quegli oggetti di svariati colori — alcuni blu e bianco e altri rosa — e anche delle incantevoli palle di neve con paesaggi invernali.
Li osservai per poi allungare il braccio per prendere quella tutta rosa con i cavalli bianchi intorno.  Caricai la molla e il meccanismo si azionò, diffondendo una dolce musichetta che ricordava il canto natalizio "Astro del ciel".
Mi persi a guardare incantato la giostra girare lentamente e mi tornò in mente un ricordo...







***

«É così bello e divertente!» Strillò Anna euforica tenendosi arpionata al sostegno di ferro, conficcato al centro della sella del cavallo su cui stava seduta da qualche minuto.

«É bello, vero? Ti stai divertendo, principessa?» Mi sporsi per prenderle la manina e stamparvi un bacio, proprio come avrebbe fatto un cavaliere con una dama aristocratica. «Ora un altro qui.» le lasciai il successivo sulla guancia per poi drizzarmi e tamburellare le dita contro l'asta di ferro, mentre l'attrazione continuava a roteare. «Presto! Attenzione... La principessa Anna sta arrivando!» urlai a squarciagola, osservando lo sguardo soddisfatto di quest'ultima e il sorriso che le illuminava il visino. Sorrisi anch'io nel vederla così spensierata e le passai la mano nei capelli raccolti in due treccine. «Ti voglio bene, amore di papà... Eccoci qui!»

«Papà, ti voglio tanto bene!» Esclamò facendomi fremere il cuore dalla gioia e allargare il sorriso sulle labbra, così le depositai un altro bacio sulla guancia.

Stare su quei cavalli ci faceva sentire invincibili e padroni di quel mondo che ci stava scorrendo davanti tante volte.

«Nessuno potrà fermarci, forza!»

Seguendo il mio esempio, anche lei iniziò a tamburellare le dita sul ferro creando un motivetto musicale...

***

«Noto con piacere che ha trovato il regalo giusto...» la voce del commerciante mi fece tornare con i piedi per terra, ma soprattutto alla realtà. Avevo ancora il carillon che suonava tra le mani e mi spuntò un sorriso. Feci un cenno affermativo con il capo. «Le faccio subito una confezione carina.»

Accettai e glielo consegnai. Di certo, quel cadeau aveva un qualcosa di speciale in sé, non solo per l'immenso valore, ma anche perché avrebbe ricordato a mia figlia il bene che le avevo sempre dimostrato e che mai avrei smesso di provare fino all'ultimo respiro che avrei esalato.









~🦋~

«Ciao, Oliver!» salutai mio cognato raggiungendolo e lo feci sobbalzare sul posto, quando appoggiai la mano sulla sua spalla. L'uomo fece un verso di sorpresa, divaricando le braccia. «Mi sono perso qualcosa?»

«Non mi aspettavo di vederti oggi. Che sorpresa! Il tuo impegno nel lavoro mi sorprende tutte le volte.»

«No... ora mi sento meglio e non volevo restare a casa anche oggi.»

«Hai fatto bene. Il gioco non è ancora iniziato e non ti sei perso praticamente nulla. Sarai testimone di un bellissimo spettacolo che ti incanterà.» affermò sicuro di sé.

«Come?»

«Vedremo coloro che pensano di avere il potere nelle loro mani messi in ginocchio e sarà spettacolare. Alla fine tutte queste persone torneranno da dove sono venute, Darren, e non ci disturberanno mai più.»

«Non capisco nulla di questo, Oliver. Potresti essere chiaro?»

Mio cognato rise. «Non è necessario. Resta semplicemente a guardare e goditi lo spettacolo.» Poi infilò la mano nella tasca interna della giacca estraendo una busta bianca che consegnò a Mason, intimandogli di non fallire questa volta. Quest'ultimo lo tranquillizzò sull'esito di quella missione e poi si allontanò dal corridoio.

«E quella busta?»

«L'addio al mio fratellino.» rispose facendo una finta espressione dispiaciuta.

«Come?»

«Non preoccuparti, Darren. Sono minuti preziosi questi.» Appoggiò la mano sulla spalla e poi mi passò accanto, convincendomi a camminare verso l'altro tavolo, dove il signor Matthew e Thomas stavano chiacchierando. «Gli ultimi minuti di pace della famiglia.»

«Salve, come va?»

«Come va?» chiese il moretto.

«Darren, ti senti bene? Non è un po' presto per tornare a lavorare.» domandò mio suocero guardandomi dall'alto in basso per capire se ci fosse qualcosa che non andasse.

«Sto bene, signor Matthew. Questa gara è molto importante e non volevo perdermela.»

«Penso che la vinceremo, sono sicuro che Thomas ha calcolato bene tutte le cifre... E sono molto orgoglioso — gli mise la mano su una spalla —. Sarà soprattutto una grande possibilità di crescita, sia per noi che per l'azienda.»

«Ho fatto del mio meglio, non credo che ci siano problemi.» comunicò Thomas.

«Mi fido di te.»

Un uomo ci avvisò che la gara d'appalto sarebbe iniziata a momenti e che dovevamo accomodarci nella sala adibita. Lasciammo quel corridoio per inoltrarci a quei tavoli, che erano disposti paralleli, con un altro che però era centrale. Mi accomodai e mi sporsi a controllare cosa stesse architettando Mason, rimasto fermo alla soglia, che stava consegnando quella busta nelle mani di un uomo. Li guardai ancora che parlavano, avevano una certa confidenza, poi l'uomo entrò nella sala con la valigetta e appoggiò la busta sul tavolo.

«Questa offerta cambierà le carte in tavola. Spero che nulla vada storto.» confessò mio suocero.

«Non preoccuparti, papà. Tuo figlio ha fatto un ottimo lavoro, vedrai. Ha dimostrato tutta la sua capacità finanziaria e vedrai che vinceremo noi questa sfida.»

Intanto si intensificò uno strano movimento da parte degli avversari, che confabulavano a vicenda e scrivevano qualcosa. Thomas e io ci guardammo quasi senza farlo di proposito.

«Che succede?»

«Non capisco.» rispose il moretto seduto al mio fianco.

Dopo poco, la gara ebbe inizio con lo sfoglio delle buste e successivamente l'uomo annunciò. «Per prima cosa, leggeremo la proposta avanzata dall'azienda Miller... Un milione di euro.» Si passò all'altra e nella stanza si evitò addirittura di respirare per non turbare il silenzio. «Ecco quella avanzata dall'altra azienda... Un milione e centocinquanta euro!»

La notizia lasciò i presenti spiazzati, ma non il sottoscritto, mentre Oliver se la rideva sotto i baffi con le braccia congiunte al petto. Avevamo perso la gara e la cosa stupì mio suocero.

«Com'è possibile?»

«Non posso crederci. Come hanno fatto a puntare ad una cifra così alta?» si chiese Thomas.

«Non dovrei essere sorpreso. È chiaro che qualcuno dall'interno ha avuto la sfacciataggine di condividere i nostri dati.»

«Hai ragione, Oliver.» ringhiò l'anziano. «Chiunque abbia osato farlo, ne subirà le conseguenze» Me ne restai sulle mie, pur sapendo chi fossero i reali colpevoli di quel teatrino. Oliver aveva deciso di vendersi al nemico e di tradire la fiducia di suo padre, per poter estirpare alla radice quel problema che lo faceva impazzire: il fratello.

Una volta tornati alla villa, la situazione non era migliorata e si respirava un clima di tensione.

«Non sono telepatici, vero? Allora è palese che qualcuno ci ha tradito e ha venduto le nostre informazioni alla concorrenza.» affermò Oliver girovagando avanti e indietro, alzando l'indice. «Qualcuno che vuole farci male e vederci cadere nel baratro.»

«Ma chi ci farebbe una cosa del genere?» prese parola Thomas. «Poche persone sapevano della nostra offerta o di quello che avremmo puntato. Non preoccuparti, smascherò il colpevole.» si rivolse al padre rimasto per tutto il tempo con gli occhi fissi nel vuoto.

«E poi che succede, Thomas? Per quanto tempo hai intenzione di mantenere questa copertura?»

«Come, scusa?»

«Smettila subito! Perché l'hai fatto? Voglio una spiegazione!»

«Di che stai parlando?» domandò a sua volta sbattendo le ciglia.

«So che sei stato tu a far trapelare quelle informazioni. Me l'ha detto il signor Hendrick.» Oliver agitò il braccio in aria energicamente, avendo ottenuto esattamente quello che si sarebbe aspettato.

«Non capisco che cosa stai dicendo.»

«Mi ha detto che gliel'hai rivelato poco prima che iniziasse la gara all'ultimo minuto.»

«Vedete! È quello che ho detto io.» Nora e Thomas si guardarono di rimando negli occhi. «Vi ho detto che qualcuno ci aveva tradito! Ecco...»

In quel momento, mi si ripresentò nel cervello quanto accaduto pochi istanti fa. Oliver aveva consegnato una busta al suo braccio destro ed era finita poi nelle mani della concorrenza e tutto ciò per poter mettere Thomas in cattiva luce.
Perché non ci avevo pensato prima? Era quello l'intento.

«Ma che dite? Di che state parlando? Non ho detto niente a nessuno e nemmeno lo conoscevo quell'uomo.»

«Osi dire che non lo conoscevi? Hai tradito mio padre! È evidente che volevi vendicarti per aver vissuto nella casa della servitù e poi in esilio! È quello che è successo, no?»

«Oliver, non dire stupidaggini.»

«Non credo che Thomas abbia fatto una cosa tanto orribile e non mi interessa chi lo ha accusato.» affermò mia moglie, prendendo le parti del moro.

«Bravo Matthew, bravo! Guarda cos'hai fatto.» intervenne Nadine indicando con la mano i due seduti nell'altro divano.

Thomas sbuffò, osservando i volti dei presenti. «Che succede? Ho già detto che non ho fatto nulla e nessuno si fida di me.» Ma non ricevette alcuna risposta. «Se nessuno più crede alle mie parole.» riprese. «Non ha senso partecipare a tutto questo. Non voglio la tua casa e non voglio il tuo cognome o i tuoi soldi. Forza Nora, facciamo i bagagli e andiamo via.» incalzò la biondina che si rimise in piedi.

«Naturalmente si scappa. Si scappa sempre quando si è nei guai, è quello che si è abituati a fare. La cosa che riesce più semplice in certi casi.» Quelle parole fecero bloccare il giovane che si voltò. «Avresti dovuto andartene prima però. Se fossi stato al posto di mio padre, ti avrei buttato fuori di qui molto tempo fa.»

«Taci, Oliver!» sbraitò Thomas sul piede di guerra, puntandogli l'indice per poi accennare a qualche passo, ma Nora gli afferrò saldamente il braccio.

«Thomas...»

«Ti rendi conto, papà... Ti rendi conto? Quante volte te l'ho detto? Ho provato a dirtelo un milione di volte, ma non hai voluto ascoltarmi.» Poi girò la testa. «É un uomo risentito! Un rancoroso di prima categoria.»

«Oliver!» Ringhiò il moro, digrignando i denti rabbioso.

«Non ascoltarlo, Thomas. Andiamocene... ti prego.» disse Nora cercando di calmare l'animo bollente di suo marito, che era pronto ad arrivare alle mani in quel frangente.

Non potevo permettere che quella situazione andasse avanti per un secondo di più e mi alzai in piedi. «Oliver... Ferma subito quest'assurdità. Credo che sia abbastanza.»

«Cos'è abbastanza? Ci vuoi suggerire di giustificare quello che ha fatto questo tizio?»

Lo fissai di sottecchi, respirando con calma. «Entrambi sappiamo bene cos'è successo.» Oliver aggrottò la fronte, fingendosi confuso. «Thomas non ha fatto nulla. Tu hai organizzato tutto e gli hai teso una trappola.»

Sgranò gli occhi, passando da confusione a sorpresa — ma in quel caso la recita non reggeva. Scoppiò in una risata isterica. «Stai sognando, svegliati Darren. Cos'hai sognato?»

«No, non sto sognando. Non hai inviato tu una busta al concorrente prima della gara?»

Oliver scrollò le spalle, continuando a ridacchiare, come se lo trovasse divertente.
«Che dici?»

«Mascalzone...» sussurrò Thomas, guardandolo con aria truce dopo aver capito che c'entrava lui.

«Non posso crederci. Hai sentito Helen?» interpellò mia moglie che aveva incrociato le braccia. «Ricordo che il medico disse che Darren avrebbe potuto soffrire di allucinazioni dopo la pugnalata. Non è così? Non è quello che ha detto? Devono essere gli effetti collaterali dei medicinali, non c'è altra spiegazione.»

Oppure cercava il modo di arrampicarsi sugli specchi...

«Avete fatto l'offerta all'avversario e ora stai cercando di incolpare Thomas per questo.»

«Non so perché ti senta in dovere di intervenire Darren, ma credo tu ti stia comportando in maniera molto sciocca. È meglio che tu stia zitto.»

«Signora Nadine... Suo figlio è l'artefice e il colpevole di tutto questo e se non parlassi ora mancherei di rispetto a me stesso.»

E non volevo essere il complice in quella faccenda dove si stava facendo il processo ad un innocente, che era finito per sbaglio nella ragnatela e stava quasi per essere divorato.
Non avevo simpatia per quell'uomo, ma non meritava di scontare la pena di qualcun altro.

Tornai seduto sulla poltrona e stavolta a parlare fu il patriarca della famiglia. «É vero, Oliver?»

«No, papà! Darren se lo sta inventando!» rispose alterato.

«Che hai dato a Mason dunque?» lo presi in contropiede.

«Smettila di inventarti le cose! Di cosa stai parlando?» gridò per superare l'imbarazzo di essere stato smascherato.

«Thomas è stato con me tutto il tempo. Hendrick mi ha detto che le informazioni gli sono arrivate alla fine. Non può essere stato Thomas.»

Oliver buttò fuori un sospiro. «Papà, ascolta... Non ho dato niente a nessuno, ok? È tutta un'allucinazione. Darren... è confuso a causa delle medicine che ha preso. Non ho altro da dire al riguardo.»

«Vergognati, Oliver!» Tuonò mio suocero arrabbiato, balzando in piedi. «É così che ti ho cresciuto, eh? Come si può fare questo alla propria famiglia?»

«Matthew, dimmi perché credi più a tuo genero che al tuo stesso figlio?» chiese Nadine.

«Darren non mente mai, mamma.» rispose Helen e la donna si girò verso la figlia, abbozzando un sorrisetto.

«Certo che sì, cara. Non credo che tu conosca bene tuo marito.» Quella era una palese frecciatina e il mio sguardo si alzò verso Nora, che portò la mano al livello del colletto della maglia per allargarlo e ingoiò un fiotto di saliva. Doveva essersi sentita tirata in causa da quella donna, anche se non aveva fatto platealmente il suo nome.

«Se conosco mio marito?»

«Basta così.» esclamò l'anziano interrompendo le due donne. «Oliver... So che hai fatto tutto questo pensando solo al tuo bene e non a quello degli altri. Credo sia in Thomas che in Darren.» Scosse il capo. «Ma in te non più.»

«Bravo, papà, bravo.» commentò.

«Esci subito da questa casa. D'ora in avanti, non metterai un solo piede nella mia azienda!»

«Oliver non andrà da nessuna parte, Matthew! Non puoi buttare fuori mio figlio, dovrai passare sul mio cadavere.» protestò la signora Nadine saltando in piedi, con il mento alzato per fronteggiare il marito a muso duro. «Perché se se ne va lui, allora andrò via anch'io.»

La situazione stava prendendo una piega disastrosa e infine il signor Matthew abbandonò la stanza disgustato, dicendole "fai come vuoi". La donna aveva nuovamente vinto una battaglia e di questo passo il figlio non avrebbe mai imparato la lezione.

Thomas si avvicinò al divano e puntò il dito su Oliver.
«D'ora in avanti, stai lontano da me e dalla mia famiglia, Oliver. Ti sto avvisando!»

Poi Nora lo seguì sulle scale senza battere ciglio e rimasi ad osservarli, prima di spostare lo sguardo su mio cognato, che stava sollevando l'indice.

«Darren... non dimenticherò quello che hai fatto. Ti assicuro che te ne farò pentire.» Dopo avermi rivolto quella minaccia, abbandonò la stanza.

«So benissimo perché stai proteggendo quel bugiardo di Thomas, Darren.» esordì la signora Nadine, fissandomi con gli occhi ridotti in fessure. Scosse il capo. «Stai commettendo un errore e questo è un errore grave.»

Osservai mia moglie che tentava di decrittare il nesso nascosto del discorso e stufo di quella situazione, decisi di salire di sopra.

Stavo per raggiungere la mia camera quando mi sentii chiamare alle spalle da quella donna, che non aveva intenzione di mollare la presa.

«Guardami.» ordinò e mi bloccai in mezzo al corridoio, traendo un sospiro. «Quello che hai fatto è stato solo per poter tenere la tua ex moglie e i tuoi figli in questa casa e poterli vedere.»

«L'ho fatto per far venire a galla la verità, affinché una persona innocente non venisse castigata dalle false accuse che ha inventato tuo figlio.»

Scosse il capo. «Non ti credo affatto, Darren. Neanche un po'.»

«È una sua decisione, signora Nadine. Ma ho detto solamente ciò che ho visto e ha assolutamente ragione perché anch'io non voglio che i miei figli restino mai più lontani da me.»

«Non farai questo a mia figlia! Non lo permetterò!»

Helen arrivò in quel momento, interrompendo l'alterco e Nadine chinò la testa verso il basso.

«Mamma, perché te la prendi con Darren? Non è colpa sua se ha voluto essere onesto.»

«Sì, tuo marito infatti è l'uomo più onesto di questa casa!» Girò di scatto il collo per squadrarmi. «Ovviamente...» Mi scoccò un'ultima occhiataccia per poi sorpassare svelta la figlia e ritornare al piano inferiore.


Continuing...”

Eccomi con un nuovo aggiornamento della storia e scusate tanto per l'attesa, ma ho preferito aspettare un giorno prima della pubblicazione (questo perché ho dovuto eliminare tanti paragrafi ed è stato un lavoro certosino). Allora... Mentre Anna fa una richiesta particolare alla madre, chiedendo che il padre venga invitato alla festa del suo compleanno per stare con loro, Darren compra il regalo per Anna e ritornano i momenti flashback che tanto vi sono piaciuti nel corso della storia!
Tornano i ricordi su Anna bambina e Darren padre modello... 💖

A proposito di Darren, lo vediamo difendere forse per la primissima volta Thomas!
Oliver ha architettato una trappola per cacciare Thomas dalla villa, ma Darren decide di sventare quel piano ma sotto... ci sarebbe una ragione riconducibile a Nora 😏

Ovviamente... Lei c'entra sempre. Volevo ricordarvi che la playlist ufficiale della storia è disponibile su Spotify e che se volete segnalare gli errori, potete benissimo farlo dato che sono un'umana e ci sta che possano sfuggirmi.

Aspetto i vostri commenti a caldo riguardo i vari personaggi/ situazioni che incontreremo nel corso della storia (e mi dispiace dirlo ma preparatevi a vivere grandi emozioni molto intense)

Io:

con le scene tra Darren e la piccola Anna sulla giostra del luna park nel passato... ero più o meno nelle stesse condizioni.
E voi? Cosa ne pensate di questa nuova parte appena scritta? Nel prossimo capitolo, che pensate succederà?

Sono aperte le scommesse!
Oliver vuole davvero vendicarsi perché Darren ha protetto Thomas? Nora accetterà di chiedere a Darren di partecipare al compleanno? E Anna come la prenderà?

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