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8.3 - Un gesto estremo 🦋

~🦋~

«È un tale destino.
Una tale punizione per me.
Anche se spari mille volte,
NON MORIRÒ.»

UN GESTO ESTREMO
Capitolo 8
(Terza parte)

(Thomas POV)

Quel foglio era lì davanti ai miei occhi e io ero in procinto di decidere del mio intero futuro, accettare quelle condizioni e divenire a tutti gli effetti il membro della famiglia più potente della città. Decisi alla fine di apporre la firma sotto lo sguardo di mio padre.

«Spero che il cognome ti porti fortuna, figliolo.» Non potevo decretare se fosse una situazione positiva o al contrario negativa. «Sono felice di aver vissuto fino a oggi, adesso finalmente la mia anima potrà trovare pace.» Chiusi il documento e lo consegnai nelle mani del notaio. «Concludiamo in fretta, va bene?»

«Non si preoccupi. Me ne occuperò di persona, signor Matthew. Arrivederci.»

Si alzò, recuperò la ventiquattrore e tolse il disturbo, lasciandoci soli. A quel punto, ne approfittai per parlare della sua malattia. «Stai bene? Come va?»

«Sto facendo del mio meglio, figliolo.»

«Sei andato dal dottore?»

«Ad essere onesto, non so se questo aiuterà.»

Roteai la testa di fronte al suo atteggiamento pessimista. Era testardo più un mulo e in questo forse eravamo più simili di quel che pensassi. «Come fai a saperlo se non ci provi?» Non mi rispose limitandosi a osservare un punto nel vuoto. «Comunque, ho preso un appuntamento. Ci andremo insieme.»

«Sono diventato il tuo problema?»

«Sono stato io un problema per te molti anni fa.» L'uomo accennò un sorriso. «Non voglio obiezioni da parte tua, ci andremo insieme.» gli puntai l'indice e asserì con il capo.

«Va bene... Bene.» Poi sviò quel discorso, proponendomi di tornare alla villa, se non avessi avuto altro da fare. Ma improvvisamente, il suono di una sirena proveniente da fuori mi fece spostare gli occhi verso le vetrate e il mezzo si fermò davanti alle porte dell'hotel. «Che succede? Cosa stai guardando?» chiese e guardò anche lui in quella direzione. «Perché è arrivata un'ambulanza?» Ci rialzammo entrambi e il mezzo sparì in un istante.

«Non preoccuparti. Ho comunque del lavoro da sbrigare, ci penso io.» dissi tenendo la mano poggiata sulla sua spalla per poi rimetterla  nella tasca.

«D'accordo.»

Dargli futili preoccupazioni specie nelle sue condizioni fisiche in cui era non era nei miei piani, avrei scoperto da solo cosa stesse accadendo.

M'incamminai per il corridoio del piano sotterraneo e da una porta laterale sbucò Mason che frenò vedendomi arrivare.

«Mason, cos'è successo? È arrivata un'ambulanza.»

«Ehm... Una persona si è sentita male. Ma ho già sistemato la cosa, non ci sono stati problemi, signor Thomas. L'abbiamo fatto trasportare in ospedale.»

«Chi era? Un nostro dipendente?»

«No, no.» Dissentì.

«Allora è un ospite dell'hotel. Di quale stanza? Che mi dici di lui?»

«Signor Thomas.» mi interruppe. «Come ho detto prima, la faccenda è stata sistemata. Non ci sono stati problemi.»

Lo scrutai con un sopracciglio alzato a metà tra il sospettoso e l'incerto. «Perché non vuoi darmi altre informazioni? Mi stai nascondendo qualcosa, Mason?»

«No. Le ho solamente riferito che è stato risolto.»

Feci un cenno d'assenso, dondolando in avanti. «Va bene. Lasciamo stare.» Proseguii il tragitto con le mani in tasca, decidendo di non fare affidamento sulle parole del braccio destro di Oliver dato che poteva aver fatto un patto di silenzio con quest'ultimo.

Mi introdussi nella sala computer, dove potevo rientrare in possesso dei filmati delle telecamere dell'hotel e trovare delle prove compromettenti.

«Voglio vedere chi è entrato e chi è uscito e tutto quello che è successo quest'oggi in hotel.»

«Certo, signor Thomas.»

«Iniziamo.» La guardia annuì e monitorò sugli schermi se ci fossero stati movimenti ambigui nelle ultime ore. Nelle prime inquadrature non era mostrato niente. «Questa parte può saltarla.» Il giovane cliccò sul mouse ed esclamai. «Fermo. Puoi andare più lento?» Scrutai due uomini nerboruti che ne trascinavano un terzo nel corridoio. Non sembrava esattamente una persona che stava male. «Può riavvolgere il nastro da questo secondo? Voglio vedere dov'è stato preso.» In quel momento, il cellulare squillò. Lessi il mittente e alzai gli occhi al cielo. "parlando del diavolo, ecco spuntare le corna.". «Dimmi, Oliver. Sì, sono in hotel.» Scossi il capo. «Sono libero, vieni.»

Agganciai e misi via l'aggeggio, tornando a osservare il monitor con espressione accigliata.
«Cosa succede?»

La guardia si voltò. «È un punto cieco, non c'è la telecamera.»

Mi sporsi in avanti e sbattei le ciglia. «Dove porta?»
Distolsi lo sguardo per rifletterci, raddrizzando la schiena.

"Quella storia non mi convinceva per niente e, a quanto pare, non corrispondeva nemmeno alla versione che mi aveva propinato il braccio destro di mio fratello. Forse quei due avevano un segreto. Dovevo scoprire che cosa stavano architettando.






(Nora POV)

«Forza, Charlie. Finisci la tua zuppa.» lo incalzai.

«Mamma... Puoi darmi da mangiare tu?» mi pregò con occhioni languidi.

Mi tirai indietro, alzando il palmo della mano. «Spero che nessuno ti abbia sentito. Sei abbastanza grande e puoi mangiare da solo. Avanti, non essere pigro.»

«Mamma, ma non riesco a mangiare veloce. Voglio mangiare in fretta, così posso giocare di più.»

«Lo farai, lo farai. Prendi il cucchiaio, avanti.» gli presi il braccio e ubbidì, iniziando a mangiare la vellutata di zucca che aveva preparato Abbie. Darren entrò augurandogli "buon appetito" senza fare caso a me e Charlie lo ringraziò. Il riccio andò a spalancare il frigo e allontanai lo sguardo, imponendomi di non fissarlo.

«Che fate di bello?» Girai la testa, vedendo la donna in carne fare il suo ingresso. Si venne a sedere di fronte vicino alla penisola della cucina e continuai nel frattempo a tenere d'occhio il bambino. «Vuoi andare con tuo marito a fare un giro per Dublino?»

Riportai lo sguardo su di lei, notando il sorriso ammiccante che sfoggiava. «Che vuoi dire? Non ho capito.»

A quel punto, mi mostrò l'oggetto in suo possesso: la famigerata cartolina che custodivo in uno degli scomparti della borsa, al sicuro da occhi indiscreti, perché ce l'aveva lei?

No. Non poteva essere... era un incubo. Aveva rovistato tra le mie cose? Con che diritto? Aveva violato la mia privacy?

«Dove l'hai trovato?»

Si rialzò. «Non andare nel panico, tesorino.» Presi un bel respiro, girando il volto. «Quei bambini teppistelli hanno giocato nella tua stanza e sparpagliato le tue cose, e ho trovato questa. Considerato che sono una brava persona, ho raccolto tutto.»

Il panico si impossessò di ogni fibra del mio corpo e mi voltai inconsapevolmente verso Charlie, che fece una faccia dispiaciuta. «Mamma... Mi dispiace. Non l'abbiamo fatto apposta.»

«Va bene, tesoro.»

Dorothy si accomodò nuovamente. «Le persone dovrebbero ringraziare.»

Tenni gli occhi bassi. «Grazie...»

«Di niente.» Distolsi gli occhi e portai la mano dietro il collo, a disagio. «Thomas è una persona romantica... Davvero. Sai cosa ti ha scritto? Immagino lo saprai.» Aprì il biglietto e lesse la dedica all'interno. «"Un giorno... Insieme te... visiteremo Dublino e potrai specchiarti in quel mare che tanto ricorda i tuoi bellissimi occhi, amore mio." Wow...»

«È una cosa vecchia.» Mormorai.

«Vecchia o no, l'hai comunque conservata, vuol dire che ha un valore speciale per te.» Si rivolse al riccio alle mie spalle. «Darren, guarda che grande amore!» Per l'imbarazzo a stento riuscivo a guardarla. «Sei sorpreso?»

«Sì... Significa che questo è un grande amore che nemmeno il tempo è riuscito a cancellare.»

La sua affermazione mi fece alzare gli occhi al cielo e ripetei a Charlie di finire la zuppa.

«C'era anche questo...» riprese lei e sollevò il braccio, facendo dondolare in aria un braccialetto. «Un regalo da innamorati. Una gita a Dublino...»

Cercai di mantenere il controllo e scattai in piedi dallo sgabello. «Me li dai?»

Dorothy tentennò. «Ecco... Prendili.»

Glieli strappai dalle mani e le lanciai un'occhiataccia. «Non toccare più le mie cose.»
Poi andai via velocemente prima che a Darren venisse l'idea di aprire bocca e peggiorare la situazione, ignorando il borbottare di Dorothy.








(Thomas POV)


Come avevo potuto ignorare quei segnali e permettere che agisse indisturbato alle spalle degli altri?

Quell'uomo non aveva scrupoli e da quando avevo fatto ritorno nel mio ufficio non facevo che pensare a quello che avevo visto.

Qualcuno entrò senza bussare e voltandomi realizzai di chi si trattasse. Oliver richiuse la porta per poi abbandonarsi sulla poltrona dell'ospite, accavallando le gambe. «Che problema c'è, Thomas? Stai bene?»

Appoggiai i glutei sull'altra scrivania con le mani in tasca. «Sto bene, Oliver. Non sei venuto per chiedermi questo.»

«Ebbene, no. Ho scoperto una cosa che mi ha lasciato confuso.» Battei le ciglia, arricciando la fronte. «Voglio dire, gli affari della tua famiglia sono così complicati. Dunque, partiamo dal principio...» Gesticolò con le dita e continuai ad ascoltarlo. «So che i bambini non sono tuoi. Inoltre, Nora... era già sposata con qualcun altro. E non osare parlare del test del DNA, perché ho scoperto che il risultato era falso da Andy.» Presi un bel respiro gonfiando lo sterno e abbassai il mento. «Be', non ho ancora capito come tu abbia fatto a scambiare i campioni, ma... È stato un brillante lavoro, da vero professionista. Ben fatto, complimenti! Inoltre, hanno anche montato una scena drammatica di fronte a nostro padre.» Strinsi gli occhi in fessure e mordicchiai il labbro. «Mi hai fatto provare dispiacere per te.» Sorrise. «Sì?»

«Non abbiamo fatto niente per farti provare dispiacere. Oltre questo, non ho niente da dirti.» Gli indicai l'uscita con un cenno della mano. «Fuori dal mio ufficio.»

«Chi e dove stai cacciando fuori?» Mi misi in posizione eretta, osservandolo con espressione apatica. «Infatti, sei tu che stai per lasciare per sempre le nostre vite. Hai costretto mio padre ad accettare i figli di un altro e li hai spacciati per tuoi. Hai finto di essere un padre modello solo per ottenere i nostri soldi, giusto? Anche questa signora Nora, sembra in apparenza una brava persona.» Ridacchiò. «Cosa succede? Cosa?»

«Non devo giustificarmi con te. E non sono nemmeno obbligato a spiegarti. Abbiamo le nostre ragioni.» Continuò a fissarmi con un patetico sorriso sulle labbra. «Non ho ingannato nessuno per amore del denaro e dei benefici. Ma tu... Sei l'unico che dovrebbe guardarsi allo specchio e sentirsi disgustato da sé stesso. Sei tu il bastardo che deruba nostro padre.»

Oliver si alzò, sghignazzando.
«Stai iniziando a dire cose senza senso. Probabilmente, hai deciso di cambiare soggetto, eh?» Un ghigno beffardo si formò sulle mie labbra. «Con due bambini e una donna innocente, ti sei costruito una famiglia solo per appagare il tuo egoismo, lo so.» Il sorriso pian piano mi si affievolì tramutandosi in ira. «So tutto. Capito? Quindi — agitò l'indice — non osare mentire.»

Afferrai i lembi della sua giacca e lo spinsi verso di me, digrignando i denti. «Non devi più nominare il nome di Nora e dei bambini in mia presenza. Mi hai capito?» Mollai la presa e indietreggiai di qualche passo. «Non racconterai la nostra storia a nessuno, altrimenti ti distruggerò, Oliver.»

«Davvero, Thomas caro? E cosa farai? Eh?» mi sfidò a replicare.

«Dirò al signor Matthew che hai aperto un casinò nel suo hotel».

Quell'aria da spaccone e carica di entusiasmo svanì. Si dondolò sui talloni e spinse le labbra all'infuori, indeciso su cosa fare. Tanto era il sottoscritto ad avere il coltello dalla parte del manico.
O restava alle mie condizioni o suo padre avrebbe scoperto ciò che aveva combinato. Doveva scegliere e gli conveniva darmi retta, non aveva molte opzioni.










(Nora POV)

Che imbarazzo...
Perché dovevo sempre ritrovarmi in situazioni del genere da quando ero in questa villa? Non avevo avuto un momento di pace e dubito che sarebbe accaduto...

Mi rifugiai nel gazebo, convinta che lì sarei rimasta sola. Con le braccia conserte al petto, osservavo un punto dinanzi a me, traendo continui sospiri.

«Nora...» Feci l'atto di andarmene, quando la sua voce mi giunse da dietro. «Nora!» Mi afferrò il braccio. «Per favore.» Iniziò a supplicare e lasciai andare un altro sospiro. «Senti, ti ho detto che non ti avrei infastidito e ho mantenuto la parola.» Spostai le ciocche bionde dal volto ed evitai di incrociare i suoi occhi. «Ma quello che ho visto di recente in cucina...»

«Quello che hai visto di recente non è importante, Darren!»

«Come sarebbe "non è importante", Nora? Questo braccialetto.» Guardai i suoi occhi colmi di speranza. «Mi hai detto che l'avevi bruciato... L'hai salvato. Hai tenuto anche la cartolina.» Lo guardai, stringendo la mano. «Nora, non vedi? Né tu né io... possiamo liberarci di quest'amore.»

«Questo non è amore, per questo non posso tenerlo. Non sono più innamorata di te.»

«Cos'è, allora?» insistè allargando le braccia. «Perché li hai salvati? Spiegamelo.»

«Sai cos'ho pensato quando ci hai lasciato e te ne sei andato?» inspirò. «Ho pensato che fosse successa una cosa brutta. È successo qualcosa, forse non ha voluto dircelo. Un giorno, Darren tornerà e ci dirà ogni cosa, e io lo capirò. Allora questa sofferenza finirà. Torneremo come ai vecchi tempi, ho pensato." Per questo, non ho potuto gettarli via.»


«Nora... Mi dispiace.» Sibilò avvicinandosi.

«Non chiedermi scusa.» Obiettai, respingendolo quando mi afferrò le braccia. Mi fissò con quel desiderio di stringermi a sé, ma si fece indietro capendo che non avrei ceduto. «Non ha niente a che fare con te. È solo per la mia stupida speranza.» Darren gesticolò no con la testa. «Alla fine, sei stato onesto. Hai detto "ne ho abbastanza" e te ne sei andato. Un'azione vile, ma... onesta. Io non ho potuto essere onesta con me stessa. Mi sono ingannata per anni.» Il riccio roteò il capo e sollevò in alto gli occhi. «Finché non ti ho visto qui.» Tornò a guardarmi, inspirando forte. Mi sfuggí un altro sospiro strascicato, fragile come la sottoscritta. «Con tua moglie e un figlio... A quanto pare, eri legato a un'altra donna. Sei diventato il padre di un altro bambino. Allora, da quanti anni sei felice senza di me?» Schioccò la lingua sotto il palato e negò energicamente. Abbassai lo sguardo a terra. «È in quel momento... che ho realizzato che ci avevi realmente lasciato.» Poi osservai i suoi occhi arrossati e intrisi di dolore. «Pertanto, questi non contano più.» affermai e decisi di recidere il filo che ci univa l'uno all'altra.

«Nora!» quasi urlò, frapponendo le sue mani sulle mie per impedirmi di stracciare il biglietto. «Per favore. Per favore... Un'ultima possibilità. Dammi un'ultima possibilità. Forse abbiamo ancora una speranza.»

«No.» Risposi, strappandola e riducendola in mille pezzi, come aveva fatto con il mio cuore. «Perché tu non significhi più niente per me, Darren Davies.» Lo guardai dritto negli occhi, infliggendogli una coltellata e misi ciò che ne restava direttamente sul palmo della sua mano. Mi guardò di rimando addolorato e una lacrima mi percorse la guancia. «Ero davvero innamorata di te. Sì, è vero...» sussurrai con il capo chino per poi rialzarlo. «Ma tu hai distrutto quest'amore.» Avvertii il labbro tremarmi e gli occhi pizzicare. «Adesso posso sedermi e piangere per l'ultima volta.» Voltai le spalle e mi allontanai a passo svelto da quel ragazzo, — che avevo amato in passato — e per cui ogni giorno mi ero disperata.

«Mamma? Mamma, cos'è successo? Perché stai piangendo?» domandò mia figlia arrivando in quel momento, tentando di bloccarmi.

«Anna... voglio stare da sola.»
La scansai passandomi la mano sul viso per asciugare i residui.









(Darren POV)

Anna ruotò lo sguardo su di me e mi apprestai a scendere lo scalino del gazebo per andarle incontro. Così fece anche lei avvicinandosi con i pugni serrati.

«Hai ferito mia madre, eh?»

«Anna...»

Si avventò su di me e con una spinta sul petto mi fece barcollare, inveendo. «L'hai fatta piangere?» Me ne diede altre potenti, riversando tutta la rabbia. «Ci farai del male per tutta la tua vita?»

«Tesoro, aspetta...»

«Non lo farò!» Gridò scansando il mio braccio. «Lasciaci soli.» Mi afferrò i lembi del cappotto e lo strattonò, spingendomi indietro. «Smettila di tormentare mia madre! Lasciala stare. Smettila di correrle dietro.» Mi ammonì con un'occhiata assassina. «Non è sufficiente quello che le hai fatto passare?»

Respirai pesantemente. «Anna... Non avevo queste intenzioni.»

Si avvicinò a me e ringhiò.
«Non ti permetterò di ferire mia madre! Lei merita di essere felice molto più di te.» Annuii alle sue parole, ingoiando a vuoto. «Se ti rivedo ancora vicino a lei... Tutti sapranno che razza di persona sei. Racconterò tutto a Helen! Allora perderai tutto quello che hai, giusto? Hai paura che lo faccia, vero?»

«Sono io quello cattivo?»

«Sei così cattivo. Così sporco. Così... egoista.» Mi guardò dall'alto in basso, disgustata. «Tu non pensi a nessuno se non a te stesso. E le tue lacrime e il tuo amore sono falsi!» sbraitò dandomi altri schiaffi, mentre mi facevo più indietro. Richiusi gli occhi e presi un respiro. «Tu...» La fissai di sottecchi con il capo chino, leggendo nei suoi occhi disprezzo e ira. «Sarebbe stato meglio se fossi morto. Non avremmo sofferto così tanto.» Dopo aver sganciato quella bomba, corse via verso la villa più veloce di una saetta.

A malapena, mi mossi da quella posizione, sentendo un peso mastodontico gravarmi sul petto e non permettermi di respirare. Strizzai le palpebre, lasciando cadere nuove lacrime e, dopo aver camminando un po', crollai lentamente a terra. Le ginocchia non mi ressero e toccai il terreno con il palmo. Mi bruciavano gli occhi, avevo la vista appannata mentre piangevo a dirotto...

~🦋~

Saltai nella mia auto per fuggire da quel posto infernale e mentre guidavo verso una meta sconosciuta, la mia mente volava attraverso quei ricordi felici.

«No, Darren fermati!» urlò mentre continuavo a spingere il seggiolino dell'altalena.
«Non riesco a sentirti, cos'hai detto?»
«Che tutta Doolin ascolti. Sono innamorata di Darren!»
«Hai detto che sei innamorata di Darren?»
«Sono innamorata di Darren!»

Altre lacrime brucianti scesero lungo il mio viso mentre serravo gli occhi. Passai la mano sulla faccia per asciugarle, tirando una manata allo sterzo...

«Darren, fa' silenzio. Qualcuno potrebbe sentirti!» Saltai su una scatola messa appositamente sotto la sua finestra e mi arrampicai per raggiungerla, come avrebbe fatto Romeo per far visita alla sua Giulietta. «Darren, che fai? Finirai per romperti l'osso del collo?»
Quando si chinò per porgermi la  guancia, le rubai un bacio sulla bocca e si ritrasse...

Assestai un'altra manata, rischiando di destabilizzare l'equilibrio della vettura.

«Se un giorno, avremo un bambino, lo porteremo da loro e ci perdoneranno, vero?»
«Un bambino?»
«Non ne avremo uno?»
«Dieci, ne avremo. Dieci!»
Mi diede una sberla scherzosa sul braccio. «Non dire sciocchezze, Darren. Voglio solo un bambino e una bambina. Non esagerare.»
Mi riservò un sorriso luminoso mentre le nostre fronti si univano, come i perfetti pezzi di un puzzle.

Mi ero allontanato abbastanza dalla civiltà... e scesi per sgranchire le gambe e ritagliarmi un momento di solitudine sulla spiaggia di Dollymout Strand. La sabbia veniva lambita dalle onde grigie del mare, mentre mi fermavo a scrutare l'orizzonte oscuro con le mani seppelite nelle tasche.

«Non ho più le forze. Non ce la faccio.» Sentii i suoi singhiozzi da dietro la cornetta spezzare quel silenzio disturbato solo dal rimbombo dei tuoni, anche se cercava di soffocarli.
«Per favore, non lasciarci...»
Tirai un pugno al volante. «Non piangere, Nora. Non piangere. Per favore, non piangere...
Perdonami... Perdonami.»  Biascicai prima di staccare e gettare il cellulare sul sedile affianco e mi portai dita sulle palpebre umide.

Volevo rimediare al mio errore, dimostrarle che sarebbe stato diverso e avrei guarito quella ferita nei loro cuori. Mi sarei fatto perdonare da lei, da mia figlia, da Charlie, quel bambino che stavo imparando a conoscere.

«Non andrò da nessuna parte lasciandoti.» Avanzai verso di lei che stava arretrando per porre distanze tra i nostri corpi. «Non ti lascerò mai più.» Le cinsi la schiena con il braccio spingendola contro di me per catturare le sue labbra morbide.

Mi misi le mani sulla faccia e la stropicciai, prima di riportare gli occhi in alto per un secondo.

«Papà, ho capito tutto. Capisco che sei dispiaciuto. Se lo dici alla mamma, ti capirà anche lei. Voglio che creda in te, proprio come ti credo io. Papà...» Increspò un sorriso. «Se la mamma ti crede, allora saremo una famiglia, come prima. Ci porterai via da questo posto.
Andremo lontano.»

La voce di Anna mi rimbombò nella mente e mi accovacciai lì, schiacciato dai sensi di colpa.

«Non sono rimasto qui perché lo voleva Helen.» Accarezzai i capelli della mia bambina e l'attirai più vicino per lasciarle un bacio sulla testa. «Sono rimasto qui per te. Sono rimasto perché... non potevo separarmi da te, di nuovo.»
Mi inginocchiai lentamente al capezzale di Charlie, che dormiva, e gli scoccai un sonoro bacio tra i  riccioli, ammirando il suo faccino.

Avevo rovinato tutto e adesso Anna mi odiava.
Sarebbe stato meglio che fossi morto!” Agguantai un sassolino e lo scaraventai nell'acqua con sdegno. Quella frase risuonava nel cervello e non aveva alcun torto: ero un peso, inutile quanto un fantoccio. Magari morire avrebbe potuto liberare tutti da quel tormento...

Dovevo sparire e non tornare.










Continuing

Nonostante l'influenza che mi ha perseguitato in questi ultimi giorni il mio cervello non si è affatto fermato e ho scritto un'altra parte della storia e tra l'altro sto leggendo le vostre anche se a rilento

(di questo sono super contenta!)

Ecco una foto inedita di Thomas contro quello stronzetto di Oliver... (Il potere del lanciafiamme che colpisce ancora). Thomas ha appena scoperto che Oliver ha creato un casinò illegale in hotel e ne approfitta per ricattarlo!

Bene, che ne pensate di Thomas VS Oliver? Chi vincerà questa sfida? Ovviamente, io so che il mio cuore apparterrà sempre a Tommy cuore di panna.

Intanto, Nora e Darren tornano a confrontarsi e lei straccia la cartolina e sembra intenzionata a chiudere con il passato. (ops...)

Anna rincara la dose, augurandosi che il padre muoia (da un estremo all'altro) e chissà quest'evento cosa innescherà?

Attendo fiduciosa i vostri commenti/scleri e se ci sono degli errori segnalate, così li posso correggere. Come ho detto prima: "non dovete rilassarvi troppo."

Ci vediamo nell'ultima parte del capitolo otto e vi prometto che sarà ancora più esplosiva....

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