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7.1 - Fuoco che arde 🦋

~🦋~

«È un tale destino.
Una tale punizione per me.
Anche se spari mille volte,
NON MORIRÒ.»

FUOCO CHE ARDE
Capitolo 7
(Prima parte)

(Darren POV)

L'atmosfera nella stanza era cambiata e tutti i presenti si stavano chiedendo cosa stesse accadendo. Il signor Matthew continuò a leggere il foglio alla stregua di un testamento post mortem.

«Il suddetto campione di saliva appartenente al paziente Thomas Hank...» Il diretto interessato si alzò dal divano, attendendo la sentenza con il fiato sospeso. «Che con una percentuale del 99,99% risulta essere...» L'anziano fece un’altra pausa lunga tale da farlo sbiancare in mezzo secondo. «Compatibile

«Cosa?! Compatibile?» Guardò immediatamente Nora rimasta pietrificata accanto ad Anna e Oliver mi lanciò un’occhiata a cui replicai con un'alzata di mani.
Il padre lo incenerì con lo sguardo, avendo capito che era stato lui ad organizzare quel ridicolo piano per mettere il ricciolino in cattiva luce.

Quest’ultimo era confuso per l’esito, sapendo di non essere il vero padre dei ragazzi.

«Che ti aspettavi Thomas? Non sono i tuoi figli?» Chiese Dayane.

Strofinai le mani con le gambe accavallate seduto sulla poltrona e lo scrutai attentamente.

«No... Non intendevo questo. Volevo dire...» Si interruppe un momento chiudendo gli occhi per inspirare a fondo. «Cos’è questo test!? Chi l'ha fatto? E con quale diritto si è permesso?» Ispezionò ogni viso che gli era di fronte, ma il signor Matthew spazzò via ogni piccolo dubbio.

«Chi potrebbe essere? Il signor Oliver! Figliolo, che stai facendo di nuovo?» Mio cognato si limitò ad abbassare il capo per non guardare il genitore in faccia. «Oliver! Qual è il tuo problema? Per quale motivo hai fatto questo test?»

«Per smascherare quest’uomo, papà. Sa interpretare bene il ruolo di un padre onesto e buono. Quindi ho deciso di indagare sul suo conto e alla fine ho scoperto.» Sospirò. «Che non è nemmeno sposato.»

La confessione precipitò sulle teste degli altri come una granata inesplosa e fece calare il gelo.

«Cosa? Che vuol dire: “non è sposato?”» chiese Helen interrogativa.

«A quanto pare, non è mai stato sposato.» Infierì Dorothy con una certa soddisfazione, per poi rivolgersi al moretto. «Mostraci il tuo documento. Sicuramente c'è scritto: celibe.»

Mi staccai dallo schienale e puntellai i gomiti sulle cosce, osservando attentamente la biondina dagli occhi azzurri che non aveva aperto bocca.

«Quando ho scoperto che non era sposato, volevo vederci chiaro e scoprire chi fosse il padre dei bambini. Ho fatto male?»

Il silenzio tornò a regnare nel salone ma, ad un certo punto, lo spezzai io. «È vero? Non siete sposati?»

Dovetti lottare con tutto me stesso per non mostrare un sorriso vittorioso e Nora sgranò gli occhi ormai atterrita, indirizzandoli sul finto marito.

Fece un cenno d'assenso, sconfitto. «È vero, almeno per un periodo di tempo. Avevo dei debiti, era difficile estinguerli, quindi... affinché questa situazione non influisse in negativo sulla nostra famiglia, io e Nora abbiamo divorziato.» Il giovane si rivolse poi alla signora Abbie. «Non preoccuparti, mamma, è passato tutto, okay?» La donna annuì con poca convinzione.

«Ora è più tranquillo, signor Oliver? Ha scoperto davvero una terribile frode! Ben fatto, Oliver, ben fatto!» Lo sfottò il padre con una nota di sarcasmo nella voce.

«Questo ragazzo non è mai stato sposato e ti ha mentito. Non avresti fatto lo stesso, se fossi stato al posto mio?»

«No! Non mi sono mai intromesso nella vita privata delle persone!» Affermò risoluto lasciando cadere il foglio a terra. Poi si girò verso il moretto, vergognandosi della pessima condotta del figlio maggiore. «Thomas... Mi dispiace molto.»

Puntai gli occhi su Nora, ma lei distolse lo sguardo. «Va bene, chiudiamo l'argomento. Dal momento che ci siamo assicurati che i bambini sono miei.» Si interruppe. «Oliver e Dorothy potranno finalmente rilassarsi e smetterla di ficcanasare. Con il vostro permesso.» Richiamò Nora e Anna che si alzarono di scatto per seguirlo e frattanto fissai mio cognato, che aveva fatto un altro buco nell'acqua.

Dopo che i tre sparirono al piano superiore, Helen si accomodò al loro posto sul divano. «Non posso crederci che tu abbia sottratto un capello per effettuare un test del DNA! Dovresti vergognarti. Ci hai trascinato nell'imbarazzo.»

«Quel che fatto è fatto, va bene? Smettila con la ramanzina, Helen.»

«Non sa proprio cosa sia la vergogna, cara!» Sbottò mio suocero e Oliver senza considerare le sue parole, prese il cellulare sul tavolino basso e si allontanò. «Guardatelo, è senza vergogna. Se ne va senza scusarsi! Che impertinente!»

Mia moglie roteò gli occhi e incrociò le braccia al petto. Dorothy intanto si portò la mano sul cuore.

«Ci stai ferendo, Matthew. Mi hai appena spezzato il cuore! È molto brutto quello che hai detto.» E anche lei — imitando il comportamento del marito — lasciò il salone.

«Quel ragazzino è solo geloso perché ho dato dei soldi a Thomas. Perché il test di paternità, eh? Nadine, tuo figlio non ha limiti?»

«Deve averlo fatto per la nostra famiglia, Matthew. Dopotutto non conosciamo queste persone che sono venute ad abitare qui.»

«Io sì! Le conosco!» Sbraitò. «E non provare a difenderlo. Mi fai solamente arrabbiare. D'ora in avanti, non interferirà più nella vita di nessun altro.» La donna aggrottò la fronte. «Hai capito?!» Si posizionò meglio sulla poltrona e borbottò. «Razza di impertinente.» A quanto pare, l’arrabbiatura non gli sarebbe passata facilmente.




(Nora POV)

Thomas spalancò quasi meccanicamente la porta della nostra stanza ed entrò, andando a sedersi sul divanetto con espressione del tutto stravolta. Non avevamo ancora metabolizzato l'accaduto degli ultimissimi minuti. Tremendamente confusa, mi accomodai accanto ad Anna ai piedi del letto matrimoniale. Sbattei le ciglia più forte, ma non era stato un sogno.

«Ch'è successo esattamente di sotto, Nora? Cioè... non so se sorprendermi per ciò di cui è capace Oliver o del fatto che io sia il vero padre dei bambini.»

«Neanche io l'ho capito. Avevo la mente offuscata e non sono riuscita a parlare. Ma tu... hai fatto bene.»

«Se il test fosse stato negativo, non avrei potuto fare nulla. Qualcuno deve aver scoperto che Oliver voleva fare quel test e ha cambiato i risultati. Non c'è altra spiegazione.»

Mi scambiai un'occhiata complice con mia figlia. Probabilmente stavamo pensando alla medesima persona, colui che avrebbe voluto tenere nascosta quella storia e che avrebbe avuto tanto da perdere qualora fosse venuta a galla.

«Penso che sia come dici tu.»

«Allora, chi sarà stato? Chi?» si chiese mettendosi a pensare al probabile candidato. «Nessuno lo sa, a parte Andy. Chi può aver scoperto che Oliver voleva fare questo test di paternità?» Poi buttò fuori un sospiro. «Finirò per impazzire... C'è qualcosa che non mi quadra.» Mentre anche io mi perdevo nei meandri dei pensieri, Thomas mi domandò se avessi delle pillole. A furia di scervellarsi gli stava venendo una terribile emicrania. Gli risposi che dovevo controllare se ce ne fossero in cucina e si recò in bagno per darsi una rinfrescata. Mi alzai e sentii qualcuno afferrarmi il braccio.

«Mamma... Com'è successo? Forse è stato papà?»

«Non lo so, Anna. Torno subito.» sibilai e mi diressi alla porta. Percorsi solo pochi tratti di corridoio quando vidi l'uomo dai capelli brizzolati in prossimità delle scale e gli andai incontro. «Dobbiamo parlare.» Lo presi per le spalle e trascinai fino alla stanzetta, dove per ben due volte mi aveva obbligato ad entrare. Lo spinsi dentro e chiusi la porta. Appena mi voltai, gli rivolsi la fatidica domanda. «Sei stato tu a cambiare i risultati?»

Mi guardò prima di annuire.
«Sì. Ma si è trattato di una fortuita coincidenza. Oliver mi ha confidato il suo piano e che aveva fatto ricerche su Thomas, per poterlo smascherare.» Dopodiché, fissò un punto nel vuoto come se fosse sovrappensiero.








(Darren POV)

***

Quando entrai nell'ufficio, mio cognato era fuori di sé dalla contentezza e continuava a ballare, muovendo sinuosamente le anche. Non so a cosa fosse dovuto quel buonumore, dato che nei giorni precedenti aveva avuto una faccia da funerale. «Oliver, sei impegnato?» Infilai il mio cellulare nella tasca interna della giacca e mi avviai alla scrivania.

«Vieni pure, carissimo Darren! Sono liberissimo!» Esclamò facendo una giravolta.

«Oggi sei di buon umore.»

«Sono molto felice. Quando sentirai cos'ho da dirti, anche tu sarai della stessa opinione. Avanti, siediti.»

Mi fece cenno all'altra poltrona, dove vi sprofondai e l'uomo calvo si accomodò in quella di fronte.

«Mi stai incuriosendo.»

«Ho chiesto a Mason di indagare su Thomas per scoprire tutti i suoi scheletri nell'armadio e scoprire chi sia in realtà.»

«E quindi?» lo incalzai.

«Quindi...» Si spinse in avanti senza togliersi il sorriso serafico dalle labbra. «Thomas non è mai stato sposato. E non ha mai avuto dei figli.»

«Un momento...» Lo bloccai e tornò a sdraiarsi contro lo schienale. «Quindi lui non è mai stato sposato con Nora?»

«No.» Scosse la testa in segno di dissenso. «Non lo è.»

Distolsi lo sguardo e un sorriso mi stava per sollevare gli angoli della bocca, ma per fortuna resistetti a quella tentazione.

«Be’, perché dicono di essere sposati?»

«Forse per mostrare a mio padre l'immagine di una famiglia felice, altrimenti perché dire che i bambini di un altro uomo sono i suoi?» In effetti, c'erano molti dettagli di quella versione che non mi aveva mai convinto.

«Forse si tratta di un malinteso, dato che i bambini lo chiamano “papà”.»

«Sono tutti dei bugiardi, l'intera famiglia! Perché non lo capisci, Darren? Ad ogni modo, quando si tratta di eredità è tutta una questione di documenti ufficiali. Farò di tutto per assicurarmene. Il resto non mi importa.»

«Che intendi dire?»

L'uomo ghignò con aria spregiudicata sporgendosi di nuovo. «Test del DNA!» Ingoiai un fiotto di saliva mentre lo fissavo. «Se scopriamo che i bambini non sono SUOI... Thomas avrà definitivamente chiuso con la villa. Mio padre non si fiderebbe mai di uno che mente.» Portai il dito sulle labbra per sfiorarle. «In questa maniera, io e te potremo sbarazzarci una volta per tutte di questo dannato problema.» La sua espressione non prometteva niente di buono, era determinato ad estirpare alla radice quell'uomo. «Che ne pensi?»

Mi venne in mente un’idea.
«Non è possibile effettuare un test del DNA in qualsiasi luogo. Conosco un posto affidabile, permettimi di aiutarti.» Proposi.

Oliver ci pensò. «Mhm... visto che siamo insieme in questa storia, allora finiremo insieme questo signor Thomas.» Accettò, pregustando il momento in cui lo avrebbe cacciato dalla casa e dall’azienda grazie al suo piano infallibile.

***

«Credi che non sospetterà di te?» Domandò la bionda dopo aver ascoltato il mio racconto.

Schioccai la lingua. «Impossibile. Sa che non mi piace Thomas.» Sottolineai facendole roteare gli occhi e alzarli verso l'alto. «Che c'è? Ti aspettavi che mi piacesse il tuo amato Thomas?»

«Sai che non mi interessa un bel niente di cosa provi.»

Mi diede le spalle e replicai di conseguenza.
«Be’, a me invece interessa.» Presi posto sul divano a due posti accavallando le cosce e si girò un'altra volta. «È un bene che abbia scoperto la verità.»

«Perché sei così contento?»

«Tu non sei sposata con Thomas. Avete divorziato.»

«E allora?» Cantilenò.

«Allora... È un’ottima notizia.» Si voltò per andarsene via. «Non mi ringrazi?» Tornò a fissarmi con aria del tutto impassibile. «Grazie a me, ti sei salvata.»

«Ne sei sicuro? Come se non ti riguardasse.»

Colpii il ginocchio con la mano raddrizzando la schiena. «Davvero!? Come sarebbe andata? I bambini non sono di Thomas, quindi sono sicuramente di Darren?»

«Oliver avrebbe continuato ad indagare. Forse era questo che più temevi.»

«No.» Mi alzai in piedi per avvicinarmi a lei rimasta immobile. «Non avevo paura di niente.» Sostenni intensamente i suoi occhi chiarissimi. «Hai detto che erano i figli di Thomas. Non volevo che sembrassi bugiarda e finissi in una situazione complicata... Tutto qui.» Mi osservò con un'espressione sarcastica dipinta sulla faccia e il mento alzato a mo' di sfida. «Darren è sempre il cattivo della storia, vero, Nora? Non importa quello che faccio, non cambierà l'opinione che hai di me. No?» Senza degnarmi di una risposta, andò fuori. Rimasto solo, trassi un lungo sospiro.








(Nora POV)

Scesi al piano di sotto per prendere le medicine e quando ritornai nella camera, Charlie stava guardando un film sul divano con Thomas e Anna era seduta sul mio letto. Appena mi vide, il ricciolino tolse il braccio attorno al corpo del piccolo per raccogliere la scatola che gli stavo porgendo. «Grazie.»

«Nessun problema, caro.» Si alzò e scivolai accanto a mio figlio. «Charlie, dai, spegnilo.»

«Mamma, solo un altro po'.»

«No, ubbidisci alla mamma.» Poggiai la mano sul suo capo e con l'altra chiusi delicatamente il portatile, posato sullo sgabello.

«Ma avete visto le facce di Dorothy e Oliver? Quando hanno saputo che Thomas era nostro padre stavano quasi per esplodere come rospi!»

«Anna, non dire così.» La ripresi.

«Onestamente... È piaciuta anche a me quella parte.» Confessò Thomas prendendo posto vicino a lei. «Ma com'è possibile che il test sia uscito così? È stato Andy o qualcun altro? Dobbiamo scoprirlo.»

«Mamma, cos'è un test?» chiese il piccolo curioso.

Mi bloccai dall’accarezzare il groviglio di ricci, guardando i due e feci scivolare la mano lungo la sua schiena. «L'hanno fatto per vedere se Thomas era il tuo vero papà, tesoro.» spiegai spiccia.

«È risultato così?»

«Sì. Ci sarà stato un malinteso.»

«Sono stato io!» Esclamò balzando in piedi di scatto. «Prima di andare a letto, prego sempre che Thomas diventi il mio vero papà. Ce l'ho fatta!»

«Su, vieni.» Thomas gli prese la manina e lo tirò verso di sé per abbracciarlo. «Lo sai che ti voglio un bene dell'anima come se fossi mio figlio. C'era bisogno di fare un test?» Lo baciò sulla guancia, facendolo sedere sulla sua coscia.

Anna gli strinse il braccio e si adagiò sulla sua spalla. «Be’, in onore del fatto che Thomas si è rivelato davvero nostro padre, ti andrebbe di bere il latte freddo?»

Charlie si girò nella mia direzione e poi annuì energicamente, mostrando un sorriso imperfetto a causa di alcuni dentini già caduti.

«Non siamo già abbastanza stressati per questo, Anna? Cosa c'è di divertente qui?»

«C’è tanto da festeggiare, Nora. In realtà, è stato divertente. Ad esempio, ricordo di aver detto dopo i risultati: “Cosa? Compatibile?!”» Il giovane sghignazzò e Anna lo seguì, tappandosi la bocca.

«Thomas, sei stato uno sciocco! A momenti ti sarebbero saltati gli occhi fuori dalle orbite!»

«Anna.» La ammonii con un'occhiata truce.

«La ragazza ha ragione. “Cosa? È compatibile?”» Sentendolo imitare il tono di prima, anche a me sfuggì una risata. «Perché qualcuno dovrebbe essere così sorpreso di sapere che i suoi figli sono i suoi? Sono stato uno sciocco, hai ragione.» Anna si lasciò andare sulla sua spalla non riuscendo a smettere di ridere e si strinsero entrambi a lui.

«E tu perché ridi? Hai capito?» Dissi a mio figlio che fece semplicemente spallucce e Thomas lo riportò sul suo petto, scompigliandogli i capelli.
Nel vederli così complici e affiatati con lui, continuai ad osservarli con un leggero sorriso sulle labbra.







(Thomas POV)

La mattina seguente, bussai alla porta dell'ufficio — supponendo di trovarlo lì — e dopo aver ricevuto il permesso spalancai la porta. Sollevò lo sguardo puntato sui documenti che stava visionando e tolse gli occhiali da lettura.

«Buongiorno.»

«Buongiorno. Vieni, figliolo.» Avanzai verso la scrivania e mi indicò la sedia dell'ospite. «Siediti, parliamo un po'.» Mi accomodai e continuò. «Non abbiamo avuto la possibilità di parlare dopo l'incidente di ieri sera.» Annuii. «Quel che ti ha fatto Oliver è stato una grande cattiveria. Non è perdonabile. Ma non ti preoccupare, parlerò con lui e lo farò ragionare.» Feci un altro cenno con la testa. «Thomas... se hai problemi, debiti o altro, dillo apertamente. Lo risolveremo subito.»

«Non ho nessun problema, grazie.»

«Bene. Chiama un avvocato e avvia il processo. È ora di prendere il cognome “Miller”. Se dovesse accadermi qualcosa, Oliver non ti darà pace. Per te e la tua famiglia è la cosa giusta da fare, figliolo.»

Annuii. «D'accordo, va bene. Facciamolo.»

Bevve un sorso di caffè e scosse il capo. «Ottimo...» Poi appoggiò la tazzina sul piattino dolcemente. «Poi inizia il processo di matrimonio con Nora.» Lo fissai senza aprire bocca e congiunse le mani. «Dal momento che non ci sono problemi, non c'è motivo di rimanere non sposati. Direi che possiamo organizzarlo qui alla villa. Facciamo una piccola festa.»

Sbattei le palpebre ancora intontito dalla proposta che mi aveva fatto. «La risolveremo noi in qualche modo. Non abbiamo bisogno di festeggiare.»

«È necessario invece... Quando ha scoperto che non eravate sposati, tua madre era molto turbata, hai notato? Rendila felice.»

«Va bene...» Annuii. «Va bene.»

«Ottimo.» Il signor Matthew riprese in mano la tazza per continuare a bere e, nel frattempo, distolsi lo sguardo per riflettere su come sfuggire a una situazione simile a questa.

~🦋~

Lasciai lo studio e scesi al piano di sotto, dirigendomi in cucina dove mia madre era intenta a preparare la cena, a giudicare dall'odore: zuppa di patate.
Entrai e la salutai dalla soglia con un tenero “Buongiorno” e ricambiò a sua volta alzando un istante la testa. Mi spostai dietro la penisola e mi misi vicino.
«Se il tè è pronto, ne prenderei una tazza.»

«Subito.» Si spostò dall'altro lato della stanza e mi sedetti su di uno sgabello. «Vuoi che ti prepari qualcos'altro, tesoro?»

«No, no, non voglio niente. Voglio solo bere il tè e chiacchierare.»

«Va bene, piccolo.» Riempì la tazzina del liquido per poi posare la teiera sul fornello spento e me la portò. La ringraziai e iniziai a fare qualche sorso. «Tesoro... Cos'è successo ieri sera?» Allontanai prontamente la tazza e la fissai. «Perchè questo Oliver ce l'ha così tanto con te? Dato che il signor Matthew era lì, non ho voluto dire nulla, ma... Non posso permettergli di umiliarti in quel modo.»

«Non preoccuparti e non pensarci. Nessuno può umiliarmi.» la tranquillizzai ponendole la mano sul braccio. «Inoltre, c'è un altro argomento che farà infuriare Oliver... Mi chiedo come reagirà quando lo verrà a sapere.»

«Quale argomento?»

Fissai un momento la porta, prima di confessare. «Il signor Matthew vuole che prenda il cognome Miller.» La donna spalancò la bocca e si tirò indietro, coprendola con la mano. «Pensa cosa farà Oliver quando lo scoprirà... Verrà nella mia camera e mi pugnalerà! Come Bruto con Cesare.»

«Stai zitto, non dire certe sciocchezze. Mi fai spaventare, santo cielo!»

«Sto scherzando, mamma. Non devi preoccuparti così tanto per me.» Feci scivolare l'indice sotto il suo mento.

«Thomas, cosa posso dire? Per quanto tempo resterai separato da tua moglie?»

La domanda da un milione di dollari, pensai.

Inclinai la testa di lato, facendola ciondolare su e giù per poi alzare gli occhi al cielo. «Oh, mi stavo proprio chiedendo quando me l'avresti chiesto.» Appoggiai la mano sulle sue. «Sto affrontando anche questo problema. Il signor Matthew mi ha persino chiesto di fare il ricevimento alla villa.»

Mia madre si tappò la bocca per non esternare troppo l'entusiasmo, ma si notava a chilometri di distanza quanto fosse felice. «Oh, Dio benedica quell'uomo! Anche lui la pensa allo stesso modo... Non potete restare così figliolo, è la cosa giusta da fare sposarvi.»

«Che succede, eh? Ti brillano gli occhi da quando hai saputo del matrimonio, signora Abbie?»

Rise. «Le madri vogliono vedere i propri figli felici, caro. Ti sei sposato in una terra straniera e non ce l'hai detto. Comunque...» Fece svanire la tristezza e tornò serena. «Abbiamo una seconda possibilità di vederti all'altare.»

Sorrisi apertamente. «È vero.»

«Oh, tesoro!» Fece scorrere il palmo della mano sulla mia guancia e poi ripresi a sorseggiare il mio té.












(Darren POV)

«Sembra che tu abbia passato la notte in bianco, amico.» commentò Andy, che aveva cominciato a farmi saltare i nervi. «Modificati i risultati, hai battuto Oliver sul tempo. Dovresti aver paura di quello che sei in grado di fare.»

Alzai lo sguardo sempre più minaccioso, specchiandomi nei suoi occhi scuri. «Andy, non continuare.» Il sorriso divertito svanì. «Hai capito cos'ho detto?»

«Ho capito. Non ti preoccupare, ci penso io.» Lo osservai senza distendere i lineamenti del volto e quando girai la testa dall'altra parte, vidi Nora attaccata alla maniglia della porta del retro, in procinto di rientrare. Con un breve cenno le mimai di raggiungerci prima di focalizzarmi sulla faccia dell'autista davanti a me.
Nora continuò a guardarsi attorno preoccupata di essere vista, ma non c'era alcun pericolo. Scostò alcune ciocche dal volto niveo e si avvicinò.
«Nora? Che hai combinato in questa villa? Quando mi hai visto la prima volta, sei stata un po' scortese, e mi hai ordinato di andarmene... ma guarda, è stato un bene non averti ascoltata.» Respirai molto a fondo per poi spostare l'attenzione sulla bionda visibilmente contrariata e con le braccia incrociate al petto. «Se me ne fossi andato, come ne saresti uscita, ragazza? Dì pure al tuo caro Thomas che sono stato io a cambiare i risultati e chiuso il discorso.»

«Ti diverte quello che stiamo vivendo?»

«No, cara Nora, mi hai frainteso. Sono dalla vostra parte.»

Inarcai il sopracciglio, serrando il pugno tanto da far impallidire le nocche e contrassi la mascella.  Il suo modo civettuolo mi stava infastidendo oltremisura.
«Amico, bada a come parli. “Cara Nora?”» Il mio tono divenne all'improvviso arcigno. «Ricomponiti! Non oltrepassare questo limite, ti avverto.»

«Oh... Vero.» Guardò la giovane che era tra immobile tra di noi. «Ora è la signora di questo immenso palazzo. Dovrei sapere qual è il mio posto... Però vorrei chiederti una cosa. Non è difficile questo? Una volta eravate profondamente innamorati e ora guardatevi!» Fissò entrambi. «State con altre persone. Come fate a fare...»

La rabbia ribollì nelle vene e si trasferì al braccio che scattò, afferrandogli un lembo della giacca per portarlo più vicino e puntargli l'altro dito alla faccia. «Andy! Sei stupido o cosa? Attento a come parli o giuro che non risponderò di me stesso!» Ringhiai.

Nora mi fece lasciare la presa e allontanare da lui. «Darren, non farlo. Sta solo dicendo sciocchezze, lascialo perdere.»

«Vattene! Non farti vedere!»

«Dove posso andare? Devo accompagnarti in azienda.»

«Andy, sparisci!» Ordinai. «All'istante!» Al giovane non restò che indietreggiare e aggiungere che mi avrebbe aspettato sul patio. Poi se ne andò definitivamente e gesticolai le mani nell'aria.

«No, non mi lascerà stare. È come un flagello divino! Dobbiamo andarcene da qui.» disse Nora accostando i bordi del cappotto.

«È troppo tardi per farlo, signora Nora.»

Mi guardò con fare interrogativo. «Di che parli?»

«Mi hai confuso una volta. Mi appari di fronte così. Ora non puoi andartene.»

Alzò gli occhi al cielo e fece cadere le braccia lungo i fianchi. «Oddio... Chiederò a te cosa fare?» Le rivolsi un sorrisino e trattenne una parolaccia. «Va al diavolo!» E si incamminò a passo svelto verso l'abitazione mentre buttavo un altro sospiro.





(Nora POV)

Entrai nella cucina trovandomi dinanzi la signora Abbie e il moretto che parlavano seduti vicino alla penisola. «Buongiorno, cara! Vieni. Io e Thomas stavamo prendendo un tè e chiacchierando un po'. Lo verso anche a te?» chiese alzandosi dallo sgabello ma allungai il palmo.

«No, no, non disturbarti. Faccio io.» Andai a prendere una tazza nella credenza e mi spostai per versarmi il tè. Nella stanza era rimasto Thomas, dato che Abbie era andata via per continuare il suo lavoro. Appoggiai la tazza sulla penisola e mentre ero sul punto di sedermi, dicemmo all'unisono.«Devo dirti una cosa!» Era come se fossimo stati in telepatia l'uno con l'altra.

«Nello stesso momento.» Ridacchiò e m’invitò a continuare con un gesto della mano. «Prima le signore.»

«Ecco... Ho appena incontrato Andy in giardino. È venuto fuori ch’è stato lui a cambiare i risultati del test di paternità.»

«Tanto chi altro poteva essere?» Sembrava che fosse un ipotesi banale e sorseggiai un po'. «Ma continuo a non capire.» Alzai gli occhi contro il soffitto per un momento prima di rimettere la tazza sul piattino. «Nora, quest'uomo è venuto qui da poco, come ha fatto a sapere i piani di Oliver? Non ha senso, davvero.» Gesticolò con le braccia, mentre annuivo leggermente. «Non farebbe nulla se non per il denaro. Sarebbe capace di vendere la propria madre. Ti ha chiesto qualcos’altro?»

«No.»

«Gli parlerò e scoprirò i dettagli. Alla fine è stato un bene per noi.»

«Cosa volevi dire?» domandai per cambiare argomento. Lui si mosse un po' sullo sgabello e si schiarì la voce con difficoltà.

«Ho parlato con il signor Matthew di ieri sera.»

Annuii. «Non ci sono stati problemi, vero?»

«No, non preoccuparti. Non ci sono problemi. Solo che...» Si inumidii le labbra carnose, distogliendo lo sguardo come se avesse timore di terminare la frase. «Dobbiamo sposarci.»

Ero interdetta e provai a formulare qualcosa, ma fuoriuscì un confuso balbettio.
«Co... Cosa significa che “dobbiamo sposarci?”»

«In questo modo... Prenderò il cognome Miller. È strano da sentire, ma... mio padre ha deciso di riconoscermi ufficialmente come suo figlio. E vuole che diventi una Miller anche tu. Per questo dobbiamo sposarci.»

Chiusi la bocca rimasta socchiusa. «Ma Thomas, se dovessi mostrare il mio documento d'identità e scoprissero chi sono in realtà, la polizia mi catturerebbe. Ci stanno dando la caccia. Inoltre... Abbiamo mentito a tutti. Non siamo mai stati sposati. A chi è venuta quest’idea?»

Sollevò le mani in alto. «Va bene, certo. Questa è una finzione. Non preoccuparti. Faremo un finto matrimonio. Troverò una persona che possa “celebrarlo”. Chi saprà se sia o meno un vero officiante. E poi sarebbe meglio sposarci alla presenza di tutti. Oliver e sua moglie smetteranno di infastidire.»

«Lo facciamo di fronte a tutti? La faremo qui la cerimonia?»

Il ragazzo fece un cenno d'assenso. «Esatto. Il signor Matthew vuole che facciamo questi festeggiamenti alla villa. Come ti ho detto, l'argomento verrà chiuso.» Inspirò forte, appoggiando il gomito sul bordo. «In seguito, ti procurerò un falso documento d'identità.

Mi pietrificai. «Un falso documento?» Lui fece sì e roteai gli occhi. «Ti metterai nei guai, Thomas.»

«No, no, non accadrà. Ho già deciso come fare.» Sembrava determinato a spingersi oltre e a rischiare, nonostante la mossa fosse pericolosa. «Nessuno sta cercando Nora Miller. Ti serve questo documento, così potrai uscire dalla villa e prendere un po' d'aria. Funzionerà, vedrai. Andrò a parlare anche con Andy e mi farò dare tutte le spiegazioni del caso.» Detto ciò, tornai silenziosa a stringere la tazza portandomela alle labbra mentre lo sguardo si perdeva nel vuoto.







(Thomas POV)

Il pavimento del salone era stato tramutato in un circuito di Formula Uno su cui i piccolini facevano scorrazzare le loro macchinine.

Mi avvicinai alla riccia ai piedi della scalinata mentre osservava il disordine contrariata, con le mani occupate dalla cesta.

«Cosa state facendo? Avete messo sottosopra la stanza?»

«Oh, Thomas, io raccolgo e loro fanno un pasticcio. Non so proprio cosa fare.» intervenne Dayane rassegnata al fatto che i bambini non l'avrebbero ascoltata. Erano troppo gasati.

«Stiamo facendo una gara di macchine, papà. Guarda come corre veloce la mia!» Charlie spostò la macchinina gialla avanti e indietro.

«Va bene, ma non andare troppo veloce, c'è un poliziotto lì. Potrebbe farti una multa per eccesso di velocità.»

«No, lui è un bravo autista esattamente come te.»

Mi voltai verso la riccia, sorridendo. «Io? No, non sono affatto un bravo autista. In Russia scelsi una sede di lavoro vicino casa mia, quindi non utilizzavo mai la macchina, eccetto in rari casi. Solo quando sono tornato a Dublino ho guidato, tutto qui.»

«Come? Allora non facevi il tassista?»

«No, non l'ho mai fatto. Non sono mai stato bravo a guidare.» risposi posando la mano sulla schiena di mia cognata e poi mi rivolsi soprattutto ai bambini. «Dai, non fate arrabbiare Dayane.» Loro risposero in coro “va bene” e salii le scale. Quando varcai l'ingresso di casa, mio fratello stava parlando con il castano che poi mi indicò. Alan si girò e li raggiunsi con le mani nelle tasche del pantalone.

«Signor Thomas... Cosa dobbiamo fare? Lo dobbiamo raccontare a tutti? Tutti quelli che mi vedono mi fanno domande e sono stanco di spiegarlo ogni volta.»

Lo ignorai per concentrarmi su Alan. Quel ruolo era il suo, ma con l'arrivo dello sbruffone, le cose erano cambiate. «Ehm... Darren ha assunto Andy come suo nuovo autista. D'ora in avanti sarà con noi.»

«Ah... Davvero? Mi dispiace, non lo sapevo. Complimenti.» Andy lo ringraziò con il sorriso stampato sulle labbra ma mio fratello si rivolse a me. «Stavo giusto per venire da te. Ecco... non riesco a mettere in moto il tosaerba. Se sei libero, puoi dare un'occhiata?»

«Certo. Tu vai, io arrivo.» Quando mio fratello si allontanò, schiarii la voce e mi guardai velocemente attorno. Era arrivato il momento di affrontare quella faccenda. «Andy, possiamo parlare?»

«Certo.»

Sbirciai per l'ultima volta i dintorni e proseguii. «Riguardo i risultati del test di DNA... Tu com'eri a conoscenza dei piani di Oliver? Come fai fatto a risolvere velocemente la questione?»

«Be’, non ho mai seguito nessuno finora. È successo solo... che ho origliato una conversazione con il suo uomo, che parlavano di volerla incastrare, signor Thomas. Da lì è stato molto semplice. Lo sa che i soldi aprono le porte. Ho dato un bel po' di quattrini all'uomo della clinica e sistemato le cose.»

Corrucciai la fronte. «Hai chiesto di cambiare il risultato?»

Scosse la testa. «Esattamente.» Distolsi lo sguardo per riflettere e lo guardai quando riprese. «È stato un bel lavoro... Eh? Thomas, siamo diventati un’ottima squadra.»

Posò la mano sulla spalla con disinvoltura e la osservai di rimando, lanciandogli un’occhiataccia, infastidito.

«Non funziona così. Levami le mani di dosso.» La lasciò scivolare e abbassò la testa sul selciato. La nostra discussione si interruppe quando notai la presenza invadente di mia cognata e considerando quanto la sua fantasia corresse come il vento, mi allontanai per andare incontro a mio fratello. Appena lo raggiunsi, mi spiegò che per qualche ragione non riusciva mai a farlo funzionare e a me bastò semplicemente tirare la leva. Il motore si avviò e lui lo fissò basito con le mani ai fianchi. Poi mi ripeté che finora non era riuscito a farlo partire.











(Nora POV)

«Mamma, non mi piace.» Dichiarò risoluto toccando la camicia a quadri rossa e nera che gli stavo facendo indossare.
Non poteva fare i capricci per ogni singola cosa.

«Uh! Charlie.» Gli feci togliere le manine armeggiando con la sfilza di bottoni neri. «Aspetta, sta’ un po' fermo altrimenti non riesco ad abbottonarlo.»

Schioccò la lingua, facendo intendere un categorico “no”. «Mamma, stavo giocando così bene. Perché mi stai cambiando i vestiti?»

«Hai sudato, non puoi ammalarti.»

«Kevin mi sta aspettando.» Stava quasi per svignarsela, ma gli afferrai prontamente il polso.

«Aspetta! Manca il talismano, te lo devo mettere.»

Charlie sbuffò. «Mamma, puoi farlo più tardi? Voglio scendere.»

«Non se ne parla. Senza questo, non puoi andare da nessuna parte.» Staccai la spilla con sopra incastonata una piccola pietra azzurra dalla felpa e gliela appuntai nell'interno del colletto.  Terminai di sistemare le pieghe e non finii nemmeno di dargli il via libera che immediatamente scappò fuori. In quell'istante mi accorsi di Darren, che ci aveva spiati per tutto il tempo, ma non mi stupiva dato che era il suo sport preferito, e mi rialzai. Sistemai la felpa e lui si fermò di fronte a me. «Ti aggrappi ancora agli amuleti.»

«Sì. Lo proteggerà da qualsiasi incidente.» Piegai il capo e lo andai a buttare nella cesta dei panni da lavare, prima di incamminarmi verso la porta.

«Ti ho comprato un braccialetto con il simbolo dello zaffiro.» Inchiodai il passo e mi girai verso il riccio. «Lo indossi ancora?»

Lo fissai dritto negli occhi senza dire niente mentre nella mia mente fa’ capolino un ricordo. Un altro di tantissimi altri che sono venuti a galla da quando le nostre strade si erano collegate.
Mi stava davvero chiedendo che fine avesse fatto quel bracciale?

***

Charlie era nato da qualche mese e lo stavo cullando per farlo addormentare, mentre faceva dei versetti. «Piccolino...» Spalancò gli occhietti blu e mi guardò, mentre lo dondolavo fra le braccia. I primi tempi fu difficile occuparsi di due bambini, anche se un neonato non provava dolore e passava le sue giornate a prendere il latte e sonnecchiare. Mostrando i primi segni di assopimento, lo posai dolcemente nella vecchia culla, appartenuta a sua sorella. A quel punto mi sedetti sul ciglio del letto e accarezzai i capelli lunghi di mia figlia. «Anna, tesoro... ora tuo fratello si addormenterà, hai voglia di dormire un pochino?»

«Sì...» Mormorò.

«Allora sdraiati, su!» La bambina appoggiò la testa sul cuscino e le rimboccai le coperte. Spostai una ciocca di capelli e con l'altra mano le lasciai delle carezze.

«Papà tornerà domattina. Vero, mamma?» Esalai un sospiro e girai la testa altrove. Non potevo dirle una bugia e farla vivere con quell'illusione... sarebbe stato peggio quando avrebbe scoperto l'amara verità, e cioè che Darren mi aveva detto addio per telefono.
«Sta viaggiando lontano? Perché le strade non finiscono mai?» La osservai, sfiorandole la tempia.

«Anna... Sai che tuo padre non sta tornando.» sussurrai con un filo di voce.

La bambina tirò su con il naso. «No, mamma. Ti sbagli, papà verrà.»

Scossi leggermente la testa. Tentai di aprire bocca, ma la richiusi di fronte a quella tristezza. «Quando è nato Charlie, ha chiamato e ha detto che non sarebbe tornato, tesoro.»

Anna singhiozzò. «Forse era arrabbiato per qualcosa? Forse è per questo che non è venuto? Forse.» La sua vocina si ruppe in un singhiozzo. «É arrabbiato con me? Se n'è andato a causa mia?»

«Anna...» Mi piegai per accarezzarle il viso. «Che dici? Papà ti ama.»

Si tirò su di scatto. «No, mamma. Non mi ama...» Portai il palmo sulla sua guancia mentre le lacrime copiose le scendevano. «Se mi avesse amato, non se ne sarebbe andato! Non ci avrebbe abbandonati!» Con le lacrime che riempivano anche i miei, la tirai verso di me per darle un bacio sulla fronte e l'abbracciai. Si strinse al mio corpo, mentre i suoi singhiozzi si intensificavano. Posai un altro bacio sul suo capo e restammo così per un po'.

“Valeva la pena provare un dolore così potente per un uomo che non lo meritava?” Pensai.
E così decisi di fare un gesto liberatorio per potermi disfare del passato. Svuotai la parte dell'armadio, afferrai i pochi vestiti che aveva lasciato e li portai nella cucina assieme ad alcune foto di noi. Alzai lo sportello della stufa a legna e buttai tutto dentro. Osservai le fotografie per una manciata di secondi, poi le feci finire con gli altri oggetti indesiderati.
Ero pronta a dare alle fiamme tutto quanto... a incendiare e tramutare in cenere quell'amore. Dulcis in fundo, feci scivolare dal polso il braccialetto e restai a mezz'aria, aprendo il palmo per contenplarla un'ultima volta.

***

Quel momento che mi era tornato in mente svanì e continuai a osservarlo con espressione indecifrabile, priva di sentimenti. «L’ho bruciato.»

«Bruciato

Annuii. «Così come tu hai bruciato tutto andandotene, così ho fatto io.» Detto questo, abbandonai la stanza prima che potesse dire qualcosa. Non mi interessava di averlo ferito.








(Darren POV)

Rimasi immobile al centro della stanza chiedendomi il perché l'avesse fatto. Quel bracciale era stato il primo regalo che le avevo fatto qualche mese dopo il nostro matrimonio. Sapendo della sua passione per i talismani — o comunque oggetti magici — con i pochi risparmi del mio lavoro di tassista, ero corso in gioielleria.
Volevo farle una sorpresa.

***

La vidi appoggiata al muricciolo con una spalla e la raggiunsi da dietro con passi silenziosi. Le coprii gli occhi con una mano cogliendola di sorpresa.
«Darren?»

Le sussurrai uno “shh” abbassandomi al livello del suo orecchio. «Non aprire gli occhi fin quando non te lo dico io, ok? Ho una piccola sorpresa per te.» Lei fece un cenno affermativo e tenne serrate le palpebre raccogliendo le mani sul pancione. Nel frattempo, scavai nella tasca della giacca, tirando fuori quel bracciale. Le presi delicatamente la mano destra per metterglielo al polso. «Fatto. Aprili.»

Lo fece e guardò il gingillo, esclamando. «Ma è bellissimo!»

«Non è bello quanto te.» Spostò il suo volto niveo sorridente su di me, poi sull'oggetto che sfiorava con le dita. «Spero che vi protegga entrambe...» Le lasciai un dolce bacio sulla fronte e le facemmo combaciare.

***

A quel punto, il senso di amarezza tornò a punzecchiarmi il cuore e mi sforzai di trattenere le lacrime. Lasciai su due piedi la camera dei miei figli e mi fiondai all’esterno per andare verso la mia auto. Andy tentò di bloccarmi a metà strada ricordandomi che doveva accompagnarmi in hotel, ma gli mostrai il palmo teso in un chiaro ordine a farmi passare. Volevo starmene in solitudine e m’infilai nel lato guida. Avviai il motore velocemente e partii senza far caso a nessuno.









(Nora POV)

Appostata in piedi davanti alla finestra del mio balcone con le braccia conserte, gli occhi si stavano velando di pianto.
Nel pugno stretto stringevo quell’oggetto — quello che gli avevo confessato di aver polverizzato nella stufa a legna. Ma in realtà non era così.
Era stata una bugia. Abbassai il capo e aprii il palmo, dove custodivo il braccialetto con attaccato il ciondolo azzurro.
Lo fissai, rammentando di essere stata sul punto di volerlo scaraventare il mezzo alle fiamme che lambivano già i suoi vestiti e alcune fotografie. Ma all'ultimo ci avevo ripensato e stretto forte il mio pugno. Gettai un'occhiata alla foto di noi tre e la tirai subito fuori. I bordi erano inceneriti, tranne i nostri visi felici. Mi misi seduta sul pavimento con le ginocchia contro il petto e osservai la foto con il labbro che tremava. Il mio dito scorse sul volto di Anna... e mi passai la manica della maglia sulla guancia per asciugarla.
In quel momento, i ricordi mi sopraffecero come una doccia congelata e richiusi gli occhi a lungo. Inspirai e li riaprii per potermi tranquillizzare. Poi mi chinai per prendere il sacchetto, dove avevo conservato la foto della mia famiglia. La fissai di nuovo e dopo lasciai scivolare dentro anche il bracciale. Lo annodai e afferrai la borsa per nasconderlo in uno scomparto. Lo sguardo stravolto dalla malinconia, che man mano mi aggrovigliata lo stomaco, vagò fuori dalla porta-finestra...

Continuing

Finalmente ho aggiornato il nuovo capitolo e scusate tanto per il ritardo, ma dovevo perfezionarlo e questo mi ha tolto tempo per le letture che sto portando avanti. Allora...
Andy ha cambiato il risultato del test e, a quanto pare, è stato Darren a scoprire dallo stesso Oliver di quel piano diabolico!
Chissà se Oliver si renderà conto che Darren sta facendo uno strano doppio gioco anche con lui... Nora, intanto, ha mentito a Darren sul fatto di aver bruciato il bracciale: ma, secondo voi, cosa l'avrà spinta a dire una bugia?
Ma abbiamo una grande notizia per coloro che sono #Nommy convinti, ovvero che presto leggerete fiori d'arancio nelle prossime parti. Thomas diventa ufficialmente un Miller, ma lui ha pensato che sposando la ragazza potrà salvarla dalla polizia.
In attesa di scoprire cosa succederà ai nostri quattro protagonisti, non dimenticate una stellina per supportare la storia e farmi sapere un po' i vostri pareri.
La storia senza di voi non esisterebbe quindi il vostro parere è fondamentale per me. Non dimenticate inoltre che potete segnalarmi gli errori nel testo.
Ci vediamo nel prossimo aggiornamento! Io torno ad occuparmi delle letture ❤️

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