24.2 - È tutta colpa mia, perdonami 🦋
~🦋~
«È un tale destino.
Una tale punizione per me.
Anche se spari mille volte,
NON MORIRÒ.»
È tutta colpa mia...
Capitolo 24
(Seconda parte)
(Nora POV)
«Ho comprato qualcosa per cena.» Esordì, mentre avevo lo sguardo fisso davanti a me.
Spento, malinconico. Non riuscivo a pensare ad altro che alla mia bambina dietro quelle sbarre.
«No, grazie, Darren. Non ho fame.»
«Ma domani sarà una lunga giornata e ti sentirai debole. Forza, mangia.»
Mi si era chiuso lo stomaco e feci un cenno di dissenso.
«Non insistere Darren, non mi va nulla.»
«Ho passato due ore a cercare di farti fare un toast con formaggio e pomodorini, come piace a te. Ci ho anche litigato! Mi ha detto che non faceva il pane tostato con il formaggio! Allora, ho chiesto: "cosa vuol dire? Devo chiederle il permesso per mettere il formaggio tra due fette di pane?"» Un lieve sorriso increspò le mie labbra. «E pensi che abbia rinunciato? Che Darren si sia dato per vinto? Certo che no, non l'ho fatto. Guarda, ho comprato il concentrato di pomodoro.»
Feci incrociare i nostri sguardi per un istante, poi li sollevai. «Oh, Darren...»
«Lo so, è il preferito di Anna.»
«Come posso mangiare in questo momento?»
«Mangiando tutti insieme.»
Ruotai il collo. «Cosa dici?»
Portò la mano sul petto, con fare teatrale. «Seriamente, mi stai sottovalutando. Questo mi ferisce, signora Nora. Ho parlato con il commissario e ci ha dato il permesso di mangiare insieme per quindici minuti.»
Mi buttai a capofitto su di lui, avvolgendo le mani attorno alla sua schiena e poggiai il mento sulla spalla del ricciolino.
«Darren...» sussurrai con un filo di voce. Tirai su con il naso, le lacrime solcarono le guance, ma erano di pura felicità.
«Mi abbraccerai più spesso, Nora. Perché lo dico? Perché... d'ora in avanti, ti dedicherò la mia vita... per farmi stringere così e farò in modo che i nostri figli siano felici. Fidati di me per una volta, ok?» Poggiò il palmo sulla guancia creando un piacevole contrasto e accarezzò con il pollice, facendomi serrare gli occhi. Quando li riaprii, lo vidi scrutarmi intensamente con i suoi occhi verdi. «Andiamo... Prima che si raffreddi. La mia principessa lo deve mangiare caldo.»
Mi sbrigai a raccogliere la borsa al mio fianco. Mi alzai e afferrò la mia mano, cogliendomi alla sprovvista, tanto che non riuscii a spezzare il contatto fra le nostre dita e ci incamminammo spediti verso l'entrata.
Ci scortarono da Anna.
Alla nostra vista, scattò in piedi e si fece avanti. L'agente spalancò quella cella e mi fiondai ad abbracciarla. Mi era mancata così tanto che la nostra separazione mi era parsa durare dei secoli. Le presi il viso per constatare che stesse bene e poi mi feci da parte, per farle salutare anche Darren.
«Guarda, ti abbiamo comprato il tuo toast preferito...» disse, strappandole un sorriso mentre ci sedevamo sulla panca.
«Con concentrato di pomodoro?»
«Esatto.» Rispose.
«Non mi andava di mangiare, ma vedervi mi ha fatto tornare l'appetito.» Ci osservò entrambi e le passai le mani nei capelli. «Pensavo che ve ne foste andati.»
«Non ce ne andremo, amore. Mai.» Sibilai, spingendola verso di me per poi posarle un bacio sul capo. Tirai ancora una volta su con il naso e repressi un singhiozzo.
«È strano.» Si drizzò, ispezionando l'ambiente che ci circondava. «Siamo dietro a delle sbarre, ma siamo liberi.» Osservò Darren, che le strinse la mano. «Ora siamo insieme...»
«Sì, cara, è così. Siamo insieme.»
«Forza, bevi anche un po' di succo, è mela...»
Diede un morso al toast e intanto mi asciugai il viso dagli ultimi residui di pianto.
«Andrò in tribunale, papà.»
«Già, domani. L'avvocato farà del suo meglio per farti rilasciare in attesa del processo.»
«Che significa?»
«Significa che potrai andare a casa e non stare chiusa qui. Andrai solo in tribunale.»
Chinò la testa e annuì. «Lo spero.»
«Anche io...»
Mi rivolse un sorriso rassicurante e la lasciai adagiare sulla mia spalla, mentre una lacrima mi corse lungo la guancia. La tenni stretta, non avrei permesso che passasse un altro giorno in quella prigione. Avremmo trovato una soluzione e dimostrato che il suo gesto era stato scaturito dalla volontà di difendersi.
La mattina successiva, la corte decise di rinviare l'udienza direttamente al giorno 10 giugno 2022, per ascoltare tutti i testimoni ed esaminare le prove. Sperai in cuor mio che decidessero di rilasciarla e, grazie al cielo, autorizzarono la libertà condizionata. Il respiro mi si mozzò in gola, mi tappai la bocca, saltando in piedi dallo scanno quando il giudice abbandonò l'aula. Le ginocchia mi cedettero e Anna mandò un bacio volante che ricambiai con gli occhi pieni di lacrime. Decidemmo di aspettarla in corridoio e quando finalmente uscì la accogliemmo a braccia aperte e si gettò su di me e il padre senza mezzi termini. Sapere che non doveva più stare lì mi fece provare un sollievo immenso. La strinsi con forza.
Andò ad abbracciare Thomas e lo ringraziò per l'aiuto. In seguito Alan, per poi tornare a posizionarsi tra me e Darren, posando la testa su quest'ultimo.
«Non voglio interrompere questo momento familiare, ma dobbiamo arrivare a Andy il prima possibile. Il giudice è stato magnanimo... ha ritenuto che la ragazza dovesse essere rilasciata. Ma dobbiamo lavorare sodo fino al giorno del processo. Dovremmo contattare tutti quelli che conosciamo.»
«Credo che Andy abbia postato qualcosa su Instagram tre giorni fa. Sembra che sia a Dublino.»
«Allora, andiamo a controllare. Potremmo trovare qualcuno che sa qualcosa.» Propose Darren.
«Non abbiamo alcuna informazione, neanche minima.»
«Ok, allora chiederò un'ordine del tribunale per sapere dove è stato pubblicato.» Poi addolcì l'espressione, guardando verso la ragazzina che si stringeva a me. «Per ora, lasciamo che Anna si riposi. Teniamoci in contatto.» Ringraziai l'avvocato e si allontanò nel corridoio.
«Dobbiamo scoprire qualcosa finché l'avvocato non ottiene l'ordine. Chiediamo e indaghiamo su tutti quelli che conoscono quel bastardo. Possiamo anche andare a Doolin.» riprese Darren e Thomas annuì, lanciando un'occhiata interrogativa altrove.
«Cosa sta facendo qui Mason?» si chiese, corrugando la fronte.
L'avvocato si era fermata a fare due chiacchiere con il braccio destro della signora Nadine...
«La signora Nadine ha mandato il suo sottoposto. Sta ottenendo informazioni. Torno subito.»
Lo fermai per il braccio.
«Darren, smettila, non importa.»
«Darren, calmati, non facciamo nulla.»
Ci rivolse un cenno di saluto con il mento e sparì.
«Dai, facciamo riposare la principessa. Vi accompagno io.»
Recuperai la borsa che avevo lasciato sulla sedia e ritornai al fianco di Anna. Darren spiegò che sarebbe andato alla villa solo per vedere Kevin e di aver provveduto ad affittare una stanza in un hotel.
«Va bene, papà, ma sbrigati, okay? Sai che non abbiamo molto tempo. Non sappiamo cosa succederà tra una settimana...»
«Anna...» La ammonii.
Darren le prese il viso. «Sssh, Anna, non dire così. Di cosa abbiamo parlato?» Singhiozzò e le massaggiai la schiena. «Niente più tristezza e pianti, ok?»
Mormorò sì e le scoccò un bacio sulla fronte. Poi, la ragazzina si appoggiò su di me. Thomas mi informò che aveva appena ricordato di avere una riunione e che potevamo andare con Darren.
«Allora, non vieni?»
«No, potrebbe volerci molto e non voglio che mi aspettiate.»
Salutai sia lui che Alan e ci avviammo verso l'uscita.
~🦋~
«Fratellino!» Urlò Anna, correndo in giardino.
«Sei tornata, sorellina!»
Charlie le corse incontro e Anna divaricò le braccia per stringerlo forte a sé. «Mi sei mancato tanto, piccolino mio...»
«Anche tu.»
«Voglio anch'io un abbraccio dalla mia bambina!» protestò Denise e Anna l'abbracciò.
Tornò poi da Charlie e si accovacciò per raggiungere la sua altezza. «Sorellina, come hanno fatto a farti uscire così in fretta? O è stato... perché papà ti ha salvato?»
«Sì, papà è riuscito a salvarmi.» Lanciai un'occhiata a Darren che non poté nascondere la commozione, era ancora incredulo che Charlie non lo trattasse più da estraneo. «Ha cercato in tutti i modi di farmi uscire.»
«Grazie, papà.» Finalmente, aveva sciolto definitivamente tutto il ghiaccio. Si avvicinò prendendogli la mano e trascinò verso il tavolo. «Andiamo, venite, io e la zia Denise abbiamo fatto una grande colazione!»
Si andarono ad accomodare e Darren gli posò un bacio sulla testolina, scompigliando i ricci di Charlie.
«Che bello, e poi siamo molto affamati. Giusto, Anna?»
«Sì!»
Si mise seduto e osservai la scena, restando in disparte. Si tolse la giacca e Charlie gli chiese di passargli la salsiccia. Gli diede un altro bacio e porse il piatto.
«Devi ammettere che ha fatto un grande sforzo per tornare insieme ai suoi figli. Non ha smesso di insistere.» Mi scambiai un'occhiata con la riccia. «Guarda, quanto sono felici!»
«C'era bisogno di passare tanti guai per arrivare a questo momento, Denise?»
«Non era necessario, tesoro. Ma, sai, a volte per essere felici bisogna superare delle sfide.» Ne avevamo passate, ma ne era valsa la pena. I miei figli finalmente avevano il loro papà accanto e la gioia straripava. Avevo sempre sognato che succedesse. «Non pensarci. Meglio condividere una bella colazione con la tua famiglia. Tesoro, lo meriti.»
Increspai un sorriso e avanzai. «Grazie per aver preparato tutto questo, Denise. Ma non dovevi.»
«Questo e altro per la mia Nora.»
Anna chiese del prosciutto e intanto mi accomodai di fronte a Darren. La tavola era piena di squisite pietanze: Salsicce, prosciutto, uova, pomodori, fagioli... insomma c'era l'imbarazzo della scelta. Anna ringraziò Denise per il pensiero gentile che aveva avuto. Passai le uova a Charlie e mia figlia mi passò il contenitore del pane. Sembrava insolito poter vivere senza questa paura costante, che la polizia ci catturasse...
Si respirava una certa tranquillità, a cui non ero più abituata da ormai tanti mesi.
~🦋~
«Non hanno mangiato nulla. Guarda, si sono alzati e hanno lasciato il tavolo.»
«Stai calma, amica mia. I tuoi figli sono con te adesso, smettila di preoccuparti.» Mi rassicurò Denise. «Anna è andata a fare un bagno.» Scossi il capo per annuire. «Charlie è in camera sua.» Per qualche secondo non parlò, poi riprese. «Stavo pensando... come troveremo Andy in una settimana?»
«Denise, pensi che possiamo chiamare i tuoi zii e le tue zie? Forse sanno qualcosa.»
«Sì, li chiamerò.»
«Ha avuto un mucchio di soldi. Chissà dov'è andato.»
«Non voglio dirlo, ma... se non lo trovassimo?»
Darren sbatté leggermente la mano sul tavolo. «Lo troverò, anche in fondo all'inferno...» Lo guardai e distolse la faccia. «Charlie è in camera?» Denise mormorò un "mhm". A quel punto, si mise in piedi. «Vado a controllarlo. Poi incontrerò il signor Matthew e andrò a vedere Kevin. A più tardi, ragazze.»
Feci un cenno d'assenso, mentre raccoglieva la giacca e diresse verso casa, lasciandomi con Denise. Ci scambiammo un'occhiata, mi riservò un sorriso genuino e presi un lungo respiro.
(Helen POV)
Gironzolai avanti e indietro per la stanza, controllando di tanto in tanto lo schermo.
«Quando è troppo è troppo, per favore, siediti. Mi gira la testa.»
«Non riesco a sedermi. Sono così ansiosa che potrei impazzire. Cosa diamine è successo?» Liberai uno sbuffo. «Perché Mason non chiama?» Poi, lo squillo del cellulare interruppe il mio andirivieni. «Ah... Ciao, Mason? Cos'hai fatto?» Attesi un minuto, in silenzio. «Come l'hanno rilasciata? Di cosa stai parlando? Non è questo che mi interessa. Darren c'è?» La risposta affermativa mi lasciò l'amaro in bocca e alzai gli occhi, agganciando immediatamente. Guardai mia madre, le labbra in una smorfia di disappunto. «Darren sta con loro, mamma.»
«Non fare così, cara. Devi essere paziente e aspettare...» Suggerì e mi accomodai con un tonfo secco sul ciglio del letto.
«E come? Come faccio, mamma? Sono distrutta. Non conto già più nulla. Loro saranno felici insieme e io qui, da sola, con il cuore a pezzi.»
Mi poggiò la mano sulla schiena.
«Non preoccuparti, tesoro. Non pensarci più, per favore. Dai, bambina mia, non soffrire.»
Ma non erano sufficienti quelle parole a lenire il dolore...
Non potevo - e volevo - rinunciare a mio marito.
Non volevo lasciarlo andare con quella. Non volevo arrendermi e smettere di combattere...
Sollevai lo sguardo. «Andrò da Darren. Sono sua moglie e la madre di suo figlio. Non può ignorarmi. Non può.»
Mi alzai in piedi e mia madre scattò su. «No, Helen. Non andrai da nessuna parte. Siediti lì. Sono già troppo arrabbiati con te. Non peggiorare le cose.»
«Cosa me ne importa?» replicai, facendo spallucce. Non c'era niente che potesse fare o dire per impedirmelo. Afferrai la borsa dal comodino, mettendoci dentro il cellulare, e quando la vidi chiudere la porta a più mandate scoppiai a ridere. «Mamma, non essere sciocca. Cosa fai?»
«Non voglio che tu vada da nessuna parte, Helen. Non posso permetterti di farti ancora del male.» Spalancai la bocca, scioccata. «Ora siediti lì e resta con tuo figlio, ha bisogno di te, devi capirlo.»
Risi. «Hai chiuso la porta dall'interno?»
«Sì!» Asserì, determinata.
Era ridicolo. Non ero una bambina che aveva bisogno di essere protetta. Ero perfettamente in grado di cavarmela da sola.
(Thomas POV)
«Avrei potuto prendere un taxi. Voglio dire, per non farti arrivare in ritardo.»
Corrugai la fronte e spostai lo sguardo dalla strada a mio fratello. «In ritardo, dove?»
«Be', pensavo avessi una riunione.»
«Ah no, non preoccuparti per quello. È tutto ok.»
«Avevi davvero una riunione o hai mentito per lasciarli soli a passare più tempo in famiglia?»
Mio fratello era perspicace...
«Perché avrei dovuto mentire? Ho una riunione, ci andrò più tardi.» Risi, ma con amarezza.
«Thomas... ascolta, sei triste, si capisce. Ma hai fatto davvero la cosa giusta e lo sai.»
«Avevi ragione, sai? Dall'inizio. Mi vergogno di essermi reso conto solo ora che non ho posto nella sua famiglia. Non riuscivo a capirlo prima. Ma oggi... me ne sono reso conto.»
Dovevo accettare quella realtà, mettermi l'anima in pace una volta per tutte. Non avrei mai avuto il cuore di Nora, né il suo amore, perché avevo visto come guardava Darren ieri e si percepiva uno strano legame, che andava al di là della comprensione umana.
Era innamorata di lui. Era palese.
«Tutto è successo come doveva accadere.»
Non ne avevo la più pallida idea se sarebbe stato un bene...
«Non lo so, Alan. Ma quello che ha fatto Darren... fino a poco tempo fa pensavamo fosse sleale, un farabutto che aveva abbandonato la sua famiglia nel momento del bisogno.» Sospirai. «Ma oggi ha fatto la cosa giusta e naturalmente lei è la figlia, è il suo sangue. È stato ammirevole. D'altra parte... non credo che sarei finito volontariamente in prigione.»
«Non dire così, Thomas. Hai fatto molto per loro, ti sei sacrificato per la loro felicità e sei diventato un padre...» Scrollai le spalle. «E ho fiducia che, un giorno, troverai quella giusta e finalmente sarai felice. Te lo meriti più di chiunque altro.»
«Non ho la testa per pensarci. In questo momento, voglio solo che Anna venga scarcerata.»
«Questo è mio fratello!» Mi diede una pacca sulla spalla. «Hai un cuore meraviglioso. La donna che ti amerà sarà fortunata.»
Accennai un sorriso e posai la mano sulla sua gamba.
«Anche tu, fratellino.»
Riportai le mani sul volante e gli scoccai un'occhiata dolce.
~🦋~
Mentre percorrevo il corridoio in hotel, m'imbattei in Alyssa. Camminava in modo strano, si fermò un istante per piegarsi in due e digrignò i denti. Mi avvicinai subito.
«Alyssa? Cos'hai?»
Alla mia vista cercò di mascherare il malore e si drizzò. «Thomas, ehm... non preoccuparti, non è niente. Ho le coliche. Ora andrò dalla mia dottoressa per farmi aiutare.»
«Dai, ti accompagno io.»
«No, grazie. Non c'è bisogno.»
«Alyssa, non accetto un rifiuto. Non hai un bell'aspetto. Non ti lascerò sola in questo stato. Vieni, appoggiati a me.»
Le porsi il mio braccio, a cui si aggrappò e riprendemmo a camminare lentamente. Tornò ad avere altre fitte e si portò la mano al fianco.
«Ah, a proposito, ho dimenticato di chiederti come sta Anna.»
«Bene, è a casa con la sua famiglia.»
Una volta arrivati allo studio medico, la dottoressa le fece un'ecografia. Alyssa fissò il monitor, poi me, sospirando un paio di volte. Le feci un cenno con il capo di non preoccuparsi. Sarebbe andato tutto bene. Fece di sì, ma dai suoi occhi traspariva un po' di incertezza. La dottoressa la informò che era normale, era un problema comune e non c'era nulla di grave. Poi, si bloccò.
E da lì, trattenni il respiro e temetti il peggio.
«Ma... cosa succede? È successo qualcosa al mio bambino?»
La paura mi attraversò come una stilettata di ghiaccio.
«No, no. Non so come dirtelo, ma sarebbe più corretto dire "i tuoi bambini"»
«Come dici?» chiese, incredula.
«Avrai due gemelli, Alyssa.»
La notizia mi lasciò totalmente con la bocca aperta.
Due...
«Sul serio?» Esclamò, tutta emozionata.
«Ha fatto la dispettosa, ecco perché non l'abbiamo vista.»
«Alyssa...» Sussurrai e quest'ultima si voltò verso di me. «Non ci posso credere. Avrai due gemelli.» Sorrise e le lacrime le bagnarono il viso.
«Dato che provengono dallo stesso ovulo, non siamo riusciti a vederlo nel primo esame preliminare. Può verificarsi, anche s'è raro. Non viene data questa notizia normalmente, specie in questa settimana di gestazione, ma tu sei mia amica, quindi non arrabbiarti se sbaglio. Molto probabilmente... avrai due figlie, Alyssa.»
Posai la mano sulla spalla di lei, vedendola in quel vortice impetuoso di emozioni.
«Avrò due bambine?»
«Sì, amica.»
Una lacrima le rigò la guancia.
«Stai bene?»
Le accarezzai la spalla e assentì. «Sì, piango per l'emozione.»
«È normale, anch'io mi sono emozionato.» Confessai.
Anche se purtroppo il padre di queste bambine non ero io, era comunque un'esperienza che ti stravolgeva l'esistenza.
«Hai perso un po' di peso. Devi prenderti più cura di te stessa. Ti prescriverò alcune vitamine.»
«Sì per favore, è una stacanovista, non mangia bene, ha sempre fame, la vedo. Terrò d'occhio tutte e tre, d'ora in poi. Ti offrirò anche un drink vitaminico, ok?»
«Le farà molto bene.» rispose, per poi alzarsi dallo sgabello.
Si tirò su e mi prestai a darle subito una mano. Mi assicurai che non facesse movimenti bruschi e si mise lentamente in piedi.
Ora doveva prendersi cura di lei e anche delle due bambine meravigliose, che sarebbero presto venute al mondo.
«D'ora in avanti, dovrai nutrirti meglio e assumere prodotti sani, come questo.» Spiegai, mentre camminavamo per la strada con tra le mani i cocktail alla frutta.
«Cosa c'è dentro?»
«Cosa non c'è, vorresti dire. Banana, mela, carota, arancia, mirtillo, melograno. Tutto...»
«Sembra buono, in effetti. Penso che anche alle piccole sia piaciuto. Mi sento già meglio.»
«Sono felice.» Le rivolsi un sorriso e fece un altro sorso dalla cannuccia. «È stato fantastico. Quando ti ha detto che avresti avuto due gemelli, ero emozionato. Il padre è di sicuro l'uomo più fortunato, perché avrà due figlie.» A un tratto, si rabbuiò e fermò. «Qualcosa ti ha infastidito? Scusami.»
Scosse il capo. «No, ecco. Sono ancora sorpresa che mi si sia stato detto che avrò due gemelle e... ho sentimenti contrastanti.»
«Sì, è comprensibile.» Poi deglutii un fiotto di saliva e tornai serio. «Voglio chiederti una cosa, Alyssa.» E non intendevo intromettermi in affari che non mi riguardavano, ero suo amico e volevo il meglio per lei. «Quando lo dirai al padre? Dove sta?»
Ci pensò su. «Vive in America. E naturalmente glielo farò sapere, lo chiamerò.»
Iniziai a balbettare. «Andrai... con lui o resterai qui?»
«Non lo so, Thomas. Non ho avuto modo di pensare a quello che farò dopo. È successo tutto così in fretta.»
«Certo, hai ragione. Scusami.»
Non volevo farle un interrogatorio, però non sembrò prenderla, mi sorrise. La esortai a riprendere la passeggiata.
(Darren POV)
«Perché è successo tutto questo, Darren?» chiese, mentre avevo gli occhi schivi.
Odiavo quello che avevo fatto. Mi odiavo per tutto il male e il dolore che avevo arrecato...
«Mi creda, signor Matthew, continuo a farmi la stessa domanda. Perché è successo? Ma non lo so.» L'uomo abbassò lo sguardo. «Lei crede nel destino?»
«Penso che tutte le persone abbiamo delle scelte nella vite, e in base alle loro decisioni, devono assumersi tutte le conseguenze delle azioni che commettono, Darren.»
«Non era nei miei piani ferire sua figlia. Ma... l'ho praticamente fatto.»
«Hai mentito fin dall'inizio. Hai nascosto di avere una famiglia e dei figli.» Mi rammentò. «Suppongo... che dopo le cose siano peggiorate, giusto?»
«Sì.. sfortunatamente. Ha ragione.» L'anziano restò in silenzio. «Provo un gran rispetto per lei. Mi ha accolto nella sua famiglia e trattato come un altro suo figlio. Lo apprezzo.»
«Sì, Darren. Ti ho sempre visto come un figlio, ecco perché tutto questo mi fa ancora più male.» confessò, guardandomi dritto negli occhi e non riuscii a sostenerli. Mi vergognavo di aver deluso l'unica persona che aveva creduto che ci fosse del buono in questo povero orfano. «Ma capisco bene... cosa significa vivere con un segreto e stare lontano da tuo figlio. Se non affronti il tuo passato, ti raggiungerà e ti colpirà in faccia. L'ho sperimentato.»
Annuii. Non eravamo molto diversi. Anche lui aveva avuto un bambino da una donna diversa dalla moglie e probabilmente l'aveva amata, esattamente come io amavo Nora...
«Ho sempre ricevuto quello schiaffo, ogni giorno, mi creda. Ma ho promesso che rimedierò a tutti i miei errori, o... ci proverò. D'ora in poi, cercherò di vivere la mia vita con molta più onestà. Signor Matthew, voglio divorziare da Helen e... lascerò l'azienda.» Sbuffai. «Penso sia la cosa giusta da fare. Non voglio ferire Kevin in tutto questo.»
«Sono d'accordo con te. Neanch'io voglio che mia figlia soffra di più.» Poi, abbassò lo sguardo e annuii. «Ah, e non dimenticare che farò del mio meglio per aiutare Anna.»
«Grazie, signor Matthew. Per la sua comprensione, per il suo supporto. Per tutto.» Si limitò a guardarmi. «Dal più profondo del mio cuore, grazie.»
Nonostante fosse deluso dal mio atteggiamento, quell'uomo era sempre caritatevole e altruista...
Quando giunsi alla villa, come programmato, parcheggiai nel patio e trovai il campione che stava giocando con Brandon.
«Papà!»
Corse da me e lo presi immediatamente in braccio per stampargli un bacio sulla guancia. «Cosa fai? Stavi giocando?» domandai e lo rimisi a terra.
«Vuoi giocare, papà? Charlie se n'è andato e sono annoiato.»
«Certo, giochiamo. Dov'è tua madre?»
«Dorme tutto il tempo, non esce dalla sua stanza. Possiamo andare a trovare Charlie?»
Gli presi il viso fra le mani, chinandomi. «Certo, ti porterò a casa sua. Ok?» Iniziò a saltellare e agitare le manine per aria. Brandon mi disse che aveva provato a giocare con lui, ma a quanto pare mio figlio si era annoiato a morte. Gli sorrisi e poggiai la mano sul braccio del giovane. Lo congedai e mi consegnò il telecomando. Proposi al bambino di fare una gara di velocità con quelle macchinine...
«Vuoi guardare un film, papà? O possiamo giocare a un videogioco?»
Mi inginocchiai. Purtroppo, le cose non erano più come prima, e in quella casa non ci avrei più abitato, pian piano si sarebbe abituato. «Tesoro... oggi non potrò restare, perché ho alcune cose da fare, ma verrò a trovarti domani. D'accordo?» Annuì. Quel bambino era comprensivo e intelligente. Tornai in piedi per riprendere, ma le macchinine finirono per impantanarsi nel prato e non riuscirono a muoversi. Le tirai fuori, mettendole di nuovo in posizione di start, e ricominciammo.
«Ti sto superando, guarda!»
«Sei veloce, papà.»
«Lo sono, eh?»
«Darren, ti sei ricordato di avere un figlio. Mi congratulo con te! Bravo!» mi schernì, con un sorriso sardonico stampato sulle labbra e allungò la mano.
«Cosa c'è che non va in te, Helen? Perché dici certe stupidaggini davanti al bambino?»
«Non ho detto niente di male. Se non fosse stato per Charlie, saresti venuto qui prima.»
«Papà è già qui, mamma. Ha delle cose da fare, ma tornerà domani.»
«Davvero? Hai chiesto a tuo padre quali cose urgenti deve fare?»
«Helen.» La guardai in tralice. «Non farlo.»
«Non sto facendo nulla, Darren. Non eravamo d'accordo che gli avremmo sempre detto la verità? Be', è quello che sto facendo. Kevin, piccolo...» Assunse un'aria dispiaciuta. «Tuo padre purtroppo ha scelto di giocare con altri bambini. Ecco perché se n'è andato... per sempre.»
Tirai uno sbuffo e appoggiai la mano sulla testa di Kevin. «Piccolo, la mamma scherza. Sei un po' sudato. Perché non vai a cambiarti?» Con quella scusa, lo feci allontanare. Raccolsi la macchinina per posarla sul muretto e tornai da Helen che aveva incrociato le braccia al petto, guardando alle sue spalle. «Sembra che tu abbia perso la testa. Sei così malata al punto da ferire il tuo stesso figlio, te ne rendi conto? Ma ricorda questo Helen, qualunque cosa tu faccia, non potrà mai cambiare nulla.»
Io e lei ormai aveva chiuso definitivamente.
La superai per dirigermi alla macchina. Non sarei rimasto un solo secondo in più...
«Sono io che faccio del male a mio figlio oppure tu? Sei il colmo della spudoratezza!»
Ignorai gli insulti e feci la retromarcia per uscire.
Durante il tragitto, ricevetti una chiamata dall'avvocato, che mi informò che avevano individuato il luogo nella foto di Andy.
Si trovava a Dublino, più precisamente nella periferia, e non distava molto. Mancavano solo dieci minuti buoni e forse avrei acciuffato quel farabutto.
“Continuing”
Anna è stata rilasciata, per fortuna... anche se serve un testimone e... quindi Darren dovrà mettersi alla ricerca di Andy.
Pensate che lo troverà?
Helen diventa sempre più instabile, dire quelle parole davanti al bambino senza curarsi di ferirlo, sinceramente io fossi in Darren l'avrei sputata in faccia.
Darren ha riconquistato un posto nella sua famiglia e...
UDITE UDITE... Alyssa aspetta due gemelle dal nostro Thomas, ma lui ancora non lo sa. È proprio carino Tommy che si occupa di lei, pur sapendo che le bambine non siano figlie sue e lei stia mentendo.
Molto presto... ogni personaggio raggiungerà il suo finale, qualunque esso sarà, e si capiranno molte cose. Credo che il gran finale sarà a dicembre... e diremo addio a questa storia che ci ha accompagnato per due anni.
Non sono pronta, mi mancheranno troppo... 😳
Ma come tutte le storie... Sapevo che sarebbe arrivato questo momento. Questo finale vi lascerà con il fiato sospeso...
Vi aspetto nel prossimo aggiornamento!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro