23.1 - Tutto quello che è successo è un gioco del destino? 🦋
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«È un tale destino.
Una tale punizione per me.
Anche se spari mille volte,
NON MORIRÒ.»
Tutto quello che è successo
è un gioco del destino?
(prima parte)
(Helen POV)
Il suo sguardo tagliente si concentrò sulla sottoscritta e ripeté. «Senti, Helen, per l'ultima volta: le hai detto qualcosa? Se non fosse stata così spaventata, non avrebbe preso Charlie per scappare da qui!»
«Smettila! Nora, smettila, non farmi altre domande. Trovate quei bambini altrimenti mio figlio...» Serrai le palpebre, rischiando di perdere i sensi. Darren mi trascinò verso il divano dove mi sedetti lentamente e intanto Thomas e Nora si misero alla loro ricerca. Portai la mano alla fronte con il capo chino e mia madre mi porse la bottiglietta, ma la scacciai con la mano. «Ah... no, no. Non voglio acqua. Darren.» Non era di bere che avevo bisogno. «Se non riusciamo a trovare quei bambini, mio figlio non migliorerà. Ti prego, trovali!»
«Cerca di calmarti.» Rialzò il volto, i tratti erano contratti. «Prima, spiegami cos'è successo. Avete avuto un litigio? Cos'ha sentito Anna? Perché sono scappati?»
Alzai lo sguardo verso mia madre per chiedere un suggerimento, ma scosse il capo come a dirmi di non parlare.
Presi un sospiro. «Non so, credo di aver detto che speravo non cambiassero idea o qualcosa del genere. Io e Nora abbiamo avuto delle tensioni ultimamente.»
Si rimise in piedi. «Ma brava Helen, anche in questa situazione ti comporti così, brava!»
«Ora la colpa è mia?» sbottai, schizzando in piedi. «Perchè, dimmi? Cosa vuoi insinuare con questo? Tu pensi solo a loro. La cosa importante ora è Kevin, non capisci?»
«Calmati. Darren, non è il momento né il luogo per discutere. Dobbiamo trovare il ragazzino il prima possibile.»
«Lo faremo!» Ringhiò a denti stretti. «Lo faremo!»
Portai la mano alla fronte, sfinita. Gli eventi mi stavano sommergendo e non riuscivo a sopportarlo.
Kevin lo chiamò e rientrò. Mia madre mi accarezzò la spalla.
«Che facciamo?» Domandai.
«Chiamerò Mason. Li troverò dovunque siano. Te lo prometto, cara.» Esalai un altro respiro.
Non potevo perdere la calma e farmi vincere dall'esasperazione.
(Anna POV)
«Charlie, dobbiamo dirlo alla mamma. Dobbiamo chiamarla subito!» dissi. Probabilmente ci stava cercando da tutte le parti, preoccupata. Ma avevo preso questa scelta con consapevolezza. Se Kevin guariva, sarebbe finita in galera per colpa di quella donna.
«Ma non abbiamo un telefono. Come facciamo a chiamarla?»
Sbuffai. «Non lo so, ma troveremo un modo, andiamo.» Camminammo a zonzo per un po', nei paraggi dell'ospedale, sperando di trovare qualcuno che ci aiutasse. Per una fortuita coincidenza, si palesò all'orizzonte una signora e mi avvicinai. «Buongiorno, potrebbe prestarmi il suo telefono per chiamare nostra madre?»
Ci scrutò con aria alquanto confusa.
«Be', direi che non ci sono problemi. Prima di tutto ditemi, cosa c'è che non va, bambini? Vi siete persi? Cosa fate qui? Siete nei guai?»
«No, no, è solo che non abbiamo un telefono e dobbiamo parlare con nostra madre.»
«Ok, dammi il suo numero e la chiamerò.» Mentre era intenta a cercare nella sua borsa, mi sentii chiamare da dietro. Mi girai e vidi arrivare l'autista dei Miller.
«Anna? Dov'eravate? Andiamo in ospedale.»
«No, io chiamo la mamma.»
«Devi essere sciocca, vero? Va bene, allora facciamo così. Andrò da quel poliziotto laggiù.» Mi indicò col dito e osservai la traiettoria, notando una volante della polizia parcheggiata. «Gli darò il nome di tua madre.» Mio fratello si aggrappò a me. «E la verranno a prendere. Che ne dici?»
«Che succede, ragazzi? Chi è lei?»
«Non si preoccupi, signora. Sono lo zio di questi diavoli. Il ragazzino doveva sottoporsi ad un intervento alle tonsille, ma si è spaventato ed è scappato dall'ospedale con la sorella.»
«È vero quello che sta dicendo, bambini? È vostro zio?»
Avrei dovuto dire di "no" e smascherare la menzogna ma, alla vista della polizia, il mio smisurato orgoglio si incrinò totalmente.
«Sì... lo è.» risposi lanciando un'occhiata torva all'uomo, che sorrideva sornione.
«Allora, torniamo in ospedale. Ci scusi, buona giornata.»
Quando giungemmo all'ingresso, quella donna ci stava aspettando a braccia conserte. Il suo sguardo non mi piaceva affatto, ma avanzai a testa alta. Congedò e ringraziò il tirapiedi. Quella megera non mi avrebbe spaventato con i suoi modi autoritari o sguardo da rapace.
Non avevo paura.
«Cosa pensavate di fare? Ti ho già detto che, ovunque tu vada, io ti troverò. Ora verrete con me di sopra. Charlie andrà subito in sala operatoria. I medici lo stanno aspettando, è tutto pronto.»
«No, non verremo. Ho sentito quello che stai tramando con tua figlia.»
«Helen era sconvolta e non sapeva cosa stava dicendo.» Provò a giustificarla e i miei occhi si colmarono di rabbia mista a lacrime. «Non potevo oppormi ai suoi piani. Non continuare a giocare sporco o sarà peggio per voi.»
«Sono stanca delle tue minacce! Non mi fido né di te né di tua figlia. Dirò tutto a papà.»
«D'accordo, non fidarti. Vai a dirglielo, ma sarai tu quella che pagherà le conseguenze. Chiamerò la polizia. Verrà e porterà via tua madre in due minuti.» Una lacrima mi sfuggì, rigandomi la guancia e distolsi lo sguardo. «È questo quello che vuoi?»
Charlie mi strinse il busto e strattonò. «No, sorellina! Non lasciare che prendano la mamma. Per favore, smettila di litigare.»
Gli avvolsi il braccio attorno alla schiena e fissai quel mostro.
«Odio davvero tua figlia e te.»
«Va bene, è sufficiente. Qualunque cosa tu dica non mi interessa. Non denuncerò la tua cara madre, non aver paura. Non rischierei la vita di mio nipote.» Sollevai lo sguardo. «Kevin ha molto bisogno di Charlie. Ora puoi fidarti di me o... no, come preferisci. Scegli, ragazzina.»
Non mi sarei mai potuta alleare con lei, neanche per sogno. Ma in ballo c'era la vita e la libertà di mia madre. Ed era l'unica cosa che contava, in quel momento...
(Nora POV)
Avevo chiesto a chiunque avessi incrociato, in ospedale, se avessero visto una ragazza di sedici anni in compagnia di un bambino, ma ogni volta la risposta era stata "no".
Tornai da Thomas con i nervi a fior di pelle. I miei figli erano spariti.
Non si sarebbero mai sognati di non dirmelo e allontanarsi. Non capivo cosa avesse spinto Anna a commettere una simile imprudenza. Non era una ragazza immatura e sapeva quello che faceva.
«Non si trovano da nessuna parte. Ho controllato il giardino e nessuno li ha visti. Forse si sono nascosti. Non hanno un posto dove andare. Non ho idea di dove possano essere!» L'infermiera si avvicinò per avvisarci che avrebbero riprogrammato l'operazione. Helen li supplicò di aspettare. A quel punto, la signora Nadine arrivò, accompagnata dai miei due figli, e mi fiondai da loro. Mi gettai su mia figlia e poi sul piccolino. «Dove eravate, eh?» chiesi, staccandomi. «Cosa è successo?» Anna non rispose. «Stai bene?» Chiesi poi a Charlie, che annuì, mentre gli sfioravo la guancia.
«Anna, cos'è successo? Dicci, perché ve ne siete andati in quel modo?» si inserì Darren.
«Non è successo niente, siamo solo andati a prendere aria.»
«Signora Nadine, dove li ha trovati?» chiese Thomas.
«È stato Mason a vederli.» Portai la mano sul petto per calmare i battiti e sospirai, travolta da un'ondata di sollievo. «Stavano solo passeggiando e prendendo aria. Li ha trovati e riportati indietro.»
«Hai avuto paura? Volevi uscire dalla stanza?» domandò l'infermiera, piegandosi in avanti verso Charlie.
«No, non ho paura. Forza, non facciamo aspettare Kevin, sono pronto.»
«Molto bene, non ti spaventi di nulla! Sei forte come un leone, eh, vero?» Esclamò Darren entusiasta, afferrandogli il volto fra le mani.
L'infermiera gli tese la mano che lui prese. Mi chiese il consenso di portarlo dal medico e annuii. «Sarò qui, tesoro, non aver paura.» Feci un altro sospiro, rivolgendo lo sguardo alla bionda, che aveva le braccia incrociate. «Helen non scherzare più con me e i miei figli. Sopporto tutto questo solo per Kevin, ma la mia pazienza ha un limite.»
«Ok, hai ragione, Nora. Mi spiace.» Fissai mia figlia, ma quest'ultima girò la faccia. «Non intendevo dire quelle cose, Anna.»
«Non lascerò che accada di nuovo una cosa del genere, ok, Anna? Non preoccuparti.» la rassicurò Darren.
Si limitò ad assentire. Le accarezzai la schiena e mormorai. «Vieni con me.»
Svoltammo nel corridoio per dirigerci nella stanza del fratello. Non so perché, ma quella faccia sconvolta mi suggeriva altro.
Non era il tipo da comportarsi in quella maniera. Una volta dentro, mi girai e assunsi una posa severa con le mani ai fianchi.
«Anna, cos'è successo? Cosa hai sentito?» Mi precedette Thomas.
«Ascolta Thomas, Helen sa già tutto.»
La rivelazione improvvisa lasciò sia me che il ragazzo basiti.
«Cosa intendi dire?»
«Lei sa tutto, mamma. Sa che tu e papà eravate sposati e che stiamo scappando dalla polizia. Sa che mio padre avrebbe divorziato da lei e ha detto che se "non avrebbe avuto pietà, non lo farò nemmeno io".» Lanciai un'occhiata perplessa a Thomas che sbatteva di continuo le palpebre. «L'ho sentita parlare con la signora Nadine. Mamma, hanno intenzione di denunciarti. Vogliono farlo dopo l'intervento di Charlie. Per questo ho preso Charlie e siamo fuggiti.» Guardai il giovane, pietrificata. La porta si aprì e la vedemmo entrare. «E questa donna mi ha trascinato qui con la forza, minacciandomi di denuncia!»
«Per favore, per prima cosa calmati.» Esordì.
«Come faccio a calmarmi, signora Nadine, eh? Dopo aver usato Charlie, avete intenzione di denunciarmi. Come posso stare tranquilla?»
«Perché non metterei mai a rischio la vita di mio nipote. Helen l'ha detto per rabbia e vendetta, ma non è necessario parlarne oltre.» Mi voltai, assottigliando le labbra. «Non appena l'intervento è terminato e l'intero processo completato, uscirete per sempre dalle nostre vite.»
«Signora Nadine, stavamo per partire. Abbiamo anche comprato casa. Siamo rimasti solo per Kevin, ma appena starà meglio e il processo in ospedale sarà finito, ce ne andremo.»
«Come dici tu, nessun problema.» Asserì la donna con il mento sollevato.
«Da quanto lo sa Helen?»
«E che importa, Nora? Mia figlia sta cercando di proteggere il suo matrimonio. Quando ha scoperto della malattia di Kevin era completamente devastata. Non voglio che nessuno di voi le faccia pressioni!»
«Non ho niente a che fare con sua figlia, signora. Non ho mai cercato di distruggere nulla. Sono tranquilla perché non ho fatto nulla di male.»
«Non hai bisogno di fare nulla. Basta la tua presenza.» Distolsi il viso, trattenendo il disgusto. «Non dirai mai a Darren che Helen sa tutto. Quando Kevin si riprenderà, te ne andrai da qui, in silenzio. Siamo d'accordo, Nora?» Ridusse gli occhi e ghignò. «Credo di sì.»
Lanciò un ultimo sguardo al figliastro e mi accasciai sulla poltrona con la mano in fronte.
«Perché sei d'accordo con lei? Dovremmo dire a papà cosa sta combinando la moglie!»
«Anna, noi staremo lontani da loro e loro da noi, ok?» Si mise seduta, con il viso bagnato di lacrime, disapprovando la decisione. «Se Darren lo scopre, non si fermerà, e tutto questo si complicherà. Ti prego di capire che questa gente non ci lascerà in pace!»
Ci rimuginò. Thomas provò a farla ragionare che andarcene ci avrebbe portato meno problemi. Dopotutto, ci avrebbe aiutato a smaltire tutto il carico di stress.
«La signora Nadine ha ragione. Non mettiamoci di più nei guai. Meglio andare a vedere come sta Charlie prima dell'intervento, andiamo.»
Mi rimisi in piedi annuendo e uscimmo.
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Charlie era in sala operatoria e stavamo aspettando.
Chiesi a Thomas l'orario almeno una decina di volte e rispose poi: "quindici minuti fa". Era passato solo un quarto d'ora. Purtroppo, l'ansia mi stava divorando e continuai a torturare le mani, strofinandole sul pantalone.
Appoggiai delicatamente la testa sulla spalla del ragazzo e sbuffai.
«Lo so, ma non posso farci niente.»
«Charlie è felice, tranquilla. Sta salvando suo fratello e si sente un vero eroe. È così orgoglioso.»
«Ha un grande cuore.» Sollevai di poco la testa per incrociare gli occhi screziati di blu di Thomas. Alla vista di Darren, tornai a raddrizzarmi.
Si era trattato di un piccolo momento di debolezza.
«Non è ancora uscito?»
«Uscirà presto.» risposi.
Si andò ad appoggiare alla parete e lo guardai d'istinto. «Metteranno Kevin in quarantena adesso. Helen rimarrà con lui. Stanno facendo alcuni esami.»
«Ah, c'è un processo di isolamento?» chiese Thomas.
«Sì. Dopo aver prelevato un campione di Charlie, verranno eseguite alcune procedere. Poi, inizierà il delicato processo di trasferimento. La verità è che hanno detto un sacco di cose e mi sono confuso.» Chinai lo sguardo e annuii. Non doveva essere facile per nessuno. «Ma... tutto andrà bene.» I nostri sguardi si incastrarono. «Non essere preoccupata.»
Assentii. «Sì.» biasciciai, guardando poi il pavimento.
Nessuno dei due disse altro.
Il medico nel suo studio ci comunicò che Charlie poteva tornare a casa. La permanenza di Kevin sarebbe stata più lunga, all'incirca di una settimana, per monitorare la situazione. Poteva avvenire un eventuale rigetto. Era un'opzione da non escludere e occorreva tempo per capirlo. Poteva servire un nuovo donatore o addirittura mio figlio doveva tornare ad operarsi. Una parte di me era preoccupata che succedesse.
Tra una settimana si sarebbero saputi i responsi ufficiali. Portammo i bambini a casa, entrambi si erano addormentati profondamente.
Trascorremmo dei giorni tranquilli all'insegna del divertimento e della pace. Abbie viziò Charlie portandogli la colazione a letto. Anna, per quanto possibile, tentò di deviare la signora Nadine. Thomas, nel frattempo, si occupò della casa e dei lavori. Darren andava tutti i giorni in ospedale, anche se non poteva avere contatti con Kevin, ma gli dava coraggio. Charlie dava una mano a Thomas e la casa prendeva sempre più forma. Spesso Anna era pensierosa, non riusciva ad accettare che avremmo lasciato la villa, -ma più che altro - che avrebbe dovuto lasciare suo padre...
Cercavo di tirarla su di morale, come potevo.
Alla fine ciò che contava è che saremmo stati felici e al sicuro.
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Una settimana dopo
Kevin finalmente tornava a casa dopo aver superato l'isolamento preventivo e volevamo accoglierlo in grande stile. Charlie era il più eccitato.
«Mamma, manca ancora molto? Sto per mollare i palloncini per l'eccitazione!»
«Puoi lasciarli.» suggerì Anna, al mio fianco, a braccia conserte.
«Perchè nessuno ha fatto una cosa del genere per Charlie? Ha donato lui il midollo.»
Ovviamente l'atmosfera allegra venne guastata da Dorothy, che non si astenne dal dire le solite stupidaggini e la suocera la rimproverò. Suo nipote era tornato in vita. Oliver mormorò di lasciar perdere, tanto la moglie era un caso disperato.
«Signora Nadine, è tutto finito? Kevin è migliorato?» chiese Dayane.
«Grazie al cielo, sta meglio.» Anna mi lanciò uno sguardo sereno e sorrisi, accarezzandole le spalle. «Ora tutto è passato.»
«Oh, Matthew, niente è passato. Tutto può accadere in questa villa. Guardate, potrebbe succedere in questo momento!»
«Sei sempre negativa, Dorothy. Mai una volta che ti uscisse una buona parola dalla bocca!»
La donna mormorò un "forse" e nel frattempo, la vettura varcò i cancelli.
«Mamma, posso lasciare i palloncini?» Brandon rispose "ti dirò io quando" e ci avvicinammo, battendo le mani. Helen aprì lo sportello e il piccolo balzò giù. Fecero disperdere i palloncini colorati, poi ci fu un'altra pioggia di applausi e risate. «Fratellino mio, sei sia mio fratello di sangue che di ossa. Siamo i fratelli più vicini del mondo!» Poi lo sollevò di peso e abbracciò forte. Helen si preoccupò e li fece separare all'istante.
«Charlie, vieni tesoro, vieni.» Lo richiamai e ubbidì.
«È evidente che nulla è cambiato.» Commentò Dorothy.
«Cosa intendi dire?»
«I bambini si stanno abbracciando e tu li hai separati. Dovresti innanzitutto ringraziare. Gli ha donato il midollo.»
Helen ignorò la cognata per prendere per mano Kevin.
«Cara, stiamo progettando di organizzare una cena d'addio per Thomas. Sai che oggi è la loro ultima notte.»
«No, non lo sapevamo.» Rispose Darren, guardando di rimando il moro. Chinai lo sguardo, giocando con i riccioli di mio figlio. «Quindi, partite domani?»
«Sì, abbiamo una casa. Manca solo una cosa. Una bella famiglia. E porterò con me la mia.» Ci guardò. Dorothy fece un applauso per quelle affermazioni. Helen se ne stava andando quando Kevin chiese a Darren di andare con loro e accettò.
Anna si spostò da me e scappò giù per il sentiero.
«Anna, dove stai andando?»
Quella ragazza mi preoccupava...
«In camera sua, probabilmente.» ipotizzò Abbie. Non le andava giù il fatto di dover sottostare al ricatto, ma avevo le mani legate. «Cosa vorresti mangiare per cena, Charlie? Dimmi quello che vuoi e te lo cucinerò.»
«Preparami quello che vuoi, nonna. Mangerò tutto!» E gli diedi un bacio affettuoso sul capo.
(Anna POV)
«Aspetta, Darren!» esclamai e mio padre si voltò, sbalordito.
Erano appena entrati dentro.
«Ciao, Anna. Cosa succede?»
«Volevo chiederti una cosa importante.»
«Sì, naturalmente.»
«Cosa vuoi chiedergli, Anna? Forse posso aiutarti anch'io, cara.»
Schioccai la lingua e inclinai la testa da un lato. «Sfortunatamente, no. Bene, volevo chiederti della facoltà di Turismo, prima di partire.» Incrociai le braccia e papà posò il borsone. «Ho intenzione di iscrivermi a quella facoltà.»
Ovviamente era una scusa...
Papà aggrottò la fronte.
«Pensavo volessi fare l'avvocato, devi aver cambiato idea.»
«Sì, lo pensavo anch'io, ma ora voglio questo.»
Che spina nel fianco questa donna... era sempre in mezzo ai piedi.
«Bene. Caro, ci vediamo sopra.» Finalmente tolse il disturbo.
Non la digerivo.
«Che donna irritante! Lo fa solo per infastidirmi!»
Stavo per passargli accanto, ma mi tirò indietro soffiando uno "ssh" e avvolse in un abbraccio in cui mi sciolsi totalmente.
«La mia figlia ribelle... La mia Anna coraggiosa.» sussurrò e poi mi guardò con affetto.
«Papà...» Ci staccammo, anche se il suo calore mi mancava. «Può sembrare che ti stia interrogando, ma ho una domanda. Voglio una risposta. Cosa ci è successo?»
Mi osservò, stranito. «Cosa vuoi dire?»
«Stavi per comprare una casa e avevamo così tanti sogni. Perché hai rinunciato?»
«Esistono ancora e li realizzeremo.»
«Papà, partiamo domani. Non hai affittato una casa e non hai divorziato da quella donna. Non hai fatto niente, spiegami. Perché hai rinunciato a noi?»
«Tesoro, non rinuncerò mai a voi. Sai che Kevin era malato. Non potevo occuparmi di altro.»
«Affitterai una casa e divorzierai da quella donna irritante?» chiesi, accedendo una scintilla di speranza.
«Non usare quelle parole, cara.» Mi accerchiò il viso e l'abbassai. «Non dimenticare ch'è la madre di tuo fratello. Se un giorno anche Kevin dicesse qualcosa di brutto su Nora, non glielo permetterei ugualmente, intesi?»
«Ok, scusa tanto...» Mi buttai su di lui, abbracciandolo ancora.
«Se affitterò una casa, ho già un nuovo lavoro e ho anche parlato con Helen. Le ho detto che volevo il divorzio.»
Mi staccai, per poi schiudere le labbra. «Cosa ti ha detto?»
«Ovviamente non le è piaciuto.» Mi accarezzò la guancia e spostò i capelli. «Ma ormai non c'è più niente che possa fare. Ho deciso. Voglio solo trascorrere il resto della mia vita con i miei figli e lotterò per riuscirci.»
Mi gettai a capofitto su di lui e mi passò la mano sulla testa.
«Ti voglio tanto bene, papà.»
«Ti voglio bene anch'io, principessa.» Emisi una leggera risata contro il suo petto e mi diede un bacio fra i capelli. Poi, il nostro momento intimo venne interrotto da uno squillo. Estrasse il cellulare e guardò il display. Era una videochiamata. Si fece sistemare un po' il colletto. «Bacio di buon auspicio?» Glielo stampai sulla guancia e frettolosamente me ne diede uno lui. Poi rispose, scendendo le scale. Ero così entusiasta che, a momenti, mi sarei messa a saltellare per casa.
(Helen POV)
«Togliamoci questi calzini. Perché non ti sei messo il pigiama? Dormirai così, tesoro?» chiesi, rimboccandogli un po' le coperte.
«Mamma, dov'è l'orso che mi ha regalato lo zio?»
«L'orso che ti ha regalato lo zio? Era nella valigia.» Mi sedetti sul ciglio del letto e scavai in essa, ma non c'era traccia. Ci aveva giocato durante il tragitto, ricordai, a meno che non fosse rimasto in auto. Lasciai un bacio sulla fronte di Kevin per lasciarlo riposare e uscii.
Mi avviai verso la vettura.
Aprii lo sportello e il peluche era abbandonato sul sedile posteriore.
Oh, eccolo...
«Helen.» Udii quella voce e mi voltai. «Hai un minuto per parlare?»
«Parlare di cosa?»
Esitò per qualche secondo. «Su quello che sai già.»
«Oh... vuoi avere il vantaggio. Cosa mi dirai, eh? Mi dirai che sei rimasta sotto il mio tetto fingendo per mesi... cercando di ingannarmi?»
«Helen, non è andata così.»
Risi. «Com'è andata, Nora? Cos'è? È il gioco del destino?» Si voltò da un'altra parte. «Ti ho accettato come se fossi della famiglia. Mi sono fidata, ma tu? Mi hai ingannato per tutto questo tempo e senza alcun rimorso.»
«Helen, non volevo che andasse così, devi credermi.»
«Io penso di sì, volevi che andasse esattamente così. Come ti sei sentita quando mi hai tradito? Hai riso alle mie spalle? Ti sei presa gioco della mia bontà d'animo? Che cosa hai pensato?» Si limitò a dissentire, prendendo un paio di respiri. «Che succede? Non parli? Ho sempre pensato che il tuo silenzio fosse dovuto alla tua innocenza. Pensavo fossi una brava persona, sai? Ma, a quanto pare, stavi solo cercando di nascondere i tuoi disgustosi trucchi!»
«Helen, no, è stato molto difficile per me nasconderlo. La mia intenzione non è stata mai quella di ingannarti, credimi, ti prego.» Alzai gli occhi al cielo. «Ho dovuto tacere per non ferirti o turbarti.»
«Perché non te ne sei andata?»
«Perché non potevo, Helen. Sai che dobbiamo nasconderci. Ho ucciso un uomo. Ero bloccata qua, ho detto a Darren che non volevo mentirti, giuro che l'ho fatto, ma pensava che fosse troppo tardi, perché fin dall'inizio non ti ha detto di avere una famiglia.»
Roteai gli occhi, infastidita. «Ascoltami bene, ti sopporterò solo un altro giorno perché sono una brava persona. Ma dopo, lascerai questa casa come avresti dovuto fare molto tempo fa. Ti è chiaro?»
Annuì. Non mosse alcuna protesta nei miei confronti...
«Mamma?» Vidi quella ragazzina avvicinarsi a grandi falcate. «Cosa succede?» Mi allontanai senza fare caso alla mocciosa. Mi dava noia. «Helen ti sta infastidendo di nuovo? Quando è troppo è troppo! Stai lontano da noi!» Tuonò e voltai, accennando un mezzo sorriso. «Partiremo domani! Lascia in pace mia madre, brutta strega!»
Nora la tirò per il braccio, invitandola a non urlare.
Ma dei suoi insulti, non me ne importava un bel niente...
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Mi faceva addirittura arrabbiare sapere che voleva fare la vittima e lo raccontai a mia madre, davanti ad un caffè. «Non mi interessa! Anche quello che ho passato io è stato difficile, vero? Oh... Dio!» Girai gli occhi. «Ero a tanto così dall'impiccarla!»
«Controlla i tuoi nervi, Helen. È la loro ultima notte alla villa e se ne andranno domani.»
«Grazie al cielo! Spero che si allontanino il più possibile, così non li rivedrò mai più, mamma. Che spariscano per sempre dalle nostre vite!»
«Helen, taci! Qualcuno potrebbe sentirti.»
«E chi ascolterà? Per favore, se lo sanno già tutti. E cosa importa se sentono? Anche il fatto che se ne vadano non cambia nulla per me, perché possono anche vedersi là fuori.»
«Ah, Helen... faresti meglio a prendere tuo marito e tuo figlio e tornare a Londra.» Alzai gli occhi e li roteai. "Magari" pensai, ma Darren non avrebbe accettato. Era troppo legato a quei bambini. «Così sarebbero in due città diverse e anche tu saresti un po' più calma.» Feci spallucce. «Dimmi, la questione del divorzio è stata menzionata?»
«Siamo stati molto impegnati con le cure di Kevin, non ne abbiamo parlato. Non c'era niente di più importante di nostro figlio.»
«Mhmm, bene. Sii paziente. Questi momenti difficili vi avvicineranno. Sono sicura che accadrà.»
Abbassai il viso, ritenendolo un avvenimento quasi impossibile. Darren voleva divorziare da me. Presto o tardi, avremmo firmato quei maledetti documenti.
«Mia nonna è qui?» domandò quel ragazzino.
«La vedi? Tua nonna è qui?» Iniziai a guardarmi in giro. «Non la vedo. Tu la riesci a vedere, eh? Dimmelo. E poi, stiamo parlando, non vedi? Charlie, potresti lasciarci sole?»
Si limitò a voltare le spalle e andarsene, con espressione imbronciata. Anche il figlio di quella donna mi faceva impazzire. Era realmente una palla al piede, altro che angelo salvatore...
«Helen, perché parli così al bambino?»
Mi voltai. «Non lo so, mamma, non lo so. Sono così annoiata, così stanca e frustrata che non so nemmeno quello che sto facendo.» Sospirai. «Un'altra cosa. Abbiamo finito le medicine di Kevin, devo andare in farmacia.» Mi alzai e, con fare scocciato, aggirai la penisola.
«Vai prima a vedere Kevin. Se è annoiato, salgo a fargli compagnia.»
La salutai per poi abbandonare la cucina.
(Nora POV)
«Anna, smettila!»
«Ma è inquietante!» replicò, stizzita.
«Mamma, stai bene?» domandò Charlie.
Lo guardai, poggiando la mano sulla sua spalla. «Sto bene.»
«Perché ci tratta così male? Che le abbiamo fatto?»
«Perché è una pazza gelosa!» sentenziò Anna e il ragazzino si incupì. «Mamma.» Allungò le braccia verso di me e abbracciò, anche Charlie si unì. Non avrei permesso a nessuno di toccarli. Strinsi le labbra per trattenere i singhiozzi che avrebbero voluto sgusciare via, ma dovevo essere forte.
Qualunque cosa sarebbe successa, sarei rimasta al loro fianco...
~🦋~
«È una pazza furiosa! Papà ha parlato con Helen e mi ha detto che divorzieranno.»
«Basta, Anna. Sono già turbata. Per favore, non continuare a lamentarti. Dov'è tuo fratello?» chiesi, con lo sguardo puntato oltre la finestra. «Non voglio che sia triste, ha visto tutto.»
«Ti ho detto che papà ha parlato con Helen del divorzio e tu non mi dici niente?»
«Perché non è una cosa che mi interessa, Anna, va bene? Sono affari loro. Non voglio più che nessuno interferisca nella mia vita, mai più.»
«Hai ragione, mamma.» Mi prese la mano. «La cosa migliore è che ce ne andiamo. Non voglio più che tu sia triste o che soffra. Penso a papà e penso anche a te. Forse un giorno saremo insieme.» Distolsi lo sguardo, comprendendo che non avrebbe mai smesso di alimentare quella fantasia nella sua mente. «Mia amata mamma, non essere più triste.»
Accennai un piccolo sorriso, lasciando scivolare via il broncio di disappunto e distesi i tratti. «Guardati, sei ormai una giovane adulta e mi stai incoraggiando. Vieni qui.» L'attirai a me, inspirando il profumo dei suoi capelli e restammo così per un po'.
«Sì...» Rise e chiusi gli occhi per godere di quell'abbraccio.
«Grazie.»
Grazie a lei per tutto il coraggio che mi dava sempre, in ogni occasione, anche complicata.
«Ti voglio un bene infinito, mamma.»
Posai un bacio sulla testa e appoggiai il mento su essa.
Sembrava ieri che avesse bisogno di protezione, piccolina e fragile com'era, e adesso era lei a farlo.
(Darren POV)
Uscendo di casa, mi affacciai dal balconcino e vidi il bambino che si dondolava sull'altalena, in solitudine. Sembrava immerso in chissà quali pensieri...
Era successo qualcosa?
Di solito, era pieno di energie, non stava fermo un secondo.
Scesi le scale e lentamente lo raggiunsi, stando attento, come se fosse una lepre in grado di fuggire al minimo passo falso. Alzò leggermente la testa, come se avesse intuito la mia presenza.
Gli schioccai le dita ad un palmo dal faccino fischiando, e inginocchiai alla sua altezza.
«Cosa ti passa per quella testolina, giovanotto? Sembri preoccupato. È successo qualcosa?»
«Niente.»
«Si vede che hai qualcosa, dimmi. Forse posso esserti d'aiuto, ma devi dirmelo, eh.»
«Non puoi aiutarmi perché non ti arrabbi mai con Helen.»
Distolsi lo sguardo. «Mm, ora capisco il problema. È Helen.»
«Perché ci odia? Si è arrabbiata con me. Non le ho fatto nulla.»
«Charlie... Helen non ti odia. È solo triste perché Kevin è malato. È devastata da tante preoccupazioni e per questo si arrabbia con gli altri. Ma quando Kevin starà meglio, vedrai che si calmerà. In realtà, non è una cattiva persona. Anzi, ti vuole molto bene.»
«No, non ci vuole bene! Non sai niente. Ci fa sempre del male! Rattrista sempre la mamma.»
«Cosa vuoi dire con questo, tesoro?» Non rispose e distolse lo sguardo. Gli misi la mano sulla gamba. «Charlie? Se mi dici cosa rende triste tua madre, forse posso evitarlo.»
«Stava per chiamare la polizia per denunciare la mamma e mia sorella l'ha ascoltata. Questa è la ragione per cui siamo fuggiti dall'ospedale.» Strabuzzai gli occhi e poi il rumore del portone mi fece voltare di scatto e vidi Helen andarsene via.
Cosa stava succedendo?
«Charlie, cosa vuoi dire? Helen ha detto così?» continuai.
«Esatto. Una volta salvato Kevin, avrebbe chiamato la polizia e denunciato la mamma. Mia sorella l'ha sentita.» Poi scese dal seggiolino. «Per favore, non dire a mia madre quello che ti ho detto. Si arrabbierà tantissimo con me. Che resti tra noi, per favore, ok?»
Gli presi il viso e rimisi in piedi.
«Ok, rimarrà tra di noi.» Dopodiché, mi voltai immediatamente per poterla raggiungere. «Helen!»
Mi fiondai su per le scale e salii in tutta fretta nella mia macchina.
Dovevo chiarire questa faccenda.
“Continuing”
Charlie spiattella la verità a Darren sul motivo dietro la loro reale fuga... E Darren è letteralmente sconvolto. Cosa pensate che accadrà quando avrà il confronto con Helen?
Nora cerca anche di essere buona e comprensiva, ma Helen invece non le dà modo di spiegarsi come vorrebbe. Anna sempre più infastidita dalla "matrigna" e dalla madre 😀
Io adoro Anna comunque! È davvero una ragazzina in gamba e fa di tutto per la sua mamma...
Secondo voi, Nora e Thomas lasceranno veramente i problemi alle loro spalle quando avranno abbandonato la villa e i suoi abitanti?
Lo scopriremo nei prossimi capitoli, non smettete di seguire gli ultimi retroscena dei capitoli de Il gioco del destino, ne vedremo delle belle!
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