21.4 - Anche se mi dessero il mondo, non ti sostituirei con nient'altro...🦋
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«È un tale destino.
Una tale punizione per me.
Anche se spari mille volte,
NON MORIRÒ.»
Anche se mi dessero il mondo, non ti sostituirei con nient'altro...
(Quarta parte)
(Helen POV)
Il mio meraviglioso e adorabile marito mi aveva proposto una cena nel mio ristorante preferito e non dovevo assolutamente sfigurare. Indossai un tubino rosso fuoco, stretto, che mettesse in evidenza il mio fisico e passai sulle labbra il rossetto della stessa nuance.
«Come sto, mamma?»
«Bellissima!» commentò dal divano. «Sei molto bella, cara.»
La ringraziai per i complimenti e mi alzai in piedi, continuando a contemplare il mio aspetto allo specchio. «Non mi sentivo così serena da molto tempo. L'operazione di papà è andata bene, il trattamento procede e so che andrà meglio. Inoltre — mi voltai — Nora è riuscita a trovare una casa e presto se ne andrà!»
«Ci hanno messo tanto, devo dire. Meglio tardi che mai.»
«È ancora presto, ma pian piano le cose miglioreranno. Con Darren va alla grande per esempio e abbiamo anche una bellissima cena, quindi va tutto a gonfie vele!» Esclamai euforica gesticolando con le mani.
Mia madre si mise in piedi, sorridendomi con affetto. Poi mi prese le spalle. «Mia cara, ognuno sta vivendo la vita che merita, e tu meriti tutta la felicità del mondo.» Inclinai il capo, abbozzando un sorriso. «Quando tuo padre si sarà ripreso, porta Darren lontano da qui. Una vacanza da soli vi gioverà.»
Feci spallucce, pensandoci su. «Forse, vedremo...» Non avrei accantonato quella proposta. Afferrai la giacca di pelle sopra il letto, non avrei fatto attendere mio marito. Avevo intenzione di andare a ballare da qualche parte per poter scaricare la tensione di quest'ultimo periodo. Mi recai alla porta, tallonata da mamma, che mi augurò di trascorrere una bella serata e dopo averle lanciato un ultimo sguardo, uscii dalla stanza.
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Il locale era il mio preferito, tramite le grandi vetrate si poteva ammirare il fiume Liffey che attraversava tutta la città, e in più le pietanze a base di pesce erano squisite.
Al mio ingresso, una donna bionda, — la direttrice di sala oltre che proprietaria —, mi accolse con un sorriso gentile. Conosceva la famiglia Miller e domandò di papà, avendo saputo dell'intervento da mia madre e la rassicurai ch'era in via di miglioramento.
«Mio marito è già qui?»
«Sì. Sta aspettando al tavolo. Non ti trattengo oltre, cara. Passa una buona serata.»
Mi lasciò proseguire e lo raggiunsi, mettendogli la mano sulla spalla.
«Ehi... Helen, ciao.»
«Ciao, amore.» Mi sedetti dall'altra parte. Sprizzavo gioia da ogni poro della faccia. «Non sai quanto sono felice, Darren. È come se fosse di nuovo il nostro primo appuntamento! Ne avevamo bisogno. Ultimamente, ci sono state solo malattie e problemi. Non riuscivamo a trovare del tempo da dedicare a noi e al nostro rapporto. Ma, d'ora in poi, ti prometto che saremo solo io, Kevin e tu.»
Nessuno avrebbe interferito nella nostra famiglia. Lo giuravo a me stessa e così sarebbe stato. Nemmeno Nora.
«Innanzitutto... fa un respiro profondo.» Esordì.
«Ma è vero! È passato molto tempo dall'ultima volta che ci siamo seduti e abbiamo parlato. Letteralmente mi manchi, eppure viviamo nella stessa casa.» Lui chinò lo sguardo. «Ma adesso sarà tutto perfetto. Me lo sento.»
«Ordiniamo qualcosa?» propose.
Risi. «Stai morendo di fame?» Sventolò la mano per chiamare il cameriere che arrivò pochi minuti dopo e strinsi le labbra. Dopo aver ordinato si passò la mano sulla nuca e afferrò il bicchiere, bevendo qualche sorso. «Sai a cosa pensavo? Che noi tre dovremmo andare da qualche parte, per esempio in qualche zona ai tropici. Oppure fare un viaggio nel Mediterraneo. Un anno sarebbe l'ideale!» Mi fissò a lungo. «Darren? Che ti prende? Non dici niente?»
«Helen, ti ho chiesto di venire qui per parlarti di una cosa.» Il suo tono era serio.
Agguantai immediatamente il bicchiere, mi si era prosciugata la bocca e buttai giù un sorso d'acqua. «Di cosa?»
«É qualcosa di importante e, come hai detto, ultimamente siamo stanchi. Però non è questa la fonte di tutti i nostri problemi, e lo sai bene a cosa mi riferisco.» Sussultai sulla sedia, drizzando la schiena. «Stiamo cercando di tenere in piedi questa relazione da parecchio tempo ormai.»
La palpebra mi tremò per il nervosismo. «Non... non ti capisco. Cosa vuoi dire?»
La sua espressione restò seria e immobile su di me. Prese un sospiro, pronto per infliggermi quel colpo brutale. «Helen, voglio il divorzio. Penso sia la decisione migliore.»
Per chi? Per lui?
«Vattene da qui.» Sentenziai con tono pacato. Mi lasciai ricadere contro lo schienale.
«Helen, non farlo. Parliamo.»
«Fuori da qui, Darren.» Restò a guardarmi con espressione da pesce lesso. «Voglio restare da sola.»
«Per favore, discutiamone come persone civili. Non possiamo risolvere questa situazione se...»
«Non risolveremo nulla comunque!» sbottai, sporta in avanti con le braccia sul tavolo. «Divorzieremo, va bene? Ma adesso voglio stare da sola!» Il giovane mi guardò dritto negli occhi nel vano intento di farmi cambiare idea, poi acconsentì e si allontanò. Guardai in basso, il respiro accelerò e scaraventai con una manata il mio bicchiere sul pavimento, senza curarmene. Mi lasciai cadere contro lo schienale, sbuffando e portando la mano alla fronte. La direttrice di sala si avvicinò per sincerarsi se fosse tutto a posto, ma ero in un fascio di nervi e scaraventai il resto all'aria. Mi scrollai addosso la sua mano con stizza.
«Lasciami!»
Tutto avrei distrutto. Nessuno avrebbe osato fermarmi. Darren aveva rovinato la mia splendida serata e io avrei fatto altrettanto con la sua vita.
Salendo le scale esterne, mi imbattei in mia madre, che mi corse incontro preoccupata.
Alla sua domanda sciocca, alzai gli occhi al cielo e tirai un forte respiro.
«Vuole il divorzio. Darren vuole divorziare.» La mamma sospirò e poggiò la mano sul mio braccio a mo' di conforto. Tutti i miei sogni e le mie speranze erano in frantumi come i bicchieri che avevo spaccato nel locale. «Mi abbandona di nuovo. Mi ha guardato dritto negli occhi e ha detto che non funzionava per lui. Non poteva continuare. Non ha avuto il coraggio di dire che era per colpa di Nora. Non ha potuto ammettere che pensa ancora alla sua ex! No, dice che non funziona.» Un amaro sorriso mi si dipinse sulle labbra. «Cosa faccio?»
«Niente, cara. Basta. Non riesci a capire che non ti ama più? Guardati, sei devastata. Non ti è bastato, Helen? Lascialo andare. Lascia che quell'uomo se ne vada all'inferno e vivi la tua vita con tuo figlio.»
Era inconcepibile... vivere una vita senza Darren. Lui aveva dato senso ad ogni cosa, dal primo momento...
«E cosa farò senza Darren?» chiesi con un filo di voce.
«Perché? Sarai triste per un giorno, forse una settimana o un mese, poi arriverà il giorno che ti dimenticherai di lui.» Roteai gli occhi, scuotendo il capo. «Perché sei così insistente? Cos'è questa testardaggine? Smettila di inseguire quell'uomo. Cos'ha di tanto speciale, Helen? Cara, anche tu hai il diritto di essere felice. Ti prego, ti supplico, lascia perdere.» Portò la mano sotto il mio mento e lo accarezzò. «Basta. Non farti più del male.»
«Perché amo moltissimo Darren, mamma! Lo amo con tutto il cuore. Siamo stati così felici, così uniti... fino a quando non è arrivata Nora e lo ha confuso. E non lo sopporto!» Mi guardò con severità. Presi un altro respiro. «Basta. Mi devo sbarazzare di Nora.»
«Come? Che dici, figlia mia? Ti prego, non spaventarmi.»
«Voglio dire che andrò alla polizia e la andrò a denunciare. Verrà punita com'è giusto che sia.» Oltrepassai mia madre, rimasta impalata, e mi diressi verso la mia auto.
Non avrebbe gioito della mia infelicità. Non avrebbe goduto nemmeno un giorno dell'amore di mio marito quella donna.
Anzi, l'avrebbe pagata cara.
«Vedremo cosa farai, dolce assassina dalla faccia d'angelo.» commentai, salendo e mettendo immediatamente in moto. «Oh, Darren, pensa al tuo amore impossibile dietro le sbarre di una lurida cella e soffri pure le pene dell'inferno. Ti pentirai di quello che hai fatto.» Assunsi un'espressione serafica, ponendo le mani sul volante. Parcheggiai poi la macchina di fronte alla struttura. «Be', siamo giunti al finale di questa storia, dolce Nora. Peccato che non sarà bello come ti aspetti tu.»
Ora avrei compiuto definitivamente la mia vendetta e mi sarei sentita appagata da questa sensazione.
Increspai un sorriso diabolico. "Era la fine". Mentre spalancavo lo sportello, lo squillo del cellulare mi bloccò.
(Nora POV)
«Charlie, amore, mettiti il cappotto. Fa freschetto qui.» dissi, avviandomi alla tenda e vidi all'interno il biondino steso su due cuscini. Arricciai la fronte. «Kevin?» Non ottenni risposta e mi curvai in avanti. «Tesoro, non puoi dormire qui.» Rischiava di congelarsi e le temperature non erano ancora gradevoli per stare all'aperto. Gli afferrai la manina, la trovai ghiacciata, e poggiai la mano sulla fronte del piccolo. Scottava troppo. «Kevin?!» Uscii all'istante, chiamando Thomas a gran voce. «Kevin... Kevin ha la febbre alta! È svenuto!»
Il giovane arrivò trafelato, in compagnia di Dayane. Helen non era nemmeno in casa, era uscita assieme a Darren.
Presi in braccio il piccolo portandolo immediatamente all'esterno. «Ha... ha la febbre altissima! Dobbiamo andare in ospedale!» Thomas me lo tolse e si precipitò verso casa.
Non sapevamo ancora cosa avesse, per tutto il tragitto fino in ospedale non riprese i sensi, e quando arrivammo lo condussero via. Non ci restò che aspettare nel corridoio del reparto di pediatra. Thomas provò a contattare sua sorella più volte, ma invano.
Sbuffò.
«Helen non risponde?»
Negò con la testa. «No. È un bel disastro..»
Poggiai il gomito al bancone della reception e il medico uscì da una camera. Thomas lo bloccò, ma non si sbilanciò.
Ci informò soltanto che appena sarebbero usciti i risultati, ci avrebbe parlato con più calma.
«Thomas, riprova con Darren.»
Fece un cenno d'assenso, provando a telefonare. Riuscì a rintracciarlo e in men che non si dica avrebbe informato anche Helen dell'accaduto.
La prima a giungere lì fu Helen. «Dov'è mio figlio?!»
«La febbre è sotto controllo, non preoccuparti.» dissi per rassicurarla. Ci ero passata anche io con Charlie e non era affatto piacevole.
«Cos'ha?»
«Hanno detto che hanno fatto tutti gli esami e ci informeranno appena sapranno qualcosa.»
In quel frangente, anche Darren piombò in corridoio come un fulmine, rivolgendo la stessa domanda.
«Hanno fatto alcuni esami di routine... Presto ci aggiorneranno.» risposi.
Dopo qualche minuto, il medico che era stato vago, si presentò da noi.
«I genitori di Kevin?» Indicò i nuovi arrivati.
«Siamo noi. Ci dica come sta il nostro bambino. Sta bene?»
«I risultati sono pronti ma, come mi aspettavo, purtroppo non sono buoni.»
«Cosa? In che senso "non sono buoni"? Dottore, cos'ha mio figlio?!» Darren si innervosì.
Mi attaccai alla parete, trasalendo per l'espressione desolante del medico.
«Prima di tutto, dovrete essere forti. Una delle medicine essenziali per questa malattia è la forza d'animo e la pazienza.»
«Dottore, cos'è successo a mio figlio? Può dircelo senza girarci troppo attorno, per favore?»
Restammo tutti in silenzio. Una lunga, massacrante, agonia che non sembrava terminare.
Il medico ruppe il contatto visivo, per cercare le parole adatte, ed esalò un respiro. «Kevin... ha la leucemia.»
«Cosa?» Sibilò Helen, in shock.
Il mio sguardo saettò su Darren e mi coprii la bocca. Thomas non riuscì a dire una parola. La notizia si abbatté come l'onda di uno tsunami.
«Non è lenta. È acuta. È ciò che chiamiamo "galoppante".»
La vista si offuscò, sentii le lacrime sul punto di strappare dagli occhi.
«Cosa dice... Nostro figlio può morire...» Helen non riusciva a metabolizzare e si tenne a stento in equilibrio.
«Se viene trovato un donatore di midollo osseo compatibile... la probabilità di guarire è alta. Ci muoveremo in questa direzione. Il tasso di successo dei trapianti tra fratelli è quasi del 100%.» Fece scorrere lo sguardo da un viso all'altro. «Kevin ha fratelli?»
Darren ruotò immediatamente lo sguardo affranto su di me. Lo conoscevo abbastanza, stava tenendo a bada il suo dolore per il figlio. Mi guardò, cercando una speranza a cui aggrapparsi con tutte le sue forze per non cadere nella disperazione. Anche Thomas incrociò il mio sguardo, sostenendo per le spalle Helen dallo sguardo perso.
Era come se avessi tra le mie mani la speranza di sopravvivenza per quel bambino.
Non c'era altra scelta...
“Continuing”
Raga è una parte brevissima... ma stiamo andando incontro al finale tra i nostri protagonisti!
Helen non riesce a mettere a segno la sua vendetta, perché suo figlio è stato ricoverato.
Kevin purtroppo ha la leucemia e solo un trapianto lo può salvare, quindi uno tra Anna o Charlie dovrà donare il midollo per salvarlo...
Riuscirà il piccolo a sopravvivere alla malattia? E la pazza Helen si fermerà lì?
Chi lo sa...
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