21.1 - Anche se mi dessero il mondo, non ti sostituirei con nient'altro...🦋
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«È un tale destino.
Una tale punizione per me.
Anche se spari mille volte,
NON MORIRÒ.»
Anche se dessero il mondo, non ti sostituirei con nient'altro...
(Prima parte)
(Helen POV)
Thomas lanciò un'occhiata interrogativa ai dintorni, mentre eravamo seduti al tavolo, chiedendosi dove fosse finita Nora. «La chiamata dev'essere durata più del previsto.» Sollevai gli occhi, rivolgendo un sorriso, e fummo interrotti da Dayane. «Hai misurato la febbre a Kevin?» Mi rispose di sì e che la temperatura era normalissima.
«Kevin non sta bene, figliola?»
«Ha riposato tutto il giorno papà ed è voluto andare comunque a letto presto. Ultimamente, si sente sempre stanco.»
Dorothy irruppe sulla scena, scendendo le scale e si venne a sedere accanto a me.
«Come va miei cari? State festeggiando?»
«E presumo che, anche tu, sia appena tornata da una festa, vero?»
Buttò indietro la testa e si mise dritta contro lo schienale portando le mani ai lati della faccia. «Ne ho davvero abbastanza di festeggiare. Abbiamo ballato, bevuto e ci siamo sfrenati un bel po'. È stato a dir poco meraviglioso! E voi? Che avete combinato?» Mi sfiorò il braccio. «Hai di nuovo fatto l'organizzatrice di eventi?»
«È il compleanno di Nora.»
Trattenne una risatina, coprendo la bocca. «Oddio, hai organizzato una festa alla persona che meno puoi tollerare?! Sei troppo strana, tesoro!» Chiese poi a Dayane di servirle un pezzo di quella torta al cioccolato e la cameriera eseguì l'ordine.
«Meglio un caffè forte.»
«No, sto benissimo! Non voglio il caffè, Matthew. Su, dammi la torta. E la festeggiata? Com'era il suo nome?»
«Nora.»
Lo ripetè, poi chiese dove si fosse cacciato anche Darren e insinuò maliziosamente che fossero insieme da qualche parte a festeggiare il compleanno, ottenendo un'occhiataccia torva da parte di mio fratello.
«Dorothy, abbiamo capito che sei ubriaca, però fa' silenzio.»
«Hai ragione, figliolo. Dayane accompagna la signora in camera, così potrà riposare.»
Quest'ultima esplose in una risatina isterica e si portò alla bocca il pezzo di torta.
«Dovresti andare a controllarli.»
«Smettila, Dorothy.» intimò e si coprì le labbra.
«Perchè non bevi il caffè, Dorothy?» Intervenni io.
«Perchè? Devo bere altro, mia cara? Ho già bevuto tanto per stasera!» Le venne un'altra risata incontrollabile e mio padre ci informò che sarebbe andato a dormire per non sorbirsi più le moine imbarazzanti di sua nuora. «Ascolta, Thomas.» Tirò un sospiro il giovane e alzò gli occhi al cielo, stufo di sopportare le frecciatine. «Dovresti proprio andare.» Si alzò in piedi e allontanò verso casa. «Thomas, sta' attento!» gli urlò alle spalle.
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«Darren?» Lo vidi gironzolare avanti e indietro sul patìo esterno e salii le scale in pietra del giardino, incamminandomi nella sua direzione. Mise le mani in tasca e si fece più vicino con sguardo cupo. «Che succede?»
«Niente.»
«Tesoro, sei così pallido. C'è qualcosa che non va? Racconta.» Gongolai tra me e me. Sapevo la causa del suo malessere.
«Non è niente, Helen.» Mentì.
«Mhm...» Poi sviai il discorso. «Ci tenevo tanto ad organizzare la festa per Nora ma, non so, forse non è stata una bella trovata. Se n'è andata nel bel mezzo dei festeggiamenti. Temo non le sia piaciuta.» Mi imbronciai.
Soppesò il mio sguardo in silenzio, poi prese il viso chiudendolo a coppa fra le sue mani. Mi accarezzò le guance con i pollici.
«Che bellissimo cuore hai, Helen.»
«Darren... ma che... che ti succede? Hai deciso all'improvviso di apprezzare tua moglie?»
«No, non è quello.» Mi avvolse in un abbraccio. «Volevo solo... dirtelo.» bisbigliò al mio orecchio e un sorriso soddisfatto si plasmò sulle labbra. Il suo gesto era colmo d'affetto, di premura, e non lo sentivo distante, come i giorni scorsi. Avvertii i suoi capelli ricci solleticare il collo mentre aveva affondato la testa nell'incavo tra mento e scapola fortificando la presa sul mio corpo. Mi beai di quella sensazione quasi "sconosciuta", ma altrettanto bella. Forse il mio matrimonio non era perduto.
Le cose potevano migliorare.
(Nora POV)
Persa nei miei ricordi dolci e amari ricordi, mi accorsi della presenza di qualcuno solo quando ruotai la testa, intercettando il viso della padrona della villa. Mi scrutò di sottecchi e distolsi immediatamente gli occhi. Non poteva vedermi in quello stato.
«Che succede, Nora? Perché piangi? Darren ha spezzato il tuo povero cuoricino?» mi schernì. Voleva girare il dito nella piaga.
«È stata lei, vero? Ha inculcato a Darren quelle idee orribili su di me.» Asciugai qualche lacrima.
«Non ho detto nulla a Darren. Sei molto ingiusta.»
«Ha costretto Andy a farlo. Da solo, non poteva riuscirci.» Mi si strozzò la voce a causa dei singhiozzi. «Ha pianificato tutto.»
«Non importa, cara.» Tappai le labbra. «Visto che sei apparsa come una donna disperata, mio genero ha visto in te il potenziale di una persona spietata. L'ex moglie che ha ucciso il suo amato per un attacco di gelosia. Chi può sapere che altro hai fatto?»
Tirai su con il naso, non volendo darle la soddisfazione e mi voltai. «Ha ottenuto ciò che voleva. Può andarsene, per favore?» Tornai a guardare avanti sconsolata.
«Eri diventata troppo sicura di te... quindi ho trovato il modo di mostrarti il luogo a cui appartieni. Comunque... Felice compleanno.» Fece una piccola pausa e ricacciai indietro le lacrime che premevano per scivolarmi sul volto provato. «Nora!»
Dopodiché abbandonò la stanza piena di gioia per aver distrutto tutto. Restai piegata in avanti schiacciata da quel macigno e con le mani alla testa.
«Nora, va tutto bene?» Alla domanda di Thomas però non mossi un muscolo, limitandomi a sospirare. «È successo qualcosa? Perché piangi?» Chiese e mi massaggiò la schiena. «Quella donna ti ha fatto qualcosa?» Scossi il capo, dissentendo. Non era stata lei ad umiliarmi. «Darren?» Pronunciò con durezza e non gli servì tanto per capire ch'era la risposta esatta. Si posizionò al mio fianco. «Non piangere più per quell'uomo. Non merita nessuna delle tue lacrime, Nora. Lo ami ancora?» Avrei voluto dire no, ma strinsi le labbra e guardai il soffitto con gli occhi lucidi. «Perchè? Perché è il padre dei tuoi figli? Lui non merita questi due bellissimi bambini. Non li merita affatto. Ma non lo vedi come ti tratta? Come ti fa soffrire?» Portai la mano alla fronte. Ero consapevole di quanto fosse stato brutale per l'ennesima volta, di come avesse calpestato il mio cuore senza curarsene. Gli avevo dato fiducia. Pensavo che si sarebbe preso cura di Anna e Charlie, quando mi sarei costituita e, purtroppo, avevo sbagliato. Terminai di raccontare l'accaduto e Thomas balzò in piedi. «Non è possibile! Come ha potuto crederci, Nora? Anche io ti ho conosciuto da poco tempo, ma non ci avrei mai creduto. Hai ucciso il tuo amante e poi sei scappata?» Increspai un sorrisino sardonico e annuii. Tornò a sedersi. «E perché non hai negato? Perché non l'hai colpito?»
«Avrei voluto, Thomas. Mi ha accusato di qualcosa di assurdo, e dovrebbe essere quello che mi conosce meglio. Ci ha creduto veramente a quelle sciocchezze. Non ne vale la pena dirgli che si stava sbagliando.»
Sospirò. «No. Anche se tu decidissi di rimanere in silenzio, io non lo farò. Ne hai passate tante, Nora, e non può nemmeno immaginare l'inferno che avete passato tu e i ragazzi mentre viveva circondato nel lusso con sua moglie. E Anna?! Anna è stata quasi abusata e lui non sa nulla. Andrò a dirgli la verità e si pentirà di quello che ha detto!» Scattò in piedi ma lo bloccai, prendendogli il braccio.
«Thomas, no, ti prego!»
«Non si può andare avanti così.»
«Siediti, per favore.» Il giovane mi diede ascolto con leggero disappunto e ingoiai un fiotto di saliva rimettendomi anche io seduta sul letto. «Non merita di sapere cos'è successo. Non merita di condividere il dolore che stiamo provando.»
«Gli avresti dato un'altra possibilità, no? Te l'avevo detto, no? Ti avevo detto che non era cambiato e ti avrebbe illuso. Mi dispiace ferirti con questo discorso. Dico sul serio, scusami.» Singhiozzai ancora e mi accarezzò la schiena. «Stavolta, non volevo avere ragione. Vorrei solo che tu sia felice e libera. Be', è stata dura per te. Vai a riposare.»
«Dobbiamo andare dagli altri.»
«No, penso io ad inventare una scusa, hai bisogno di riposarti.» insistè. Obiettai. Dato che la festa era per me, si sarebbero insospettiti se non fossi scesa. Lo tranquillizzai e mi recai in bagno per sciacquare la faccia e rimettermi un po' in sesto.
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Fummo accolti dalle battute maliziose di Dorothy mentre raggiungemmo il lungo tavolo, sedendoci in loro compagnia. Thomas la ammonì e Helen prese direttamente la parola.
«Nora, spero che il fatto di averti organizzato questa festa, non ti abbia dato così fastidio.»
«No, però non era necessario. Hai fatto anche troppo. Grazie.»
Ci fu un attimo di silenzio, nessuno fiatò, poi arrivò Alan che richiamò sua moglie per farla andare a casa, dato che si era fatto tardi. La donna in carne ne approfittò per chiedere di preparare il caffè per lei e suo marito, ma Alan la informò che quest'ultimo non c'era.
«E dov'è andato?» Fece spallucce e spiegò che l'aveva visto salire su un taxi. Dorothy andò su tutte le furie quando lo seppe e puntò l'indice su di me. «Da quella svergognata!» Afferrò il cellulare e lo telefonò. «E non risponde! Odio questa maledetta adultera che è venuta per distruggere la mia casa.»
«Sta zitta, Dorothy. Non parlare così di Denise. Lei è la migliore amica di Nora e non è come la stai descrivendo. È una brava ragazza e lavoratrice.»
«Una brava ragazza e lavoratrice?» Lo sfottè con una vocina stridula. «È una zoccola! Ritieniti fortunato se non ho strappato i capelli ad entrambe.»
«Attenta a quello che dici, Dorothy. Se osi torcere un solo capello a mia moglie, vedrai di cosa sarò capace.»
Bisbigliai a Thomas di stare calmo. Prima o poi, avrebbe smesso di darmi la colpa per tutto quello che succedeva nel suo matrimonio.
«Ti rendi conto che mio marito è sparito con quella donna e continui a parlare della tua Nora? Bla, bla, bla! Mio marito è scappato. Se n'è andato con quella sgualdrina.»
«Dorothy, non dire certe cose. Nessuno sta obbligando tuo marito ad andarsene con Denise. Questa è una cosa tra te e lui.»
«Sta succedendo tutto sotto i nostri occhi e hai ancora il coraggio di difendere la tua amichetta, Nora?» Replicò la biondina e trassi un respiro.
«Helen, restiamone fuori.»
Sghignazzò. «Se coinvolge mio fratello, coinvolge anche me. Questo è sbagliato. Nora sta giustificando le azioni della sua amica e il fatto che il matrimonio di mio fratello stia andando in pezzi. Non lo consentirò.»
«Sto solo dicendo che prima di incolpare Denise, dovrebbe riconsiderare come sta andando il rapporto con Oliver.»
Storse il naso, facendo una smorfia infastidita, e sbuffò.
«A me sembrava che la stessi difendendo. Ad ogni modo, che cosa significa? Dovrei avere anche paura di te? Faresti la stessa cosa con me, Nora?»
Quella domanda così sfacciata e totalmente fuori da ogni logica, mi lasciò inebetita, e anche Thomas sibilò un "Helen".
«Che stai dicendo? Non mancarmi di rispetto. Stai oltrepassando il limite.»
«Bada bene a quello che dici quando parli con mia moglie.» Sbottò Darren e incrociai i suoi occhi istintivamente. Stava seduto di fronte e mi fulminò.
«Faresti meglio a fare la stessa cosa anche tu, Darren!» Lo rimbeccò indignandosi. «Tutto avrà un senso adesso!» Mi alzai di rimando per prendergli il braccio e invitarlo a non fare scenate. «Smettetela di attaccare Nora!» Ordinò perentorio. «Ma chi diamine vi credete di essere? Se Nora verserà un'altra lacrima, vi distruggerò. È chiaro?»
«Ben fatto, amico!» Lo provocò.
«Chiudi la bocca, Darren!»
Lo invitò quindi a risolvere la faccenda nella maniera più tradizionale e Thomas accettò senza troppi preamboli. Lo trattenni con vigore e stavolta fui io a scagliare la mia furia.
«Basta, finitela!» Erano l'uno di fronte all'altro e si lanciavano sguardi in cagnesco. «Lasciatemi in pace e, soprattutto tu, Darren. Sta lontano da noi!» Mi ribollì il sangue e trascinai Thomas via, senza più far caso a nessuno.
Ero terribilmente frustata e, quando entrai in camera, avrei desiderato ardentemente spaccare la faccia a qualcuno, per sfogare la rabbia repressa che percepivo dentro di me.
«So che sei turbata, ma ho bisogno di parlarti.» Iniziò e portai le mani ai fianchi. Tanto avevo intuito il sunto: lasciare questa villa il prima possibile e trasferirci da un'altra parte.
«Non so che fare. Sembro intrappolata in questo posto.»
«Me l'avevi chiesto, però non ti ho ascoltato. Ho preferito restare qua e litigare con Darren per tutto il giorno, ma mi sbagliavo. Dobbiamo andarcene. Non posso più vederti stare male.»
«Credi che saremo al sicuro da un'altra parte?»
«Non lo so, ma farò del mio meglio. Usciremo solo se necessario, dove andremo, così nessuno vi riconoscerà.»
Gli afferrai delicatamente la mano, me l'aveva tesa fin dall'inizio e accettai la proposta.
«Ti prego, portaci lontano.»
«Ti proteggerò per il resto della mia vita, lo giuro.»
Lo sapevo che non si sarebbe mai tirato indietro, mi aveva condotto qua senza nemmeno conoscere la mia identità e fatto scoprire una famiglia meravigliosa, che ormai era diventata anche la mia.
«Lo so, ti ringrazio.» Thomas mi regalò un sorriso smagliante mettendo in evidenza le sue fossette, e strinsi forte la sua mano fra le mie. Era stato il faro nell'oscurità che mi stava guidando attraverso questa tempesta e tuttora continuava ad esserlo. Notando la stanchezza che mi gravava addosso, propose di coricarci e l'oltrepassai per recarmi direttamente in bagno.
(Darren POV)
Seduto sul bordo del mio letto, non avevo smesso un secondo di pensare al mio litigio furioso con Nora, alla storia del suo amante, a tutte quelle parole pesanti che le avevo scagliato contro.
Non potevo credere a quello che avesse realmente fatto: uccidere un uomo a sangue freddo, solo perché l'aveva piantata in asso e poi fuggire con i nostri figli.
«È stata una notte spiacevole, vero? Eravamo tutti un po' tesi.» Esordì mia moglie, non mi ero accorto che fosse entrata troppo impegnato a riflettere. Concordai a malapena con un filo di voce. «Ti ringrazio di cuore per aver preso le mie difese, caro.»
«Di nulla. Credo però di essere stato troppo brusco...» Reputai. Il mio sguardo spento si soffermò nel vuoto.
«No. Non penso che tu abbia fatto nulla di sbagliato, anzi... ce n'era bisogno. Sono stanca di Nora e Thomas.» Dichiarò e guardai indietro verso di lei, che si stava liberando delle scarpe. «Ci hanno causato solo problemi. Da quando sono arrivati, in questa casa non esiste più la pace e la tranquillità.» Sbuffò chiudendo le palpebre. «Quanto vorrei che se ne andassero.»
«L'hanno detto?» Balbettai. «Cioè... se ne andranno?»
«No, però... mi piacerebbe. Sarebbe la cosa migliore per tutti. I nostri problemi dopotutto sono iniziati dal loro arrivo.» Tornai a fissare avanti e la sentii inspirare a fondo. Si diresse in bagno e rimasi solo con i miei pensieri. Mi alzai per avvicinarmi al balcone e contemplai con malinconia quel vetro. La scena tornò a riproporsi. Le parole, i gesti, il suo sguardo prima rassegnato, poi rabbioso quando l'avevo messa alla strette e allora mi aveva urlato che l'avevo giudicata senza pensare. Colpii la parete con il pugno, con gli occhi offuscati per le lacrime.
«Nora... come? Come hai potuto fare una cosa simile?» Me l'ero ripetuto mille volte, come un disco fermo nello stesso punto. «Non può averlo fatto la mia Nora...» continuai a dilaniarmi l'anima e a colpire il muro per sfogare la frustrazione. Non trovavo una spiegazione. Probabilmente non avrei potuto chiudere occhio senza che i miei occhi venissero popolati da lei, mentre uccideva quell'uomo, gridandogli anche farabutto.
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Quella mattina la nostra colazione venne smantellata da Dorothy che - per colpa di mio cognato - non aveva dormito, lo aveva chiamato fino allo sfinimento ma non si era degnato né di ritornare o risponderle. La donna era più furiosa di ieri e accusò apertamente il suocero di non aver fatto nulla per aiutarla.
«Gli ho detto che non gli avrei lasciato un centesimo della mia eredità. Ho anche fatto licenziare quella ragazza, vero? Che altro vuoi che faccia? Tuo marito non è più un bambino. Dovrei punirlo e riportarlo a casa per le orecchie?»
«Non lo so, ma faccia qualcosa! Altrimenti, morirò di tristezza?»
«Siete entrambi adulti e vaccinati, inoltre avete una figlia grande. Non posso salvare il vostro matrimonio. Questo è tutto ciò che posso fare!» ribatté, battendo le mani mio suocero.
«No, cara. Non agitarti, quando Oliver tornerà, parleremo e troveremo una soluzione.» le disse Nadine.
«Quale soluzione? È troppo tardi! Sapete quando è iniziato?» Puntò il dito sui due seduti più in là. «Quando sono arrivati loro... si è scatenato questo disastro!»
Thomas roteò gli occhi, al contrario di Nora, che si limitò a mangiare in silenzio.
«Sta tranquilla, Dorothy. Fra poco non ci siederemo più alla vostra tavola.» affermò di punto in bianco.
«Che peccato!»
Anna restò di sasso alla notizia dell'imminente trasferimento e lanciò un'occhiata interrogativa alla madre che però la ignorò.
«Cosa? Porterete via anche i bambini?»
«Non credo che li lasceremo qui, Darren.» Mi apostrofò il giovane.
«Ed è una decisione definitiva?»
Nora distolse gli occhi da me.
«A te cosa importa, Darren? Hanno fatto la loro scelta.»
Dei miei figli mi interessava eccome.
«Lo sto chiedendo perché Kevin si è affezionato a Charlie e ci rimarrà molto male se va via.» risposi a mia moglie.
«Kevin è troppo piccolo per capire. Si farà dei nuovi amichetti e lo dimenticherà.»
«Mamma, cosa significa?» la interrogò Anna.
«Ne abbiamo parlato con Thomas ed è meglio così. Te lo spiegherò dopo.» tagliò corto Nora e Anna si intristì molto. Appoggiò la mano sulla mia gamba e gliela strinsi, decidendo di intervenire un'altra volta.
«Penso che Anna intenda dire che avreste dovuto chiederle almeno un'opinione.»
«È una cosa di cui ne discuteremo in famiglia, Darren.» rispose Thomas.
Alla domanda plateale di mio suocero se Dorothy c'entrasse o meno con la decisione di partire... la donna perse le staffe, li accusò di non pensare minimamente a lei, alla sua situazione, e inoltre sottolineò che non avrebbe concesso il divorzio a Oliver per poi andarsene di sopra.
«Non possiamo continuare a vivere sotto lo stesso tetto.» proseguì Thomas.
«D'accordo, figliolo. Dimmi, dove andrete? Tornerete in Russia?»
Un brivido di paura mi attraversò la schiena.
«No, abbiamo deciso di vivere a Dublino e cercare una casa nei dintorni. Continuerò a lavorare nell'hotel, anche se non abitemo più alla villa, se non hai nulla in contrario.» Il signor Matthew, a malincuore, acconsentì. Helen era d'accordo. Gli unici a non esserlo fummo io e mia figlia, che si alzò dalla tavola e scappò su senza neanche finire di mangiare. Nora si rimise in piedi per seguirla. Osservai la faccia soddisfatta di Thomas. Mi stava dicendo a chiare lettere che sarebbe andato via, portandosi la mia famiglia.
Era una cosa inaccettabile.
(Nora POV)
«Come hai potuto farmi questo, mamma?!» Sbraitò irritata mentre mi misi seduta sul letto. Passai le mani sulla faccia. «Perchè non me l'hai detto? Perché non me l'hai chiesto? E soprattutto, ti costava tanto consultarmi su questa scelta?»
«Tesoro, devi capire che in questo posto mi sento a disagio e sono attaccata da tutti. Thomas allora mi ha chiesto se volevo andarmene e io ho risposto sì.»
«Ma tu lo capisci che mi stai allontanando da mio padre?! Siamo fuggitivi, ricordi? Come farò a vederlo?»
«Tu pensi davvero che non lo rivedrai se abiteremo in case diverse? Può sempre venire a trovare i suoi figli, se ci tiene.»
«E tu, che fine farai? Che ne sarà del progetto di vivere con papà tutti insieme?» chiese avvicinandosi al letto con una posa autoritaria, impaziente di avere una risposta. Era furiosa.
Distolsi il viso e, a quel punto, un leggero bussare ci interruppe. Helen fece capolino dalla soglia pronta a rubarmi un momento.
Anna alzò gli occhi al cielo disgustata e le passò accanto, sgattaiandolo via.
Mi alzai.
«Che succede?»
Chiuse la porta. «Be', volevo scusarmi con te per ieri. Suppongo di essere stata un po' brusca. Denise è una tua amica, lo so, però sono anche dispiaciuta per Dorothy. Sta provando a salvare la sua famiglia.»
«Helen, preferisco non commentare. Non sono affari miei.»
«Ora lo sai.» Proseguì. «Sai...» Fece un passo avanti e mi guardò di sottecchi. «Non so cosa farei se perdessi il mio amato Darren.» Guardò altrove. «Probabilmente... perderei la testa, soprattutto se scoprissi che è una persona che conosce ad averlo sedotto.» Mi fece aggrovigliare lo stomaco e passai la mano sulla nuca per mascherare l'imbarazzo. Mi guardava intensamente, tanto che iniziai a sentire caldo alle guance. «E dimmi, Nora, davvero avete intenzione di trasferirvi?»
«Sì...»
«Sono contenta per voi.»
Pur di uscire dalla situazione sempre più altalenante, inventai la scusa di andare dai bambini e si spostò lasciandomi uscire. In effetti, dovevo trovare mia figlia. La cercai per tutta casa, poi scesi di sotto, ispezionando il patio, chiedendomi dove fosse finita quella ragazzina. Feci per tornare indietro quando vidi Darren e accelerai il passo per superarlo, ma mi catturò il polso.
«Vieni.» Ordinò tassativo.
«No!» Tuonai, liberandomi dalla presa con uno strattone.
«Devo parlarti.»
Non mi lasciò scelta e ci spostammo in un luogo più appartato. Non avevo intenzione però di farmi insultare ancora.
«Di cosa vuoi parlare, eh?» chiesi brusca, voltandomi di nuovo.
«Dove stai andando? Mi interessa questo. Non ti sei degnata nemmeno di chiedermi se potevi portare via i miei figli.»
«Ho preso la decisione migliore per noi, Darren. Togliti di mezzo.» Sentenziai e cercai di superare l'uomo, ma m'intralciò.
«Puoi fare ciò che vuoi con il tuo amato Thomas, ma non permetterò che le tue decisioni mettano in pericolo le vite dei miei figli, ti è chiaro? Non puoi portarli via.»
«Che ti importa? Perché devo darti spiegazioni? Ti sei mai preoccupato per noi negli anni? Hai mai chiesto di cosa avessero bisogno? Hai mai saputo cosa abbiamo attraversato? No!» Tentai di scansarlo.
«Sì, hai ragione. Adesso mi rendo conto del grande errore che ho fatto a lasciare i miei figli con te. Ho sempre pensato che non sarei stato in grado di dargli quello che meritavano, che non sarei stato un buon padre, e che tu te ne saresti presa cura meglio di me! Ma non credevo.» Un sorriso colmo di ilarità mi curvò le labbra. «Che saresti stata così pazza, arrivando ad uccidere il tuo amante in un raptus di follia.»
«Levati di mezzo!» Digrignai i denti e provai a divincolarmi dandogli una spinta sul petto.
«Ma non esiterò nemmeno un secondo, a portarti via i miei figli, anche con la forza!»
Lo guardai truce, alzando il palmo pronto a tirargli uno schiaffo. «Cosa dici? Chi sei?! Chi diamine ti credi di essere per volermi portare via i miei figli?!» gli urlai in faccia con sdegno.
«Sono il loro padre! Ho quanto te il diritto di decidere su di loro! Inoltre, sei diventata una donna instabile. Che vuoi fare, eh? Pugnalare anche me?» istigò.
Lo spintonai. «Spostati!»
«Nora! Te lo ripeto per l'ultima volta: non puoi portare via i miei figli e continuare a fuggire. Non te lo consentirò. Appena divorzierò, staranno con me ma, fino ad allora, resterai alla villa.»
«Ah, l'hai deciso tu? Cosa credi? Che sono ai tuoi ordini?» Chiesi con tono sprezzante. «Dovrei restare per farmi insultare ancora e vedere come mi disprezzi?» Indicai il suo viso. «Togliti di mezzo!»
«Hai cambiato il mio modo di vedere le cose. Sarei morto per te. Anche se mi avessero dato il mondo, non avrei pensato a nessun altro, tranne che a te.» Tutte le sue giustificazioni erano false, come falso il suo amore, e indietreggiai di qualche passo, reticente. «Non ti avrei mai sostituito, e lo sai. Dimmi solo una cosa. Ti sei mai messa nei miei panni?» Negai con il capo, divertita. «Eri l'unica speranza per un orfano, senza casa. Eri la mia fede nelle persone e la mia ultima speranza!» Inspirai. «Eri la persona più innocente e onesta che avessi incontrato. Eri la madre migliore che avessi conosciuto! Ma adesso tu...»
«Darren, basta!» ringhiai, alzando l'indice. «Se non ti sposti, ti farò molto male!»
Lo spostai bruscamente e mi allontanai mentre ancora parlava, affermando che la verità era dura da accettare. Anna arrivò di corsa dalla depandance e percepì la tensione fra di noi.
«Mamma, papà, perché state litigando?»
«Niente, tesoro.»
«Perchè menti a tua figlia?» Obiettò Darren, rivolgendosi alla ragazzina. «Sì, c'è qualcosa. Non voglio che tu e tuo fratello ve ne andiate. Voi resterete con me. Ne stavo discutendo con tua madre.»
«Insisti ancora con questa sciocchezza? Dovrai passare sul mio cadavere! Capito? Non osare strapparmi i miei figli!» Tuonai.
«Papà, non possiamo allontanarci dalla mamma.»
«Tesoro, voglio che state al sicuro, perciò resterete con me.»
«Darren, non puoi portarli via! Non ci provare!» Lo ammonii.
«Mamma.» Anna mi rassicurò con uno sguardo, dopodiché si rivolse a Darren. «Papà, noi ci potremo vedere, la mamma non vuole separarci da te.»
«Mi dirai dove andrete?»
«E tu che credi?» risposi irritata. «Se avessi voluto vedere i tuoi figli per tutti questi anni, ti avrei mai negato la possibilità?»
«Avresti dovuto dirmelo in maniera più civile.»
«Non mi hai lasciato parlare!»
Anna ci domandò stizzita cosa fosse successo. Una volta, avevamo provato ad andare d'accordo per il bene dei nostri figli, ma adesso, era differente. Qualcosa era cambiato.
«È impossibile andare d'accordo con tuo padre. È uno stolto!»
«Come se potessi anch'io!»
«Finalmente siamo d'accordo su qualcosa!» sbottai, superandoli per poi dirigermi verso la villa.
(Helen POV)
Li spiai dalla finestra, mentre discutevano animatamente in giardino, poi si separarono.
Nora sparì dal mio campo visivo in un attimo. Corsi in camera e puntai lo sguardo sul letto ordinato, — troppo per i miei gusti — quindi ci saltai su per sgualcirlo, fingendo che tra quelle lenzuola si fosse consumata la passione intensa con mio marito. Soddisfatta, mi recai all'armadio e presi un completo intimo blu elettrico carino. Non mi piacque.
Lo cambiai con una tonalità più chiara, ponendomelo addosso, e mi osservai allo specchio.
Lo buttai sul letto e, infine, mi diressi alla porta. «Nora, puoi venire un momento nella mia stanza, ti prego?» La incrociai in corridoio e le feci cenno di venire. Mi seguì. Il suo sguardo si focalizzò sul letto. «Scusa, non ho potuto sistemare. Siediti pure.» Mi misi seduta anche io.
«No, va bene così. Non mi siedo. Cosa volevi allora?»
«Devo incorniciare una foto, ma non riesco a decidere quale sia la più bella. Sono un po'... indecisa.»
«Come posso decidere io? È una cosa troppo personale.» Farfugliò, abbassando gli occhi.
«Per favore, Nora, vorrei sceglierle tutte, ma non si può. Dammi un consiglio.» Visto che era sensibile e altruista, alla fine mi assecondò e le passai la prima foto: Darren mi stava baciando la guancia, mentre scattavo. «Ci eravamo appena conosciuti e, a volte, stavo male e lo chiamavo. Era sempre pronto ad ascoltare. Una volta addirittura mi raggiunse, dico così... perché era venuto da Doolin.» Osservai la reazione della bionda, compiaciuta. Scosse la testa leggermente. Le passai la successiva. «Ero incinta al quinto mese e avevamo appena scoperto che sarebbe stato un maschietto. Darren era il settimo cielo che il suo primo figlio sarebbe stato un maschio! Oh... Amore mio. — le porsi la terza — Ho sempre detto che Darren è un uomo freddo, però abbiamo avuto anche noi i nostri momenti romantici. Eravamo a Parigi. Che vacanza meravigliosa.» Le lacrime inondarono i suoi occhi azzurri, deglutì e, a quel punto, chiesi: «Ti sei emozionata anche tu?»
Annuì e poi si rialzò. «Devo andare a controllare Charlie.»
«Ho detto qualcosa di male? Ti ho annoiato?»
Nora dissentì e mia madre si affacciò dalla soglia, sgranando gli occhi.
«Che state facendo?»
«Nora mi stava gentilmente aiutando a scegliere delle foto.»
La biondina si defilò e osservai mia madre con espressione vittoriosa stampata in faccia, e andò a chiudere la porta.
«Helen, cos'hai fatto?»
«Mhm, te l'ho già detto. Abbiamo visto le foto di me e Darren.»
«E cos'è questo disordine?»
«Oh, volevo mostrarle chi avesse vinto alla fine.» Sollevai il mento con orgoglio e si mise seduta.
«Tesoro, non stai esagerando?» Mi fece notare e guizzai le sopracciglia, dondolando le gambe su e giù. «Hai già vinto, l'hai allontanata per sempre dalla vita di Darren e da questa villa. Ti prego, fermati.»
«Non credo sia abbastanza.» Misi il broncio spingendo le labbra l'infuori, alzando gli occhi al soffitto. «Voglio che viva nella completa infelicità. Forse Darren non mi ha mai amato, ma non intendo lasciarmi scappare quest'opportunità. È da anni che vivo nella loro ombra.»
«Cara, lascia perdere. Non serve rincarare la dose. Se non ti fermi, allora perderai.»
La guardai attentamente negli occhi sorridendo ampiamente, e ignorai le sue raccomandazioni.
Perché dovevo smetterla, se li avevo in pugno entrambi...
“Continuing”
Nora e Darren sono ai ferri corti e litigano in continuazione... mentre Helen si gode una piccola vittoria, umiliando Nora in tutti i modi possibile mostrandole un rapporto perfetto che, in realtà, non esiste.
Nora decide di lasciare la villa con Thomas e i bambini... ma trova l'opposizione di Darren. Cosa credete succederà? Darren continuerà a crederci? Oppure riuscirà a scoprire la bugia di sua moglie?
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