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19.1 - Sogniamo, forse accadrà...🦋

~🦋~

«È un tale destino.
Una tale punizione per me.
Anche se spari mille volte,
NON MORIRÒ

SOGNIAMO, FORSE ACCADRÀ
Capitolo 19
(Prima parte)

(Darren POV)

Alzai gli occhi al cielo roteandoli quando mi resi conto che la moglie pettegola di Oliver aveva ascoltato il nostro alterco.

Guardai Thomas, che aveva dato fiato alla bocca.

«Che sta succedendo alla villa? Ditemi.» Slittò lo sguardo da un viso all'altro e il moro prese parola cercando di salvare in extremis la situazione, ma quella donna era una vecchia volpe. Non sarebbe bastato dire che aveva capito male per tagliarle la lingua.

«Nulla, Dorothy. Non c'è niente. Devi aver frainteso.»

«Pensate che io sia stupida? L'ho sentito benissimo quello che avete detto. Stai facendo da padre surrogato per i figli di Darren?» Poi guardò verso di me. «Darren tu chi sei? Cosa sta succedendo?» Si innervosì quando rimasi in silenzio. Non avevo niente da aggiungere. «Ah, non vuoi parlare? Molto bene, andrò a dirlo agli altri.»

La donna discese le scale e Thomas le gridò da dietro, agitando invano il braccio. «Guarda cos'hai combinato? Dorothy sa e adesso lo sapranno tutti! Lo scoprirà anche Helen.»

«A me non importa.» Confessai apertamente il disinteresse. «Che lo sappiano pure. Avevo intenzione di dirlo ad Helen, ma Nora mi ha impedito di parlarle.»

«Nora? Di cosa stai parlando? Nora, te l'ha impedito?»

«Esattamente. È stata lei a fermarmi.» Mi osservò perplesso  con le labbra dischiuse. «Mi disse: "amo Thomas e non posso lasciarlo"» Si stranì, chiudendo la bocca. «Anche se, in realtà voleva dire: "non torneremo indietro, non distruggerò il tuo matrimonio con Helen."» Lo vidi distogliere lo sguardo. «Ma perché così sorpreso? Nora non è tua moglie? Non sai che ti ama?» Lo punzecchiai. «Sembra di no.»

«Certo che lo so. E tu cosa c'entri?» Ritornò ad assumere la sua faccia tosta. «Mi sorprendi che ti aspetti ancora qualcosa da lei, visto quello che le hai fatto patire e come l'hai trattata quando eravate sposati.»

«Non è un problema tuo. Pensa agli affari tuoi.»

«Sì, lo farò. Prima devo andare a rimediare a questo pasticcio che hai fatto!» Dopodiché sfrecciò giù per le scalinate e lo invitai a correre forte, se non voleva arrivare tardi. Ridacchiai tra me e me con il cuore colmo di soddisfazione. Respirai l'aria frizzantina provando un sollievo rigenerante. Era così entusiasmante essere libero e togliermi quella maschera che — per anni — avevo portato.

Finalmente avrei posto fine alla prigionia, a tutte queste bugie e avrei avuto un futuro con i miei figli.

(Thomas POV)

«Della ragazza seduta lì!»

Indicò Nora puntando l'indice, ottenendo sguardi confusi.

«Dorothy, ferma!» Esclamai piombando dietro le sue spalle.

«Sta' zitto tu.»

Nora si drizzò sulla sedia confusa quanto i presenti dall'annuncio che voleva fare quella strega, ma inconsapevole che sarebbe esplosa una bomba di proporzioni catastrofiche. E non sarebbe stato piacevole per nessuno di loro. Si iniziò a muovere sulla sedia. Ma la voce della ragazzina proveniente dalla casa interruppe il momento.
Tutti abbandonarono in massa il giardino per andare a controllare e non appena raggiungemmo il salone, vedemmo mia madre e Layla chine sul corpo di Andy.

«Per l'amor del cielo!» Urlò Helen coprendo la bocca.

«Signora Abbie, cos'è successo?» Chiese Oliver ma quest'ultima era sotto shock e farfugliava che non era stata colpa sua ed era caduto da solo. Allungai la mano per afferrare quelle di mia madre, accostandola al mio petto.

«Thomas, è caduto e non sono riuscita ad aiutarlo.»

«Non sei stata tu, mamma.»

Eravamo atterriti per quella scena. Mio padre domandò. «È morto?»

Sgranai gli occhi, ponendo il braccio attorno alle spalle di mia madre. Oliver controllò il polso e la tensione in quel momento si tagliò con il coltello.

«No, è vivo.»

Strappò un sospiro di sollievo generale.

«Com'è successo?»

«Signor Darren, ho cercato con tutte le mie forze di fermarlo e non sono riuscita a trattenerlo, poi è scivolato!» spiegò mia madre impanicata.

«E dove voleva andare? Che relazione aveva con quest'uomo? Perché voleva trattenerlo?» la interrogò Dorothy già pronta a montare un'arringa e mia madre mi guardò dal basso con gli occhi lucidi. Il signor Matthew ordinò di chiamare l'ambulanza e mia sorella si allontanò con il cellulare. «Spero che non muoia qui» Dichiarò. «Ci ha causato solo guai. Dio lo maledica!» L'uomo non si mosse di un millimetro, era incosciente. Kevin chiamò da sopra la mamma e Darren andò subito dalla moglie dicendole di consegnargli il cellulare e occuparsi del figlioletto. Non poteva vedere questa scena aberrante. Nora si tappò la bocca, aveva gli occhi sbarrati. Dorothy continuò con le lamentele insulse, ma venne ignorata. La suocera l'ammonì duramente. Non era il momento di dire quelle cose con un ragazzo ferito gravemente e che rischiava di morire. Dorothy continuò imperterrita. Mia madre si rannicchiò di più.

«Sta arrivando l'ambulanza, figliolo?»

«Sta arrivando. Ci hanno raccomandato di non muoverlo.»

«Anche io andrò in ospedale!» Si intromise Layla.

«No, tu no.»

Mia madre alzò di poco la testa. «Thomas...» Sussurrò con vocina sottile stringendo nel pugno un lembo della mia camicia. Nora allontanò Anna, aveva visto abbastanza quello spettacolo macabro. Abbracciai la mamma che piangeva.

Era abominevole.

Quando i soccorsi arrivarono, gli controllarono i parametri e lo caricarono sulla barella. Seguii il mezzo con la mia auto verso l'ospedale più vicino. La mamma mi stava seduta affianco, aveva insistito per accompagnarmi.

«Spero che arrivino in tempo. Se dovesse succedere qualcosa a quel ragazzo morirei per il rimorso!»

«Mamma, calmati, calmati per favore. Gli hanno dato già i primi soccorsi. Non succederà nulla.» Dopotutto quell'uomo aveva sette vite. L'erba cattiva non moriva. «Dimmi, perché volevi fermare Andy?»

«Stava per dire che Nora aveva commesso un omicidio.»

La osservai di stucco, staccando gli occhi dalla strada. «Come?!»

«Esatto.» Mi spinsi contro il poggiatesta iniziando a stringere saldamente il volante fino a far sbiancare le nocche. «Ha detto che voleva dirlo a tutti e allora l'ho supplicato di non farlo, ma non mi ha ascoltato. L'ho strattonato e in un attimo è rotolato giù dalle scale e io non l'ho trattenuto. È caduto.»

Si stava facendo prendere dalla paura e balbettò, tremando.

Le afferrai la mano e gliela strinsi per riscaldarla, era ghiacciata. «Va tutto bene, va tutto bene, mamma. È logico che gli sarebbe successo. Aveva perso la testa. Non è stata colpa tua. Mi ha chiesto soldi e mi ha minacciato.» Mi girai più volte verso di lei. «Se non glieli avessi dati avrebbe accusato Nora e allora gli ho dato tutto quello che voleva, ma non è stato sufficiente. Voleva sempre di più. È un truffatore!»

«Accidenti! Che razza di tipo! Se me l'avessi detto prima non mi sarei mai sognata di litigarci. Povera me.»

«Senti, mamma, ascoltami. Non dire che stava per dire qualcosa su Nora e su quello che avete discusso altrimenti verrà fuori tutto.» Rispose con un flebile sì, scuotendo il capo. «Stai molto attenta a quello che dici, ok?»

«No, tesoro, non dirò nulla. Non metterei mai te e Nora nei guai.» Mi rassicurò trattenendo un piccolo singhiozzo.

«Dannazione!» Tirai un pugno leggero contro lo sterzo. «Perfino da morto ci creerebbe dei problemi!»

«Non dire così, caro. Sappiamo che è una cattiva persona, però è comunque un essere umano.»

«Hai ragione però.»

Restava una feccia. Una spina nel fianco. Le accarezzai la schiena vedendola sempre più tesa e continuammo a stare dietro all'ambulanza, che stava tirando dritto sulla strada, a quell'ora non c'era molto traffico così non avremmo rischiato grosso.

Arrivati nei pressi del pronto soccorso, scesi dalla vettura così come Oliver e tallonammo i soccorritori. Una dottoressa impartì l'ordine mentre il paramedico gli spiegò la dinamica dell'accaduto.

«Dottoressa!» Mia madre la richiamò. «Per favore, lo salvi. È ancora così giovane. È solo un ragazzo.»

La donna la rassicurò che avrebbero fatto il possibile e ci chiese di aspettare in corridoio per avere delle notizie, sperando che non fosse nulla di grave.

«Adesso preghiamo affinché quell'infelice si salvi?!» Protestò Oliver.

«Lo facciamo per mia madre.»

Se quell'infelice non fosse sopravvissuto, ne avrebbe subìto le conseguenze. Non volevamo altri guai, anche se era impossibile tenerci distanti. Sembravamo avere una calamita.

«Naturalmente, che crede?» Sbottò. «Sarebbe come non avere un briciolo di umanità!»

«E perché stavate litigando, signora Abbie? È stato perché Brandon ci ha fatto sentire il vocale che ha registrato?»

«Di che vocale stai parlando?» Mi intromisi.

«Brandon ha registrato quell'idiota mentre parlava con un suo amico a telefono confessandogli delle cose e me l'ha fatto sentire.»

Sgranai le iridi. Eppure mi aveva promesso che non si sarebbe intromesso, ma quel ragazzo mi aveva preso in giro.

«Ah, Brandon...»

«Sì, ha smascherato le sue vere intenzioni davanti a tutti. Layla ha saputo che si è sposato per soldi e l'ha cacciato via.»

«Ecco perché era così arrabbiato con Brandon.» Ipotizzò lei.

«Esattamente.» confermò Oliver.

«Ed è per questo che parlava con quel tono fastidioso.» aggiunse.

«Siamo stati molto fortunati che tua madre lo abbia bloccato, altrimenti poteva finirci Brandon in sala operatoria.»

«Oh, santo cielo.» sussurrò mamma e le toccai il braccio.

Un poliziotto si avvicinò e Oliver gli spiegò che si era trattato di una banale scivolata.

«Ci sono dei testimoni?» Mio fratello rispose che quando erano arrivati sulla scena l'uomo era già caduto e che l'unica a sapere i fatti era l'aiutante. Mia madre cominciò a tremare.

«Può rilasciare una dichiarazione?»

«Certo.»

Le lasciai altre carezze sulla schiena. «Senta, mia madre è ancora sotto shock. Posso venire con lei?»

Acconsentì e le feci cenno di seguire il giovane in divisa. Le ricordai di attenersi alla versione di Oliver e di non menzionare altro, ricordandole che sarei stato al suo fianco. Non doveva temere nulla.

~🦋~

Dopo un po' raggiungemmo Oliver che stava trafficando nel corridoio avanti e indietro.

Non appena ci vide si bloccò e domandò come fosse andato l'interrogatorio.

«Ho solo detto quello che lei mi ha suggerito.»

Ovvero che si era effettivamente trattato di una spiacevole fatalità e che il ragazzo era inciampato.

«Ha fatto bene, signora Abbie. Non c'è bisogno di mettersi nei guai per un simile soggetto.»

«Mamma, non hai fatto nulla. È semplicemente inciampato e caduto, giusto?»

«Sì, è andata proprio così. Ma non so, è un ragazzo giovane.»

«Mamma, si sta facendo tardi e sarai stanca. Ti chiamo un taxi, vai a casa oppure chiamo Alan e dico di venirti a prendere.»

«No, no, Thomas. Non posso andarmene se prima non ho buone notizie di lui.»

L'attirerai in un abbraccio lasciando che si adagiasse con il capo sul mio petto e le diedi un bacio sulla fronte.

La dottoressa spuntò nel corridoio e Oliver ne approfittò per domandare se ci fossero novità sul genero con un finto sorriso. Lei spiegò che aveva un'emorragia nel cranio causata dall'impatto, però l'operazione era andata a buon fine. La mamma sospirò sorridendo e ringraziando il cielo. Oliver un po' meno. Poi aggiunse che lo avrebbero tenuto sotto osservazione per due giorni.

«Dunque non è in pericolo?» Chiese Oliver con la faccia scura.

«No, è tutto sotto controllo.»

La ringraziammo. Il cuore di mia madre si fece leggero, come anche il mio, mentre Oliver alzò le braccia. Non che fosse così entusiasta che il suo odiato genero fosse sano e salvo e ci salutò per occuparsi delle scartoffie dell'ospedale.

Fermai un'infermiera dai capelli rossicci raccolti in una coda di cavallo. «Salve, ehm, sono Thomas Miller. Abbiamo portato il paziente che ha un'emorragia cranica. Sa di chi sto parlando?»

«Sì, quello caduto per le scale.»

«Sì, se vi sono cambiamenti nel suo stato di salute, può informare prima me?» Estrassi dalla tasca il biglietto da visita e glielo porsi. «È importante per me e mia madre.»

«Sì, certo. La chiamerò se ci saranno cambiamenti.»

«La ringrazio!» Se ne andò. Tirai un sospiro e guardai mia madre. «Potrebbe svegliarsi quando non gli siamo vicino e rivelare il vero motivo per cui è caduto. Bisogna essere prudenti.»

E la prudenza, con quelli come lui, non era mai troppa. Meglio essere previdenti, in quel caso. Dovevamo far ritorno alla villa o gli altri si sarebbero preoccupati.

(Nora POV)

Dayane, saputo che parte della colpa l'aveva suo figlio, iniziò a fargli una paternale infinita anche se il giovane aveva avuto i suoi buoni motivi per togliere la maschera a quel disonesto.

«Degno figlio di sua madre, non sopporta le ingiustizie e ancora meno i prepotenti!»

«Questo ragazzo è un idiota. Spera che non ci crei problemi, se sopravvive.»

«Alan, hai ragione. Vede mio figlio come un nemico e ora sarà ossessionato anche da noi. Che possiamo fare per difenderci da quel pazzo? Ho paura che ci faccia del male!»

Distolsi lo sguardo e l'abbassai.

«Prima di tutto, mia madre deve stare bene. Poi ne riparleremo.»

«Ma cosa può farci? Ma è ridicolo, mamma! Perché avete così paura di quell'infelice?»

«Ragazzo, non conosci questo tipo di persone, capisci? Non c'è niente che questi non possano ottenere con la prepotenza e l'inganno. È gente senza scrupoli. È chiaro?» Brandon tornò ad appoggiarsi al morbido schienale a braccia conserte e lo sguardo truce di mio cognato si spostò su di me. «Per quale scopo è venuto a stare proprio in questo posto?»

«Neanche io volevo che andasse a finire così, Alan.» ammisi. Ero già stravolta, non serviva rincarare la dose. Lui assentì. Dayane spostò gli occhi da una parte all'altra e tentò di rompere la tensione con la scusa di preparare dei caffè.

«Dayane, non è il momento!» la rimproverò. «Mia madre non sta bene e tu parli del caffè?» La donna si attorcigliò le dita e mordicchiò il labbro. Il marito si stropicciò il viso seduto sulla poltrona, soffermandosi a riflettere. «Avrei dovuto andare con la mamma.»

«Thomas è lì con lei, non ti preoccupare.»

«Come faccio a non preoccuparmi, Nora? Thomas sta cercando di fare di tutto per la sua famiglia.»

Stavo per far scorrere le lacrime rimaste intrappolate negli occhi. Tutto ciò era colpa mia. Andy si era trasferito qui perché cercava me, era da me che voleva quello sporco denaro e Thomas si stava sacrificando. Si stava rovinando l'esistenza per proteggerci, portando alla deriva la sua famiglia. Li stavo costringendo a mentire da mesi e senza nemmeno sdebitarmi. Non c'erano scusanti per il mio comportamento egoistico.

«Alan, anch'io vorrei essere lì con loro, se potessi. Ma sai che non ho altra scelta.»

Annuì facendomi cenno di aver capito. La moglie gli sussurrò qualcosa e rispose con il labiale.

Avrei voluto fare di più.

Per loro e anche per me stessa.

~🦋~

Alan gironzolò avanti e indietro per il salottino senza riuscire a stare fermo. Dayane alla fine perse la pazienza e lo bacchettò. Dal mio canto, restai immobile seduta e con lo sguardo rivolto al pavimento. Udimmo il cigolio della porta d'ingresso e scattai in piedi. Finalmente erano tornati e infatti la signora Abbie spinta da Thomas fece il suo ingresso.

«Mamma, stai bene? Cos'è successo?»

Le presi il braccio. Aveva un'aria sfinita, le occhiaie ben evidenti, aveva passato un brutto quarto d'ora. «Sto bene, cari. Mi riprenderò. Lasciatemi respirare.»

Le feci cenno al divano e vi si sedette.

«Thomas, lui è...»

«Sta bene. È fuori pericolo.»

Dayane inspirò. «Oh, grazie al cielo! Che buona notizia! Eravamo così preoccupati che potesse finire davvero male.»

Appoggiai la mano su quella ruvida di Abbie. Vederla in questo stato mi distruggeva, con quello sguardo perso e gli occhi vacui.

«Ero così spaventata e preoccupata per te.»

«No, non preoccuparti, bambina mia. Sto bene.» Mi strinse le mani e si avvicinò al mio volto. «Non spegnere le stelle nei tuoi occhi e non lasciare il mio Thomas nell'oscurità.» Sorrisi e poi chinai lo sguardo. Avrei dovuto controllare il mio impulso, ma fu forte la paura che avrebbe pagato per una colpa non sua e l'abbracciai di slancio. «Nora, figliola smettila.» Brandon corse ad inginocchiarsi e abbracciarle il grembo, chiedendole scusa. Abbie gli fece rialzare la testa. «Ti ho già perdonato, tesoro. Non sapevi che sarebbe successo, ma Brandon: promettimi che la prossima volta che vedrai quest'uomo non ti metterai contro di lui, okay?»

Il ragazzo glielo promise solennemente e chiese se fosse vivo ancora.

«Sì, è vivo e non si avvicinerà mai più a questa villa.»

Abbie accarezzò il volto del nipote, che apparve sollevato dalla notizia dello zio e la madre gli chiese di non stancare troppo la nonna. Lo mandò a fare una doccia per smaltire il nervosismo. Appoggiai anch'io la mano sulla spalla del giovane che uscì senza farselo ripetere.

«Ci è andato molto vicino. E se fosse morto? La signora Abbie sarebbe finita in galera e non avremmo potuto fare nulla!»

«Non essere melodrammatica, Dayane. Brandon mi darà retta e si sentirà in colpa, pensando di aver causato tutto questo.»

«Perchè, mamma? Dici che è stata colpa di Brandon.» Fissai Alan ch'era sul piede di guerra. «Ti ricordo che è stato qualcun altro a portare qui quest'uomo.»

«Alan, non dire certe stupidaggini. Sono tutti nervosi.» lo rimbeccò Thomas.

«Perchè non posso? Per non turbare Nora?» Abbassai gli occhi, sconfitta. Deglutii un fiotto di saliva. La situazione iniziò a complicarsi quando Thomas indurì l'espressione.

«Alan, non essere ridicolo.»

Fece un passo avanti e mi alzai di riflesso. «Perchè sono ridicolo? Non possiamo dire più la verità in questa casa? Nostra madre stava per diventare un'assassina a causa di Nora!»

«Alan, basta!»

Gli agguantai il braccio e lo trattenni per evitare che si avventasse contro il fratello.

«Thomas, vieni. V-Vieni a cambiarti e calmati.»

Non volevo che litigassero.

«Sì, Nora, prendi pure mio fratello e scappa! Per quanto tempo ancora può andare così? Prima o poi il vostro gioco finirà.»

«Alan, cosa intendi fare? Litigare?» Sbraitò.

«Rivoglio i nostri vecchi tempi, fratello. Noi non siamo così. Tutte le bugie, i segreti, non hanno mai fatto parte di noi. I nostri mondi sono stati stravolti! Non ci riconosco. Perché non lo vuoi capire, Thomas?»

Mi faceva male che il loro equilibrio si fosse spezzato e mi salirono altre lacrime, che tentai invano di ricacciare indietro.

«Alan, ha ragione. È stata tutta colpa mia.» Dichiarai con il cuore in frantumi. «Vorrei poter fare qualcosa e sono dispiaciuta per tutto quello che è successo a voi e a Brandon. Mi dispiace tanto.»

«Beh, Nora, pensi che si sistemi tutto con le tue scuse? Pensi che la situazione migliorerà?»

«Alan!» Thomas alzò l'indice e avanzò di un altro passo. «Se dici un'altra parola non ti guarderò più in faccia per il resto della vita, capito?»

«Thomas, cosa stai dicendo, per favore!» si inserì Dayane. «Ricordati che siamo la tua famiglia. È un bene che ti preoccupi per Nora e i suoi figli, ma pensa anche a noi. Siamo tutti nervosi qui. Non vedi in che situazione ci siamo cacciati?»

«Aspetta, cos'hai detto a Nora?» Thomas perse l'ultimo briciolo di calma e schiacciai la mano sulle labbra. «Cosa ti ha fatto lei?! È intrappolata in questa situazione con i suoi figli. Pensi lo abbia fatto di proposito? Perché non le mostri un po' di pietà? Ha bisogno di essere compatita, non insultata!» Le gambe non mi ressero e ciondolai. «Nora, andiamo. Devo cambiarmi.»

Senza dire niente, sgusciai fuori nel corridoio per prima dandogli il tempo di salutare i suoi familiari.

~🦋~

Entrai nella stanza e mi andai a sedere sul bordo del letto, traendo un sospiro. Thomas si venne ad accomodare sul pouf.

«Nora.» Mi sentivo così in colpa da non riuscire a guardarlo negli occhi. «Non farci caso, Alan ha detto un mucchio di sciocchezze. Capirà il suo errore e se ne pentirà.»

«Alan ha ragione, Thomas. Voi siete una famiglia, e io? Sono qui per mettervi nei guai.»

«Non dire così. Cambiamo discorso. Devo dirti un'altra cosa, Nora.» Tornai a osservarlo. «Prima di tutto questo, sai che mi sono alzato per vedere Charlie.»

«Lo so.»

«Poi ho incontrato Darren. Abbiamo avuto una feroce discussione. Gli ho detto che volevo stesse lontano da Charlie. Poi non sono riuscito a trattenermi e gli ho detto che l'ha abbandonato alla nascita. So che non avrei dovuto dirlo, ma la cosa peggiore è che...» Alzai lo sguardo. «Dorothy ha sentito.»

Mi immobilizzai, poi sgranai le iridi e infine sbattei le palpebre. «Che cosa!?» Fece sì. «Che stai dicendo, Thomas?»

Mi alzai e portai le mani in faccia. Quella donna era capace di tutto e ora capivo perché mi aveva puntato il dito, annunciando di avere una storia da raccontare. «È la cosa peggiore, di tanti problemi.»

«Thomas, non andrà niente a finire bene. Devo prendere i ragazzi e andarmene. È stato un errore stabilirmi qui e giocare alla famiglia felice. Anche Helen lo scoprirà. Dorothy lo dirà al mondo intero.»

«Darren non era minimamente nervoso per il fatto che Dorothy avesse deciso di dirlo. Mi ha detto che voleva confessarlo ad Helen, ma tu l'hai fermato.» Mi bloccai con le mani sui fianchi. «E poi gli hai detto che mi ami.»

Mi rimisi seduta, scostandomi i capelli dal volto, giusto per non sentirmi impacciata.

«Sì. Ho dovuto dirlo, perché la signora Nadine ha detto che sua figlia non avrebbe scoperto del passato e che se l'avesse fatto mi avrebbe denunciato.»

«Lo sa anche la signora Nadine?»

«È stata a Doolin e ha scoperto che la polizia ci stava cercando. Mi disse che il matrimonio della figlia non avrebbe dovuto distruggersi e io dissi a Darren ch'ero innamorato di te e che non ti avrei lasciato.»

Mi sentivo un po' in imbarazzo e strinsi le spalle.

«Quindi Darren avrebbe davvero bruciato la casa?» Feci un enorme respiro. «È ancora innamorato di te?» Mi limitai a fissarlo senza distogliere lo sguardo e lo vidi annuire, come se avesse letto già una risposta. «Lo capisco. Vuole riconquistarti. Ecco perchè non era nervoso per Dorothy.»

«Darren è determinato, Thomas. Non può parlare ora a causa della malattia del signor Matthew, ma divorzierà da Helen e ha già preso una casa.»

«Ha preso una casa? Che farà? Cercherà di recuperare il passato?»

«Ha solo detto che vuole prendersi cura dei suoi figli e non lasciarli più. Non lo so, Thomas.» Feci spallucce.
Ero così stanca da non voler più parlare di quell'argomento. Erano successe troppe cose in una giornata e volevo riposare. Accettò e mi diressi in bagno, chiudendomi la porta alle spalle.

(Darren POV)

«Mi sento in colpa per quello che è successo. Per fortuna, Kevin non era lì e non ha visto Andy in quello stato.» si lamentò mia moglie seduta accanto a me, cercando di bere una tazza calda di camomilla per calmarsi.

«Giusto. Non sarebbe stato un bello spettacolo. Neanche Charlie ha visto, vero?»

«Dormiva.»

Mentre chiacchieravamo del più e del meno giunse Dorothy nel suo splendido vestitino giallo canarino. Ci chiese se avesse interrotto qualcosa, ma Helen le rispose che stavamo parlando di quanto accaduto e della festa.

«Sì, terribile. Voglio dire, nella vita possono accadere cose peggiori, naturalmente.»

La fissai di sbieco.

«Certo che possono succedere cose peggiori. Se fosse morto, sarebbe stata una disgrazia. Non voglio nemmeno pensarci.»

Bevvi un altro po' e Dorothy proseguì col suo discorso illogico. «Ti ammiro, sai? Sei una persona che non vuole pensare alle cose che non ti servono ma solo a quelle che servono, ed è un bene.» Distolsi lo sguardo. «Le persone possono approfittare di questa qualità.»

«Che vuoi dire, scusa?»

«Sei una donna positiva. L'ho sempre saputo, ma ora ti stai lasciando prendere la mano.»

«Perchè dovrei essere negativa? Amo mio marito, mio figlio è sano e sono grata di tutto quello che la vita mi ha concesso.»

«È molto importante amare il proprio marito soprattutto.»

La guardai di traverso. Quella donna aveva la lingua troppo lunga e diceva cose strampalate. Mi guardò a sua volta.

«Perchè dici che qualcuno potrebbe approfittarne?»

«Non saprei, tesoro! È una sensazione. Come se qualcuno facesse le cose alle tue spalle e pensasse che tu troverai qualche scusa e lo perdonerai comunque. Non ci saranno conseguenze.»

«Sono positiva, però ho i miei limiti.»

«Buono a sapersi!» Esclamò.

Mia moglie, infine, annunciò di essere stanca e lasciai anche io la tazza sulla penisola. Era stato estenuante. La donna falsamente ci augurò sogni d'oro che ricambiai giusto per rispetto e tallonai mia moglie.

~🦋~

Dorothy stava continuando a punzecchiare Nora e la cosa mi infastidì, spacciandola per mero passatempo mattutino. La biondina era terribilmente esausta di stare a sentire le sue battutine e mi fiondai fuori dalla mia camera, richiamandola.

«Lascia in pace, Nora.» La ammonii e sorrise sorniona.

«Oh, ecco l'ex marito eroe. Risolverai il caso e salverai questa dolce donzella?»

«Non c'è niente da risolvere e nessuno da salvare o di cui tu debba preoccuparti tanto.» risposi a tono.

«Oh, cosa c'è? Guarda il nostro "Cuore Coraggioso". Non hai paura che vada da Helen?»

«No, non ho paura. Fai quello che vuoi. Non mi interessa se glielo dirai oppure se prenderai un microfono e farai un annuncio. Non mi importa, ma non ti metterai più a infastidire Nora.»

«Cos'è tutta questa confidenza? Ho già perso tutto il divertimento perché hai detto che ne posso parlare a tutti. Non è più divertente.»

«Oh, merda.» La sfottei.

«Merda?» Ripeté con un sorrisino beffardo. «Beh, ora vi lascio soli.» Imboccò la porta e se ne andò. Nora si portò la mano in fronte e le afferrai delicatamente il braccio.

«Ehi, tutto bene?»

«Quanto pensi durerà, prima che ricominci a darmi fastidio?»

«Sai, per lei è una notizia davvero importante. Forse non durerà più di un'ora, giusto?»

Trattenne un sorrisino. Uno di quelli che mi piacevano quando era una ragazzina e che mi rivolgeva sempre, in ogni occasione. Ero stupido e anche tanto esageratamente innamorato. Mi faceva sentire perfetto. «Ma non temere, Nora del mio cuore. Se fa qualcosa verrò e la rimetterò immediatamente al suo posto. Non sono io il tuo eroe?»

«Darren...»

Le sfiorai il braccio, avvicinandola ma si scansò, decidendo di andare, ma non prima di avermi rifilato un "grazie" per i prossimi interventi.

Il cellulare decise di squillare in quel momento e osservai il display. Era una chiamata importante. Avevo inviato il curriculum a quell'hotel, pensavo di avere tutte le carte in regola per il posto e tirai un sospiro. Prendemmo quindi appuntamento per l'indomani, non vedevo l'ora di iniziare questa nuova pagina. Sarebbe cominciato tutto ora. La mia vita sarebbe cambiata. Senza bugie, né inganni. Diversa e spensierata, era quello che desideravo da tempo immemore.

~🦋~

I bambini stavano litigando e Charlie aveva strappato dalle mani di Kevin la macchina, dicendogli di andarsene. Mi avvicinai al più piccolo che lo guardava con un faccino abbattuto, chiedendosi il perché di quella freddezza. Gli accerchiai le spalle e mi misi seduto.

«Che succede? Perché state litigando? Non mi piace.»

«Charlie non vuole più giocare con me. Non so perché non mi voglia più bene.»

Charlie imperterrito non smise di muovere le macchine sul tavolo, senza sollevare lo sguardo.

«No, certo che ti vuole bene. È tuo fratello, vero, Charlie?» Raccolse tutte le macchine una per una. «Vuoi bene a Kevin.»

Si alzò e senza darmi una risposta, se ne andò subito.

«Cos'è successo? Perché si sta comportando così con nostro figlio?»

La colpa era mia e del fatto che non accettasse che fossi io il suo vero padre, colui che anni fa lo aveva abbandonato.

«Mamma, Charlie mi ha spinto. Non mi vuole più bene.»

«Tesoro, certo che no. Ti ama tantissimo.» Kevin abbracciò le gambe di Helen e lo avviluppò con le braccia. «È così strano. Cosa gli successo Darren?»

«Sono bambini, Helen. Possono odiarsi, poi fare la pace e tornare uniti più di prima. Charlie ha bisogno di tempo.»

Accarezzò i riccioli di Kevin e gli propose di giocare per fargli tornare il sorriso. Kevin accettò e la seguì, intanto mi diressi dalla parte opposta per scendere.

(Anna POV)

Mentre stavo sfogliando un libro sopra il letto, qualcuno bussò. Fece capolino la testa di Helen in compagnia di suo figlio.

«Scusami l'interruzione, Anna.» Avanzò di qualche passo con le mani poggiate sulle spalle di Kevin.

Fui costretta a sospendere la lettura. In questa casa non si poteva stare per conto proprio nemmeno un minuto. «Nessun problema. Cos'è successo?»

«Charlie è arrabbiato e Kevin è molto triste. Volevamo parlare con lui.»

«Non mi piace. Portatelo via.»

«Non capisco perchè fai questo, Charlie. Kevin è solo un bambino. Se continui così, mi arrabbierò con entrambi.»

Mio fratello si girò nella mia direzione e mi alzai, assumendo una posizione d'attacco.

«Perchè sei arrabbiata con mio fratello? È anche lui un bambino, non giocherà se non vuole. Deve intrattenerlo per tutto il giorno, eh?»

Quella donna era insopportabile. Incrociai le braccia al petto e la vidi roteare gli occhi.

«Vi ho sentite dal corridoio.» Quell'altra donna che non mi andava giù varcò la soglia. «Che maleducata! Non rivolgerti così alla tua dolce mammina.»

A quella frase, ridussi le palpebre in fessure lanciandole un'occhiata poco amichevole.

«Perché mi chiami così, Dorothy?»

«Dolce mammina? Non ti vedono così?»

«Charlie...» bisbigliò.

«Charlie vede Kevin come un "fratello", perciò dovrebbero chiamarti dolce mammina.»

Helen accennò un altro sorriso. «Oh, per favore!»

Meglio che restavo muta altrimenti non mi sarei controllata e spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Helen convinse il figlio ad andarsene visto che la situazione stava diventando paranormale.

Dorothy mi squadrò dall'alto in basso. «Sono impressionata della tua bravura. Sei una brava attrice. Hai talento, lo riconosco. Meriteresti un Oscar.» Le rivolsi un sorriso tirato. «Dico davvero...» Lasciai andare le braccia lungo i fianchi e la donna strizzò l'occhio a mio fratello, chiedendogli cosa stesse succedendo. «Che carino, il marmocchio.» La vidi oltrepassare finalmente la soglia per poi sparire nel corridoio. Non la tolleravo e sbuffai dal naso per poi tornare a sedermi.

«Charlie, chiudi quella porta!» Ordinai innervosita e si alzò dal pavimento ubbidendo. Distolsi lo sguardo, avevo le tasche piene di quella donna dalla lingua più biforcuta. Ogni occasione era propizia per farmi saltare i nervi.

Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno o sarei esplosa.
Mi fiondai nel salotto e andai a sedere sul divano a tre posti, mettendo le braccia conserte. Papà era lì, salutò l'interlocutore della chiamata e attaccò. Mi si avvicinò e prese posto. Ero irritata. Volevo semplicemente spaccare ogni cosa ma non potevo.

«Che è successo alla mia bellissima principessa? Perché entri così arrabbiata?»

Lo guardai. «Sono arrabbiata con Helen, papà. Voleva costringere Charlie a giocare con Kevin. Lui ha ribadito che non voleva e lei ha iniziato ad assillarlo.»

«Ha iniziato ad assillarlo?» Accennai un sì. «No, non lo farebbe.»

«Ma l'ha fatto, papà.»

A quella donna sembrava tutto dovuto. Dovevano fare quello che diceva altrimenti si offendeva. Odiavo i tipi come lei. La mia non era stata perfetta e mi ero guadagnata fin da piccola il titolo di combattere. Ma lei, no.
Era una viziata petulante e mi infastidiva oltremisura.

«Mi sono arrabbiata e ho ricambiato il suo insulto zittendola. Non sa cosa sta passando quel bambino e viene a urlargli: "perché non vuoi giocare con mio figlio?" È così irritante! Crede che le persone debbano stare ai suoi comodi.»

«Tesoro, senti.» Papà appoggiò la mano sulla mia gamba e chinai lo sguardo. «Se Helen sapesse cosa sta passando, sarebbe più comprensiva. Non la conosci poi da molto.» Lo rialzai. «Senti, tesoro: promettimi che la prossima volta che succede una cosa del genere risolverai parlando» Feci un altro cenno d'assenso. «Intendo proprio, non alzando la voce.» Sorrisi.
Quei brevi momenti mi sollevavano il morale. Era sempre stato bravo in questo. Aveva sempre capito il mio malessere, anche se non lo dicevo apertamente.

«Credo di poterlo fare per te.»

«Va bene, fallo per me.» Mi attirò verso di lui e baciò sulla testa. «Grazie, principessa.»

Sospirò a fondo e mi rannicchiai sul suo petto per bearmi del suo calore. Poi mi propose di andare a visitare la nuova casa che aveva appena comprato giorni fa e mi separai in fretta.

«Volentieri! Facciamolo!»

Non stavo nella pelle di vederla e mi rassicurò che non appena avrebbe finito alcuni impegni che aveva, saremmo andati. Mi alzai per andare a prepararmi.

(Thomas POV)

«Se ha bisogno di qualcosa, può premere il pulsante e verrò subito.» spiegò l'infermiera non appena entrai nella camera appartenente a quell'essere senza vergogna di Andy.

«No, c'è Thomas. Si occuperà di tutto quello che mi serve, vero?»

Feci buon viso a cattivo gioco e annuii. L'infermiera ci augurò buona giornata e abbandonò la stanza. Una volta rimasti soli, esordii.

«Ti rendi conto che hai toccato il fondo, no? Ora non puoi avvicinarti alla villa.»

«Sì, tutto è successo grazie al tuo carissimo nipotino.»

«Guarda, non azzardati a nominare mio nipote. Bada bene a come parli.»

Un ghigno gli comparve sulle labbra. «Sono ferito e vuoi anche picchiarmi? Non c'è più spazio.»

«Anche in questa situazione continui a dire sciocchezze. Ma quanto sei pazzo?»

«Non giudicarmi, Thomas. Ognuno ha un modo diverso di affrontare le cose, giusto?»

Mi passai la lingua sugli incisivi. «Zitto, ti darò i soldi. Ti comprerò un biglietto e ti metterò io stesso su quell'aereo, capito?»

«Okay, non ti darò più fastidio, ovviamente in cambio di una grossa somma...» Lo sapevo che era il solito truffatore, avrebbe venduto perfino la madre per navigare nella ricchezza. Che viscido essere. «Quanto pensi che otterrò?» Lo fulminai. «Va bene, va bene, non fare quella faccia. Sei un uomo molto generoso. Andrà bene, vero?» Sbuffai e diedi le spalle. «Ah, ci vediamo, bro. Salutami tutti.»
Afferrai la maniglia e gli lanciai un'ultima breve occhiata di disprezzo. Senza rispondere alla palese provocazione, uscii, sbattendo forte la porta.
Quel tizio mi dava l'orticaria.

~🦋~

Ero impegnato a scrivere alcuni appunti sul mio portatile seduto vicino alla penisola, quando Charlie si posizionò dall'altra parte, appoggiando il mento sulle braccia conserte con una faccina sconsolata. Lo scrutai meglio.

«Tesoro, cos'hai? È successo qualcosa?» Si limitò a rispondere "nulla" ma stava mentendo. Era pieno di energia, mentre da qualche giorno era continuamente in disparte e con la testa fra le nuvole. Chiusi il portatile e mi spostai più vicino. «C'è qualcosa che ti preoccupa? A me puoi dirlo.»

«Kevin andrà in piscina e voglio andarci anch'io.»

Guardai dritto e tirai un sospiro. Certo, era un bambino, era normale avere certi desideri e poi stava chiuso tra queste quattro mura da mesi.
«Tesoro, è molto rischioso per noi fare progetti fuori. Ci mettono in pericolo, l'hai dimenticato?»

«No, non l'ho dimenticato, ma voglio davvero andare.»

«Guarda, è quasi estate... abbiamo una grande piscina.» mi interruppi vedendo Darren passarmi accanto senza salutare e andare verso lo stipetto del mobile. «Giocherò e nuoterò con te, ok? Ci divertiremo un sacco.»

«Ma lo voglio adesso! La mamma di Kevin gli comprerà tutto: gli occhialini, il costume da bagno. Sarà un vero nuotatore e anch'io voglio essere come lui.»

Squadrai Darren, aveva sentito tutto e si fece avanti.
«Quindi, giovanotto, vuoi iscriverti a nuoto?» Lo guardai sdegnato. «Me ne occuperò, okay? Seguirai i corsi con Kevin. Sai nuotare?»

«Certo che sì.»

«Ah, ottimo allora! Puoi esercitarti lì e io sarò con te.» Distolsi lo sguardo.

Gli spettinò i ricci, dicendogli di non essere triste e, a quel punto, consigliai al bambino di andare a giocare all'aperto, dato che le giornate si stavano allungando. Lui annuì. Quando mi girai verso l'uomo stava bevendo il suo caffè — o qualunque cosa ci fosse.

«Non hai capito cos'ho detto? Devo prendere io le decisioni su mio figlio. Vuoi che te lo ripeta?»

«No, frena, i tempi non sono uguali. Ora tutto è cambiato. Tu sai chi sono, vero? Anche se non lo accetti, sono io il padre di Anna e Charlie, quello vero!» sottolineò e mi venne quasi da ridacchiare.

«Guarda, il padre. Il padre che ha lasciato suo figlio il giorno in cui è nato. Ora te ne frega di lui?»

«Dacci un taglio, Thomas. Sono stufo di sentirti. Dici sempre le stesse cose: "dove sei stato in tutti questi anni. Sei un uomo disgustoso e tutto il resto, e poi cosa?" Ora sono rinsavito! Ma sto cambiando, sto cercando di farlo. D'ora in poi, vivrò solo per i miei figli, capisci? Hai qualche obiezione in merito?»

«Ho sempre un'obiezione nei tuoi riguardi, sempre!» risposi a tono puntandogli il dito.

«Cosa state facendo?!» ci sgridò Nora entrando trafelata e si interpose fra me e il suo ex. «Sei impazzito? Cosa stai facendo?»

«Non lo so, perché non lo chiedi al tuo maritino? E non lasciare che si intrometta tra me e i miei figli! Lo sapranno tutti. Non dire un'altra parola, ti avverto!» parlò con tono minaccioso.

«Cerca di capire una cosa: finché i bambini mi saranno affidati, mi prenderò cura io di loro.»

«Finirà anche questo. È solo questione di tempo, Thomas.»

«Darren, chiudi il becco adesso!» Lo ammonì Nora.

«Io non ho fatto nulla, ma lui sì, ha iniziato a provocarmi! È troppo coinvolto in questo gioco della genitorialità, non vedi?» Sentii il sangue ribollirmi, a breve gli avrei mollato un ceffone. «Sì è convinto troppo di qualcosa che non è vero. È solo nel suo cervello! Peccato, sei un completo perdente.»

«A chi hai chiamato perdente?!» sbottai e Nora mi bloccò sul petto.

«A te!»

«Thomas, Thomas, ti prego.» Guardai l'uomo in cagnesco. «Darren, per una volta nella tua vita, non comportarti da pazzo.»

«E perché dovrei? È sciocco!» Obiettò agitando le braccia. «Sono io il padre di questi bambini. Sono il loro vero padre. Devo chiedere a questo tizio cosa devo o non devo fare con loro? Di cosa stai parlando?»

«Ne ho abbastanza di te, basta!» Ringhiai con la vena del collo sul punto di esplodere e Nora mi afferrò per le spalle.

«Ma la volete smettere!» Ci rimproverò. «Darren chiudi il becco, o qualcuno sentirà. Basta con le sciocchezze.»

«Ma per favore, lascialo venire da me e regoliamo i conti una volta per tutte.»

«Ah, seriamente! È davvero questo che vuoi?» gli puntai l'indice e Nora mi costrinse ad indietreggiare.

«Dai, arrabbiati! Cosa potresti fare?»

Stavo per ribattere, ma Nora mi mostrò l'uscita. «Thomas, ascoltami. Vieni con me.»
Mi lasciai trascinare senza protestare, altrimenti lo avrei ridotto in trippa per gatti. Mi dava fastidio il suo atteggiamento di superiorità e se non avessi seguito la bionda, gli avrei spaccato i denti.

Era irritante.

Mi condusse in giardino e si accomodò sulla panca sotto il gazebo e non riuscii a stare fermo. Mi mossi da una parte all'altra, troppo agitato.

«Thomas, ascolta.» Iniziò e posai le mani sui miei fianchi. «Non può funzionare, il vostro rapporto sta diventando teso. So già che hai fatto abbastanza per me, ma non possiamo vivere altrove? Non riesco a pensare a nessun'altra soluzione.»

Mi sedetti. Vivere da un'altra parte sarebbe stato come dar vita a quel pagliaccio di Darren.

«No, non andremo da nessun'altra parte. Noi non batteremo ritirata, Nora.»

«Questa non è una guerra.»

«Hai ragione, so che non è una guerra. Quell'uomo mi sottovaluta molto e non mi piace. Ha già acquistato una casa, può andarsene lì. Vivrò qui con te e i bambini senza problemi. Non abbiamo bisogno di lui.»

Nora non sembrava convinta infatti ruotò la faccia e, nel frattempo, la ragazzina arrivò. Era elettrizzata e chiese alla madre se potesse andare con il padre a vedere la loro nuova casa. Nora cercò di convincerla di no, ma Anna insistè.
Sarebbe tornata in un'oretta scarsa e poi non voleva perdere quell'opportunità. Mi pregò tante volte, giungendo le mani. A quel punto, si presentò il pallone gonfiato e cedetti. Saltellò per la felicità e disse al padre che sarebbe andata a prepararsi.

«Vedi? Come ti ha chiamato? "Thomas"!» Gongolò e sbattei le ciglia. «E chi sono io? Sono suo padre. E questo non cambierà mai, sai, Thomas? Mettitelo bene in testa. Non mi porterai via la mia preziosa bambina.»

«Darren.»

Nora appoggiò la mano sul mio braccio. «Thomas, ti prego.»

«No, no, no aspetta. Non essere nervoso, signor Perfetto. Volevo solo ricordarti il tuo posto, in caso te lo dimenticassi.»

Quando tolse il disturbo, mi piegai in avanti con i gomiti puntellati sulle ginocchia e stropicciai la faccia. Ero stato a tanto così dal dargli una lezione, altro che fare l'arrogante.

«Nora, non andremo da nessuna parte. Questo gioco è appena iniziato.»

Raddrizzai la schiena e continuai a mandare giù fiotti di saliva con lo sguardo severo.

Era presto per cantare vittoria e non mi sarei arreso facilmente.

Continuining...”

Mentre Andy cade dalle scale e finisce in ospedale dopo il litigio con la signora Abbie, i rapporti tra Thomas e Darren si fanno sempre più tesi e i ragazzi arrivano a litigare pesantemente. Sta per iniziare una vera e propria guerra tra questi maschietti, per contendersi l'affetto dei nostri due ragazzini e con Nora che rimane nel mezzo, tra incudine e martello! Cosa succederà? Dorothy inoltre sa la verità su Nora e potrebbe rivelarla in qualsiasi momento...

Prepariamoci a capitoli al cardiopalma e non dimenticate che ci stiamo avvisando sempre di più al finale del nostro viaggio.

Stay tuned ;)

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