14.2 - Fragile equilibrio 🦋
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«E' un tale destino.
Una tale punizione per me.
Anche se spari mille volte,
NON MORIRÒ.»
FRAGILE EQUILIBRIO
Capitolo 14
(Seconda parte)
(Thomas POV)
Non sapevo cosa fare con Nora, se rivelarle una volta per tutte i miei sentimenti o lasciar perdere per non rovinare il nostro rapporto. Aveva ancora un forte legame con il suo ex primo amore e dovevo riflettere se ne valesse la pena distruggere tutto quello che stavamo costruendo di bello. Era con quei pensieri assidui nel cervello che stavo seduto alla penisola a toccare la fede che portavo ancora all'anulare indeciso sul da farsi.
«Thomas?» Quando mi sentii chiamare da Alan alzai la testa e lo vidi fermo alla soglia della cucina. Aveva un fiuto per quelle questioni infallibile e poi mi conosceva meglio di quanto mi conoscessi io. «Che ti prende? Qualcosa non va?» Venne verso di me aggirando la penisola.
«Nulla, sono solo seduto.»
«Non hai bisogno di mentire a tuo fratello. È ovvio che hai qualcosa. Vuoi parlarne?».
Così prese posto sull'altro sgabello. Era l'unico a cui potessi confidare la situazione con Nora, che era al corrente della bugia del matrimonio.
«Sei appena diventato la spalla su cui piango sempre.» Appoggiai la mano sul suo braccio. «Sei invecchiato di dieci anni per colpa mia.»
«Mi importa solo che tu sia felice. Ecco a cosa servono i fratelli. Avanti, cos'è successo? Perché hai quel broncio?»
«Niente.» Scossi la testa per negarlo. «Tuo fratello, innamorandosi, fa cose stupide.» Non ero così vecchio, ma in realtà non ero mai stato immaturo nella mia vita. «Si da il caso che sono geloso di qualcosa che nemmeno esiste.»
«Non capisco, spiegati meglio.»
Feci un profondo respiro per poi riprendere. «Nora non riesce a dimenticare il suo ex marito.»
Alan mi guardò confuso.
«Perchè pensi questo?»
«Le ha dato una cartolina dove c'erano scritte tante cose, non lo so se inviata o data, ma Nora l'ha tenuta. Vuol dire che ha un valore importante per lei. Cioè, che non riesce a dimenticarlo, giusto? Altrimenti non l'avrebbe tenuta. Perché avrebbe dovuto? Quindi, è ovvio che non può dimenticare.»
«Chiedi a Nora, Thomas.» suggerì.
«Che posso dirle? Che sono innamorato di lei come un ragazzino mentre lei ha ancora il suo ex marito nel cuore? O cosa?»
«Diglielo. Non hai nulla da perdere.» Avrei rischiato eccome, di perdere la sua amicizia, anche se non era quello che desideravo. Avrei voluto qualcos'altro ma rispettavo i suoi tempi, da bravo gentiluomo. «Tu sei una persona perbene. Ami lei e i suoi figli e sei affascinante. Non ti manca nulla. Dai, apriti con lei. Dichiarale i tuoi sentimenti.»
«Non posso, e se si spaventasse e scappasse via?» Non volevo che si sentisse costretta a contraccambiare il mio amore. «E se penserà che le creerò dei problemi e scappasse? Dimmi? Nora mi vede come un buon amico e niente di più. Se le dico che sono innamorato, quella sincerità e quella fiducia non svanirebbe fra di noi?»
«Non saprei che dirti. Tu sei più bravo di me a capire l'animo femminile.»
«Io?» Feci un altro cenno di diniego e roteai gli occhi. «Io non capisco niente invece. Mi sono innamorato e provo gelosia a senso unico. È colpa mia, è solo colpa mia. Devo controllare i miei sentimenti e il mio cuore.» Mi puntai il dito al petto e abbassai lo sguardo. «Nora mi ha creduto, si è affidata a me. Non sarebbe deludente se le dicessi che mi sono innamorato di lei?»
«Fratello, un uomo non può comandare il proprio cuore. Non prendertela con te stesso per questo.» Alan mi poggiò la mano sul braccio per rassicurarmi che non c'era niente di sbagliato. Ma il problema era che avevo paura nonostante le sue parole. Non volevo perdere Nora per sempre.
(Nora POV)
Volevo capire come stesse mia figlia, dopo ch'era andata via durante la colazione per la crudele sceneggiata di Darren, avevo il timore che fosse giù di morale. Il mio sospetto forse era fondato più di quanto credessi. Entrai nella camera e la vidi seduta sul suo letto mentre guardava fuori da una delle due piccole finestre.
«Anna, tesoro, stai bene?» domandai prendendo posto accanto alla ragazzina e massaggiandole un po' la schiena. Anna si voltò, mostrandomi tutta la rabbia che le stava esplodendo sulla faccia.
«No, mamma! E non starò bene finché quella persona resterà qui.» sbottò con gli occhi velati di lacrime.
«Anna, ti prego, non litigare più con tuo padre. Ti rende triste e mi uccide vederti così, tesoro.»
«Mi fa infuriare!» Chinai lo sguardo, ponendo la mano sulla sua gamba. «Ha detto a Charlie che voleva aiutarlo con le scarpe. Si comporta come se davvero tenesse a noi!» Una lacrima le scivolò sulla guancia. «Ma non è la verità! Non ci ama! Non ha mai avuto il coraggio di stare dalla nostra parte e non lo farà. Perché è un codardo. Non può!» esclamò poi fummo interrotte dall'arrivo di Charlie che corse trafelato in camera. Quel bambino aveva energia da vendere fin dal mattino.
«Mamma? È vero che domani andremo da qualche parte come una vera famiglia tutti insieme?»
Guardai di sfuggita la mia figlia maggiore imbronciarsi e incrociare le braccia al petto. «Sì, piccolo.» risposi all'altro.
«Faremo una specie di barbelù.»
«Barbecue, tesoro, tutto qui.»
«Dice Barbelù.» disse Anna sorridendo un po'.
«Perchè piangi, sorellina?»
Anna si passò le mani sulla faccia. «Qualcosa mi è entrato nell'occhio e mi sta lacrimando.»
«Fammi vedere.» Il piccolo si avvicinò a lei immediatamente e gli prese il visetto paffuto tra le sue mani. «È passata ora.»
«Posso darti un bacino così va via prima?»
Anna acconsentì, porgendogli la guancia e Charlie stampò un bacio affettuoso. «Mamma, sono proprio contenta che tu l'abbia partorito. Guarda che guanciotte bellissime che ha!»
Anch'io gli lasciai delle carezze soffici mentre Anna gliele strattonò con delicatezza.
Era stata una benedizione avere un figlio così bello e perfetto come lui, non potevo essere più entusiasta del dono divino che avevo ricevuto sette anni fa.
«Mamma, cosa devo mettere? Devo indossare un papillon?»
Anna gli passò le mani tra i capelli ricci scompigliandoli. «No, meglio di no.»
Eravamo alle solite.
«No, piccolo, devi mettere abiti leggeri e soprattutto comodi.»
«Papà si occuperà del barbecue, giusto?»
«No, non per forza.»
«Sicuramente, mammina. Nei film, i papà lo fanno sempre. Tu prepari l'insalata, papà il barbecue.» Ecco che ricominciava con quella storia e roteai gli occhi. «Ed io e mia sorella giocheremo a pallone.»
«E papà deve indossare una maglietta bianca sportiva, vedrai che gli starà bene.» suggerì Anna.
«Papà ha una felpa bianca?» chiese il bimbo con un sopracciglio alzato.
Anna rise di rimando ed era grazie a lei se Charlie aveva quest'idea assurda in mente.
«Tesoro, no, stanne fuori.»
«Non importa, glielo andrò a chiedere comunque.»
Detto ciò corse via urlando a squarciagola "papà" schizzando fuori e rischiando di travolgere la nuova arrivata, ovvero Denise che gli gridò di stare attento se non voleva inciampare o colpire qualcosa. Charlie era già distante per sentire la raccomandazione.
«Si può sapere dove sta andando così di fretta?» domandò la bruna.
«Da Thomas, vuole chiedergli se ha una felpa bianca da mettere. Se dovesse chiedere all'altro, sicuramente non la indosserebbe.» lanciò un'altra frecciatina riferita al riccio e appoggiai la mano sulla sua.
«Perchè Thomas ha bisogno di mettere una felpa bianca?»
«Denise, te lo spiego io.» risposi per poi rivolgermi a mia figlia. «Anna, stai bene?» Volevo essere sicura che non si crogiolasse nella tristezza un'altra volta per lo stesso motivo. Lei annuì. «Io e Denise andiamo di sopra.»
«Sto bene, mamma, vai.»
Mi alzai e feci cenno alla mia migliore amica di seguirmi. La scortai al piano di sopra. Non potevo parlarle di quanto fosse accaduto davanti ad Anna col rischio che scoprisse la storia. Una volta lontano da occhi e orecchie indiscrete, si mise comoda sul divano.
«Ho pensato che avremmo parlato tranquillamente qui.»
«Hai ragione, cara. Prima che dimentichi, devo darti questo.» Si girò per scavare nella borsa. «La signorina Erika mi ha dato un anticipo sulla busta paga.»
«Denise, per favore, puoi tenertelo. Non ci serve. Grazie lo stesso.»
«Cos'è successo? Perché?»
«Perchè non ho parlato con Thomas.» La donna si bloccò limitandosi a battere le palpebre. «Stiamo qui, non andiamo da nessuna parte. Conosci la signora Nadine?»
«Sì, quella donna arrogante. E cos'è successo con lei?»
«È andata a Doolin e ha scoperto di Henry.» confessò e la bruna sgranò gli occhi, continuando a sbattere le palpebre più forte.
«Che dici?»
Annuii. Purtroppo quella donna ormai era a conoscenza di troppi dettagli riguardanti il mio passato al paese e poteva smascherarmi davanti a tutti in qualsiasi momento.
«Mi ha detto che non devo dire nulla per non distruggere il matrimonio di sua figlia altrimenti andrà alla polizia e mi farà arrestare.»
«E Dayane? Se parla lei?»
«La signora Nadine si è occupata anche di questo, non dirà nulla.»
«Non posso crederci!» pronunciò la mia amica girando lo sguardo da un'altra parte mentre avevo gli occhi rivolti al soffitto. «E Darren? Come al solito, rimarrà a guardare quello che ti fa’ senza fare nulla.»
«Questa volta voleva fare qualcosa, Denise.» Spezzai la lancia in favore del mio ex marito e la ragazza tornò a guardarmi perplessa. «Voleva dire tutto a Helen.» Divenne ancora più sorpresa e guizzò le sopracciglia. «Voleva scappare con noi.»
«Che dici? Ho parlato male di lui senza alcun motivo? Vuole divorziare dalla moglie e poi tornare assieme a te?»
Deglutii un groppo in gola.
Se non fosse successo e se quella donna non mi avesse chiuso la bocca con quel ricatto, probabilmente avremmo ricomposto la nostra famiglia.
«Non esiste più una tale possibilità.» sentenziai con gli occhi bassi. Denise, capendo il mio stato d'animo, si posizionò vicino a me e pose la sua mano sulla mia schiena per offrirmi il suo supporto. «Adesso mi chiederai se davvero volevo tornare insieme a Darren?» Lei annuì lievemente. «Mi ha chiesto un'ultima possibilità. Ha detto che mi avrebbe dimostrato che sarebbe stato diverso. Non ho capito nulla e ho accettato.»
Alzai gli occhi per fissare la mia amica. Avevo le idee confuse in quel momento, dopo tanti patimenti ingiusti accettavo di tornare con la persona che mi aveva ferito di più e poi abbandonato.
«Tesoro, non potevi farne a meno. Sei innamorata di lui come il primo giorno.»
Avrei voluto che fosse il contrario, che quella scintilla si fosse spenta per sempre, invece...
«Si nota così tanto?» Denise annuì, increspando un leggero sorriso. «L'ho ferito molto quando gli ho detto che non avrei divorziato da Thomas, perché lo amavo.» Trattenni un singhiozzo e mi curvai in avanti, per portare le mani sulla faccia disperata.
«Se ti senti così in colpa per averlo ferito, perché non gli hai raccontato tutto? Perché non gli hai detto che questa strega della suocera ti ha minacciato?»
Mi raddrizzai. «Ero molto spaventata, Denise. La donna era categorica. Ha detto che sarebbe andata alla polizia, mi avrebbe fatto arrestare e non avrei più potuto vedere i miei bambini. Cosa potevo fare? Ignorare il suo avvertimento e scappare con Darren?»
«Hai ragione.» concordò. Non c'era molto che potessi fare. «Non pensarci più, cara. Hai fatto la cosa che ritenevi giusta. E inoltre, Helen non avrebbe accettato la situazione lasciandoti suo marito. E come puoi essere sicura che Thomas non ti tradirà dopo la tua fuga? È un uomo affabile e gentile, ma non lo conosciamo bene.» Mi inumidii le labbra e curvai in avanti con i gomiti sulle ginocchia. «È un perfetto sconosciuto, dopotutto.» aggiunse con le mani posate delicatamente sulla mia schiena. «Sei al sicuro in questa casa. È così che la vedo io.» Questa casa era già diventata una trappola mortale, se avessi fatto un unico passo falso ci avrebbe fatto saltare in aria. «D'ora in poi, non penserai ad altro che al futuro dei tuoi figli e nient'altro. Hai già seppellito Darren nel tuo cuore. Lascia che rimanga cosi.»
Denise aveva sempre le parole giuste nel momento del bisogno e grazie a queste non ero crollata. Mi rinchiuse la mano nelle sue in una fortissima stretta.
«È un bene che tu sia qui al mio fianco. Cosa farei senza di te?»
«Anch'io sono felice! Sei la mia migliore amica e ti voglio un bene dell'anima, tesoro.» Avevo lo sguardo spento e affranto ma la presenza di Denise era stata salvifica. «Nora, devo andare. Sono stata via per un'ora. Ma su col morale, ok?» Mi aveva fatto bene sfogarmi un po' e rivelare il ricatto di Nadine mi aveva alleggerita di un peso.
Si alzò per prendere la roba quando la porta si spalancò di colpo. «Oh, scusate ho interrotto qualcosa di personale?» si scusò Thomas.
«No, ero solo di passaggio e sono passata. Sto andando ora.» rispose Denise.
«Ah, bene.» Thomas poi guardò nella mia direzione. «Nora, Helen è pronta, ci stanno aspettando.»
Mi stavo dimenticando di quell'impegno, anche se avrei preferito non prendervi parte per tanti motivi. Accennai un sì con le mani sui fianchi. Thomas invitò anche Denise alla nostra gita di piacere ma quest'ultima rifiutò, dicendo di avere molto lavoro. Mi salutò con la mano sulla spalla e poi si diresse alla porta. Andai in bagno per darmi una veloce rinfrescata, chiedendogli di attendermi.
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Il giro dell'intera città durò abbastanza per visitare ogni luogo importante per la storia del paese. Facemmo un salto al Trinity College, per poi passare alla casa di Dorian Gray e per accontentare la voglia di Helen di fare shopping anche il Grafton Street dove c'erano molti artisti di strada che si esibivano e allietavano le passeggiate dei turisti. Per trascorrere un po' di tempo, immersi nella natura, l'ultima tappa fu il Phoenix Park, uno dei parchi urbani più grandi di Europa e un'immensa distesa di verde nel cuore di una città in continuo movimento.
«In effetti è molto bello...» commentai contemplando la vista e il panorama.
«Ci voleva proprio, no?»
Darren intanto nonostante avesse la moglie a braccetto non mi toglieva gli occhi di dosso, mentre cercavo di tenere a bada i capelli che a causa del vento mi finivano davanti alla faccia. Avevamo deciso di farlo insieme quel viaggio quando avremmo avuto abbastanza soldi per partire ma oggi la realtà era diversa.
Intanto Thomas tornò accanto a me annunciando che uno dei monumenti era chiuso a causa di lavori di ristrutturazione.
La notizia mi rallegrò.
«Dai, andiamo a casa.»
Non volevo continuare a girovagare per la città e non era nemmeno sicuro d'altronde e l'ultima cosa che volevo era continuare a guardare gli sguardi lascivi di Darren rivolti a sua moglie.
«No. La mia amata voleva visitare Dublino da cima a fondo...» Guardò Helen che sorrise compiaciuta. «Quindi sarà quello che faremo. Andiamo.»
Ci fece cenno di camminare e si allontanò a braccetto con la bionda.
«Non preoccuparti, non ci vorrà molto.» mi tranquillizzò Thomas e scossi la testa, seguendo i due.
Il giro terminò una mezz'ora dopo quando ci fermammo a mangiare al ristorante che affacciava direttamente sul fiume. Helen osservò per parecchi minuti la vista, mentre il marito tenne lo sguardo puntato su di me e io al piatto vuoto.
«Che bello il posto in cui viviamo, vero? A volte ce ne dimentichiamo.» affermò Helen. Di nuovo, Darren non smise di contemplarmi con i suoi occhi nocciola e io distolsi i miei, mentre un ricordo si faceva spazio tra i miei pensieri.
***
«Dublino è bella, Darren?» Domandai a mio marito, lui con la testa poggiata sul cuscino che a sua volta era sulle mie gambe, e mi guardò dal basso.
«È molto carina.» Mi fece sorridere e continuai ad accarezzare i suoi capelli ricci scuri. «Ti dirò, Nora del mio cuore... se tu fossi una città, saresti sicuramente Dublino.»
«Oh, caspita, dev'essere bella.»
«Tanto.» Scoppiai a ridere per la sua espressione incantata. «Ha un mare stupendo, come il colore dei tuoi occhi. A volte è azzurro, a volte brilla come il vetro.» Con il dito scostai una ciocca di capelli dalla fronte e gli sorrisi. «A volte è furioso, altre è calmissimo.»
«E poi?»
Sospirò profondamente e batté leggermente la mano sulla sua pancia. «Poi... Poi, vediamo... Il fiume liffey è meraviglioso.» Annuì. «Ci sono dei parchi meravigliosi e sul ponte si può passeggiare in tranquillità e penso sia una delle cose più belle che ho trovato lì!»
Durante le sue trasferte aveva visto tante cose.
«Perché?»
Prese un altro respiro.
«Perchè ci si può baciare e coccolare e si possono vedere i battelli passare sulle acque.»
«Come questo ponte?»
«Una specie. Ma più bello. Inoltre, c'era tanti anni prima un amante che baciò la sua ragazza mentre la luna era alta nel cielo. Si promisero amore eterno proprio in quel posto.»
«Davvero? E poi cosa?»
«Cosa?»
«Cos'è successo ai due?»
«Si giurarono amore eterno e promisero di non lasciarsi mai. Ma il punto è che non possono fare a meno di incontrarsi quando la luna è alta in cielo. È questo che dice la leggenda.» Quel racconto era bello e sfacciatamente romantico come lui, ma mi piaceva ascoltarlo. «Ti ci porterò.»
«Davvero?»
«Si dico davvero!» confermò alzandosi di scatto per avvicinarsi alla sottoscritta. «E poi andremo lì e griderò a tutta Dublino che la mia Nora è più bella!» Sorrisi sentendo le guance calde e mi sorrise ampiamente. «Sei molto più bella.» Mi fece scoppiare in una risatina e strofinò il suo naso sul mio collo mentre gli accerchiai le spalle. «Dublino sarà gelosa di te.» Uní le nostre labbra in un bacio che divenne man mano più ardente e passionale su quel divano.
***
La visione sparì in un attimo lasciandomi in bocca solo l'amaro di un ricordo ormai lontano anni luce dalla realtà che stavo vivendo. Darren mi stava spogliando con i suoi occhi scuri, non facendo caso alla moglie.
«Nora?» Il dolce richiamo di Thomas mi svegliò bruscamente dalla trance in cui ero finita.
Mi girai. «Mhm? Cosa?»
«Eri sovrappensiero. Vogliamo ordinare?»
«Va bene.» A quel punto alzò il braccio per chiamare il cameriere e ripresi a fissare il ricciolino dall'altra parte, che stava facendo la stessa cosa.
Le pietanze poco poco giunsero al nostro tavolo e Helen quasi si mise a ridere quando vide il piatto che il cameriere gli aveva poggiato davanti.
«Darren? Come hai fatto a ricordare?»
«Conosci tuo marito.»
La biondina ridacchiò, abbassando la testa sulla frittura di mare. «Darren mi ha cucinato questo piatto quando ero incinta di Kevin. E l'ho amato moltissimo.» Poi si rivolse al diretto interessato. «Grazie. Sono molto felice, vita mia.»
«È mio dovere rendere felice la mia amata moglie.» Si spinse poi in avanti con gli avambracci e mi guardò di rimando. La mia espressione era altamente infastidita e lo notò.
«Certamente! Sei il mio amato Romeo, pronto ad infrangere le regole.» squittì la donna, appoggiando la mano sulla guancia di lui che sorrise.
«Non ti sei offeso, vero, Thomas? Mi ha chiamato Romeo.»
«No, perché dovrei offendermi?»
«Tu sei Romeo! Sei romantico e non fai che rendere felice la tua amata sposa.» Thomas mi guardò di sfuggita e continuai ad avere sulla faccia un'espressione contrariata. «È così che ti chiamano alla villa. E anch'io sono romantico, ma a modo mio.»
«Certo, che bello.» commentò Thomas, mentre mi limitavo ad annuire con gli occhi bassi.
I camerieri portarono il resto delle portate anche a me e al moro, poi ci lasciarono soli.
«Mi sei mancato molto.» disse Helen all'improvviso rompendo il silenzio che si era creato.
«Che cosa?»
«Qual è il motivo di questa scelta?»
«Forse anche a me mancavano quei giorni. Non può essere?» dichiarò il ragazzo mentre mettevo in bocca un calamaro. Helen sorrise e lui ricambiò, mettendo la mano su quella di lei per stringerla. Un'altra punta di fastidio si insinuò dentro di me e abbassai lo sguardo, continuando a masticare. «Credo che sia arrivato il momento di avere un secondo figlio. No?» annunciò e alzai di scatto gli occhi. «Che ne dici, vita mia?»
«Dici sul serio?»
Quel boccone mi stava per andare di traverso e presi il bicchiere per bere un po' di acqua.
«Sì, davvero. Perché no? Vorrei avere una figlia che assomigli a te. E il nome.» Sollevò gli occhi per pensarci, mentre la rabbia iniziò a ribollire nelle vene e non potevo mostrarla a nessuno. «Quale sarà il nome?» Spostò lo sguardo su di me e vi rimase. «Chiamiamola Jasmine.» Mossi la testa come un'automa. Era stato un orribile colpo basso, quello.
Mi aveva inferto una pugnalata a tradimento. Non poteva giocare in quel modo col mio cuore calpestandolo e riducendolo a pezzi.
«Jasmine?» ripeté la moglie raggiante. «Mi piace molto!» Abbassai gli occhi, annuendo in silenzio mentre il passato tornava a farmi visita con più insistenza del solito.
***
Darren mi osservava con la schiena poggiata alla testiera del nostro letto mentre un sorriso gli curvava le labbra. «Nora?» Lo imitai facendogli cenno di parlare quando sorrideva così significa che gli stesse frullando in testa un'idea delle sue. Darren aveva sempre sperato in altri bambini dopo l'arrivo della piccola Anna.
«Facciamo un'altra bambina. Chiamiamola Jasmise. E poi un'altra... Aurora. Poi un'altra ancora.» continuò con stella sfilza di richieste e gravidanze e roteai gli occhi, colpendo leggermente il lenzuolo. «Chiamiamola Melody.»
«Darren, perché abbiamo bisogno di tanti bambini?» sussurrai per poi voltarmi verso la culla dove un piccolo angioletto di pochi mesi stava riposando intensamente.
«Come perché? Pensaci, amore.» alzò il tono della voce travolto dalla contentezza e si sollevò col busto. «La prima Anna, poi Jasmise, Melody... Saranno tutte le principesse del loro papà!»
Mi misi il dito contro le labbra soffiando uno "shh". «Meglio dormire.»
«Non sarebbe meraviglioso?»
Ci mettemmo sotto quelle calde coperte e risi.
«Darren... Smettila.»
«Avremo tante belle principesse come te.» disse per poi circondarmi la pancia con le sue forti braccia e restandomi appiccicato.
Ma inconsapevoli di quello che sarebbe accaduto qualche anno dopo quando la mia seconda gravidanza avrebbe turbato per sempre l'armonia della nostra famiglia. Da lì, non era stato più lo stesso Darren che amavo...
***
Il sogno si era infranto nel peggiore dei modi...
«Che ne dici, amore? Non sarebbe bellissimo?»
«Ti amo così tanto, Darren.» Gli diede un bacio a fior di labbra e a quel punto, non sopportando oltre quella scena, annunciai di dover andare in bagno e abbandonai il tavolo.
Era diventata peggio di una tortura cinese e quando entrai in bagno, mi soffermai a guardare il mio riflesso allo specchio.
La mia faccia ormai era una maschera di rabbia, che non potevo più celare.
Se fossi stata una bastarda senza cuore quanto lui, gli avrei volentieri sbattuto in faccia la felicità con mio marito e invece me ne rimanevo lì sulla sedia a fare la parte della statuina. Gliel'avrei fatta pagare, anzi lo avrei ripagato con lo stesso trattamento.
«Idiota.» dissi a denti stretti rivolgendo gli occhi dritti al pavimento. «Canaglia e impertinente!» Aprii la manopola dell'acqua per sciacquare le mani e sbollire la rabbia che mi stava divorando ogni centimetro del corpo. Dovevo calmarmi altrimenti avrei dato fuoco a qualcosa.
Non appena uscii dal bagno delle donne, me lo ritrovai di fronte. La sua era una faccia di bronzo, come aveva osato venire?
Lo guardai di traverso, respirando lentamente per non vomitargli addosso tutto quanto.
«Che succede? Stavi piangendo?» domandò con il capo inclinato.
«Basta, Darren!» Si accigliò. «Lo stai facendo per infastidirmi, no? Perché ti ho respinto.»
«Ma non mi dire! Perché la prendi tanto sul personale? Questo non lo capisco.»
«Capisci benissimo. Sappiamo entrambi cosa stai facendo.»
«Mi dispiace, signora Nora. Ma voglio ricordarti che hai preso tu la decisione.» Lo fissai dritto negli occhi. «Hai scelto Thomas.» Distolsi lo sguardo. Mi stava facendo pesare la mia scelta fingendosi un marito devoto e alzai gli occhi al cielo. «Ed io ho scelto mia moglie.» Lo fissai di nuovo. «Perché ti secca?»
«Non sono seccata. Sembri solamente patetico.»
«No, non mi vedo così. Sto cercando di rendere felice la donna che mi ama.» Fece spallucce. «Non ha niente a che vedere con te, davvero. Non penso nemmeno a te, calmati.»
Non gli diedi neppure una risposta e me ne andai solamente da lì. Tornata al tavolo, trovai solo Helen immersa nei suoi pensieri con lo sguardo nel vuoto e non c'era il moro.
«Dov'è Thomas?» chiesi sedendomi.
«È andato a pagare il conto.» Mi sistemai meglio sulla sedia. «Nora.» Attirò la mia attenzione e la guardai negli occhi. «Cosa ne pensi di Darren?»
«Cosa?»
«Quando ha parlato di un secondo figlio, mi ha sorpreso. Mi tremano le gambe.» Le stava creando delle stupide illusioni che avrebbe infranto subito. Povera donna, nemmeno lei meritava un uomo simile. «Mi chiedo se mio marito si sia di nuovo innamorato di me.» Abbassai lo sguardo notando la sua felicità sulla faccia. «Penso che tu e Thomas facciate parte di questo cambiamento, capisci?»
«Che vuoi dire?»
«Mi piacete tanto, vi trovo tanto carini. Parlo sempre di te e gli dico sempre che vorrei essere come voi due. Penso sia per questo. È molto bello che viviamo insieme alla villa.» Posò la mano sulla mia e quasi non riuscii a guardarla in faccia per il disagio. «E quanto sei meravigliosa e onesta.»
Era sincera come il sorriso che mi stava rivolgendo in quel momento, quando il marito fece ritorno dal bagno.
«Oh, sembrate migliori amiche! Non sapevo che foste così unite. Che scherzo del destino. Stanno accadendo cose incredibili.» affermò prendendo posto accanto alla consorte.
«Perché dici così, caro?»
Darren si grattò il naso e decisi di intervenire. «Le donne possono essere ricettive, oneste, senza bugie. Forse è per questo, Darren.»
Guardai immediatamente la consorte seduta di fronte a me.
«Oneste e senza bugie?» ripeté. «Non credo che questo discorso valga per tutte le donne.»
Thomas ritornò dopo aver pagato l'intero pranzo e si accomodò. Darren protestò, alzando la voce, dicendo che l'avesse messo in una posizione imbarazzante dato che era stata sua l'idea venire a mangiare in questo ristorante. Stava rendendo la situazione imbarazzante. Thomas chinò lo sguardo. Darren si alzò e aggirò il tavolo per poi allungare la mano alla moglie. «Prima le donne.»
Galvanizzata da quelle mosse di galanteria l'afferrò alzandosi e gliela baciò. Anch'io e Thomas ci alzammo e gli afferrai prontamente il braccio per uscire da quel posto.
(Anna POV)
«Le tue lezioni si sono rivelate buone. Che hai intenzione di fare? Ti preparerai da solo?» chiese Layla a Brandon, mentre eravamo seduti in giardino.
«Sì.»
«Sembri avere molta fiducia in te stesso. Potrai rispondere ai quesiti di matematica senza il minimo sforzo.»
«Be', non sono male, lo sai.»
«In che università entrerai?» toccò a me fare una domanda.
«Ingegneria e informatica.» rispose con sicurezza.
A quel punto, una moto fece il suo ingresso dal cancello principale attirando l'attenzione di Layla.
«Chi è quello?» Il giovane si tolse il casco liberando la capigliatura lunga e castana. «È Andy!» esclamò saltando in piedi per dirigersi dal motociclista.
«Come state ragazzi?»
«Bene, e tu?»
«Guarda, che buffone! Ha comprato una moto per atteggiarsi a figo?» chiese Brandon ed io ero del suo identico parere.
«Non lo so.» Mi alzai e mi seguì a ruota per raggiungerli.
Layla gli stava chiedendo di chi fosse la moto in questione.
«Secondo te, non sarei in grado di acquistarla? È mia.»
«Ok, non offenderti. Mi piacciono tanto le moto.» Incrociai le braccia con espressione dura. «Mi faresti fare un giro?»
«Dai, andiamo.»
Le fece cenno di salire e non se lo fece ripetere una volta in più.
Le porse il casco che aveva in mano e salì dietro di lui aggrappandosi alle sue spalle.
«Che c'è ragazzino?» Guardai l'espressione funesta che aveva assunto Brandon. «Non guardarmi così. Farò fare un giro anche a te, se ti va.»
«Sei un idiota. Vattene.»
«Che succede, Brandon?» domandò Layla.
«Non hai sentito? Mi sta provocando!»
«Non arrabbiarti, stavo scherzando.» Obiettò Andy, mettendo in moto.
«Scendi!» tuonò la signora Dorothy quando vide la figlia sulla moto dell'autista.
«Oh, mamma!»
«Ti ho detto di scendere!»
«Okay, mamma, sta' zitta.» La ragazza smontò e brontolò. «Mi fai sempre vergognare davanti a tutti! Mi sono stufata di te!»
«Bada a come parli!» Rispose la donna riportando lo sguardo sull'autista che si giustificò che avrebbero fatto un semplice giretto. «Con mia figlia? Sai chi è? È la figlia del tuo capo, ricordatelo.»
«Non se la prenda con me, non l'ho mica costretta a salire. Voleva farlo di sua spontanea volontà.»
«Non sono arrabbiata con te. Ti sto ricordando il tuo posto qui.» Andy abbassò la cresta. «Ci sono tre cose che puoi dirle: "Buongiorno", "Buona giornata?" "E cosa posso fare per lei, signorina?" Questo è tutto! È tutto quello che puoi permetterti di fare con lei, capito?» Il castano annuì. «Non ti ho sentito!»
«Ho capito, signora Dorothy.»
«Molto bene!» Si girò verso me e Brandon. «Perchè sei tornato a casa di tua madre?» Osservai il ragazzo ruotare lo sguardo come se si aspettasse una domanda del genere e girai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Ho cambiato idea. Rimango qui con mia madre e mio padre.»
«E perché sorridi? Hai preso una decisione terribile, ripensaci.» Dopo ciò, se ne andò verso casa mentre un ampio sorriso si faceva spazio sul mio volto.
Lo so che era una strega malefica, ma il suo intervento era caduto a fagiolo per smontare quel pallone gonfiato di Andy.
«Donna straordinaria.»
«Sì.» Guardai il mio finto cugino. «Ma mi è piaciuto il modo in cui ha fatto tacere quel buffone. Hai visto?» Mi fece cenno a quest'ultimo che aveva messo il casco ed era sulla moto.
«Sì... L'ha messo al suo posto.»
«È stato bello.» ammise.
Era quello che ci voleva.
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«Vattene!» Venni accolta quando feci capolino nella stanza della giovane. Lei si rese conto di chi fosse e girò gli occhi verso la soglia. «Scusa, non volevo disturbarti. Sono venuta per darti una cosa...» Chiusi la porta alle mie spalle e si sedette sul ciglio del letto.
«Mi dispiace, eri tu, Anna! Sono molto arrabbiata con mia madre. Pensavo fosse lei. Cosa volevi darmi?»
Mi avvicinai, cercando nella tasca posteriore dei pantaloni e tirai fuori un biglietto. «Andy mi ha detto di darti questo nel caso ti fosse stato tolto il telefono.»
«Cos’è? Non capisco» lo afferrò e lesse ad alta voce. «"Facciamo una follia? I caschi sono pronti. Ti aspetto in giardino."»
«Ha insistito perciò te l'ho dato.» alzai gli occhi al cielo. «Puoi buttarlo via, gli dirò che ti sei arrabbiata e di smetterla con queste sciocchezze.»
«No, no, non sono arrabbiata. Non preoccuparti.» replicò alzandosi per poi sistemare i cuscini sotto alle coperte.
«Che fai?»
«Nulla. Grazie tante cara. A dopo.» Andai verso la porta lasciandola a sistemare i cuscini e uscii fuori. «Ci andrà... Spero che non accada nulla.» Dopodiché mi allontanai per far ritorno in camera. Se quel piano fosse andato bene, almeno avrebbe smesso di darmi il tormento. Non lo sopportavo più.
“Continuining...”
Come già anticipato su Instagram, ci addentriamo nei capitoli più complicati della nostra storia e io non vedo l'ora di poterli scrivere.
Thomas ha un grande problema, è combattuto se dire o meno a Nora che la ama. Secondo voi quale sarà la sua decisione?
La guerra tra Nora e Darren continua senza esclusioni di colpi. Tutto ciò perché Darren non sa la verità, chissà cosa succederà se dovesse mai arrivare a scoprire quello che ha combinato la cara suocera.
Voi cosa pensate accadrà?
Vi consiglio di non perdervi i prossimi interessanti aggiornamenti e mi scuso se ho anche tardato nel pubblicare. Mi auguro di non metterci assai per il prossimo e se trovate degli errori vi prego di segnalarli.
Ci vediamo quindi nella prossima parte! Aspetto i vostri pareri sulla storia...
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