13.3 - L'uno il destino dell'altra 🦋
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«E' un tale destino.
Una tale punizione per me.
Anche se spari mille volte,
NON MORIRÒ.»
L'UNO IL DESTINO DELL'ALTRA
Capitolo 13
(Terza parte)
(Nora POV)
Era quella la resa dei conti?
Il momento in cui mi avrebbero strappato la maschera dal viso?
Per la prima volta, ero riuscita a confessare una verità che mi ero tenuta dentro, da quando ero arrivata in quella villa.
La riccia però non sembrava convinta, infatti scoppiò a ridere. «Che cosa?» Purtroppo era la verità. Io e Darren avevamo un passato e sfortunatamente questa cosa non poteva essere cambiata. Magari avessi potuto cancellare tutto. «Il signor Darren è il padre dei tuoi figli? Non è possibile!»
«Eravamo sposati.» La donna mi fissò con la bocca spalancata, incredula. «Siamo stati separati per molto tempo.»
«Ma i bambini chiamano Thomas "papà" e lui li tratta come figli suoi. Di che stai parlando?»
«Abbiamo mentito, Dayane. Sono tutte bugie, l'abbiamo deciso con Thomas.»
«Come? Anche Thomas lo sa?» domandò spiazzata, sgranando gli occhi.
Feci un cenno d'assenso.
«Lui non sa ancora nulla di Darren. Sa solo che il padre dei bambini mi ha lasciato.»
«Guarda, guarda... Dopo tutto quello che è successo, ci hanno completamente ingannato. In realtà, non è mai esistita la vostra famigliola perfetta!» esclamò per poi indicare la panca di legno sotto al gazebo. «Mi dirai tutto dall'inizio, siediti.» Seguii con lo sguardo ogni suo movimento e la vidi accomodarsi, battendo la mano. «Qui.» Non mi restò che assecondarla e lo feci.
Mi osservò con aria seria, pronta ad ascoltare i dettagli della mia tumultuosa storia.
«Ho conosciuto Darren 17 anni fa a Doolin. Ci siamo sposati giovani. Poi nacquero i bambini e dopodiché ci lasciò.» Dayane annuì. «Fino a oggi, non sapevo dove fosse Darren o cosa stesse facendo. Ci siamo incontrati qui. Non mi piace Darren. Non c'è più nulla che mi leghi a lui. È solo che ci siamo trovati qui in modo insolito e non potevamo dirlo a nessuno, questo è quanto.»
«Perché non l'hai detto? Avresti dovuto dirlo a Thomas.»
«Come potevo, Dayane? Non riguarda solo me, coinvolge tutti.» Puntualizzai. Una sola parola avrebbe distrutto l'equilibrio dell'intera famiglia ed era l'ultimo dei miei problemi. «Non sapevo bene che fare e non gliel'ho detto.»
«Ora impazzirò. Non hai mai detto che il tuo ex marito si chiamava Darren, giusto?» Abbassai il viso, comprendendo quanto si sentisse presa in giro da me e gli occhi si inumidirono. «Non gli hai mai detto niente.»
Rialzai lo sguardo e le confessai. «Non l'ho fatto.»
«I tuoi figli non l'hanno riconosciuto? Come hai fatto a vivere tutto questo tempo con lui comportandoti come un'estranea?»
Mi girai simultaneamente alle mie spalle per controllare che nessuno ci stesse spiando, dato che Dayane stava alzando sempre di più il tono.
«Charlie era piccolo quando Darren ci ha abbandonato. Non conosce suo padre.»
«Pensa che Thomas sia il suo vero padre?»
Accennai un altro sì per poi abbassare il capo fissando le mani. «Esatto.»
«Anna?»
«Anna ricorda. Aveva sette anni.» Dayane mi guardò come se le stessi raccontando una storia ridicola. «Ma non andrà ad abbracciare l'uomo che l'ha abbandonata da piccola.»
Dayane scosse la testa. «Incredibile.. che film sorprendente è questo? Stavate raccontando un mucchio di menzogne, nessuno in casa ha mai sospettato nulla, vi abbiamo sempre appoggiato.» Ero consapevole di averla delusa, di averla tradita. Lei mi aveva accolto in casa nonostante non mi avesse mai visto prima dell'incidente e continuai a mantenere un basso profilo. «È per questo che Anna si comportava in quella maniera così strana e urlò che Thomas non era suo padre.» Stetti in silenzio senza guardarla, lasciando che collegasse i pezzi da sola. «Ecco perché ha rovinato il vestito della signora Helen.»
«È ancora arrabbiata con Darren.»
«E anche tu non sei riuscita a dimenticare il tuo ex marito.» riferendosi al momento vissuto durante la febbre.
«Dayane, no, per favore...» Lei intanto continuò a fare su e giù con la testa in segno affermativo. «Ero malata, avevo la febbre e non sapevo nemmeno io cosa stessi dicendo. Forse stavo solo sognando. Non so perché l'ho detto, ma credimi, non c'è davvero nulla tra di noi. Apprezzo Thomas, è venuto da me nel momento peggiore della mia vita, ha protetto, si è preso cura dei miei figli con tanto amore.» Dayane a quel punto distolse lo sguardo, puntandolo altrove. «Non ho più nulla a che vedere con Darren. Non significa niente, te lo giuro.»
«Questo non è possibile. Non è fattibile che tu viva nella stessa casa col tuo ex marito. Non può essere. Come faremo a nasconderlo a Thomas? Come farò io? Non posso farlo. Non riuscirò più a guardarlo in faccia.» Non le avrei mai chiesto di farlo. «Stai agendo alle sue spalle. Gli hai mentito. No, no, non posso essere coinvolta in questa storia. Scusa, vado a raccontare tutto a Thomas. Ha il pieno diritto di saperlo.»
«Hai ragione, Dayane.» ammisi scuotendo la testa più volte. «Non se lo merita. È una persona buona e generosa. Per favore, dammi solo un po' di tempo.» Una lacrima corse lungo la guancia e l'asciugai. Avevo paura, ma dovevo affrontare la situazione. «Glielo dirò.»
«Sarebbe giusto.»
A quel punto, non aggiunse altro e si alzò allontanandosi dal gazebo, lasciandomi lì seduta. Capivo quanto fosse sbagliato non dire la verità a una persona che aveva fatto l'impossibile per aiutarci, ma come avremmo affrontato le conseguenze di quelle azioni?
Dovevo parlare con Darren ed esporgli il problema.
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Salii le scale, notando che il ricciolino e Helen erano appena rincasati e quest'ultima sparì poi nell'altro corridoio. Quando fui sicura che non potesse ascoltarci, mi fermai accanto a lui.
«Darren, hai un minuto? Dobbiamo parlare.» Senza aspettare una risposta, lo superai e mi seguì. Lo condussi su per una rampa di scale e poi spalancai la porta della stanza, che aveva usato in altre occasioni per parlarmi senza che ci fossero orecchie indiscrete. Controllai che non ci fosse nessuno ed entrai.
Attesi che chiudesse la porta dietro di sé e lo vidi assumere un'espressione ammiccante.
«Scusa, mi stai facendo eccitare, Nora. Bene, dimmi... Volevi stare sola con me perché ti sono mancato?»
Chiusi gli occhi e presi un gran respiro. Come al solito, riusciva a travisare ogni mio gesto. «Darren, fermati, fermati.» Tesi le mani in avanti e inclinò il capo da un lato, incuriosito. «È successo qualcosa di molto brutto.»
«Cos'è successo?»
Sospirai. «Dayane ha scoperto tutto.»
Ascoltando ciò, inarcò il sopracciglio e girò il viso per poi tornare a fissarmi in cerca di spiegazioni. «Com'è successo?»
«Sa che tu sei il mio ex marito, che sei il padre dei miei figli. Tutto, ha scoperto tutto di noi.»
Darren si coprì la bocca con la mano, esalando un sospiro, e si andò ad accomodare sul divano mentre me ne stavo con le mani ai fianchi senza la più pallida idea di cosa fare.
«Come ha fatto a scoprire tutto, Nora? Come avrà fatto?» domandò alzando lo sguardo.
Mi sedetti anch'io. «Non è quello che importa ora.»
«Nora, che intendi con "non importa?"» replicò e mi portai la mano sulle labbra, piegandomi in avanti. «Forse qualcun'altro l'ha sentito e l'ha riferito a Dayane? Come l'ha saputo?»
Passai la mano tra i capelli e dopodiché mi intrecciai le dita. «Gliel'ho detto io.»
«Tu? Gliel'hai detto?» Era già imbarazzante per me parlare del mio delirio febbrile a lui col rischio che si facesse strane idee. «Ma perché l'hai fatto?»
Lo guardai di sfuggita, prima di tornare a rivolgere lo sguardo avanti. «Dayane era con me quando ho avuto la febbre alta e...» feci una pausa, mordicchiandomi il labbro. «E ho detto il tuo nome nei miei sogni. Quando mi ha chiesto il motivo, ho dovuto spiegarle tutto.»
Fissai il giovane che aveva lo sguardo perso, sovrappensiero e poi parve tornare in sé, inclinando la testa ancora di più.
«Come ha reagito?»
«Be', non vuole far parte di questa bugia. Si preoccupa per Thomas e non vuole mentirgli. Parlerò con Thomas - mi girai nuovamente - e poi prenderò i bambini e me ne andrò da qui.» Darren non mosse un muscolo facciale, restò immobile a contemplare il vuoto. «Non potrò più restare qui...» Distolse lo sguardo, inspirando dal naso e cercai di capire se avesse capito quale fosse la mia intenzione. «Non vuoi dire nulla, Darren?»
Scosse la testa e mi guardò.
«Che posso dire Nora? Non lo so.»
Ovviamente, mi avrebbe stupito se avesse detto il contrario e un sorrisetto irrisorio mi spuntò sulle labbra. Per qualche secondo, guardai il pavimento.
«Thomas potrà parlarne con Helen quando lo saprà. Per questo ho pensato di fartelo sapere prima, in modo che tu sia preparato a qualunque cosa.»
Scattai in piedi e, in quel frangente, mi bloccò per il braccio alzandosi a sua volta.
«E dove andrai con i bambini?»
«Cosa intendi fare, Darren? Lascerai qui tua moglie e verrai con noi?»
Non lo avrebbe mai fatto, ne ero certa... dopotutto era quella la vita piena di lussi che si era scelto e intendeva vivere.
Non avrebbe mai fatto il fuggitivo o abbandonato la sua stabilità economica, perdendo quanto costruito.
Non ci fu bisogno di aspettare il suo "no" e mi fiondai fuori, rimanendo per un po' ferma vicino alla porta con le mani poste sui fianchi. Non mi sarebbe importato nulla se non fosse venuto con me e i bambini, tanto dovevo vivere la mia vita ed ero libera di farlo in qualunque luogo.
Mi schiodai dalla posizione per recarmi dai ragazzi e controllare se fossero andati a letto.
«Mamma?» Anna mi chiamò a bassa voce appena mi vide entrare per poi chiudere dolcemente la porta. Appoggiò il bicchiere sul comodino. «Charlie non ha bevuto il latte stasera.»
Mi avvicinai e visto che la mia faccia era ancora una maschera di angoscia, lo capì al volo stringendomi le mani. «Mamma, stai bene?»
Gettai un'occhiata al letto di Charlie, che stava dormendo. «Vieni che te lo dico, Anna.»
Quella questione interessava anche lei e aveva il diritto di venirne a conoscenza.
Mi guardò perplessa e si lasciò guidare verso il suo letto, dove ci sedemmo entrambe.
«Mamma, forse dovremmo parlarne con papà. Forse ci aiuterà.» mi consigliò dopo aver ascoltato per filo e per segno quanto fosse successo.
«Ho parlato con lui, tesoro.»
«Che ha detto?»
Tenni lo sguardo perso nel vuoto. «Non ha detto niente.» Lo riportai su mia figlia e i suoi occhi azzurri un po' lucidi. «Presto parlerò con Thomas. Poi ce ne andremo, d'accordo?»
«Forse Thomas ci dirà di rimanere. Ci sta proteggendo. Lui è un uomo buono, non preoccuparti, mamma.»
Feci un sospiro. Per quanto potesse essere gentile e accondiscendente, gli avevo detto bugie su bugie.
«No... Anna.» Serrai gli occhi per un attimo poi lo riaprii con la mano poggiata sulla gamba della ragazzina. «È sempre stato buono con noi, ci ha aiutato e gli abbiamo mentito. Anche se lui dice "resta", non posso farlo. Non posso guardarlo e fare finta di niente.»
«Allora dov'è che andremo?» chiese Anna impaurita.
«Ancora non lo so.» risposi con gli occhi puntati su al soffitto. «Prima parlerò con Denise. Forse può aiutarci in qualche modo.»
Anna roteò gli occhi.
«Denise non sa nemmeno cavarsela da sola. Sta in albergo e a malapena affronta le spese col suo lavoro. Che faremo?» La ragazzina mi guardò, affranta. «Mamma, davvero mio padre non ha detto nulla?»
Portai la mano sulla sua guancia per accarezzarla e dopodiché la lasciai scivolare sulla sua spalla.
«No, non l'ha fatto..»
Anna si fece sfuggire qualche singhiozzo e poi si lasciò stringere dalle mie braccia, accoccolandosi al mio petto. Appoggiai il mento sulla sua testa, mentre nel frattempo guardavo attentamente il soffitto, per trovare una soluzione che ci tirasse fuori da quel guaio.
In ogni caso, non avrei permesso che i miei bambini vivessero altri traumi oltre a quelli che già avevamo affrontato al nostro arrivo in questa città.
Con o senza l'aiuto di Darren.
(Darren POV)
Non facevo altro che pensare alla rivelazione che mi aveva fatto Nora nell'altra stanza.
Mi sedetti lentamente sul ciglio del letto e portai le mani sulla faccia, pensando a tutti gli avvenimenti che avevano sconvolto la mia vita da quando ero arrivato lì dai miei suoceri per una visita.
Tornai a quel momento lì, quando avevo rivisto Nora - la donna che sette anni fa avevo stupidamente lasciato per cercare felicità altrove - e che ora mi stava guardando con gli occhi sgranati.
"Perché? Avresti potuto dire di essere sposato e avere due figli. Non l'hai fatto perché non saresti diventato il genero di questa famiglia?"
Nora mi aveva sbattuto in faccia quella verità ed ero scappato da lei e dalle responsabilità.
Non ero mai stato coraggioso e non avevo guardato in faccia alla realtà. Quella vita che stavo vivendo era una ridicola messinscena.
"Nora non ha raccontato a mio figlio di me. E aveva ragione. Ha avuto tutte le ragioni del mondo per non farlo."
Anna mi aveva colpito con un'altra dichiarazione pesante, dicendo che Thomas era un padre nettamente migliore di me.
"Hai sempre avuto un lato oscuro e rotto. Lo sapevo però... Sono convinta di averci provato davvero. Mi sono innamorata di un uomo simile e speravo saresti stato felice." Ascoltai lo sfogo di mia moglie in silenzio quella volta e le lacrime che poi asciugò in fretta, mentre anche sul mio volto stavano scendendo. "Ma sono molto stanca, Darren!"
C'erano troppi ricordi che mi stavano affollando la mente, che prevalevano sulla razionalità.
"Non ce la faccio più a sopportare questa situazione. Non sopporto più di vederti con un altro uomo al tuo fianco!" Nora dall'altra parte del tavolo mi osservò senza staccare gli occhi dai miei. "Sono ancora innamorato di te come un pazzo, Nora, non lo capisci?"
Richiusi gli occhi e una lacrima mi solcò la guancia. Abbassai la testa e portai il palmo della mano contro la faccia per spazzarla via. Sopraggiunse un altro ricordo indelebile, quello del bacio che le avevo rubato nel bosco, quando eravamo rimasti soli. Le dichiarai che non l'avrei lasciata e le accerchiai la schiena spingendola contro di me. Incontrai le sue labbra morbide che mi erano mancate, come l'ossigeno. Dovevo smetterla di torturarmi e quindi decisi di prendere aria e uscire fuori.
-ascolta scivola...-
Osservai il paesaggio notturno attorno a me, non si udiva nessun rumore ma la brezza fredda mi penetrava tra i vestiti. L'inverno stava avanzando man mano. Guardai di sotto e successivamente la mia mano che stava accarezzando delicatamente la ringhiera, su cui ero appoggiato, poi i miei occhi si focalizzarono verso l'altro balcone. Incrociai la figura di Nora, racchiusa in uno scialle, con le braccia incrociate al petto, che mi sondava a sua volta. Nonostante la distanza che ci stava separando, c'era uno scambio di parole non proferite, ma non avevamo il coraggio di spezzare quel silenzio assoluto che ci circondava. Il suo petto andava su e giù con ritmo energico e non riuscivo a smettere di ammirarla.
Neppure lei distoglieva lo sguardo e schiusi le labbra per dire qualcosa, ma non uscì nulla. Abbassò lo sguardo e poi lo proiettò in un'altra direzione alla mia. I miei occhi che persero quel contatto visivo divennero cupi, come se mi avesse negato la luce e anche il mondo intero.
Mi distruggeva il pensiero che non potessi abbracciarla, stringerla a me e dimostrarle che ero una persona degna.
Tornò dentro senza rivolgermi un saluto o una mezza parola e trassi un sospiro profondo.
Una volta a letto non riuscii a chiudere occhio e restai ad osservare mia moglie, che dormiva beatamente, stravaccato sulla poltrona. La testa mi stava esplodendo. Avrei voluto liberarmi di quella confusione che avevo. Non sapevo cosa fare e mi stavo crogiolando da ore.
Helen, intanto, si voltò continuando a dormire. Ero terribilmente stanco ma non abbastanza. Mi coprii la faccia con le mani e piegai in avanti. Andai alla finestra, appoggiando i palmi e la fronte contro il vetro.
Decisi di scendere di sotto e passeggiare per il giardino, avanti e indietro, con le mani in tasca per aspettare un sonno che non sarebbe arrivato. Gironzolai per un po', finendo per sdraiarmi sotto il gazebo, vedendo comunque la notte lasciare il posto all'alba lentamente.
Non avevo dormito, per nulla, complice tutto il resto.
Il giorno seguente però sembrava avermi portato una soluzione definitiva finalmente. "Sapevo cosa potevo fare... e a furia di pensare e riflettere, ero arrivato al punto di doverlo mettere in pratica".
Mi misi seduto sul ciglio del letto e aprii il secondo cassetto del mio comodino, tirando fuori un cofanetto. Lo aprii, prendendo tra le dita la fede dorata che avevo conservato gelosamente per anni in quel luogo segreto. La fede che quel pomeriggio tolsi quando dissi addio al vecchio Darren, alla mia amata e ai miei figli. La guardai più da vicino e non era cambiata di una sola virgola. Era sempre preziosa e scintillante. Ciò rappresentava il mio futuro ed era lì, la mia scelta. Strinsi il pugno e, sospirando, mi dissi.
«Non te lo permetterò stavolta. Non ti abbandonerò.»
Avrei avuto coraggio e la determinazione di lasciarmi tutto alle spalle per seguirla. Conservai la fede nella tasca sinistra della giacca e mi preparai per quel passo importante. Stavolta non ci sarebbe stato alcun rimorso in me. Appoggiai la mano sul petto, laddove c'era quell'oggetto e stritolai più forte il lembo della giacca. Ero pronto a voltare pagina. Ero pronto a riprendere la mia vita in mano...
Era una svolta positiva.
Uscii dalla stanza per cercarla e dirle quello che avevo deciso. Quello mi era valso l'intera nottata, ma ora sapevo che non mi sarei tirato indietro.
(Nora POV)
Quella mattina, ero determinata a parlare con Denise e trovare una soluzione in vista della nostra partenza.
Molto presto avremmo abbandonato la villa e dovevo essere pronta ad ogni evenienza per i miei bambini. La ragazzina stava rassettando il suo letto quando entrai.
«Anna... Vado a parlare con Denise, tesoro. Torno più tardi.»
Anna non sembrava d'accordo, ma ormai avevo deciso e chiusa la questione.
Charlie balzò giù dal letto e si avvicinò. «Mamma, posso accompagnarti? Voglio che la zia mi tagli un po' i capelli.»
«La prossima volta, ok?» Mi piegai per dargli un bacio sulla testolina e acconsentì, dicendo che sarebbe andato a giocare con Kevin. Scappò via e lasciò me e la sorella da sole. Portai la mano sui fianchi e quest'ultima non perse tempo a rivolgermi la parola.
«Mamma... Ho tanta paura. Mi sono mossa nel letto tutta la notte e non sono riuscita a dormire.»
«Anna... hai ragione ad essere preoccupata, ma come abbiamo trovato una soluzione finora, lo faremo anche stavolta. Ok?»
«Ricordi quella volta che abbiamo incontrato Thomas, mamma? Ed è stato lui a portarci qui.» mi rammentò. «Ma non sono tutti bravi come lui. C'è gente cattiva al mondo. E se non riuscissimo a scappare e venissimo catturati?»
«Non pensare alle cose negative, per favore.»
Si lasciò cadere sul letto, mettendosi seduta e anch'io presi posto al suo fianco. Sospirò, poi si girò verso di me. «Mamma... Non dovresti parlare con Thomas, te lo chiedo per favore.»
«Ne abbiamo già parlato. Non possiamo vivere così.» Feci un altro respiro. «Non possiamo vivere in questo modo ancora...» Le accarezzai le spalle a mo' di conforto. «Denise ci aiuterà ad andarcene, va bene? Troveremo una strada.»
«Però ho tanta paura!» confessò apertamente, tanto che Thomas si fece largo nella camera all'improvviso e interruppe il discorso.
«Perché hai paura, Anna?»
Si alzò in piedi. «Ecco... Ho fatto un brutto sogno e lo stavo dicendo alla mamma, Thomas.»
«Ah, ho capito...» Fece. «Pensavo che ci fosse qualcosa che non andava, che avevi paura del tuo insegnante per il primo giorno.»
«Allora me ne vado. Buona fortuna per il tuo primo giorno da professore.»
«Nora, posso portarti io. Anna ed io possiamo iniziare più tardi la lezione. Non ci sono problemi.»
si offrì il ricciolino, sfoderando sempre la sua gentilezza.
«No, vado da sola. Voi restate qui a studiare.»
Detto ciò, lasciai la stanza per non disturbarli oltre e passai nella mia per prendere la borsa e il cappotto.
~🦋~
Stavo uscendo dalla cucina per dirigermi verso le scalinate, quando Dayane che le stava appena scendendo, mi richiamò.
«Nora?» Immaginavo cosa stesse per chiedermi, in quel momento. Mi bloccai. «Io e te non abbiamo fatto un accordo ieri sera?» Strofinai la fronte proprio sotto l'attaccatura dei capelli. «Non hai ancora parlato con Thomas, vero? Lui ancora non sa nulla.»
Annuii. «Non ho ancora potuto parlargli... ma oggi lo saprà.»
Lei mi guardò dall'alto in basso. «Mentre io sono angosciata che tutto vada male, tu addirittura vai a farti una passeggiata come se niente fosse?» mi ammonì.
«Non sto andando a passeggiare, Dayane. Senti, anch'io non mi sento bene. Mi sembra di non riuscire neanche a respirare.»
«Non mi importa niente di come ti senti tu, Nora.» mi interruppe. «Mi dispiace, ma Thomas è il fratello di mio marito... è un mio familiare e stamattina a stento sono riuscita a guardarlo in faccia per la vergogna. Non posso vivere così. Queste parole sono sulla punta della mia lingua, e le dirò, che ti piaccia o no.»
Chiusi gli occhi. «Dayane... Oggi stesso glielo dirò. Per favore, lasciami in pace.»
Ero già in bilico e non mi serviva rincarare la dose di più di quanto non fossi già abbastanza pressata. La sorpassai per salire al piano di sopra e andarmene da quella villa per un po'...
(Anna POV)
Apprezzavo tanto le nozioni di matematica che Thomas mi stava illustrando, ma avevo la mente altrove e non stavo capendo praticamente nulla della sua lezione. Thomas stava facendo svariati esempi di operazioni numeriche, gesticolando con la matita in mano, davanti a due bicchieri di succo d'arancia preparati da Dayane.
Poi all'improvviso si bloccò.
«Oh, no.... Se sei già distratta alla prima lezione, che succede? Sei confusa? Non capisci qualcosa?»
Tolsi la mano dalla guancia con cui mi stavo sostenendo per non crollare sul tavolo. «No Thomas, non sei tu... Tu stai spiegando benissimo, sono io che ho troppe cose in testa.»
«La matematica è molto importante per l'esame. Dobbiamo studiare a fondo.»
«Ma Thomas...» Appoggiai le braccia sul tavolo. «Stiamo già studiando tanto e l'università è come un sogno per me, perché sai bene che devo nascondermi.»
Thomas sospirò. «Ascolta, già ne abbiamo parlato di questo. So che per il momento è impossibile sostenere l'esame, ma dobbiamo prepararci per il futuro, che non sappiamo come sarà. Non siamo pessimisti, devi avere fiducia in te stessa e nelle tue qualità. Adesso ci esercitiamo sulla matematica, faremo l'esame e lo supereremo a pieni voti. Non abbiamo scampo né dalla matematica, né dall'esame, né dagli esercizi.» spiegò il giovane rivolgendomi un dolce sorriso.
Sospirai profondamente. «Ti prego, davvero non riesco a studiare. Potremo farlo più tardi?»
Ci pensò su e poi lasciò andare la matita sul foglio. «Bene, non voglio annoiarti il primo giorno. Sei libera.» Con un cenno della mano mi invitò ad andare e gli diedi retta, alzandomi dal tavolo.
Menomale che Thomas era stato clemente con me...
Potevo concedermi una piccola pausa da quelle equazioni e scesi al piano inferiore, prendendo una boccata d'aria in giardino, oltre alla quiete che si respirava.
Sollevai la testa con gli occhi chiusi beandomi di quella sensazione, ma il momento purtroppo venne infranto da una voce maledettamente familiare.
«Anna, come va?» Andy venne nella mia direzione con un ghigno stampato sulle labbra e roteai gli occhi. "Ci mancava lui a rovinare la giornata". Incrociai le braccia e non lo fissai. «Oh, la signorina mi sta ignorando. Sto parlando con te!» Lo guardai semplicemente con la coda dell'occhio ma nuovamente non gli diedi una risposta. Andy ritentò. «Ehi, ciao, ci sei?» Mi voltai completamente con il mento sollevato sostenendo i suoi occhi castani. «Avresti dovuto fare quello che ho chiesto... Allora, hai scoperto qualcosa di interessante?» Feci l'atto di superarlo, ma mi sbarrò il cammino. «Anna... che brutto atteggiamento. Ti ho chiesto una cosa semplice. Moriresti se mi facessi un favore in vita tua?»
«Okay... una cosa la so.» Lui curvò le labbra in un sorriso. «Le piacciono i motociclisti pazzi.»
«Motociclisti pazzi?»
«Sì...»
«Molto bene, sei stata efficiente.» Distolsi lo sguardo prontamente per osservare di nuovo il panorama. «Fantastico... Andrò subito a comprare una moto.» Indietreggio e se ne andò accompagnato da un sorriso altrettanto smagliante. Rimisi di nuovo le braccia nella stessa posizione e feci vagare lo sguardo altrove.
Quel tizio sarebbe sparito dalle nostre vite quando avremmo lasciato il posto e sicuramente sarebbe stato cacciato anche lui da questa casa. Era questione di tempo e ce ne saremmo liberati.
(Nora POV)
Non sapevo cosa fare.
Non avevo idee in mente.
Nulla. Era tutto complicato.
«Ora sono abbastanza confusa... Forse non dovresti parlare con Thomas in questo momento.»
«Dayane vuole che lo faccia o lo farà lei. Non ho scelta.» quasi mi stava venendo da piangere.
«Non lo so... Sto cercando di pensare a qualcosa, tesoro. Eravate al sicuro e stavate anche bene lì. Che dovreste fare ora?»
Osservai l'acqua del fiume scurirsi, esattamente come il mio umore di quella giornata. Non vedevo una soluzione o una via di uscita da quel tunnel.
«Dovrei consegnarmi alla polizia, Denise?» chiesi con voce flebile e tremante guardandola.
«C-Cosa?» esclamò aggrottando le sopracciglia.
«Posso andare e dichiarare che l'ho ucciso io e così libererò i miei figli dal vivere come fuggitivi.»
Allungò la mano, appoggiandola sul mio braccio. «Aspetta... Non puoi farlo. Che dici?! Solo Dio sa quanti anni di prigione ti darebbero a causa di quel bastardo approfittatore! E che ne sarà dei ragazzi eh? Resteranno da soli e non avranno nessuno? Vuoi marcire in prigione?».
«E che farò Denise? Ho le mani legate.»
«Potresti parlare con Darren e chissà, forse ti aiuterà.»
La guardai di sfuggita. «Già l'ho fatto e non è andata bene.»
«Cosa ti ha detto?»
«E che pensi mi abbia detto?» le rivolsi quella stessa domanda. «Ama la sua vita lussuosa, sua moglie e non ha il coraggio di lasciare tutto e venire con me.»
«E chi vuoi che lo faccia? Uomini. Se gli piace quella vita, niente e nessuno gli fa' cambiare idea!»
Trassi un respiro. «Quando avrò parlato con Thomas, prenderò i miei bambini e lascerò la villa. Abbiamo bisogno di un posto dove stare.»
Denise ci pensò su. «Nora, conosco un posto che potrebbe fare al caso tuo. Una mia amica ha una casa un po' fuori mano da Dublino e voi uscite difficilmente. Mi ha dato la chiave perché lei è andata fuori città per qualche giorno e voleva che l'aiutassi con la casa mentre era via. Quindi potreste stare lì. Ti darò la chiave e chiederò anche un pagamento anticipato per riempirti il frigo, in modo che non manchi nulla.»
«E quando tornerà la tua amica? Quanto tempo possiamo restare?»
«Mi ha detto una settimana o due. So che è una soluzione momentanea... Però ci penseremo dopo a cosa fare. Non ti preoccupare, troveremo una soluzione.» mi rassicurò.
Feci un cenno d'assenso con la testa e tornai a fissare il panorama che avevamo dinanzi a noi del fiume Liffey.
Non so che cosa avremmo fatto. Esisteva una soluzione a quel problema o dovevo arrendermi al mio destino infausto?
"Continuing..."
Non ci speravo più che avrei terminato la stesura del nuovo capitolo, ma ci tengo tanto a finire questa storia bellissima. Ora ci avviciniamo ai capitoli più tosti, dove le verità iniziano a venire fuori e le maschere a cadere. Nora e Darren - ognuno di loro - deve prendere una decisione che potrebbe influenzare il loro futuro. Mentre la prima vorrebbe lasciare la villa, messa alle strette da Dayane, il secondo è intenzionato forse a tornare con Nora?
Quale sarà comunque la decisione finale che prenderanno? Lo scoprirete solo andando avanti con la lettura. Ci tenevo ovviamente a ringraziarvi per tutto il supporto che mi avete dato e perché mi aspettate, se non riesco ad aggiornare per tempo.
Spero che continui a piacervi e aspetto qualche vostro parere.
Non mi dilungo troppo e vi aspetto alla fine del capitolo 13!
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