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13.2 - L'uno il destino dell'altra 🦋

~🦋~

«E' un tale destino.
Una tale punizione per me.
Anche se spari mille volte,
NON MORIRÒ

L'UNO IL DESTINO DELL'ALTRA
Capitolo 13
(Seconda parte)

(Darren POV)

Avevamo deciso di riprendere con le sedute — era stata un'idea di Helen, pensava che grazie a quello avremmo superato la crisi e posto fine a questa freddezza.—
Mia moglie non aveva mai saputo quale fosse il fantasma che albergasse fra di noi e ci allontanava in situazioni intime. Non volevo rivelarlo. Era troppo tardi adesso per farlo.
La donna da cui aveva preso appuntamento mi salutò cordialmente quando aprii la porta del suo ufficio.
Era seduta sulla sua poltrona con i capelli che le sfioravano le scapole e la frangetta, le gambe l'una sull'altra, pronta ad appuntare ogni dichiarazione detta dai pazienti. Doveva avere una pazienza di ferro per riuscire ad ascoltare i problemi altrui e risolverli.

«Salve, signor Darren.»

«Grazie, dottoressa.» Presi posto sulla poltrona di fronte, era una strizzacervelli ma non aveva il lettino che si vedeva nei film.

«Venga avanti e si sieda. Ho parlato con sua moglie, signor Darren. Dopo aver fatto la seduta con lei, alla prossima sessione vi ascolterò in coppia.»

Scossi la testa. «Certo.»
Dopotutto era quella donna la professionista, io ero solo bisognoso di un sostegno.

«Di solito, faccio una domanda ai miei pazienti e poi lascio che siano loro a parlare. Mi limito ad ascoltare e niente di più. Facciamo lo stesso con lei?»

«D'accordo, come vuole.»

«Perché ha deciso di venire qui, signor Darren?» iniziò senza troppi giri di parole.

«Helen...» Niente di tutto questo era stata una mia scelta. «Cioè, lei l'ha voluto.» La donna si limitò ad annuire. «Se mi sta chiedendo perché ho voluto farlo, allora ho una risposta più precisa. Perché non posso essere un buon marito. Ho commesso molti errori in passato.» Gli occhi mi si persero nel vuoto, non guardai la mia interlocutrice. «Ho abbandonato le persone che amavo di più. Non so se fossi immaturo o disperato... ma ero un vero cretino. Sono un uomo che vive pieno di sensi di colpa e di rimpianti. Nel mio petto...» portai la mano a quell'altezza stringendola a pugno. «vivo con un dolore che mi stritola il cuore. Ogni giorno, ogni dannato giorno, muoio un po' di più. Vivo con un nodo in gola che non mi fa respirare. Non posso né respirare, né trovare la pace.» Sentii le lacrime pungere e spingere per scorrermi sul viso. «Nè essere felice, purtroppo. È proprio sciocco aspettarsi che una persona simile possa essere un buon marito, non è vero?»

«Ha già ricevuto aiuto da un altro terapeuta?»

«Sì, siamo andati da un altro. Helen ha fatto l'impossibile per salvare il nostro matrimonio, ma probabilmente io non mi sono impegnato abbastanza per fare altrettanto per lei. Perché...» alzai gli occhi in alto, verso il soffitto. «Ci sono cose di cui non posso parlare. Non posso...» E ciò riguardava Nora. Lei era la ragione che mi teneva ancorato a questa indecisione.

«Ha provato a parlare con sua moglie della situazione e spiegarle cosa sta succedendo?»

«No... Se glielo dovessi dire... Significherebbe ammettere che sono ancora innamorato della mia ex moglie, che ho lasciato.» La mora riabbassò gli occhi sul suo taccuino. «E non posso farlo. Non posso dirglielo.»

«Capisco, signor Darren. La situazione in cui si trova, il peso che si porta dentro, ma le relazioni sono sane solo quando entrambe le parti sono oneste l'uno con l'altra. Dato che sua moglie non è a conoscenza di questa situazione, non posso darle nessun consiglio.»

Annuii. Non aveva tutti i torti questa donna. Certo, se Helen non conosceva il problema, non eravamo in grado di trovare una soluzione che ci tirasse fuori dal vortice. Se davvero volevamo.

«Bene. Ovviamente. Ha ragione. Dovrei parlare con lei per risolvere tutto.» La donna fece un cenno d'assenso con la testa un'altra volta. «Scusi se le ho fatto perdere tempo...» Feci l'atto di sollevarmi dalla poltrona.

«Anche comprendere l'importanza di quello che ha detto, indica il successo della terapia. Per favore, non la prenda come una perdita di tempo perché non è così.»

«Bene...» Annuii e mi alzai per uscire dallo studio della donna. Una volta fuori dall'appartamento, aveva cominciato a piovigginare e aprii l'ombrello camminando per raggiungere la vettura in compagnia di mia moglie. Poi mi bloccai. «Non ci torneremo.»

«Ma che dici?» chiese Helen, perplessa e si fermò come me.

«Cioè, non ne sono sicuro. Non credo che questo aiuterà.»

«Non ti è piaciuta la dottoressa Brown?»

«No, non è che non mi piacesse. Non credo sia in grado di aiutarci.»

«Forse sì potrebbe indicarci la strada.» ipotizzò lei.

«Potremmo semplicemente lasciare che le cose accadano da sé senza forzare nulla?»

«Mi stai dicendo di lasciarti in pace?»

Infilai la mano nella tasca del cappotto mentre l'altra sosteneva l'ombrello sulle nostre teste. «Non facciamo pressioni, prendiamola con calma.»

Helen fece svolazzare la coda di cavallo per scuotere il capo. «Ok. Allora almeno mettiamo fine alla tensione tra di noi. Faccio il primo passo io. Non parlerò più della tua vecchia fiamma e non insinuerò più nulla. Promesso.» Annuii leggermente. «È acqua passata, l'hai detto tu... non sei più innamorato di quella donna. Ormai è tutto finito. Chissà? Anche lei avrà voltato pagina, si sarà sposata e avrà avuto dei figli.» Sentendo quella frase, tenni a stento a freno il mio malessere e tirai un sospiro. «Probabilmente ho esagerato un po', scusa. Ok?»

«Ok.» Helen ritrovò il sorriso che da qualche giorno aveva perso. «Quindi ho una proposta da farti in onore della nostra tregua. Alyssa mi ha scritto un messaggio e ha insistito per incontrarci. Ha prenotato in un ottimo ristorante con suo fratello. Ci uniamo a loro? Per fare qualcosa di diverso.»

«Come vuoi.»

«Eccellente!» Mi prese poi sottobraccio riprendendo a camminare. «Ora subito la telefono e le dico che andiamo anche noi. Dove hai parcheggiato, caro?» mi incalzò ad aumentare il passo. Stava iniziando a fare freddo anche se lei aveva indossato una delle sue pellicce più costose.












(Anna POV)

Entrai in cucina per chiedere alla nonna i biscotti per mio fratello, li adorava, ma il sorriso si affievolì quando vidi chi era seduto alla penisola a mangiare come se niente fosse.
Che cosa ci faceva qui? Perché ero costretta ad incontrarlo anche se non volevo.
Non era quello il suo posto e invece non faceva altro che infastidire chiunque e ronzarci attorno come un moscone. La scorsa volta ero quasi morta di paura a causa della minaccia, se non l'avessi aiutato a conquistare la fiducia di Layla...

«Anna! Che succede, piccola? Volevi qualcosa?» la nonna mi interpellò, notando la mia faccia.

«Sono venuta a prendere una mela e a chiederti di fare i biscotti. Charlie li vuole.»

«Prendi quello che vuoi, tesoro! E per i biscotti, li faccio immediatamente. Devo anche andare a spegnere i fornelli, altrimenti si brucia qualcosa.»

Mi avvicinai al bancone e presi la mela dal cestino, ma prima che potessi tagliare la corda, Andy troneggiò su di me quando si alzò dallo sgabello.

«Dove stai andando, ragazzina? Siediti due minuti.» Lo guardai con indifferenza. «Non devi aver paura. Tuo padre mi ha messo al mio posto. Ovviamente ti chiederai chi sia stato, dato che ne hai due... Be', intendo il tuo amorevole patrigno.» Girò la faccia e mi indicò il segno delle percosse che aveva ricevuto per quella storia del bar.

«Non voglio parlare con te, vattene.» mi alterai.

Tentai di oltrepassarlo ma si interpose tra me e la potenziale via di fuga. Non so cosa volesse e l'ultima volta mi era bastata.

«Che ti prende, Anna? Come osi alzare la voce con me? A che stavi pensando quando sei andata a spiattellare tutto quello che avevo detto a Thomas?» Accennò una risatina ipocrita e tenne sollevato il mento, privo di barba. «Non hai paura? Questo Andy potrebbe arrabbiarsi tanto. Ci creerà problemi.»

«Che stai facendo? Mi stai minacciando? Farai qualcosa a mia madre o mio fratello? Ma sappi che io...»

«No, no, non aver paura.» Si rimise seduto, ammorbidendo il tono. «Non farò nulla. Mi hai dato la tua parola. Quando farai ciò che ti ho chiesto?»

Riprese in mano il cucchiaio per divorare la zuppa, un po' come se quella fosse casa sua e potesse fare i suoi porci comodi.

«Q-Quale promessa?» balbettai.

«Di aiutarmi con Layla.» rispose assaggiando un po' di zuppa e distolsi lo sguardo altrove. «Di cosa abbiamo parlato ieri sera? Non fingere di non ricordarlo. Cosa piace a questa principessa? Che tipo di uomo vorrebbe? Fai un'indagine approfondita e vieni a riferirmelo, va bene?» La mia faccia doveva ancora essere una maschera di totale apatia, dato che ruotò il busto sullo sgabello e gesticolò con la mano. «Che c'è? Non mi pare di averti chiesto la luna, perché sei così sbalordita? Dì che ti va bene e basta.»

«No! Non voglio aiutarti. Non voglio essere la tua complice.»

«Anna, non mi stai capendo proprio.» Lo osservai con le lacrime che mi spuntarono negli occhi. Mi sentivo di nuovo la preda di quell'uomo, messa alle strette come un topo finito in una trappola mortale. «Non fai caso alle mie buone intenzioni. Senti, tutti voi dipendete da me... Se mando un messaggio a Doolin, se dico che i fuggitivi si nascondono qui... vi prenderanno. Lo sai, vero? Non pensi a quella poverina di tua madre, eh? Non vuoi mica che finisca in—»

«Va bene, non chiamare nessuno.» lo interruppi.

«Allora, fai ciò che ti dico, senza storie.» Abbassò il capo e tornò a mangiare il suo dannato pasto.

«Va bene, ti aiuterò.»

«Bene, brava. Hai iniziato a ragionare... E ora vattene.» mi ordinò e visto che non volevo passare altri minuti con quell'uomo, andai via dalla cucina all'istante.

Era un miserabile, un parassita — proprio come lo era quel bastardo di Henry. Godevano delle disgrazie altrui.

~🦋~

Perché dovevo parlare con quella ragazza antipatica, che l'unica cosa a cui pensava era uscire a divertirsi? Era tutta colpa di Andy e del suo maledetto ricatto. Se avesse osato rovinare la mia famiglia, sarei stata pronta a tutto pur di impedirlo. Purtroppo avevo le mani legate in questo.
Mi ero fatta coraggio e avevo accettato. Quell'uomo era un viscido — proprio come il suo amico, — e adesso si era messo a civettare con le ragazzine molto più giovani di lui, era vomitevole.

Stavo mangiando il mio meritato sandwich, in camera, avevo chiesto il favore alla nonna e me l'aveva concesso, quando qualcuno aprì leggermente la porta. Era Layla. Dopo la questione del bar, volevo tenermi alla larga ma non potevo e non mi restava che fare buon viso a cattivo gioco.

«Ciao Anna, posso passare?» domandò con disagio e feci un cenno d'assenso. «Lo zio Thomas non si è arrabbiato con te per colpa mia, giusto?»

«No.»

«Bene, e tu? Sei arrabbiata?»

«No, non lo sono.» Distolsi lo sguardo appoggiando il piatto sul comodino. «Layla, se il tuo piano era quello di andare in un bar, perché non me l'hai detto?»

«A malapena ti ho convinto ad uscire di casa per andare in spiaggia, immagino che se ti avessi nominato il bar, mi avresti detto subito di no e cacciato dalla stanza.» Abbassai lo sguardo sulle gambe e venne a sedersi al mio fianco. «Senti, io mi annoio qui! Sei l'unica che ha la mia età. Mi dispiace, ma non vuoi mai parlare o fare niente. Volevo solo che diventassimo amiche.» mi confessò apertamente.

«Ok» Le rivolsi un sorriso e mi girai totalmente verso di lei. «Anch’io voglio essere tua amica.»

«Davvero?» esclamò, sbalordita.

«Davvero.» Era raggiante alla notizia. «Dimmi, per esempio, qual è il tuo ragazzo ideale?»

«Aspetta un attimo. Fammi chiudere la porta.» Balzò in piedi e corse a chiederla. Sicuramente il fatto che fossi confidenziale l'aveva stupita. «Faremo un po' di gossip! E poi mi dirai anche il tuo, d'accordo?» Venne di nuovo a sedersi e annuii. Alzò gli occhi in alto come per riflettere. «Sai, quel giorno volevo andare a quella festa di compleanno per vedere quel ragazzo. Gli ho parlato, ricordi?»

«Sì...»

«Lui è il tipo di ragazzo che mi piace… Ha una moto, sai? Indossa spesso il chiodo di pelle, che lo rende affascinante, stivali e anche un casco. È un qualcosa di fantastico! Mi piacerebbe che mi portasse in giro per la città. Mi piacciono i cattivi ragazzi, come quelli dei film.» I suoi gusti non erano distanti da ciò che pensavo all'inizio. «E a te, cosa piace? Qual è il tuo?» Abbassai il capo, mettendo le mani sulle ginocchia, dato che quel pensiero non mi aveva mai sfiorato né avevo avuto relazioni in precedenza, ma all'improvviso qualcuno la chiamò da sotto. Layla sbuffò, probabilmente era la madre. Saltò di nuovo i piedi e corse ad aprire la porta per urlare la sua risposta. «Mia madre ha scoperto che sono stata in quel bar… e sono in punizione. Non posso più uscire. Devo studiare.» spiegò dalla soglia. Feci un altro cenno affermativo con il capo. «Bene, me ne vado, ma continueremo il discorso più tardi, d'accordo?»

Forzai un sorriso e poi chiuse la porta. Mi lasciai andare contro lo schienale del divano, prendendo un respiro. Quindi Andy aveva molte chance di fare colpo, dato che aveva queste qualità. Con il suo fare da spaccone, sarebbe riuscito a rubarle il cuore, senza il minimo sforzo. Tirai un altro sospiro e portai la mano sulla guancia, puntellando il gomito sul bracciolo.

«Be’, almeno ho avuto le informazioni che servivano.»

Mi ritenevo soddisfatta per la mia indagine.














(Darren POV)

«A proposito, non te l'ho detto l'ultima volta che ci siamo viste...» iniziò Alyssa, staccando il bicchiere dalle labbra e rompendo il silenzio che nel frattempo regnava sul nostro tavolo, disturbato solo dai rumori provenienti dagli altri. «Ti sei trasferita da Londra a Dublino e pochi giorni dopo hai chiamato la tua più cara amica. Ah, scusa, ho dimenticato che era per affari. Helen? Sai cosa?» Spostai lo sguardo su quest'ultima. «Dovrei sentirmi molto offesa.» Alyssa abbassò gli occhi, per ostentare maggiormente la sua delusione.

«Hai assolutamente ragione, ma è successo tutto velocemente.»

«No, tesoro, non è così. Hai letteralmente cancellato tutti i tuoi amici dopo esserti sposata.» Helen ruotò la testa verso di me e la guardai anch'io, mi sorrise e ricambiai. Aveva parecchi amici all'epoca ed era solita organizzare molte feste, ma questa abitudine era scemata. «A proposito… ci sono due capitoli diversi nella vita di Helen — si rivolse al fratello che stava sorseggiando il vino — il prima di Darren e dopo Darren. Non ci crederesti che una volta era un'incredibile festaiola.»

Helen sorrise. «Certo… eravamo molto giovani e ci piaceva tanto uscire. Eravamo energiche.»

Alyssa scosse il capo per negare. «Scusa… cos'hai delle…» Sollevò gli occhi. «Catene?» Helen confermò, continuando a masticare. «Ah… a proposito, ho un paio di idee fantastiche per promuovere l'hotel sui social.» La ragazza afferrò subito il cellulare e scrollò nella galleria.

«Ti prego Alyssa, no. Preferisco non parlare di affari stasera.»

«Molto bene, tesoro. Allora ne parlerò al tuo bel fratello, Thomas.» Alzai lo sguardo dal piatto quando lo nominò, l'attuale e adorabile marito di Nora. Aveva per caso fatto colpo anche su di lei? «Mi ascolta bene ed è sempre aperto alle mie proposte. È proprio gentile.»

«Sembrate abbastanza d'accordo, no?» domandai alla giovane, che curvò le labbra in un sorriso.

«È possibile non andare d'accordo con Thomas?» rispose e annuii, ritornando silenzioso. «È un uomo così dolce! Non se ne trovano più di questi tempi.»

«Aspetta...» Intervenne il fratello che si era limitato ad ascoltare. «Gli occhi ti brillano quando parli di lui, perché sorellina? Oppure saremo parenti?»

«No, non saremo parenti. Thomas è felicemente sposato.» puntualizzò mia moglie.

«Ah, scusate. Dato che finalmente sembra interessata a qualcuno, pensavo che si sarebbe sposata, e mi sarei liberato di lei.» Il giovane scoppiò a ridere e la sorella si sentì offesa, spalancando le labbra per lo stupore.

«Hai sentito?! Vedi come mi tratta il mio stesso fratello! Che mascalzone!» gli tirò una sberla leggera al braccio.

«In effetti, se Thomas non fosse già sposato, potreste formare una bella coppia.» confessò Helen. «Ma lui recentemente ha rinnovato la promessa di matrimonio ed è così follemente innamorato di Nora!» Mi provocò un certo fastidio che continuasse a ribadire il concetto che Thomas avesse occhi soltanto per la mia ex moglie e mi spinsi contro lo schienale. «E la guarda sempre con occhi pieni di amore!»

«Follemente innamorato, dici? Interessante.» commentò la donna addentando il gamberetto.

«Che ti sorprende? Non lo pensi anche tu?» Non rispose e al lato del suo piatto posò la forchetta. «Forse non te ne sei accorta perché Nora stava male.»

«Forse.»

«Io e la mia ragazza stiamo pensando di sposarci.» annunciò Jerome cambiando discorso e fece roteare gli occhi ad Alyssa.

«Sì, Jerome? Congratulazioni!» esclamò Helen.

«Ti ringrazio.»

Quel ragazzo sembrava proprio giovane, non dimostrava poco più di vent'anni e già voleva sposarsi. Era una decisione responsabile e importante.

«Quanti anni hai?» gli domandai.

«Venticinque.»


«Venticinque.» ripetei. Alla sua età io avevo già una moglie e una figlia piccola. «Sei ancora giovane, non prendere decisioni così in fretta. Pensaci meglio.»

«Perché dici così Darren? Diventeranno genitori in giovane età. È carino.»

Mi voltai nella sua direzione. «Non è così che si fanno le cose, Helen. Il matrimonio non è un giocattolo.» Guardai di nuovo il ragazzo di fronte che mi fissava. «Devi prendere la decisione giusta. Per prima cosa, devi guadagnare bene. Devi sostenere economicamente i tuoi figli, altrimenti sarai devastato...» Trassi un respiro. «E distruggerai te stesso e i tuoi cari.»

«Darren, lo stai spaventando. Guardalo.» mi rimproverò Helen indicandomi la faccia del ragazzo ch'era sbiancato di colpo.

«Sto solo dicendo la verità. Sposarsi ed essere padre non è semplice.» Il giovane alzò lentamente gli occhi. «È solo un consiglio da parte mia. Pensaci bene, Jerome.»

«Sono d'accordo con Darren. La mia fidanzata attualmente guadagna molto, ma io a stento so badare a me stesso.»

«Prima, devi stare in piedi da solo. Devi sapere bene che cosa vuoi dalla vita altrimenti, in caso contrario, ti rovinerai e rovinerai anche la vita dei tuoi cari.»

Sapevo bene cosa stessi dicendo e nessuno avrebbe dovuto passare l'inferno che avevo passato io e che avevo fatto attraversare a Nora e i nostri figli. Non mi sarei mai perdonato per quello sbaglio... Mai.

«Ok, credo che non mi sposerò ancora.» Alyssa ridacchiò di gusto. «Mi sono spaventato molto a sentire certi racconti.»

«E non dimenticare di dire alla tua ragazza, che stai rinunciando a sposarla, grazie ai consigli di mio marito.» Helen mi fissò, riprendendo a ridere, con in mano il calice.

«Mi dispiace gente, ma sono assolutamente d'accordo con Darren. Dobbiamo essere un po' realisti, no?» Alyssa non era sembrata impaziente di assistere al matrimonio del fratello, e tirò un sospiro quasi di sollievo. «Così è la vita, complicata. Siamo della stessa opinione, Darren.» dichiarò, indicandomi. «E allora? Un dessert si sposa bene con queste amare verità, giusto?».

«Ho dimenticato che domani ci tocca alzarci presto. Mia madre deve andare ad un funerale.» Alyssa si preoccupò, ma Helen la rassicurò che non si trattava di nessun parente stretto, era solo una conoscenza della signora Nadine. «Voglio vederla prima che vada a letto, lo lasceremo per un'altra occasione.»

«Mi dispiace, stai tranquilla. Va tutto bene. Quindi bisogna chiedere il conto, no?»

Subito alzai il braccio per attirare l'attenzione del cameriere che passeggiava avanti e indietro per la sala...











(Thomas POV)

Ero stanco, esausto dopo quella dura giornata e finalmente varcai la soglia della piccola abitazione. Quella sera, avevo deciso di mangiare con la mia famiglia, dato che alla villa non c'era nessuno. Mio padre non intendeva più avere rapporti con Oliver dopo la questione del casinò. Mi affacciai dallo spigolo e li vedi intenti a mangiare la cena preparata dalla mamma e appesi il cappotto all'attaccapanni.

«Oh…. santo cielo, che bell'antipasto che abbiamo qui!» esclamai, entrando nel salottino, sganciando i gemelli ai polsi. «Signora Abbie, le posso dire che il suo cibo e la sua cucina è la migliore di questo mondo! Si è davvero superata come sempre!»

«Ciao, tesoro! Che adulatore!» Mi salutò la provetta chef di casa con un gran sorriso stampato sulle labbra. «Charlie era ansioso, abbiamo iniziato a mangiare presto. Non potevamo aspettarti.»

«Hai fatto bene. E dove sono Nora e Anna?»

Le due ragazze non erano presenti, il che era strano.

«Anna mangia in camera sua e tua moglie le ha portato la cena.»

Il nervosismo con cui mi rispose la riccia non passò inosservato a nessuno dei commensali.

La donna era strana da stamani, sembrava che si fosse svegliata dalla parte sbagliata, parlava a monosillabi e non era da lei.

«Dayane? Sei arrabbiata per qualcosa?» Quest'ultima non mi guardò neppure in faccia.

«Mamma, sembri piuttosto seccata. È successo qualcosa?» disse anche Brandon, avendolo notato e così gli altri, ma la donna alzò gli occhi per pochi secondi.

«Potrebbe essere stanca, non facciamole pressioni.» Puntai gli occhi verso il piatto del bambino e poi guardai mia madre. «Mamma, perché Charlie ha le cotolette più grandi?».

Mi finsi offeso e la donna guardò a sua volta il piatto. «Non lo so, figliolo, le voleva così, grandi da sembrare un hamburger e non ho potuto fare altro, se non accontentare il mio piccolino...» Si sporse in avanti, con gli occhi a cuoricino e la vocina simpatica.

«Bene… fai fare a tutti quello che vuoi.»

«Sì, mia nonna mi vuole tanto bene. Fa’ quello che voglio.» confermò il bambino, la mamma gli lanciò un bacio volante.

«Lo so, ne ho sentito parlare. La mia cara mamma mi ha già dimenticato.» La donna sorrise felice.

Lei li amava dal primo momento che li aveva visti e nessuno poteva negare che stravedesse per Anna, Charlie e Brandon.

«Papà, guarda che anche quelli di Brandon sono grandi!» mi fece notare.

«Sono stato via solo per qualche giorno. Mi mancavano tanto. Mia nonna non ha potuto resistere, pensava che fuori da qui non mi facessero mangiare come si deve, e me le ha fatte.»

«Che viziati!» esclamai, sorridendo a trentadue denti. Charlie allargò il sorriso a dismisura anche lui.

Mia madre intanto interrogò mia cognata e mio fratello, entrambi con la testa fra le nuvole e le facce funeste. Il sorriso venne sostituto e mi ritrovai a contrarre i muscoli facciali. «Avete per caso litigato, figlioli? Cosa sono queste facce?»

«No, non abbiamo litigato, Abbie.» Anche mio fratello confermò che stavano bene con un cenno affermativo del capo. «Stiamo bene, ma bisogna preoccuparsi di chi mente senza vergogna...»

Mia madre diventò perplessa a quella affermazione e poi all'improvviso si allarmò.

«Dimmi che succede, Dayane?»

«Te l'ho detto che è triste per qualcosa!» Ribadì mio nipote.

«Dayane me l'ha detto.» intervenni, attirando l'attenzione dell'interessata che si voltò. «Io e Alan abbiamo litigato l'altro giorno… ma abbiamo risolto.»

«Thomas, l'ho già dimenticato. Non mi hai offeso in alcun caso. Non ho dormito un granché ecco perché mi gira la testa.»

Accennai un sì, anche se mio fratello aveva cercato una palese scusa per non parlare della reale ragione del litigio. Mi tornò in mente una cosa. «Dayane! Volevi parlarmi, ho avuto troppo a cui pensare, ma ora l'ho ricordato.»

«Certo parleremo, finiamo prima qui.» decretò.

«Ok, allora dammi le polpette.» La mamma mi stava già passando il piatto. «Ma anch'io voglio le più grandi!»

«Papà, posso darti le mie, se vuoi?» mi offri il piccolo.

«Va bene, tesoro, grazie…» Appoggiai il piatto, pronto per provare quelle squisitezze, oltre alla mia famiglia riunita, era l'unica cosa positiva della giornata appena trascorsa.











(Nora POV)

La cena era da poco terminata e mi spostai nell'altra stanza per portare i piatti da lavare.
«Non posso crederci!» esclamai. «Si è appena alzato da tavola e chiede subito la torta. Prima o poi quel bambino mangerà anche me.» Arrivai accanto alla riccia che mi tolse bruscamente il piatto. «Lascia che ti aiuti.»

«Non c'è bisogno, vai.» rispose con tono duro, come se avesse fretta di liberarsi di me.

Continuò a passare la spugna in silenzio e insistei ancora. Se una persona era in difficoltà, non potevo passarci sopra. L'avevo sempre fatto ed era diventata parte della mia indole...

«Lascia che ti aiuti, Dayane. Hai lavorato, sarai stanca. Fallo fare a me.»

«Non voglio il tuo aiuto, Nora. Vattene!» mi ordinò perentoria. Allungai le mani per toglierglielo.

«Facciamolo insieme, per favore. Non essere tanto testarda—»

«No, ti ho detto di andartene!» sbottò e finì per scivolargli dalle mani, sfracellandosi ai nostri piedi. Ero confusa per quel suo gesto.

Dal mio arrivo, non era mai stata fredda come adesso. Non capivo il motivo per cui si stesse comportando in quel modo. Sbatté il canovaccio in aria, guardandomi di sbieco, e si accovacciò per raccoglierne i frammenti.

«Dayane, perché ti comporti così?» le domandai inginocchiandomi.

«Non toccare!» Continuò a raccogliere senza darmi la possibilità di fare nulla e quando si rialzò, perseverò a non guardarmi in faccia.

Ero rimasta con tra le mani un piccolo pezzo di ceramica e non riuscivo a capire che le stesse succedendo.

«Dayane…» Tentai di sfiorarle il braccio, ma lo ritirò.

«Ti ho detto di non toccarmi! Non mi capisci? Che vuoi? Che te lo ripeta?» Poi girò il viso dalla parte opposta, premendo i palmi sul bordo del lavandino.

«Sei arrabbiata con Alan?»

Si voltò di scatto, ripetendomi. «Con Alan?!» Alzò la voce e mi guardò con espressione disgustata. «Come hai potuto farci una cosa simile, Nora? Proprio tu!» La osservai con le labbra schiuse, senza avere la più pallida idea di cosa stesse parlando. «Ti ho trattato come un'amica, ti ho chiamata addirittura cognata, ti ho anche abbracciato e accolto in questa casa dopo il vostro incidente. Abbie è sempre attenta ad ogni tua esigenza, ti tratta come fossi una figlia. Thomas, quell'uomo, si prodiga di te, e tu? Tu senza alcuna vergogna stai con un altro uomo di un'altra donna!»

Continuai a non capire, sbattendo leggermente le ciglia e il fiato mi si mozzò in gola.

«C-Che uomo? Che stai dicendo, Dayane?» balbettai.

Si rivoltò. «Sto parlando del giorno in cui hai avuto la febbre, inconsciamente hai detto il nome del signor Darren.» rivelò e la notizia mi fece rimanere immobile sul posto. Abbassai lentamente la testa, deglutendo un groppo in gola. «Ero lì, hai detto: "Darren non lasciarmi". Quando sono arrivata a controllare come stessi, lui era seduto al tuo fianco, ti accarezzava, e mi vergogno a parlarne! Perché hai detto il nome di Darren? Sei una donna sposata!» Non mi lasciò il tempo di replicare, mentre mi vomitava addosso il suo risentimento. «Perché dovresti dire il nome di un uomo che non è tuo marito?! Dimmelo!» mi incalzò.

«Dayane, non è ciò che pensi…»

«Quindi, cos'è eh?» mi interruppe. «L'ho sentito. A chi vuoi prendere in giro? Pensi che sia tanto stupida da credere alle tue bugie?» Mi voltai un momento per osservare l'atrio, avevo paura che arrivasse qualcuno, perciò tesi le mani avanti. «Mi sembravano strane quelle conversazioni private tra di voi. Non ti importa niente di Thomas, capisco, ma ai tuoi figli non pensi? Anche lui ne ha uno! Non hai rispetto per loro e nemmeno ti dispiace di mancargli di rispetto?» Tentai di frenare la valanga di rimproveri che continuava a riversare su di me, senza successo. Dayane non mi lasciava spiegare. «Che razza di gente senza scrupoli siete?!».

«Dayane…»

«Chi si credono di essere?»

«Non è quello a cui pensi, io…»

In quel momento l'arrivo improvviso della signora Abbie mi fece bloccare e intanto la donna si girò di nuovo, facendo finta che non stessimo litigando.

«Dayane, tesoro, che succede?» Notò i pezzi del vetro sparsi sul pavimento. «Non vi siete fatte male?»

«È caduto il piatto per sbaglio, ma abbiamo pulito. Stia tranquilla, Abbie.» la rassicurai. «Prendiamo un po' d'aria.» Dissi, ma Dayane non se ne curò, passandomi accanto, senza neppure rivolgermi parola.

«Che succede a Dayane? È da oggi che è così strana...»

«Niente, non succede niente.»

Mi defilai da mia suocera, lasciandola con milioni di interrogativi in testa, ma dovevo assolutamente chiarire, prima che Dayane raccontasse a qualcuno di ciò che aveva sentito. Non si trattava solo di me. La riccia spalancò la porta e intanto recuperai al volo il cappotto dall'attaccapanni. Chiudemmo la porta d'ingresso e ci fiondammo nel giardino, più lontano possibile.

Accelerai il passo per starle dietro e raggiunse il gazebo.

Mi puntò l'indice contro voltandosi. «Nora, se stai per dire che vi siete innamorati, non voglio sentire!»

«Dayane… giuro che non è così. Io...» La donna attese una risposta con i tratti del viso contratti, indecisa se credere alla mia versione oppure no. Ma quella era la verità, era la mia vita, prima di arrivare in questo posto e conoscere Thomas. «Oh, come posso dire?» dissi tra me e me. Avevo paura di essere giudicata per quella che non ero, non volevo portare alcun scompiglio in quella famiglia, ma puntualmente mi ci ritrovavo nei guai fino al collo. Mi esortò a continuare con un breve cenno e le labbra serrate. «Darren… è il mio ex marito.» Restò con gli occhi incollati e fissi ai miei. «Il padre biologico dei bambini.»


Continuing...”

Oh, questo è un momento assai complicato per Nora che deve fare i conti con Dayane che ha da poco scoperto di Darren...

Nora inizia così a non nascondersi più e a pian piano rivelare la sua vera identità. Ho solo il timore che possa venire giù tutto...

Che pensate accadrà?

Darren va a cena con Alyssa e il fratello, dà dei consigli a quest'ultimo sul matrimonio e lo fa riflettere sul fatto che dovrebbe pensarci bene [non come lui che ha pensato bene di scappare nel momento critico] e sembra che tra lui e Helen día tornato il sereno.

Ma per quanto ancora i personaggi andranno avanti senza scoprire questa verità?

Ritorna anche il pov della nostra Anna, costretta da Andy e le circostanze ad essere amica di Layla... Insomma abbiamo tanti avvenimenti su cui concentrare le nostre energie e io non vedo l'ora di sapere le vostre tesi...

Ho aggiornato in una settimana! Cioè, amatemi, che pian piano sto veramente migliorando!

Ci vediamo nella prossima parte!

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