10.4 - Le persone si fidano di chi amano. 🦋
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«È un tale destino.
Una tale punizione per me.
Anche se spari mille volte,
NON MORIRÒ.»
LE PERSONE SI FIDANO
DI CHI AMANO
Capitolo 10
(Quarta parte)
(Thomas POV)
Dopo la riunione con mio padre e Oliver, sentii il bisogno di evadere da quelle mura e respirare un po’ d'aria fresca, così uscii. Mentre camminavo sul sentiero, notai in lontananza una figura maschile familiare, che riconobbi essere l’autista.
"Cosa ci faceva qui e non dove gli avevo chiesto di andare?" mi domandai, perplesso.
«Andy?» Lo feci girare. «Cosa fai qui? Non dovevi andare a prendere Nora?»
L'uomo mi venne incontro con la faccia di chi stava cercando una giustificazione plausibile.
«Be’, il signor Darren... Mi ha detto di avere degli affari da quelle parti e visto che aveva la sua auto, poteva andare a prendere lui la signora Nora.»
«Avresti dovuto avvertirmi.» Alzai il tono della voce e il castano mi guardò, tenendo gli occhi bassi. «Tuttavia... saranno qui presto.» parlai tra me e me, allontanandomi veloce verso la dépendance con le mani in tasca.
Non sapevo spiegarmi il motivo di questo fastidio, perché mi stesse ribollendo il sangue nelle vene scoprendo che non aveva adempiuto al compito e avesse lasciato andare mio cognato.
(Darren POV)
Fissai lo schermo del mio cellulare con un sorriso sornione, constatando che la linea c'era e potevo effettuare quella chiamata, ma decisi su due piedi di non dirglielo. Non mi andava di porre fine a quell'avventura. Volevo, se possibile, un momento da spendere con lei.
La biondina nel frattempo si stava impegnando per trovare la linea e riposi l'aggeggio in tasca, avvicinandomi a Nora.
«No, non c'è segnale.»
«Neanche a me prende. Non possiamo chiamare il carroattrezzi. Siamo bloccati qui.» La donna trasse un sospiro. Le sfiorai dolcemente il braccio. «Fa' molto freddo, Nora, sali in auto.»
Tolse i capelli dalla faccia e affermò. «Non mi siederò in macchina con te fino al mattino.»
«Dove stai andando Nora?» domandai quando cominciò a camminare per quel sentiero di campagna, illuminato a stento dai fanali della nostra vettura.
«Devo trovare un posto dove c'è il segnale.»
«Nora, non essere sciocca. Vuoi camminare con questo freddo?»
«Cos'altro faremo, Darren? A casa si preoccuperanno.»
«Be', va bene, ma c'è fango ovunque, rischi di scivolare.» Non mi degnò di uno sguardo e non abbandonò l'iniziativa, testarda com'era. «Nora, dico sul serio! Dammi retta!» Non finii di dirlo, che rischiò di inciampare sulla terra bagnata, ma prontamente l'afferrai da dietro, evitandole una rovinosa caduta. La guardai in quegli occhi che lei distolse. «Visto? Te l'avevo?»
«Sì, ok, lasciami.»
Si divincolò dalla mia presa, e conoscendo il suo carattere non avrebbe ammesso ad anima viva che stesse congelando, così mi tolsi svelto il cappotto.
«Metti questo.»
«Che stai facendo? No! Non lo voglio. Non voglio, Darren.»
«Nora.» la interruppi fissandola di sbieco. «Smettila di essere testarda e mettilo, altrimenti ti prenderai un brutto raffreddore.» Intanto glielo stavo già appoggiando sulle spalle e mi rivolse un'occhiata beffarda.
«Oh, ma quanta preoccupazione... Come se ti prendessi cura di me se mi ammalassi veramente.»
«Lo farò ovviamente.»
Ruotò il viso aggiustando i capelli dietro un orecchio e si distanziò un po'. Fece qualche sbuffo e poi si girò. «Cosa faremo, Darren?»
In risposta, feci spallucce e infilai le mani nelle tasche. Riprese a guardare i dintorni alla ricerca di una soluzione e decidemmo di muoverci per cercare qualcuno in grado di darci una mano. Ben presto arrivammo in prossimità di una baita di montagna, da cui usciva del fumo.
Nora allungò il passo e feci una breve corsetta per starle dietro. «Nora, aspettami!»
«Spero che qualcuno ci possa aiutare.» Salimmo sul porticato anch'esso in legno, la casa sembrava abitata - o così sperava la biondina — e mi incalzò. «Avanti, bussa!» Intanto che picchiettavo le nocche contro la superficie, la tenevo d'occhio con un altro sorriso. Attendemmo qualche secondo prima di veder comparire sull'uscio un anziano.
«Buonasera.»
«Salve, buonasera anche a lei. Mi dispiace disturbarla a quest'ora, ma abbiamo bucato una gomma e non ne abbiamo una di ricambio.»
«E i telefoni non hanno segnale.» aggiunse Nora frettolosamente.
«Sì, entrate, ragazzi. Fuori fa molto freddo, entrate dentro casa e raccontatemi cos'è successo con più calma.» Ci invitò a passare e Nora varcò la soglia per prima, dopo esserci scambiati uno sguardo. Ringraziai l'uomo in primis per averci accolti, anche se eravamo sconosciuti.
Una volta dentro, la casa era molto concentrata e abbastanza piccolina per una persona. «Forza, non rimanete lì. Venite a scaldarvi vicino alla stufa, dovete aver preso freddo.» Era così affabile e aveva a cuore che ci sentissimo a nostro agio. «Andiamo, giovanotto...» Ci mettemmo seduti sul divano l'uno accanto all'altra e l'uomo domandò. «E qual buon vento vi ha portato in questa zona?»
Nora mi fissò di rimando. «Pensavo di prendere una scorciatoia per uscire dalla strada principale, ma dopo abbiamo avuto il problema... e si è bucata la gomma.» La donna confermò la mia versione scuotendo la testa.
«Capita molte volte, giovanotto. Quante volte è capitato a me quando viaggiavo? Ma per mia fortuna ho un amico meccanico nelle vicinanze e posso portarlo qui. Revisionerà lui l'auto.»
Mi alzai, ponendogli la mano sul braccio. Di certo, quell'uomo doveva avere una spiccata sensibilità. «Non si disturbi. Mi dica dove abita e lo andrò a prendere io.»
«Oh, no... siamo nel bel mezzo della foresta ed è molto facile perdersi di notte.»
«Ma le abbiamo già dato abbastanza problemi, la ringraziamo per le sue premure.» intervenne Nora con aria mortificata.
«Non preoccuparti figliola. Ascoltate, sto preparando una zuppa per cena. Per favore, mangiate prima di andare, è calda.» Nora sorrise, puntando gli occhi sul fornello dove c'era una pentola fumante che emanava un buon profumo. «Vado e torno in un attimo. Non preoccupatevi, conosco bene la zona.» Lo ringraziai con un ulteriore cenno della testa, guardando di nuovo Nora che mi fissò a sua volta. «Ah, aspettate... il telefono di casa è qui. Sentitevi liberi di usarlo e di chiamare a casa. Intanto aggiusteremo la gomma così potrete ripartire il prima possibile. Mangiate e rilassatevi che mi occupo io del problema.» L'uomo ci aveva indicato un vecchio telefono a tasti poggiato sul ripiano del mobile prima di uscire e lasciarci soli. Era una persona gentile, se ne trovavano pochi come lui.
Nora, a quel punto, si rimise in piedi.
«Nora, non hai fame? Vuoi mangiare qualcosa?»
«Prima devo chiamare a casa, Darren, devono essere molto preoccupati per noi.»
La tirai per il braccio riportandola vicino a me. «No, aspetta... Chiamo io Helen. Tu siediti tranquilla e riscaldati.» Fece come le avevo chiesto e afferrai quella vecchia cornetta scolorita, componendo il numero di mia moglie.
(Thomas POV)
Charlie stava terminando il puzzle e lo stavo aiutando a trovare i pezzi che erano disparsi sul tavolino. Ad un certo punto, la ragazzina che se n’era rimasta in silenzio, mi chiamò.
«Hey, Thomas?» Sollevai la testa e incrociai il suo viso segnato da un velo di angoscia. «La mamma non è ancora tornata, possiamo chiamarla?»
Presi il mio cellulare e digitai il numero. Dopo pochi secondi mi rimandò alla voce metallica della segretaria. «Non è raggiungibile...» Anna sospirò e si mise dritta contro il cuscino. «Provo con Darren, forse risponde lui. Dopotutto sono insieme.»
«In che senso? Sono insieme?»
«Darren è andato a prenderla.»
Riprovai, ma il risultato fu il medesimo e guardai la scritta "chiamata terminata" con un sopracciglio alzato.
«Neanche lui ha segnale... Chiediamo a Helen, magari lei sa qualcosa.» proposi e Anna si alzò, seguendomi fuori dalla camera. Scendemmo al piano inferiore e trovammo le tre donne intente a chiacchierare sul divano.
«Helen?» Mia sorella stava mangiando qualcosa da una ciotola e sembrava tranquilla. «Non riesco a rintracciare Nora. Hai parlato con Darren?»
La donna ci pensò un istante, poi posò la ciotola sul tavolino basso e controllò le notifiche. «No.»
Guardai Anna di rimando che aveva incrociato le braccia.
«Aspettate... Che volete dire?» intervenne la signora Nadine, mostrandosi all'improvviso quasi agitata. «Quei due sono insieme in questo momento?»
Dorothy ridacchiò e la stuzzicò. «Oh, calmati Nadine... Che c'è? Pensi che siano scappati insieme?»
«Che razza di battuta è questa?» la rimbeccò mia sorella. Trattenni un sospiro. A volte, Dorothy era estremamente inopportuna, specie quando si trattava di instillare il seme del dubbio. Io e Anna ci fissammo a vicenda. «Mamma, Nora è andata a far visita alla sua amica Denise. Thomas aveva una riunione con papà e Oliver, quindi Darren si è offerto di andare a prenderla.»
«Capisco.» commentò ritrovando la calma. Helen tentò di chiamare nuovamente il marito, ma anche a lei non andava più.
«Non c'è segnale.»
«Oddio, dove potrebbero essere finiti?»
«Spero che non le sia accaduto nulla. E se venissero catturati dalla polizia?» ipotizzò la ragazzina a bassa voce.
«Non pensare a queste cose negative. Non succederà nulla, non preoccuparti.»
Il cellulare di mia sorella poi iniziò a squillare e Anna sussultò.
«Sarà il signor Darren?»
«No, è un numero sconosciuto.» rispose prima di rispondere. «Pronto?» La sua espressione cambiò e ci fece segno con la mano che si trattava del marito. «Darren... devo venire a prenderti?» Restò in silenzio per ascoltare. «Ah, vita mia... e dove siete in questo momento? Mhm... d'accordo. Vi aspettiamo.»
Quando la donna riattaccò, sintetizzò la questione: avevano avuto un imprevisto lungo il tragitto, ma presto avrebbero risolto e sarebbero rientrati.
«Cosa? Stanno aspettando in una casa? Tesoro, va subito a prendere tuo marito, adesso!» sbottò la madre e la figlia scoppiò a ridere.
«Mamma, che dici? Ha detto che sarebbero venuti da soli e non c'era bisogno di preoccuparsi.» poi indicò con il dito la ragazzina. «Guarda, Anna è diventata pallida come un cencio. Tranquilla, dolcezza. Stanno bene.»
«No, sto bene. Pensavo che avessero avuto un incidente...»
«Oh, santo cielo...» mi voltai verso Dororhy che si stava arrotolando una ciocca scura attorno all'indice. «Sapete che non mi interessa questa donna, ma... non voglio che muoia. Non le auguro la morte.» E la moglie di Oliver ghignò. Le sue battute però erano sempre aberranti.
«Bene, l'importante è che stiano bene. Se servisse andrò io stesso a prenderli. Puoi mandarmi quel numero su WhatsApp, Helen?»
Quest'ultima fece un cenno d'assenso, armeggiando sul cellulare. Quando facemmo ritorno in cameretta la ragazzina si fermò al centro con le mani ai fianchi. Non sembrava essersi tranquillizzata.
«E se arrivasse la polizia, Thomas? La mamma è ricercata! L'ultima volta eri lì, ma ora la mamma è da sola e indifesa. Ho molta paura.»
«Non preoccuparti, non accadrà nulla di male, ok?» Appoggiai la mano sulla sua spalla. «Chiamiamo tua madre, così sentendo la sua voce, ti tranquillizzi un po' di più.»
Anna annuì e aspettò che mettessi in chiamata per poi afferrare il cellulare con nervosismo. «Pronto? Mamma!»
(Nora POV)
«Sto bene Anna, non preoccuparti. Dì a Charlie di andare a letto presto e non aspettarci, ok?» Avvertendo la presenza alle mie spalle di Darren, tagliai corto. «Sì, tesoro, non preoccuparti. Tornerò, certo.» Riattaccai e come volevasi dimostrare il riccio era rimasto dietro di me per origliare. Lo superai e andai a sedermi, accavallando le gambe.
«Certo che è preoccupata, è normale... Ha chiesto di me, no?»
La domanda mi fece riportare gli occhi sul giovane e rendere gli occhi due fessure. «Ma che bambina sconsiderata, vero? Non si preoccupa per il padre che la ama, la protegge e che è sempre stato al suo fianco da quando era piccola.» Darren contrasse la mascella e distolse lo sguardo. «Cosa dobbiamo fare con lei eh?» Girai la faccia e portai la mano all'altezza della tempia destra.
«Avrebbe potuto chiedere.» Lo fissai di nuovo prima di serrare le palpebre per un attimo. «Sono io il suo vero padre.» puntualizzò per poi accomodarsi. «Cosa devo fare Nora?» Mi girai leggermente. «Mostrami un modo! Un perfetto estraneo vizia la mia stessa figlia e io nemmeno riesco a guardarla in faccia! Che devo fare? Sto diventando matto!»
«Non lo so, Darren. Non farei mai quello che hai fatto tu, quindi non posso darti consigli.» dichiarai distogliendo lo sguardo per l'ennesima volta.
«Sei molto dura con me, Nora. Non cerchi di capirmi.» Mi portai la mano alla fronte e mi sfuggì un altro sospiro. «Non riesco a dormire, a respirare. Se mi sorridessi solo una volta, il mio mondo cambierebbe.»
«Darren, non parliamone.»
«Perché? Perché non possiamo parlarne? Ho visto quel luccichio nei tuoi occhi quando sono tornato dall'ospedale... e ho avuto la sensazione che mi amassi, che non mi avessi dimenticato e fossi ancora nel tuo cuore.» La mano scivolò lungo il collo mentre lo sfregavo. «Non comportarti come se non mi vedessi! Come se non contassi più niente per te, io non ce la faccio più!» schiamazzò perdendo la calma per la mia indifferenza.
Mi voltai di colpo e a quel punto implodetti. «Solo i tuoi sentimenti contano, giusto? Cos'hai passato tu, il tuo dolore? Sei come un bambino viziato, Darren. Ti aspetti che facciamo quello che vuoi, distruggi tutto, e tuttavia vuoi sentirti amato? Com'è possibile che tu sia così dannatamente egocentrico?!»
«Ci sto provando, Nora. Giuro che sto facendo del mio meglio per riuscirci. Non è facile nemmeno per me, perché non so più cosa fare.» Fissai il soffitto, mordendo il labbro inferiore. «Ho fatto molti sbagli, ma sto lottando.» Tornai a guardarlo. «Ci sto provando, sul serio.»
Mentre ero sul punto di replicare, l'uomo spalancò la porta d'ingresso e interruppe la discussione. Fingemmo di non star per vomitarci addosso il risentimento, e mi strofinai le mani su e giù sul pantalone mettendomi dritta.
«Simon controllerà l'auto, ragazzi. Presto porterà la gomma di ricambio. Se non ci saranno problemi, ripartirete presto.»
«Grazie mille.»
«Ma non avete ancora mangiato.»
«Non avevamo fame.»
«Le ho detto di mangiare, ma ha detto di no.»
Lanciai un'occhiataccia a Darren, stringendo le labbra per non insultarlo davanti a quell'uomo.
«No... Andiamo figlioli, alzatevi e prendete due piatti. Non ve ne andrete dalla mia casa senza prima aver messo qualcosa nello stomaco.» ci indicò la dispensa semi nascosta da una parete e ci alzammo entrambi. «Portate anche due cucchiai.»
Feci come mi era stato detto, prendendo i piatti dalla mensola in alto, osservando di tanto in tanto il riccio fermo accanto a me.
«Darren...» biascicai quando non voleva lasciarmi passare.
Lo feci spostare, sorvolando sui suoi sguardi dolci, per dirigermi verso l'uomo e aiutarlo ad imbandire. Doveva essere da molto tempo che non aveva compagnia e ne era contento.
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«La zuppa è squisita, grazie.» dissi all’anziano dopo averla assaggiata alzando la testa.
«Era una vecchia ricetta di mia moglie, figliola. A lei sarebbe piaciuto conoscerti, sembri essere una brava ragazza onesta e anche molto bella.»
Accennai un sorriso sincero, imbarazzata dal complimento.
«Sua moglie sapeva cucinare bene, signor Patrick. Anche io l'ho trovata squisita.» si intromise il riccio.
L’uomo rise leggermente per poi abbassare la testa. Darren afferrò il barattolo del pepe e lo scosse talmente tanto che ne uscì troppo e lo bloccai. «Darren... basta.» Glielo tolsi dalle mani e lo rimisi sulla tavola. «Non smetterai più di starnutire.»
«È solo pepe.»
Abbassai la testa.
«Non riesci proprio a toglierle gli occhi di dosso giovanotto, vero? Beata gioventù.»
«Scusi, non l'ho sentita...» Mentì Darren, drizzando la schiena.
Sogghignò. «Certo, certo, era talmente distratto dalla tua bellezza che non ha sentito niente quello che ho detto.» Sorrisi guardando in direzione del riccio, ricordando che anche da ragazzino usava lo stesso "trucchetto": mi guardava intensamente negli occhi finché non otteneva il suo obiettivo. «L'amore è bellissimo...» riprese. «Ho vissuto con mia moglie per trent'anni, finché non si è ammalata e ha capito che stava per morire, poveretta.» Spostai lo sguardo sul mio ex marito e lui fece altrettanto. «Prima di andarsene, mi ha lasciato un quaderno che tengo sotto il mio cuscino. Scrisse la ricetta di questa zuppa, dove fossero le cose in casa e anche l'orario delle mie medicine. Mi conosceva molto bene, sapeva quello che ho sempre dimenticato. Era la mia metà e io la sua... il mio grande amore e anche l'ultimo.» Si percepiva quanto sentisse la mancanza della consorte, con cui aveva condiviso qualsiasi cosa brutta o bella della vita. «Apprezzatevi l'un l'altro.» Ripresi a mangiare la zuppa e quando spostai gli occhi su Darren, mi stava ancora fissando. «Non perdete tempo con i rancori... amatevi.» I nostri sguardi si incastrarono. «E non fatevi del male a vicenda, perché non ne vale la pena. Quando uno dei due muore, l'altro anche muore con lui.»
«Anche Nora cucina bene.» Patrick rise quando Darren cambiò discorso. «Davvero! Fa un dolce con le carote che ti leccheresti le dita! E io invece sono bravo a cucinare la carne.»
Aggrottai la fronte ed esclamai. Darren mi osservò. «Che cosa? Non sai neanche fare un uovo sodo.»
Schioccò la lingua sotto il palato. «Ma come? L'hai già dimenticato? Mi hai chiesto di occuparmi del barbecue una volta.»
Annuii, abbassando la testa.
«Sì, quella volta... sei stato bravo a preparare gli spiedini.»
«Sono contento che finalmente ti sei ricordata del mio talento.» Continuai a mangiare e Darren stavolta si rivolse all'uomo. «Vede, Patrick... Io e Nora siamo stati separati per un po'.» Quest'ultimo rimase visibilmente colpito dalla storia, che decise di rimanere ad ascoltare. «Ecco perché ha dimenticato quello che avevamo, ma penserò io a farglielo ricordare.»
Ovviamente non poteva perdere quella ghiotta occasione. Ma il continuo del racconto fu interrotto dalla porta.
«Dev'essere Simon. Avrà finito.»
«Patrick» sorrisi. «Molte grazie per tutto quello che ha fatto e per la cena che ci ha offerto.»
L'uomo si alzò dalla sedia. «Nessun problema. Spero solo che voi due torniate a trovarmi molto presto.»
«Lo faremo.» promise Darren ponendogli la mano sulla spalla.
Riprendemmo il cammino che avevamo interrotto per colpa dell’imprevisto. Sicuramente i bambini e Thomas dovevano essersi preoccupati, sapendo in che situazione fossimo con la polizia alle calcagna e il rischio di essere catturati da un momento all'altro.
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Non pronunciai una singola parola e anche il riccio mi imitò, limitandosi a guidare.
Erano successe tante cose e desideravo concludere in fretta quella serata disastrosa. Si era prolungata più del dovuto. Nell'abitacolo regnò il silenzio per un po', finché Darren non lo spezzò.
«È stata una notte bellissima, no?» Voltai la testa di rimando. «Non ho intenzione di mentire, mi sono divertito molto.» aggiunse, incrociando il mio sguardo serio.
«Darren, sei pazzo? Devo ricordati tutto quello che abbiamo passato? Abbiamo bucato una gomma, siamo rimasti bloccati in mezzo al nulla e ci siamo addirittura persi!»
«No, non ho intenzione di rispondere. Non dirò nulla, dovrai farlo tu, in questo caso.»
Confusa, aggrottai la fronte "Ma che intendeva con dovrai farlo tu? Fare cosa? Ero troppo esausta per stare dietro ai suoi rebus" poi tornai a fissare la strada. «Non dirò cosa mi ha reso felice. Non dirò che eravamo solo noi, che abbiamo condiviso una buonissima zuppa e che ci siamo divertiti molto.»
Accennai un sorriso sarcastico e alzai il palmo della mano. «Quindi non hai detto niente? Ne sei certo?»
«Non l'ho fatto... Però mi hai fregato.» ammiccò, strizzando l'occhio.
«Darren, stai flirtando con me?» Il suo sguardo parlò chiaramente e non mi piacque. «Pensi che sguardi civettuoli e parole lusinghiere sistemeranno tutto?»
«No... per niente.»
«Che ti prende, eh? Non sono più una bambina, l'ho capito perfettamente. Smettila!» lo rimproverai, distogliendo il viso dal suo.
«Ok, Nora. Non iniziare... Almeno oggi sono felice, quindi per favore non rovinare tutto.» "Rovinare, io? Sapevamo benissimo entrambi chi era stato l'artefice." «Sono consapevole che non potremo tornare insieme e che ognuno andrà per la sua strada. So che è una verità dolorosa, ma ti prego, fammi stare un po' in pace con te. Pensi di poterlo fare? Solo per oggi.» Non ottenendo risposta da parte mia, lasciò cadere il discorso nel vuoto e si apprestò ad accendere lo stereo. Sentii la canzone che era partita, quelle strofe, e fissai il vuoto. «Ascolta, hanno scritto questa canzone per noi.»
A quel punto, alzò di più il volume e le note di Bon Jovi invasero le orecchie e l'intero abitacolo. Il mio cuore si strinse in una morsa per aver riascoltato dopo anni la stessa canzone che avevano trasmesso in radio il giorno in cui la nostra vita era cambiata, eravamo disposti a subire le conseguenze del nostro gesto istintivo e quasi folle. La mente tornò a quel momento, gli occhi divennero lucidi, pieni di lacrime, che cercai di trattenere.
***
Stavamo viaggiando su quella vecchia e sgangherata auto rossa, che Darren aveva rimesso a nuovo e in radio stava risuonando la canzone uscita di recente: "Thank you for loving me", ma la preoccupazione mi stava sopraffacendo impedendomi di rilassarmi come avrei dovuto e trassi un pesante sospiro.
«Perché hai quell'espressione? D'ora in avanti, staremo insieme. Dovresti esserne felice, Nora.» mi rammentò lui.
«So che quando papà si sveglierà e non mi troverà, andrà su tutte le furie. Dirà a tutto il paese che ha una figlia ingrata.»
«Nora...» mi richiamò dolcemente e mi fece girare, incrociando i suoi occhi scuri color cioccolato. «Ora stiamo facendo un viaggio che durerà tutta la vita, la strada che percorreremo è molto lunga!» allungò di molto la vocale. Mi afferrò la mano e la baciò. «Fin quando mi terrai la mano, nessuno potrà separarci.» Mi fece tornare il sorriso che andò ad allargarsi sempre di più sulle mie labbra. Quella fantasia mi allettava parecchio. «Sorridi per una volta e il mio mondo diventerà un posto migliore!»
Mi lasciò un altro bacio sul dorso e poi iniziò a premere ininterrottamente sul clacson.
«Darren, basta! È tardi! Sveglierai tutti così!» Gli diedi una sberla scherzosa sulla spalla.
«Non è mai tardi per il nostro amore. Di che stai parlando? Che ci sentano pure tutti!»
Risi della sua pazzia. Era sempre capace di farmi tornare il buon umore, anche quando la giornata cominciava con il piede sbagliato. Aveva reso la mia vita più colorata da quando aveva incrociato il mio cammino...
***
Chiusi le palpebre per qualche secondo, lasciando scivolare una lacrima sullo zigomo, che prontamente asciugai.
Non volevo mostrarmi fragile agli occhi dell'uomo accanto a me o che pensasse di suscitarmi qualche emozione. Non era più un mio problema. Asciugai quelle stupidissime lacrime e continuai a osservare fuori dal finestrino, senza volgere occhiate a Darren.
(Darren POV)
Quella canzone che senza preavviso suonava alla radio stasera mi ripropose nel cervello dei fotogrammi di quel passato che da un po' di tempo rivivevo costantemente...
***
Ed eccomi lì, alla guida di una macchina che avevo rimesso a nuovo con i pochi risparmi del lavoro di meccanico, perché non avevo niente di meglio che quella e avevo appena "rapito" la donna con cui intendevo passare il resto dei miei giorni e che volevo diventasse mia moglie.
Nora, alla fine, aveva finito per accasciarsi sul sedile sfinita dal sonno e mi soffermai a guardarla. Era splendida come un angelo caduto del paradiso e ormai dormiva profondamente.
Decisi di fare una piccola sosta per ricaricare le energie, dato che era tutta la notte che guidavo e accostai su un lato della strada, spegnendo il motore. Osservai la ragazzina di cui mi ero innamorato dal primo istante e da gentiluomo mi tolsi la giacca per coprirla. Mi avvicinai a qualche centimetro dalle sue labbra e annusai quel profumo delicato.
Allungai la mano facendola finire nei suoi capelli sciolti e glieli portai dietro l'orecchio, passando ad accarezzarle il volto.
«Ti prego, non lasciarmi mai Darren.» bofonchiò.
«Mai, Nora. Mai.» risposi e accennò un sorriso. «Se ti lasciassi, mi sentirei incompleto, sarai un essere senz'anima. E morirei. Mi ucciderebbe. Non può esistere Darren senza Nora.»
Allungai il collo e appoggiai le labbra sulla fronte, donandole il bacio della buonanotte, per poi accarezzarle ancora il braccio...
***
Quella scena mi provocò un'ondata di lacrime negli occhi, li serrai, battendo leggermente le dita sul volante, ricordando la promessa infranta di non lasciarla. Il mio viso venne percorso da altre lacrime silenziose e mi voltai verso Nora, notando per mia sfortuna che aveva lo sguardo puntato contro il finestrino e nemmeno per errore avrebbe incrociato il mio. Non sapevo a cosa stesse pensando, né quale fosse l'espressione dipinta sulla sua faccia, sentendo la canzone. Ruotai il viso anch'io dall'altra parte, la voglia di piangere aveva avuto la meglio e il dolore bruciava dentro di me come un fuoco che — come le dissi al telefono, da ubriaco — non si sarebbe mai spento.
Richiusi gli occhi per cercare di annullarlo, ma invano, poi lo riportai su di lei, che si ostinava a rifiutare un contatto visivo. Tornai quindi a fare attenzione alla strada.
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Mezz'ora dopo, varcammo la porta e Nora si affrettò a scendere di sotto mentre io la chiusi alle nostre spalle prima di seguirla. Mia moglie si alzò dal divano e ci accolse.
«Grazie al cielo! Bentornato a casa, vita mia. Oh, Nora, mi dispiace per quello che ti è successo. Va tutto bene?»
«È stata una sfortuna...»
Per me non lo era. Anzi era stata una benedizione poter trascorrere quel momento con lei.
«Ma è stata la cosa migliore per te.» bofonchiò mia suocera, credendo di non venire ascoltata da nessuno. Dorothy aveva sentito e le chiese cosa avesse detto. Nadine si giustificò. «Che ha trasformato mio genero nel suo autista personale.»
Le dava proprio fastidio e non si impegnava a nasconderlo, né la smetteva di sputare veleno.
Thomas discese immediatamente le scale, manco fosse accaduta una tragedia apocalittica, e si catapultò da lei. «Nora, grazie al cielo, sei arrivata. Stai bene?»
«Sì. Charlie sta già dormendo?»
«Sta dormendo. Darren, grazie, e scusa se ti abbiamo causato dei problemi.» Si discolpò.
«No, nessun problema. È stata colpa se siamo arrivati tardi. Volevo prendere una scorciatoia e ci siamo persi.»
«Però adesso siete qui sani e salvi, è questa la cosa che conta.» aggiunse, poi trascinò Nora di sopra. Dovetti ingoiare quella pillola amara, quell'uomo come al solito non perdeva occasione di sbattermi in faccia di essere un marito esemplare e premuroso.
«Darren, hai fame?» domandò Helen, riportandomi alla realtà.
«No. Andrò a cambiarmi.»
Decisi di salire nuovamente, ma prima di recarmi in camera, il rumore del campanello mi fece arrestare di colpo.
A quell'ora tarda, non poteva essere un ospite e così aprii.
Mi trovai di fronte Mason, l'assistente di Oliver.
«Cosa succede, Mason? Come mai qui a quest'ora?»
Nascose le mani dietro la schiena e anche una strana cartella. «Il signor Oliver mi sta aspettando. Dobbiamo discutere di una cosa. Mi sta aspettando nello studio.» mi rivolse un sorriso, quando notò che avevo intravisto la cartellina e lo invitai a passare. C'era qualcosa che non tornava in quell'incontro notturno e decisi di indagare. Bussai alla porta dello studio di mio suocero e senza aspettare il permesso, entrai.
Oliver era seduto alla scrivania del padre e Mason in un angolo come un soldato in attesa di ordini.
«Che succede? Riunione straordinaria?»
I due si scambiarono degli sguardi complici e l'assistente indietreggiò di qualche passo.
«Bene! Sono innocente!» Oliver alzò le mani in segno di resa, con un ghigno sulle labbra, e mi accomodai. «Sappi che abbiamo ufficialmente cominciato la missione. Non ho voluto coinvolgerti...» Mason fece un cenno della testa e mio cognato picchiettò la mano sul documento. «È arrivato il momento di scoprire chi è davvero questa Nora.» Mi stava per andare la saliva di traverso e un brivido salì lungo la schiena. «Sapremo il motivo che l'ha condotta qui e le toglieremo la maschera! Qui dentro ci sono tutte le informazioni che la riguardano.» Oliver stava già assaggiando il dolce gusto della rivincita, che si sarebbe preso sul fratellastro e puntai lo sguardo sul plico. «Pronto per la bomba?»
Non mossi un solo muscolo facciale, guardando prima il plico e poi di nuovo la faccia soddisfatta di Oliver, aveva in pugno la mia vita LETTERALMENTE.
Se avesse scoperto la verità, tutto sarebbe crollato come un castello troppo instabile.
Il sorriso serafico che aveva assunto mi fece gelare il sangue nelle vene e intanto si apprestò ad aprirli...
Era la fine, quella.
“Continuing...”
Benvenuti in questa ultima parte del capitolo... La fine è semplicemente scioccante e chissà se potrebbe portare a UNA SVOLTA o ad una tragedia imminente dato che Oliver sembra aver trovato il modo di smascherare tutte le bugie.
Siete pronti tutti per l'esplosione della bomba?
La piccola disavventura di Nora e Darren porta risvolti anche nella coppia ma sembra che tra i due ci sia ben altro: secondo voi, Nora sarà mai capace di mettere da parte il rancore e perdonare Darren per l'abbandono?
Non vedo l'ora di leggere le vostre teorie e vi ricordo che oggi conosceremo il vincitore provvisorio del capitolo quattro del “Fanta-Destino”, quindi vedete quanto punteggio avete accumulato e scrivetemelo nei commenti, così lo eleggeremo.
Vi ricordo che se ci sono degli errori, di farmeli ovviamente notare dato che scrivo molto veloce e spesso mi sfuggono.
Ma soprattutto attendete le prossime trame avvincenti perché non ve ne pentirete!
Lo prometto, la frequenza non è importante e appunto potrei stupirvi in positivo. Vi lascio ovviamente l'appuntamento al capitolo undicesimo.
Cosa succederà?
★ Nella parte del flashback, vi consiglio di ascoltare a palla nelle orecchie la canzone di Bon Jovi "Thank you for loving me!"
Ci vediamo nel prossimo!
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