IV
Il televisore si accese di colpo.
Sussultai dallo spavento.
Sullo schermo, una donna dal viso luminoso e i capelli rossi raccolti in una coda, era vestita con una lunga canottiera nera.
"Buongiorno partecipanti."
Disse, poi seguì il silenzio.
Sul divano dove eravamo seduti ci fu un giro di sguardi.
Di tutta quella storia non ne capivo nulla. Non ricordavo, e forse solamente la memoria avrebbe potuto aiutarmi in questa situazione.
Provavo a ricordare, ma non sapevo chi ero, non sapevo nulla di quelle persone che mi circondavano, non ricordavo nulla della mia vita passata. Capii di essere sola, di non poter fidarmi di nessuno. L'unica cosa che potevo sperare era ricordare.
Gli occhi mi si velarono di lacrime dalla paura. Mi ero risvegliata in quel posto da solamente un giorno eppure mi sembrava di essere stata rapita da un'eternità. Tutto quello stress non aiutava, dovevo rimanere calma e pensare cosa fare prima di agire. Sicuramente dal campus era possibile scappare, c'era sicuramente una via di fuga, bisognava solamente cercarla meglio.
Nello stesso momento vidi entrare Simon di nuovo nella stanza dove ci trovavamo tutti.
"Sta sera avrà inizio la prima sfida."
Continuò a dire la ragazza nello schermo e solo allora mi accorsi che la sua voce era molto simile a quella della ragazza che io e Simon avevano sentito parlare nella tenda. Alzai lo sguardo verso di lui, in piedi al lato del televisore, ma non sembrava averla riconosciuta.
Sullo schermo apparve la figura di una cartina del distretto, il quale sembrava essere molto grande e dubitai di Leo quando aveva confessato di aver perlustrato il distretto da cima a fondo. Al centro di quella mappa, era segnata una grande X rossa.
"Chiediamo a tutti voi del distretto 7 di unirvi e di incontrarvi nel posto indicato sulla cartina.
Qui avrà luogo la prima sfida dove molti di voi verranno uccisi."
Deglutii rumorosamente.
Le mani mi tremavano e non riuscivo a stare ferma.
"Vi chiederemo di scegliere un'arma tra quelle che vi presenteremo. Sceglietela con cura, sarà vostra fino a quando essa non dovesse rompersi, in tal caso potrete cambiarla. Se la perderete, invece, non potremo darvene un'altra, lo stesso se verrà rubata, e ciò segnerà la vostra morte."
Tutto quello che dovevo fare era trovare un posto sicuro per nascondere l'arma che avrei scelto. In questo modo nessuno l'avrebbe toccata.
"Questo è un gioco di sopravvivenza dove non sarà solo il più forte a vincere, ma colui che oltre alla forza abbia anche cervello, velocità e agilità. Impegnatevi. Non sono previsti premi per la squadra che riuscirà a vincere su tutte le squadre del proprio distretto, ma chi riuscirà a sconfiggere le 12 squadre più forti di tutti i distretti riceverà in regalo la propria memoria e numerosi premi in denaro per essere usciti da qui sani e salvi."
A quelle parole i miei occhi si illuminarono. Dovevo assolutamente recuperare la mia memoria e capire il perché fossi finita qui dentro.
Mi guardai attorno. Avrei ammazzato chiunque si fosse messo davanti a me. Dovevo vivere, recuperare la memoria ed uscirmene da quel posto. La paura sembrava quasi essere passata del tutto e l'adrenalina aveva preso il suo posto.
L'unico problema era imparare ad uccidere qualcuno in poco tempo.
"Le sfide andranno avanti dalle 17 alle 23. Entro la mezzanotte dovrete assolutamente rientrare nelle vostre abitazioni per via del coprifuoco. Non vogliamo che vi ammazziate al di fuori delle sfide. Se sta sera sopravviverete, la palestra a sud del distretto aprirà le sue porte a tutti coloro che desiderano allenarsi."
Comparve un'altra volta la mappa sullo schermo. La palestra sembrava essere molto vicina a noi e mi sembrò strano non averla vista mentre ero in giro con Simon poco prima.
"Buona fortuna partecipanti. Ci vedremo alle 17. Chiunque tarderà all'incontro, sarà morto."
L'immagine sul televisore sparì di colpo.
Dovevo solamente imparare a maneggiare un'arma. Se sta sera sarei sopravvissuta, avrei avuto abbastanza tempo per allenarmi in palestra per le successive sfide.
Nessuno disse nulla.
Forse eravamo troppo sconcertati per parlare.
Ci sembrava ancora di vivere in un incubo senza fine.
Troppe cose erano successe nelle ultime ore e la cosa più saggia da fare era prendersi un momento di pausa da quella realtà e pensare a cosa fare, a come sopravvivere.
Incrociai involontariamente lo sguardo di Julian, perplesso. Mi alzai dal divano, mi sgranchii le gambe e andai nella mia camera.
Avrei preferito uscire fuori, nel bel mezzo della tranquillità del bosco, ma non uscii proprio per la troppa tranquillità e per la paura che aveva suscitato l'annuncio alla televisione: sicuramente qualcuno avrebbe già provato ad ammazzare anche senza armi.
Senza dubbi questa notte non sarei riuscita a dormire, chiunque poteva entrare in casa e ucciderci tutti.
Rabbrividii al solo pensiero.
L'unico modo per evitarlo, era uccidere tutti quelli che avrebbero potuto ammazzarci.
Si trattava di tempismo, di sopravvivenza ed istinto. Dovevamo agire prima che potesse capitarci qualcosa.
Non ero sicura che gli altri la pensavano come me, anzi, non ero nemmeno sicura io se ero davvero d'accordo sulle cose che pensavo.
Infondo si tratta comunque di ammazzare gente innocente.
Sentii Sole raggiungermi.
"Va tutto bene sorellona?"
Disse con le lacrime agli occhi.
Io l'abbracciai per darle conforto, e forse anche perché ne sentivo il bisogno.
Mi inteneriva sapere ci fosse qualcuno che mi attribuisse un ruolo così importante nella sua vita. Infondo, presto sarebbe diventata tutta una finzione. Non ricordando nulla della nostra vita passata dovevamo comunque riempire il vuoto che provavamo con una farsa. Sole sarebbe stata la mia sorellina, Simon e Julian sarebbero diventati i nostri fratelloni e forse Leo sarebbe stato lo zio di tutti.
Continuai ad abbracciarla osservandola meglio.
Il suo volto esprimeva un'espressione di sofferenza che riusciva a rendermi triste.
"Vedrai che ce ne andremo da qui."
Le sussurrai all'orecchio.
Lei mi guardò per un istante e per un attimo mi sembrò di vedermi allo specchio.
Gli occhi avevano iniziato a lacrimare, e nel vedere quella scena anche io mi commossi.
"Non devi avere paura, ti proteggerò io!"
Dissi sforzando un sorriso.
Non c'era nulla da sorridere in quel momento, ma provarla a confortare era l'unica cosa che potessi fare.
"Mi proteggerai davvero?"
Disse tristemente provando a trattenere le lacrime.
Io annuii.
"Però adesso non piangere."
Dissi asciugandole una lacrima.
"Andrà tutto bene, nessuno ti toccherà."
"Me lo prometti?"
Chiese.
"Te lo prometto."
Risposi cercando di sorridere.
Mi abbracciò.
I suoi abbracci erano l'unica cosa in grado di darmi forza.
"Prova a riposare un po' adesso."
Dissi.
"Non voglio che pensi a tutte le cose brutte che potranno accadere sta sera, e poi dovrai concentrati."
Dissi.
Si sdraiò sul letto ed io mi misi accanto a lei.
Le luci si spensero, un ragazzino sferrò un pugnale da sotto la veste. Mi si precipitò addosso, potevo sentire il freddo della lama sulla mia pelle seppur non riuscissi a sentire il dolore. Tra le mani avevo un'ascia, l'afferrai meglio e gli colpii la nuca. Il sangue iniziò a colare dalla testa del ragazzo, spaventata, lasciai cadere l'ascia a terra. Era morto. Tutti applaudivano. Ero sopravvissuta. Ma avevo ammazzato un ragazzo. Mi accasciai a terra e lo girai. Il volto colava di sangue.
"Cos'ho fatto..."
"Cos'ho fatto!"
Urlai.
E solo in quel momento le immagini si distorsero.
Sentivo una mano toccarmi il polso e scuotermi il braccio.
"Va tutto bene?"
Una voce famigliare risuonò nella mia testa.
"Non preoccuparti, era solo un sogno."
Continuò la voce.
Solo un sogno...? Quella parola mi costrinse a svegliarmi.
Avevo il cuore in gola e una paura che riusciva a rendermi immobile.
Aprii gli occhi.
Era Leo.
"Va tutto bene?"
Disse ancora.
Io annui leggermente con la testa per poi scoppiare in un pianto.
"Cos'hai sognato?"
Chiese sempre con quel suo tono pacato.
"Ho ucciso un ragazzino. Ho ucciso un ragazzino!"
Continuai a ripetere piangendo.
"Stai tranquilla, era solo un sogno. Ti sarai addormentata senza volerlo mentre tenevi compagnia a Sole."
Allora ricordai.
Mi guardai accanto. Sole stava ancora dormendo.
"Sono quasi le 17."
Disse, e l'ansia si scatenò dentro di me.
"Avrei dovuto svegliarvi prima, ma il tempo è volato."
Mi alzai di scatto.
Il momento tanto temuto era finalmente arrivato.
La testa mi girava e l'agitazione faceva tremare il mio corpo.
Avevo paura, ma dovevo cercare di concentrarmi.
Svegliai Sole scuotendole leggermente le spalle mentre scostai Leo facendolo uscire dalla camera.
Mentre la ragazza si svegliava, la mia pancia brontolò dalla fame.
Non c'era tempo per mangiare, se sarei sopravvissuta avrei festeggiato mangiando a più non posso una volta rientrata alla base.
Uscii dalla camera insieme a Sole.
Julian era appisolato sul divano ma non stava dormendo, Simon invece stava scendendo la scaletta.
"Non andiamo anche noi?"
Chiesi rivolgendomi a Julian.
Lui aprì un occhio, poi, senza dire nulla si alzò amareggiato e andammo via tutti quanti.
Quel ragazzo aveva proprio un comportamento strano ma decisi di non dirgli nulla. Era evidente fosse ancora sotto shock.
Il punto di ritrovo era abbastanza vicino alla nostra casa, tanto che ci mettemmo poco ad arrivare.
Alzai i piedi. Mi facevano male ed erano totalmente sporchi di fango. Avrei dovuto trovarmi delle scarpe o costruirmele in qualche modo.
Il punto di ritrovo era una vasta area all'interno della foresta posta al centro del distretto. Gli alberi facevano entrare poca luce, e si sentivano diversi uccellini cinguettare. Quando arrivammo, molte persone mancavano ancora all'appello e la foresta riusciva lo stesso a mantenere la sua quiete. Una volta arrivati tutti, il brusio di voci sovrastava il canto di quei pochi uccellini che vivevano nel campus.
Abbracciai Sole provando a darle forza, per farle sapere che non era sola, e anche per non dimenticarmi che nemmeno io lo ero. Eravamo una squadra.
Guardai preoccupata gli altri ragazzi. Loro cercavano di esprimere il meno possibile le loro emozioni.
"Ricordatevi... siamo una squadra."
Dissi a bassa voce ma facendomi sentire.
"Tutto quello che state provando, lo stiamo provando tutti."
Simon sembrò accennare un sorrisetto e successivamente mi strinse le spalle.
"Speriamo vada tutto bene."
Disse.
In quel momento, da sotto terra, si alzò un'incredibile struttura.
La terra tremava e la gente urlava.
Un'enorme soppalco in legno si scagliò verso il cielo.
Presentava sul lato più corto una piccola porticina, e sopra di essa, un televisore a schermo piatto.
"Buonasera partecipanti!"
Gridò la voce femminile che ormai era diventata famigliare.
Sopra la struttura, una piccola sagoma si intravedeva. Era lei, la ragazza che avevamo visto in tv e che avevamo sentito parlare io e Simon.
"5 squadre dovranno entrare qui dentro. La porta resterà bloccata fino a quando una sola squadra resterà in vita, a quel punto, sarete liberi di uscire."
Disse.
Con un telecomando accese lo schermo sopra alla porta.
"Questo generatore casuale assemblerà le squadre che dovranno entrare qui dentro."
Spiegò.
Speravo non capitassimo noi. Non per primi.
Senza accorgermene mi resi conto di star tremando siccome Sole mi allungò una mano.
"Non preoccuparti sorellona, andrà tutto bene no?"
Disse sorridendo.
Avrei voluto sorridere anche io ma la situazione me lo impediva.
Tirai un lungo sospiro.
Sul tabellone, nessuno dei nostri volti compariva.
Le cinque squadre furono buttate dentro a fatica da delle guardie del campus e successivamente la porta venne chiusa.
Sullo schermo, erano presenti tutti i volti dei partecipanti all'interno di quella trappola mortale.
Da fuori si sentivano urla, grida, e spade sguainate. Nessuno fiatava.
Rimasi con il cuore in gola.
Volevo andarmene da qui.
Senza controllarmi iniziai a piangere, ma cercando di non farmi vedere da nessuno, specie da Sole. Dovevamo essere concentrati e forti. Solo in questo modo ce l'avremmo fatta, eppure queste qualità al momento mi mancavano. Volevo solamente scappare, rifugiarmi da qualche parte e piangere dalla paura.
Com'ero finita qui dentro?
Perché era successo proprio a me?
Alcune foto, sullo schermo, sparirono.
Forse significava che erano morti.
Un brivido mi percorse la schiena.
"Ragazzi, rimanete concentrati, dobbiamo sopravvivere tutti."
Dissi seppur la voce mi moriva in gola.
Loro annuirono con un cenno del capo.
Provavo a riassicurare quando l'unica persona che aveva bisogno di conforto ero proprio io.
Ad un tratto la porta si aprì, la sfida era già finita.
Quattro uomini possenti e tatuati ne uscirono vincitori. A quanto pare avevano perso un compagno.
Mi concentrai nella respirazione, contando i secondi per inspirare ed espirare cercando di tornare tranquilla mentre sullo schermo comparivano i volti dei prossimi giocatori.
Quando alzai lo sguardo, rimasi pietrificata nel vedermi sul televisore.
Incredula, guardai gli altri partecipanti. Magari non ero io, infondo nemmeno lo ricordavo così bene il mio volto, poteva essere una ragazza che mi assomigliava parecchio, ma i volti accanto al mio di Julian, Leo, Simon e Sole mi diedero la certezza che presto sarei entrata lì, in quel luogo mostruoso dove altre persone erano state ammazzate.
Potevo uscirne vincitrice oppure scegliere di morire.
Tutto stava in quanto coraggio avrei tirato fuori.
Salvare la mia vita, o quella degli altri...?
Guardai Sole, le strinsi la mano ed insieme ci recammo all'interno di quell'incubo.
"Pensate a salvarvi la pelle, nessuno si farà scrupoli qui dentro."
Sentii Julian sussurrare.
Sentivo che presto il cuore mi sarebbe esploso nel petto.
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