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[41]•°•Memories: Two Families•°•

Il tuo cuore batteva ancora come un tamburo al ricordo di ciò che era successo. Non potevi ancora credere di averlo incontrato dinuovo.

Il suo ricordo era sempre stato una presenza dolorosa e fastidiosa per te, ma dopo dieci anni eri quasi riuscita a convincerti che non lo avresti mai più rivisto.

E invece, niente affatto.

Era lì. A lottare contro il tuo idolo, a cercare di distruggere un intera città e tutti i suoi abitanti.

Il Number 1 Hero stava affrontando quel mezzo mostro mettendoci tutte le proprie forze, riducendo il suo corpo ad un colabrodo.
Si vedeva chiaramente che era allo stremo delle forze.

E come se non bastasse, avevi perso i tuoi amici. Nel tentativo di salvare Bakugo si erano separati, e mentre seguivi Shoto e Yayomomo per scappare, venisti travolta dalla massa e trascinata via, esattamente come successe alla mensa della scuola.

"Questo deve essere un incubo..." pensasti rannicchiandoti su te stessa, nel vicolo buio che eri riuscita a trovare come rifugio "Non c'è altra spiegazione.."

Riuscivi a sentire tutto il frastuono della battaglia che era in corso, e lunica cosa che potevi almeno fare era sperare per l'incolumità dei tuoi amici. Ad un certo punto, divenne così insopportabile che dovesti prenderti la testa con le mani e tappartele più forte che potevi.

"Devo trovare il modo di andare via di qui. Di fuggire dalla mia paura" ripetevi a te stessa, ma persino muoverti sembrava impossibile.
Non riuscivi più nemmeno a piangere. Il tuo corpo era congelato.

Non ti rimaneva che aspettare lì che la battaglia finisse. E difatti, così fu:

Ad un certo punto, il rumore dei palazzi e del cemento che s'infrangeva si fermò, e sentisti degli applausi.

Non avesti dubbi sul fatto che fossero per All Might, e speravi con tutto il tuo cuore che l'eroe non avesse riportato in seguito danni troppo gravi. Anche se in fondo, una parte di te, sapeva che il Simbolo della Pace era stato messo a dura prova, e che dopo ciò che era successo, rimettersi in piedi per lui sarebbe stato arduo.

....

Dopo ciò che ti era sembrato un secolo, eri uscita da quel vicolo abbandonato, e ti eri messa alla ricerca dei tuoi amici.

L'ambulanza e la polizia stavano radunando quanta più gente possibile per portarli al sicuro, quindi dovesti evitare il più possibile di farti vedere.

Inoltre, un altro enorme problema, era il fatto che un giornalista dipendente di tua madre avrebbe potuto vederti. Purtroppo, non eri riuscita a recuperare la parrucca bionda, e quindi non potevi nasconderti al meglio.

Dopo circa un ora di ricerche, quando ormai avevi perso quasi ogni speranza, squadrasti due persone a te familiari: un ragazzo con i capelli verdi, ed uno dai colori rossi e bianchi.

Non avesti più alcuno dubbio <IZUKU! SHOTO!> chiamasti tutti quanti, iniziando a corrergli incontro. Le ginocchia ti tremavano <SONO QUI!>

I tuoi amici si girarono, tutti con un espressione colma di sollievo.
Non appena arrivasti da loro, il ragazzo dai capelli verdi ti saltó letteralmente addosso, trattenendo a sento le lacrime.

<T/n che paura! Non riuscivamo più a trovarti!> piagnucolò Izuku che sembrava veramente distrutto, sia per la tua scomparsa che per qualcos'altro che già intuivi <Avevamo paura che ti fosse successo qualcosa>

Lo stringesti a te più forte che potesti. Il calore e l'affetto ti infondeva speranza <Anche io ho avuto paura che vi fosse successo qualcosa> ammettesti <Eravate letteralmente spariti nel nulla>

Quando vi staccaste, vedesti Shoto intento a fossarti con sguardo dolente <Sono mortificato T/n> si scusò con tono colpevole e afflitto <Sei stata portata via e io non sono riuscito a fare nulla. Mi dispiace così tanto>

Sentivi ancora il tepore della sua mano contro la tua, nel tentativo di allieviare la tua paura. Il fatto che lui ci fosse sempre per te era una cosa di cui non potevi fare a meno, e volevi essere sicura che lui lo sapesse.

<Non hai nulla di cui scusarti Shoto, anzi, il contrario> dicesti sorridendogli affettuosamente <Ti ringrazio davvero>

Questo era un esempio delle vostre classiche conversazioni più semplici apparentemente, ma che in realtà nascondevano un profondo significato.

Non volevi fare riferimento a che cosa, ma volevi fargli intendere che senza il suo aiuto non avresti saputo che fare. E lui, con il suo solito sorriso gentile, ti fece capire che la gioia era reciproca.

Adesso, rimaneva solo una cosa da fare: sapere dov'era Bakugo.

Lo chiedesti ai tuoi amici, e loro ti indicarnono alle loro spalle, un punto dove una certa chioma bionda parlava con quelli che riconoscesti essere Iida, Kirishima e Yayorozu.

Nel momento in cui si girò verso di voi, facesti fatica a credere che si trattasse di lui. Ci avevi sperato così tanto che non ti sembrava più vero.

Gli corresti incontro, e in men che non si dica, gli mettesti le braccia al collo. Il biondo rimase paralizzato dall'imbarazzo, ma non si scostò.

<Sei sano e salvo Katsuki> dicesti con voce incrinata, trattenendo i singhiozzi. Sentisti anche lui tremare un poco sotto il tuo abbraccio <Non toccherò mai più una biglia in vita mia>

Nonostante fosse stata una frase detta senza un senso preciso, lui trattenne una risata. Era scosso, e si vedeva molto, ma ciò non gli impedì di apprezzare il tuo solito umorismo <Siamo in due, dannata T/c-baka>

....

<Sono le otto e dieci...> sospirò tua madre, mentre beveva il suo caffè quotidiano <Chissà se T/n avrà almeno un po riposato...>

Tua madre era seduta alla scrivania del suo studio casalingo, aspettando con ansia il tuo ritorno.
Le avevi detto che saresti andata all'ospedale per ultimi accertamenti, e che ci saresti rimasta tutta la notte.

Lei non ci aveva creduto molto, ma era stato un periodaccio, e per questo aveva provato a lasciarti più libera. Ma quello che era successo a Kamino l'aveva così spaventata la sera precedente che non era riuscita a chiudere occhio.

Inoltre, non sarebbe andata a lavoro fino a quando te non saresti rientrata.

Tamburellava nervosamente le dita sulla sua borsa, e le sue gambe battevano contro quelle del tavolo, e così decise di affacciarsi alla finestra per vedere se arrivavi.

Non vide nessuna figura vagamente simile alla tua, ma comunque, notò che la strada non era poi così deserta:

Un uomo, alto e muscoloso, stava girando per l'ampio giardino dei vicini. Non riusciva a vedere la sua espressione, ma la sua aura oscura e colma di ira non era difficile da percepire.

Lo sguardo di tua madre si assottigliò alla sua vista. Lui, dopo colui che aveva provato a portarti via, era luomo che detestava più al mondo.

Così egocentrico. Così pieno di ambizioni che non riusciva a vedere l'effetto che le sue azioni portavano.

Un flash infestò la mente di tua madre, come un fantasma che viveva nei suo ricordi, non facendo altro che accrescere il suo senso di colpa e il desiderio di poter aver fatto di più.





Quando vi trasferiste lì, la prima persona che tua madre conobbe fu una certa Rei Todoroki.
Certo, tua madre aveva vissuto in quella casa per parte della sua vita, ma da quando aveva cambiato casa e poi era tornata, la maggior parte dei vicini era cambiata.
Perciò, visto il sentimento di simpatia reciproco che provarono le due donne l'una per l'altra, tua madre sperava di poterci fare amicizia.

Eppure, qualcosa non era andato bene. Ricordava ancora il velo di terrore che attraversò gli occhi della signora Todoroki nel momento in cui le chiese di poter continuare a verdersi un poco più spesso.

Lei non lavorava, quindi credeva di farle un piacere.
Evidentemente però, si sbagliava.

Non appena era stato nominato suo marito, si era subito ammutolita, e ciò aveva allarmato tua madre.

"Calma... Non voglio saltare a brutte conclusioni" si disse il giorno che provò a fare visita alla famiglia "Non posso giudicare la situazione se non ho mai conosciuto lui"

Non appena tua madre suonò, un uomo alto e robusto le aprí il cancello <Salve signor Todoroki! Volevo sapere se->

Il famoso eroe, poco cordialmente, la liquidò con un cenno della mano <So dove vuole andare a parare, quindi la interrompo subito: No>

<No?> ripeté confusa lei <No che?>

<Non concedo interviste, quindi veda di sparire dalla mia vista> rispose lui, sempre più scocciato. Quello, a suo parere, era un segno di maleducazione difficile da ignorare.

Lo sguardo di tua madre si assottigliò, ma nonostante ciò non perse la compostezza.
<Credo proprio che abbia frainteso>

<Frainteso?> fu il suo turno di ripetere l'ultima parola

<Esattamente> annui <Vede, io sono qui per sua moglie>

All eroe numero due servirono un paio di secondi per realizzare appieno l'affermazione <Mia.. Cosa?!>

<Ha capito bene, sua moglie. Allora, é in casa?>

I suoi tempestosi occhi azzurri le mandarono un silenzioso avvertimento <Non può vederla. Se ne vada>
<Non posso vederla perché non c'è o perché é occupata?> chiese lei nuovamente <In tal caso vorrei almeno->

<Ho detto che non può entrare, non insista!> tuonò con voce più alta, segno che si stava arrabbiando seriamente.
Distanti da loro c'erano i due bambini più grandi, nascosti dietro il muro ad osservare la scena

La donna, nel vedere il tremolio dei due fratelli, non ebbe più dubbi. La paura che leggeva in loro era identica a quella di Rei.

"Non ho più dubbi sulla natura di quest'uomo"

<D'accordo allora. Come vuole. Mi scusi tanto per il disturbo, e mi saluti la sua famiglia> disse infine, decidendosi di tornare a casa.
<Ah, e un'altra cosa>

<Se la prossima volta desidera semplicemente essere intervistato, non serve atteggiarsi in maniera così rude> consigliò pacificamente, con un sorriso serafico dipinto sul volto <Nel senso, solitamente non faccio certe cose quando non sono in servizio, ma sa com'è...>

L'occhiata che lei gli rivolse fu più chiara delle sue successive parole.
<Non capita tutti i giorni di sapere cosa fa nella vita privata, o come si relaziona con la propria famiglia l'eroe numero due>

Il messaggio inserito fra le righe colpì dritto a segno.
L'uomo ringhiò in malo modo, per poi chiudere rabbiosamente il cancello alle sue spalle.

Sapeva benissimo che aveva complicato le cose, ma non le importava.
Era sempre stata una donna diretta, ma ciò che aveva appena fatto mai se ne sarebbe pentita

La sua rabbia verso quell'uomo era tutt'oggi presente, e quello era stato solo il primo incontro.

"Questa é guerra, Enji Todoroki" aveva pensato lei quel giorno, non appena varcata la soglia di casa sua.

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