Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Il viaggio di Sascha pt.3

Mi guardai attorno.

Vidi un giornale vicino a me. A quanto pare ero a Londra, in data 5 giugno 1851.

“Quindi ho viaggiato nel tempo” realizzai confuso. Certo, era quello che volevo fare, ma non capivo come fossi riuscito a farlo.

Nel momento in cui ero apparso in quella piccola strada, stava passando di lì una ragazza, e nessun altro fortunatamente.

Lei mi vide comparire all’improvviso, dunque, si mise nascosta ad osservarmi.

Nel frattempo, io ero lì fermo a tossire. Ero davvero affannato e stanco, quasi non riuscivo a tenermi in piedi. 

La ragazza, vedendomi un po' malconcio, provò ad avvicinarsi.

«Mi scusi. Si sente bene?» 

Non la guardai subito, ero impegnato a fare altro, sopravvivere. «Sì, sì... Sto benissimo» risposi tossendo. «Ora mi passa.»

Iniziai a pensare cosa potesse essere andato storto.

Lo stomaco, intanto, cominciò a borbottare.

Riflessi su ciò.

«Consumo molte energie correndo a questa velocità, non ho pensato al fatto che forse dovrei aumentare le dosi di cibo e di acqua... Già... Certo però non sarebbe la cosa più assurda, anzi, sarebbe quella scientificamente più corretta. Credo?»

La ragazza, ascoltando le mie parole, domandò, appunto, se necessitassi di cibo e acqua. 

«Ho parlato ad alta voce?» chiesi a me stesso. «Beh sì, mi servirebbero. Per caso tu potresti aiutarmi?»

La ragazza era inizialmente un po' incerta, poi comunque, vedendomi conciato in quelle condizioni, decise di darmi una mano.

Mi invitò, perciò, a casa sua, situata a pochi passi da lì. 

«Io, comunque, sono Sascha.» 

«Io sono Elizabeth.» 

La squadrai dalla testa ai piedi. Notai i suoi vistosi abiti ed ipotizzai che fosse di nobili origini.

«Posso chiederti che giorno è oggi Elizabeth? Anche l’anno se è possibile.»

Mi guardò palesemente confusa. «5 giugno… 1851.» 

Lessi incertezza negli occhi di lei, quindi provai ad essere il meno strano possibile. 

Nel tragitto per arrivare a casa, Elizabeth, mi guardava sempre attentamente.

Chissà quante domande si stava facendo?

~~

Arrivammo in poco tempo. 

La casa era molto grande, due piani, colori molto scuri e svariati oggetti fatti di materiali preziosi, si vedeva che era una casa abitata da persone per bene, e ricche. 

La studiai con ammirazione, intanto Elizabeth chiese aiuto a sua madre, Roxanne, la quale non si mostrò subito disponibile. 

La sentivo gridare da lontano alla figlia, si lamentava, era sconcertata, forse anche delusa, mise in mezzo anche il discorso di un imminente matrimonio, e che se il futuro sposo mi avesse visto tutto sarebbe potuto saltare.

Ah… i matrimoni combinati, una gran cretinata.

«Adesso vado e lo caccio subito!»

«Madre, aspetta…»

Ma qualcosa cambiò quando mi vide.

«Scusi se disturbo, io sono Sascha» le allungai la mano.

«Piacere» rimase un attimo persa mentre mi stringeva la mano. «A… accomodati pure, mia figlia mi ha raccontato tutto, possiamo prepararti tutto il cibo che vuoi.»

«Grazie signora, siete troppo gentile.»

Elizabeth osservava scombussolata, fino a poco prima la madre, forse, avrebbe voluto addirittura uccidermi, e invece mi prese sottobraccio e mi accompagnò a tavola.

Per me la cosa era abbastanza logica, sono una persona deliziosa, come avrebbe potuto respingermi.

Sotto lo sguardo studioso della giovane nobildonna, mi venne servita una quantità enorme di cibo e una quantità altrettanto enorme di acqua. Man mano che consumavo ciò che mi era stato servito, mi sentivo meglio.

Intanto le donne di là parlavano di me.

Elizabeth fece una domanda. «Dove lo metterà tutto quel cibo?»

«Forse farà qualche lavoro molto pesante. Anche se sembra non avere un briciolo di massa muscolare» disse la madre.

«Si deve ammettere però che è un tipo molto attraente» affermò la sorella di Roxanne, Madelyn, come darle torto.

«Credo che tu sia troppo grande per lui sorella.» 

«Non devo mica sposarlo. Solo… un po' di divertimento. A meno che non sia già impegnato con te Elizabeth.» 

«Zia…»

«Madelyn, Liz è già impegnata» le ricordò con severità la sorella.

«Il dito è impegnato, non il cuore» ribattè Madelyn.

Roxanne si avvicinò e mi chiese se avessi un posto dove andare e, dopo che affermai di non averlo, mi invitò a rimanere nella stanza degli ospiti, fino a quando ne avessi avuto bisogno.

Un po' imbarazzato, accettai l'invito. «La ringrazio infinitamente signora, per l'aiuto che mi sta dando.» 

Le dissi grazie altre centomila volte e poi andai a sistemarmi nella stanza degli ospiti.

Le persone nel passato erano davvero gentili con me.

Mi sedetti sul letto con le braccia poggiate sulle ginocchia, a riflettere su ciò che stava accadendo nella mia vita, quando dalla porta entrò Elizabeth.

In modo un po’ prepotente.

Cambiai immediatamente posizione, mettendomi più rilassato. O almeno ci provai, più che rilassato sembravo un pezzo di legno.

La ragazza si addentrò nella stanza con non poco timore. 

«Devo ringraziarti per prima» le dissi alzandomi. «Per avermi aiutato.» 

«Stai… meglio adesso?» mi domandò mentre mi squadrava. Aveva l'espressione che ho io quando cerco di capire se una persona che ho davanti sia un possibile assassino o qualcosa di simile.

«Sì, sì, molto meglio» le dissi con un gran sorriso.

La vidi indecisa, non sapeva bene cosa fare. Penso che in quel momento avesse un po' di timore.

«Va bene, ora ti lascio riposare. A domani.» 

E se ne andò, lasciandomi solo con i miei pensieri. La maggior parte riguardavano la gentilezza delle persone del passato.

“Forse no, tutte quelle guerre”.

Mi reputai, dunque, fortunato ad aver incontrato solo persone buone.

Ma in parte era anche grazie a me, io ispiro bontà.

Il giorno seguente, dopo la colazione, Elizabeth mi raggiunse nella stanza, davvero decisa, e determinata. Mi aveva fatto un po’ paura.

Entrò prepotentemente, ma appena mi vide si tranquillizzò. Appena i nostri occhi si incontrarono, iniziai, tipo, a sentirla più tranquilla, più calma. Vedendola improvvisamente disorientata, le feci un cenno con la mano.

«Da dove vieni?» domandò con voce tremante. «Ti ho visto uscire da una strana… cosa.»

Inizialmente non collegai, mi ero svegliato da poco.

«Tu mi hai visto uscire da cosa?» Poi pensandoci capii. Sgranai gli occhi e poi provai a confonderla. «Sei sicura di ciò che hai visto?»

«Sì, sono abbastanza sicura. Chi… chi sei tu?» 

Non sapevo cosa dire, andai nel pallone, nella mia testa frullavano mille mila risposte possibili da dare alla ragazza. E decisi di non usare quelle migliori. 

«Forse eri sotto l'effetto di qualche strana droga. O forse avevi bevuto un goccio di troppo. Potrebbe essere stata solo la tua immaginazione a farti vedere ciò che hai visto.» 

Elizabeth riacquistò il suo coraggio e tornò a essere molto decisa. 

«Ti consiglio di dirmi la verità. Oppure… avvertirò le autorità. Dimmi chi sei?»

Rimasi in silenzio, non sapevo come agire, Elizabeth era veramente determinata, non mi aspettavo una cosa del genere. Sicuramente non sarebbe finita bene se le autorità fossero venute a sapere ciò che nascondevo.

“Per me o per loro?”

Stava andando verso la porta, di conseguenza feci la stessa cosa, servendomi della mia velocità, e bloccai l'uscita della ragazza.

Elizabeth si pietrificò vedendo ciò che avevo appena fatto.

«Che… che… che cosa hai…»

L’aiutai a farla accomodare sul letto e, poggiando delicatamente le mie mani sulle sue, provai a tranquillizzarla. Riuscii nel mio intento.

Quando i nostri occhi si incontrano di nuovo, capii che stava meglio.

Lo sentivo.

«Chi… cosa sei? Sei... Particolare.» 

«Voglio prenderlo come un complimento. Quello che sto per dirti ha dell'incredibile, è impensabile. È…»

«Ti decidi a parlare!» mi interruppe bruscamente.

«Scusami… Adesso ti dirò tutto. Per farla breve... vengo dal futuro, è successo qualcosa, sono svenuto, mi sono svegliato con questi poteri, ho imparato ad usarli, ho provato a tornare nella mia epoca ma, non so come, sono arrivato qui. E il resto lo sai.» 

«Sei stato veloce» commentò perplessa. 

«Beh ti ho detto… l'essenziale.»

Fece un sospiro, e forse anche un sorriso? Comunque, fortunatamente, la convinsi subito delle mie buone intenzioni.

«All'inizio pensavo fossi un pazzo. Vieni dal futuro…»

«Mi credi?» ero quasi incredulo.

«Ti ho visto fare questa strana cosa, penso che debba per forza crederti. Per quanto starai qui?»

«Il tempo di recuperare le energie, devo capire meglio questi poteri, e poi toglierò il disturbo.»

Elizabeth annuì. 

«Puoi non dire a nessuno di me?»

«Sì… Puoi stare tranquillo. So mantenere i segreti.»

«Grazie.»

Mi alzai e le lasciai un po’ di spazio.

«Scusami ma… ho subito avuto paura di te…»

«È ciò che fanno gli esseri umani, quando vedono qualcosa di diverso, lo temono, anche se non nocivo.»

«Scusami per come mi sono comportata. Permettimi di aiutarti, sappi che potrai rimanere tutto il tempo che ti serve.»

Mi uscì un sorriso spontaneo. «Qual è il posto dove si mangia meglio qui?»

~~

Un nuovo ospite si presentò in casa, Callum, un ricco nobile, promesso sposo a Elizabeth.

Andarono nella stanza di lei per parlare del loro futuro insieme, sempre più vicino.

«Jake aveva detto che ti aveva visto con un ragazzo, dice che eravate molto vicini.»

«Jake è un idiota» disse subito lei a sua difesa.

«Lo so…»

«C’era un pover'uomo, mi aveva fatto tanta pena, l’ho aiutato. Niente di più, tranquillo.»

«So che non ti va a genio la nostra unione Liz, ma è per il bene delle nostre famiglie…»

«Ne sono consapevole» il tono della sua voce non mi piaceva, nemmeno con me all’inizio era così timorosa.

«Andrà tutto bene, ci conosciamo da tanto. Puoi stare tranquilla.»

Si diedero un bacio, e dopo vidi Callum che se ne andava.

~~

Elizabeth rimase per un po’ seduta, con il viso nascosto tra le mani, poi si alzò di scatto e uscì fuori.

Dietro la porta trovò Sascha.

La sua espressione era difficile da decifrare, era preoccupato, ma allo stesso tempo deciso, determinato.

Nei suoi occhi, Elizabeth, ne era sicura, vide dei fulmini.

~~

«Tutto bene?» non le diedi nemmeno il tempo di uscire.

«Sì, sì. Non preoccuparti» provò a tranquillizzarmi subito.

Continuai a guardarla mentre scompariva nel bagno. La situazione poco mi convinceva.

Quella sera stessa Elizabeth rincasò tardi.

La madre non le disse niente, come se sapesse ciò che aveva fatto.

«Stai bene tesoro?» le domandò quasi in tono colpevole.

«Sto bene madre, non preoccuparti.»

Quando entrò nella sua stanza, si sciolse i capelli e si spogliò del grande abito, rimase solo con il sottoveste bianco. Quando accese la luce trovò me, seduto sul letto.

«Dove sei stata?» le domandai mentre giocherellavo con un laccio. Proprio non riuscivo a stare un secondo fermo.

«Non sono affari tuoi» mi rispose arrabbiata, comprensibile. «Scusami, Sascha, non voglio parlarne.»

Le ordinai di sedersi, picchiettando la mano sul letto.

Elizabeth si avvicinò, decisa a cacciarmi. «Ti ho detto che non sono cose che ti riguardano.»  

Le afferrai la mano, avvertendo una strana sensazione di calma improvvisa in lei.

«Sascha, ti prego…»

Decisi che, in qualunque modo, avrei dovuto convincerla a non sposarsi.

«Non sposarlo.»

«Io devo…»

«Tu non lo ami.»

«Non… non importa.»

«Non puoi sposare uno che non ami.»

«Sascha…» Elizabeth si portò una mano agli occhi e cercò di trattenere le lacrime.

«Nel futuro si dice che si stava meglio prima, i vecchi lo dicono spesso. Prima. Quando non potevi essere te stesso, non potevi amare chi volevi, se eri diverso eri nulla e se eri una donna dovevi solo pensare a fare figli per tuo marito, che nel mentre chissà quante altre donne aveva. La mia generazione, la maggior parte, non accetta più queste cose. Chiunque è libero: di amare, di essere.

«Tu non ami quel tizio, quello che chissà cosa ti ha fatto mentre eri da lui. So che ti fa stare male, ti rende triste, vorresti odiare te stessa. So cosa provi. Io…

«Tu lo subisci ogni sera, non puoi continuare così. C’è un altro uomo che ami, un uomo che sento che ti fa star bene, ti rende felice… È da lui che devi andare.»

Elizabeth aveva dato ormai sfogo alle lacrime, poggiò la mano sul mio ginocchio. 

«E con Callum?»

«Ci penso io» la rassicurai.

Mi ringraziò, poi volse il suo sguardo verso i miei occhi. «Perché hai detto di sapere cosa si prova?»

Scossi la testa, speravo non avesse sentito. «Niente… semplicemente, lo so.»

«Va bene» mi accarezzò il braccio. «Non devi per forza parlarne. Io sono qui.»

Cambiai discorso.

«Parlerai con tua madre?»

«Lo farò…»

Prima che mi alzassi per andarmene a dormire, Elizabeth mi fece un’ultima domanda.

«Come facevi a sapere queste cose su di me? Hai parlato con mia madre? O con mia zia?»

«No, le sentivo. Dentro di te, non saprei spiegarlo.»

Elizabeth si alzò e venne ad abbracciarmi. Rigidamente ricambiai.

«Buona notte» mi diede anche un bacio sulle labbra, prima di lasciarmi andare. «Te lo meriti.»

«Sì ma avverti» dissi con tono di rimprovero.

«Lo farò» disse ridendo. «Te lo prometto.»

~~

Passò qualche giorno.

Elizabeth si era appena alzata dal letto e mi vide pensieroso, che facevo avanti e indietro per la cucina.

«Tutto bene?»

Mi avvicinai a lei ansioso.

«Volevo ringraziarti per avermi ospitato e per esservi prese cura di me.» 

«È stato un piacere» mi disse prendendomi la mano.

«Saluta tua madre da parte mia. Vi auguro ogni bene.»

Elizabeth capì che le stavo dicendo addio. Mi fece un sorriso, per farmi capire che comprendeva. 

La abbracciai timidamente, un gesto enorme, per me. 

«Addirittura?» mi domandò, appunto, sorpresa. «Ti sei sciolto.»

«Ma non ti bacio.»

Feci un respiro profondo, ero pronto a riprovare a tornare a casa. 

«Qualsiasi cosa accada fra una trentina d'anni, stai lontana da Whitechapel» avvisai prima di andarmene, non si sa mai. «Riguardo a Callum è tutto a posto. Ho risolto.»

«Va bene.»

Non diedi dettagli sul come risolsi, meglio non parlarne.

Deciso mi recai fuori dalla casa.

Ripensai ai momenti passati con Elizabeth, guardai quella casa per un’ultima volta.

Ero molto determinato e concentrato, me lo sentivo, stavolta sarei riuscito a tornare a casa. 

La prima volta che avevo provato a fare un viaggio nel tempo, di mia spontanea volontà, non avevo calcolato il consumo di energie, ma ora ero più preparato. 

Saltellavo nervosamente sul posto e poi corsi via.

Dopo alcuni minuti di corsa, iniziai a pensare che stessi di nuovo sbagliando qualcosa, poi avvertii la stessa sensazione della volta scorsa, il dolore alla testa, il corpo intero che mi formicolava.

Mi piegai dal dolore.

~~

Ed ecco che mi ritrovai in un altro posto.

«Questa… non è la mia epoca» dissi mentre il dolore passava.

Mi guardai attentamente intorno per provare a capire in che luogo, anzi, in che tempo fossi arrivato.

«Mi scusi…»

Mi avvicinai ad un uomo, che sembrava non capirmi.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro