Capitolo 13
Sascha, Greta ed Helene erano all’esterno a concedersi una pausa dagli allenamenti, seduti sul fresco prato.
Fortunatamente era una bella giornata, nonostante in cielo ci fossero tante nuvole, non era sceso un goccio di pioggia e non faceva nemmeno così tanto freddo.
«Che fine hanno fatto gli altri?» si domandava Helene guardandosi intorno.
Gli altri due non sapevano cosa dire, finito il pranzo erano andati dritti fuori, all’aria aperta, ma il tempo di girarsi e non videro più né Hans né Rudi. Non avevano la minima idea di dove potessero essere.
Helene alzò le spalle. «Vado in stanza a farmi una doccia, vedo anche se li trovo.»
Greta e Sascha rimasero da soli.
L’islandese, inizialmente, provò un senso di imbarazzo, poi vide il sorriso sul volto di Greta e ricambiò.
~~
Hans era con Edith, la spia che li aveva seguiti in Svizzera. La stava accompagnando alla sua stanza.
«Ancora non sono riuscita a lavarmi dopo l’allenamento» disse lei mentre si scioglieva i lunghi capelli rossi, scuotendoli un po’.
«Già» disse Hans completamente rapito da quel gesto. «Certe volte tra l’allenamento e il pranzo non danno nemmeno il tempo di lavarci un po’.»
Edith gli sorrise, notando il tono timido del ragazzo, cosa che considerò strana, quando lo spiò in Svizzera gli era sembrato un ragazzo molto estroverso.
«Pensa, io devo anche cucinare» continuò la ragazza.
«Come mai ti fanno anche cucinare?» domandò, ancora con quel tono timido, Hans.
«Oh, no, non sono loro a chiedermelo, sono io che mi sono offerta. Cucinare è la mia passione. Fare la spia è solo il mio lavoro e non significa che non lo trovi entusiasmante.»
«Mia nonna ama tanto cucinare, il cibo migliore che abbia mai mangiato è il suo, dopo però ci sei tu.»
Arrivarono alla porta della stanza.
«Tu nemmeno sei riuscito a farti una doccia?» domandò Edith.
«No.»
Edith girò la chiave e aprì la porta. «Se vuoi, possiamo farla insieme.»
Hans fece su e giù con la testa e la seguì.
Dopo due passi realizzò cosa stava per succedere.
«Insieme, intendi fare la doccia?»
«Certo» disse, lanciandogli un sorriso malizioso. Si tolse le scarpe e la camicetta. «Vieni pure, non mordo mica.»
Si avviò verso il bagno.
Hans era fermo all’entrata a riflettere sulle prossime scelte, quando vide volare, fuori dalla porta del bagno, il pantalone, la canotta e l’intimo di Edith.
Vide il suo braccio sbucare e fargli un cenno con l’indice di raggiungerla.
Fece un respiro profondo e la seguì.
~~
Sascha tornò da Greta, dopo essersi preso altre cose da mangiare.
Da quando avevano seguito Wilson a Londra, avevano parlato spesso. I momenti liberi dall’addestramento li trascorrevano sempre insieme.
Ma dal punto di vista sentimentale non era cambiato ancora niente.
Ormai sembrava un loop infinito, appena si avvicinavano ci ripensavano e si tiravano indietro, chi per un motivo e chi per un altro.
La colpa era di entrambi, non avevano avuto il coraggio, temevano che qualcosa potesse cambiare, o che tornasse il solito problema della futura partenza di Sascha, anche se, attualmente, non sembrava essere tra i piani del ragazzo.
Greta volle spezzare quel loop straziante.
L’ansia del tenere sempre quel filo teso tra di loro, era maggiore della paura di romperlo.
Era passato troppo tempo, ormai preferiva tirarlo ancora di più, anche col rischio di spezzarlo.
«Cosa siamo noi, Sascha?»
Fu preso alla sprovvista, ma sapeva perfettamente cosa rispondere, però stavolta aveva un timore diverso. Il timore era avere un rapporto più intimo con Greta, ufficializzare il loro amore. Per lui era una cosa nuova, mai provata, che avrebbe voluto provare, ma credeva di non esserne capace.
Aveva paura di deluderla, di non essere in grado di mantenere una relazione stabile.
Ci aveva pensato spesso nell’ultimo periodo.
“Cos’è meglio?”, si chiedeva, avere il coraggio di perderla rischiando, o non rischiare affatto e perderla lo stesso?
«Io sono pronta ad affrontare il destino con te. Voglio urlare a tutti che stiamo insieme, che siamo uniti, voglio abbracciarti, voglio baciarti, voglio avere la mia prima volta con te. Tu, cosa vuoi?»
Sascha posò il cibo sulle sue gambe e si dedicò completamente a lei.
«Greta, sai, tempo fa avevo quasi rinunciato, credevo di non saper provare certe cose. Avrei sempre voluto provare la vita di coppia, da fuori mi sembrava la cosa più bella al mondo, essere legati sentimentalmente ad un’altra persona. Ma credevo che io non ne fossi capace. Mesi fa ebbi l'ennesima dimostrazione, quando una bellissima ragazza, anche dolce, volle farmi suo ed io non provai niente…»
Greta attese che continuasse.
«E ora?»
«E ora cosa?»
«Continua il tuo discorso» lo invitò, con un velato tono di stizza.
«Beh, io volevo solo aiutarti, poi è successo qualcosa di più. Ho provato qualcosa, per te. Un sentimento forte. Quel sentimento che ormai credevo di non saper provare.
«Anch’io sono pronto, voglio affrontare il destino, voglio affrontare il tempo. Sono pronto.»
Greta ne fu felicissima. «Sul serio?», quasi non ci credeva.
Un grande sorriso si formò sul suo volto.
Legò le braccia attorno al collo di Sascha e lo baciò.
Greta gli prese la mano, allontanò le labbra e lo guardò negli occhi.
Era innamorata e in lui leggeva, finalmente, quello stesso sentimento.
~~
Helene arrivò fuori la stanza.
Aprì la porta e trovò Rudi con solo un asciugamano a coprire le sue zone intime.
«Oh, dio, Rudi, scusami» disse subito la ragazza, imbarazzata.
«Oh, no. Non preoccuparti» la tranquillizzò il mezzo francese. «Mi hai preso prima che me lo togliessi, quindi tutto a posto. Per poco.»
«Menomale» disse Helene.
«Menomale?» Rudi la prese sul personale.
«Non per qualcosa» mise subito le mani avanti Helene. «L’ho detto solo perché sarebbe stato strano. Noi siamo amici.»
«Non hai tutti i torti» dovette ammettere Rudi.
Helene lo osservava mentre tornava verso il bagno, sembrava giù di morale.
«Ehi Rudi» lo fermò prima che entrasse.
«Sì?»
«Hai un bel fisico, però.»
Rudi si guardò gli addominali e sorrise. «Grazie.»
Il ragazzo tornò verso il bagno, ma si fermò.
«Helene?»
«Dimmi pure» lo guardò sorridente.
«Devo confessarti una cosa» disse mentre andava a sedersi sul letto.
«Tutto quello che vuoi, tesoro» lo spronò la ragazza. «Non temere.»
«Oh…» disse imbarazzato. «Senti, io…»
Portò gli occhi su quelli della ragazza, grosso errore, lo fecero vacillare. «Ehm…»
Helene attendeva trepidante.
«Credo che, in un certo senso, io potrei provare dei sentimenti per te.»
Helene sgranò gli occhi sorpresa.
Ripensandoci, gli atteggiamenti che Rudi aveva avuto con lei potevano far pensare che lui ci stesse provando. Si imbarazzò per non essersene accorta, e si sentì anche un po’ in colpa, ci stava provando da chissà quanto tempo e da lei non riceveva niente, oltre a qualche battutina.
«Rudi… Dio, da quanto tempo? Non lo avevo capito, scusami, che stupida che sono stata.»
«Ma no» disse il ragazzo, fingendosi calmo. «Io non ho mai fatto niente per fartelo capire.»
Helene lo guardava, muta e immobile, stava riflettendo su ciò che le era stato appena detto.
«Sei un bel ragazzo, Rudi. Sei dolce, ma…»
Il viso di Rudi iniziò a incupirsi.
«Non credo sia il momento giusto per me» continuò Helene. «Sto ancora soffrendo per ciò che ha fatto Wilmut, quando uccise la mia ragazza. Ora sono ancora sulle sue tracce e non sono sola, ci sei tu, ci siete voi. Non sono pronta, il dolore mi lacera. Così come la possibilità di perdere uno di voi.»
Le dispiaceva dare quella delusione al ragazzo, ma era la scelta giusta. Anche se avesse provato lo stesso sentimento avrebbe risposto di no. La morte dell'ex amante la riviveva ogni notte, ogni volta che chiudeva gli occhi.
Il timore che quello che era successo a lei potesse succedere ai suoi nuovi amici la tormentava, soprattutto dopo aver rivisto Wilmut, e dopo aver scoperto che lui era alla ricerca di Sascha.
Rudi abbassò la testa, mettendosi una mano in fronte. «Che insensibile che sono stato, dovrei chiederti io scusa.»
«Ma no, Rudi. Anzi, hai fatto un bel gesto.»
Gli andò vicino e gli diede un bacio sulla guancia.
«Grazie» disse timido Rudi.
Helene gli diede le spalle e uscì dalla stanza. Lo lasciò lì, solo e pensieroso.
Per quanto fosse giù per aver ricevuto un rifiuto, era contento che fosse riuscito a dirle ciò che provava.
Dopo tutto il disprezzo subito durante la guerra per colpa del colore della sua pelle, dopo tutti i combattimenti, le persone che aveva ferito in campo, forse anche ucciso, avere un sentimento positivo verso altre persone, e un sentimento addirittura di amore verso una di esse, lo faceva sentire di nuovo umano, gli dava un senso di normalità a quella vita che di normale aveva poco.
~~
Hans aveva un gran sorriso stampato sulla faccia. Ammirava, di fianco a lui, Edith e il suo corpo, mentre si rimetteva sotto le coperte.
Non smetteva di guardarla e di sorridere, tra le tante esperienze avute con le donne, quella con Edith era stata la migliore. Aveva sentito del vero sentimento, dentro di lui. Non l’aveva fatto solo per sfogarsi.
Edith girò la testa verso di lui, aveva un’espressione soddisfatta, compiaciuta.
A conoscenza delle tante conquiste di Hans in Svizzera, si era data molto da fare in quelle due ore passate insieme. Voleva lasciargli un ricordo indelebile, e vedendo la sua faccia capì che ci era riuscita alla perfezione.
«Sei stata fantastica» disse il ragazzo quasi venerandola.
«Grazie», disse Edith, con un filo di presunzione, «devo ammettere che anche tu sei stato molto bravo.» E non lo diceva tanto per dire.
La timidezza che aveva prima che entrassero in stanza era sparita, ora Hans aveva una totale sicurezza di se stesso. Ma forse, adesso, era troppa.
«Che ne dici se stasera cenassimo insieme?»
Il volto di Edith si fece serio, non le piaceva ciò che stava per fare, ma doveva farlo.
«Scusami, Hans, ma preferisco di no.»
Il volto del biondino tedesco si incupì.
«Senti, Hans, sei un bravo ragazzo, attraente, dal cuore d’oro, hai un sedere perfetto e sei bravissimo a letto. Ma non credo sia il caso di iniziare una relazione.»
Hans distolse lo sguardo da lei e lo calò sulle lenzuola.
«Va bene.»
«Certo, se vuoi, potremmo continuare a fare sesso, ma niente di più.»
«Perché, se posso chiedere?» domandò il tedesco, desideroso di avere una spiegazione per quel rifiuto.
«Hans, vi ho seguiti in Svizzera» gli ricordò lei. «So della notte che sei stato con quelle quattro donne, so delle notti trascorse con la donna sposata mentre il marito era al bar dell’hotel.»
«Ma», provò subito a giustificarsi, «non erano cose serie. Era… diverso, solo passione.»
«Hans, hai mai avuto una relazione seria, che fosse andata oltre le notti di sesso?»
Non ci dovette riflettere molto.
«No» rispose, quasi rassegnandosi.
«E va bene, non voglio assolutamente giudicarti, anch’io ho avuto svariate relazioni che non andavano oltre il sesso. Questa potrebbe essere una di quelle.»
Ad Hans l’idea sembrava non piacere. Teneva le braccia conserte e gli occhi fissi sul muro di fronte.
«Per quello che facciamo, forse sarebbe l’ideale. Una relazione non seria che non ci distrae dai nostri compiti.»
«Certo» disse freddo Hans.
Si alzò dal letto, frettolosamente.
«Hans…» provò a dire Edith, in tono dispiaciuto, capì di averlo ferito.
Senza nemmeno degnarla di uno sguardo si rivestì.
«No, hai ragione. Forse non possiamo avere una relazione seria. Decisamente non sei pronta, forse non lo sono nemmeno io, forse è meglio se non abbiamo nessun tipo di relazione.»
Indossò la giacca e andò verso la porta.
«Hans…»
Il ragazzo uscì sbattendo la porta.
Edith si alzò dal letto e andò, senza mettersi nemmeno un indumento addosso, verso la porta.
Mise la mano sulla maniglia, ma non la aprì.
Poggiò, delicatamente, la testa sulla porta.
Sospirò e portò la mano che stava sulla maniglia dietro la testa.
Con l’altra mano diede un forte schiaffo alla porta, si girò e tornò a letto.
~~
Hart vide Sascha da solo e andò a sedersi vicino a lui.
«Stinson.»
«Hart.»
Si studiarono a vicenda.
«Ho visto che tu e la ragazza siete andati avanti con la vostra relazione» provò ad intavolare una conversazione l’Inglese. «Hai superato le tue preoccupazioni.»
«Sì» rispose Sascha, ma ci ripensò. «No. Ma preferisco correre il rischio. Provo qualcosa di vero per lei, qualcosa di così forte che va al di là di tutto. Tu non hai mai provato una cosa del genere?»
«Non credo» rifletté Hart. «Di relazioni ne ho avute, ma non ho mai provato quello che stai provando tu adesso. Sono sempre stato molto dedito al mio lavoro.»
«Già… che lavoro fai di preciso?»
«Insegno storia» non ci mise molto a trovare la risposta.
«Mmm… provaci di nuovo» lo invitò Sascha.
«Cosa?» domandò. confuso, Hart.
«Mi hai mentito.»
Hart lo guardò sbigottito. «E come fai a dirlo?»
«Non lo so» si indicò la testa con l’indice. «Ma lo avverto.»
«Ok, lavoro in un campo…»
«Stai ancora mentendo» lo interruppe l’islandese.
«Sono una specie di spia, va bene?»
A Sascha sembrava andare bene come risposta.
«Per questo ero a Rudzica, ma non posso dirti altro.»
«E perché sei ancora qui?»
«Vorrei saperlo anch’io» disse seccato. «Sono in attesa di un messaggio dei miei superiori. Intanto mi intrattengo qui, con voi. Mi tengo protetto.»
«Ottima scelta.»
Entrambi annuirono e risero anche.
«Mi prendo qualcosa da bere, vuoi qualcosa, Sascha?»
«Solo acqua, grazie, Michael.»
Hart prese le bevande e tornò a tavolo.
Subito dopo un nervoso Hans si sedette con loro. Sbuffo, poi guardò Sascha.
«Perché non sono come te?»
Hart si voltò verso Sascha, cercava di capire.
«Ti capisco, amico. Chi non vorrebbe essere come me?»
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