scherzo
- Un filo, dici? Sai, non ti facevo così romantica. -
- Che intendi dire? -
- Tu piuttosto che intendi. Non stavi parlando del filo rosso del destino? -
- Ma no! Intendevo il filo del ragno! Quello del racconto di Akutagawa. Hai presente, no? -
- Sì, ho presente, ma ancora mi sfugge il nesso... Io sarei il tuo filo del ragno? -
Mi chiede infine in tono divertito e al tempo stesso incredulo.
- Sì... Cioè... Insomma... -
Borbotto distogliendo lo sguardo da lei per rivolgerlo verso una qualsiasi altra direzione.
Data la mia posizione attuale, però, non mi è affatto facile riuscire a non avere il volto di Yukiyo davanti.
- E dire che solo fino a un paio di settimane fa, temevo soffrissi di apatia. -
Commenta sorridendo beffarda, mentre in tutta risposta io assottiglio lo sguardo, rivolgendole quella che sarebbe dovuta essere un'occhiataccia raggelante, ma che in realtà, considerando il suo scoppio di risa, temo debba esserle sembrata più che altro una buffa smorfia.
Questa volta non scoppio a ridere a mia volta, in un primo momento perchè troppo impegnata a fingermi offesa, quindi perché troppo impegnata ad osservarla.
Ci troviamo in una posizione alquanto bizzarra, o perlomeno diversa dal solito.
Diciamo solo che sono grata del fatto che il pomeriggio la scuola sia occupata esclusivamente dai membri dei vari club e che la nostra classe non venga usata da nessuno come punto di ritrovo.
A dirla tutta non è nulla di scandaloso. Semplicemente siamo sedute una di fianco all'altra, su due sedie diverse, ma io, su richiesta (ordine) di Yukiyo, mi sono piegata verso di lei con il busto finchè non ho potuto posare il capo sulle sue cosce.
Non è sicuramente la posizione più comoda di sempre, ma la vista è senza ombra di dubbio delle migliori.
Per non parlare del fatto che da questa prospettiva vedo le punte dei suoi capelli incombere su di me, a solo una decina di centimetri dal mio viso.
E, indovinate un po', non mi sono mai sembrati così simili ai tanti piccoli fili della tela di un ragno.
Quando sono stata invitata (costretta) a mettermi in questa posizione, il mio primo impulso era stato quello di allungare una mano fino a toccarli.
Poi però, ricordandomi ciò che è successo qualche giorno fa quando ho provato a toccarglieli, ho preferito rinunciare al mio intento.
- Se non la smetti di guardarli, ti giuro che domani vado dal parrucchiere e me li faccio tagliare. -
Sgrano gli occhi all'udire quelle parole e subito il mio sguardo corre fino a raggiungere il suo viso.
Yukiyo mi sta osservando con un'espressione comicamente imbronciata: il labbro inferiore sporso e le sopracciglia tutte aggrottate.
Ma non mi è sfuggito affatto il breve lampo di malinconia che per un istante le ha illuminato lo sguardo, prima che lei, nel notare la mia reazione, scoppiasse ancora una volta a ridere.
- Non so di cosa dovrei essere più preoccupata. - Dice alzando il volto verso il soffitto, continuando a ridere. - Del fatto che tu hai davvero creduto che sarei capace di farmi tagliare i miei meravigliosi capelli solo perché me li fissi in continuazione o del fatto che la tua reazione ha purtroppo dato conferma ai miei timori riguardo il tuo feticismo verso di loro? -
- Io non ho un feticismo verso i tuoi capelli! -
Rispondo subito, mentre il viso mi diventa rosso dall'imbarazzo.
- Ah no? - Ribatte lei in tono canzonatorio, per poi volgere lo sguardo verso un punto indefinito nei pressi della lavagna e prendere a picchiettarsi il mento con la punta dell'indice con fare pensieroso. - Allora non ci sono problemi se li taglio, no? -
- Hai appena detto che non lo faresti mai. -
- Potrei sempre cambiare idea. Ogni tanto viene voglia di cambiare un po' look, no? Magari, tanto per provare qualcosa di nuovo, potrei rasarmi a zero, o magari a vedere come mi sta un bel taglio in stile militare, o forse e meglio... -
Ma a quel punto china lo sguardo verso di me e nel vedere la mia espressione, con le sopracciglia inarcate, le labbra così strette da essere diventare bianche e gli occhi così sgranati da sembrare quasi essere pronti a saltare fuori dalle orbite da un momento all'altro, ammutolisce di colpo.
In un primo momento vedo le sue labbra tremare leggermente, come se stesse provando a trattenere l'ennesimo scoppio di risa, poi però la sua espressione si calma tutto d'un tratto e così mi ritrovo i suoi occhi di ghiaccio puntati contro, in un'espressione che definire gelida sarebbe dire poco.
- Fai sul serio, Narumi, o mi stai prendendo in giro? -
Questa volta non c'è traccia di beffardaggine e divertimento nel tono della sua voce, ma solo... Nulla.
Non riesco a cogliere alcuna emozione in quelle parole.
Questa consapevolezza mi fa rabbrividire.
- Yukiyo, io... -
Mormoro senza riuscire a dire altro.
Non tanto perchè non sappia cosa dire, quanto per il fatto che il suo improvviso cambio di atteggiamento mi ha davvero disorientata.
Voglio dire, è evidente che sto solo scherzando, no?
...No, vero?
- Guarda che faccia! -
Scoppia a ridere di punto in bianco, facendomi quasi prendere un colpo.
La osservo con tanto d'occhi, a dir poco incredula.
Era tutta una finta?
Eppure quell'espressione mi era sembrata così... Non so, forse "sincera" non è proprio l'aggettivo ideale per descriverla, ma sicuramente non mi ha dato affatto l'impressione di essere solo uno scherzo.
- Che hai? Ti ho spaventata? -
Continua a punzecchiarmi, mentre tra le risate prende a scompigliarmi i capelli.
Io non protesto, ma neanche mi azzardo a fare lo stesso con i suoi.
Semplicemente socchiudo lentamente le palpebre, fino a chiuderle completamente, e godermi questa sensazione. Non avrei mai pensato potesse essere così piacevole farsi accarezzare il capo.
Ben presto sento le labbra morbide e carnose di Yukiyo posarsi sulle mie e quando sento la sua lingua picchiettarmi delicatamente sui denti, neanche stesse bussando su una porta per chiedere il permesso di entrare, ricambio all'istante.
- Yukiyo... - Mormoro quando poco dopo si allontana leggermente per riprendere fiato. - Comunque, sappi che prima stavo davvero scherzando, non ho un feticismo per i tuoi capelli, ok? -
Lei non mi risponde e, anzi, riprende subito il contatto con le mie labbra, impedendomi di continuare a parlare.
Qualcosa mi dice che non ha sentito affatto le mie parole.
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