Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

21. Nel silenzio della notte

-Andrà a finire male – piagnucolò Gregor, fissandomi come se la sua vita dovesse finire quel giorno.

-Oh, sta zitto! – lo rimbrottai sottovoce, cercando di non farmi sentire dalle guardie di ronda davanti al carcere.

Era ormai calata la sera e, invece che raggomitolati davanti al camino di Oliver, eravamo accucciati accanto ad alcuni scatoloni, sporgendoci quel tanto che bastava per avere una buona visuale e, allo stesso tempo, non essere individuati. Ottima scelta, no?

-Ti ricordi il piano? – gli chiesi, facendo passare nervosamente l'arco e la faretra da una spalla all'altra e controllando che il coltello nello stivale fosse al suo posto.

-Come potrei dimenticare il piano che nella migliore delle ipotesi mi porterà alla cattura e alla segregazione a vita e nella peggiore a essere scuoiato dalla mia per nulla misericordiosa compagna di viaggio? – inarcò le sopracciglia, lanciandomi un'occhiata eloquente.

-È esattamente la risposta che speravo. E non fare il melodrammatico! Sto solo mettendo un po' di pepe nella tua vita – lo presi in giro bonariamente.

Gregor aggrottò le sopracciglia, soffiando per spostare un ricciolo cadutogli sulla fronte.

-Un po' di pepe, eh? – borbottò. – Inizio a rimpiangere la monotonia della mia precedente vita. Almeno non rischiavo di morire un giorno sì e l'altro pure.

Lo ignorai e mi sporsi un po' per osservare meglio i soldati di guardia. Gli passai l'arco e la faretra.

-Guai a te se li perdi o rimpiangerai di non essere morto per mano di Erika. Nascondili per bene; non voglio che qualcuno se li prenda.

Bianco come un cencio, annuì e si strinse al petto l'arma come se ne andasse della sua vita. E forse era vero.

Mi scostai i capelli sciolti sulle spalle e lisciai le pieghe dell'abito rosso che indossavo.

-Io vado. Sei pronto?

-No.

-Perfetto! Ci si vede dopo.

E sgusciai fuori dal nascondiglio tra le maledizioni di Gregor e i fruscii del vento tra le case.

Era il momento di entrare in azione.



La prigione era un edificio a quattro piani, di cui due interrati. In questi ultimi c'erano le celle dei prigionieri, al piano terra l'ufficio per la registrazione dei criminali e al primo l'abitazione del carceriere.

Sospirai, cercando di non pensare all'umiliazione che avrei subito da lì a poco. Avanzai al centro della via, ancheggiando e pregando i Cinque Dei di darmi la forza di non mandare a monte il piano a causa del mio stupido orgoglio.

-S-scusatemi! – cinguettai in direzione dei soldati e feci in modo di assumere la faccia più imbarazzata possibile, quando posarono gli occhi su di me. – Oh, perdonatemi se vi disturbo mentre svolgete il vostro lavoro ma, sapete, non sono di qui e mi sono persa.

Mi sforzai di arrossire e mi strinsi nelle spalle.

Uno dei due scrollò le spalle e tornò a lucidare la sua spada. L'altro, invece, mi scoccò un sorriso languido, soffermandosi con lo sguardo sulla mia scollatura.

-Non si preoccupi, signorina. Purtroppo adesso siamo impossibilitati a muoverci di qui, ma tra non molto finisce il mio turno – fui certa di vedere i suoi occhi luccicare maliziosi – e posso assicurarle che sarò più che disponibile ad accompagnarla... ovunque lei vorrà.

Brutto deficiente, se pronunci una sola altra parola giuro che me ne infischio del piano, prendo una freccia e te la ficco su per il cu...

-Grazie mille! Oh, la ringrazio così tanto. Non avrei saputo come fare senza di lei! – gli sorrisi timidamente, attorcigliandomi una ciocca scura attorno a un dito.

Mi sforzai con tutta me stessa di non guardare verso l'alto, perché se avessi incrociato lo sguardo di Gregor che saltellava da un tetto all'altro come una capra di montagna, ostentando la grazia di un muflone, sarei scoppiata a ridere. Riportai la mia attenzione sul soldato.

-Scusi se sono così impertinente, ma è da un po' che cammino e volevo sapere se è di troppo disturbo sedermi accanto a voi.

-Oh, non c'è problema. Il posto qui accanto a me è libero – il suo sguardo si fece più insistente.

Mi accomodai al suo fianco con quanta più grazie possibile, ricordando al mio subconscio che, in realtà, quel piano lo avevo ideato io.

La mano della guardia si accostò alla mia coscia e io cercai con tutte le mie forze di ignorare la puzza di sudore e tabacco che emanava quell'uomo.

Arrischiai un'occhiata al tetto della casa vicino e vidi che Gregor si apprestava a compiere l'ultimo balzo per atterrare sul tetto della prigione.

-Cosa stai guardando?

Sobbalzai e spremetti le meningi per trovare una risposta. Probabilmente, i Cinque quel giorno erano con me, visto che riuscii a trovare velocemente una scusa che sembrasse plausibile.

-Stavo guardando il cielo. Si è fatto tardi e i miei genitori saranno preoccupati per me.

Lui per fortuna sembrò crederci.

Proprio in quel momento, il mio stupido compagno di viaggio spiccò il tanto atteso salto, ma il suo atterraggio fu meno silenzioso dei precedenti. Non riuscii a vederlo ma, a giudicare dal rumore, immaginai che fosse scivolato su una tegola.

-Cos'è stato? – il soldato silenzioso si sporse in avanti, seguito subito dopo dal compagno.

E io feci l'unica cosa che mi venne in mente in quel momento.

Mi lanciai su di loro.




-Oh, perdonatemi! Ma... credevo che fosse qualche malvivente e ho avuto paura. Dopo quello che è successo, sobbalzo a ogni singolo rumore! – mi scusai, fingendomi mortificata.

Il soldato, quello che non mi aveva staccato gli occhi di dosso nemmeno per un istante, sbuffò:

-Non c'è problema; sarà stato solo un gatto. Forse stiamo diventando paranoici pure noi. E poi – ghignò, lascivo – non mi dispiace accogliere tra le mie braccia una bella ragazza.

Oh, ma tu guarda! Che bella trave che c'è lassù! Credo proprio che potrei usarla per impiccartici se non chiudi immediatamente quella cazzo di bocca.

Ridacchiai, sperando di sembrare lusingata. Probabilmente la mia faccia era molto simile a quella di qualcuno che aveva appena mangiato un topo morto.

Sperai che Gregor non si fosse fatto male e tirai un sospiro di sollievo quando, con la coda dell'occhio, lo vidi calarsi giù dal tetto e iniziare a scassinare una delle finestre dell'abitazione del carceriere.

Iniziai a fare conversazione per cercare di coprire con la voce il rumore metallico che proveniva da sopra le nostre teste. Per fortuna non dovetti parlare molto. Il soldato che ci stava provando spudoratamente aveva una bella parlantina e passò una buona mezz'ora esclusivamente a elencarmi il suo antico lignaggio, forse perché era certo che l'avere qualche goccia di sangue blu mi avrebbe convinto a tuffarmi nel suo letto.

Quando Gregor, finalmente, scomparve oltre la finestra, il peso del cielo sembrò sollevarmisi dalle spalle e io riuscii a rilassarmi un po' sulla scomodissima panca di legno su cui ero seduta. L'unica cosa che dovevo fare da quel momento in poi era aspettare il segnale e tenere impegnati quei due.

Fissai con orrore la mano dell'uomo, che arrivò a sfiorarmi il vestito. Avrei preferito trovarmi in un campo di battaglia.



Il segnale arrivò un attimo prima che perdessi la pazienza e facessi fuori i due soldati. Non appena il fischio leggero che avevamo concordato giunse alla mie orecchie, indicai di scatto un punto in fondo alla strada.

-Oh miei Dei! Un Ribelle! – strepitai come un'ossessa.

Le due guardie scattarono in piedi e sguainarono le lame.

Afferrai un bastone spesso e dritto, abbandonato per terra a poca distanza da me. Doveva essere stato perso da qualche viandante sbadato.

-Ops, credo di essermi sbagliata.

E lo abbassai con tutta la forza che possedevo prima contro la nuca di uno e poi contro quella del compagno. I due uomini collassarono a terra. Al risveglio avrebbero avuto un bel mal di testa.

Mi soffermai a guardare il corpo di quello svenevole soldato e sorrisi:

-Spero di averti fatto male.

Nel frattempo, la porta alle mie spalle si aprì cigolando e Gregor si fece avanti, tirando per un braccio un confuso Jacob.

-Che hai fatto alla fronte? – chiesi ghignando e indicai il bernoccolo rossastro che faceva bella mostra sul suo viso.

Gregor mi lanciò un'occhiata truce.

-Sono caduto dalle scale della prigione.

Sarei sicuramente scoppiata a ridere, se Jacob non fosse intervenuto.

-S-siete dei Ribelli? C-cosa volete da me? – sussurrò spaventato, cercando di asciugare le gocce di sudore che gli colavano sulle tempie.

-No, idiota – sbuffai. – E smettila di essere così terrorizzato; siamo qui per tirarti fuori di galera.

L'uomo sembrò un po' esitante ma, quando comprese che stavamo dicendo sul serio, si gettò a terra, abbracciandomi le ginocchia.

-Grazie, grazie, grazie, grazie... – singhiozzò.

-Sì, va bene. Ma adesso vedi di smetterla di sporcare il mio vestito con il tuo moccio. Lo sai quanto vale, razza di idiota?

-A proposito... non credi sia ora di levarlo? Sai, dai piuttosto nell'occhio con quel coso addosso – mi fece notare Gregor, dopo che Jacob di fu raddrizzato.

Grugnii qualcosa in risposta e me lo sfilai, rivelando al di sotto il mio solito completo scuro.

-L'arco? – domandai.

-L'ho nascosto tra i rami di un albero qui vicino.
Si rivolse al fuggitivo.
-Va' a prendere tua moglie e i tuoi averi. Ci vediamo tra venti minuti alla porta occidentale. Non tardare o ce ne andremo senza di te.

Jacob impallidì talmente tanto che fui sorpresa di non vederlo svenire davanti ai miei occhi. Annuì e scomparve a un bivio.

-Di questi due che ne facciamo? Tra poco ci sarà il cambio guardia... – Gregor indicò con il mento i due soldati stesi a terra.

-Oh, non ti preoccupare. Ho già un'idea – sogghignai.

Di fronte al mio sorriso furbesco, il volto del ragazzo perse ogni traccia di colore.




-Era proprio necessario lasciarli legati come salami con solo le mutande addosso?

-Certo! Sei minimamente a conoscenza dell'umiliazione che ho dovuto subire con qui due? Mi sembra il minimo! – mi sforzai di non ansimare per la corsa, constatando con un pizzico di stizza che Gregor non aveva nemmeno il fiatone.

Continuammo la nostra maratona finché non ci trovammo di fronte all'abitazione di Oliver. Gregor deglutì.

-Chi va?

-Non pensarci nemmeno – lo guardai male. – Vai tu.
Nel vedere la sua indecisione aggiunsi:
-Forza, o ci prenderanno!

Il ragazzo mi guardò come se stesse andando al patibolo e io provai talmente tanta pena per lui che accennai un sorriso incoraggiante.
Pochi istanti dopo, era scomparso oltre la porta.

Vorrei poter dire che mi godetti ogni singola imprecazione di Erika, che assistetti con i miei occhi a quello che passò alla storia come il "lancio dei mobili dalla finestra" o che mi divertii nel sentire le urla terrorizzate di Gregor. Purtroppo i miei piani andarono a farsi benedire, perché un intero squadrone di soldati corse verso di me, gridando all'unisono, come fossero a teatro:

-È lei!

-Ve lo hanno mai detto che siete dei geni? – borbottai, incoccando una freccia.

Lasciai la corda e la punta affilata si conficcò nella gamba di uno di loro, che si accasciò gemendo. Ne colpii altri tre o quattro, ma erano davvero troppi.

-Ehi ragazzi! Siete pronti? – tentai.

Nessuna riposta.
E ti pareva.

Iniziai a cantilenare.

Vento che urla e che funesta,
agita l'aria e scatena tempesta.
Sconfiggi il nemico e fuggi lontano,
finché di nuovo non udirai il mio richiamo.


Non appena l'ultima sillaba rotolò fuori dalle mie labbra, una specie di piccolo tornado comparve davanti ai miei occhi, sollevando in aria gli elmi dei soldati e avanzando minaccioso nella loro direzione.

A causa del cambiamento della pressione dell'aria mi si tapparono le orecchie, ma non vi badai: ormai ero abituata. Gli scagnozzi di Darren, invece, iniziarono a urlare terrorizzati e a scappare in tutte le direzioni. L'esperienza con Borea doveva averli proprio traumatizzati. Poverini!

-È-è stata L-lei! È B-borea! – urlò un uomo raggomitolato sul marciapiede, tenendosi la testa stretta tra le mani.

Mi avvicinai a lui e mi chinai per essere alla sua altezza, una mano già pronta a sfoderare la lama se si fosse reso necessario.

-Oh, no – lo contraddissi con tutta la gentilezza possibile. – È stata Reyna.

-R-Reyna?! – mi guardò, strabuzzando gli occhi e gridando, fuori di sé dalla paura. – È una Dea del Vento? Non lo sapevo!

Mi sforzai di rimanere seria, scrollando le spalle.

-Oh, non ti preoccupare. È stata reclutata da poco.

Gregor e Erika mi raggiunsero in quel momento. Erano entrambi trafelati e sulla guancia di Gregor, poco al di sotto del bernoccolo, campeggiava l'impronta di cinque dita. Decisi di non indagare.

-Forza Reyna! Dobbiamo andare! – mi urlarono. 

Erika inarcò un sopracciglio alla vista della tromba d'aria e fui certa che avesse borbottato "Che esibizionista!", per poi incrociare le braccia al petto. Alzai gli occhi al cielo, decisa a non sprecare le mie energie per le sue inutili discussioni. Puntai invece il mio sguardo sul soldato, che aveva assunto uno strano colorito verdognolo e sembrava sul punto di svenire.

-T-tu sei... ?

-Sono quella che ti farà fuori se dici qualcosa su quello che hai visto. Hai capito bene? – lo minacciai con la punta del pugnale, che gli lampeggiò a mezzo millimetro dalla punta del naso.

Il soldato annuì, incapace di aggiungere altro.

E noi scappammo via a gambe levate.



-Ma quanti diavolo di uomini ha Darren? Cavolo, sembra un formicaio! – disse Gregor tra i denti, quando un intero plotone provò a tagliarci la strada.

-Sicuramente ne avremmo avuti addosso di meno, se qualcuno non avesse reso noti a tutti i suoi poteri magici! – Erika mi superò sprezzante e io mi chiesi come facesse a correre così velocemente nonostante l'età.

Avrei senza ombra di dubbio replicato, se una freccia non avesse sibilato a pochi centimetri dal mio orecchio, costringendomi ad abbassarmi di scatto. 

Avrei dovuto colpirli più forte; almeno ci avrebbero messo un po' a dare l'allarme, mi rammaricai interiormente.

Gregor allungò un braccio e uno spesso muro di pietra comparve tra noi e i nemici, bloccando appena in tempo un nugolo di dardi affilati.

-Niente male, Sassoman – mi congratulai, senza prendermi la briga di fermarmi.

-Credo che non commenterò – grugnì Gregor, adesso ansimando un poco anche lui.

Per tutto il tragitto dalla casa di Oliver all'ingresso della città ci eravamo dati il cambio per bloccare l'avanzata dei soldati, ma iniziavamo a essere stanchi. La corsa non aveva aiutato: sentivo le cosce bruciare e i tendini dei polpacci sembravano sul punto di strapparsi.

Mi lasciai andare in un sospiro quasi commosso, quando scorgemmo da lontano la porta occidentale.

Jacob e sua moglie Stacy ci attendevano nascosti nell'ombra e quasi non conficcai loro una freccia in fronte quando mi sentii afferrare per un braccio e trascinare di lato.

-Ce l'avete fatta! – esclamò l'uomo, senza mascherare il sollievo alla nostra vista.

-Oh, perdonateci, ma abbiamo avuto degli imprevisti – grugnii, asciugandomi con una manica la fronte madida.

Jacob annuì, avvolgendo il braccio grassoccio attorno alla figura esile della moglie.

-In ogni caso anche noi siamo arrivati da poco. Ci siamo attardati per comprare questi... Abbiamo pensato che sarebbero potuti essere utili – disse l'uomo, indicando qualcosa alle sue spalle.

Rimasi senza fiato quando scorsi tre cavalli sbuffare nella semioscurità.

-Sono per... – sussurrò Gregor con gli occhi spalancati.

- ...voi. Uno serve a me e a mia moglie, ma gli altri due ve li regalo volentieri.

-Non possiamo accettare – obiettò Gregor, subito fulminato da Erika.

-Oh, ma dovete! È un regalo ben misero in confronto a ciò che avete fatto per me.

Erika intervenne, lanciandosi un'occhiata nervosa alle spalle.

-Baci e abbracci più tardi. Mi dispiace fare la vecchia guastafeste, ma la mia priorità in questo momento è mettere in salvo il deretano.

Le diedi mentalmente ragione, ma decisi di non concederle la soddisfazione.

Montammo subito in groppa agli animali – io e Gregor su uno ed Erika sull'altro – e iniziammo a galoppare verso l'uscita, colpendo di tanto in tanto i fianchi degli animali con i talloni.

Stavo quasi per pensare un esultante "ce l'abbiamo fatta", quando la strada ci venne sbarrata da un nutrito gruppo di soldati, che agitarono le spade, cercando di sembrare minacciosi.

-Cosa facciamo? Dobbiamo fermarci! – gracchiò Jacob.

-Non ce ne sarà bisogno – sollevai la mano, per nulla intimorita dai balestrieri sopra i bastioni che prendevano la mira.

Borbottai una formula tra i denti e li spazzai via in un colpo solo, stando attenta a riacciuffare al volo quelli che, cadendo dalle mura, avrebbero potuto spezzarsi l'osso del collo.

Non mi curai dello sguardo terrorizzato rivoltomi dai due coniugi che galoppavano al nostro fianco e, prima che potessero spiccicare parola, li anticipai, rivolgendo loro un'occhiata truce:

-In questo momento sono il vostro miglior alleato, quindi vedete di non rompere – urlai, nel tentativo di farmi sentire nonostante lo scalpiccio degli zoccoli e le urla dei soldati.

Guadagnai il loro silenzio. E mentre loro ancora mi fissavano in preda allo shock, incuranti di rischiare di cadere da cavallo, adocchiai due uomini in divisa che si adoperavano per chiudere le porte della città e li indicai con urgenza ai miei compagni.

-Più veloci, più veloci! – ci incitò Erika e Gregor spronò al massimo il nostro stallone.

Stavamo oltrepassando le porte quando, nonostante i fischi dei dardi che mi foravano i timpani, mi giunsero alle orecchie degli strepiti lontani. Mi voltai leggermente e fui certa di aver intravisto Darren, in camicia da notte e con le gambe irsute in bella mostra, che sventolava con aria agguerrita una spada, trattenendo a stento uno sbadiglio. Mai visto essere più terrificante.

Alla fine, riuscimmo a superare le porte per un pelo e, sotto il cielo stellato, con le mani strette alla vita di Gregor, sentii di essermi finalmente liberata dalle catene di ghiaccio che mi imbrigliavano il cuore.

Il ragazzo di fronte a me si voltò quel tanto che bastava per incrociare i miei occhi, ancora carichi di adrenalina, che urlavano a squarciagola.

I suoi, verdi, gridavano la stessa.

Libertà. 






Ciao a tutti! 

Volevo solo informarvi del fatto che, con il prossimo capitolo, inizierà il nuovo arco narrativo, il più lungo e il più bello (almeno secondo me) che abbia mai sviluppato. Non vedo l'ora di pubblicarlo!

Preparatevi, perché tutto quello che può andare storto ci andrà. ⚔💥

E su questa nota felice, vi auguro buona giornata! 😂❤

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro